...E invece ce la faccio ad aggiornare!!! All'ultimo minuto (vabbè, ho ancora 1 ora e 30) ma meglio che niente!
Non assicuro nulla sull'ultima parte, siccome l'ho finito ieri sera tardi mentre ero (e sono ancora) agitatissima per il fatto di dover prendere l'aereo (essendo la prima volta ho anche paura di non riuscire a prenderlo, datosi la mia ignoranza in materia di aeroporti e la mia mancanza di senso pratico...)...
Tornando alla FF:
Cap. 22
“Buongiorno, Reverendo Watson!”
Mi alzo, ancora assonnata. Cos’era quel rumore?
Proveniva dalla cucina, ne sono sicura.
Vado a vedere, cautamente, la bacchetta in mano.
Ma la abbasso subito, vedendo che l’intruso altri non è che Albus Silente che fruga nel frigorifero alla ricerca di qualcosa che non riesco a immaginarmi, dato che il frigo dovrebbe essere vuoto...
“Professor Silente? Cosa ci fa lei qui?” chiedo, disorientata.
“Oh, Erys!” risponde con tono vivace, riemergendo dal frigorifero con una brioche alla crema di origine sconosciuta “Ero venuto per...” e a questo punto, però, la sua espressione di giubilo dovuta al ritrovamento miracoloso si trasforma in un ghigno malefico “... strapparti il cuore e cuocerlo allo spiedo!”
“Preside, si sente bene...?” ora che ci faccio caso, però, non solo la sua espressione è cambiata, ma anche i lineamenti si stanno via via modificando: gli occhi azzurri e vivaci lasciano il posto ad un paio di occhi gialli e sfuggenti, il viso, sebbene sia ancora anziano, si riempie un po’, gli zigomi si alzano, la barba si accorcia e i capelli scompaiono del tutto.
Se possibile diventa ancora più alto, e le unghie delle mani e dei piedi si allungano all’inverosimile.
La cosa non mi spaventa... mi terrorizza!
“Su, su, scherzavo... e poi dicono che voi inglesi avete il senso dell’umorismo!” risponde con un ghigno.
“Tu chi sei?!” chiedo, cercando di mantenere la calma il più possibile e rialzando la bacchetta.
“Non l’hai ancora capito? Non sei intelligente come dicono, allora... abbassa quella specie di bastone, non penso che ti servirà a molto contro di me... Ahi, ahi, ahi!, sto proprio invecchiando se sono riuscito a scegliere una come te!”
“Apocalypto?” chiedo, più confusa che mai.
“Però! Perspicace!” risponde con un ghigno beffardo.
Ora basta insulti, Apocalypto o non Apocalypto!
“Mister Conoscenza Universale invece non sembra nemmeno in grado di trovarsi una cura per la calvizie, vedo...”
“Vuoi competere con me? D’accordo, allora... facciamo un gioco.”
Non faccio in tempo a protestare che il pavimento scompare e mi ritrovo in mezzo a un giardino circondato da alte siepi, che a intervalli regolari si aprono in cinque archi.
Mi guardo intorno, ma di Apocalypto nessuna traccia... finché la sua voce pungente non mi intima: “Se troverai l’uscita sarai libera, altrimenti vagherai nel Labirinto dell’Oblio senza meta fino alla fine dei tuoi giorni... ti conviene sbrigarti, però... il sole calerà fra, esattamente... 3 ore, 43 minuti e 27 secondi... dopo di che per te non ci sarà più alcuna speranza...” ed esplode in una risata maligna.
D’accordo.
Comincio a correre verso uno degli archi, ma attraversandolo mi ritrovo esattamente nello stesso spiazzo circolare dal quale sono partita, rientrando attraverso un altro arco.
Riprovo, ma senza successo.
Tento anche a passare in mezzo alla siepe, nel caso ci fosse qualche passaggio nascosto, ma nulla.
A un certo punto cinque figure incappucciate sbucano dagli archi, circondandomi e avvicinandosi sempre di più a me, e le loro intenzioni non sembrano pacifiche.
Io cerco di scansarmi, e nel tentativo scontro una meridiana che si trova esattamente al centro dello spiazzo.
Eppure sono sicura che prima non ci fosse...
“Oh, Erys, guarda cos’hai combinato! Hai perso
tempo."
Oh, no! E adesso? Sono in trappola.
Intanto il sole si abbassa velocemente. Devo aver perso un’ora buona.
Ma cosa?!...
La terra trema e nel selciato si apre una buca, a pochi passi da me... forse potrei raggiungerla se mi trasfigurassi ora...
Scivolo in mezzo alle gambe degli “assalitori” e al momento della caduta nel pertugio riprendo la mia forma umana.La caduta è più lunga del previsto, ma per fortuna l’atterraggio non è poi così duro.
Non capisco come ma sono tornata in salotto.
“Severus... sono a casa! Non puoi immaginare che cosa mi è capitato!”
Nessuna risposta.
“Severus...?”
Niente.
Salgo le scale, guardo in camera, busso al bagno, ma nulla. Mi rimane solo la camera che una volta era dei miei nonni, ma mi sembra poco probabile, era chiusa...
Non faccio in tempo ad avvicinarmi che dalla porta esce qualcuno, un bambino, per la precisione.
“Mamma, ho finito i compiti, posso uscire ora?”
“Certo, vai pure...” Rispondo, sovrappensiero. “Aspetta un attimo... Come mi hai chiamata?!”
Gli chiedo, già terrorizzata della risposta, perché so già quale sarà.
“’mamma’, come avrei dovuto chiamarti?” ecco.
“...Lascia stare, sono solo un po’ esaurita.” Santo Merlino bello e buono, da quando avrei un figlio, in età scolare per giunta?
Il bambino sta correndo verso le scale, ma lo fermo di nuovo.
“Scusa, hai per caso visto Severus?”
“Mhm... Papà? l’ultima volta che l’ho visto era in cucina con Amy, mi pare.”
Amy???
“D’accordo... non correre per le scale!” gli urlo, mentre si fionda giù per gli scalini.
Vado in cucina, e mentre attraverso il salotto vedo altri due bambini seduti sul divano a guardare la televisione.
“Ciao, mamma.” Mi salutano all’unisono, senza staccare gli occhi dallo schermo, sghignazzando di tanto in tanto quando il Gatto Silvestro si becca una “borsettata” dalla nonna o una martellata da Titti.
“Ciao...” rispondo, leggermente confusa, ma continuo verso la cucina... e siamo a tre...
No. Sei.
Due bambine si avvicinano a me, mentre un altro è seduto al tavolo e pasticcia con un composto indefinito che dovrebbe essere un impasto.
Le bambine incominciano a lamentarsi, ma io corro al tavolo e dico al bambino:
“Fermo! Vatti subito a pulire le mani mentre io ripulisco il ripiano... ma cosa ti è saltato in mente? Non era già abbastanza in disordine la cucina?”
“Mamma, Amy mi ruba tutto il latte!”
“E lei mi ha rubato la farina!”
“E a cosa vi servono latte e farina?” chiedo disperata
“A fare i biscotti!”
Impallidisco.
“I... biscotti?!”
“Sì, stiamo facendo i biscotti per il tuo compleanno!”
“Stai zitta, doveva essere una sorpresa!”
E a questo punto ricominciano a litigare.
Mi sento la testa esplodere.
“BASTA!!!”
Mi guardano come se fossi diventata matta
“Se proprio volete saperlo, una sorpresa lo è stata eccome. Ora, il mio compleanno non sarà prima di marzo quindi ci ripenseremo dopo. Ora spiegatemi chi vi ha autorizzato a cucinare.”
“Beh, ecco... è tutta colpa sua! E’ stata sua l’idea!”
“No, sua!”
“NO!”
“SI’!”
“NO!”
“SI’!”
“Mamma, è finito il sapone, come faccio a lavarmi le mani ora?”
“E’ dietro lo sportello, lì.” Gli dico, indicandogli il posto in cui tengo i vari oggetti per la cucina.
Intanto le bambine continuano a discutere.
“Ora basta, voi due! Andate in camera vostra e restateci!”
Oh, che sollievo!
E adesso rimettiamo a posto, avanti... con un colpo di bacchetta riordino la cucina, e a questo punto il bambino che si stava lavando le mani mi riprende: “Mamma, avevi detto niente magia, perché i Babbani potrebbero scoprirci!”
“Beh, era un’emergenza!”
“Dove vai?”
“Sto cercando tuo padre.”
“Hai già provato in giardino?”
“Abbiamo un giardino??!”
Mi fissa confuso.
“Certo che abbiamo un giardino. Mamma, stai bene?”
“Sto solo impazzendo un pochino, tranquillo...” Mi avvio verso la porta
“Mamma, il giardino... è da quella parte...”
“Oh... eh già.” Ora di sicuro non stenterà a credere che io stia impazzendo.
Esco, ed effettivamente il giardino c’è. Ma non Severus.
Dove sarà finito?!
“Mamma!!! Mi sono sbucciata un ginocchio!!! Fa male!!!”
Sette.
Ragioniamo... se ne ho incontrati già sette, allora può anche darsi che... no! Dove sono gli altri tre?!?!
“Mamma, fa ancora male!!!!”
“Epismendo!”
“Mamma guardami!!!” Alzo gli occhi, ed ecco lì l’ottavo... sul tetto. Sul tetto?!
“Scendi subito di lì!!! Guarda che non sto scherzando!”
“Ma perché? Guarda, ci sono anche Peter e Julie!”
Ecco gli ultimi due... o almeno spero che siano gli ultimi.
“Scendete tutti e subito, se non volete che venga a riprendervi io!”
Non ci capisco più nulla! Ora scopro di avere dieci figli alla “veneranda” età di venticinque anni, che tre di loro sono sul tetto a rischiare di sfracellarsi, che Severus è introvabile e che sono in un giardino inesistente!
...Inesistente? Allora non sono a casa! Non ho figli, non possono essere comparsi dal nulla in una sola giornata, e Severus non è qui perché non c’è mai stato, non essendo questa casa mia!
Ma allora dove sono, e, soprattutto, come ne esco?!
“Benissimo, vedo che l’hai capito finalmente... peccato che ora il tempo sia scaduto...”
La terra incomincia a tremare, la casa scompare come così pure i suoi abitanti, e mi ritrovo al punto di partenza, con la sola differenza che stavolta passaggi non ce ne sono.
Il terremoto continua, e aumenta di intensità.
Non so assolutamente cosa fare, quando sento la voce di Severus chiamarmi.
“Sono qui!!! Aiutami, non so come uscire!!!”
*°*
“Erys, suonano alla porta!”
Uh? Severus?
“Severus! Non sai quanto mi sei mancato!” gli dico entusiasta, fiondandomi addosso a lui.
Lui per tutta risposta mi squadra con un sopracciglio alzato, poi arriva alla conclusione:
“Niente più tè prima di dormire. Ti fa decisamente male.”
Il campanello suona di nuovo, e vado ad aprire.
Una donna grassoccia sulla sessantina mi aspetta sulla soglia, con un sacchetto di carta in mano. Gli occhiali, come al solito, sono attaccati ad una catenella e sono ben lontani da dove dovrebbero stare.
“Buongiorno, Signora Plum.”
“Buongiorno, cara! Come va? Ho pensato di passare a farti visita, sai ti ho sentita tornare, questa notte.”
“Mi scusi, non era assolutamente mia intenzione disturbarla...”
“Oh, tranquilla. Ero già sveglia! Sai, i miei tesori hanno sempre fame a quell’ora, sono abituata ad alzarmi per loro... ti ho fatto anche delle brioches alla crema, per festeggiare il tuo ritorno!”
La faccio entrare, mentre Severus mi guarda con aria interrogativa, come a chiedersi chi sono i “tesori”.
“Oh! Buongiorno Reverendo Watson! Si unisce a noi per la colazione?” gli chiede in tono serafico, effettivamente convinta che Severus sia il parroco del paese.
La sua espressione di disappunto è impagabile.
“Signora, guardi che io non sono il Reverendo Watson...”
“Oh, mi perdoni, sa, la mia vista non è più quella di una volta...”
Così dicendo si sistema gli occhiali, e strizza un po’ gli occhi per mettere a fuoco il viso di Severus.
“Ci conosciamo?”
“Temo di no. Severus Piton.” Le dice, e quando lui le prende la mano per fare il baciamano come si conviene, lei afferra la sua e la scuote con vigore. Non cambierà proprio mai...
“Onorata! Io sono Cosetta Plum, la vicina di Erys... Mi fa tanto piacere che finalmente Erys si sia trovata un uomo, lo dicevo io che non sarebbe diventata una vecchia zitella come me! Me la tratti bene, mi raccomando, eh? E’ tanto una cara ragazza, se lo merita!”
Sorrido nel vedere Severus impacciato sotto lo sguardo inquisitore della donnina, più bassa di lui di almeno trenta centimetri.
“Ma certo, signora, non si preoccupi.”
“Così si parla! Bravo!” e così dicendo gli da due schiaffetti sulle guance.
Sono costretta ad addentare uno dei croissants per non ridere.
Andiamo a sederci in cucina, dove incomincio a metter su il pentolino del latte intanto che la Signora Plum racconta a Severus dei suoi “tesori”, ovvero le sue tre iguane, che a mio parere a forza di dargli da mangiare ad ogni ora del giorno e della notte stanno cominciando ad assomigliare a palle da bowling con le zampe.
Intanto che aspetto che il latte si scaldi, mi siedo con loro e ricomincio a mangiare la mia brioche.
Non faccio tempo a darle un morso che la Signora Plum mi da uno scappellotto bello secco sulla mano che regge la brioche, facendomela cadere.
“Ahia! Cos’ho fatto di male?!”
“Non sono per te!”
“Ma aveva detto...”
“Non fare storie, lo faccio per il tuo bene! Non oso immaginare quante porcherie mangi lì dove lavori, ma stai ingrassando, è meglio che tu ti dia una calmata se non vuoi perdere la tua linea! Sei così una bella ragazza, sarebbe davvero un peccato se ti rovinassi in questo modo! Tu, piuttosto, mangia che sei fin troppo magro!”
Mi rassegno, tanto se la Signora Plum si mette in testa una cosa non le si può far cambiare idea...
“A quando il barbecue? Io porto il dolce.” chiede, non appena si trova davanti la tazza di latte fumante.
“Barbecue? Quale barbecue?”
“Quello che state organizzando per il tuo ritorno e per presentarci Severus, no?”
“Si sbaglia, noi non...”
“Andiamo, potete darla a bere a chiunque ma non a me! Comunque lasciatevi dire che l’idea di una festa in costume è favolosa! Aspettate che indovino da cosa siete vestiti...”
Oh no! Ecco perché si è fatta questa idea, abbiamo ancora i vestiti che usiamo a Hogwarts!
“Allora... il tuo è facile! Sei quello... quello che piace tanto ai giovani d’oggi, com’è che si chiama...? Ah, sì! Batman! E tu... Scusami cara ma non riesco a capirlo. Vuoi che ti dia una mano a modificare il tuo costume?”
Prima che metta le mani sul mio vestito preferito (o, peggio, che lo facciano le iguane), decido di chiudere il discorso.
“No grazie, no ce ne sarà bisogno, davvero. Con un paio di accessori diventerà un perfetto abito da strega!”
“Buona idea, non vedo l’ora!!! Quando avete detto che lo organizzate?”
“Non l’abbiamo detto, in effetti... dobbiamo ancora deciderlo! Penso il giorno della nostra partenza.”
“Cosa? Non rimanete?”
“Non a lungo, è solo un periodo... di ferie.”
“Oh.” Mormora, con visibile delusione “Mi dispiace. E’ bello chiacchierare con te, Erys. E anche tu sei molto simpatico.” Sembra pensarci un attimo, poi aggiunge: “promettetemi che mi scriverete ogni tanto, e che mi avviserete quando celebrerete il matrimonio, voglio proprio esserci! Mi raccomando!”
Non facciamo in tempo a dire nulla che lei esclama, dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio:
“Oh, Santo Piripillo, che ora si è fatta! Sarà meglio che vada, devo preparare il pranzo per i miei tesori, non sapete come diventano nervosi quando gli si scombussolano gli orari!”
Così dicendo se ne va, non prima di averci abbracciati e baciati tutti e due.
“E’ sempre così quella donna?”
“Assolutamente. Stravede per me, e sembra che anche tu le piaccia.”
“E... chi è questo Batman?”
*°*
Abbiamo passato tutta la giornata a fare ricerche, ma nulla.
Silente ha detto che avremmo riconosciuto subito il luogo, una volta che l’avessimo trovato.
Non ci ha spiegato come, ma di sicuro non si può dire che sia successo qualcosa di straordinario o magico.
Abbiamo visitato una buona parte delle grotte dell’isola, ci siamo inzuppati all’inverosimile e domani ci aspetta una giornata altrettanto faticosa.
Decidiamo di tornare a casa a piedi, per non destare sospetti, così ci asciughiamo e indossiamo i nostri vestiti Babbani in una piccola spiaggia deserta.
Io opto per un semplice paio di jeans, una camicetta bianca e un giubbotto di pelle nera, completando il tutto con un paio di stivali, neri anche quelli.
Severus invece indossa dei jeans neri e una maglietta, nera pure quella.
I vestiti Babbani fanno un effetto strano su di lui, eppure gli stanno benissimo.
Risaliamo fino alla strada principale, e a questo punto mi viene un’idea.
“Sai... stavo pensando... non è una vera passeggiata senza un gelato...”
“Ma questa non è una passeggiata.” Risponde quasi casualmente, ma col serio intento di provocarmi.
“Dai... così poi non dobbiamo neanche preparare cena...” aggiungo implorando.
“Peggio dei bambini piccoli...” dice sorridendo.
Sulla strada del ritorno, entrambi con il nostro cono in mano, lui aggiunge: “Non che l’averti offerto il gelato mi esima dal fare la spia alla Signora Plum...”
“Non oserai...” rispondo in finto tono minaccioso
“E se osassi?”
“Cattivo!”
“Ribadisco: peggio dei bambini piccoli.”
Proseguiamo sulla nostra strada, continuando lo scambio di battute.
Al nostro passaggio, tre vecchiette sedute sulla panchina davanti a casa mia incominciano a confabulare, capitanate dalla più vecchia e più acida fra loro, la Signora Sharp, che in qualche modo mi ricorda molto la Signora Black.
“Semplicemente vergognoso! Oh, ma se la sua povera nonna potesse vederla! Portarsi a casa un uomo... e poi, bruttini tutti e due, se devo proprio essere sincera! Lei dall’aspetto si direbbe sua madre, e lui... che capelli orribili! E non parliamo del naso, poi!”
“Eh, ma si sa, questi giovani d’oggi... tutti coi capelli lunghi... ai nostri tempi, guai! ‘Fatti tosare!’, avrebbero detto. Davvero, se la povera Helen fosse ancora qui, non permetterebbe mai e poi mai un tale scandalo!”
Mamma mia, ma non hanno nient’altro da fare che criticare tutto e tutti?!
“State zitte, vecchie oche starnazzanti!”
Dal gruppetto si leva un mormorio scandalizzato.
“Semplicemente oltraggioso! Oh, ma è tutta colpa del padre, quel londinese così poco perbene! Ci credo che la figlia è così maleducata!”
Cos’hanno da ridire su mio padre, ora?! Ma io vado lì e...!
“Ferma. Lascia fare a me.”
Non penso che saprò mai cosa gli ha detto, ma fatto sta che ora non spettegolano più così apertamente di fronte a me o a lui.
*°*
Oggi è il “grande giorno”, ma di sicuro non per me. Non siamo riusciti a trovare il luogo dell’incontro, e oramai non c’è più tempo.
Provo a immaginarmi le conseguenze che questo fallimento può avere su di me, su Severus, su Hogwarts e sul mondo magico in generale, ma non riesco a darmi una risposta.
Stiamo ormai preparando le valigie per il rientro ad Hogwarts, quando l’armadio si spalanca improvvisamente rivelando una specie di specchio azzurrino al suo interno.
Severus si avvicina, mormora qualche frase in una lingua antica puntando la bacchetta, ma non succede assolutamente nulla. Poi prova a toccarlo direttamente, e a questo punto lo specchio emana una forza decisamente inaspettata e lo respinge, mandandolo a sbattere contro la parete opposta.
“Tutto bene?” chiedo preoccupata, siccome il colpo non è stato proprio delicato.
“Tranquilla, tutto a posto.”
Provo anch’io ad avvicinarmi e toccarlo con la punta delle dita, e non appena lo faccio la mano passa dall’altra parte di questo varco.
Improvvisamente lo specchio cambia improvvisamente forma, diventa molto più simile a un vortice e mi risucchia al suo interno.