Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Un dolce ricordo d'infanzia

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view post Posted on 21/4/2010, 16:27

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Se volete il libro posso postarlo un po' per volta. ma alcuni capitoli sono da spicy ff
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 21/4/2010, 16:58




CITAZIONE (*::*JaQueLinEdEMolAy*::* @ 21/4/2010, 17:27)
Se volete il libro posso postarlo un po' per volta. ma alcuni capitoli sono da spicy ff

Se i capitoli Spicy sono pochi puoi postare solo quelli nella sezione "Spicy Fan Works"...Altrimenti, se dici che questa Fic è da inserire TUTTA in quella sezione, me lo fai sapere che la posto li...^^
Oppure, se per ora non succede nulla puoi postare inizialmente quì...poi, quando la ragazza diventerà grande potrai postare come "seconda parte" il continuato della storia nella sezione "Spicy"...^^
Spero di essermi spiegata bene...>.<
 
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view post Posted on 21/4/2010, 17:16

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si si grazie. aprirò una discussione con la ff appena potrò
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 21/4/2010, 17:45




CITAZIONE (*::*JaQueLinEdEMolAy*::* @ 21/4/2010, 18:16)
si si grazie. aprirò una discussione con la ff appena potrò

Benissimo...^^
Solo per la parte spicy però...** Per ora puoi continuare la tua Fic in questo topic...XD
 
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view post Posted on 22/4/2010, 19:12

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2°Capitolo
Azkaban




Plic, plic, plic.
Gocce gelide bagnano il viso di una piccina di 5 anni avvolta in una coperta logora.
Il vento soffia raffiche feroci che le fanno volare i ricci color dell’ebano davanti al visetto candido e rigato di lacrime.
La bambina se ne sta nascosta tutta rannicchiata in un angolo della nave sgangherata che li sta portando ad Azkaban. Nemmeno lei riesce a capacitarsi di essersi imbarcata di nascosto senza che nessuno la notasse: quella sua cicatrice è fin troppo nota, ormai.
I parenti dei prigionieri sono cupi e i loro volti riflettono dolore e tristezza. Sono tesi e impauriti; non parlano fra loro né si scambiano cenni: come statue rimangono immoti con lo sguardo fisso sulla mole della prigione che si avvicina diventando sempre più imponente e minacciosa.
Il freddo pungente si insinua sotto la coperta sbrindellata, scuotendola con brividi raggelati e facendole battere i dentini bianchissimi. Si stringe addosso il malandato pezzo di stoffa cercando calore e conforto per il dolore ghiacciato che le attanaglia il cuore.
Quei maledetti hanno ripreso Severus, con la scusa che quel viscido pezzo di lumacone traditore e malvagio di Lucius Malfoy ha fornito nuove prove della fedeltà del suo Sev al Signore Oscuro. Silente l’ha avvertita subito, ma non poteva immaginare che sarebbe scappata per andarlo a ripescare dalle tenebre infernali di Azkaban.
L’isola è ormai vicina e il freddo più intenso.
Una nebbia malsana circonda l’enorme edificio a prisma triangolare che li sovrasta. Le mille finestrelle che si intravedono sembrano occhi maligni di spiriti malvagi che fissano la barca avvicinarsi.
Un brivido unanime percorre i passeggeri mentre scendevano a terra. Civa si accoda lesta e sguscia sulla spiaggia senza farsi notare.
Un freddo innaturale la invade e l’indebolisce, ma deve trovare Severus e quindi si costringe a proseguire, nascosta nella penombra delle mura, finché non raggiunge i portoni spalancati.
La bambina esita. Quell’uscio pare un’enorme bocca di mostro, pronto ad inghiottirla in un sol boccone nelle sue tenebre oscure e fredde come zefiri d’inverno.
Si fa coraggio e varca la soglia, guardandosi intorno circospetta in cerca di Dissennatori. Pare che non ce ne siano.
Meglio così, quelle creature sono malvagie e le fanno male ogni volta che le incrocia ai processi. Non ha proprio voglia di rivederli.
Avanza cauta e silenziosa, il respiro leggero, il cuore accelerato dall’ansia e dalla paura.
Il freddo aumenta mano a mano che la piccola si addentra nei tetri corridoi dove sfilano centinaia di porte, chiuse ognuna sulla vita di un essere umano in balia di mostri senz’anima che si nutrono della sua paura fino a renderlo folle di disperazione.
I gemiti e i cupi lamenti dei prigionieri riempiono i corridoi e la fanno rabbrividire quasi quanto la temperatura glaciale del luogo: uomini e donne straziati dal tormento e rinchiusi nell’angoscia per il resto delle loro vite. Civa ha pietà di loro, anche dei più malvagi. La condanna che subiscono è ben peggio di qualsiasi tortura.
“Che Dio vi perdoni” sussurra facendosi il segno della croce con la manina tremante di freddo e paura.
Dei passi.
Qualcuno viene dalla sua parte.
Un parente in visita, sicuramente. Ma deve essere accompagnato da un Dissennatore.
Il terrore assalisce Civa, che si mette a correre il più velocemente e il più silenziosamente possibile per cercare un riparo.
Il freddo aumenta, segno che il Dissennatore è sempre più vicino.
Civa ha i brividi e respira a stento per lo sforzo. Si costringe ad aumentare la velocità e finalmente raggiunge l’angolo, proprio mentre il Dissennatore entra nel corridoio, seguito da un pover’uomo terrificato.
Civa si tuffa dietro l’angolo e respira affannosamente rannicchiata a terra, il cuore a duemila per l’adrenalina e la paura, oltre che per l’immenso sforzo fisico che le è costato la corsa.
Clangore di metallo, chiavi che sbatacchiano.
Il Dissennatore si è fermato nel corridoio.
La cosa migliore da farsi ora e allontanarsi quanto prima. Ma dove andare?
*Devo trovare Severus* si dice tentando d cacciare i filamenti di nebbia che minacciano di ottenebrarle i pensieri.
Deve rimanere lucida. Deve trovare il suo Sev.
Inspira a fondo ed espande la mente per toccare le anime intorno a lei. Con enorme sforzo attira a sé l’anima del suo Sev, un piccolo punto di calore in un mare di gelide fiammelle di vite quasi spente. Sev arde ancora ma si sta indebolendo. Civa cerca di localizzarlo e riprende a correre veloce, seguendo la traccia del calore del proprio compagno. Ogni minuto che passa, la traccia diventa più debole e difficile da seguire. A volte si confonde con altre tracce, altre svanisce di colpo. Solo grazie al loro legame empatico riesce a non perdere del tutto la strada nel buio freddo dei corridoi di Azkaban
*Devo trovare Severus* ripete continuamente fra sé mentre corre e si nasconde per evitare le centinaia di Dissennatori che popolano il maledetto edificio, i carnefici di tante anime ormai spente.
Tre volte rischia di essere scoperta: un passo troppo pesante, un respiro troppo rumoroso, un gemito per il dolore al fianco. Qualsiasi rumore rischia di farla cadere nelle viscide e lorde grinfie di uno di quegli infimi esseri fluttuanti che vagano per le oscure tenebre di quel posto d’inferno. Quei mostri pronti a succhiarle anima e gioia, mente e ragione, pronti a lasciarla per sempre in un gelido oblio di pura follia e disperazione.
Un improvviso guizzo di calore cattura la sua attenzione. Da un corridoio alla sua destra provengono grida di rabbia incontrollata mista a straziante angoscia. Ma è la voce di quelle grida a risultarle familiare.
In un lampo, la traccia divampa in direzione delle grida.
Ha ragione: è Severus.
Non avrebbe potuto sbagliare; troppe volte l’ha udito riversare su Silente il proprio tormento e i propri timori con quello stesso tono di un uomo divorato dalle fiamme dell’Ade; troppe volte lo ha ascoltato gridare il proprio odio verso se stesso per il suo passato e per i sentimenti che provava per lei...
Disperata e straziata da tanto struggimento, la bambina corre con le ultime forze nella direzione della traccia bollente dell’animo infiammato di Severus e si getta con tutto il suo peso contro la porta da cui provengono le grida, in lacrime.
Tanta è la forza che ci mette e tanto intenso e il suo desiderio di raggiungere Severus che l’ondata delle loro emozioni unite in un unico grido riduce in cenere la porta di legno e Civa sbatte contro Severus mandandolo gambe all’aria.
Un silenzio sbigottito cala nella minuscola cella priva di finestre.
Civa si avvinghia alle vesti del professore, singhiozzando penosamente.
Un'unica parola si leva solitaria dalle labbra di Severus, l’unica parola che da ristoro alle ustioni del dolore nella sua anima, il balsamo di ogni sua ferita. Un nome.

“Civa”
In un attimo, Civa si ritrova tra le braccia dell’uomo e sente le sue labbra tra i ricci d’ebano e sulle gote di rosa Lentamente, grazie alle coccole di Severus, smette di piangere e chiude gli occhi, affondando il viso nel collo di Severus e stringendosi di più a lui.
“Sev” dice solo, la voce dolce e acuta da bambina, le manine paffute strette sui capelli di lui.
“Come?” chiede Severus.
Quel come potrebbe voler dire qualsiasi cosa, ma Civa capisce subito cosa il professore voglia sapere.

“Sono ‘cappata” confessa arrossendo. “Corso tanto” aggiunge quando una fitta al fianco le fa lacrimare gli occhi.
Premuroso, Severus la stendo sul letto dove dorme da giorni e che ha assorbito il suo profumo. Le massaggia delicatamente i polpacci per far distendere i muscoli contratti e poi le appoggia una mano sul fianco dolorante. Con poche parole che la bambina non comprende, Severus annulla il dolore e la riprende fra le braccia.

“Piccolina, hai corso un pericolo terribile!” sussurra stringendola convulsamente a sé.
Civa sa di essere ancora in pericolo: in qualsiasi momento un Dissennatore può sbucare da dietro l’angolo e distruggerli entrambi, per sempre, ma l’importante è che lui sta bene ed è lì on lei, ora, al suo fianco.
Le scosta i capelli dal viso e le fa il solletico al mento.
Lei ride, un suono argentino come di campanelli al vento.

“Perché gridavi?” chiede in un sussurro.
Severus si oscura all’improvviso e le volta le spalle, le mani serrate a pugno dalla rabbia e dal dolore.

“Ho temuto di perderti” confessa con voce tremante.
“Perché?” chiede di nuovo. La sua voce è appena udibile sopra il fruscio dell’aria nel corridoio oltre la porta.
Con estrema lentezza, lui si volta a fissarla intensamente con gli scuri occhi di tenebra ardente che sfavillano e le carezza piano il visino di porcellana rosea.

“Mi hanno succhiato via i nostri ricordi...” dice sottovoce. Trema in modo incontrollabile e il suo sguardo le brucia la pelle.
“Ogni attimo trascorso con te, ogni tua tenera parola, ogni tuo tocco lieve, tutto cancellato dalla mia mente. E tutti i miei momenti peggiori, le follie che ho fatto, tutto quel sangue...”
All’improvviso, l’uomo cade in ginocchio come gravato da un peso immenso e grida di nuovo. È un grido terribile. Dolore, tormento, ira, angoscia, furia.
Civa scoppia a piangere per lo spavento, rannicchiata sul letto dove l’ha lasciata.
Il pianto della bambina riscuote Severus dal suo dolore e il professore si china immediatamente su di lei.
La bambina si ritrae fissandolo con gli occhioni spalancati dalla paura.
Severus capisce di averla terrorizzata e rilassa la mente per farle capire che non intende farle del male. Tende la mano verso di lei, mentre un flebile sorriso gli incurva le labbra pallide e sottili.
Civa prende titubante la sua mano e poi, piano piano, si accoccola tra le sue braccia.

“Scusa”
le sussurra lui cullandola con dolcezza.
Lei singhiozza piano stretta a lui; poi tende il viso e gli posa le labbra sulla guancia.

“Non potevo abbandonarti” gli sussurra.
Lui la fissa. Nei suoi occhi brilla puro amore e devozione sincera. Per lui Civa è tutta la vita e il solo pensiero di perderla lo divora come le fiamme con la carta riso. La stringe forte e le bacia la fronte.

“Quando ti sto lontano ho il cuore in pezzi dal dolore, amorina mia” le sussurra dandole un buffetto sulla guanciotta rosea e carezzandole le ciocche color dell’ebano lucente.
La piccola strofina il viso sul petto di Severus e gli mordicchia giocosa la veste lacera.

“Non voglio che stai male” mormora.
Dei passi di corsa nel corridoio distraggono i due dalle loro tenere e innocenti effusioni e li fanno scattare in piedi, allarmati.
No può essere un Dissennatore, loro strisciano e danno freddo. Ma allora chi? Un parente in visita? Così in alto, nelle celle dei Mangiamorte?
Civa afferra la bacchetta di Severus che tiene in tasca e la ficca a forza tra le sue mani. Accortosi dell’arma, il mago tende il braccio per affrontare il nuovo venuto.
Poco dopo, una testa castana fa capolino dal varco della porta. I capelli sono striati di grigio, il viso è graffiato e gli occhi color del cioccolato. È Remus.

“Civa!” esclama sollevato di vederla sana e salva.
La prende in braccio e la stringe convulsamente a sé.

“Amore ma ti rendi conto della paura che mi hai fatto prendere?” esclama mentre la ricopre di baci e carezze.
“Remus ha ragione” assentisce gelidamente Piton avvicinandosi ai due con espressione tra l’infastidito e lo sprezzante.
“Questo posto per te è la morte sicura, se non stai più che attenta” la rimprovera Lupin ignorando bellamente Severus. “Sei troppo appetitosa per queste immonde creature!”
Severus annuisce e riprende Civa dalle braccia del Lupo Mannaro senza tanti complimenti.
Mentre la tiene stretta a sé e la guarda, la sua espressione si raddolcisce.

“Devi andare ora, vai con Remus” le sussurra piano. “Io starò bene, adesso”.
Remus rimane impassibile, ma dai suoi occhi si nota quanto sia in realtà irritato.
“Vieni via anche tu, Silente ha fatto cadere le accuse” dice atono. “ E ha detto che oggi dobbiamo prenderci cura di lei insieme, perché domani la riporterà a casa” aggiunge come risentito.
Piton annuisce, altrettanto infastidito dalla notizia.
Civa sospirò. Perché quei due non potevano andar d’accordo, una volta tanto?

“Sei libero” esclama entusiasta tempestando di baci il viso di Severus
“Sì, piccola, sono libero” risponde lui ridendo divertito e stringendola a sé.
“Sì, sì, è libero” taglia corto Remus imbronciato. “Ora però andiamocene di qua”.
Civa si protende verso di lui e Remus la prende tra le braccia.
“Non fare così” lo supplica col visino angelico rattristato.
Lui sospira e sorride.

“D’accordo” le da un buffetto.
I tre escono dalla cella e discendono velocemente al piano terra. Non vedono l’ora di lasciare quel dannatissimo posto e restare un po' insieme solo loro. Raggiunto l’ingresso, Civa si blocca sull’ultimo gradino, inorridita. Una folla di Dissennatori li separa dall’uscita e un freddo d’inverno le ghiaccia le ossa. La vista le si offusca e lei vacilla.
Severus la solleva tra le braccia e l’avvolge nel mantello mentre Remus estrae la bacchetta.

“Expecto Patronum” esclama deciso.
La sagoma argentea di una cerbiatta sguscia fuori della sua bacchetta e i Dissennatori si allontanano con sibili infuriati.
I tre attraversano il corridoio creatosi tra i mostri, la bambina ancora in braccio a Severus, e escono sulla spiaggia di roccia scurissima.
Una piccola nave li attende al porticciolo improvvisato.
Saliti a bordo, i due uomini la portano nell’unica cabina e l’adagiano sul letto
.
“Ecco, prendi della cioccolata, amore” dice Remus porgendo alla bambina un pezzo di cioccolato al latte.
Poi ne pesca dell’altro dalla tasca e lo offre rigido a Severus, che lo accetta con altrettanta freddezza e lo divora in pochi attimi.
Finalmente lontani dalla mole nefasta della prigione, i due osservano con un sorriso lieve la loro piccina sbocconcellare la cioccolata e i loro cuori battono forte.
 
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Je Evans
view post Posted on 29/4/2010, 13:33




Contare che io l'avevo già letto in antemprima (yeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!) u.u

Fantastico, sono dolcissimi con Civa! E lei è troppo ma troppo tenera!!
Non posso che ripetere quello che ho sempre detto!! u.u
Sei fenomenale!!! ^^
Kiss, <3

 
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view post Posted on 29/4/2010, 15:23

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Ma glassie jeeeeeeeeeeee *____________*
 
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Elfosnape
view post Posted on 30/4/2010, 13:49




bellaaaa!!
Si, dai, posta tutto il "libro", la tua fanfic sul primo libro per intenderci....Sarebbe fantastico! XD
 
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view post Posted on 26/5/2010, 13:36

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Capitolo 3
Processo



Silente finì di vestire la bambina. L’abitino principesco che indossava era nero come i suoi lunghi boccoli e riluceva di fili argentei e piccoli diamanti che lo decoravano e avvolgevano la bambina in uno scintillio cupo che sapeva di morte.
I capelli corvini erano intrecciati di nastri argentei che scintillavano come stelle nella notte, il visetto pallido era rigato di lacrime silenziose e le manine paffute si erano smagrite per il prolungato digiuno.
“Ricordi tutto quello che ti ho detto?” le chiese Silente grave sistemandole i riccioli attorno al viso con immane tenerezza.
La piccola annuì seria seria.
Silente la sollevò con dolcezza e le diede un buffetto sulla guancia, abbozzando un sorriso per cercare di sollevarle il morale. Invano.
Sospirando, il Preside dal naso acquilino si diresse con la bambina tra le braccia verso le fiamme verdi del camino e sentì la piccola stringersi a lui.
Sapeva che Civa aveva paura della Metropolvere, ma era il metodo più veloce per raggiungere il Ministero; quindi la strinse più forte ed entrò tra le lingue di fuoco color smeraldo tanto simili agli occhi di Civa.
“Ministero della Magia” disse semplicemente e, in un vortice di fuliggine dall’odore acre, vennero risucchiati verso l’atrium.
Una volta raggiunto il grande atrio del Ministero, Silente scese le scale fino al piano interrato, facendosi largo nella fiumana di gente che si accingeva a presenziare all’imminente processo.
Era veramente una folla quella che scemava di sotto per vedere come sarebbe finita quella storia. Silente si stupì del tanto interesse suscitato da Severus, ma probabilmente la maggior parte di quei signori era lì per capire che parte avesse lui stesso in tutta quella faccenda.
Civa era inquieta e si agitava singhiozzando tra le sue braccia. Aveva passato la notte a piangere e si era addormentata tra incubi e lacrime. Se non avessero assolto Severus, il cuoricino della piccina non avrebbe certamente retto.
Con un sospiro, Silente scansò i curiosi che cercavano di toccare la bambina ed entrò nella stanza.
Un’aula di tribunale di forma quadrata, una sedia con delle catene al centro e una serie di tribune che si elevavano lungo le pareti. Le panche del Wizengamont erano già piene, ma un posto accanto al podio di Crouch era ancora libero: il posto di Silente.
L’uomo dalla lunga barba argentea salì con calma la scalinata, salutando i conoscenti, e prese posto accanto a Bartemius Crouch. Civa era seduta in grembo al vecchio Preside, lo Stregone Capo del Wizengamont. Il distintivo dorato brillava sul tessuto scuro che le fasciava il piccolo petto scosso dai singhiozzi.
Crouch si chinò verso Silente.
“Albus, cosa ci fa qui la bambina?” chiese brusco.
Silente lo fissò con velato rimprovero, accennando allo stato in cui versava la piccina tra le sue braccia.
“Abbi un filo di tatto, Barty, Civa sta male” gli disse con calma glaciale. “E comunque sia, Severus è il suo legittimo tutore. Non vedo perchè non debba presenziare al suo processo”
“Ha solo due anni, cosa vuoi che gliene importi?” ribatté l’uomo con un alzata di spalle.
L’occhiata che gli lanciò Silente era così velenosa da ammazzare un Basilisco.
“Capisce più di quanto non capisca tu, Barty, e ora ti prego di cominciare il processo” rispose pacatamente il Preside dalla barba argentea tornando a guardare la sedia in mezzo all stanza.
A un cenno di Crouch, una porta si aprì di colpo e mostri di nero vestiti trascinarono dentro un uomo magro, pallido e smunto dai capelli corvini: Severus. I suoi occhi erano spenti, due tunnel bui colmi di dolore e disperazione...
La piccola si agitò in grembo a Silente tendendo le manine verso l’uomo.
“Stai buona, Civa” le ordinò dolcemente Silente tenendola ferma.
“Sev!” trillò la piccina singhiozzando.
L’uomo alzò lo sguardo vuoto e disperato su di lei e incontrò i suoi occhi smeraldini velati di lacrime di dolore.
E come per incanto la vita tornò in lui, la voglia di vivere, di combattere.
Lei, solo lei, solo per lei.
“Civa!” gridò gettandosi in avanti e strattonando le catene come nel tentativo di raggiungerla.
“Fermatelo!” ordinò Crouch puntando un dito verso i mostruosi Dissennatori che spandevano il loro gelo mortale sulla sala gremita.
Civa rabbrividì e singhiozzò istericamente.
Piton tentava disperatamente di liberarsi per correre da lei.
Due dissennatori lo afferrarono e lo costrinsero a sedersi. Sopraffatto dal loro potere, Sev si accasciò sul seggio incantenante.
“Severus Tobias Piton, sei imputato di Alto Tradimento al Governo, complicità in omicidio, spionaggio e fedeltà al Signore Oscuro. Come ti dichiari?” disse l’uomo sul podio alla destra di Silente, Crouch, guardando disgustato Severus, che se ne stava legato sulla sedia nel mezzo dell’aula, esposto agli sguardi malevoli di centinaia di maghi e streghe che ancora commentavano la sua inaspettata reazione.
“Colpevole. Sì, ero un Mangiamorte, ma già da tempo facevo il doppio gioco fornendo informazioni all’Ordine della Fenice” disse Severus tentando di ordinare i pensieri. Doveva pensare lucidamente, difendersi. Doveva tornare dalla sua piccina. Aveva la voce stanca e tremante come le sue membra smagrite e ossute.
Civa tentò di nuovo di divincolarsi dalla presa di Silente, è lui dovette trattenerla con la forza.
*Non ancora, non ancora* le diceva telepaticamente, tentando disperatamente di tranquillizzare quel piccolo urgano dagli occhi preziosi.
“Sev! Sev!” singhiozzava disperatamente lei tendendo le manine verso la sedia sotto lo sguardo allibito dei presenti.
“Albus, confermi ciò che questo spregevole individuo asserisce?” chiese Crouch rivolto a Silente fissando la bambina con notevole disapprovazione.
“Ma centi chi palla! Spegevoe salai tu, vecchio scimu…” fece la piccola tentando nuovamente di divincolarsi, stavolta per colpire Crouch con i piccoli pugnetti serrati.
“Civa, taci!” le intimò Silente perentorio bloccandola, poi si rivolse all’uomo. “Confermo. Severus si è messo dalla nostra parte da prima della caduta di Voldemort”.
Crouch storse il naso contrariato. Sembrava non credere all’innocenza di Severus.
Civa singhiozzò più forte, guardando implorante il mago sul podio, come a chiedergli di essere clemente. Ma Bartemius Crouch non conosceva la parola pietà e quando parlò lo fece con l’odio più puro nella voce.
“Le accuse a discapito del qui presente Mangiamorte sono troppo gravi per essere compensate da così poco. Non possiamo riporre fiducia in un uomo che ha tradito il suo stesso Paese per sete di potere” disse velenoso guardando Severus con disprezzo. “Questo essere infimo che sta laggiù incatenato non è che un verme, uno scarto della società. È troppo pericoloso lasciare che giri a piede libero per le nostre strade: cosa gli impedirà di uccidere e torturare Babbani e Maghi per il puro piacere di sentirsi più forte? Cosa gli impedirà di seminare il terrore con le sue maledizioni per tutta Londra? Volete che un simile mostro, un pluriomicida che si è macchiato dei crimini più orrendi, insegni ai vostri figli come avvelenarvi nel sonno? Volete che abbia la possibilita di avvicinarsi ai vostri bambini ed irretirli con il fascino delle arti oscure? Io dico di no e voto per la condanna!” e così dicendo alzò la mano.
Civa pianse più forte, terrorizzata dalle parole di fuoco che quell’uomo cattivo aveva rivolto al suo dolce Severus e dallo sguardo di odio immenso che rosseggiava in direzione del pover uomo incatenato.
Un piccolo pizzicotto sulla gambina paffuta le disse che era ora di recitare. Le parole che le aveva insegnato nonno Albus erano difficili da pronunciare e ancor più da ricordare, ma per Severus era disposta a fare anche l’immenso sforzo di sputarle in faccia a quel diavolo di Crouch. Doveva salvare Sev, altrimenti non sarebbe riuscita mai più ad essere felice. Sev era suo, nessuno poteva portarglielo via.
“No!” gridò la bambina liberandosi con uno strattone dalla stretta di Silente e correndo a perdifiato giù per le gradinate, in lacrime.
Si gettò a capofitto giù dalla scalinata e raggiunse lo spiazzo al centro del quale vi era la sedia di Severus. I due Dissennatori stavano per avvicinarsi , ma qualcosa, probabilmente un ordine di Silente, li frenò. La piccola dai ricci aurei si precipitò verso Piton, che si era slanciato dalla sedia e strattonava le catene per tentare di liberarsi e raggiungerla. Le manette di metallo caddero con uno schiocco secco e Severus crollò in ginocchio stringendo la piccola singhiozzante tra le braccia forti.
Alla sola vista della sua piccola principessina Severus parve improvvisamente rinvigorito, come se avesse bevuto un elisir rigenerante. Dai suoi occhi prima vuoti e freddi ora sprizzavano fiamme incandescenti del colore delle tenebre che guizzavano di euforia mentre si posavano sui ricci d’ebano della piccina.
“Piccola mia, non piangere, shh, no mio tesoro, non temere”le sussurrò piano sollevandola delicatamente, come se avesse paura di spezzarla.
“No voio che ti pottino ‘ia, no voio che ti facciano bua! Sev, Sev, no mi lasae, ti pego!”singhiozzò la bambina stringendo convulsamente le vesti di Piton.
“No, mia bimba, no. Non ti lascerò mai. Dovessi tornare a nuoto dall’Antartide o attraversare il Sahara a cavallo di un dromedario ubriaco, tornerò sempre da te, dalla mia piccola bambolotta. Non riusciranno a separarci!”Severus la strinse forte, le carezzò i boccoli e la ricoprì di teneri baci.
Civa smise lentamente di piangere e Piton le asciugò le guanciotte rosee con un lembo della veste lacera. Sembrva ringiovanito di dieci anni mentre se la stringeva e se la spupazzava teneramente.
La bimba prese fiato e fissò con aria di sfida Crouch che, dal suo posto sul podio, osservava allibito quella scena di tenerezza inaudita.
Era giunto il momento della verità. Se la tattica escogitata dal vecchio Preside non fosse andata a buon fine, allora Severus sarebbe stato spacciato. E tutto dipendeva da una piccina di due anni aguerrita e disperata.
“Seveus Tobias Piton è tonnato dalla notta patte quando ha saputo che Lod Voddemot milava alla notta famia. Tonnato pe i bene di mia made Lily Clalice Beatiz Evans. E è limatto pe potegela” esclamò decisa con la vocetta infantile, ancora stretta tra le braccia di Piton.
“No, Civa” la fermò Piton alzandosi in piedi con lei in braccio. “In verità, sono tornato sì per tua madre, ma, quando ti ho visto e ho capito, sono rimasto per proteggere te, Civa, e per giurarti il mio amore, in etterno a te fedele” disse Piton serio fissando il Wizengamont come a sfidarli ad affermare il contrario. “Ti amo, Civa”
Poi, ignorando le centinaia di occhi che li fissano allibiti, appoggiò per un secondo infinto le labbra su quelle della bimba.
Nella giuria calò il più stupefatto dei silenzi mentre Piton sedeva sul seggio incantenante cullando dolcemente la piccola dagli occhi di smeraldo, che rideva allegra ora che era di nuovo tra le sue braccia.
“Come potete vedere” esordì Silente alzandosi in piedi, “Severus Piton non è il mostro che Barty vuole farvi credere” Attese qualche istante, lasciando scorrero lo sguardo azzurro sui maghi e le streghe del Wizengamont. “Severus Piton ama, e chi ama non può essere considerato un mostro”Di nuovo, attese che le sue parole facessero effetto. “Severus Piton è il protetto di una bambina di due anni che è più potente di tutti noi messi insieme. La sua innocienza infantile è la prova più sicura che abbiamo del reale pentimento di Severus: Civa non proteggerebbe mai un uomo dal cuore impuro”
Un altro attimo di silenzio che parve eterno si propagò per la sala.
Sui visi dei presenti si susseguivano espressioni di tenerezza, disprezzo, confusione, compassione,disgusto. Nessuno riusciva a decidere se Severus meritasse o meno il perdono della corte, se il pluriomicida si fosse davvero convertito in un tenero baby sitter che si lasciava mordicchiare il collo da una piccola di due anni dal destino inestricabile. Era sicuro lasciarlo libero di accudire il futuro del mondo magico? Era sicuro lasciargli istruire i giovani maghi?
Ma le risate di Piton mentre coccolava la bambina erano impregnate di sincerità e nei suoi occhi brillavano l’adorazione e la devozione più complete e vive. Era vivo come non lo avevano mai visto neanche coloro che già lo conoscevano; una vitalità che sprizzava da ogni poro e gli colorava le guance di porpora.
Piton era cambiato, realizzarono i maghi e le streghe della giuria con sussurri di incredulo stupore, ed era diventato quello che ora vedevano al centro dell’aula: un innamorato e adorante compagno per la futura Primo Ministro della Magia. Come potevano rifiutargli la salvezza e far soffrire quel piccolo bocciolo dai ricci d’ebano?
Non una mano si alzò per la condanna, cosa che fece andare Crouch su tutte le furie.
“… e con ciò, io ti dichiaro assolto da tutte le accuse, per volere della Nostra Signora, futura 1° Ministro” esclama stizzito pestando il martelletto sul tavolo innanzi a lui.
Un forte appluso coprì le grida di gioia della piccola Civa, che prese a saltellare in braccio a Piton stringendolo con tenerezza immensa e piangendo felice.
“Lavorerà per me a Hogwarts come insegnante di Pozioni” assicurò il vecchio Preside, lo sguardo orgoglioso fisso sulla scena di tenerezza che si svolgeva al centro dell’aula: Civa accoccolata tra le braccia forti di Piton, stretti in un abbraccio caldo e dolce.
 
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Je Evans
view post Posted on 26/5/2010, 22:36




Bellissimo sociaaa... *-*
E via con la raffica di commenti a manetta e ovunque!!!!
^_^
Brava brava brava!!!! ;D
Io aspetto sempre u.u
<3 ti adoro.
 
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view post Posted on 28/5/2010, 17:34

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xD grazie socia, sempre troppo buona
 
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Ladyhawke25
view post Posted on 29/7/2010, 14:25




Ciao...
la tua soria è bellissima, soprattutto il personaggio di Severus, è cosi dolce nei confronti di Civa!!!
Per favore aggiorna presto!!!
 
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view post Posted on 13/10/2010, 18:12

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Grazie *_*
 
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27 replies since 11/4/2010, 15:26   303 views
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