Buongiorno a tutti ^_____^
A grande richiesta arriva anche la mia ff *sommersa dai pomodori*
Eh. Aspettate prima di lanciare i pomodori ùwù
E' una ff semplice semplice, non modifica assolutamente la trama dei sette libri che tutti conosciamo benissimo. O, almeno, non tanto, bisto che ho inserito un Personaggio Nuovo (con le lettere maiuscole .-.). Per quanto possibile quindi, seguirò la trama originale di Harry Potter.
Faccio qualche precisazione all'inizio, così poi capite meglio .____.
La storia inizia al comincio (per non ripetere inizio *me furba*) del quinto libro. Quindi c'è la Rospa, per intenderci. Se c'è qualche imprecisazione per quanto riguarda gli accenni alla trama originale, mi farebbe piacere notarli ^^ Anche perchè non vado a rileggermi il quinto libro èwé (volume spreferito della saga >.<""")
Detto questo vi lascio alla storia, buona (si spera) lettura
Sì, sono ancora qui .___.
Ho già 11 capitoli pronti, quindi all'inizio andrò abbastanza veloce, poi però non so con quanta periodicità potrò aggiornare, perchè sono una scansafatiche e ho un casino di compiti *rimandata di latino e greco molto orgogliosa di esserlo*
E ora basta, vi lascio alla storia ùwù
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blablabla- parlato
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BLABLABLA- urlato
chileggeèunoscemo quello che pensa Alexandra
anchechinonleggeèunoscemo quello che pensa il Potion Master
"lalala" citazioni da canzoni
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Bidibibodibibù.- incantesimi
Never Forget Your Past - Chapter 1;
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No. Categoricamente no.-
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Ma perché? E’ l’opportunità della tua vita e tu la stai sprecando per…per…-
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NON E’ UNA STUPIDAGGINE!- urlò all’improvviso la ragazza, alzando il tono
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E invece sì.-
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Credi pure quello che vuoi.-
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E comunque la mia non era una richiesta…-
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Ah no?- fece, con finto stupore
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…era un ordine. E tu, in quanto sottoposta, sei obbligata a fare quello che ti dico di fare.-
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…-
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La questione è chiusa.-
Questo lo credi tu.-
Hogwarts. Quanto tempo. Quanti ricordi.
Strinse il pugno, decisa a non far vedere la propria debolezza ai suoi compagni di vagone.
Ah, questo sì che è il colmo. Io, che avevo promesso a me stessa di non tornare più in quella prigione, ora sono costretta ad andarci per parare il culo a tutti gli stupidi che sono là dentro.Sbuffò, stizzita, e sprofondò ancora di più nel sedile.
Fortunatamente Caramell aveva avuto la buona idea di mandare lei e gli altri Auror ad Hogwarts due giorni prima che arrivassero gli studenti.
Per lo meno a quello sono scampata.I suoi compagni avevano notato che ogni metro che si avvicinavano alla scuola, Alexandra diventava sempre più scura in volto, continuando a rimuginare su qualcosa. I capelli corvini perfetti, come sempre, gli occhi verdi che luccicavano malevoli.
Con un fischio stridulo il treno incominciò a rallentare, fino a fermarsi definitivamente. Con un piccolo ringhio liberatorio, la ragazza si mise il cappotto in pelle nero lungo fino ai polpacci e prese la sua borsa a tracolla. Scendendo dal treno notò, con molto (poco) piacere, che l’intero corpo insegnati di Hogwarts li attendeva alla stazione. E con suo ancora più sommo piacere notò che c’era pure Caramell.
No dai, con tutta questa felicità rischio di iniziare troppo bene questo lungo e terribile anno.Caramell si fece avanti per presentare i quattro Auror:
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Allora, Keenan Thunder…- un uomo sulla trentina, biondo, ben piazzato si fece avanti
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…Seth Marr…- stavolta fu il turno di un uomo non molto alto, con i capelli castani e il viso sorridente
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…Alphonse Villardo…- uno stangone, capelli rossi arruffati, gli occhiali sul naso
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…e Alexandra Mustang.- con uno sguardo truce sul volto, lei fece un passo in avanti, e si mise a squadrare malamente i professori.
Il silenzio calò.
Caramell, probabilmente l’unico a cui la causa di tutto ciò era oscura, si sentiva particolarmente a disagio.
Keenan si fece allora avanti, rispettoso come sempre:
-Signore, se non sale sul treno non può tornare indietro, le consiglio di sbrigarsi.-
-Oh sì certo.- prese la sua valigia e fece per salire sul treno, poi si voltò
-Mi raccomando: siete stati scelti perché siete i migliori. E’ un compito gravoso e voi sapete quanto. Non lasciate che niente vi fermi. Arrivederci a tutti.-
Pure la paternale?E il treno partì, lasciando dietro di sé solo una lunga scia di fumo.
Silente battè le mani, sorridendo:
-Perfetto, ora permettetemi di portarvi alle vostre stanze, cosicchè possiate riposarvi. Parleremo dopo di questioni di lavoro.-
Oh sì, il vecchietto fa come sempre finta che tutto sia rose e fiori.L’aveva subito notato, Lui. Come sempre. Con gli stessi abiti, lo stesso sguardo.
Lo stesso finto sguardo che ha sempre avuto: quello che vuole fare il duro e il freddo, ma che invece non è nemmeno la metà di quello che dà a vedere. Non avevano ancora incrociato gli sguardi.
Meglio così. Meglio ritardare il più possibile la tempesta. Sono certa che non riuscirei a trattenermi.-
Silente li aveva accompagnati al settimo piano, e aveva mostrato loro le quattro stanze e poi si era congedato, chiedendogli di presentarsi qualche ora più tardi nel suo ufficio.
Alexandra era entrata nella sua stanza sbattendo la porta e rimuginando. Fece scorrere velocemente lo sguardo sulla camera-studio, aprì una porta ed entrò nella camera da letto. Lanciò la borsa a tracolla sul letto e notò le sue valigie su una cassapanca.
Stizzita come non mai, si sedette comodamente e molto poco elegantemente su una poltrona.
Ok Alexandra, stai calma. Calma, respira regolarmente.Quasi si mise a ridere, ricordando di essersi detta le stesse cose, qualche anno prima, quando andare ad Hogwarts non era un supplizio poi così grande...
FLASHBACK-
Mustang che fai?- Elia Reeves. Quinto anno. Serpeverde. Incubo giornaliero: altezzoso, borioso, strafottente e chissà quant’altro.
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Cerco.-
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Cosa?-
Oh, caro Reeves. Guarda che me ne sono accorta che tu e i tuoi compari, molto in carne oserei dire, state ridendo alle mie spalle come dei pazzi.-
Il tuo cervello.- con uno scatto si voltò verso il biondino, furente
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Già dal primo giorno superi il segno.-
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Io?- la ragazza si guardò attorno con finto stupore –
Ma dai, lo sai che ti stimo molto.- faticò parecchio a dire le ultime due parole, e fu pure costretta a sorridere, per continuare la farsa
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Uh, sicura?-
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Certo che sì.-
Ecco, brava, sorridi ed annuisci. –
Anzi, permettimi di dirti una cosa…- disse ancora, avvicinandosi al ragazzo
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Uh?-
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Caro il mio Reeves, Madre Natura ti ha offerto tante qualità…- il biondino alzò un sopracciglio -
…la bellezza, l’intelligenza, l’acutezza mentale, la simpatia…- Elia tirò in fuori il petto, come un polletto inorgoglito -
…ma, dimmi. Perché le hai rifiutate?- con un colpo di bacchetta il ragazzo borioso e i due compari caddero a terra, fra le risate di quelli che erano ancora nei corridoi.
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Ciao ciao Reeves.- fece, salutandolo ironicamente con la mano –Ci vediamo a cena.- e si allontanò dai tre.
Con un sospiro rassegnato, si fece spazio fra la gente, che ancora osservava la scena. Lei, odiando la massa, non fece altro che trascinare i suoi bagagli fino all’ultimo scompartimento del treno, entrarci e chiudere la porta.
Ok Alexandra, stai calma. Calma, respira regolarmente. Stai tranquilla, hai solo fatto fare una figura di merda a Reeves, cosa vuoi che sia? Probabilmente te la farà pagare, ma ne è valsa la pena, no? Si guardò nel riflesso del vetro e, ancora, sospirò: la pelle pallida, diafana, il viso delicato, che sarebbe stato anche ritenuto carino, gli occhi, verdi come degli smeraldi, luccicavano nella semi-oscurità del vagone, i capelli corvini, lunghi fin oltre le spalle, scalati. Non aveva ancora addosso la divisa della Casa. E, dopotutto, chi ce l’aveva?, non erano neanche passati venti minuti da quando erano partiti da King’s Cross.
Con un altro, doloroso e sofferto sospiro, mise la sua valigia, rigorosamente nera, sulla retina. La borsa a tracolla, nera, con sopra stampata la faccia di Jack Skeletron, conteneva la sua vita: l’i-pod, qualche libro, un quaderno e tante biro.
In un mondo in cui vivere si riduce ad apparire, io, e solo io, scavo nel profondo dell’anima di ciascuno degli esseri viventi per scoprire quali segreti nascondono, se dentro di loro c’è un’anima sì o no. Se soffrono, amano, appaiono, come tutti gli altri. Sono diversa. E non m’importa.Lanciò la borsa su uno dei due sedili vicino alla finestra e, sbuffando, sprofondò nell’altro. Per i primi dieci minuti guardò semplicemente fuori dalla finestra, con aria assorta, immersa nei suoi pensieri. Poi decise che era ora di cambiarsi. Allungò la mano verso la bacchetta e, pigra, borbottò un incantesimo, cambiandosi d’abito. Osservò lo stemma raffigurante un serpente cucito sulla divisa. Ovviamente, si rifiutava di mettere i golfini che facevano tanto Hogwarts o quelle camicie: semplicemente, sotto la divisa, aveva una maglia nera dei Nightwish, uno dei suoi gruppi babbani preferiti, raffigurante un angelo adagiato su una colonna. I jeans neri e le All Star nere. Si alzò le maniche della divisa, fino ai tre quarti del braccio e osservò le montagne di braccialetti.
Ognuno di essi per un ricordo, ognuno di essi narra una storia, insieme danno vita alla mia, di miserabile esistenza. E cos’è la vita se non il racconto di uno stolto? Forse, lo scritto di un uomo che magari stolto non è. Forse, solo un ubriaco che si diverte a giocare con le lettere.FINE FLASHBACKEra di nuovo stata soffocata dai ricordi. Manco fosse una vecchia, con anni e persone nella memoria. Di cui serbare il ricordo. Sospirò e chiuse gli occhi. Rimase qualche secondo così. Ferma. Immobile. Quasi morta. Poi si rialzò.
E’ ora di entrare in scena.Sometimes it's easy - Chapter 2;
Trucco pesante. Jeans neri. Maglia a maniche corte con stampato sopra l”hand-granade” dei Green Day. All Star nere. Il giubbotto in pelle. Bracciali con borchie e quant’altro.
Appena i suoi compagni bussarono alla porta uscì, e si diressero nell’ufficio del preside.
Già sulla scala a chiocciola sentirono una voce nuova. Si guardarono. Mani alle bacchette, pronti ad intervenire. Entrarono tutti insieme.
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Oh, eccovi.- Silente, come al solito, sorridente e cordiale.
Per quanto tempo ancora terrà quella maschera?-
Colgo l’occasione per presentarvi la nostra nuova professoressa di Difesa contro le Arti Oscure: Dolores Jane Umbridge.- la donna si alzò dalla sedia e squadrò i quattro Auror, soffermandosi su Alexandra che, spavalda, ricambiò l’occhiataccia con altrettanto veleno.
Rospa.Inaspettatamente, la Umbridge mise mano alla bacchetta e disse:
-
Albus, pensavo che tu fossi più attento.-
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Come?- Silente aveva perso d’un tratto la tranquillità e il sorriso
Con uno scatto felino, strano per una come lei, acchiappò Alexandra e le sollevò la manica sinistra del cappotto.
Silente guardò, per niente stupito, il Marchio Nero sull’avambraccio della ragazza.
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Ora potrebbe anche lasciarmi andare, sa?- disse furiosa, staccandosi dalla donna, che le faceva particolarmente ribrezzo
-
Cosa? Albus, l’hai visto pure tu: ha il Marchio!-
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Ma brava- Alexandra si mise ad applaudire ironicamente –
Le dice niente il fallimento del caso 666?-
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Un numero, un destino. Le identità dei partecipanti sono rimaste top secret. Quindi sei tu, eh?-
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Eh sì, credo proprio di sì.- stava iniziando a calmarsi, giusto poco poco, però.
In quel momento, entrò Lui. L’aria si fece più fredda. Il viso di Alexandra ebbe un momento d’indecisione, come se non sapesse se scappare, ucciderlo o nascondersi sotto la scrivania di Silente.
In un secondo, riacquistò la sua sicurezza, ma scordò di coprirsi l’avambraccio, che rimase così scoperto, agli occhi di tutti. Ai suoi occhi.
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Buongiorno Severus.-
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Buongiorno.- nemmeno la sua voce era cambiata, lo stesso tono, la stessa musicalità, la stessa ironia nascosta sotto un velo di cinismo e serietà.
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D’accordo, ora che ci siamo tutti puoi anche esporre le formazioni.-
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Bene.- si sedette su una poltrona di velluto, come se fosse a casa sua, ed accavallò le gambe, tranquillo. Con un colpo di bacchetta fece apparire nell’aria una riproduzione del castello di Hogwarts, realizzato con una sorta di fumo, che rendeva trasparenti le pareti.
Alexandra si mise a bucherellare le pareti che però subito si riformavano.
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Allora, all’arrivo degli studenti Keenan sarà con Hagrid e lo accompagnerà con i primini nell’attraversata del lago. Seth sarà alla stazione e ci rimarrà finchè tutti gli studenti non saranno saliti sulle carrozze, dopodiché salirà sul treno e controllerà che non ne sia rimasto nessuno. Alphonse, rimarrà al castello e controllerà a distanza i movimenti delle carrozze. Mustang invece…-
Ecco, il cognome. –
Seguirà i movimenti delle carrozze da vicino.-
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A piedi o devo portarmi dietro un pony?-
La voce è salita ed uscita da sola, lo giuro, io non c’entro niente!-
A piedi.- ripetè lui, senza nemmeno guardarla, e con un tono da “brutta-scema-ringrazia-che-ci-siano-testimoni”
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Oh certo, mi sembra ovvio. Mi hanno mandata qui per badare alle chiappe di duemila ragazzini scalmanati e poi mi dicono che devo scorrazzare dietro alle loro carrozze a piedi. Certo.- replicò lei con un tono da “se-dici-ancora-qualcosa-ti-crucio”
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E’ il suo lavoro.-
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Certo, infatti non mi sono mica lamentata: la mia era una semplice constatazione.- Keenan dovette posarle una mano sulla spalla per farla tacere
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D’accordo.- Silente non si era perso nemmeno una battuta –
I ragazzini scalmanati arriveranno domani pomeriggio. Fatevi trovare pronti.-
Alexandra si congedò con un borbottio che sembrava qualcosa tipo “Io sono nata pronta…”
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La sera era calata presto. E lei non aveva cenato. Era andata in riva al Lago. Come quella sera di tanti anni fa. Era seduta vicina all’acqua e guardava il riflesso della Luna. E, nuovamente, i ricordi affiorarono nitidi nella sua mente.
FLASHBACKFinalmente sera. Finalmente fuori. Un libro, la musica e il lago. Il momento preferito della sua giornata. Scese fino sulla riva del lago, camminando piano, assaporando ogni secondo.
Si avvicinò all’acqua e si sedette, la schiena appoggiata contro un tronco.
-Lumos.- e tutto divenne magico. Gli insetti, attratti dalla luce della bacchetta, si avvicinavano, riempendo la notte di ronzii. Aprì il libro e si mise a leggere.
Erano passati neanche dieci minuti, che sentì dei passi. Stizzita, riprese a leggere, cercando di ignorarli, chiaro indice della presenza di qualcuno.
Non al Lago, ti prego, non qui.E invece sembrava proprio che venissero verso di lei.
Sentì i passi avvicinarsi sempre di più, fino a fermarsi a mezzo metro da lei. Per tutto questo tempo, Alexandra non aveva alzato lo sguardo dal libro.
-
Cosa ci fa fuori a quest’ora?- aveva riconosciuto la voce del pipistrello, strano che non si fosse messo a gesticolare, come suo solito
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Leggo.-
-
Grazie, questo lo vedo.-
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So perfettamente che ora è. Come vede…- e alzò un braccio mostrando, fra la marea di bracciali, anche un orologio da polso digitale -
…non è ancora scattato il coprifuoco. Indi per cui, posso rimanere ancora qui.-
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Certo, il ragionamento non fa una piega.-
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Bene.-
Molto, molto, molto stizzita, la Serpeverde riprese la lettura del libro, che nuovamente interruppe quando sentì il pipistrello sedersi sulla riva, a qualche metro da lei, aprire un libro e leggere.
Oh, santo Mason, proprio qui doveva venire? Non si può dire che fosse una ragazza sociale, no quello no. Ma addirittura quello. Avrebbe voluto cacciare un urlo per sfogarsi, ma poi avrebbe dovuto spiegare all’uomo in nero il perché del momento di pazzia, allora preferì ricominciare a leggere, ignorandolo.
Poi però, non resistette. Attraverso i capelli lo osservò. Era seduto come lei, schiena appoggiata ad un tronco. Il libro, un tomo spesso, aperto sulle ginocchia, una cortina di capelli corvini tutt’attorno. La luce della luna e quella delle bacchette lo illuminava, dandogli un’aria arcana, misteriosa.
Scosse la testa.
Questo è troppo, sto vaneggiando. Quindi chiuse il libro con un botto.
FINE FLASHBACKMa adesso non sarebbe arrivato. Quei giorni erano passati da molto tempo, ormai. Niente più libri, niente più sogni, niente più speranze, niente più…
Cosa diavolo è questo rumore? Non saranno mica…passi?Decisa a non conversare con nessuno, Alexandra si alzò e, silenziosa come un gatto, si infilò in un cespuglio basso, proprio dietro all’albero a cui era appoggiata prima.
Trattenne il respiro quando una sagoma apparve in fondo al vialetto.
Il cuore le batteva sempre più forte. Il sangue le premeva nelle tempie.
Ma…
No, dannazione: è la rospa.La delusione si dipinse sul suo volto, anche se nessuno poteva vederla. E lei non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno a sé stessa. Di aver sperato, per qualche piccolo, infimo, misero (
Meraviglioso) minuto che non avesse perso quell’abitudine. Quel loro piccolo, intimo segreto.
Rituale. Tradizione.
Ma quanto sono stupida?La delusione brucia più delle lacrime non versate e delle parole taciute e mai dette.
Open Doors - Chapter 3;
Due ore dopo, camminava senza una meta per Hogwarts, evitando spiacevoli incontri. La mente era spenta, e gli unici pensieri che le passavano per la testa erano come un rumore di sottofondo a cui non si presta la minima attenzione.
Lo sguardo scorreva amorevolmente su ogni angolo del castello. Su ogni quadro, su ogni scala, su ogni porta. Tutto le ricordava tanti momenti felici. Non c’era spazio per quelli infelici.
Stava voltando un angolo quando pensò che magari era meglio legarsi i lacci delle scarpe prima di volare giù fino al primo piano.
Qualcuno però ebbe le bellissima idea di girare lo stesso angolo nella direzione inversa alla sua, proprio mentre legava i lacci.
Inutile dire che su un corridoio largo tre metri, questo qualcuno doveva proprio passare dove c’era lei.
Inutile dire anche che caddero l’uno addosso all’altro, lei sopra, il furbastro sotto.
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Ma che diavolo? Ti costava tanto guardare davanti a te mentre cammini? O eri tanto occupato ad osservare un maiale grosso quanto il livido che mi hai fatto sul culo volare sopra la tua testa?-
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Noto che i suoi insulti sono decisamente migliorati col tempo. Non in meglio, però.-
Il mondo le crollò addosso.
Quegli occhi.
Quei dannatissimi occhi.
Neri.Con un balzo felino si allontanò da Piton.
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Colpa sua che investe le persone che si fanno i fatti propri.-
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In mezzo al corridoio, chinata?-
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Mi stavo allacciando le scarpe per evitare una catastrofe naturale. Mi sembra una cosa normale. Per le persone come me. Immagino che lei preferisca volare giù dal settimo piano.- lo guardò malevola –
Certo, assolutamente normale, vero?- lui non rispose -
Sa cosa?- continuò lei avvicinandosi –
Potrebbe anche chiedermi scusa.-
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Anche questa è una cosa che fanno le persone normali come lei?- fece lui, ironico
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Certo.-
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Bene, allora non lo farò.-
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Bene.-
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Bene.-
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BENE!- e gli passò accanto, stando ben attenta a pestargli pesantemente un piede –
Oh perdindirindina, era il suo piede o era una pantegana?-
Lui non le rispose e riprese a camminare, ignorandola.
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Stupidi ragazzini scalmanati. Grazie al cielo non devo stare dietro ai primini. Li avrei affogati tutti. Oppure li avrei dati in pasto alla piovra, sbuffò
, povera, non mangia mai carne fresca.Il suo compito era tanto facile quanto noioso. Contava sette studenti e li sbatteva in una carrozza.
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E chissene frega di chi vuole stare con chi.- borbottò dopo aver chiuso (forse a chiave, non si ricordava già) sei Serpeverde dell’ultimo anno con un Grifondoro del secondo.
Finito il lavoro si voltò verso il castello e lanciò il segnale: scintille rosse. Alphonse le rispose quasi subito, e diede il permesso ai Thestral di partire.
Tre quarti d’ora dopo finalmente oltrepassavano le porte di Hogwarts.
Altro che pony, la prossima volta i ragazzini trainano le carrozze, i Thestral dentro le carrozze e io davanti al caminetto in camera.Con un colpo di bacchetta fece spalancare le porte delle carrozze e gli studenti –
ragazzini scalmantati- scesero come una mandria di bufali e si diressero nella Sala Grande.
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Come se non mangiassero da giorni, eh?- Alphonse le si era avvicinato
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Come se avessero bisogno di mangiare e riposarsi dopo più di due ore di viaggio.-
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Ultimamente sei più cinica, è successo qualcosa?-
Lei si voltò a guardarlo.
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No, assolutamente niente.- e si diresse verso il portone della Sala Grande.
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-
Allora,- fece a Seth e a Keenan, che erano arrivati già da un po’ –
Si mangia?-
-
Prima devono smistare i primini...-
-
Ambarabaciccicoccò.-
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...col cappello.-
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La mia era un’affermazione.-
Silente stava presentando agli studenti la Umbridge che, come avevano scommesso Seth e Alphonse, aveva fatto la sua entrata in stile. Mentre Alexandra, da fuori dalla Sala, le faceva la linguaccia. A breve sarebbe stato il loro turno.
-
Dopo gli avvenimenti dell’anno scorso- Silente, come al solito, tranquillo e sorridente-
abbiamo richiesto al Ministero una scorta d’eccellenza per tutti voi studenti. Quindi, sono stati mandati quattro Auror per controllarvi. Prego, entrate.- e con un suo cenno il portone si spalancò.
Tutti gli studenti, nessuno escluso e tutti compresi, si voltarono a guardare, incuriositi.
Alexandra, fregandosene dei suoi compagni, avanzò per prima. Da sola. Lungo la navata. Poco dopo sentì anche i passi degli altri che la seguivano.
Arrivati davanti al tavolo degli insegnanti si voltarono verso il loro pubblico.
Ragazzini assatanati.Alexandra tirò fuori la bacchetta e, puntandosela sul collo, disse:
-
Sonorus.- in modo che la sua voce fosse sentita da tutti.
Gli altri tre Auror si guardarono straniti.
-
Bene, bene. Buonasera ragazzi.- le rispose un coretto smorto di una decina di persone –
Uhuh, ho detto: BUONASERA, ragazzi.- come d’un tratto tutti si svegliarono e risposero prontamente, formando un coro soddisfacente –
D’accordo. Ci siamo svegliati, eh?- i professori si guardavano straniti, scandalizzati e alcuni, fra i quali Hagrid che non finiva di ridere, anche divertiti –
Allora, vi parlerò da pari a pari, con parole terra a terra, in modo da farmi capire. Io e i miei compagni siamo qui solo per parare il culo a voi.- Hagrid cadde dalla sedia –
Abbiamo scollato i deretani dalla nostra sedia nel Ministero, abbiamo lasciato la famiglia a casa abbiamo fatto armi e bagagli e siamo venuti qui. Solo per parare il culo a voi.- Vitious si alzò e cercò di far raddrizzare il mezzo-gigante –
Le regole le sapete, Silente ve le ripete tutti i santi anni. Quindi,- si schiarì la voce –
VEDETE DI SEGUIRLE. Non sono ammesse uscite oltre il coprifuoco, non sono ammessi incantesimi e/o duelli nei corridoi della scuola. Se proprio volete ammazzarvi, fatelo lontano dalla scuola, magari nella Foresta Proibita.- guardò gli studenti, stupiti –
O, se volete un consiglio personale, potete avvelenarvi durante le ore di Pozioni. Dubito che il vostro professore se ne accorgerebbe. In ogni caso, noi Auror dobbiamo fare il nostro lavoro. Chiunque becchiamo, che stia trasgredendo alle regole, verrà severamente punito. Tanto più che ho scoperto che Hogwarts ha una sala torture, ora potrò esprimere la mia creatività nelle punizioni.- scrocchiò le dita –
Questo, non perché sono assetata del vostro sangue, ma semplicemente perché questo è un periodo pericoloso. E, fra la sottoscritta con le sue punizioni e Colui-che-non-deve-essere-nominato e i suoi Mangiamorte, io sono il male minore. Come Scilla per Ulisse, spero che sappiate chi sia costui. Scilla, come me, semplicemente stacca la testa ad alcuni compagni dell’eroe, Cariddi li uccide tutti. Grazie dell’attenzione, buona cena a tutti. Finite Incantatem.- e la sua voce tornò normale.
Ci fu un minuto di silenzio attonito, poi scrosciarono gli applausi.
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Inutile dire che hai fatto contenti gli studenti e scioccati i profi, vero?-
-
Inutile dire che l'ho fatto apposta, vero?- replicò lei a Keenan, facendogli il verso
Un inchino, Damn x3