Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Come pioggia d' estate

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Redshine
view post Posted on 21/6/2009, 11:58




Da pazza quale io sono ho deciso di iniziare una nuova fic mentre ne ho già una in corso. :wacko: Il fatto è che ho letto recentemente un bellissimo libro che mi ha dato l' ispirazione per questa storia, forse non originalissima <_< E va bè!!!
i primi due capitoli sono una semplice introduzione, una presentazione del personaggio che sembra non c' entrare un tubo con HP :huh:
Si insomma ci vorrà un pò di pazienza!!! :X_X:
Sono graditi commenti anche negativi, ma spero vi piaccia!!!
Buona lettura

CAPITOLO 1: Una Grace qualunque ovvero tutto si trasforma


Mi chiamo Amaya James-Cooper. Si lo so, è una nome bizzarro, purtroppo non ci posso fare nulla, sono stata battezzata così. Prima di soddisfare insani desideri di originalità, i genitori, dovrebbero ricordare che i loro pargoli saranno costretti a tenersi quel nome per tutta la vita. Quei teneri frugoletti profumati, cresceranno e dovranno affrontare la più terribile delle prove: la scuola. Ora, non fraintendetemi, amo il mio nome, ma se fossi stata una Grace qualunque probabilmente mi sarei risparmiata anni di sfottò. Mamma mi spiegò che Amaya è un nome di origini giapponesi, che significa “valle della poggia”, o qualcosa del genere, e lo scelse perché il giorno in cui sono stata concepita pioveva di brutto. So per certo che mia madre rimase incinta in Inghilterra, dove i temporali sono all’ ordine del giorno, ma non ebbi mai il coraggio di farglielo notare, perché tutte le volte che raccontava quella storia il suo volto risplendeva di felicità
“Erano i primi di maggio, ed insieme alla primavera sei arrivata tu”
Da notare che Maia, nome che ha un’ assonanza impressionante col mio, è la dea romana della primavera. Che cosa romantica. Già,tutto molto suggestivo, ma non abbastanza per trattenere il vigliacco che avrebbe dovuto farmi da padre. Lui ha abbandonato mia madre incinta, perciò non l’ ho mai conosciuto.
In realtà questo non lo so, lei non è mai stata chiara a riguardo, ma per me è più facile così: posso scaricare tutta la mia rabbia su uno sconosciuto. Mi rendo conto che è sbagliato ed infantile, soprattutto perché mamma non ha mai mostrato nessun tipo di risentimento nei confronti di quell’ uomo, ma non posso farci niente, io lo odio!!!
Avrei preferito essere una Grace qualunque ed avere un Padre.
Amaya James-Cooper, è una mocciosa di quattordici anni che si appresta a scrivere un diario, per motivi ignoti anche a se stessa. Tempo fa mi ero ripromessa di non farlo MAI, perché lo trovo stupido. Mi spiego: quella cosa della scrittura come forma di terapia è una balla colossale, casomai la lettura può esserlo, ma questa è un’ altra storia. Se ho un problema tento di affrontarlo, non mi chiudo in camera mia a riversare i miei turbamenti su un pezzo di carta, perché tanto “lui” non ti può aiutare. Eppure c’ è gente che si ostina a “parlare” con loro come se fossero coscienti, insomma è da stupidi, mentre io sono una ragazza molto intelligente. Davvero, lo sono, di sicuro in confronto ai ragazzi della mia età c’ è un abisso. Ostentare una fasulla umiltà non mi interessa, perciò, visto che ho capito da un pezzo di essere tendenzialmente superba, lo dico senza farmi nessun problema: sono dotata punto e basta. Quindi, perché sminuirmi? Abbassarmi a queste mediocrità adolescenziali? Perché scrivere un diario, come una Grace qualunque? Non lo so. Ho voglia di scrivere, e lo faccia senza nessuna pretesa. Sono le sei di una normalissima domenica, e se guardo fuori dalla finestra vedo l’ alba sullo Skyline di New York. È fantastico, non ho MAI visto un panorama più bello. Ecco vedete?!? È questo il problema. Noi pronunciamo la parola MAI di continuo, senza renderci conto della sua vera potenza. ( “non scriverò mai un diario” ,“non voglio vederti mai più”, “non conoscerò mai mio padre” etc. etc.) Dovremmo essere più cauti, perché il mai è il contrario del sempre, sono speculari, sono come due facce della stessa medaglia. Pensateci bene, noi umani siamo piccolissimi esseri destinati alla morte, siamo finiti, limitati. Coscienti di questa limitatezza ci siamo inventati il tempo, perché non riusciamo a concepire il concetto di infinito, sia dal punto di vista temporale, che dal punto di vista spaziale. Ad esempio, dire che l’ universo è infinito non ha nessun senso per noi, che al massimo possiamo immaginarci uno spazio grandissimo o un periodo di tempo molto lungo. Di conseguenza, anche il “per sempre” non ha senso, esiste solo il “per tutta la vita”. Mia madre era talmente terrorizzata da questi concetti, che aveva elaborato un metodo tutto suo per sfuggirvi. Si muoveva insieme al vento. Letteralmente. Diceva sempre che mettere le radici in un posto le dava la sensazione di invecchiare più in fretta, di conseguenza, mi costringeva a continui traslochi. Una mattina mi svegliavo e trovavo tutte le cose impacchettate in macchina.
“Tesoro, ci spostiamo è cambiato il vento”
Mi infagottava nel capottino rosso e partivamo. Ho quattordici anni e ho vissuto praticamente dappertutto. Nata a Boston, cresciuta ovunque, Florida, Seattle, New Orleans, Chicago, Nord Dakota (o era il Sud?), in una fattoria in mezzo al niente, forse nell’ Iowa...sempre in un fuga, sempre a nascondersi, sempre alla ricerca di qualcosa...
Sinceramente, a me tutto questo non piaceva per niente, una bambina ha bisogno di stabilità, di certezze, cose che mia madre non era in grado di darmi. Ovvio che l’ amavo, ma non la capivo, e non ci riesco tutt’ ora, una cosa che mi fa impazzire dal dolore. Le ho chiesto più volte spiegazioni; ma lei rispondeva sempre allo stesso modo:
“Tutto a suo tempo”
Era la sua frase preferita, la usava anche per evitare l’ argomento papà. Ironia della sorte lei di tempo non ne ha avuto. Non si sfugge dalla falce della morte, lei ti trova sempre. Mia madre aveva 27 anni quando l’ ha incontrata. Io invece ne avevo 7. Stavamo a San Francisco, una città che piaceva ad entrambe, perché offriva una sacco di possibilità, e lei era riuscita, finalmente, a realizzare il suo sogno, lavorare in una pasticceria. Un giorno, mentre faceva la spesa, svenne, sembrava un semplice calo di zuccheri, ma le analisi mostrarono un verdetto diverso e raccapricciante: leucemia. Dopo sei mesi non c’ era più, giusto il tempo per assimilare la gravità della situazione. Il 21 marzo del 1987 rimasi sola. Sapete, è bizzarro, mi sono resa conto da poco che mia madre mi ha messa al mondo molto giovane.
Da bambini le persone sono divise in tre categorie: i piccoli come te, i grandi e i vecchi. Normalmente la categoria grandi è quella più ampia, che abbraccia una gran varietà di età. Tra questi ci sono i genitori, che sono adulti, niente di più, poi cresci anche tu e le differenze si fanno lampanti. Bé, era meglio non acquisirla questa consapevolezza, perché ora so soltanto che a ventisette anni dovresti avere praticamente tutta la vita davanti.
Vi risparmierò tutto il discorso sul Carpe Diam perché è abusato, si sa che la vita è un istante, più difficile è davvero affrontarla come tale, però voglio mettervi in guardia dal MAI.
Io l’ ho provato solo un volta nella mia vita (non vedrò mai più mia mamma) ed è terribile
Il mio nome Amaya James-Cooper, ho quattordici anni e sono una ragazza orfana che vive a New York, la grande mela, l’ ombelico del mondo o come diavolo preferita chiamarla. Vivo in questa città da quattro anni e secondo i canoni della società occidentale dovrei ritenermi fortunata. In parte effettivamente lo sono, perché dopo la morte della mamma ho dovuto aspettare “solo” tre anni per essere adottata. Purtroppo il meccanismo delle adozioni è lento e spesso fallimentare, la burocrazia spadroneggia e chi se ne frega se i bambini crescono nel grigiore degli orfanotrofi?!?
Molti vi rimangono fino alla maggiore età, momento in cui sono costretti a sloggiare ed andare incontro ad un futuro buio. Ci sono stata quasi un anno, ed è questo quello che ho visto, il mondo ancora fermo ai tempi di Charles Dickens. In seguito a quel 21 marzo, sono stata sballottata, fra luoghi come questi e diverse famiglie, in affidamento.
Come mi sono sentita? Non me lo ricordo. Questo mi rende veramente triste, ma non mi ricordo il dolore per la morte di mia madre. Mi spiego, se ci penso, al momento sto male, ma sono le sensazioni che provo ora, quelle provate allora non riesco a ricordarle. Lo smarrimento e il vuoto subito dopo la perdita è ancora vivo in me, sono i tre anni successivi che mi appaiano confusi.
È come se il cervello avesse messo in atto un meccanismo protettivo, so che a volte succede, anestetizza il dolore non facendomelo ricordare, sicuramente c’ è ancora da qualche parte, (nel mio Es direbbe Freud) ma non riesco a trovarlo. So solo che per un lungo periodo non ho parlato. So che è accudo qualcosa di strano.
È come se l’ avessi tradita, anche perché, per quanto mi sforzi, sto cominciando a dimenticarla.
È atroce. Il suo volto inizia ad apparirmi sfocato...Dio... non voglio pensarci!!
Comunque, eccovi spiegato il motivo del mio doppio cognome: volevo mantenere anche il cognome di mia madre, non ammettevo rifiuti, e i Cooper si sono dovuti piegare alla mia volontà.
Non sono aristocratica, ne sposata (BLEAH!!!) solo orfana.
Grattano alla porta: è Benj, il gatto di famiglia, probabilmente l’ esemplare più obeso del mondo. La palla di pelo e grasso si è persa, di solito la mattina va a svegliare il padrone di casa e ha sbagliato stanza. Poveretto!! C’è da capirlo!! Vecchio e ormai cieco, in una casa di 500 metri quadrati dev’ essere dura arrivare alla giusta destinazione.
Edgar l’ ha chiamato così in onore di Benjamin Franklin, il padre costituente, è mai possibile?!? Io lo trovo un sacrilego, soprattutto in quanto “servitore del popolo americano”, come lui ama definirsi, che tradotto nella nostra lingua, significa membro del Congresso.
Ah, nel caso non si fosse capito: sono stata adottata da una famiglia ricca, il che permette alla gente di elaborare un equazione semplice semplice
ORFANA + ADOZIONE da PARTE di STRA RICCA FAMIGLIA BORGHESE = FORTUNA
Giusto?!? Giustissimo per i canoni dell’ ipocrita società in cui vivo
Forse la mia presuntuosa professoressa di Inglese ha ragione, dovrò essere grata ai Cooper fino alla fine dei mie giorni.
Allora, partiamo dal presupposto che, secondo me, l’ altruismo “puro” non esiste, ma esistono solo azioni che finiscono col fare del bene. Se decido di dedicare la mia vita ad aiutare i più sfortunati (termine orribile che usano i ricchi snob dell’ Upper West Side), lo faccio innanzitutto perché voglio soddisfare un mio bisogno, quello di aiutare, solo di conseguenza quest’ azione porta benefici agli altri. Certo, sempre meglio che fare il trafficante d’ armi, ma il gesto nasconde un fondo di egoismo, cioè la soddisfazione del mio bisogno. È ovvio che sono grata ai Cooper per quello che hanno fatto, però la loro ricchezza non mi impedisce di essere potenzialmente infelice.
Bè, questa spiegazione non è piaciuta alla vecchia megera, che mi ha messa in punizione. E dire che c’ ero andata leggera, chissà che sarebbe successo se le avessi rivelato i miei dubbi più profondi?
Sono dell’ idea che abbiano deciso di adottare un bimbo solo perché la carità ultimamente va di moda. Ok, magari sto esagerando, loro ce l’ hanno davvero messa tutta per farmi sentire parte della famiglia, ma io non riesco ad integrarmi del tutto, mi sento sempre un po’ ai margini. Probabilmente se fossi stata adottata appena nata sarei diventata come loro...e Dio me ne scampi!!
Comunque, la gente che fa quell’ operazione sopracitata, omette volontariamente dei fattori.
Siamo una famiglia di quattro persone che vive in una casa di 500 mq, terribile, se si pensa a tutte quelle che non hanno nemmeno un alloggio decente!! Edgar, come vi ho già detto, è il capofamiglia, eletto al Senato, alle scorse elezioni, prima era Governatore dello Stato. Come tutti i suo avi ha frequentato Princeton, è figlio di uno uomo ricco e potente, che a sua volta era figlio di un padre ricco e potente, e così via fino alla notte dei tempi, è stato educato per diventare quello che è. Intimamente convinto di essere un liberale sensibile ai problemi della classe lavoratrice, non ha la più pallida idea di quale sia il nome di battessimo di miss. Suarez, la sua domestica da vent’ anni.
Marine, sua moglie, ha una storia identica, perciò poco degna di nota. Quello che fa è un grosso mistero per me, cioè lo so di che si occupa, il problema è capirne l’ utilità. Organizza brunch, serata di gala per beneficenza, cene, mostre e cose simili. Ha studiato arte all’ università, e sono anni che tenta di convincere Edgar a sostenere il suo progetto: aprire una galleria d’ arte. Sapete, non fare nulla tutto il giorno può rivelarsi noioso.
Josephine/Joey/La Piaga è la loro figlia naturale, un’ oca anoressica di diciotto anni, la cui più grande aspirazione è possedere tutte le borse prodotte da Luis Vuitton. Queste frivolezze le comprendo, perché in fondo, chi più chi meno, siamo tutti schiavi della moda. Il mio feticcio sono le scarpe Converse, se apriste il mio armadio ne trovereste una ventina di modelli di colori diversi. Quello che proprio non capisco, è il senso del possesso. La Piaga è convinta che possedere sia la cosa più meravigliosa del mondo, è stata educata a pretendere, non a lottare per realizzare i suoi scopi, due comportamenti ben diversi. Se l’ è spassata con tutti i rampolli newyorkesi, convinta che questo trasformi gli uomini in una sua proprietà, e forse in questo caso non ha tutti i torti. Fra qualche anno si sposerà con uno a caso di questi rampolli, che poi la tradirà con una ragazzina,e lei,sola e trascurata, si consolerà ingurgitando spasmodiche quantità di Prozac, sfogando tutte le sue frustrazione sulla figlia. Joey è la mia disperazione, fa di tutti per irritarmi, e purtroppo ci riesce benissimo. Joey è anche la mia più grande delusione, inizialmente sembrava così amabile e ben disposta nei miei confronti, da rendermi felice. Mi ricordo di aver pensato che una sorella era proprio quello di cui avevo bisogno. E’ andata in modo diverso: nessuna della due si sente sorella dell’ altra. Perché?!? Un'altra domanda a cui non sono in grado di rispondere, ma non gliene faccio una colpa.
Oltre a questo stereotipo da film adolescenziale, i Cooper hanno un altro figlio: Logan. Lui è il componente della famiglia che preferisco, lo apprezzo perché sembra soddisfatto della sua vita e per questo non recita nessuna parte. Logan è se stesso e basta, un’ anima straordinariamente intatta. Fregandosene della tradizione di famiglia si è iscritto ad Harvard, dove studia medicina con ottimi risultati. Sono contenta per lui, ma ammetto che la sua compagnia mi manca da morire. Con il passare del tempo abbiamo stabilito un profondo legame mentale, nonostante caratterialmente siamo agli antipodi, lui non mi giudica, e accetta tranquillamente le mie cosiddette “stranezze”.
Sono Amalya James-Cooper, figlia adottiva di una coppia di ricconi americani e quattordicenne complessata.
Sono complessata perché mi nascondo, perché per mia natura sono una persona introversa e amante del silenzio, perché disprezzo il mondo patinato in cui sono stata trascinata, e (peccato mortale) alle feste mondane preferisco un buon libro. Orribile, vero?? Da una ragazzina nella mia situazione ci si aspettano comportamenti diversi, e verrebbe da pensare che sarebbe più facile adattarsi ai desideri altrui. Bhè nient’ affatto!! Bisogna darsi da fare. Sappiate che essere un perfetto esemplare di ragazza dell’ Upper West Side è molto più dura di quanto sembri. Anzitutto devi ottenere degli ottimi risultati scolastici senza studiare troppo, perché devi anche divertirti, partecipare a tutti gli eventi (almeno 3 a settimana) ma non eccedere, perché altrimenti sembri una party-dipendente, è necessario saper colloquiare, moderatamente, però, niente cicaleccio esagerati qui...per non parlare degli abiti da indossare, il portamento, il modo giusto di ridere...no grazie. Non voglio. O meglio non ci riesco. Mi unisco a questo sfolgorante e sofisticato ambiente, forzatamente, senza mai riuscire ad amalgamarmi, come una goccia d’ olio nell’ acqua. Brutto paragone, ma che rende l’ idea, in quelle circostanze la mia estraneità è palese.
Come vi ho già detto, adoro leggere, in realtà è qualcosa di più una passione, è una risorsa, è la mia ancora di salvezza.
La lettura e l’ arte, in ogni sua forma. Quando sono particolarmente demoralizzata mi rifugio al MoMA che secondo me è il luogo più bello della città, alla biglietteria ormai mi conoscono, e mi fanno entrare di straforo. Scelgo un quadro a caso, mi siedo sulla poltrona più vicina e leggo, per ore. Leggo di tutto, dai manga alla Critica della Ragion Pura di Kant.
Fra l’ altro, al bar del museo fanno il miglior cappuccino italiano di New York.
Forse hanno ragione a dire che sono strana, nessun essere umano sano di mente leggerebbe un tratto di filosofia come quello, almeno non di sua spontanea volontà. Vero, è una noia mortale, ma sono smaniosa di conoscenza.
Mi piace imparare, ed è per questa ragione che Marine tenta da anni di portarmi dallo strizzacervelli, convinta che io sia chissà quale caso clinico. In realtà, molto più semplicemente, mi isolo per non dover ascoltare le loro idiozie.
Poi c’è la questione estetica, il mio stile è considerato inconsueto, ma fortunatamente questo non è motivo di particolari lamentele. “Alla sua età è normale esprime la propria personalità tramite il vestiario, è una forma di ribellione che passerà con la crescita” dice Marine dall’ alto della sua saggezza, guardandomi come se avessi il virus del rivoluzionario.
Quante baggianate!!! È ovvio che i vestiti esprimono la personalità di chi li indossa, in fin dei conti sono soltanto pezzi di stoffa, ma io non sono un sans-culotte del XX secolo, io non voglio lottare contro un bel niente, al massimo esagero quel che basta per farli incazzare. Nessun mondo di Narnia nascosto nel mio armadio, gli abiti sono solo abiti, scelti perché mi piacciono e mi stanno bene. Se compro nei mercatini è perché considero un crimine contro l’ umanità spendere 300$ per un t-shirt.
A questo punto il mio problema è capire a quale mondo appartengo. Sebbene mia madre fosse un po’ pazza, era una persona sincera, con un sorriso dolce e contagioso che trasmetteva calore. Ho vissuto per anni della mia vita in un moto continuo, sperimentando, cercando, incontrando persone diverse. Ho vissuto ai limiti della miseria, ma ero felice, questo me lo ricordo bene. Ed ora, eccomi qui, immersa senza soluzioni di continuità in una cultura totalmente diversa, in un mondo ricco, gerarchizzato e immobile. Qui vedo solo facce costruite dai migliori chirurghi estetici, volti falsi e tutti uguali.
Mi sento spezzata a metà, non so dove sono, ed è un po’ come non esistere. Come riuscire a condensare due situazioni incompatibili?!?
Ed il pensiero corre di nuovo a lei, che aveva l’ abitudine di spiazzarmi con le sue incomprensibili frasi
“Niente si crea, niente si distrugge, ma tutto si trasforma”
Principio basilare del buddismo...difficile capirlo razionalmente
Mi chiamo Amaya, “valle della pioggia”, mai nome fu più appropriato

“Vedere il mondo in un granello di sabbia
e il cielo in un fiore di campo,
tenere l’infinito nel palmo della tua mano,
e l’eternità in un’ora”.
William Blake

 
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•Joy;
view post Posted on 21/6/2009, 17:20




Interessantissimo inizio davvero...bella!! :OO:
 
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snapEly
view post Posted on 21/6/2009, 20:06




mi piace!
scrivi molto bene e sono curiosa di sapere come la protagonista avrà a che fare con il mondo della magia.
Quando aggiorni?

p.s. Chocolat! la mamma vagabonda, il cappottino rosso, il vento che cambia... è quello il libro che hai letto?
 
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Redshine
view post Posted on 24/6/2009, 18:33




Eh si è ispirata a Chocalat quella parte!!
(ahhhhh Depp :sbav: :sbav: :sbav: )
ma l' idea per la fic mi è venuta leggendo "L' eleganza del Riccio" che è un libro veramente bello.
Grazie a chi a commentato e a chi ha letto questo primo capitolo!!!
kiss


CAPITOLO 2: Specchi in frantumi

Sarò sincera, non potevo trovare il momento migliore per iniziare a scrivere un diario. Oggi sono accadute cose davvero interessanti. Dico, oggettivamente interessanti, non cose del tipo “la mamma mi ha finalmente comprato quelle scarpe di Manolo Blahnik che desideravo da mesi!!!”
Quando stamattina sono entrata in sala da pranzo, ancora in stato comatoso post-sonno, ho trovato Edgar e Marine che discutevano. Non che sia una novità, discutono dello stesso argomento da due mesi ormai, cioè da quando si sono resi conto che la loro figlia maggiore è una cretina. Le sue domande d’ ammissione al college sono state tutte rifiutate. Princeton, Harvard, Yale, l’ U.C.L.A., e la Columbia University, l’ hanno gentilmente scartata, se ci pensate bene è un’ impresa nient’ affatto facile. Non vi nasconderò che la cosa mi procura un perverso piacere, ma preferisco che il suo posto venga occupato da una ragazza/o a cui interessa davvero frequentare il college.
Per accedere alle migliori università di questo paese devi essere, si, benestante, ma devi anche essere preparato, perché di ricchi ce n’è una marea.
“Per quanto mi riguarda Edgar, potrebbe anche frequentare un’ università pubblica, quello che mi preoccupa è la sua mancanza di interesse, capisci?!? È apatica, è come se...”
“ vivesse nella totale inconsapevolezza di se stessa e dell’ universo che la circonda?!?” concludo per lei
“Oh ciao tesoro, dormito bene?”
“No” rispondo piatta afferrando il New York Times e versandomi una mega tazza di caffè nero. Prima di nascondermi dietro al giornale la vedo fare una smorfia di disapprovazione nei confronti del mio abbigliamento, ma, in quanto madre che-lascia-i-propri–figli-liberi-di-esprimersi non dice nulla. Sarà per il bracciale borchiato o per il pizzo rosso degli autoreggenti che si intravede quando accavallo le gambe?!? Ah scusate, ma vado proprio fiera della mie gambe!! Lunghe, dritte e toniche, insomma, sono la parte del mio corpo che preferisco, insieme al sedere!!! Per questo prediligo le gonne corte, o i pantaloni molto stretti. Questa mattina ho scelto lo stile “divisa scolastica” (mini gonnellina a balze nera, camicetta bianca, cravattina a scacchi e converse rosse), e come tutte le mattine stavo controllando l’ effetto finale davanti allo specchio, quando è successo l’ evento paranormale n.1. Non saprei come definirlo altrimenti.
Dicevo, mi stavo sistemando, quando ho compiuto un movimento istintivo: ho scostato i capelli dal viso. Peccato che fosse del tutto inutile, visto che li ho tagliati corti da poco, ma quello era un gesto che compivo così spesso, e in modo così particolare, che l’ abitudine mi è rimasta. Odio i miei capelli con la stessa intensità con cui amo le mie gambe, sono scuri e dritti come spaghetti, e, purtroppo, tendono a sporcarsi con estrema facilità. Li ho tagliati perché così è più facile gestirli, ma se non voglio cha sembrino unticci, rimango ugualmente costretta a lavarli anche due volte al giorno. La mamma aveva dei bellissimi capelli biondi e setosi...grazie a te anonimo spermatozoo che mi hai creata!!!
E’ stato allora che ho guardato disgustata la mia immagine riflessa e ho alzato un sopracciglio, quando sono scocciato o sorpresa lo faccio sempre.
Eccolo. Di nuovo. L’ anonimo spermatozoo. Il mio sguardo è lo stesso sguardo di quell’ uomo. Io somiglio a quell’ essere umano molto più di quanto vorrei. Per quanto i ricordi sbiadiscano, so che mamma non ha mai guardato nessuno così, lei avevi occhi color nocciola, occhi caldi e pieni d’ amore, come il suo sorriso. Lo so perché ci sono troppo cose che non combaciano. Nello specchio vedo una spilungona di un metro e 72 centimetri, magra e con un seno piccolo, ma rotondo e ben formato. Vedo una ragazza dalla pelle lunare, con gli occhi e i capelli scuri. Ho il viso di mia madre, ma gli occhi, gli occhi sono di mio padre (biologicamente parlando s’ intende). Sono occhi neri, impenetrabili come una notte senza stelle. I pochi amici che ho dicono sempre che il mio sguardo a volte sa essere terrorizzante.
Se mi avesse lasciato solo questo non ne farei un dramma, ma sono certa di avere in comune con lui qualcosa di molto più...intimo....a partire dalla mia natura più profonda. Hazel James era una donna estroversa, gentile e allegra, io Amaya James, non le somiglio.
Io non voglio condividere niente con te, maledetto schifoso!!! questo ho pensato...la rabbia scorreva nelle mie vene...e...lo specchio si è rotto!! Non incrinato, ma rotto in mille pezzi, come se gli avessi scagliato contro qualcosa di pesante. Scioccamente, ho subito pensato hai sette anni di sfiga, c’ ho messo un po’ a rendermi conto che è impossibile che uno specchio si rompa a quel modo, senza nemmeno essere toccato. Insomma, va oltre ogni legge della fisica!!!Ero così sconvolta che non ho detto niente a nessuno, il rumore si è perduto nella grandezza della casa, ho deciso di rimandare le spiegazioni a questo pomeriggio, darò il tempo a Miss. Suarez di accorgersene e a me stessa di elaborare una scusa plausibile.
“Ciao nevrotica!! Oh ma come sei elegante stamattina!! Hai un appuntamento?!?” dice Joey comparendo dal nulla
“Buongiorno, lo vuoi un po’ di bacon?!?”
Lei mi ha scoccato uno sguardo omicida ed ha iniziato a sproloquiare con Marine. Ah ah!! Uno a zero per me, oca!!!Si da il caso che io abbia la grande fortuna di poter assumere tutti i grassi saturi che voglio senza ingrassare. Joey invece è costretta a pesare il cibo (da che mi ricordi l’ ha sempre fatto) per entrare nella sua preziosa taglia 42.Capisco che convivere con l’ immagine della donna che la società ci propone è difficile, ma fra una buona pietanza e il malumore della fame, io scelgo la prima. Golosa come sono non riuscirei proprio a rinunciare al cioccolato fondente!!!
Come tutte le mattine ho raggiunto la scuola con lo skate, è soltanto a cinque isolati da casa, ma, ovviamente La Piaga costringe, Frank, a portarla sin li in auto, perché arrivare con l’ autista fa figo, sorvoliamo. Entrambe frequentiamo la Costance Billiard School, una prestigiosa scuola privata la cui retta mensile è più alta dell’ intero stipendio di un operaio, stipendio annuale. L’ assurdità di questo mondo raggiunge il suo culmine quando si tratta d’ istruzione, per dire, alla Costance, anche se tecnicamente ragazzi e ragazze frequentano la stessa scuola, abbiamo classi separate, cosicché l’ istituto risulta diviso in due parti: la St.Jude’ s School per i ragazzi e la Costance Billiard School per noi ragazze, ma esistono comunque spazi in comune. Nessuno sa il perché, e soprattutto nessuno se lo chiede; prima regola: mai fare domande.
Comunque, ho passato tutta la prima parte della mattina guardando fuori dalla finestra, pensando al mio dannato specchio suicida, fino alla venuta dell’ evento paranormale n. 2. La quarta ora del lunedì è storia, che sarebbe una delle mie materie preferite, se non venisse insegnata da un reazionario imbecille che risponde al nome di Harvey Simpson. Quest’ omino grassoccio e pelato, assomiglia in maniera impressionante al più famoso H. Simpson giallo, e mi odia a tal punto da avermi appena rifilato una C meno meno meno. Allora, intanto, tutti i professori che aggiungono tre meno ad un giudizio dovrebbero essere licenziati in tronco, perché non hanno nessun senso, in secondo luogo, questo voto non me lo meritavo.
Questa volta non è la presunzione a parlare, ma l’ evidenza dei fatti: ho praticamente svuotato la New York Public Library per fare questa ricerca. Ho chiesto spiegazioni, io la prima regola non l’ ho mai rispettata.
“Miss Cooper, l’ elaborato doveva vertere su un tema specifico, che lei ha volontariamente ignorato”
“Anzitutto vorrei ricordarle che il mio cognome è James-Cooper, inoltre, se lei avesse letto attentamente la mia ricerca, si sarebbe accorto che io non ho ignorato un bel niente, semplicemente ho smentito la sua tesi, e l’ ho fatto come si deve, riportando esempi, fatti storici e citando diversi autorevoli ricercatori.”
“Sta per caso insinuando di saperne più di me, Miss Cooper?!?”
“J.A.M.E.S-C.O.O.P.E.R. Professore. Non sto insinuando nulla signore, semplicemente trovo che i Padri Pellegrini non abbiano agevolato per nulla lo sviluppo della civiltà indigena, anzi trovo sbagliato lo stesso concetto di sottosviluppo.
È un idea retrograda e superata da anni, ed in queste pagine l’ ho dimostrato!!”
“Signorina Cooper, per questa inammissibile mancanza di rispetto si è guadagnata un’ altra punizione!!”
A quel punto non c’ ho più visto, sono scattata in piedi, come un’ invasata
“Ti ho detto che mi chiamo James- Cooper!! Lo fai di proposito o sei duro d’orecchi?!?” ho urlato
“Tu per me sei solo Cooper, ragazzina!! Non sperare d’ incantarmi con la storia della povera mamma morta, perché non funziona, tu dovresti essere fiera di essere stata scelta dai Cooper, impara a rispettare loro e me!!”
Mentre diceva quelle parole era paonazzo e sputacchiava, causando lo strillo disgustato della ragazza seduta al primo banco. Ho desiderato di fargli del male, davvero, volevo solo che si sentisse umiliato quanto me...bé qualcuno mi ha ascoltata, perché in quel preciso istante gli sono caduti i pantaloni e H. Simpson ha mostrato i suoi slip marroni a 15 ragazze, che hanno preso ad urlare contemporaneamente. Tutte tranne me. Lo so che è impossibile, ma i pantaloni non sono scivolati, piuttosto direi che la cintura si è slacciata da sola, come se una mano invisibile volesse intenzionalmente lasciarlo in mutande...un’ umiliazione perfetta, no?!? Il delirio che ne è seguito ve lo lascio immaginare, il professore mi ha accusata di essere la responsabile di quello spiacevole incidente, e, se non fosse stata per il preside, attirato in classe dagli starnazzi delle mie compagne, avrebbe proceduto con la sospensione. Decisa ad evitare tutti, durante la pausa pranzo sono salita in terrazzo, dove ho trovato Justin, che fumava di nascosto, appoggiato alla balaustra.
“Ciao piccola” mi saluta sempre così
“Ciao”
“Senti Amaya, devi smetterla di vestirti in modo così sexy, qualcuno potrebbe farsi strane idea!!”
“Tipo tu?!?” dico ridacchiando
“Ti assicuro che mi piacerebbe, ma sei ancora una bambina, e io non ho la pazienza di aspettare il tuo sedicesimo compleanno”
Gli ho sorriso dolcemente, lui mi fa sempre sentire bene. Justin è uno di quei ragazzi “sfortunati”, che frequenta la St. Jude’s grazie ad una borsa di studio, ed è anche il bassista del nostro gruppo, se così si può definire. Più che altro siamo 5 ragazzi che si ritrovano per fare della buona musica, figuratevi che non abbiamo neanche un nome!! Io sono la batterista, ma sto ancora imparando. Suoniamo più che altro cover, per un lungo periodo c’ eravamo fissati coi Nirvana, ma da quando, quest’ aprile, Kurt è morto (pace alla sua anima meravigliosa) abbiamo smesso, un po’ per una sorta di rispetto nei suoi confronti, un po’ perché sono diventati di moda.
“Allora, sono vere le voci che girano sul tuo conto?!?”
“Oh, non cominciare?!? È palese che non posso essere stata io!!”
A questa parole, Just mi guarda strano aggrottando le sopracciglia, poi getta nel vuoto il mozzicone ormai consumato
“Certo, questo lo so, non riesco ad immaginarti desiderosa di abbassare i pantaloni ad Homer!!”
“Fottiti!!” e il bastardo scoppia a ridere
“Uhh lo sguardo che uccide!!! Non mi fai paura, sai mocciosa?!? Comunque, io volevo solo chiederti se hai davvero definito le sue idee sorpassate, non mi riferivo all’ episodio delle braghe.”
“Si, più o meno è andata così”
“Bravo il mio genietto!!” dice scompigliandomi i capelli faticosamente sistemati dal gel
“Eh piantala di trattarmi come se avessi 5 anni!!”
L’ ho detto in modo scontroso, ma in fondo al mio cuore qualcosa si è sciolto, e probabilmente se n’è accorto, perché sono arrossita. Con la mia pelle diafana è difficile nascondere anche un leggero rossore, inoltre mi capita davvero raramente. Finite le lezione mi hanno spedito in biblioteca a scontare la mia carcerazione. Trovando il luogo deserto mi sono sdraiata sul divanetto più vicino con gli auricolari. Stavo per addormentarmi, quando qualcuno mi ha dato uno scossone.
“Ehm Ehm”
Ho sentito di sfuggita una vocetta stridula, che apparteneva ad una donna rotondetta sulla sessantina, portava un completo color prugna, e aveva appoggiato sulla testa un paio d’ occhiali stile sono-una-zitella-acida. Una Maga Magò con gli occhiali!!
“Sei qui per scontare la tua punizione, non per riposare”
“Dov’ è Amabel?!?” la ignoro
“Miss Amabal è malata, la sostituisco io al momento”
Alche, non sono proprio riuscita a trattenermi; ho imprecato, Amabel è la bibliotecaria, ed è una delle poche persone con cui vale la pena di parlare fra le mura della Costance.
“Devi aiutarmi a sistemare quei libri laggiù” dice indicando una pila di volumi enorme
“Va bene” biascico sollevandomi faticosamente
“Sarebbe così gentile da togliersi quei cosi dalle orecchie”
“E perché dovrei?!? Posso benissimo fare quello che mi ha chiesto ascoltando la musica”
“Invece non puoi, l’ udito ti servirà a recepire le mie indicazioni”
Alla fine la vecchia megera non ha spiccicato parola, ma ha continuato a scrutarmi in modo strano per tutto il tempo. Sembrava ansiosa di poter scoprire chissà quale segreto e controllava ogni mio movimento. Stavo per dirle di smetterla, ma qualcosa di più importante ha attirato la mia attenzione.
“Che sta facendo?!?” ero sbigottita
“Il mio lavoro, sciocchina!!”
“Bé dovrebbe cambiare mestiere se è convinta che Il rosso e il nero vada nella sezione “Letteratura Tedesca”!!!!”
Questa cosa si spaccia per una bibliotecaria e commette un sacrilegio del genere!! No, io dico, e ha pure il coraggio di chiamarmi sciocchina!! Era in difficoltà
“Perché non dovrei?!?”
“Santo cielo no!!”
“Una svista capita anche ai migliori” mi ha risposto questa con un’ alzata di spalle
Non so perché questo suo errore mi ha fatto infuriare tanto, ma le ho strappato di mano lo Stendhal e l’ ho riposto sul giusto scaffale, poi sono uscita di li, urlando qualcosa tipo “bagno”.
Ed è stato proprio il bagno lo spettatore inconsapevole dell’ evento paranormale n. 3. Il mio preferito!!
Ero ancora chiusa nel cubicolo in fondo, intenta a smaltire la mia irritazione sferrando calci alla porta, quando il luogo si riempie di risate. Riconosco immediatamente la voce di Serena Van Der Woodsen (vi assicuro che si fa prima a pronunciarlo che a scriverlo), la leader indiscussa della scuola, che si lamenta del brufolo spuntatole su una guancia
Non ho avuto la prontezza di ritirare i piedi sulla tazza, nonostante sappia bene che loro si premurano di controllare di essere sole prima di parlare
“Ehi Serena, qui c’ è qualcuno!!”
Sono uscita da lì con la stessa espressione di rassegnazione di un condannato a morte
“Ma guardate chi c’ è!! L’ orfanella!!! Mi hanno detto che oggi ti sei messa a piangere in classe, perché ti manca la tua mamma!!”
Tronfia della sua perfidia, quella bambolina bionda mi fissava dritto negli occhi, sogghignando malefica, ed è stato quello sguardo ad ammutolirmi. Vedete, io posseggo l’ incredibile capacità di rispondere per le rime, per quanto sia sveglia, talvolta sul fronte concettuale ho dei problemi, come tutti gli essere umani, ma di solito so sempre cosa dire. In quell’ occasione invece, sono rimasta silenziosa, immaginando una possibile risposta, purtroppo, l’ unica cosa che mi è venuta in mente, è stata l’ eventualità di picchiarla. Si, la parola è importantissima, è la qualità che ci distingue dagli altri mammiferi, ma alle volte, il linguaggio non verbale sa essere più eloquente. Forte di questa convinzione ho pensato che incanalare tutto il mio odio in uno sguardo sarebbe bastato. Perciò, quando mi è parso di vedere il suo brufolo ingrandirsi, ho creduto di avere il cervello offuscato dalla rabbia, sicuramente tutte quelle emozioni mi stavano giocando un brutto scherzo, perché, mentre il primo foruncolo continuava ad ingigantirsi, ne sono comparsi altri tre, uno sul mento, una sulla fronte ed uno sull’ altra guancia, tutti altrettanto grandi.
“Oddio Serena!! cosa sta succedendo alla tua faccia?!?” ha sbraitato disgustata una delle amichette
Quindi la mia vista funzionava benissimo, ed ormai il suo bel visino era completamento ricoperto di pustole, cosa che non le piacque affatto. A quest’ ultimo episodio, si sono susseguiti, ovviamente, altri attimi di panico generale, con tanto di grida disperate e convocazione in presidenza. Davanti ad allibito direttore scolastico ho dovuto spiegare l’ accaduto, in quanto Serena, riusciva solo a piangere e a balbettare “è stata lei!!”, coprendosi il volto con le mani. Non ho dovuto dare spiegazioni a nessuno, il preside mi guardava un po’ spaventato, e non ha avuto l’ ardire di incolparmi, andava contro ogni logica razionale o forse, più semplicemente, temeva che lo tramutassi in un rospo. Onestamente l’ ho temuto anch’io. Ignorare l’ evidenza dei fatti sarebbe assurdo: sono successe troppe cose strane oggi, eventi inspiegabili che possono essere ricondotti a me. Per quanto dare una lezione a Serena e ad Homer sia stato soddisfacente, non posso far a meno di preoccuparmi. La mia rabbia riesce trasformarsi in qualcosa di straordinario, qualcosa che assomiglia tremendamente alla magia, qualcosa che mi fa paura...forse è solo suggestione...ormai è ora di cena e devo ancora elaborare una giustificazione decente per il mio specchio in frantumi. Mi sento sola.


Ha una sua solitudine lo spazio,
solitudine il mare
e solitudine la morte - eppure
tutte queste son folla
in confronto a quel punto più profondo,
segretezza polare,
che è un’anima al cospetto di se stessa:
infinità finita.
Solitudine, Emily Dickinson





Severus Piton si smaterializzò dinnanzi all’ alta cancellata sormontata da due cinghiali alati. Le lezioni si erano concluse appena tre giorni prima, e lui stava già pregustando una tranquilla estate nella beata solitudine di Spinner’s End. Circondato dal tanto agognato silenzio, stava leggendo la Gazzetta del Profeta, quando un bel barbagianni fulvo era entrato in cucina dalla finestra aperta, atterrando elegantemente sulle sue uova strapazzate. C’ era un’ unica persona che poteva scrivergli a quell’ ora del mattino.
Severus, mi duole interferire così presto col tuo meritato riposo, ma debbo richiedere la tua presenza ad Hogwarts alle cinque di questo pomeriggio. Cordialmente, Albus Silente
Breve, conciso e pericoloso. Se il preside gli scriveva così presto significava che c’ erano guai in vista.
Per un attimo valutò l’ ipotesi di bigiare, ignorare la missiva e fingersi partito per le Hawaii.Purtroppo Albus lo conosceva troppo bene, e sapeva benissimo che lui non sarebbe andato da nessuna parte quell’ estate, in verità, chiunque avrebbe potuto smascherato una panzana come quella: di certo lui non era il tipo da spiaggia, camicia floreale, e cocktail con l’ ombrellino. Magari poteva far credere di essere andato in Antartide a studiare le proprietà magiche dei pinguini, sempre che ne avessero qualcuno. A malincuore si era rassegnato al suo destino avverso, ed ora stava seduto dinnanzi al suo datore di lavoro con una tazza di tè in mano.
“Ci sono novità?!?”
“No, non sul fronte che intendi tu almeno”
Il professore di pozioni si rilasso un poco, gustandosi un sorso della bevanda
“Ho parlato con il primo ministro americano stanotte”
“Ah” replicò con scarso fervore l’ altro, in realtà avrebbe voluto dire “E allora?!?”
“Aveva urgente bisogno di un parere su alcuni strani eventi verificatisi la scorsa settimana nella città di New York, così ha pensato a me. Sono piuttosto famoso anche oltreoceano” disse con un sorrisetto
Piton non rispose, sapeva di trovarsi di fronte ad un grandissimo mago anche senza che questo glielo ricordasse continuamente.
“E’ stata rilevata una forte presenza magica, a quanto pare si tratta di una ragazzina straordinariamente dotata”
“E mi hai convocato qui per avvertirmi che esistono delle streghe negli Stati Uniti?!?” eruppe sconcertato Piton
“Certo che no amico mio, sono vecchio, ma non ancora affetto da demenza senile. Il problema è che la ragazza ha urgente bisogno di essere educata, purtroppo l’ Istituto delle Streghe di Salem non ha intenzione di occuparsene. Come sai, la cara Ms. Russell è molto esigente nella scelta delle sue alunne, e considera questa candidata non adatta...la trova troppo esuberante, poco rispettosa delle regole, in sostanza inidonea a ricevere un’ istruzione magica”
“Quindi ce l’ accogliamo noi” concluse l’altro scocciato
“Vedo che mi segui Severus, ma non è questo il punto, ho già deciso tutto con il primo ministro, la signorina Amaya James-Cooper studierà ad Hogwarts l’ anno prossimo”
“Hai detto James-Cooper?”
“Si, questa ragazza è la figlia di Hazel James”
“Quindi la James si trova in America?!?” chiese il moro finalmente interessato
“Non proprio-rispose Silente sospirando pesantemente-lì c’ è il suo corpo, ma non la sua anima, non più. È morta qualche anno fa, e sua figlia è stata adottata da una famiglia di babbani, i Cooper”
“Suppongo che questo la scagioni da tutte le accuse”
“Suppongo di si, ma, correggimi se sbaglio, tu come me non hai mai creduto nella sua colpevolezza?”
“No, non sbagli. Hazel James non è mai stata una Mangiamorte, e non credo che abbia commesso quell’ omicidio. Ai tempi il ministero brancolava nel buio e doveva dare alla gente l’ impressione di fare qualcosa, perciò hanno accusato una poveretta la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato, al momento sbagliato:”
“Sembri molto sicuro di te. Però la sua bacchetta è stata trovato vicino al corpo, e il Prior Incanto ha dimostrato che fu usata per eseguire svariate maledizioni senza perdono. Insomma, se era innocente perché è fuggita negli Stati Uniti?”
“Albus, ho già risposto a queste domande anni fa, probabilmente è fuggita perché era terrorizzate, chiunque si sentirebbe braccato se l’ intera comunità magica lo cercasse, ma quella donna non era capace di uccidere”
Silente guardò Piton da sopra gli occhiali a mezzaluna con un’ espressione incuriosita
“Non mi avevi detto di conoscerla così bene, insomma, se la memoria non m’ inganna, da studenti non avevate particolari rapporti”
“Infatti non la conoscevo, dopo la scuola la rividi solo una volta, ai tempi in cui lei lavorava in quel fatiscente pub di Nocturne Alley. So che lei era una strega mediocre, però, e per questo dico che non ne sarebbe stata in grado, l’ Avada Kedavra è una maledizione che ha bisogno di essere sostenuta da un grande potere”
“Oh certamente, si”
“All’ epoca dei fatti il Signore Oscuro era al culmine della sua potenza e poteva contare su una grande quantità di Mangiamorte, questo gli dava la possibilità di affidare uno stesso compito a più persone, era un modo per metterci alla prova che aveva anche i suoi risvolti pratici: aumenta le possibilità di successo. So per certo che Nott fu uno di quelli implicati nella missione, ma fallì. Chi abbia ucciso Isaac Butler lo ignoro, ma di certo non è stata Hazel James”
Un silenzio carico di interrogativi calò nella stanza, persi nelle loro meditazioni, nessuno dei due sembrava voler continuare quella discussione. Piton stava fissando Fanny, che dormicchiava placida sul suo trespolo.
“Bene, ancora un paio di precisazioni e poi potrai tornare alla tua solitudine Severus”
Maledetto lui e le sue inopportune stoccatine!!
“Anzitutto: la ragazza sarà smistata come tutti gli altri, ma inizierà dal quarto anno”
“Per quale motivo?”
“Perché ha quattordici anni”
Il pozionista spalancò gli occhi neri
“Mi stai dicendo che ha dimostrato le sue capacità magiche solo adesso?!? E’ impossibile!!”
“E’ molto improbabile, non impossibile. Alle volte una forte emozione o un trauma possono causare una sorta di blocco psicologico che va a compromette la libera manifestazione della magia. Vedi, sono dei meccanismi molto complessi, perciò possiamo solo fare delle supposizioni. Dalle informazioni che mi ha dato il primo ministro risulta che Hazel James è morta quando la figlia aveva sette anni, che di solito è l’ età in cui si rivelano i primi poteri. Probabilmente, i ricordi di Amaya legati ai primi avvenimenti magici, sono inconsciamente ed intimamente annodati con il dolore per la scomparsa della madre. Ora la ragazza non è più in grado di controllare i suoi poteri, per usare una brutta metafora, è un vulcano attivo che rischia di eruttare da un momento all’ altro, quello che temo sono proprio le conseguenze di questa eruzione. Ha già rischiato di far del male involontariamente a qualcuno.”
“In effetti quest’ anno la mia vita è stata relativamente tranquilla, sentivo proprio la mancanza di una nuova complicazione!!”
L’ uomo sbuffò e con un leggero movimento della testa allontanò un ciocca di capelli dal viso. L’ espressione contrariata dipinta sul volto e le braccia incrociate al petto lo ringiovanivano stranamente, a Silente ricordò un bambino offeso, un ragazzino tredicenne, che aveva appena scoperto la presenza di un Lupo Mannaro fra i suoi compagni di scuola, ed era arrabbiato perché nessuno gli credeva
“Grazie Severus, mi fai sentire più giovane!!” disse il preside ridacchiando
Abituato ad ignorare le bizzarrie del vecchio Piton continuò
“Va bene, la figlia quattordicenne della James frequenterà questa scuola, ma come puoi pretendere di inserirla al quarto anno se finora è cresciuta fra i babbani? Avrà bisogno di imparare le basi”
“Ed è a questo punto che entri in gioco tu, amico mio”
“Lo sapevo che non dovevo scartare così in fretta l’ ipotesi Polo Sud”



Serena Van der....si insomma quella, è la protagonista di "Gossip girl", e anche i nomi delle scuole li ho copiati paro paro dal telefilm... <_< gran fantasia eh?!?
 
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• Shin ~
view post Posted on 24/6/2009, 19:33




Ahahahah...fantastico il dialogo fra Sev e Silente... *soprattutto le ultime frasi di piton...U__u*

Detto questo, mi piace troppo come scrivi...^w^ e la storia mi incuriosisce molto...XD Spero presto in un aggiornamento...*-*
 
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snapEly
view post Posted on 24/6/2009, 21:22




E così Piton dovrà passare l'estate a istruire la Pitoncina...
Si prevedono fulmini a ciel sereno!
Che bello! non vedo l'ora che aggiorni! :D
 
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Redshine
view post Posted on 18/7/2009, 21:10




Bene, mi sto lentamente riprendendo dal mio blocco creativo ( se così si può definire) e sono riuscita a scrivere questo, tutto d' un fiato praticamente. Non sono pienamente soddisfatta del risultato, forse è un pò telegrafico, e ha periodi troppo brevi... :huh: bò ditemi voi!!! Sarei felici di ricevere critiche e commenti. Intanto ringrazio Joy, SnapEly e Shin e tutti il lettori!!! :D
Due cosuccie:
-Mi è venuto da scrivere al presente, non sò perchè...comunque i fatti che descrive Amaya sono evidentemente già accaduti, visto che sta scrivendo un diario, non per quanto riguarda Piton (tanto tra un pò i due s' incrociano:))
-Specificazione temporale: è ambienteta nell' estete fra il terzo e il quarto libro. Quindi Amaya ha la stessa età del Golden trio
- C'è una scena vagamente ispirata al film appena uscito, ma non è uno spoiler, in realtà non lo si capisce neanche, sono io che ho la mente malata!!! Buona lettura!!!


CAPITOLO 3: Il movimento del mondo

Fa caldo oggi. Fa così caldo che il cemento sembra doversi sciogliere da un momento all’ altro. Le auto sputano lingue di fuoco. New York arde e la gente si muove alla ricerca di un po’ di refrigerio, come tante piccole formiche che scappano dal loro formicaio appena incendiato. Non ho memoria di un Central Park così affollato. Famiglie sedute sulle tovaglie a scacchi, bambini che corrono, coppiette che si rotolano sul prato e vecchietti che discutono delle tasse troppo alte. Benvenuti in America signori!!! Amo osservare i piccoli movimenti del mondo. Sono sempre alla ricerca di quegli attimi infinitesimale che hanno un senso perfetto. Io analizzo e studio. Ogni mia azione è ben ponderata, calcolata, anche se a volte potrebbe non sembrare. Al momento sono particolarmente interessata a quel ragazzo che finge di studiare, mentre in realtà sta occhieggiando la biondina che prende il sole. Ogni tanto sfoglia le pagine del libro sulle sue ginocchia, ma non legge. La maggior parte dei movimenti sono fatti per raggiungere uno scopo o per andare verso qualcosa, ma alcuni, invece sono fini a se stessi. Quel tipo non sfoglia le pagine per leggere, lo fa e basta, il che sembra stupido, ma per lui ha un senso perfetto, che nessun’ altro capirà mai. Io ammiro, mi guardo intorno e cerco il senso delle cose. Non mi piace starvi in mezzo. Un’ ombra mi copre d’ improvviso, Logan è ritornato e si siede di fianco a me.
“Tieni” Mi porge qualcosa che io afferro: un cono gelato. Sorrido cordiale e torno alla mia occupazione. Dopo un po’ sento qualcosa di freddo scivolare sulla mi coscia, il gelato si è quasi completamente liquefatto, non l’ ho neanche assaggiato. La mini di jeans e il bendaggio sulla mano sono un disastro di cioccolata appiccicaticcia.
“Se non lo volevi bastava che lo dicessi!!” sbotta Logan un po’ irritato, mentre me lo toglie dalle mani e lo getta nel primo cestino.
“Vieni, andiamo a casa, bisognerà cambiare le garze” Ci incamminiamo lentamente.
“Amaya, so cosa pensi, ma come ti ho già detto, non ne hai nessuna colpa”
No, Logan, non è così. Sono stata io. Tu non hai sentito la rabbia fluire dal mio corpo ed esplodere. Tu non puoi capire, e come potresti?!? Lasciatemi sola, vi prego, non voglio farvi del male. Alla fine non sono riuscita a controllarmi. Sapevo che, prima o poi, sarebbe successo. Venerdì era il compleanno di Marine, e lei ha deciso di organizzare una delle sue noiose feste con cena annessa. Ho resistito per ben due ore, un record per me, poi mi sono defilata nello studio a leggere. La quiete è stata ben presto interrotta da Joey, che ha spalancato la porta con la grazia di un rinoceronte impazzito, aveva incollato alla bocca un bellimbusto di cui ignoro felicemente il nome. Notata la mi presenza ha spedito fuori il biondone e mi ha guardata con odio.
“Perché devi sempre rovinare tutto?!?” mi ha chiesto indispettita, come se la sua poca cautela fosse una mio sbaglio.
“Guarda che io ero già qui” ho constato semplicemente
“Piccolo impiastro!!” Poi ha cominciato a sputarmi addosso una serie di frasi velenose, che ormai non ricordo neanche più. Sono scattata in piedi, in silenzio, di nuovo, e l’ ho semplicemente guardata mentre lei continuava il suo soliloquio. Ho provato un sensazione molto strana, sentivo la rabbia e l’ esasperazione mischiarsi con una nuova energia, un’ energia del tutto particolare. La sentivo sfrigolare dentro di me, intorno a me. Qualcosa si stava condensando all’ interno della stanza. Ho guardato in alto e ho visto l’ enorme lampadario di cristallo dondolare piano, e la luce che emetteva s’ intensifica sempre di più, man mano che Joey aumentava il tono della voce. Accortasi anche lei della stranezza si è zittita, e d’ improvviso tutto s’ è fatto buio. Ormai quell’ affare oscillava così forte che entrambe potevamo sentire il tintinnio dei cristalli.
“Vattene” ho detto. Sapevo, che tutto quello era dovuto alla mia ira, lo sentivo.
“Ma che diavolo?!?” alle sue parole la luce si è riaccesa in un lampo accecante. Ero terrorizzata.
“Vattene!!!Vattene e chiudi la porta!!” non riuscivo a vederla bene a causa della luce abbagliante, ma ho sentito la porta sbattere. Allora ho preso un bel respiro, nel disperato tentativo di calmarmi, dovevo assolutamente far cessare quell’ assurdità. Troppo tardi. E’ crollato con un boato spaventoso. Per fortuna l’ istinto mi ha imposto di coprirmi il volto con le mani. Quando sono venuti a tirarmi fuori ero rannicchiata su me stessa e tremavo come una foglia. Mi sentivo svuotata, stanca e spossata come se avessi appena finito di correre la maratona. Poi attimi di panico, voci indistinti, piagnucoli confusi, e relativa corsa in ospedale. Una notte d’ inferno a farmi estrarre, uno per uno, i pezzettini di cristallo frantumato. Tutto sommato sono stata fortunata, non ho riportato gravi ferite, al momento, con gambe e braccia fasciate, sembro una mummia scappata da un museo, ma sto bene. Sconvolta, impaurita, disgustata da me stessa, ma illesa. Dopo una giornata chiusa nel più assoluto mutismo, hanno mandato Logan, ed è stata una mossa azzeccata, perché sono riuscita a sfogarmi solo con lui. Non mi crede, ovviamente, ma non pretendo nemmeno che lo faccia, anzi per certi versi è meglio così. Sono già considerata abbastanza strana senza aggiungervi anche la stigma degli episodi paranormali. Ho persino pianto, ho pianto tanto, non mi capitava da molto, forse dalla morte della mamma. E’ una cosa che odio fare, non perché ho paura di mostrare le mie debolezze, tanto quelle le mostro comunque, non mi piace e basta.
Sto pensando al significato del pianto e alla mia instabilità mentale quando rientriamo in casa. Dopo molti sforzi, e qualche supplica Logan è riuscito a convincermi ad uscire, per una “tranquilla passeggiata al parco”. Tentativo fallito miseramente, ma almeno mi è stato vicino, questo mi basta, perché la sua sola presenza riesce a rasserenarmi. Come al solito lui non giudica, non mi considera una pericolosa pazza omicida, tutto il contrario di Joey, che non mi si avvicina da due giorni. Sto per poggiare il piede sul primo gradino delle scale quando Marine spunta fuori dal salotto e mi chiama.
“Tesoro, ci sono delle persone per te!!” cinguetta. No, no e ancora no!!! Non se ne parla nemmeno
“Scusa, ma non me la sento di vedere nessuno”
“Tesoro, è molto importante” lo dice con un tono fermo e deciso, assolutamente inusuale per lei.
Acconsento di malavoglia e vado in salotto trascinando Logan con me, ne ho bisogno, è la mia ancora. Accomodati sul divano ci sono due elementi veramente bizzarri, anche per i canoni di una newyorkese, cresciuta con una madre decisamente stramba. Un uomo con la barba ,sui sessanta, che indossa frak e tuba, e una donna avvolta in un lungo vestito verde acido. Quando entriamo l’ uomo si alza, e ,togliendosi il cappello, fa un leggero inchino. Vagamente sconvolti, entrambi guardiamo Marine, chiedendole spiegazioni.
“Questi gentili ospiti sono qui per parlare con te Amaya” ridacchia.
“Vado a fare del tea!!!” Sul tavolo c’è un vassoio apposta, e i due lo stanno già bevendo.
“Mamma ti senti bene?!?” chiede piano Logan, mentre lei lo ignora e veleggia verso la cucina. Sembra confusa e felice allo stesso tempo, probabilmente stamattina ha esagerato col Valium.
“Ti starai chiedendo cosa vogliamo da te, Amaya” l’uomo ha una voce profonda ed autorevole, e apprezzo il modo diretto in cui si è espresso, conciso, senza troppi fronzoli. Annuisco e lui mi sorride.
“Anzitutto le presentazioni, il mio nome è Zachary Lyndon, e sono il primo ministro degli Stati Uniti”
Un momento di silenzio, uno sguardo allucinato a Logan, che ricambia, poi le risate. Un risata cristallina che mi scalda l’ animo. Continua ancora per un po’, ormai sono piegata in due ed ho le lacrime agli occhi, ma il tizio non fa una piega, tranquillo aspetta che i miei spasmi di gioia cessino. La donna, invece, è indispettita.
“Grazie signore!! Davvero signor…emmm…Lyndon, avevo proprio bisogno di una bella risata”
“Comunque” interviene Logan ancora sghignazzante “forse sarà un duro colpo per lei, mi spiace essere latore di una notizia così terribile, ma gli Usa sona una Repubblica presidenziale, non hanno un primo ministro”
“Oh certamente si, in parte lo sono, ma vedete, io governo solo su una parte dei cittadini. La comunità magica, per la precisione, e noi abbiamo una forma di governo diversa” spiega
Logan è talmente esilarato che la sua risata si trasforma in un latrato, mentre io mi irrigidisco immediatamente.
“Si, la magia esiste” dice piano, sembra aver compreso il mio sguardo. M.A.G.I.A?!?
“Senta signor Abramo Lincoln, mi dica ciò che deve e poi se ne vada” come al solito, quando ho paura aggredisco
“Lo vede signor primo ministro, è arrogante, insolente e poco rispettosa dell’ autorità” gracchia la donna, è solo grazie a quella sgradevole voce che la riconosco.
“Ehi, ma lei è la Maga Magò della biblioteca!! Che ci fa qui?!?”
“Ms Russel, per favore si calmi” Ci guardiamo in cagnesco per un po’, poi ci sediamo tutte e due.
“Vedi Amaya, la signora Russel è la direttrice dell’ Istituto delle Streghe di Salem, la scuola di magia più prestigiosa del nostro paese. Sai, è un po’ che ti tiene d’ occhio, per questo ha lavorato nella tua scuola”
“Che significa questo?!? Mi avete spiata?!?” non mi piace, non mi piace per niente.
“Ogni attività magica viene controllata, esiste un ministero appositamente per quello, ed è molto importante, perché serve a proteggere la collettività, magica e non” spiega paziente Lyndon sedendosi nella poltrona di fronte alla mia
“Amaya, tu sei una strega” dice soppesando ogni singola parola
“Oh per favore!!! Non crederai mica a questi svitati?!?” Logan è sbigottito, ma per quanto svitati possano essere, questi due stanno facendo luce sugli strani avvenimenti dell’ ultima settimana.
“Io non sono una strega” dico in fiato “Io sono un mostro!!! Io sono pericolosa!!” mi prendo la testa fra le mani disperata
“No, che non sei un mostro, soltanto non sei in grado di controllare i tuoi poteri”
“Ma io...io...no....no, non potete capire!!” mi viene voglia di piangere di nuovo, ma la rassicurante stretta della mano di Logan sulla spalla mi tranquillizza un po’
“Io ho rischiato di fare del male alle persone, io ho paura...non è possibile...”
“La tua paura è più che comprensibile, e noi siamo qui per aiutarti, devi solo lasciarmi spiegare” dice fermo
“Le prime avvisaglie della magia si manifestano sempre in questo modo, di solito sono legate a forti emozioni. Quando sei arrabbiata, non ti capita forse di fare strane cose?!?” il suo è un tono retorico
“Il tuo caso è insolito però. Di solito la magia si manifesta molto prima, intorno hai sette/otto anni, ed in modo più graduale, invece tu hai dimostrato il tuo notevole potenziale solo adesso”
“Perché?!?” nonostante l’ assurdità della situazione non faccio fatica a credergli e sono molto interessata.
“Questo non è molto chiaro, ma verosimilmente possiamo dire che il tuo inconscio collega i ricordi della morte di tua madre ai primi episodi magici, perciò ha tentato di reprimerli, purtroppo il potere magico non può essere contenuto ed ora si esprime con tutta la sua intensità, non puoi più controllarti”
E’ tutto così sconvolgente...poi la consapevolezza, quello strano vuoto emotivo circa la morte di mamma...
“Ora, noi possiamo aiutarti: ti offriamo un’ educazione. Il problema è che non potrai averla qui negli Stati Uniti, la scuola di Ms Russel è molto selettiva e...”
“...e io a scuola da quella non ci sarei mai andata!!!” sbottò indicando la Maga Magò sul mio divano
“Amaya!!! Questi sono pazzi!!” grida Logan scoccato. Un po’ contrariato il primo ministro sfila dalla tasca una riga di legno, che assomiglia pericolosamente ad una bacchetta e la punta sulla pianta nell’ angolo. Dopo aver compiuto uno leggero movimento della mano, il piccolo arbusto si trasforma in un pesco le cui fronde sfiorano il soffiato. Un attimo dopo, dai suoi rami esce uno stormo di rumorosi canarini che s’ involano verso la finestra. Logan è definitivamente ammutolito.
“Potrei riuscire anch’io a farlo?” chiedo timidamente. E’ così meravigliosamente splendido, così diverso dalle mie recenti esperienze che faccio fatica a crederci. Paradossalmente non è l’ esistenza della magia in se a lasciarmi attonita, ma la possibilità di poterla usare in quel modo, per creare bellezza e armonia. Questo è uno di quei perfetti movimenti del mondo di cui parlavo prima.
“Potrai fare molto di più se accetti la nostra proposta, ma, in caso contrario, è mio dovere avvertirti che potresti davvero far del male a qualcuno, te stessa compresa” questa volta è Ms Russel ad intervenire. Io sospiro pesantemente.
“Va bene, ma vorrei prima capire in cosa consiste la vostra proposta”
“Ovviamente” dice Lyndon sorridente “il direttore della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ha accetto di ammetterti ai corsi, che inizieranno il primo settembre. Sappi che è una delle scuole più importanti del mondo, ed il preside, Albus Silente, è probabilmente il mago più grande dei nostri tempi. L’ istituto è in Gran Bretagna, perciò dovrai affrontare un bel po’ di cambiamenti. Sarebbe molto meglio che tu trascorressi l’ estate laggiù, una famiglia di maghi ha gentilmente accettato di ospitarti fino alla tua partenza per Hogwarts, questo dovrebbe aiutarti ad ambientarti meglio nel nostro mondo. Inoltre, inizierai a frequentare dal quarto anno, di norma i giovani iniziano la loro istruzione ad undici anni, per questo ci è sembrato più opportuni inserirti in una classe di ragazzi della tua età, t’ integrerai sicuramente meglio. Perché sia fattibile dovrai impegnarti molto però, infatti dovrai cercare di recuperare le tue lacune nei prossimi due mesi” fa una pausa e si alza porgendomi delle buste
“Questa è una lettera di Silente, qui c’ è scritto tutto con più chiarezza” con curiosità guardo lo strano blasone disegnato sulla busta indirizzata a me. Ancora non ho ben assimilato le parole del primo ministro.
“Questo invece, è un biglietto aereo per Londra, dovresti partire il sedici giugno”
“Cosa?!? Ma è fra due giorni?!?” chiedo allibita
“So che le tempistiche sono molto strette, ma è necessario che qualcuno ti dia al più presto un’ istruzione magica”
Sono davanti ad uno di quei famosi crocevia di cui tutti parlano, devo imboccare una via e abbandonare definitivamente l’ altra. Per la prima volta, la vita mi chiede di fare un scelta. Posso rimanere a crogiolarmi nelle comodità della famiglia alto-borghese e non essere mai serena, vivere continuamente annichilita dalla paura, oppure posso fidarmi di due perfetti sconosciuti che sembrano scappati da un manicomio, e farmi trascinare dall’ altra parte dell’ oceano, dove sarò catapultata in un mondo nuovo, a cui non credevo più dai tempi delle favole.
“Amaya” la voce di Lyndon è molto più vicina, solo ora noto che si è seduto sul bracciolo della poltrona “noi non vogliamo costringerti a fare nulla. So che ti stiamo chiedendo molto, ma se lo facciamo è soltanto per il tuo bene, è importante che ti venga insegnato a controllare i tuoi poteri, e questa è la migliore soluzione che potessi trovare. Ti prometto che se in quest’ anno non riuscirai ad integrarti mi adopererò affinché tu possa ricevere un’ istruzione qui in America”
“So come vanno questo cose, e non so quanto possa fidarmi davvero delle promesse di un politicante”
Lui sghignazza sonoramente e si avvicina ancora di più a me, la sua voce ormai è un sussurro
“Va bene, allora facciamo un patto: io mi impegnerò a tener fede alla mia promessa, ma tu, devi darmi la tua parola che darai il meglio di te stessa laggiù nella vecchia Inghilterra. Mi hanno detto che sei una ragazza intelligente e caparbia, ed io scommetto che ce le farai” mi incoraggia gentilmente. Sorprendendo persino me stessa, gli rispondo con un sorriso
“Lei è uno strano primo ministro signor Lyndon” sono perplessa e non so che altro dirgli. A pensarci bene è insolito che il capo del governo in persona si occupi di un caso come questo.
“Tieni” dice allungandomi un piccolo ritaglio di cartoncino “questo è il mio numero privato, ti pregherei di non mostrarlo a nessuno, anche se comunque sarebbe inutile, è incantato in modo tale che solo tu possa leggerlo. Possiedo un telefono per esigenze come queste, di solito noi usiamo i gufi, dovresti chiamarmi entro domani e darmi una risposta definitiva”
“Eeem per gufi, intende i volatili?!?”
“Si, proprio quelli” specifica sorridendo mentre io stringo allibita il biglietto da visita fra le mani. In quel momento rientra Marine con un’ altro vassoio, carico di dolci e di ogni genere di bevanda. Quando si accorge dell’ albero si blocca a guardarlo con un sorrisone ebete stampato sul volto. Ha gli occhi vacui.
“Oh un pesco!!” dice gioviale
“Mamma” Logan si è appena ricordato di saper parlare
“Ah già, abbiamo innestato un falso ricordo nella mente della signora Cooper, potrebbe rimanere ancora confusa per qualche ora.”
“Che cosa avete fatto a mia madre?!?” sbotta il figlio comprensibilmente arrabbiato
“L’abbiamo fatto per renderti le cose più semplici, al momento è convinta che tu abbia vinto una borsa di studio, ma se preferisci possiamo rimuoverlo e tu potrai dirgli tutta la verità” conclude l’uomo
Guardo Marine che canticchia cogliendo i frutti dall’ albero, e Logan che mi rivolge una muta supplica
“Si, per favore, è giusto che loro sappiano”
Almeno questo glielo devo. Mi sono stancata di fingere.


***


Altrove, quattro bambini sono impegnati a fissare una casa. Apparentemente è soltanto una squallida villetta a schiera, uguale a tutte le altre case di quel misero quartiere. E’ il tardo pomeriggio, e il sole è coperto da nuvole nere.
“Scommetto che non ci riesci” dice strafottente uno di loro
“Vuoi vedere?!?” risponde quello che sembra il più grandicello di tutti. Intanto comincia a piovere, ma nessuno di loro ci fa particolarmente caso. Da quando anche l’ ultima fabbrica ha chiuso i battenti, molti degli abitanti si sono spostati verso più prosperosi lidi, e non è rimasto molto da fare lì. Ormai le famiglie con figli sono davvero poche e i pochi bambini presenti si annoiano. Non c’è più nulla da esplorare sul fiume putrido, e il parco giochi è ormai un ricordo lasciato all’ abbandono, forse, un tempo era bello, forse qualcuno vi ha trascorso dei momenti sereni. Un tempo.
“Io lo faccio, ma voi dovete farmi vedere la grana. Su fuori i soldi!!” dice con il tono minaccioso di un esperto scommettitore. Le paghette vengono estratte dalle tasche e ammonticchiate sulle mani dell’ unica femminuccia, una bambina con le treccine, particolarmente magra. Dal conto risultano 13£ e 57 pence.
“Oh ti prego, lo sanno tutti che quel tizio è pericoloso!! Mi fa venire i brividi!!” sospira lei preoccupata
“E cosa potrebbe farmi ?!?” la voce tremolante tradisce un po’ la sua baldanza “Comunque, non sembra essere in casa”
Fissa le finestre buie ancora una volta, poi attraversa la strada e si avvicina con cautela. Davanti alla casa c’è un piccolo giardinetto mal curato, circondato da un basso muretto di pietra tutto smussato. Il piccolo uomo coraggioso si blocca davanti al cancelletto socchiuso e lo spalanca con un calcio. Il cigolio che emette lo spaventa un po’, ma poi si convince, in fondo deve solo percorrere la breve stradina e bussare alla porta di quello stramboide. E finalmente avrebbe avuto i soldi per comprarsi l’ album di figurine dei calciatori che desiderava da tempo. Sua madre diceva di non avere denaro da sprecare per cose così sceme, ma quando lui gli aveva fatto notare che i soldi per la birra c’ erano sempre, si era guadagnato un sonoro ceffone. Basta, quello non era tempo per pensare, doveva agire. Lentamente fa un passo avanti ed esultando volta lo sguardo verso i suoi amici malfidati. Ebbe soltanto il tempo per fare questo, poi una forza misteriosa lo sbalza fuori dalla proprietà privata. Il corpo del ragazzino disegna nell’ aria un arco perfetto e atterra sulla strada bagnata. La caduta fa meno male del previsto, ma questo non lo solleva per niente, perché al momento una figura alta e scura lo sta sovrastando. Il padrone di casa è appena rientrato.
“Cerchi qualcuno?” chiede sprezzante. L’intruso si rialza e guarda terrorizzato l’ uomo che gli sta di fronte, distrattamente nota i suoi amici disperdersi nelle viuzze laterali.
“Sparisci” sibila minaccioso. Seppur allarmato e impaurito il bambino non corre, ma s’ incammina velocemente verso casa. Lui non è un codardo, lui non scappa. Severus Piton lo guarda sparire dietro l’ angolo, mentre con un veloce movimento toglie gli incantesimi di guardia dalla casa. Forse dovrebbe modificarli leggermente, di questo passo qualcuno di quegli impiccioni si sarebbe fatto male, e l’ ultima cosa di cui aveva bisogno erano problemi con il ministero.
“Dannati mostriciattoli!!” inveisce chiudendosi la porta di casa alle spalle. Con cura sistema il mantello sull’ appendiabiti dell’ entrata e si dirige in cucina. Quei mocciosi invadenti. Si divertono da pazzi a tormentarlo, così come hanno fatto i loro stupidi padri prima di loro. D’ altronde lui prova un’ immensa soddisfazione nel terrorizzarli, a Spinner’s End tutti temono Piton, raccapricciante sintesi fra un uomo irascibile e una donna strampalata. Così è anche ad Hogwarts. Bé poco male, la paura tiene quegli sciocchi imbecilli alla larga da lui.
“Dannazione!!” sbotta di nuovo. Vive nove mesi all’ anno a stretto contatto con quei cosi fastidiosi, ed ora gli tocca pure trascorrere l’ estate ad istruire una piccola yankee cresciuta fra i babbani. Vecchio pazzo!!! Perché doveva sempre coinvolgerlo nelle sue imprese altruistiche?!? E, maledizione, perché lui accettava sempre?!? Bravo obbediente Severus, quando imparerai a servire soltanto te stesso?!? Come pretendeva che la ragazza riuscisse a recuperare tanti anni perduti in soli due mesi?!? Se assomigliava alla madre allora sarebbe stato del tutto inutile.
Ha fame, ma non ha nessuna voglia di cucinare, perciò appella un paio di sandwich preparati in mattinata. Distrattamente sfoglia i documenti che Albus si è tanto premurato di fargli avere, per la maggior parte riguardano l’ omicidio imputato alla James, scempiaggini di cui è già al corrente. Sulla ragazza ci sono solo le cose essenziali (data di nascita, nome della madre, padre sconosciuto e via dicendo) Piton riesce solo a capire che Amaya James-Cooper è un’ immensa scocciatura: la figlia quattordicenne di una Tassorosso particolarmente inetta che gli romperà le scatole nei prossimi mesi. Ad onor del vero, la James non se la cavava male con le pozioni. Al loro settimo anno, Lumacorno aveva coinvolto i migliori studenti delle quattro case in un progetto sugli antidoti, di cui poi si prese tutto il merito, e, ripensandoci, fra di loro c’ era anche quella donna. Allora era troppo preso da Lily per accorgersi della presenza di qualcun’ altro. Non ha avuto nessun tipo di contatto con Hazel James, almeno non a scuola, e...
l’ uomo interrompe il movimento della mano, con il panino bloccato a metà strada fra il piatto e la bocca, assume un’ espressione sconvolta. Se qualcuno fosse nella stanza potrebbe sentire il ronzio frenetico dei suoi pensieri. Non ha più nessuna voglia di mangiare, getta via la misera cene e ricomincia ad esaminare i documenti.
“Non è possibile!!” mormora sbigottita. La sua coscienza, tramite la voce di Albus, gli ricorda che, si, è improbabile, ma non impossibile, del resto basta una volta. Scorge i caratteri stampati della data di nascita, ed allora lancia un’ imprecazione particolarmente colorita che poco gli si addice. Un piccolo vezzo ricevuto in eredità da Tobias.
“Salazar!!” ecco, così va meglio
Intanto fuori piove a dirotto.

***


“Signorina, signorina” uno scossone “dovrebbe sistemare il seggiolino e allacciare la cintura, stiamo iniziando l’ atterraggio su Heatrow” dice seccata l’ hostess meno professionale di questo mondo. Mi stiracchio e mi raddrizzo.
Scruto fuori dal finestrino, oltre le nuvole, la distesa blu dell’ oceano ha lasciato posto al patch word dei campi inglesi.E si, ho accettato, sono partita. Ho deciso di continuare sulla strada tracciata per me da mia madre, e ho deciso di sradicarmi ancora. Sono convinta, però, che questa volta sarà diverso, anzitutto perché ho potuto scegliere.
Con l’ aiuto di Ms Russel ho convinto i Cooper a lasciarmi andare, il che ovviamente ha richiesto una notevole quantità di pazienza e una buona dose di magia, fra cui la trasfigurazione (ho scoperto che si dice così) di Benji in una tigre siberiana. Maga Magò, oltre ad essersi rivelata davvero una strega, è stata molto gentile e comprensiva, probabilmente senza di lei sarei finita dritta dritta nello studio del famigerato strizzacervelli di Marine. Comunque, smaltito lo shock, anche i Cooper hanno fatto la loro parte, dimostrandosi dei buon genitori. Hanno ascoltato il mio cuore e compreso la mie paura. Mi mancheranno molto, ma sono irremovibile, devo andare avanti. Ho deciso di smettere di osservare le cose e iniziare a muovermi insieme al mondo. Non mi lascerò più trascinare, ma piegherò la vita ai miei desideri, sono stanca di scappare e sono stanca di sentirmi sola. Lascerò la porta aperta a tutti i viaggiatori, perché le strade sono fatte per essere percorse insieme. Siamo atterrati, piove. Il preside mi ha scritto che manderà qualcuno a prendermi, spero vivamente che questo qualcuno si sia ricordato del mio arrivo. Mentre ritiro i miei bagagli un timore sordo m’ invade le viscere e mi sento sempre più smarrita. Fortunatamente appena uscita dal Gate adocchio immediatamente un cartello con su scritto il mio nome. Quando adocchio il ragazzo che lo regge la mascella mi cade a terra.
“Ciao, sei tu Amaya?” chiede con un meraviglioso sorriso
“Si” è tutto quello che riesco a dire senza sbrodolarmi addosso. Mi stringe la mano e prende la mia valigia.
“Benvenuta in Inghilterra. Io sono Bill Weasley, starai a casa nostra nelle prossime settimane”
Il mondo magico si fa decisamente interessante. Capelli lunghi rossi, stile trascurato e, noto con piacere ora che si è voltato, un fondoschiena da urlo. C’ è poi quel piccolo particolare dell’ orecchino a forma di zanna che mi fa impazzire.
“Abbiamo deciso di farti viaggiare con mezzi di trasporto babbani, il primo contatto con la metropolvere e le passaporte può essere impressionante, perciò il ministero ci ha fornito un automobile. Quella di famiglia scorrazza nella Foresta Proibita da più di un anno ormai”
Non ho compreso metà delle parole che mi ha detto, ma non importa, mi adatto, con quella bocca può dire quello che gli pare. Lui si ferma davanti ad una grande auto scura, un autista in pettorina ci sta aspettando.
“Inizialmente doveva venire a prenderti mio padre, ma è stato trattenuto al lavoro. Oggi alla Gringott non c’ era molto da fare perciò, eccomi qui” precisa mentre l’ uomo mette in moto
“Grazie Bill, mi spiace tu ti sia dovuto disturbare a venire sin qui…eemm…solo una cosa, potresti ripetere tutto d’ accapo? Credo di essermi persa qualcosa”
Ridiamo entrambi mentre la macchina si allontana veloce da Londra.

" Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama
poiché lasciamo un po' di noi stessi
in ogni luogo ad ogni istante.
E' un dolore sottile e definitivo
come l'ultimo verso di un poema...
Partire è un po' morire
rispetto a ciò che si ama.
Si parte come per gioco
prima del viaggio estremo
e in ogni addio seminiamo
un po' della nostra anima. "
Edmond Haracourt

 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 19/7/2009, 19:16




Finalmente son riuscita a legger tutto....sei bravissima!
Mi piace tantissimo il tuo stile e la protagonista, che come hai detto ricalca quella dell'eleganza del riccio (libro davvero molto bello per altro..), e sono molto belli i suoi pensieri, le sue osservazioni sul mondo!
Chissa cosa penserà del prof....!
Anche Sev mi piace come l'hai delineato...ha già scoperto che sta ragazza potrebbe essere probabilmente sua figlia..che genio!
Comunque si fa interessante davvero...continua presto =)!
 
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• Shin ~
view post Posted on 19/7/2009, 20:12




Bellissimo anche questo aggiornamento caVa... *non vedeva l'ora di leggere un altro tuo capitolo :fiore: *
Cooomunque, la ragazza mi piace sempre di più...*-* E Severus...bè, lui come può NON piacere?! xD
Come al solito scrivi davvero benissimo...^w^

Aspetto un altro aggiornameto...*questa FF le piace troppo*
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 19/7/2009, 20:48




Ho appena finito di leggere tutti i capitoli e devo ammettere che sono più che piacevolmente sorpresa.
Hai uno stile nello scrivere che personalmente ritengo fantastico.Sai catturare l'attenzione del lettore,che non è cosa da poco di questi tempi.
In poche parole adoro questa storia e non vedo l'ora di leggere l'aggiornamento.
Complimenti...tutti strameritati.

Irene

P.s:L'eleganza del riccio è un capolavoro.
 
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Redshine
view post Posted on 22/7/2009, 21:43




Ora, a costo di scivolare nel retorico, voglio ringraziarvi con tutto il cuore per i commenti. Sono davvero commossa. :T_T: Fa molto piacere sapere che apprezzate il mio :virgolette: stile :virgolette: , per me scrivere è più che altro una necessità
CITAZIONE
ha già scoperto che sta ragazza potrebbe essere probabilmente sua figlia

eh eh eh...può darsi Lady...può darsi...lo scopriremo presto, comunque
CITAZIONE
E Severus...bè, lui come può NON piacere?!

Davvero Shin?!? :woot: Sono contenta, ho sempre il terrore di delinearlo troppo OOC
CITAZIONE
Hai uno stile nello scrivere che personalmente ritengo fantastico.Sai catturare l'attenzione del lettore,che non è cosa da poco di questi tempi.

Semplicemente, un enorme grazie Irene :fiore: Grazie a tutte!!!
Mi devo necessariamente staccare dal personaggio di Paloma, anzittuto perchè la storia lo impone, poi non voglio assolutamente creare un orribile e malriuscita copia dell' originale. L' eleganza del riccio è troppo bello per poterlo imitare.
Bè spero che il capitolo vi piaccia
bacio
Martina *stritola tutte in un abbraccio*

CAPITOLO 4: SEGUENDO IL BIAN CONIGLIO

Se avete a che fare con un bambino molto piccolo, provate a fare un esperimento: a sua insaputa strofinategli il naso, o la fronte, con un po’ di rossetto e sistematelo davanti ad uno specchio. Ora osservate, il bambino saprà riconoscere la propria immagine riflessa? Si può rispondere a tale domanda guardano i gesti del piccolo, se muove le manine verso lo specchio significa che non è ancora in grado d’ identificare l’ immagine come a lui appartenente. Crede che quello dinnanzi a sé sia un’ altro bambino. Verso i 15 mesi, tuttavia, la maggior parte dei bambini reagiscono riconoscendosi, e, probabilmente, si toccheranno la faccia. Questa prova è stata messa a punto dai pedagogisti per misurare la cosiddetta “consapevolezza del sé”. Gli studi dimostrano che il senso dell’ identità personale matura molto presto. Tutti noi, tramite le esperienze ed il confronto sociale, sviluppiamo un’ immagine di noi stessi, che ovviamente ha conseguenze importantissime sulla nostra vita. In questo preciso istante, c’ è una ragazza di quattordici anni che allunga le mani verso la sua immagine. Devo completamente ristrutturarmi, incastrando in me stessa i nuovi pezzetti, devo prendere coscienza del fatto che, tutto quello che credevo impossibile, è reale. E’ un po’ come venire alla luce un’ altra. Sicuramente, questa sensazione di meraviglia, da neonati, l’ abbiamo provata tutti. Esplorare, palpare, osservare e stupirsi continuamente. Non facile mettere da parte ogni convinzione appresa e ricominciare ad approcciarsi con il mondo. Come un viaggiatore venuto da lontano mi muovo cautamente, lasciando che i siano i miei sensi a guidarmi, la logica, a me tanto cara, non può aiutarmi per il momento. Trascorsi dieci giorni dal mio arrivo alla Tana, sono riuscita a malapena ad abituarmi alle facce che spuntano nel camino e ai piatti che si lavano da soli. Trovare il tempo per scrivere è stato altrettanto complesso, ma devo dire che non ne ho sentito il bisogno. In quanto amante del silenzio, normalmente troverei insopportabile la presenza di nove persone confusionarie e ciarliere, ammassate in una casetta storta, invece i Weasley sono riusciti subito a farmi sentire a mio agio. L’esistenza di una famiglia del genere, felice e amorevole nella sua semplicità, mi ha sbalordito tanto quanto lo gnomo che stamattina ho visto in giardino. E’ completamente diversa da ogni genere di famiglia da me conosciuta. Avrebbero bisogno di un bel ripassino circa l’ uso dei metodi anticoncezionali, ma hanno il grande dono di rendere sereni le persone che li circondano. Il calore con cui hanno accolto un’ adolescente forestiera, mi ripaga anche della mancanza di privacy, una cosa di cui sono estremamente gelosa. Mi hanno sistemato in camera con Ginny, l’ unica femmina della tribù, che ha una mega cotta per il migliore amico di suo fratello Ron, cotale Harry Potter. In realtà, sospetto che se ne sia invaghito anche lo stesso Ron, visto che non fa altro che parlare di lui. Tutto concitato mi ha raccontato la storia dell’ unico essere umano sopravvissuto all’ anatema che uccide. Sapere che nel mondo magico circola un pazzo omicida di cui non sono riuscita a scoprire il nome (tutti si rifiutano categoricamente di pronunciarlo), mi ha un tantinello turbata.
“Non ti preoccupare, cara” ha tentato di rassicurarmi Molly “Silente è l’ unica persona di cui Tu-sai-chi abbia mai avuto paura. Davvero, non hai nulla da temere, ad Hogwarts sarai al sicuro”
“Assolutamente!” conferma George “Stai alla larga da Piton, però!!!” ha aggiunto abbassando la voce
“Si, almeno tre metri di distanza” ha rincarato Fred
“E cosa sarebbe questo Piton?” ho chiesto mentre loro ridacchiavano di gusto per l’ incomprensione
“Cosa sia veramente non lo sa nessuno, ha tenta di assumere sembianze umane, con scarsi risultati, però”
A quel punto Molly ha interrotto Ron colpendolo in testa con uno strofinaccio
“Ignorali, Amaya, il professor Piton insegna Pozioni, ed è il Capocasa Serpeverde”
“Il Capo di che?!”
Esasperata dai discorsi incomprensibili ho chiesto a Ron di prestarmi Storia di Hogwarts, e finalmente ho capito il funzionamento dell’ istituto. In generale sto cercando di assimilare ed apprendere il più possibile, quindi, casino permettendo, leggo ogni libro che mi capita a tiro. Una cosa che fa impazzire Ron, che mi paragona alla sua amica Hermione. E’ un ragazzo simpatico, ma di certo non brilla per intelligenza. I Weasley hanno una cieca ed immotivata fiducia nel mio smistamento, sono convinti che finirò a Grifondoro come tutti loro. Sfortunatamente temo che dovrò deludere le loro aspettative, cavalleria, coraggio, nobiltà e bla bla bla non mi si addicono per niente. Forse sarei più adatta fra le file dei Corvonero. Per quanto mi riguarda, comunque, spero soltanto che sia una cosa veloce e indolore. Non avendo termini di paragone, ne tradizioni da rispettare, una Casa vale l’ altra, m’ interessa soltanto trovare delle persone con cui condividere la mia esperienza, con cui poter essere me stessa. Delle persone come loro. Stando a stretto contatto coi Weasley ho poi iniziato a meditare sul rapporto fra la magia e i legami famigliari. Mi hanno spiegato tutta la faccenda, dai Purosangue ai Maghinò, a quanto pare, anche ai maghi piace categorizzare gli individui. Insomma, alla fine ho preso in considerazione l’ idea di essere una Mezzosangue, ignorando l’ identità di mio padre, non è una tesi così azzardata. A quest’ analisi ho poi aggiunto un altro paio d’ ingredienti, con conseguenze catastrofiche. Sono stata concepita a Londra, so che mia madre era inglese, e se quell’ uomo era un mago, molto probabilmente ha studiato ad Hogwarts, proprio dove andrò io. Allora dentro di me è scattato qualcosa, perciò, ho scartato l’ ipotesi Mezzosangue con la stessa velocità con cui l’ avevo concepita. Troppo volte ho sperato per poi rimanerne delusa, sofferente e vuota. Per lui ho sprecato tutti i desideri concessimi dalle candeline, ogni compleanno le soffiavo e fantasticavo sul suo arrivo. “Sono sicura che quest’ anno viene” dicevo alla mamma, costringendola a mettere da parte una fetta di torta solo per lui. Non ne vale più la pena, le torte non vanno sprecate, mai.
E a proposito di dolci sciupati: Oreste si è appena leccato la mia porzione di budino. Oreste non è un componente particolarmente villano della famiglia, è il mio gatto. La scuola consiglia di portare un animale, e, considerato che di un gufo non saprei che farmene, ho comprato lui. E’ un bellissimo blu di Russia, un’ esemplare unico e molto dotato, ha specificato la negoziante per giustificarne il prezzo esagerato. A me sembra soltanto un grazioso cucciolo batuffoloso. Il motivo per cui l’ ho chiamato come Il gatto di Alice dovrebbe essere abbastanza chiaro ormai.
Sto ancora cercando di riprendermi dalla capatina a Diagon Alley di stamattina.
“Ultimamente mi sto interessando agli intrattenimenti babbani, cosa puoi dirmi del cimena?!?” mi ha chiesto Arthur gioioso mentre un folletto cambiava le mie sterline in galeoni. In preda alla meraviglia e all’ entusiasmo continuavo ad incespicare sulla strada acciottolata, guardandomi intorno sbigottita. Chissà se riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo. Ora possiedo un grosso baule colmo di ogni genere di cose: libri, divise, ingrediente per le pozioni, un calderone, un telescopio. E una bacchetta. Betulla e Crine di unicorno. Undici polli e mezzo, sufficientemente flessibile.
“E’ una bacchetta per coloro che vedono oltre le apparenze” ha detto Olivander insieme alla marea di aggettivi incomprensibili. Non che abbia dissipato i miei dubbi, ma l’ ho apprezzata molto.
“Tra poco diventerà la tua fedele compagna” gli ha fatto eco Arthur sorridendomi “Sarai un ottima strega, vedrai”
“Farò del mio meglio per diventarlo” rispondendo sorridendo a mia volta
Tra due giorni dovrò partire per Hogwarts, e, per quanto sia intrigata da quello che mi attende, non posso fare a meno di dispiacermi. Ron si strugge soprattutto perché non vedrò i suoi amici. Nessun rimpianto, li conoscerò a settembre, a me secca soprattutto per la Coppa del Mondo di Quidditch. Nonostante i rimbrotti e le urla di Molly giochiamo ogni giorno. Il volo, il sogno di Leonardo, un’ esperienza indimenticabile. I gemelli dicono che me la cavo piuttosto bene e che dovrei fare il provino per la squadra, quale ancora non si sa. Mi sono talmente appassionata a questo sport che Arthur ha dovuto trascinarmi via da Accessori di prima Qualità per il Quidditch per impedirmi di comprare una Firebolt.
“Che stai facendo?!?” il sesto di casa Wealey è appena entrata in cucina e adocchia curioso il mio diario
“Lasciala in pace Ron” sbotta Ginny dal salotto “Sai che significa la parola discrezione?!?”
“Mi sto annoiano, volevo solo un po’ di compagnia!!! Fred e George sono chiusi in camera da ore, credo stiano progettando il famoso scherzo a Perce di cui parlavano oggi”
“Ho letto sul libro di Erbologia che lo sterco di drago viene usato come concime. Potrebbero spedirgliene un po’ in ufficio e spacciarlo come un campione di fertilizzante sperimentale proveniente da un altro paese, dalla Norvegia, tipo”
Sono perfettamente conscia che un suggerimento del genere non dimostra una gran gratitudine, ma, dall’ alto delle sue conoscenze magiche, Percy ha fatto di tutto per rendersi antipatico. Ron mi guardano sorpreso e ammirato.
“Sei un genio Amaya!!! Vieni andiamo a dirlo a quei due!!”
Chiudo il diario e lo seguo, mentre Oreste trotterella allegro dietro di me.

“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come e’, perché tutto sarebbe come non e’ , e viceversa; ciò’ che e’ non sarebbe e ciò che non e’ sarebbe: chiaro?”
Dal film “Alice nel Paese delle Meraviglie”, Disney, 1951



Proprio quando penso che sto per rigurgitare la colazione, l’ autobus si ferma di botta, sbalzandomi all’ indietro. Bill mi raccoglie amorevolmente e mi aiuta a scendere dal mezzo.
“Arrivederci e grazie per aver viaggiato col Nottetempo!” dice il bigliettaio brufoloso
“Addio!!” sussurro malevola.
“Vedrai che quando imparerai a Materializzarsi sarà più semplice”
“Ma non lo si può fare entro i confini della scuola” ricordo e lui annuisce. Frastornata mi raddrizzo e mi guardo intorno cauta, strizzo gli occhi, aspettando che si abituino alla luce del sole. Impiego un po’ di tempo per redimermi conto di quello che mi circonda, quando ci riesco sento il fiato mozzarsi. Un maniero incastonato in mezzo alle montagne, è così grandioso, che sembra esserci sempre stato, come se fosse germogliato insieme alla natura circostante. Avvolgo con lo
sguardo tutto quello che posso, cercando di imprimere nella mia mente la sensazione di splendida sorpresa che sto provando, perché non voglio dimenticarmene mai.
“Ti piace?” chiede Bill gentilmente
“Non trovo le parole adatte per descriverlo” biascico confusa
“Prova con Wow!!” consiglia lui. In effetti sembra l’ unica parola in grado di adattarsi perfettamente ai miei sentimenti. Improvvisamente mi scopro incapace di attendere, voglio entrare immediatamente. Sto morendo dal desiderio di qualcosa a cui non so dare un nome, e di cui non comprendo l’ esistenza. Voglio entrare!!!
“Dobbiamo aspettare che qualcuno ci venga a prendere” specifica Bill, comprensivo. Dalla sua bacchetta spunta qualcosa di argenteo ed incorporeo che ha la forma di un leone.
“Incanto Patronus” spiega dolcemente “tra sue tanti utili funzioni c’è anche quella d’ intermedio. Insomma, può essere usato come mezzo di comunicazione. Ogni mago ha il suo animale protettore”
Cerco d’ ingannare l’ attesa pensando alla forma che potrebbe assumere il mio Partonus, e, dopo un tempo che mi pare infinitamente lungo, scorgo una figura in lontananza. C’è un uomo che a grandi passi, discende la collina. Quando è abbastanza vicino mi accorgo che è alto almeno il doppio di un normale individuo. Più incuriosita che intimorita, lo osservo mentre punta un ombrello rosa sul lucchetto del cancello. Quest’ ultimo si apre con un clanck.
“’Giorno Bill” sorride giovale il pantagruelico uomo “E tu devi essere Amaya, io sono Hagrid, benvenuta!!”
Ron mi ha parlato molto di lui, ma ha un omesso un piccolo particolare, evidentemente per lui la sua stazza non ha nessuna rilevanza, ed è così che deve essere. Sorrido riflettendo sull’ amicizia disinteressata, poi mi rendo conto che è arrivato il momento di salutare Bill. Mi limito ad un abbracciarlo sperando, che riesca a sentire tutto l’ affetto e la gratitudine che ho messo nel gesto. Decisa ad evitare un patetico arrivederci, non lo guardo smaterializzarsi, e mi avvio velocemente verso il castello.
“Allora, come è andata dai Weasley?!? Spero che i gemelli non ti abbiano giocato qualche tiro mancino”
Intavoliamo un discorso abbastanza formale su Hogwarts, e sul suo lavoro, del resto io sono troppo occupata a guardarmi intorno per prestare la dovuta attenzione. Quando finalmente varchiamo la soglia mi sfugge un gemito.
“Lascia qui i tuoi bagagli, ci penseranno gli elfi domestici a sistemarli”
Sono quasi costretta a correre per stare dietro al suo passo, mi scordo persino di dare un’ occhiata alla famosa Sala Grande, ma riesco a vedere un paio di personaggi dipinti che si muovono nelle loro cornici, e il fantasma di un frate che svolazza allegro. Camminiamo in silenzio, salendo diverse rampe di scale, infine Hagrid svolta un angolo e si ferma davanti ad un orribile statua, che mi pare rappresenti un Troll.
“Bolle Bollenti!!” scandisce sicuro. Dallo spostamento del mascherone intuisco che quella dev’ essere una password incredibilmente cretina. Dietro la parete c’ è una scala a chiocciola che si muove lentamente verso l’ alto.
“Vai, il preside ti sta aspettando” dice
“Tu non vieni?” sono terrorizzata, lo ammetto
“Non temere, andrà tutto bene, Silente è un grand’ uomo” ribadisce. Dacché lo conosco è la terza volta che me lo ripete.
“Eeem, va bene, allora vado” sto farfugliando come una mocciosa impacciata “Grazie”
“Non c’è di che!!! Ci vediamo in giro”
Un po’ indecisa, lascio che la scala mi trasporti verso l’ alto. Giunta in cima, la nausea è ricomparsa, causata forse dal movimento a spirale o forse dalla tensione. Inspiro forte, auspicando che il bizzarri balzelli del mio stomaco si plachino.
“Porca circe!!!” bisbiglio alla porta di mogano. Le buffe invettive magiche sono la cosa che ho assimilato più in fretta.
Vai!!! Busso e mi fiondo nella stanza senza nemmeno aspettare il permesso.
Ed ecco Alice che entra nella tana del bian coniglio. Ancora quella sensazione di confusione mentale tipica dei sogni.L’ ufficio circolare è molto più affollato di quanto desiderassi: sei paia di occhi mi fissano.
“Benvenuta ad Hogwarts, signorina James-Cooper” mi dice il preside alzandosi e girando intorno alla scrivania
“Grazie professore” rispondo osservando le facce di tutti i presenti.
Anzitutto, Silente è chiaramente Gandalf in incognito. Poi, in ordine di apparizione, sulla mia sinistra ci sono: un Umpa-Lumpa, Glinda, la buona strega del Nord, e un donna che ha urgente bisogno di farsi un doccia. Dall’ alta parte della stanza, distaccato dal gruppetto, un uomo mi scruta intensamente. Sembra l’ anello di congiunzione fra Dracula e Dart Fener, ed ho la netta impressione che stia cercando di leggermi nell’ anima. Oh Dio!!! Non ditemi che questo personaggi sono i miei professori?!?
“Permettimi di presentarmi i tuoi futuri insegnati”
E la stupidità della mia invocazione si fa lampante, non potevano essere altro che loro. Tutti mi rivolgono grandi sorrisi, tranne l’ uomo che abbozza appena un cenno col capo. Avevo già capito chi fosse ben prima che Silente lo nominasse.
(ritornando alla discussione sulla scelta dei nomi per i propri figli...Pomona...Severus...no, ma io dico...Severus?!? Quando dai un nome del genere al tuo bambino, non puoi non aspettarti che venga su lievemente arcigno... chissà quanto se lo saranno sfottuto, porello)
“E questo” continua Silente, ignaro dei miei deliri “è Cornelius Caramell, il Ministro della Magia”
“Piacere di fare la sua conoscenza signore, è il secondo ministro della magia con cui ho a che fare in pochi giorni”
Il mio tono è volutamente sospettoso, l’ interesse che i maghi-politici nutrono nei miei confronti non è affatto rasserenante. Lui comunque non sembra badarci e dopo qualche convenevole Silente spedisce tutti fuori.
“Tieni informato sul caso allora” sussurra Caramell
“Come desideri Cornelius, ma ti ho già espresso la mia opinione a riguardo. Dubito fortemente che lo stato delle cose sia cambiato” risponde il preside deciso a mettere fine a quella conversazione misteriosa.
Rimasti soli mi fa accomodare su una sedia dinnanzi alla sua scrivania. Ora trovo il tempo per osservare i ritratti degli uomini che dormano placidamente e ascoltare il dolce ronzio degli strani strumenti presenti nello studio.
“Dimmi, ti sei trovata bene alla Tana?” chiede sorridente
“Benissimo, sono stati tutti molto gentili con me. Gemelli compresi” puntualizzo rispondendo al sorriso
“Mi fa piacere. Suppongo ti abbiano spiegato come funzionano le cose qui”
“Si, è tutto abbastanza chiaro, professore”
“Perfetto” con un gesto della mano fa apparire un foglio di carta “Questo è il tuo programma per il prossimi due mesi. So che definirlo affollato sarebbe un pallido eufemismo, ma, se non vuoi diplomarti con quattro anni di ritardo, è necessario che tu lo segua. Come avrai capito, la maggior parte dei professori ha accetto di darti lezioni, e di aiutarti nell’ affrontare le eventuali difficoltà che potranno sopraggiungere” fa una pausa per accertarsi cha abbia capito
“Non sono riuscito a coinvolgere il professor RÜf, quindi, ad insegnarti storia della magia sarà la professoressa Vector, ma dubito che avrai qualche rimostranza. Ahimè ci manca, ancora una volta, un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, perciò se ne occuperà il professor Piton”
Riguardo la maledizione che incombe su quella cattedra e l’ ambizione di Piton, sono abbastanza informata per stupirmi. Alzo un sopracciglio interrogativa, mostrando a Silente la mia tipica espressione di sorpresa. Lui intuisce.
“E’ una soluzione temporanea. Sto ancora cercando un insegnate adatto per quel ruolo. Inoltre, mi duole informati che prima dell’ inizio delle lezioni sarai sottoposta ad un piccolo esame per valutare le tue conoscenze ”
“Mi pare giusto. Signore, vorrei esprimerle la mia gratitudine per l’ opportunità che mi sta dando” dico sinceramente
“Educare giovani streghe promettenti come te non può che rendermi felice, Amaya”
Il calore che emana quest’ ultima frase ha il potere di sciogliere il mio imbarazzo. Cala il silenzio, avvolgendo la stanza con il suo manto, poi lui sospira pesantemente e si protende verso di me, congiungendo le mani sul tavolo.
“Ti sei mai chiesta da dove arrivano i tuoi notevoli poteri?” domanda a bruciapelo
“Bè ecco, si” l’ improvvisa serietà con cui ha parlato è preoccupante “Ho avuto modo di approfondire l’ argomento con i Weasley, da quel che ho potuto capire, anche i...eeemm... babbani possono generare figli maghi”
“Vero, ma questo non è il tuo caso” qualcosa dentro di me scalpita rumorosamente
“Tua madre, Hazel James, era una strega” quel qualcosa è il mio cuore, che ora sta battendo come un tamburo
“Non è possibile, insomma, me ne ricorderei no?!?”
“Forse tua madre ha deciso volontariamente di abbandonare il mondo magico, non sarebbe la prima ad affrontare un cambiamento così radicale. Potrebbe aver smesso di praticare la magia”
“Ma perché?”
“A questa domanda non so rispondere, ma posso dirti con certezza che tua madre ha frequentato Hogwarts. Era una Tassorosso, una ragazza molto cordiale e disponibile”
“Si” dico tremando “era capace di sorridere a tutti” i miei occhi sono velati dalla lacrime. Perché?! Perché, cazzo, non ha detto a sua figlia una cosa così importante?!? Una dolorosa consapevolezza mi squarcia l’ anima: non ho mai conosciuto davvero la donna che mi ha messo al mondo. “Tutto a suo tempo” chissà se aveva l’intenzioni di avvertirmi?
“Mi spiace doverti inquietarti in questo modo, ma ho preferito dirtelo perché non volevo che lo leggesi nelle pagine ingiallite di un vecchio annuario scolastico”
Sbaglia di grosso se si aspetta che lo ringrazi per questo suo gesto estremamente umana. Sono stata guardata con commiserazione così spesso che ho finito per odiare la pietà che la gente nutre nei miei confronti. Sospiro, mi mordicchio il labbro, e, muovo le testa come se dovessi scostare i capelli dal volto
“E’ la forza dell’ abitudine, ho tagliato i capelli da poco” spiego a Silente che sembra decisamente perplesso
“Non devi essere in collera con lei”
Sono amareggiata, non infuriata. E, peggio ancora, il rammarico del tempo perduto mi divora dall’ interno.
“E mio padre?! Sa qualcosa di lui, signore?” azzardo timidamente.
“No, non se no nulla”
Di nuovo ci acquietiamo entrambi. Mi torco nervosamente le mani posate in grembo e non lo guardo, ma sono sicura che i suoi occhi chiari sono puntati su di me. Quello sguardo limpido e acquoso mi innervosisce. Vorrei andarmene ora.
“Professore, le chiedo il permesso di congedarmi” uso tutto il garbo e la formalità che sono in grado di esprimere
“Comprensibile, immagino avrai bisogno di riposo e tranquillità. Ti farò accompagnare alle tue stanze, ma non ti ci abituare troppo, da settembre dovrai condividere gli spazi con i tuoi compagni. La cena verrà servita in Sale Grande alle sette in punto” Saluto e ringrazio velocemente, ma arrivata alla porta il preside mi ferma
“Ricorda che chi cerca una casa ad Hogwarts la trova sempre”
Inutile dire che la sua frase ad effetto è un flop clamoroso. Non serve a lenire la sofferenza che la verità si porta dietro, ne a restituirmi un po’ di serenità. Purtroppo nessuno sembra in grado di darmela.
Me ne stra-frego delle sue occhiate preoccupate ed esco. Ringraziando il cielo, ho dovuto sopportare l’ inquietante compagnia del custode per poco, visto che mi hanno dato un alloggio non lontano dall’ ufficio di Silente. Nel complesso la sistemazione è accogliente, ho a disposizione un anticamera piuttosto ampia che funge anche da sala studio, e la zona notte è dotata di un grazioso bagno in marmo rosa. Un po’ stucchevole, ma carino. Un letto a baldacchino troneggia al centro della camera, considerato il ronfare, Oreste sembra apprezzarlo molto. Quando avverte la mia presenza ha il buon gusto di venire a salutarmi. Lo prendo in braccio e mi avvio verso la finestra che si affaccia sul parco. Immagino mia madre adolescente che cammina sulle sponde del lago, mentre la luce del sole si riflette sui suoi capelli biondi, lei chiacchiera allegra con un’ amica. E’ spensierata come io non lo sono mai stata.

"Toto, ho l'impressione che non siamo più nel Kansas”
Dorothy Gale, dal film “Il Mago di Oz”,1939



Rabbrividisco infreddolita e, tastando, vado alla ricerca di qualcosa per coprirmi. Non riesco a riprendere sonno perché qualcosa di morbido si sta sfregando sul mio viso , infastidendomi enormemente. Lo scoccio, ma questo persevera. Sono raggomitolata sul letto in posizione fetale, coperta soltanto da un accappatoio, cosa che spiegherebbe il freddo. Devo essermi addormentata subito dopo aver fatto la doccia.
“Cosa vuoi?!” sbotto adirata. Apro gli occhi e incontro quelli blu di Oreste.
“Mao” risponde ovviamente il piccolo felino che con agile balzo si va a sistemare sul comodino. Curiosa, spio i suoi movimenti e mi sfugge un’ occhiatina all’ orologio. Le sette meno un quarto.
“Cazzo!!! E’ tardissimo!!” urlo scapicollandomi giù dal letto. Estraggo dal baule un paio di indumenti a casaccio, jeans e un maglioncino nero a collo alto. In questo paese si sono scordati d’ inventare l’ estate.
Il cucciolo è visibilmente orgoglioso delle sue gesta, così, prima di uscire, lo ringrazio con una veloce carezza.
“E’ vero, sei molto intelligente, ma una sveglia mi avrebbe fatto risparmiare una montagna di galeoni”
Lo specchio mi fa presente che ho un’ aria decisamente scompigliata, forse dovrei almeno asciugarmi i capelli, ma non ne ho il tempo. Inoltre, non saprei nemmeno come fare, i Weasley mi hanno detto che l’ “eclitticità” qui non esiste, dal momento che gli oggetti elettronici impazziscono a contatto con una tale quantità di magia. Dovrò scoprire come ovviare a questa medievale mancanza, altrimenti una broncopolmonite non me la leva nessuno. Grazie ad una corsa di livello olimpionico varco la soglia della Sala Grande con qualche minuto d’ anticipo. L’ ambiente è splendido e maestoso, illuminato dalle centinaia di candele sospese a mezz’ aria. Questa volta mi ricordo di guardare in su e vedo il cielo nero leggermente screziato in viola. Come i cavalieri di Camelot, sono tutti accomodati ad una grande tavole rotonda, che manca del dodicesimo componente: Sir Amaya James-Cooper. Quei fenomeni da circo hanno pure il coraggio di fissarmi come se fossi io il componente bizzarro del gruppo, anche se, ripensandoci, sono proprio io l’ estranea. Forse stanno semplicemente aspettando che io mi stanchi di osservare il soffitto trapuntato di stelle. Deglutisco a vuoto e mi avvio verso di loro.
“Buonasera signorina James- Cooper” attacca il preside
“Buonasera” mi siedo intimidita
“Di norma la Sala ha un aspetto un po’ diverso” spiega indicando i tavoli addossati alle pareti “per stasera ho preferito questa soluzione in modo da agevolare la conversazione”
“Un’ ottima idea” spero di aver usato un tono abbastanza sarcastico. Un’ ottima idea…si…per farmi morire dall’ imbarazzo, vecchio rimbambito!!! Sono persino più imbarazzata di quella volta che ho perso un pezzo del costume in piscina. Ed era il pezzo di sotto. Oh dannazione!! Perché non posso mangiare in un angolino tutta sola?
La forma della tavola, comunque, non è di nessuna rilevanza e la conversazione si rivela una schifo totale. Rispondo con “Si, grazie” alle loro futili domande (E’ andato bene il viaggio? Gli alloggi sono di tuo gradimento? Ect.). Va a finire che mi limito a degustare l’ ottimo cibo, mentre loro chiacchierano, ed ogni tanto mi danno dei chiarimenti. Sono seduta fra l’ Umpa Lumpa e Piton, che non ha ancora spiccicato una parola. Si vede lontano un miglio che la situazione lo sta annoiando, e, sinceramente, non posso che dargli ragione.
“Che lavoro fanno i tuoi genitori?” mi chiede la professoressa di Trasfigurazione, come se interessasse a qualcuno
“Edgar…cioè il mio patrigno, è un membro del Congresso degli Stati Uniti, e sua moglie, Marine, più che altro si trascina avanti, in attesa del prossimo appuntamento dallo psicologo” dalle facce sbigottite intuisco che nessuno ha compreso la sottile ironia, ed è meglio così, vista la cattiveria gratuita che ha appena formulato la mia lingua al vetriolo.
“Lei non ha un impiego, preferisce occuparsi delle faccende domestiche” illustro alterando la verità
Intanto compaiono dal nulla altre portate. Ignari l’ uno dell’ altra, io e Piton ci allunghiamo contemporaneamente sul piatto del roast beef. Arrivate a destinazione le nostre mani si sfiorano. Entrambi ritiriamo la mano come se ci fossimo scottati, compiendo lo stesso identico gesto. Ci guardiamo sospettosi. Noto che ha gli occhi scuri quanto i miei
“Prego” la sua voce è profonda
“No, si serva prima lei, professore”
“Insisto” scandisce lentamente
L’ impasse è risolto da Silente che, ridacchiando, riempie i nostri piatti con la magia. Trovo la cosa fastidiosa, e, a giudicare dalla sua espressione, non è piaciuta nemmeno al professore. Non riesco a trattenermi dal rivolgere al preside un’ occhiataccia contrariata, lui continua a sorridere, ma, di nuovo, ha quell’ aria perplessa dipinta sul volto. Sembra assorto nell’ interpretazione di qualcosa. La cena prosegue monotona, unico altro evento degno di nota è la sbornia di Hagrid. Alle nove lascio l’ allegra combriccola e torno in camera. Oreste ha abbandonato il letto per testare il divano dell’ anticamera, e finge di non vedermi. Probabilmente si è offeso per il trattamento indifferente che gli ho riservato prima.
“Su, non fare così, guarda cosa ti ho portato!!” dico mostrandogli un pezzo di carne avvolta in un fazzoletto
Con lo stomaco pieno accetta molto più volentieri le mie scuse, fatte di grattatine dietro le orecchie.
Prima di coricarmi controllo l’ orario delle lezioni: Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni. Si comincia.
“Oreste, ho l’ impressione che non siamo più nel Jersey”

***


“Quindi la ragazza non ne sapeva nulla?” domanda il moro
“No, era sinceramente stupita” risponde l’ altro con calma. Piton è apparentemente intento ad osservare Phineas Nigellus che finge di dormire. Ancora non capisce il motivo di quella convocazione serale. Nessuna novità, o comunque niente di così urgente da non poter essere rimandato all’ indomani mattina.
Stringe gli occhi e sospira in modo drammatico. E’ inquieto.
“Perché non le hai detto dell’ omicidio di Butler?” sputa fuori all’ improvviso
“Ho le mie buone ragioni, Severus”
Ah si!! Ovviamente. Albus Silente ha le sue incontestabili motivazioni. Incontestabili perché sconosciute, il più delle volte. Voialtri fidatevi e basta. Gli piace da impazzire immergersi in quell’ aura di mistero. Il maestro delle mezze-verità
“Non pensi che la notizia l’ abbia quantomeno disorientata. Le hai detto che sua madre era una strega, ma non ti sei preso il disturbo di spiegarle il perché ha smesso di usare la magia.”
Piton si accorge di stringere il calice di vino in una morsa letale. Rilassa le dite di quel po’ che basta a non frantumarlo.
“Perché non lo conosco” replica pacato il preside
“E’ ovvio ” la sua voce si è abbassata di almeno un tono. L’ uomo si sta sforzando a controllare quell’ inspiegabile rabbia che monta dentro di lui, ma un osservatore superficiale non se ne accorgerebbe. E’ stanco e turbato.
“La sua bacchetta era nelle mani del ministero, sicuramente la James avrà pensato che mischiarsi hai babbani americani
era un ottimo modo di sfuggire agli Auror. Lo capirebbe anche uno stolto, noi vorrai farmi credere che tu non c’ eri arrivato, Albus?” chiede Piton con un ghigno
“Calmatesi le acque avrebbe potuto reintegrarsi alla comunità magica, ma non l’ ha fatto. Ha preferito recidere i legami con il mondo in cui era nata e ricominciare d’ accapo. I motivi per cui abbia deciso di sradicarsi non li conosco”
“Rimane il fatto che non le hai detto tutto”
“Verrà informata entro l’ inizio dell’ anno scolastico. Ho ritenuto più opportuno aspettare, per il momento”
Aspettare. Ha vissuto gli ultimi tre giorni in sospeso, attendendo, attanagliato dal dubbio e ,solo Salazar sa, quanto lui odia non avere certezze. In questi giorni Severus Piton ha tentennato. E si è rivelata una ragazzina insignificante, uguale a tutte le altre che aveva visto nel corso della sua carriera di insegnante, forse soltanto un po’ più silenziosa della norma.
Niente di diverso da quello che si aspettasse realmente. Piton si alza, e il mantello si muove elegantemente con lui, in una sincronia perfetta, come se fosse parte integrante del suo corpo. E’ pensieroso.
“Albus, trovo questa tua idea della tavola rotonda imbarazzante e fuori luogo” dice passandosi una mano fra i capelli.
Silente scoppia a ridere. Solo Godric sa quanto sia affezionato a quell’ uomo.



NOTE: Vorrei specificare che l' autrice non sta discutendo i gusti di Eileen sulla scelta del nome per il figlio. Io amo il suo nome, ha un suono meraviglioso. Ma volevo che apparisse strano ad Amaya.
So che la città New york, non si trova nel Jearsey, ma nell' omonimo stato di New York, è un errore voluto perchè suonava meglio nel parafrasare la frase del Mago di Oz.
OH VI PREGO!!! :X_X: :X_X: non interpretate male l' ultima frase!!! Parliamo di puro affetto paterno!!!

Edited by Redshine - 22/7/2009, 23:30
 
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• Shin ~
view post Posted on 23/7/2009, 13:03




*ççç* Ti ho già detto che amo il tuo modo di scrivere vero?? :OO:
Questo capitolo mi è piaciuto molto...xD E finalmente c'è l'incontro fra Piton e la ragazza :fiore: Chissà se è veramente lui il padre...U_U In effetti si somigliano molto nell'aspetto e anche un pò nel comportamento...

CITAZIONE
un Umpa-Lumpa, Glinda, la buona strega del Nord, e un donna che ha urgente bisogno di farsi un doccia. Dall’ alta parte della stanza, distaccato dal gruppetto, un uomo mi scruta intensamente. Sembra l’ anello di congiunzione fra Dracula e Dart Fener, ed ho la netta impressione che stia cercando di leggermi nell’ anima. Oh Dio!!! Non ditemi che questo personaggi sono i miei professori?!?

In questa parte sono scoppiata a ridere *cosa che ha preoccupato i miei genitori...dato che mi hanno guardato con due occhi sgranati, chiedendosi forse se ero diventata pazza... .-.*
La parte del miscuglio tra Dracula e Dart Fener è magnifica :blush:
Complimenti davvero Red...*-*
Non vedo l'ora di leggere un tuo nuovo aggiornamento :wii:

Laura
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 23/7/2009, 15:59




Un'altra sostenitrice del magico duo "Dracula/Dart Fener" non ci credo! XD
A parte questo,ancora complimenti.Capitolo carinissimo che mi ha strappato il sorriso più di una volta!
Continua così.
 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 23/7/2009, 18:58




Che bel capitolo..davvero interessante...io ripeto che adoro come scrivi, sei davvero molto molto brava!
Bellissima la prima impressione dei prof..l'Umpa Lumpa mi ha fatto morire! E Sev come Dart Fener/Dracula è davvero una bella trovata =)!!
Lei e il prof comunque si assomigliano molto, non so se siano padre e figlia ma dic erto sono molto simili caratterialmente e fisicamente...sarà interessante vedere le lezioni...inoltre mi piace il punto di vista di Amaya sulle persone e sui fatti, profondo è inconsueto..interessante!
Ah, mi sa che Silente inizia a nutrire dei sospetti vero? Non gli sfugge nulla....
Aggiorna presto!!
 
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•°o.OdamÅrwenO.o°•
view post Posted on 27/7/2009, 09:23




Che bella ff!!
Davvero, complimenti.
Mi piace il tuo modo di scrivere, mi piacciono i tuoi tempi, mi piace il tuo umorismo sempre condito da verità talmente profonde e lampanti.
Fai emergere una ragazza vera, in un mondo vero, pieno di sentimenti veri!
E sai rendere il tutto fluido, scorrevole...addirittura lirico.
Mi inchino!
Oserei dire perfetta!
Spero di rileggerti al più presto!
Un bacio.
Elena
 
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23 replies since 21/6/2009, 11:58   523 views
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