Ora, a costo di scivolare nel retorico, voglio ringraziarvi con tutto il cuore per i commenti. Sono davvero commossa.
Fa molto piacere sapere che apprezzate il mio
stile
, per me scrivere è più che altro una necessità
CITAZIONE
ha già scoperto che sta ragazza potrebbe essere probabilmente sua figlia
eh eh eh...può darsi Lady...può darsi...lo scopriremo presto, comunque
CITAZIONE
E Severus...bè, lui come può NON piacere?!
Davvero Shin?!?
Sono contenta, ho sempre il terrore di delinearlo troppo OOC
CITAZIONE
Hai uno stile nello scrivere che personalmente ritengo fantastico.Sai catturare l'attenzione del lettore,che non è cosa da poco di questi tempi.
Semplicemente, un enorme grazie Irene
Grazie a tutte!!!
Mi devo necessariamente staccare dal personaggio di Paloma, anzittuto perchè la storia lo impone, poi non voglio assolutamente creare un orribile e malriuscita copia dell' originale. L' eleganza del riccio è troppo bello per poterlo imitare.
Bè spero che il capitolo vi piaccia
bacio
Martina *stritola tutte in un abbraccio*
CAPITOLO 4: SEGUENDO IL BIAN CONIGLIOSe avete a che fare con un bambino molto piccolo, provate a fare un esperimento: a sua insaputa strofinategli il naso, o la fronte, con un po’ di rossetto e sistematelo davanti ad uno specchio. Ora osservate, il bambino saprà riconoscere la propria immagine riflessa? Si può rispondere a tale domanda guardano i gesti del piccolo, se muove le manine verso lo specchio significa che non è ancora in grado d’ identificare l’ immagine come a lui appartenente. Crede che quello dinnanzi a sé sia un’ altro bambino. Verso i 15 mesi, tuttavia, la maggior parte dei bambini reagiscono riconoscendosi, e, probabilmente, si toccheranno la faccia. Questa prova è stata messa a punto dai pedagogisti per misurare la cosiddetta “consapevolezza del sé”. Gli studi dimostrano che il senso dell’ identità personale matura molto presto. Tutti noi, tramite le esperienze ed il confronto sociale, sviluppiamo un’ immagine di noi stessi, che ovviamente ha conseguenze importantissime sulla nostra vita. In questo preciso istante, c’ è una ragazza di quattordici anni che allunga le mani verso la sua immagine. Devo completamente ristrutturarmi, incastrando in me stessa i nuovi pezzetti, devo prendere coscienza del fatto che, tutto quello che credevo impossibile, è reale. E’ un po’ come venire alla luce un’ altra. Sicuramente, questa sensazione di meraviglia, da neonati, l’ abbiamo provata tutti. Esplorare, palpare, osservare e stupirsi continuamente. Non facile mettere da parte ogni convinzione appresa e ricominciare ad approcciarsi con il mondo. Come un viaggiatore venuto da lontano mi muovo cautamente, lasciando che i siano i miei sensi a guidarmi, la logica, a me tanto cara, non può aiutarmi per il momento. Trascorsi dieci giorni dal mio arrivo alla Tana, sono riuscita a malapena ad abituarmi alle facce che spuntano nel camino e ai piatti che si lavano da soli. Trovare il tempo per scrivere è stato altrettanto complesso, ma devo dire che non ne ho sentito il bisogno. In quanto amante del silenzio, normalmente troverei insopportabile la presenza di nove persone confusionarie e ciarliere, ammassate in una casetta storta, invece i Weasley sono riusciti subito a farmi sentire a mio agio. L’esistenza di una famiglia del genere, felice e amorevole nella sua semplicità, mi ha sbalordito tanto quanto lo gnomo che stamattina ho visto in giardino. E’ completamente diversa da ogni genere di famiglia da me conosciuta. Avrebbero bisogno di un bel ripassino circa l’ uso dei metodi anticoncezionali, ma hanno il grande dono di rendere sereni le persone che li circondano. Il calore con cui hanno accolto un’ adolescente forestiera, mi ripaga anche della mancanza di privacy, una cosa di cui sono estremamente gelosa. Mi hanno sistemato in camera con Ginny, l’ unica femmina della tribù, che ha una mega cotta per il migliore amico di suo fratello Ron, cotale Harry Potter. In realtà, sospetto che se ne sia invaghito anche lo stesso Ron, visto che non fa altro che parlare di lui. Tutto concitato mi ha raccontato la storia dell’ unico essere umano sopravvissuto all’ anatema che uccide. Sapere che nel mondo magico circola un pazzo omicida di cui non sono riuscita a scoprire il nome (tutti si rifiutano categoricamente di pronunciarlo), mi ha un tantinello turbata.
“Non ti preoccupare, cara” ha tentato di rassicurarmi Molly “Silente è l’ unica persona di cui Tu-sai-chi abbia mai avuto paura. Davvero, non hai nulla da temere, ad Hogwarts sarai al sicuro”
“Assolutamente!” conferma George “Stai alla larga da Piton, però!!!” ha aggiunto abbassando la voce
“Si, almeno tre metri di distanza” ha rincarato Fred
“E cosa sarebbe questo Piton?” ho chiesto mentre loro ridacchiavano di gusto per l’ incomprensione
“Cosa sia veramente non lo sa nessuno, ha tenta di assumere sembianze umane, con scarsi risultati, però”
A quel punto Molly ha interrotto Ron colpendolo in testa con uno strofinaccio
“Ignorali, Amaya, il
professor Piton insegna Pozioni, ed è il Capocasa Serpeverde”
“Il Capo di che?!”
Esasperata dai discorsi incomprensibili ho chiesto a Ron di prestarmi
Storia di Hogwarts, e finalmente ho capito il funzionamento dell’ istituto. In generale sto cercando di assimilare ed apprendere il più possibile, quindi, casino permettendo, leggo ogni libro che mi capita a tiro. Una cosa che fa impazzire Ron, che mi paragona alla sua amica Hermione. E’ un ragazzo simpatico, ma di certo non brilla per intelligenza. I Weasley hanno una cieca ed immotivata fiducia nel mio smistamento, sono convinti che finirò a Grifondoro come tutti loro. Sfortunatamente temo che dovrò deludere le loro aspettative, cavalleria, coraggio, nobiltà e bla bla bla non mi si addicono per niente. Forse sarei più adatta fra le file dei Corvonero. Per quanto mi riguarda, comunque, spero soltanto che sia una cosa veloce e indolore. Non avendo termini di paragone, ne tradizioni da rispettare, una Casa vale l’ altra, m’ interessa soltanto trovare delle persone con cui condividere la mia esperienza, con cui poter essere me stessa. Delle persone come loro. Stando a stretto contatto coi Weasley ho poi iniziato a meditare sul rapporto fra la magia e i legami famigliari. Mi hanno spiegato tutta la faccenda, dai Purosangue ai Maghinò, a quanto pare, anche ai maghi piace categorizzare gli individui. Insomma, alla fine ho preso in considerazione l’ idea di essere una Mezzosangue, ignorando l’ identità di mio padre, non è una tesi così azzardata. A quest’ analisi ho poi aggiunto un altro paio d’ ingredienti, con conseguenze catastrofiche. Sono stata concepita a Londra, so che mia madre era inglese, e se quell’ uomo era un mago, molto probabilmente ha studiato ad Hogwarts, proprio dove andrò io. Allora dentro di me è scattato qualcosa, perciò, ho scartato l’ ipotesi Mezzosangue con la stessa velocità con cui l’ avevo concepita. Troppo volte ho sperato per poi rimanerne delusa, sofferente e vuota. Per lui ho sprecato tutti i desideri concessimi dalle candeline, ogni compleanno le soffiavo e fantasticavo sul suo arrivo. “Sono sicura che quest’ anno viene” dicevo alla mamma, costringendola a mettere da parte una fetta di torta solo per lui. Non ne vale più la pena, le torte non vanno sprecate, mai.
E a proposito di dolci sciupati: Oreste si è appena leccato la mia porzione di budino. Oreste non è un componente particolarmente villano della famiglia, è il mio gatto. La scuola consiglia di portare un animale, e, considerato che di un gufo non saprei che farmene, ho comprato lui. E’ un bellissimo blu di Russia, un’ esemplare unico e molto dotato, ha specificato la negoziante per giustificarne il prezzo esagerato. A me sembra soltanto un grazioso cucciolo batuffoloso. Il motivo per cui l’ ho chiamato come Il gatto di Alice dovrebbe essere abbastanza chiaro ormai.
Sto ancora cercando di riprendermi dalla capatina a Diagon Alley di stamattina.
“Ultimamente mi sto interessando agli intrattenimenti babbani, cosa puoi dirmi del cimena?!?” mi ha chiesto Arthur gioioso mentre un folletto cambiava le mie sterline in galeoni. In preda alla meraviglia e all’ entusiasmo continuavo ad incespicare sulla strada acciottolata, guardandomi intorno sbigottita. Chissà se riuscirò mai ad abituarmi a tutto questo. Ora possiedo un grosso baule colmo di ogni genere di cose: libri, divise, ingrediente per le pozioni, un calderone, un telescopio. E una bacchetta. Betulla e Crine di unicorno. Undici polli e mezzo, sufficientemente flessibile.
“E’ una bacchetta per coloro che vedono oltre le apparenze” ha detto Olivander insieme alla marea di aggettivi incomprensibili. Non che abbia dissipato i miei dubbi, ma l’ ho apprezzata molto.
“Tra poco diventerà la tua fedele compagna” gli ha fatto eco Arthur sorridendomi “Sarai un ottima strega, vedrai”
“Farò del mio meglio per diventarlo” rispondendo sorridendo a mia volta
Tra due giorni dovrò partire per Hogwarts, e, per quanto sia intrigata da quello che mi attende, non posso fare a meno di dispiacermi. Ron si strugge soprattutto perché non vedrò i suoi amici. Nessun rimpianto, li conoscerò a settembre, a me secca soprattutto per la Coppa del Mondo di Quidditch. Nonostante i rimbrotti e le urla di Molly giochiamo ogni giorno. Il volo, il sogno di Leonardo, un’ esperienza indimenticabile. I gemelli dicono che me la cavo piuttosto bene e che dovrei fare il provino per la squadra, quale ancora non si sa. Mi sono talmente appassionata a questo sport che Arthur ha dovuto trascinarmi via da
Accessori di prima Qualità per il Quidditch per impedirmi di comprare una Firebolt.
“Che stai facendo?!?” il sesto di casa Wealey è appena entrata in cucina e adocchia curioso il mio diario
“Lasciala in pace Ron” sbotta Ginny dal salotto “Sai che significa la parola discrezione?!?”
“Mi sto annoiano, volevo solo un po’ di compagnia!!! Fred e George sono chiusi in camera da ore, credo stiano progettando il famoso scherzo a Perce di cui parlavano oggi”
“Ho letto sul libro di Erbologia che lo sterco di drago viene usato come concime. Potrebbero spedirgliene un po’ in ufficio e spacciarlo come un campione di fertilizzante sperimentale proveniente da un altro paese, dalla Norvegia, tipo”
Sono perfettamente conscia che un suggerimento del genere non dimostra una gran gratitudine, ma, dall’ alto delle sue conoscenze magiche, Percy ha fatto di tutto per rendersi antipatico. Ron mi guardano sorpreso e ammirato.
“Sei un genio Amaya!!! Vieni andiamo a dirlo a quei due!!”
Chiudo il diario e lo seguo, mentre Oreste trotterella allegro dietro di me.
“Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come e’, perché tutto sarebbe come non e’ , e viceversa; ciò’ che e’ non sarebbe e ciò che non e’ sarebbe: chiaro?”
Dal film “Alice nel Paese delle Meraviglie”, Disney, 1951
Proprio quando penso che sto per rigurgitare la colazione, l’ autobus si ferma di botta, sbalzandomi all’ indietro. Bill mi raccoglie amorevolmente e mi aiuta a scendere dal mezzo.
“Arrivederci e grazie per aver viaggiato col Nottetempo!” dice il bigliettaio brufoloso
“Addio!!” sussurro malevola.
“Vedrai che quando imparerai a Materializzarsi sarà più semplice”
“Ma non lo si può fare entro i confini della scuola” ricordo e lui annuisce. Frastornata mi raddrizzo e mi guardo intorno cauta, strizzo gli occhi, aspettando che si abituino alla luce del sole. Impiego un po’ di tempo per redimermi conto di quello che mi circonda, quando ci riesco sento il fiato mozzarsi. Un maniero incastonato in mezzo alle montagne, è così grandioso, che sembra esserci sempre stato, come se fosse germogliato insieme alla natura circostante. Avvolgo con lo
sguardo tutto quello che posso, cercando di imprimere nella mia mente la sensazione di splendida sorpresa che sto provando, perché non voglio dimenticarmene mai.
“Ti piace?” chiede Bill gentilmente
“Non trovo le parole adatte per descriverlo” biascico confusa
“Prova con Wow!!” consiglia lui. In effetti sembra l’ unica parola in grado di adattarsi perfettamente ai miei sentimenti. Improvvisamente mi scopro incapace di attendere, voglio entrare immediatamente. Sto morendo dal desiderio di qualcosa a cui non so dare un nome, e di cui non comprendo l’ esistenza. Voglio entrare!!!
“Dobbiamo aspettare che qualcuno ci venga a prendere” specifica Bill, comprensivo. Dalla sua bacchetta spunta qualcosa di argenteo ed incorporeo che ha la forma di un leone.
“Incanto Patronus” spiega dolcemente “tra sue tanti utili funzioni c’è anche quella d’ intermedio. Insomma, può essere usato come mezzo di comunicazione. Ogni mago ha il suo animale protettore”
Cerco d’ ingannare l’ attesa pensando alla forma che potrebbe assumere il mio Partonus, e, dopo un tempo che mi pare infinitamente lungo, scorgo una figura in lontananza. C’è un uomo che a grandi passi, discende la collina. Quando è abbastanza vicino mi accorgo che è alto almeno il doppio di un normale individuo. Più incuriosita che intimorita, lo osservo mentre punta un ombrello rosa sul lucchetto del cancello. Quest’ ultimo si apre con un clanck.
“’Giorno Bill” sorride giovale il pantagruelico uomo “E tu devi essere Amaya, io sono Hagrid, benvenuta!!”
Ron mi ha parlato molto di lui, ma ha un omesso un piccolo particolare, evidentemente per lui la sua stazza non ha nessuna rilevanza, ed è così che deve essere. Sorrido riflettendo sull’ amicizia disinteressata, poi mi rendo conto che è arrivato il momento di salutare Bill. Mi limito ad un abbracciarlo sperando, che riesca a sentire tutto l’ affetto e la gratitudine che ho messo nel gesto. Decisa ad evitare un patetico arrivederci, non lo guardo smaterializzarsi, e mi avvio velocemente verso il castello.
“Allora, come è andata dai Weasley?!? Spero che i gemelli non ti abbiano giocato qualche tiro mancino”
Intavoliamo un discorso abbastanza formale su Hogwarts, e sul suo lavoro, del resto io sono troppo occupata a guardarmi intorno per prestare la dovuta attenzione. Quando finalmente varchiamo la soglia mi sfugge un gemito.
“Lascia qui i tuoi bagagli, ci penseranno gli elfi domestici a sistemarli”
Sono quasi costretta a correre per stare dietro al suo passo, mi scordo persino di dare un’ occhiata alla famosa Sala Grande, ma riesco a vedere un paio di personaggi dipinti che si muovono nelle loro cornici, e il fantasma di un frate che svolazza allegro. Camminiamo in silenzio, salendo diverse rampe di scale, infine Hagrid svolta un angolo e si ferma davanti ad un orribile statua, che mi pare rappresenti un Troll.
“Bolle Bollenti!!” scandisce sicuro. Dallo spostamento del mascherone intuisco che quella dev’ essere una password incredibilmente cretina. Dietro la parete c’ è una scala a chiocciola che si muove lentamente verso l’ alto.
“Vai, il preside ti sta aspettando” dice
“Tu non vieni?” sono terrorizzata, lo ammetto
“Non temere, andrà tutto bene, Silente è un grand’ uomo” ribadisce. Dacché lo conosco è la terza volta che me lo ripete.
“Eeem, va bene, allora vado” sto farfugliando come una mocciosa impacciata “Grazie”
“Non c’è di che!!! Ci vediamo in giro”
Un po’ indecisa, lascio che la scala mi trasporti verso l’ alto. Giunta in cima, la nausea è ricomparsa, causata forse dal movimento a spirale o forse dalla tensione. Inspiro forte, auspicando che il bizzarri balzelli del mio stomaco si plachino.
“Porca circe!!!” bisbiglio alla porta di mogano. Le buffe invettive magiche sono la cosa che ho assimilato più in fretta.
Vai!!! Busso e mi fiondo nella stanza senza nemmeno aspettare il permesso.
Ed ecco Alice che entra nella tana del bian coniglio. Ancora quella sensazione di confusione mentale tipica dei sogni.L’ ufficio circolare è molto più affollato di quanto desiderassi: sei paia di occhi mi fissano.
“Benvenuta ad Hogwarts, signorina James-Cooper” mi dice il preside alzandosi e girando intorno alla scrivania
“Grazie professore” rispondo osservando le facce di tutti i presenti.
Anzitutto, Silente è chiaramente Gandalf in incognito. Poi, in ordine di apparizione, sulla mia sinistra ci sono: un Umpa-Lumpa, Glinda, la buona strega del Nord, e un donna che ha urgente bisogno di farsi un doccia. Dall’ alta parte della stanza, distaccato dal gruppetto, un uomo mi scruta intensamente. Sembra l’ anello di congiunzione fra Dracula e Dart Fener, ed ho la netta impressione che stia cercando di leggermi nell’ anima. Oh Dio!!! Non ditemi che questo personaggi sono i miei professori?!?
“Permettimi di presentarmi i tuoi futuri insegnati”
E la stupidità della mia invocazione si fa lampante, non potevano essere altro che loro. Tutti mi rivolgono grandi sorrisi, tranne l’ uomo che abbozza appena un cenno col capo. Avevo già capito chi fosse ben prima che Silente lo nominasse.
(ritornando alla discussione sulla scelta dei nomi per i propri figli...Pomona...Severus...no, ma io dico...Severus?!? Quando dai un nome del genere al tuo bambino, non puoi non aspettarti che venga su lievemente arcigno... chissà quanto se lo saranno sfottuto, porello)
“E questo” continua Silente, ignaro dei miei deliri “è Cornelius Caramell, il Ministro della Magia”
“Piacere di fare la sua conoscenza signore, è il secondo ministro della magia con cui ho a che fare in pochi giorni”
Il mio tono è volutamente sospettoso, l’ interesse che i maghi-politici nutrono nei miei confronti non è affatto rasserenante. Lui comunque non sembra badarci e dopo qualche convenevole Silente spedisce tutti fuori.
“Tieni informato sul caso allora” sussurra Caramell
“Come desideri Cornelius, ma ti ho già espresso la mia opinione a riguardo. Dubito fortemente che lo stato delle cose sia cambiato” risponde il preside deciso a mettere fine a quella conversazione misteriosa.
Rimasti soli mi fa accomodare su una sedia dinnanzi alla sua scrivania. Ora trovo il tempo per osservare i ritratti degli uomini che dormano placidamente e ascoltare il dolce ronzio degli strani strumenti presenti nello studio.
“Dimmi, ti sei trovata bene alla Tana?” chiede sorridente
“Benissimo, sono stati tutti molto gentili con me. Gemelli compresi” puntualizzo rispondendo al sorriso
“Mi fa piacere. Suppongo ti abbiano spiegato come funzionano le cose qui”
“Si, è tutto abbastanza chiaro, professore”
“Perfetto” con un gesto della mano fa apparire un foglio di carta “Questo è il tuo programma per il prossimi due mesi. So che definirlo affollato sarebbe un pallido eufemismo, ma, se non vuoi diplomarti con quattro anni di ritardo, è necessario che tu lo segua. Come avrai capito, la maggior parte dei professori ha accetto di darti lezioni, e di aiutarti nell’ affrontare le eventuali difficoltà che potranno sopraggiungere” fa una pausa per accertarsi cha abbia capito
“Non sono riuscito a coinvolgere il professor RÜf, quindi, ad insegnarti storia della magia sarà la professoressa Vector, ma dubito che avrai qualche rimostranza. Ahimè ci manca, ancora una volta, un insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, perciò se ne occuperà il professor Piton”
Riguardo la maledizione che incombe su quella cattedra e l’ ambizione di Piton, sono abbastanza informata per stupirmi. Alzo un sopracciglio interrogativa, mostrando a Silente la mia tipica espressione di sorpresa. Lui intuisce.
“E’ una soluzione temporanea. Sto ancora cercando un insegnate adatto per quel ruolo. Inoltre, mi duole informati che prima dell’ inizio delle lezioni sarai sottoposta ad un piccolo esame per valutare le tue conoscenze ”
“Mi pare giusto. Signore, vorrei esprimerle la mia gratitudine per l’ opportunità che mi sta dando” dico sinceramente
“Educare giovani streghe promettenti come te non può che rendermi felice, Amaya”
Il calore che emana quest’ ultima frase ha il potere di sciogliere il mio imbarazzo. Cala il silenzio, avvolgendo la stanza con il suo manto, poi lui sospira pesantemente e si protende verso di me, congiungendo le mani sul tavolo.
“Ti sei mai chiesta da dove arrivano i tuoi notevoli poteri?” domanda a bruciapelo
“Bè ecco, si” l’ improvvisa serietà con cui ha parlato è preoccupante “Ho avuto modo di approfondire l’ argomento con i Weasley, da quel che ho potuto capire, anche i...eeemm... babbani possono generare figli maghi”
“Vero, ma questo non è il tuo caso” qualcosa dentro di me scalpita rumorosamente
“Tua madre, Hazel James, era una strega” quel qualcosa è il mio cuore, che ora sta battendo come un tamburo
“Non è possibile, insomma, me ne ricorderei no?!?”
“Forse tua madre ha deciso volontariamente di abbandonare il mondo magico, non sarebbe la prima ad affrontare un cambiamento così radicale. Potrebbe aver smesso di praticare la magia”
“Ma perché?”
“A questa domanda non so rispondere, ma posso dirti con certezza che tua madre ha frequentato Hogwarts. Era una Tassorosso, una ragazza molto cordiale e disponibile”
“Si” dico tremando “era capace di sorridere a tutti” i miei occhi sono velati dalla lacrime. Perché?! Perché, cazzo, non ha detto a sua figlia una cosa così importante?!? Una dolorosa consapevolezza mi squarcia l’ anima: non ho mai conosciuto davvero la donna che mi ha messo al mondo. “Tutto a suo tempo” chissà se aveva l’intenzioni di avvertirmi?
“Mi spiace doverti inquietarti in questo modo, ma ho preferito dirtelo perché non volevo che lo leggesi nelle pagine ingiallite di un vecchio annuario scolastico”
Sbaglia di grosso se si aspetta che lo ringrazi per questo suo gesto estremamente umana. Sono stata guardata con commiserazione così spesso che ho finito per odiare la pietà che la gente nutre nei miei confronti. Sospiro, mi mordicchio il labbro, e, muovo le testa come se dovessi scostare i capelli dal volto
“E’ la forza dell’ abitudine, ho tagliato i capelli da poco” spiego a Silente che sembra decisamente perplesso
“Non devi essere in collera con lei”
Sono amareggiata, non infuriata. E, peggio ancora, il rammarico del tempo perduto mi divora dall’ interno.
“E mio padre?! Sa qualcosa di lui, signore?” azzardo timidamente.
“No, non se no nulla”
Di nuovo ci acquietiamo entrambi. Mi torco nervosamente le mani posate in grembo e non lo guardo, ma sono sicura che i suoi occhi chiari sono puntati su di me. Quello sguardo limpido e acquoso mi innervosisce. Vorrei andarmene ora.
“Professore, le chiedo il permesso di congedarmi” uso tutto il garbo e la formalità che sono in grado di esprimere
“Comprensibile, immagino avrai bisogno di riposo e tranquillità. Ti farò accompagnare alle tue stanze, ma non ti ci abituare troppo, da settembre dovrai condividere gli spazi con i tuoi compagni. La cena verrà servita in Sale Grande alle sette in punto” Saluto e ringrazio velocemente, ma arrivata alla porta il preside mi ferma
“Ricorda che chi cerca una casa ad Hogwarts la trova sempre”
Inutile dire che la sua frase ad effetto è un flop clamoroso. Non serve a lenire la sofferenza che la verità si porta dietro, ne a restituirmi un po’ di serenità. Purtroppo nessuno sembra in grado di darmela.
Me ne stra-frego delle sue occhiate preoccupate ed esco. Ringraziando il cielo, ho dovuto sopportare l’ inquietante compagnia del custode per poco, visto che mi hanno dato un alloggio non lontano dall’ ufficio di Silente. Nel complesso la sistemazione è accogliente, ho a disposizione un anticamera piuttosto ampia che funge anche da sala studio, e la zona notte è dotata di un grazioso bagno in marmo rosa. Un po’ stucchevole, ma carino. Un letto a baldacchino troneggia al centro della camera, considerato il ronfare, Oreste sembra apprezzarlo molto. Quando avverte la mia presenza ha il buon gusto di venire a salutarmi. Lo prendo in braccio e mi avvio verso la finestra che si affaccia sul parco. Immagino mia madre adolescente che cammina sulle sponde del lago, mentre la luce del sole si riflette sui suoi capelli biondi, lei chiacchiera allegra con un’ amica. E’ spensierata come io non lo sono mai stata.
"Toto, ho l'impressione che non siamo più nel Kansas”
Dorothy Gale, dal film “Il Mago di Oz”,1939
Rabbrividisco infreddolita e, tastando, vado alla ricerca di qualcosa per coprirmi. Non riesco a riprendere sonno perché qualcosa di morbido si sta sfregando sul mio viso , infastidendomi enormemente. Lo scoccio, ma questo persevera. Sono raggomitolata sul letto in posizione fetale, coperta soltanto da un accappatoio, cosa che spiegherebbe il freddo. Devo essermi addormentata subito dopo aver fatto la doccia.
“Cosa vuoi?!” sbotto adirata. Apro gli occhi e incontro quelli blu di Oreste.
“Mao” risponde ovviamente il piccolo felino che con agile balzo si va a sistemare sul comodino. Curiosa, spio i suoi movimenti e mi sfugge un’ occhiatina all’ orologio. Le sette meno un quarto.
“Cazzo!!! E’ tardissimo!!” urlo scapicollandomi giù dal letto. Estraggo dal baule un paio di indumenti a casaccio, jeans e un maglioncino nero a collo alto. In questo paese si sono scordati d’ inventare l’ estate.
Il cucciolo è visibilmente orgoglioso delle sue gesta, così, prima di uscire, lo ringrazio con una veloce carezza.
“E’ vero, sei molto intelligente, ma una sveglia mi avrebbe fatto risparmiare una montagna di galeoni”
Lo specchio mi fa presente che ho un’ aria decisamente scompigliata, forse dovrei almeno asciugarmi i capelli, ma non ne ho il tempo. Inoltre, non saprei nemmeno come fare, i Weasley mi hanno detto che l’ “eclitticità” qui non esiste, dal momento che gli oggetti elettronici impazziscono a contatto con una tale quantità di magia. Dovrò scoprire come ovviare a questa medievale mancanza, altrimenti una broncopolmonite non me la leva nessuno. Grazie ad una corsa di livello olimpionico varco la soglia della Sala Grande con qualche minuto d’ anticipo. L’ ambiente è splendido e maestoso, illuminato dalle centinaia di candele sospese a mezz’ aria. Questa volta mi ricordo di guardare in su e vedo il cielo nero leggermente screziato in viola. Come i cavalieri di Camelot, sono tutti accomodati ad una grande tavole rotonda, che manca del dodicesimo componente: Sir Amaya James-Cooper. Quei fenomeni da circo hanno pure il coraggio di fissarmi come se fossi io il componente bizzarro del gruppo, anche se, ripensandoci, sono proprio io l’ estranea. Forse stanno semplicemente aspettando che io mi stanchi di osservare il soffitto trapuntato di stelle. Deglutisco a vuoto e mi avvio verso di loro.
“Buonasera signorina James- Cooper” attacca il preside
“Buonasera” mi siedo intimidita
“Di norma la Sala ha un aspetto un po’ diverso” spiega indicando i tavoli addossati alle pareti “per stasera ho preferito questa soluzione in modo da agevolare la conversazione”
“Un’ ottima idea” spero di aver usato un tono abbastanza sarcastico. Un’ ottima idea…si…per farmi morire dall’ imbarazzo, vecchio rimbambito!!! Sono persino più imbarazzata di quella volta che ho perso un pezzo del costume in piscina. Ed era il pezzo di sotto. Oh dannazione!! Perché non posso mangiare in un angolino tutta sola?
La forma della tavola, comunque, non è di nessuna rilevanza e la conversazione si rivela una schifo totale. Rispondo con “Si, grazie” alle loro futili domande (E’ andato bene il viaggio? Gli alloggi sono di tuo gradimento? Ect.). Va a finire che mi limito a degustare l’ ottimo cibo, mentre loro chiacchierano, ed ogni tanto mi danno dei chiarimenti. Sono seduta fra l’ Umpa Lumpa e Piton, che non ha ancora spiccicato una parola. Si vede lontano un miglio che la situazione lo sta annoiando, e, sinceramente, non posso che dargli ragione.
“Che lavoro fanno i tuoi genitori?” mi chiede la professoressa di Trasfigurazione, come se interessasse a qualcuno
“Edgar…cioè il mio patrigno, è un membro del Congresso degli Stati Uniti, e sua moglie, Marine, più che altro si trascina avanti, in attesa del prossimo appuntamento dallo psicologo” dalle facce sbigottite intuisco che nessuno ha compreso la sottile ironia, ed è meglio così, vista la cattiveria gratuita che ha appena formulato la mia lingua al vetriolo.
“Lei non ha un impiego, preferisce occuparsi delle faccende domestiche” illustro alterando la verità
Intanto compaiono dal nulla altre portate. Ignari l’ uno dell’ altra, io e Piton ci allunghiamo contemporaneamente sul piatto del roast beef. Arrivate a destinazione le nostre mani si sfiorano. Entrambi ritiriamo la mano come se ci fossimo scottati, compiendo lo stesso identico gesto. Ci guardiamo sospettosi. Noto che ha gli occhi scuri quanto i miei
“Prego” la sua voce è profonda
“No, si serva prima lei, professore”
“Insisto” scandisce lentamente
L’ impasse è risolto da Silente che, ridacchiando, riempie i nostri piatti con la magia. Trovo la cosa fastidiosa, e, a giudicare dalla sua espressione, non è piaciuta nemmeno al professore. Non riesco a trattenermi dal rivolgere al preside un’ occhiataccia contrariata, lui continua a sorridere, ma, di nuovo, ha quell’ aria perplessa dipinta sul volto. Sembra assorto nell’ interpretazione di qualcosa. La cena prosegue monotona, unico altro evento degno di nota è la sbornia di Hagrid. Alle nove lascio l’ allegra combriccola e torno in camera. Oreste ha abbandonato il letto per testare il divano dell’ anticamera, e finge di non vedermi. Probabilmente si è offeso per il trattamento indifferente che gli ho riservato prima.
“Su, non fare così, guarda cosa ti ho portato!!” dico mostrandogli un pezzo di carne avvolta in un fazzoletto
Con lo stomaco pieno accetta molto più volentieri le mie scuse, fatte di grattatine dietro le orecchie.
Prima di coricarmi controllo l’ orario delle lezioni: Incantesimi, Trasfigurazione, Pozioni. Si comincia.
“Oreste, ho l’ impressione che non siamo più nel Jersey”
***
“Quindi la ragazza non ne sapeva nulla?” domanda il moro
“No, era sinceramente stupita” risponde l’ altro con calma. Piton è apparentemente intento ad osservare Phineas Nigellus che finge di dormire. Ancora non capisce il motivo di quella convocazione serale. Nessuna novità, o comunque niente di così urgente da non poter essere rimandato all’ indomani mattina.
Stringe gli occhi e sospira in modo drammatico. E’ inquieto.
“Perché non le hai detto dell’ omicidio di Butler?” sputa fuori all’ improvviso
“Ho le mie buone ragioni, Severus”
Ah si!! Ovviamente. Albus Silente ha le sue incontestabili motivazioni. Incontestabili perché sconosciute, il più delle volte. Voialtri fidatevi e basta. Gli piace da impazzire immergersi in quell’ aura di mistero. Il maestro delle mezze-verità
“Non pensi che la notizia l’ abbia quantomeno disorientata. Le hai detto che sua madre era una strega, ma non ti sei preso il disturbo di spiegarle il perché ha smesso di usare la magia.”
Piton si accorge di stringere il calice di vino in una morsa letale. Rilassa le dite di quel po’ che basta a non frantumarlo.
“Perché non lo conosco” replica pacato il preside
“E’ ovvio ” la sua voce si è abbassata di almeno un tono. L’ uomo si sta sforzando a controllare quell’ inspiegabile rabbia che monta dentro di lui, ma un osservatore superficiale non se ne accorgerebbe. E’ stanco e turbato.
“La sua bacchetta era nelle mani del ministero, sicuramente la James avrà pensato che mischiarsi hai babbani americani
era un ottimo modo di sfuggire agli Auror. Lo capirebbe anche uno stolto, noi vorrai farmi credere che tu non c’ eri arrivato, Albus?” chiede Piton con un ghigno
“Calmatesi le acque avrebbe potuto reintegrarsi alla comunità magica, ma non l’ ha fatto. Ha preferito recidere i legami con il mondo in cui era nata e ricominciare d’ accapo. I motivi per cui abbia deciso di sradicarsi non li conosco”
“Rimane il fatto che non le hai detto tutto”
“Verrà informata entro l’ inizio dell’ anno scolastico. Ho ritenuto più opportuno aspettare, per il momento”
Aspettare. Ha vissuto gli ultimi tre giorni in sospeso, attendendo, attanagliato dal dubbio e ,solo Salazar sa, quanto lui odia non avere certezze. In questi giorni Severus Piton ha tentennato. E si è rivelata una ragazzina insignificante, uguale a tutte le altre che aveva visto nel corso della sua carriera di insegnante, forse soltanto un po’ più silenziosa della norma.
Niente di diverso da quello che si aspettasse realmente. Piton si alza, e il mantello si muove elegantemente con lui, in una sincronia perfetta, come se fosse parte integrante del suo corpo. E’ pensieroso.
“Albus, trovo questa tua idea della tavola rotonda imbarazzante e fuori luogo” dice passandosi una mano fra i capelli.
Silente scoppia a ridere. Solo Godric sa quanto sia affezionato a quell’ uomo.
NOTE: Vorrei specificare che l' autrice non sta discutendo i gusti di Eileen sulla scelta del nome per il figlio. Io amo il suo nome, ha un suono meraviglioso. Ma volevo che apparisse strano ad Amaya.
So che la città New york, non si trova nel Jearsey, ma nell' omonimo stato di New York, è un errore voluto perchè suonava meglio nel parafrasare la frase del Mago di Oz.
OH VI PREGO!!!
non interpretate male l' ultima frase!!! Parliamo di puro affetto paterno!!!
Edited by Redshine - 22/7/2009, 23:30