| .::dEnY_Snape::. |
| | Ma salve!! Questa fanfic l'avevo progettata tempo fa e l'ispirazione mi venne ascoltando la stupenda canzone dei Sonohra L'Amore.Infatti è proprio basata su questa. Inizialmente pensavo a una one shot,ma mi stava venendo decisamente troppo lunga perchè potesse esserlo,così ho deciso di postare a capitoli. Premetto che non saranno molti. Dico solo che non sono molto sicura di quello che sto facendo. Vabbe metto la prima parte!Spero possa piacervi!! Un giovane uomo camminava irrequieto per il salotto di casa sua. Procedeva così da ore ormai. Gli unici rumori che si potevano udire erano gli scricchiolii del pavimento,provocati dai suoi passi,lo sfogliare delle pagine di un libro,che afferrava alla cieca dalle alte e fornite librerie che possedeva.Tentava di concentrarsi su quello che vi era scritto,nel tentativo di reprimere i pensieri.Solitamente con quel metodo funzionava sempre,riusciva a tenere la mente impegnata abbastanza. Ma questa volta lo trovava veramente difficile,data la loro forte intensità e il bisogno impellente che affiorassero. E questo lo spaventava. Non gli era mai successo in vita sua. E per questo non si sentiva di affrontarli. Lui,Severus Piton,che non riusciva a tenere a bada i propri pensieri,suonava piuttosto ironico in un certo senso. E questa sconfitta lo irritava profondamente. Un tonfo sordo annunciò che l’ennesimo libro era stato gettato a terra. I suoi sospiri e sbuffi,lasciavano intendere,senza ombra di dubbio,la sua frustrazione. Imprecando si fermò di botto al centro della stanza ,la sua testa stava dando i primi segni di emicrania. Si sentiva che si stava comportando veramente da stupido,che senso a aveva andare avanti così? Decise di porre fine a quella lotta interiore. Era la sua resa. E anche questo non era certamente da lui. Tanto per sfogare la rabbia che pian piano si stava facendo strada in lui,scalciò con violenza i libri che gli ostacolavano la strada,dirigendosi a passo spedito verso la sua poltrona che si trovava posizionata di fronte alla finestra. Quando l’ebbe raggiunta, con uno sbuffo vi ci fece cader sopra,senza preoccuparsi minimamente di essere composto. Con un sospiro chiuse gli occhi,appoggiando i gomiti ai braccioli,nel tentativo di calmarsi. Il silenzio regnava sovrano,ed era un sollievo per la sua testa,ma non lo era interiormente perché allo stesso tempo lo faceva sentire più solo che mai,tuttavia quel particolare non era importante,dopotutto era abituato alla solitudine. Ben altre cose lo preoccupavano in quel momento. Forse il termine più giusto era che gli davano tormento. Infatti quando aprì gli occhi,questi lo rispecchiava chiaramente. Con sguardo assente notò a mala pena la giornata ingrigita che ,come sempre, albergava a Spinner’s End.
Guardo il cielo e non vedo altro colore,solo grigio piombo che mi spegne il sole,l’unica certezza è gli occhi che io ho di te.
Solo quegli occhi verdi erano vividi nella sua mente. Solo quegli occhi riusciva a pensare in quel momento. Solo quei occhi riusciva veramente a vedere,in realtà. Non riusciva a vedere altro,a non notare altro. I suoi pensieri andavano solamente verso essi,ed ai ricordi a cui erano legati. E finalmente si lasciò andare.Senza più resistenze,nei meandri della sua memoria. Ogni parola,risata,promessa. Tutto vi era marchiato,come fuoco e in fiamme,indelebile. Era meraviglioso poter ricordare,quanto doloroso,perché rivivere quei momenti gli faceva sanguinare il cuore in modo atroce. Ogni momento felice,il periodo più bello della sua vita,lo aveva passato assieme a lei. Si, prima era felice e solo lei aveva la capacità di farlo sentire così. Al solo incrociare del suo sguardo. A quei dolci occhi color smeraldo. Al solo poter stare semplicemente insieme a lei. A Lily Evans,la donna che amava più di qualsiasi altra cosa. E l’aveva persa. Tutto era finito solo tre anni prima,di lenta e dolorosa agonia. Tutto era diventato vuoto e privo di senso senza di lei. Ma lui era andato avanti,con freddezza e indifferenza. Ma non era in realtà quello che provava. Era solo quello che voleva far apparire. Non avrebbe mai mostrato il suo dolore,perché lui era una persona orgogliosa nonostante tutto e non voleva la pietà di nessuno. La pietà era una cosa che non aveva mai sopportato. Ma in fondo ne aveva così tanto bisogno. Soprattutto in quel momento,perché quel giorno aveva saputo l’inevitabile,facendolo soffrire più che mai. I suo sguardo intriso di tormento e tristezza,cadde sulla sua mano ancora appoggiata al bracciolo. Voltandola con il palmo all’insù,vide che stringeva una pergamena,stropicciata. Non si era neanche reso conto di averla tenuta in mano per tutto il tempo. E quella era la sua rovina. Quella era la causa dello scatenare delle sue sofferenze represse. La fissò con sguardo cupo,e poggiandola sul suo ginocchio la appiattì. Eppure appariva inoffensiva. Solo un’inutile pezzo di carta. Quello che vi conteneva però era assai più grande. Le apparenze ingannano diceva un detto.
6 Agosto 1978 James Potter e Lily Evans Annunciano e ti invitano al loro matrimonio
Non seppe neanche lui come aveva trovato il coraggio per rileggerlo. Seppe solo che era come ricevere miriade di pugnalate al suo cuore,già sanguinante,per la seconda volta. Era stata decisamente una mossa troppo azzardata. Il suo cuore dolorante palpitò nella consapevolezza che Lily si sarebbe davvero sposata con James Potter. Accettarlo gli costò solo più dolore del necessario. Sentì che stava sprofondando sempre più giù in quell’inferno di baratro che era la sofferenza,dove era sicuro che non ne sarebbe mai più uscito. L’aveva presa meglio quando era venuto a sapere del loro fidanzamento. Almeno poteva aggrapparsi alla speranza che prima o poi l’avrebbe lasciato. Che si sarebbe stufata di lui. Che lo facesse per ripicca nei suoi confronti,dopo il loro litigio. Invece evidentemente non era così. Lily amava Potter,per quanto gli costasse ammetterlo,ma era così. E si sarebbe per sempre legata a lui. Nel sacro vincolo del matrimonio. E questo sarebbe accaduto solo il giorno dopo. Una fastidiosa amarezza lo invase. Stringendo il foglio in un pugno,tanto forte da farsi sbiancare le nocche,lo gettò a terra con altrettanta energia. Battè un pugnò contro il bracciolo. Ringraziò mentalmente che fosse solo,potendo dare libero sfogo agli scatti d’ira.Senza preoccuparsi di controllare le proprie emozioni,come faceva solitamente davanti agli altri. Tirò l’ennesimo sospiro,appoggiò i gomiti alle ginocchia e si prese la testa fra le mani. Chiuse gli occhi. Quando fu sicuro di essersi calmato abbastanza,li riaprì. Si raddrizzò e appoggiò la schiena allo schienale. Dopo essere rimasto in quella posizione per un po’,con lo sguardo vuoto fisso al di fuori della finestra,girò lentamente il capo,ritrovandosi a osservare l’invito del matrimonio appallottolato e abbandonato a terra,non troppo lontano da lui. Il suo sguardo era caduto inevitabilmente su di esso. Di certo erano veramente dei folli se pensavano che ci sarebbe andato. Già soffriva all’idea che sarebbe accaduto,figurarsi dovervi assistere di persona. Sarebbe andato incontro più tranquillamente alla più lenta e dolorosa morte. Non avrebbe di certo sentito niente anche se lo avesse fatto. Il dolore che provava dentro in quel momento era indescridivilmente più grande di qualsiasi altra cosa. Rimase per un po’ a riflettervi con ironia,ma una domanda emerse inevitabile dentro di lui. Perché lo avevano invitato? Lo colse alla sprovvista inesorabilmente,tormentandolo. La seconda venne subito dopo senza dargli tempo di soppesarsi sulla prima. O meglio,a chi era venuta l’idea?Perché di certo a qualcuno era venuta… Nel suo volto emerse la sua tipica espressione ironica. Magari era stato proprio Potter ad avere la brillante idea. Un sorriso,che non poteva definirsi per nulla allegro, gli si formò sulle labbra. Avrebbe di certo trovato divertente che lui assistesse al suo trionfo. Sarebbe stato tipico di lui. Pensò odiandolo con tutto se stesso. O magari… Era stata proprio Lily a volerlo invitare,sussurrò una vocina,timida,dentro di sé che non sembrava neanche la sua. L’incertezza si fece strada in lui.La sua espressione si fece di nuovo tormentata. Sembrava così improbabile. Eppure non era altrettanto probabile che l’idea fosse stata di Potter. Infondo aveva sempre provato piacere a scaricare le colpe su di lui,dire che ne aveva combinata una delle sue,lo faceva sentire meglio. Ma non in quel momento. No. Lì era diverso. E poi se ci fosse stata la più benchè remota possibilità che fosse stata Lily a suggerirlo,per quale motivo avrebbe dovuto farlo? Lo aveva detto chiaramente tre anni prima. Davanti all’entrata della sua casa,il quadro della Signora Grassa. Il giorno del litigio. La fine di tutto. L’inizio di una inutile esistenza. Lui non avrebbe più fatto parte della sua vita. Quindi che motivo avrebbe avuto di invitarlo? Magari voleva che assistendo dimostrargli che di lui non gli importava niente. Una dimostrazione reale che amava solo Potter. Severus scosse la testa. Lily non gli avrebbe mai fatto una simile cattiveria,anche se non erano più amici. Non avrebbe mai diffidato di lei. E anche se avesse voluto,non ci sarebbe comunque riuscito. Di una cosa però era sicuro: A lei non gli importava veramente di lui,magari era talmente felice e impegnata nei preparativi del matrimonio che lui di certo era l’ultimo dei suoi pensieri. O meglio,non era proprio nei suoi pensieri. La invidiava veramente. Lui dopo tutto quel tempo,non era ancora riuscito a dimenticarla. Semplicemente perché l’amore nei suoi confronti era tanto forte,quanto impossibile da cancellare dal suo cuore. Forse non aveva neanche più un cuore. Se l’era portato via lei. Apparteneva a lei e sarebbe stato così per sempre. Ma lei non provava niente per lui. Se gli fosse importato qualcosa di lui,non l’avrebbe abbandonato quel giorno. Non l’avrebbe lasciato solo. Nonostante si sentisse in colpa, perché si era veramente comportato da stupido nei suoi confronti,provava anche un certo rancore per quello. No. A lei non sarebbe venuta neanche lontanamente l’ idea di invitarlo. Non sapeva perché avesse ricevuto quell’invito,ma di certo non era stata un’idea sua. Quella fastidiosa vocina,senza preavviso,emerse nuovamente dalla sua mente. E se tutto questo lo pensava solo per non illudersi? E se invece fosse stata veramente una sua idea invitarlo? E se magari anche lei sentisse la sua mancanza?
Quei quesiti ebbero il potere di farlo sentire totalmente confuso. Incerto su cosa dovesse pensare. Disorientato. “Lily,perché mi fai questo?” Gli era giunto spontaneo quella domanda,rivolta al vuoto della sua solitudine,ma sperava che da qualche parte,in qualche modo,gli sarebbe arrivata la risposta. Ma sapeva nella sua razionalità che non sarebbe mai arrivata. Non sapeva neanche lui cosa stava chiedendo. Era talmente piena di sottintesi,piena di motivi per cui rivolgerla,che si sentiva lui stesso ancora più confuso dalla sua domanda. Odiava essere confuso. Lui che aveva sempre le idee chiare,abituato ad avere impeccabilmente sempre in mano la situazione. Non aveva mai sentito la sua voce così,non sembrava neanche la sua. Così vulnerabile,ridotta in un triste sussurro che rispecchiava la sua sofferenza. Si prese per l’ennesima volta la testa fra le mani,in un gesto di disperazione. Si sarebbe vergognato se qualcuno l’avesse visto ridotto in quello stato. D’improvviso sentì un dolore lacinante all’avambraccio sinitro,che non aiutò per nulla a migliorare la situazione. Neanche sussultò quando quel dolore arrivò a cui ormai,dopo tutto quel tempo,era abituato. Semplicemente si mise composto,come se niente fosse. Guardò fuori dalla finestra e notò solo in quel momento che era calata la sera. Era stato tanto preso dai suoi pensieri,che aveva perso la cognizione del tempo. Non si stupiva neanche del fatto che avesse dato il segnale a quell’ora tarda. Dopotutto non era una novità che il Signore Oscuro chiamasse i suoi seguaci agli orari più insoliti. Molte volte Severus era stato svegliato in piena notte dal bruciore al braccio e naturalmente,obbligato a recarsi dal Signore Oscuro immediatamente,in tal caso se non avesse fatto così, sarebbe stato punito molto…Forse dire duramente era troppo poco. Senza alcun indugio,si alzò dalla poltrona. Senza neanche sapere dove l’avesse preso,si buttò sulle spalle un mantello nero. Era già vestito tutto a punto da i suoi abiti scuri,per le eventualità come quella. La maschera d’argento,che aveva appellato con un incantesimo,fini direttamente nella sua mano tesa. Nascose la sua sofferenza coprendosi il viso con essa. Aggiungendo anche il capuccio in testa, gli dava un aria piuttosto inquetante.Soprattutto perché quella maschera era del tutto priva di espressione. Fredda. Indifferente. Malvagia. E così che tutti i mangiamorte dovevano essere e ormai Severus si era adeguato a quel ruolo,fin troppo alla perfezione,anche senza aver bisogno della maschera. Prima di smaterializzarsi e di svuotare sbrigativamente la mente,sperò ardentemente che il giorno dopo non sarebbe mai arrivato.
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ps ricordate che avevo postato una discussione sul foro? https://severuspiton.forumcommunity.net/?t=23677315Intanto ringrazio a tutte quelle che mi hanno risposto,mi sono state molto d'aiuto^^XD Ditemi se vale la pena continuare..... Edited by .::dEnY_Snape::. - 15/2/2009, 19:33
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