Fece un gran respiro per la poca aria che lo circondava, cercò di alzarsi ma comprese di essere rinchiuso dentro qualcosa di molto rigido e freddo, era circondato dal silenzio più totale e pian piano riacquistava l’uso degli arti. Aprì gli occhi ma davanti a lui c’era il buio totale, tese un braccio verso l’alto e sentì qualcosa sopra di lui, sempre di pietra, poi cercò di capire cosa lo circondava e sentiva delle pareti che lo tenevano praticamente rinchiuso, dov’era? In un momento ricostruì gli ultimi ricordi che aveva, era stato morso da Nagini e l’ultima persona che aveva visto era Harry alla quale aveva dato una parte dei suoi ricordi per poi perdere del tutto conoscenza e capacità di muoversi. Venne preso da un respiro affannoso, lui era morto e adesso inspiegabilmente si era risvegliato e si trovava nella sua tomba. Cercò di fare forza con le braccia per sollevare il coperchio ma ci voleva una forza mastodontica, cercò di non farsi prendere dal panico e si concentrò, la pietra si sollevò lasciando entrare dell’aria, si sollevava molto lentamente dato il peso considerevole, quando questa si sollevò abbastanza da essere spostata la mano con facilità la mosse verso l’esterno per poi lasciare la presa e farla cadere al suolo, fece un rumore frastornante. Intanto lui si alzò e riprese a respirare, si sentiva strano e confuso, era notte e la luce che entrava era della luna. Si girò e vide un’altra tomba di pietra dove c’era scritto “Albus Percival Brian Silente”, era stato sotterrato accanto ad Albus; in un certo senso la cosa lo sollevava, ma quanto tempo era passato? Cos’era successo agli altri? Dov’erano Sarah ed Elisabeth? Cercò di alzarsi in piedi ed uscì dalla tomba, notò che i suoi vestiti erano logori e pieni di polvere, anche le mani avevano un aspetto strano, bianche e con delle unghie considerevolmente lunghe, si toccò al collo e sentiva ancora il morso di Nagini sulla vena. Uscì da quel luogo e appena fuori vide il castello di Hogwarts, la neve sul prato lasciava intuire che fosse inverno ma stranamente non sentiva minimamente freddo, si avvicinò al castello a passo lento. Notava le decorazioni natalizie sul viale e le candele che illuminavano la sala grande, era Natale ma chissà di che anno. Mentre si avvicinava vide dei ragazzi della scuola amoreggiare di nascosto, erano probabilmente del quarto o quinto anno ma non li aveva mai visti, come suo solito fece nell’avvicinarsi ma si fermò di colpo al secondo passo: non era più insegnante di Hogwarts, che potere aveva di punirli? Proseguì senza farci caso ma i due ragazzi lo notarono comunque, lo guardavano timorosi ma egli proseguì. Si avvicinò all’entrata del castello dove un uomo raggrinzito, curvo e magro gli si avvicinò e gli disse minaccioso con voce rauca –Tu chi sei, straniero? Non è permesso entrare nel castello, ora smamma prima che avvisi la McGranit! Via!- sentendo quel nome si rincuorò –Minerva? Devo parlare con lei, è urgente- ma quell’uomo non demordeva –Non si passa da qui se non ho avuto un annuncio di visite, è Natale, non hai una famiglia con cui festeggiarlo?- come osava prendersi tante confidenze? –Sono affari che non la riguardano, ora voglio parlare con minerva McGranit, se non mi fa entrare ci entro da solo. Se non lo sa Io ero insegnante presso questa scuola- si sentirono dei passi in avvicinamento e una voce spavalda intromettersi nella discussione –Il fatto che lo sia stato non le da il permesso di entrare quando le pare, signore. Cosa succede Gazza?- chiese costui, lui ancora più sconvolto. Quel vecchio canuto e curvo era Argus Gazza? Ma quanto tempo era passato da quella notte? –Professor Wingeldar quest’uomo voleva entrare nella scuola ma Io gliel’ho impedito, tutti gli anni che sono custode nessuno mi ha mai fregato- Wingeldar annuì e si avvicinò –E’ nostro dovere proteggere i ragazzi, la professoressa McGranit avvisa sempre quando deve arrivare qualcuno- intanto lui guardò di nuovo Gazza –Possibile che di me non si ricorda, signor Gazza?- Argus prese degli occhiali da dentro una tasca e li indossò, appena mise a fuoco e lo vide fece un respiro profondo e fece dei passi indietro –Non è possibile! Voi! Per la barba di merlino, non è possibile questo!- Wingeldar notò lo stupore di Gazza –Chi è costui, Gazza?- Gazza era impazzito, sconvolto, incredulo –La McGranit, devo avvisare la McGranit!- fece un sospiro di sollievo dato che gazza lo aveva riconosciuto ma Wingeldar non si fidava –Ma chi siete? Ditemi il vostro nome, subito!- gli puntò la bacchetta contro ma lui con un ghigno gli rispose –Severus Piton -.
I tre corsero dalla McGranit che stava cenando nella sala grande insieme agli altri alunni e insegnanti, Gazza quasi corse e gridò –Professoressa! Signora Preside!- la McGranit scattò in piedi e raggiunse Gazza calmandolo –Argus, calmatevi, cosa è successo?- Minerva vide gli altri due fermi all’entrata, uno di loro era vestito di nero e fece qualche passo in avanti, Minerva sentì il cuore sprofondare –Non è possibile- Gazza annuì –Non affrettiamo a conclusioni, può essere un impostore- Severus la guardava da lontano sperando che lo riconoscesse, Minerva avanzò a passo svelto verso di lui per poi fermarsi poco distante –Chi siete? Se vi state appropriando di una forma umana che non è la vostra, vi prego di rivelarmi la vostra identità- Severus scosse la testa –Minerva, sono Io, Severus – la McGranit avanzò di altri passi tanto che fu vicino a lui, quegli occhi neri non erano cambiati affatto, quell’aura, quel volto, Minerva lo abbracciò delicatamente –Tutto avrei immaginato … ma questo è un miracolo- Severus la abbracciò a sua volta. –Come hai fatto?- chiese lei invitandolo nel suo ufficio, Wingeldar li seguì –Non ne ho minimamente idea, dev’essere successo qualcosa. Ma quanto tempo è passato? Il tempo ha segnato il suo passaggio- modo gentile di dire che li trovava invecchiati, Minerva sospirò –Sono passati quasi vent’anni da quella notte, non hai ida di cosa sia successo- Severus si sentì sprofondare, erano passati venti anni dalla sua morte, praticamente sua figlia adesso era un dona e lui a stento l’aveva vista da bambina. Lo stesso Elisabeth, chissà dov’era, Harry, Lucius, troppi pensieri. –E gli altri? Come stanno? Specialmente Elisabeth e Sarah, voglio vederle- Minerva sorrise –Stanno bene, Elisabeth è insegnante di Pozioni qui, è una delle professoresse preferite dai ragazzi- Severus sorrise poi guardo Wingeldar –E lui? Di che si occupa?- Minerva cercò di essere esplicita –Non mi crederesti se te lo dicessi- Severus rise trascurando lo sguardo serio di Wingeldar –Difesa contro le ari oscure? Incredibile, Io ci ho messo anni per avere quel post e quando l’ho ottenuto mi sono fatto licenziare- Minerva abbassò lo sguardo e Severus fece altrettanto, ma Wingeldar doveva difendersi –Ottimo tempismo, professore. Quando si dice tanto rumore per niente, Chissà come insegnava- Severus scattò in piedi e si scagliò contro l’uomo che fece un passo indietro , Minerva lo fermò –Severus basta! Grazie Wingeldar potete andare, per favore- Wingeldar uscì Severus tornò dov’era. La McGranit lo guardò seria –Io e te abbiamo un paio di cose da chiarire- Severus immaginava a cosa alludesse, si preparò psicologicamente e ascoltò Minerva –Sappi che ti ho detestato tanto quanto Voldemort, mi hai fatto soffrire in un modo che nemmeno immagini. Ti conosco da quando eri ragazzino, eri uno dei miei studenti preferiti e poi non solo un collega ma un amico, e poi .. come hai fatto a vivere dopo? Io, tu ed Albus eravamo amici, amici che si aiutavano in ogni circostanza. Perché lo hai fatto?- Severus respirò profondamente e guardando Minerva rispose –Spero che Harry Potter vi abbia spiegato, è stato lui a chiedermelo e anche se Io continuavo a tirarmi indietro alla sua richiesta lui diceva che non avevo scelta, dovevo farlo. Dopo quella notte ho avuto gli incubi anche solo quando chiudevo gli occhi, avevo ucciso il mio migliore amico a bruciapelo, mi chiamavano assassino e codardo quando poi ho assecondato la sua volontà- la voce diventò tremate e gli occhi bruciavano, Minerva lo fissava impassibile –Vuoi dire che il fatto che te l’abbia chiesto giustifica il tuo gesto? Credi di essere giustificato per questo?- Severus annuiva alle sue parole –Hai ragione, non ero giustificato. Ma avresti preferito che Draco morisse? Preferivo essere Io l’assassino che lui, era solo un ragazzo- Minerva tacque poi guardò Piton, aveva un aspetto strano, la pelle bianca e le mani di un demone, sentiva che era comunque gelido –Sei vivo ma sembri un morto vivente. Sei gelido al tatto e le tue mani sono diverse- Severus se le guardò e annuì, cosa gli era successo?
-Non voglio perdere altro tempo, dov’è Elisabeth?- Minerva disse –Harry Potter l’ha invitata a casa sua, per Natale. La troverai li- Severus si smaterializzò subito.
Sarah era nel bagno e si era sciacquata il viso, mentre si stava asciugando sentì un rumore nel giardino, si affacciò e vide una sagoma avvicinarsi alla casa, aveva un’aria sinistra –Harry! C’è qualcuno nel giardino- disse lei correndo a dirglielo, Elisabeth cercò di scorgere dalla finestra quando vide una figura muoversi –Hai ragione, fate attenzione- improvvisamente la luce si spense, tutti presero le bacchette pronti ad attaccare. Bussarono alla porta ma nessuno si mosse, puntarono la bacchetta contro di essa e Ginny chiese chi fosse, non ci fu risposta, la luce tornò ed Harry aprì di botto, quasi svenne quando vide chi era.
Abbassò la bacchetta, anche Ginny e calò il silenzio, Elisabeth e Sarah stavano più interne quindi non vedevano il nuovo arrivato –E’ uno scherzo questo?- chiese Harry che fece entrare l’arrivato, Elisabeth sentì una morsa a cuore e sentiva che sanguinasse, Sarah abbassò il braccio e la bacchetta le cadde di mano –Non può essere.. Severus - disse Elisabeth appoggiata al muro, Severus le si avvicinò e la aiuto a stare in piedi –Si amore mio, sono Io- Elisabeth lo abbracciò forte e lui fece altrettanto, era il momento più bello della sua vita, rivedere Elisabeth dopo che aveva temuto di perderla per sempre, anche Elisabeth non poteva sperare in regalo di natale più bello. Lo baciò anche se le labbra erano fredde, Sarah provò quasi fastidio nel guardarli, non era abituata a vedere la madre che baciava un uomo, forse lui non si ricordava nemmeno di lei. Severus poi, per l’appunto, guardò la ragazza coi capelli corti neri che stava poco distante da loro,aveva i suoi stessi occhi, era Sarah, lui si avvicinò ma lei rimase impassibile –Sarah .. sei cresciuta- furono le uniche parole che riuscì a pronunciare, la ragazza non disse nulla. Si notava che era più giovane di Elisabeth ma perché era tornato dopo tutto questo tempo? –Credo che di me non ti ricordi, eri appena nata quando ..- Elisabeth scosse la testa –Sa benissimo chi sei, sei suo padre, ti conosce. Ti ammira moltissimo- Severus accennò un sorriso ma Sarah era seria, Harry si avvicinò –Perché non me lo aveva mai detto? Perché allora mi detestava se voleva proteggermi?- Severus si voltò e disse –Spero tu possa perdonarmi Harry, sono stato uno stupido. Fissato sulle mie convinzioni non ho mai provato a conoscerti meglio, ma forse questo mio ritorno è un segno- gli tese la mano, Harry la fissò per alcuni istanti –Cosa significa?- Severus aveva troppi pesi sula coscienza che nemmeno la morte aveva cancellato –Poter ricominciare, come .. tuo amico, come lo ero per tua madre- Harry la strinse e annuì –D’accordo, va bene ..Severus -. Lo invitarono ad accomodarsi, Elisabeth gli stringeva la mano incessantemente mentre Harry gli diceva –Avrei voluto per lo meno ringraziarti per tutto quello che hai fatto, se solo avessi saputo prima forse molte cose sarebbero andate diversamente- Severus annuì al ragazzo poggiandogli una mano sulla spalla –Forse è stato meglio così. Non potevo dirti nulla perché ti saresti lasciato trasportare e forse Voldemort non sarebbe stato sconfitto- lo sguardo di Severus cadde su Ginny Weasley –Non immaginavo che vi foste sposati, sono sorpreso la ragazza arrossì, Harry sorrise –Abbiamo anche dei figli, ora stanno dormendo- Severus guardò Sarah e disse rivolto ad Harry –Goditeli finché puoi, sono il miglior dono che uno può sperare di ricevere- Sarah distolse lo sguardo, Severus si sentì ferito. Cercò di parlarle –I momenti che ho passato con Sarah sono sati i più belli- la ragazza lo guardò vaga –Peccato, perché Io non me li ricordo affatto- Elisabeth lo guardò seria –Sarah on dir così. Tuo padre le ha passate di tutti i colori, non merita che lo tratti così- Severus le fece una carezza –Non ti preoccupare Beth, le passerà- Sarah scattò in piedi e la sedia cadde a terra –Ma chi ti credi di essere? Cosa ti fa pensare che mi passerà? Tu saresti mio padre?! Io non so nemmeno da dove diavolo salti fuori. Per quanto mi riguarda mio padre è moto vent’anni fa, questo zombie ch arriva e dice di esserlo Io non lo conosco- Severus la guardava serio, Elisabeth le tese una mano in segno di fermarsi –Adesso basta, Sarah. Non capisco cosa ti sia preso ma adesso basta- Elisabeth guardò Harry mortificata –Scusami Harry- ma il ragazzo era comprensivo –Infondo la comprendo, tranquilla-.
Andandosene dalla casa di Harry si diressero verso Spinner’s End, Severus notava i vari cambiamenti della strada, sempre deserta ma diversa. Quando entrarono nella casa si sentiva un odore di chiuso, come se la casa non venisse aperta da molto tempo, Elisabeth fece luce con la bacchetta, Sarah lo stesso. –Ma che succede? Non c’è corrente?- chiese Severus confuso, Elisabeth richiuse lentamente la porta –Noi non abitiamo più qui Sev. Stiamo cercando una nuova sistemazione, Lucius è stato così gentile da ospitarci da lui fino quando non troveremo un’altra casa- Severus non riusciva ancora ad accettare che erano passati vent’ anni, era tutto così confuso, si guardò intorno e vide la casa completamente vuota –E tutte le cose dove sono? Le mie cose, che ne hai fatto?- Elisabeth entrò nel salotto seguita da Severus –Le ho conservate in cantina, le sarei venute a prendere non appena potevo. Da un anno ce ne siamo andate, non h abbastanza soldi per ristrutturare tutto, ho preferito andarmene- Severus andò al piano superiore e vide tutto vuoto tranne la camera da letto, dove stavano prima lui ed Elisabeth e vide che il letto era l’unica cosa rimasta
-Perché quello è ancora qui? Sventriamo anche le pareti ma il letto resta?- Elisabeth abbassò lo sguardo –Tutto di questa casa mi ricorda te, quel letto principalmente. Dormirci e non trovarti mi fa stare male. Volevo cambiarlo per questo. Vent’anni sono tanti, Sev - Sarah li chiamò dal piano inferiore –Scusate, andiamo via che qui si congela!- Severus con rammarico lasciò la casa e chiese –E adesso dove andiamo?- Elisabeth chiuse la porta a chiave e rispose –Te l’ho detto, Lucius ci ospita da lui- Severus scosse la testa –Non se ne parla, non mi abbasso a tanto. Semmai un posto ce l’ho, ma è un po’ lontano- Elisabeth capì a cosa alludeva –La casa in montagna? Volevamo andarci ma non volevamo stare da sole- Severus la baciò –Con me non siete sole- Sarah si incamminò da sola e disse sarcastica –Sai che divertimento, ora si che mi sento più sicura- Severus aveva difficoltà a credere che quella fosse sua figlia, eppure la ricordava come dolce e affettuosa.
Si materializzarono proprio davanti alla casa, era tutto buio e a far luce era la luna, entrarono ed accesero il fuoco nel camino. Sarah si addormentò subito mentre Severus ed Elisabeth stavano sul letto e parlavano. –Anche questo letto ti ricordava me?- le chiese lui assandole una mano fra i capelli –Anche solo respirare mi ricorda te- Severus notava che era invecchiata notevolmente, ma inevitabilmente per lui era stupenda. Elisabeth rimase sconcertata che Severus fosse rimasto come venti anni prima, si sentiva quasi a disagio, ma comunque lui aveva quell’aspetto mezzo vivente mezzo morto, chissà cosa lo aveva riportato in vita. Ma cosa importava?ora era con lei, basava quello –Ho sognato tutte le notti di stare così accanto a te e parlare insieme, come da ragazzi- Severus annuì sorridendo –Certo, dopo che ti avevo praticamente svestita- risero. Severus era triste per come sua figlia lo trattava –Perché è tanto arrabbiata con me? Non ho certo deciso Io di morire- Elisabeth stava con la testa poggiata sul petto di Severus –Non ne ho idea, lei ti adora, ti ama come figlia. Non capisco perché adesso ti risponda male. Forse è la mancanza repressa, le passerà- ma Severus aveva praticamente scavato a fondo l’animo di Sarah, erano praticamente identici, Sarah era la sua fotocopia –Ma quanto ci vorrà perché le passi? E’ come me, difficilmente ci liberiamo del rancore. Mi odia, non sono stato con lei, è cresciuta da sola … odiavo tanto mio padre per questo motivo e mi sarei promesso che non sarei stato come lui, ma ora che vedo mia figlia- Elisabeth gli sfiorò il volto con la mano amorevolmente –Lei è fiera di essere tua figlia, avrebbe voluto crescere con te perché le insegnassi le cose che sapevi. Ha letto da cima a fondo il tuo libro di pozioni, dove c’era scritto “il principe mezzo-sangue”- Severus poi pensò a suo padre, sua madre, dov’erano?
- Elisabeth, dove sono i miei genitori?- Elisabeth si mise a sedere e disse con parole mozzate –Sev loro sono … Tuo padre è morto quattro anni fa, dopo la tua morte ha iniziato a bere in modo esagerato … ma non è stata colpa tua- Severus si mise una mano sulla fronte, aveva tanto odiato suo padre ma adesso soffriva per la sua morte –E mia madre?- Elisabeth abbassò lo sguardo –Un anno e mezzo fa, dopo tuo padre era caduta in depressione. E’ stata malissimo, alle volte di notte vi chiamava, voleva che la venivate a prendere … tesoro mi dispiace- Elisabeth cercò di consolarlo ma Severus scattò in piedi e diede un pugno al muro, si mordeva il labbro e cercava di trattenersi, Elisabeth voleva farlo sfogare –Sev, non è stata colpa tua. Non potevi saperlo- Severus la abbracciò di scatto e la strinse, le lacrime quasi esplosero dai suoi occhi, Elisabeth lo abbracciò a sua volta.
Severus si stese sul letto e mentre piangeva sentiva dolore agli occhi, Elisabeth gli stava accanto sperando che si calmasse. Ad un tratto Severus smise di piangere botto, si mise a sedere e teneva gli occhi chiusi – Cos’hai?- chiese Elisabeth –Gli occhi mi fanno male, le lacrime non escono. Non ci riesco, vorrei piangere ma mi fanno un male atroce- Elisabeth prese dell’acqua e lo fece sciacquare ma il dolore non si placò –Ma che diavolo mi succede?- disse lui tenendo gli occhi serrati, Elisabeth poi intravide la catenina d’oro al collo di Severus, sorrise nel vederla –L’hai tenuta, la catenina?- Severus annuì silenzioso, Elisabeth fece nello sfiorarla ma avvertì un’aura strana che avvolgeva quella catenina. Sentì come una scossa alla mano, Severus sgranò gli occhi di colpo –Ma che hai fatto?- chiese lui sconvolto, Elisabeth sentiva la mano bruciare –Ma non ne ho idea.. è stata la collana- Severus venne balenato da un’idea che lo terrorizzò, anche se era la più probabile e plausibile ma forse sarebbe stato l’artefice del suo stesso dolore.
TO BE CONTINUED
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Il nostro Principe è tornato, W SEVERUS !!
spero vi piaccia
tanti baci da Serenity Van Helsing