Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

L'insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure, E' la mia prima FF, siate clementi vi prego!

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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 15/8/2009, 20:51




Grazie a tutte ragazze! :wii:
Vi volevo avvertire che domani parto per l'Inghilterra e starò via per due settimane. Dovendo andare in college (sono "piccolina" :)) mi sarà proibito portare con me il computer, quindi non potrò aggiornare per un po'. Naturalmene andrò avanti col lavoro, sono già a un ottimo punto col prossimo capitolo.
Un bacio a tutte e al prossimo post :kissino:
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 16/8/2009, 06:19




...E invece ce la faccio ad aggiornare!!! All'ultimo minuto (vabbè, ho ancora 1 ora e 30) ma meglio che niente! :wii:
Non assicuro nulla sull'ultima parte, siccome l'ho finito ieri sera tardi mentre ero (e sono ancora) agitatissima per il fatto di dover prendere l'aereo (essendo la prima volta ho anche paura di non riuscire a prenderlo, datosi la mia ignoranza in materia di aeroporti e la mia mancanza di senso pratico...)...
Tornando alla FF:

Cap. 22
“Buongiorno, Reverendo Watson!”



Mi alzo, ancora assonnata. Cos’era quel rumore?
Proveniva dalla cucina, ne sono sicura.
Vado a vedere, cautamente, la bacchetta in mano.
Ma la abbasso subito, vedendo che l’intruso altri non è che Albus Silente che fruga nel frigorifero alla ricerca di qualcosa che non riesco a immaginarmi, dato che il frigo dovrebbe essere vuoto...
“Professor Silente? Cosa ci fa lei qui?” chiedo, disorientata.
“Oh, Erys!” risponde con tono vivace, riemergendo dal frigorifero con una brioche alla crema di origine sconosciuta “Ero venuto per...” e a questo punto, però, la sua espressione di giubilo dovuta al ritrovamento miracoloso si trasforma in un ghigno malefico “... strapparti il cuore e cuocerlo allo spiedo!”
“Preside, si sente bene...?” ora che ci faccio caso, però, non solo la sua espressione è cambiata, ma anche i lineamenti si stanno via via modificando: gli occhi azzurri e vivaci lasciano il posto ad un paio di occhi gialli e sfuggenti, il viso, sebbene sia ancora anziano, si riempie un po’, gli zigomi si alzano, la barba si accorcia e i capelli scompaiono del tutto.
Se possibile diventa ancora più alto, e le unghie delle mani e dei piedi si allungano all’inverosimile.
La cosa non mi spaventa... mi terrorizza!
“Su, su, scherzavo... e poi dicono che voi inglesi avete il senso dell’umorismo!” risponde con un ghigno.
“Tu chi sei?!” chiedo, cercando di mantenere la calma il più possibile e rialzando la bacchetta.
“Non l’hai ancora capito? Non sei intelligente come dicono, allora... abbassa quella specie di bastone, non penso che ti servirà a molto contro di me... Ahi, ahi, ahi!, sto proprio invecchiando se sono riuscito a scegliere una come te!”
“Apocalypto?” chiedo, più confusa che mai.
“Però! Perspicace!” risponde con un ghigno beffardo.
Ora basta insulti, Apocalypto o non Apocalypto!
“Mister Conoscenza Universale invece non sembra nemmeno in grado di trovarsi una cura per la calvizie, vedo...”
“Vuoi competere con me? D’accordo, allora... facciamo un gioco.”
Non faccio in tempo a protestare che il pavimento scompare e mi ritrovo in mezzo a un giardino circondato da alte siepi, che a intervalli regolari si aprono in cinque archi.
Mi guardo intorno, ma di Apocalypto nessuna traccia... finché la sua voce pungente non mi intima: “Se troverai l’uscita sarai libera, altrimenti vagherai nel Labirinto dell’Oblio senza meta fino alla fine dei tuoi giorni... ti conviene sbrigarti, però... il sole calerà fra, esattamente... 3 ore, 43 minuti e 27 secondi... dopo di che per te non ci sarà più alcuna speranza...” ed esplode in una risata maligna.
D’accordo.
Comincio a correre verso uno degli archi, ma attraversandolo mi ritrovo esattamente nello stesso spiazzo circolare dal quale sono partita, rientrando attraverso un altro arco.
Riprovo, ma senza successo.
Tento anche a passare in mezzo alla siepe, nel caso ci fosse qualche passaggio nascosto, ma nulla.
A un certo punto cinque figure incappucciate sbucano dagli archi, circondandomi e avvicinandosi sempre di più a me, e le loro intenzioni non sembrano pacifiche.
Io cerco di scansarmi, e nel tentativo scontro una meridiana che si trova esattamente al centro dello spiazzo.
Eppure sono sicura che prima non ci fosse...
“Oh, Erys, guarda cos’hai combinato! Hai perso tempo."
Oh, no! E adesso? Sono in trappola.
Intanto il sole si abbassa velocemente. Devo aver perso un’ora buona.
Ma cosa?!...
La terra trema e nel selciato si apre una buca, a pochi passi da me... forse potrei raggiungerla se mi trasfigurassi ora...
Scivolo in mezzo alle gambe degli “assalitori” e al momento della caduta nel pertugio riprendo la mia forma umana.
La caduta è più lunga del previsto, ma per fortuna l’atterraggio non è poi così duro.
Non capisco come ma sono tornata in salotto.
“Severus... sono a casa! Non puoi immaginare che cosa mi è capitato!”
Nessuna risposta.
“Severus...?”
Niente.
Salgo le scale, guardo in camera, busso al bagno, ma nulla. Mi rimane solo la camera che una volta era dei miei nonni, ma mi sembra poco probabile, era chiusa...
Non faccio in tempo ad avvicinarmi che dalla porta esce qualcuno, un bambino, per la precisione.
“Mamma, ho finito i compiti, posso uscire ora?”
“Certo, vai pure...” Rispondo, sovrappensiero. “Aspetta un attimo... Come mi hai chiamata?!”
Gli chiedo, già terrorizzata della risposta, perché so già quale sarà.
“’mamma’, come avrei dovuto chiamarti?” ecco.
“...Lascia stare, sono solo un po’ esaurita.” Santo Merlino bello e buono, da quando avrei un figlio, in età scolare per giunta?
Il bambino sta correndo verso le scale, ma lo fermo di nuovo.
“Scusa, hai per caso visto Severus?”
“Mhm... Papà? l’ultima volta che l’ho visto era in cucina con Amy, mi pare.”
Amy???
“D’accordo... non correre per le scale!” gli urlo, mentre si fionda giù per gli scalini.
Vado in cucina, e mentre attraverso il salotto vedo altri due bambini seduti sul divano a guardare la televisione.
“Ciao, mamma.” Mi salutano all’unisono, senza staccare gli occhi dallo schermo, sghignazzando di tanto in tanto quando il Gatto Silvestro si becca una “borsettata” dalla nonna o una martellata da Titti.
“Ciao...” rispondo, leggermente confusa, ma continuo verso la cucina... e siamo a tre...
No. Sei.
Due bambine si avvicinano a me, mentre un altro è seduto al tavolo e pasticcia con un composto indefinito che dovrebbe essere un impasto.
Le bambine incominciano a lamentarsi, ma io corro al tavolo e dico al bambino:
“Fermo! Vatti subito a pulire le mani mentre io ripulisco il ripiano... ma cosa ti è saltato in mente? Non era già abbastanza in disordine la cucina?”
“Mamma, Amy mi ruba tutto il latte!”
“E lei mi ha rubato la farina!”
“E a cosa vi servono latte e farina?” chiedo disperata
“A fare i biscotti!”
Impallidisco.
“I... biscotti?!”
“Sì, stiamo facendo i biscotti per il tuo compleanno!”
“Stai zitta, doveva essere una sorpresa!”
E a questo punto ricominciano a litigare.
Mi sento la testa esplodere.
“BASTA!!!”
Mi guardano come se fossi diventata matta
“Se proprio volete saperlo, una sorpresa lo è stata eccome. Ora, il mio compleanno non sarà prima di marzo quindi ci ripenseremo dopo. Ora spiegatemi chi vi ha autorizzato a cucinare.”
“Beh, ecco... è tutta colpa sua! E’ stata sua l’idea!”
“No, sua!”
“NO!”
“SI’!”
“NO!”
“SI’!”
“Mamma, è finito il sapone, come faccio a lavarmi le mani ora?”
“E’ dietro lo sportello, lì.” Gli dico, indicandogli il posto in cui tengo i vari oggetti per la cucina.
Intanto le bambine continuano a discutere.
“Ora basta, voi due! Andate in camera vostra e restateci!”
Oh, che sollievo!
E adesso rimettiamo a posto, avanti... con un colpo di bacchetta riordino la cucina, e a questo punto il bambino che si stava lavando le mani mi riprende: “Mamma, avevi detto niente magia, perché i Babbani potrebbero scoprirci!”
“Beh, era un’emergenza!”
“Dove vai?”
“Sto cercando tuo padre.”
“Hai già provato in giardino?”
“Abbiamo un giardino??!”
Mi fissa confuso.
“Certo che abbiamo un giardino. Mamma, stai bene?”
“Sto solo impazzendo un pochino, tranquillo...” Mi avvio verso la porta
“Mamma, il giardino... è da quella parte...”
“Oh... eh già.” Ora di sicuro non stenterà a credere che io stia impazzendo.
Esco, ed effettivamente il giardino c’è. Ma non Severus.
Dove sarà finito?!
“Mamma!!! Mi sono sbucciata un ginocchio!!! Fa male!!!”
Sette.
Ragioniamo... se ne ho incontrati già sette, allora può anche darsi che... no! Dove sono gli altri tre?!?!
“Mamma, fa ancora male!!!!”
“Epismendo!”
“Mamma guardami!!!” Alzo gli occhi, ed ecco lì l’ottavo... sul tetto. Sul tetto?!
“Scendi subito di lì!!! Guarda che non sto scherzando!”
“Ma perché? Guarda, ci sono anche Peter e Julie!”
Ecco gli ultimi due... o almeno spero che siano gli ultimi.
“Scendete tutti e subito, se non volete che venga a riprendervi io!”
Non ci capisco più nulla! Ora scopro di avere dieci figli alla “veneranda” età di venticinque anni, che tre di loro sono sul tetto a rischiare di sfracellarsi, che Severus è introvabile e che sono in un giardino inesistente!
...Inesistente? Allora non sono a casa! Non ho figli, non possono essere comparsi dal nulla in una sola giornata, e Severus non è qui perché non c’è mai stato, non essendo questa casa mia!
Ma allora dove sono, e, soprattutto, come ne esco?!
“Benissimo, vedo che l’hai capito finalmente... peccato che ora il tempo sia scaduto...”
La terra incomincia a tremare, la casa scompare come così pure i suoi abitanti, e mi ritrovo al punto di partenza, con la sola differenza che stavolta passaggi non ce ne sono.
Il terremoto continua, e aumenta di intensità.
Non so assolutamente cosa fare, quando sento la voce di Severus chiamarmi.
“Sono qui!!! Aiutami, non so come uscire!!!”

*°*



“Erys, suonano alla porta!”
Uh? Severus?
“Severus! Non sai quanto mi sei mancato!” gli dico entusiasta, fiondandomi addosso a lui.
Lui per tutta risposta mi squadra con un sopracciglio alzato, poi arriva alla conclusione:
“Niente più tè prima di dormire. Ti fa decisamente male.”

Il campanello suona di nuovo, e vado ad aprire.
Una donna grassoccia sulla sessantina mi aspetta sulla soglia, con un sacchetto di carta in mano. Gli occhiali, come al solito, sono attaccati ad una catenella e sono ben lontani da dove dovrebbero stare.
“Buongiorno, Signora Plum.”
“Buongiorno, cara! Come va? Ho pensato di passare a farti visita, sai ti ho sentita tornare, questa notte.”
“Mi scusi, non era assolutamente mia intenzione disturbarla...”
“Oh, tranquilla. Ero già sveglia! Sai, i miei tesori hanno sempre fame a quell’ora, sono abituata ad alzarmi per loro... ti ho fatto anche delle brioches alla crema, per festeggiare il tuo ritorno!”
La faccio entrare, mentre Severus mi guarda con aria interrogativa, come a chiedersi chi sono i “tesori”.
“Oh! Buongiorno Reverendo Watson! Si unisce a noi per la colazione?” gli chiede in tono serafico, effettivamente convinta che Severus sia il parroco del paese.
La sua espressione di disappunto è impagabile.
“Signora, guardi che io non sono il Reverendo Watson...”
“Oh, mi perdoni, sa, la mia vista non è più quella di una volta...”
Così dicendo si sistema gli occhiali, e strizza un po’ gli occhi per mettere a fuoco il viso di Severus.
“Ci conosciamo?”
“Temo di no. Severus Piton.” Le dice, e quando lui le prende la mano per fare il baciamano come si conviene, lei afferra la sua e la scuote con vigore. Non cambierà proprio mai...
“Onorata! Io sono Cosetta Plum, la vicina di Erys... Mi fa tanto piacere che finalmente Erys si sia trovata un uomo, lo dicevo io che non sarebbe diventata una vecchia zitella come me! Me la tratti bene, mi raccomando, eh? E’ tanto una cara ragazza, se lo merita!”
Sorrido nel vedere Severus impacciato sotto lo sguardo inquisitore della donnina, più bassa di lui di almeno trenta centimetri.
“Ma certo, signora, non si preoccupi.”
“Così si parla! Bravo!” e così dicendo gli da due schiaffetti sulle guance.
Sono costretta ad addentare uno dei croissants per non ridere.
Andiamo a sederci in cucina, dove incomincio a metter su il pentolino del latte intanto che la Signora Plum racconta a Severus dei suoi “tesori”, ovvero le sue tre iguane, che a mio parere a forza di dargli da mangiare ad ogni ora del giorno e della notte stanno cominciando ad assomigliare a palle da bowling con le zampe.
Intanto che aspetto che il latte si scaldi, mi siedo con loro e ricomincio a mangiare la mia brioche.
Non faccio tempo a darle un morso che la Signora Plum mi da uno scappellotto bello secco sulla mano che regge la brioche, facendomela cadere.
“Ahia! Cos’ho fatto di male?!”
“Non sono per te!”
“Ma aveva detto...”
“Non fare storie, lo faccio per il tuo bene! Non oso immaginare quante porcherie mangi lì dove lavori, ma stai ingrassando, è meglio che tu ti dia una calmata se non vuoi perdere la tua linea! Sei così una bella ragazza, sarebbe davvero un peccato se ti rovinassi in questo modo! Tu, piuttosto, mangia che sei fin troppo magro!”
Mi rassegno, tanto se la Signora Plum si mette in testa una cosa non le si può far cambiare idea...
“A quando il barbecue? Io porto il dolce.” chiede, non appena si trova davanti la tazza di latte fumante.
“Barbecue? Quale barbecue?”
“Quello che state organizzando per il tuo ritorno e per presentarci Severus, no?”
“Si sbaglia, noi non...”
“Andiamo, potete darla a bere a chiunque ma non a me! Comunque lasciatevi dire che l’idea di una festa in costume è favolosa! Aspettate che indovino da cosa siete vestiti...”
Oh no! Ecco perché si è fatta questa idea, abbiamo ancora i vestiti che usiamo a Hogwarts!
“Allora... il tuo è facile! Sei quello... quello che piace tanto ai giovani d’oggi, com’è che si chiama...? Ah, sì! Batman! E tu... Scusami cara ma non riesco a capirlo. Vuoi che ti dia una mano a modificare il tuo costume?”
Prima che metta le mani sul mio vestito preferito (o, peggio, che lo facciano le iguane), decido di chiudere il discorso.
“No grazie, no ce ne sarà bisogno, davvero. Con un paio di accessori diventerà un perfetto abito da strega!”
“Buona idea, non vedo l’ora!!! Quando avete detto che lo organizzate?”
“Non l’abbiamo detto, in effetti... dobbiamo ancora deciderlo! Penso il giorno della nostra partenza.”
“Cosa? Non rimanete?”
“Non a lungo, è solo un periodo... di ferie.”
“Oh.” Mormora, con visibile delusione “Mi dispiace. E’ bello chiacchierare con te, Erys. E anche tu sei molto simpatico.” Sembra pensarci un attimo, poi aggiunge: “promettetemi che mi scriverete ogni tanto, e che mi avviserete quando celebrerete il matrimonio, voglio proprio esserci! Mi raccomando!”
Non facciamo in tempo a dire nulla che lei esclama, dopo aver dato una rapida occhiata all’orologio:
“Oh, Santo Piripillo, che ora si è fatta! Sarà meglio che vada, devo preparare il pranzo per i miei tesori, non sapete come diventano nervosi quando gli si scombussolano gli orari!”
Così dicendo se ne va, non prima di averci abbracciati e baciati tutti e due.

“E’ sempre così quella donna?”
“Assolutamente. Stravede per me, e sembra che anche tu le piaccia.”
“E... chi è questo Batman?”

*°*



Abbiamo passato tutta la giornata a fare ricerche, ma nulla.
Silente ha detto che avremmo riconosciuto subito il luogo, una volta che l’avessimo trovato.
Non ci ha spiegato come, ma di sicuro non si può dire che sia successo qualcosa di straordinario o magico.
Abbiamo visitato una buona parte delle grotte dell’isola, ci siamo inzuppati all’inverosimile e domani ci aspetta una giornata altrettanto faticosa.
Decidiamo di tornare a casa a piedi, per non destare sospetti, così ci asciughiamo e indossiamo i nostri vestiti Babbani in una piccola spiaggia deserta.
Io opto per un semplice paio di jeans, una camicetta bianca e un giubbotto di pelle nera, completando il tutto con un paio di stivali, neri anche quelli.
Severus invece indossa dei jeans neri e una maglietta, nera pure quella.
I vestiti Babbani fanno un effetto strano su di lui, eppure gli stanno benissimo.
Risaliamo fino alla strada principale, e a questo punto mi viene un’idea.
“Sai... stavo pensando... non è una vera passeggiata senza un gelato...”
“Ma questa non è una passeggiata.” Risponde quasi casualmente, ma col serio intento di provocarmi.
“Dai... così poi non dobbiamo neanche preparare cena...” aggiungo implorando.
“Peggio dei bambini piccoli...” dice sorridendo.
Sulla strada del ritorno, entrambi con il nostro cono in mano, lui aggiunge: “Non che l’averti offerto il gelato mi esima dal fare la spia alla Signora Plum...”
“Non oserai...” rispondo in finto tono minaccioso
“E se osassi?”
“Cattivo!”
“Ribadisco: peggio dei bambini piccoli.”
Proseguiamo sulla nostra strada, continuando lo scambio di battute.
Al nostro passaggio, tre vecchiette sedute sulla panchina davanti a casa mia incominciano a confabulare, capitanate dalla più vecchia e più acida fra loro, la Signora Sharp, che in qualche modo mi ricorda molto la Signora Black.
“Semplicemente vergognoso! Oh, ma se la sua povera nonna potesse vederla! Portarsi a casa un uomo... e poi, bruttini tutti e due, se devo proprio essere sincera! Lei dall’aspetto si direbbe sua madre, e lui... che capelli orribili! E non parliamo del naso, poi!”
“Eh, ma si sa, questi giovani d’oggi... tutti coi capelli lunghi... ai nostri tempi, guai! ‘Fatti tosare!’, avrebbero detto. Davvero, se la povera Helen fosse ancora qui, non permetterebbe mai e poi mai un tale scandalo!”
Mamma mia, ma non hanno nient’altro da fare che criticare tutto e tutti?!
“State zitte, vecchie oche starnazzanti!”
Dal gruppetto si leva un mormorio scandalizzato.
“Semplicemente oltraggioso! Oh, ma è tutta colpa del padre, quel londinese così poco perbene! Ci credo che la figlia è così maleducata!”
Cos’hanno da ridire su mio padre, ora?! Ma io vado lì e...!
“Ferma. Lascia fare a me.”
Non penso che saprò mai cosa gli ha detto, ma fatto sta che ora non spettegolano più così apertamente di fronte a me o a lui.

*°*



Oggi è il “grande giorno”, ma di sicuro non per me. Non siamo riusciti a trovare il luogo dell’incontro, e oramai non c’è più tempo.
Provo a immaginarmi le conseguenze che questo fallimento può avere su di me, su Severus, su Hogwarts e sul mondo magico in generale, ma non riesco a darmi una risposta.
Stiamo ormai preparando le valigie per il rientro ad Hogwarts, quando l’armadio si spalanca improvvisamente rivelando una specie di specchio azzurrino al suo interno.
Severus si avvicina, mormora qualche frase in una lingua antica puntando la bacchetta, ma non succede assolutamente nulla. Poi prova a toccarlo direttamente, e a questo punto lo specchio emana una forza decisamente inaspettata e lo respinge, mandandolo a sbattere contro la parete opposta.
“Tutto bene?” chiedo preoccupata, siccome il colpo non è stato proprio delicato.
“Tranquilla, tutto a posto.”
Provo anch’io ad avvicinarmi e toccarlo con la punta delle dita, e non appena lo faccio la mano passa dall’altra parte di questo varco.
Improvvisamente lo specchio cambia improvvisamente forma, diventa molto più simile a un vortice e mi risucchia al suo interno.

 
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DameSnape
view post Posted on 17/8/2009, 16:38




Bello l'aggiornamento!
Sei sicura che Silente non abiti lì? Te lo chiedo perchè lui e le vecchiette sono pettegoli in maniera inverosimile.
Se in Inghilterra incontri Alan fatti fare un autografo anche per me.
 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 19/8/2009, 00:30




Si direbbe che Erys ha torvato il passaggio!
Comunque le 3 vecchiette, che oche pettegole! Poi dire che Sev è brutto...ma dico io!
Invece la ignora Plum mi sta simpatica...è un bel tipino!
Aggorna presto però..son curiosa di sapere dov'è finita Erys!
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 19/8/2009, 19:40




Grazie ragazze!!!! Aggiornero' il prima possibile, prometto (scusate la mancanza di accenti, tastiera inglese)
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 2/11/2009, 20:29




E meno male che dovevo aggiornare presto.
Mi dispiace davvero tanto, ma è stato un brutto periodo, tra depressione e inizio della scuola. :X_X:
Dovendo combattere con un po' di problemi di salute però ho potuto dedicarmi un po' di più a miei hobby ("always look to the bright side of life") e ho potuto andare avanti con gli aggiornamenti.
Quindi ecco a voi questo nuovo capitolo! :wii:

Cap. 23
Prima prova




Ahi, la mia testa!
Ma cosa...?
Sono coricata su un prato... e sapere come ci sono arrivata mi sarebbe anche utile.
Provo ad alzarmi, ma la testa mi gira e la vista mi si annebbia. Perfetto.
Ricado seduta. Forse è meglio riprovare, più lentamente.
Quando finalmente ci riesco, capisco di trovarmi in un posto sconosciuto, e di non essere sola.
Poco distanti da me riconosco Draco, più spaventato che mai, e un uomo anziano che, secondo i calcoli di Silente, dovrebbe essere Gellert Grindelwald.
Ha l’aria di essere persino più vecchio di Silente, e di sicuro è difficile credere a ciò che si dice di lui: la pelle pallida e rugosa, gli occhi azzurri e acquosi e l’aspetto così fragile lo fanno sembrare... indifeso.
E’ più simile alla classica figura del nonno buono che ti racconta le fiabe di fronte al caminetto che a uno dei maghi oscuri più potenti e terribili dei nostri tempi.
Mi lancia un’occhiata allo stesso tempo serena e stupita, ma non dice nulla.
Appena mi vede, Draco corre verso di me, nascondendosi dietro la mia schiena.
“D-d-do-dove siamo?” mi chiede, tremando.
Bella domanda.
“Non lo so... ma non ti preoccupare. Va tutto bene.” Rispondo, cercando di suonare il più rassicurante possibile, per tranquillizzare sia lui che me, mentre gli accarezzo lentamente la testa.
Per un po’ rimaniamo così, in silenzio, aspettando un qualsiasi segno.
Grindelwald ci guarda, e riesco a cogliere un lampo divertito nei sui occhi chiari.
Probabilmente è convinto che gli sarà facile raggiungere Apocalypto per primo.
E la cosa non sarebbe poi così inverosimile.
Draco continua a tremare, nonostante i miei tentativi di calmarlo, e balbetta un qualcosa molto simile a “ho paura”.
Cosa fare? Potrei cercare qualcosa da trasformare in una Passaporta e rimandarlo a casa. Forse non è la cosa più leale da fare, ma certamente è la più sensata.
Faccio per prendere la bacchetta dal mantello, ma Grindelwald mi fa segno di fermarmi, e risponde alla mia occhiata stupita con poche parole pronunciate con accento leggermente straniero: “Qui non funziona. Ci ho già provato.”
Draco mi implora: “Voglio tornare a casa...” ed è facile capire che tratterrà le lacrime ancora per poco.
Mi inginocchio in modo da poterlo guardare direttamente in faccia, e gli ripeto:
“Andrà tutto bene. Ti prometto che ti riporterò a casa sano e salvo. Ti fidi di me?”
Fa un cenno d’assenso col capo, e poi, inaspettatamente, mi abbraccia e appoggia la testa alla mia spalla.
Lo stringo a mia volta. In qualche modo mi sento come intenerita... non avrei mai pensato di avere anche il minimo istinto materno, se così lo si può chiamare.
Mi accorgo solo ora che fa davvero freddo, anche attraverso il mantello da viaggio il vento colpisce come migliaia di lame ghiacciate.
Con la bacchetta fuori uso non c’è modo di riscaldarsi, ma cerco di riparare anche Draco sotto il mio mantello.
L’attesa sembra interminabile.
All’improvviso una voce surreale ci fa voltare:
“Benvenuti. E’ un piacere per me avervi qui. Vi stringo calorosamente la mano...”
Mhm... piuttosto bizzarro il tipo...
Noto che anche gli altri hanno un’espressione piuttosto sconcertata.
“...non vi preoccupate. Fra una quindicina d’anni la capirete.”
Ah, ecco. Ora mi è tutto più chiaro...
“Non mi va di annoiarmi ulteriormente per spiegarvi come funziona. Non sarà facile, buona fortuna e le solite cose che si dicono in queste situazioni. A partire dal momento in cui varcherete il passaggio riacquisterete completamente i vostri poteri. Che si dia inizio alle prove!”
Caspita, si è veramente sprecato nei dettagli.
Alle nostre spalle si apre un vero e proprio squarcio a mezz’aria, come se il panorama fosse improvvisamente diventato bidimensionale.
Sembra piuttosto stretto, non c’è spazio per permettere a due persone di passare insieme, così per non rischiare di non ritrovare più Draco al di là del passaggio lo prendo in braccio e attraversiamo il varco.

*°*
NARRATORE: SEVERUS PITON



Cosa starà succedendo?
E’ sparita da più di tre ore.
Continuo a percorrere la cucina a grandi passi, sotto lo sguardo preoccupato della Signora Plum, ormai presenza fissa da quando siamo arrivati.
Non riesco minimamente a calmarmi.
In fondo lo sapevo che avrebbe dovuto affrontare questa cosa da sola.
E anche che ha tutte le capacità per cavarsela più che bene.
Forse ha ragione Albus: mi preoccupo troppo.
“Bevi il tuo tè, caro, prima che si freddi.”
Prova a dirmi. Cosa vuole che me ne importi del tè in questo momento?
Le rispondo con un gesto svogliato della mano.
Non faccio in tempo ad accorgermene che si è già alzata e mi costringe a sedermi al tavolo.
Poi, con il tono di una maestra che rimprovera un monello, aggiunge:
”Senti, capisco che tu sia preoccupato. Ma Erys è solo stata richiamata a Londra per un giorno. Non è andata in guerra. Non tornerà prima di stasera, quindi mettiti il cuore in pace e bevi il tè.”
Ah già, la versione era questa. Problemi sul lavoro.
Con un gesto quasi meccanico sollevo la tazza e bevo un paio di sorsi giusto per farla contenta.
Dopodiché mi alzo e dico, col tono più piatto possibile:
“Vado a prendere una boccata d’aria.” E lascio la stanza.
Prima di uscire faccio in tempo a sentirla dire, con tono sconfortato:
“Uomini. Chi li capisce è brava.”

*°*

NARRATORE: ERYS LAURENTS


Non so da quanto tempo stiamo vagando nella nebbia.
Sento le gambe farmi male e le mani irrigidite dal freddo.
Neanche la luce che scaturisce dalla mia bacchetta riesce a penetrare la coltre di foschia che ci avvolge.
Sebbene sia ancora un bambino, Draco sta affrontando la situazione in modo molto coraggioso: non si è ancora lamentato una volta, e ha continuato a stringermi la mano come gli avevo detto.
Ogni tanto mi fa qualche domanda su Hogwarts, probabilmente per tenersi impegnato e non pensare alla fatica.
Penso sia passata una mezz’ora buona da quando ho mandato in perlustrazione il mio Patronus, ma ancora non lo vedo tornare.
Camminiamo ancora per qualche minuto, quando finalmente vedo una sagoma argentea e sinuosa scivolare verso di noi attraverso la nebbia.
Quando ci raggiunge, il serpente argenteo ci indica la strada giusta, e penso che non manchi molto!
Cominciamo a correre, un po’ per non rischiare di perdere di vista il Patronus, un po’ per la felicità di essere a un passo dalla fine della prova.
Poi tutto accade velocemente.
Draco mi supera. Molla la presa della mia mano. E scompare nella nebbia.
Incomincio a chiamarlo ad alta voce, e a correre ancora più affannosamente.
Non c’è nulla da fare. E’ come se la nebbia lo avesse inghiottito.
Mi accascio al suolo.
Ogni respiro brucia nei polmoni e la stanchezza comincia a farsi sentire sempre più forte.
Il mio Patronus è ormai fuori dal mio campo visivo.
Ora che cosa faccio?
Mi sono persa. Forse non ho mai avuto una meta. E ho perso anche Draco.
Forse è solo un altro incubo. Fra un po’ mi sveglierò, e scoprirò che è stato tutto un brutto sogno. Che sono ancora a Hogwarts, pronta per quella verifica a sorpresa che pregustavo di assegnare dall’inizio dell’anno.
E se fosse tutto frutto della mia fantasia? Se non fosse mai esistito nessun Apocalypto, o addirittura nessuna Hogwarts? ...Nessun mondo magico?
Sì, dev’essere così.
Questo è solo un sogno, e fra un po’ mamma verrà a svegliarmi per andare a scuola.
Chissà se provandoci riesco a svegliarmi? Devo solo cercare di visualizzare quello che mi aspetterà al risveglio. Ma... cosa doveva succedere? Non riesco a ricordare nulla.
Chiudo gli occhi, come a sforzarmi di immaginare.
Ma nella mia testa c’è il nulla.
Il nulla più assoluto.
...
Non accade nulla.
Forse non sono nulla nemmeno io.
Come faccio a essere sicura di essere proprio io? Chiunque “io” sia.
D’altronde non vedo niente.
Come posso sapere di essere presente se non riesco a vedermi?
Quanto tempo è passato? O meglio: il tempo ha continuato a scorrere?
Se sì: sono in ritardo?
Mi sembra di essere impegnata, ma non ricordo in che cosa.
Devo andarmene.
Non so come, ma riesco a muovere qualcosa. Una mano forse.
Sì, una mano decisamente.
Perché sono anche riuscita a stringere le dita attorno a qualcosa di soffice, e umido.
Che sia un fiore?
Potrebbe.
Riapro leggermente gli occhi.
Sì, è proprio un fiore.
...
Lo fisso per un po’.
Non ne ho mai visti di così belli. Anche perché non ricordo di averne mai visti.
Hai i petali molto lunghi, dal contorno irregolare e di un colore molto scuro, fra il viola e il nero. Ha anche delle piccole striature rosso rubino.
Ha un profumo dolcissimo. Potrei annusarlo per ore senza stancarmene.
Forse è quello che ho fatto fin’ora.
In effetti, ho la sensazione di aver sempre respirato quest’odore.
E’... rilassante.
Richiudo gli occhi, e ricado in un dolce oblio profumato.

*°*




“Allora, ragazzi, chi mi sa dire cos’è questo?”
Domanda un uomo sulla quarantina mentre indica il fiore che sta reggendo nell’altra mano.
Una ragazzina alza la mano, e al cenno dell’uomo, risponde:
“E’ un Fiore dell’Oblio, anche conosciuto come Fiore della Nebbia.
Questo fiore produce un gas che provoca allucinazioni, perdita della memoria e sonnolenza.
In passato non era difficile imbattersi in vallate interamente ricoperte di questi fiori, e si aveva l’impressione di camminare in mezzo a un fitto banco di nebbia da tanto il gas prodotto dai Fiori dell’Oblio era concentrato.
Se se ne inalano grandi quantità può anche causare la morte.
Una volta estirpato, però, cessa di produrre gas nocivi, anche se può ancora causare allucinazioni e avvelenamento se ingerito.
Oggi, date la pericolosità e la rarità del Fiore dell’Oblio è illegale utilizzarlo nella preparazione di filtri e pozioni.”
Gli occhi dell’uomo si illuminano ad ogni parola della ragazza, e, quando lei ha finito, esclama:
“Ottimo, ottimo! 5 punti per la Signorina Evans! Ora, direi che possiamo procedere con la realizzazione del Distillato della Pace...”
Evans? Ma allora... Ah! Ad ogni sforzo per ricordare la testa comincia a farmi male, come se volesse scoppiare..
Per la prima volta mi guardo intorno: mi trovo in una grande sala piena di calderoni e tavoli di lavoro. Mi sembra di esserci già stata, ma quando?!
La testa continua a farmi male.
Cerco di mettere a fuoco la scena in ogni particolare: ci sono tanti ragazzi e ragazze che mettono ingredienti nei loro calderoni.
Uno che fa esplodere il suo calderone.
L’uomo di prima che passa a controllare. Gli sta insegnando.
Quindi loro sono studenti.
Non che sia un enorme indizio, ma è già qualcosa.
Se è nei miei ricordi, dovrei esserci anch’io.
Provo a “cercarmi”, mentre l’emicrania continua.
Non posso essere la ragazzina di prima, i miei capelli sono diversi. No, non sono lei.
Escluderei anche quelle due bionde che si stanno facendo gli affari propri nel tavolo in fondo.
Mhm... capelli neri e pelle chiara... forse ci siamo.
Beh, se sono io di sicuro non sono la secchiona della classe... anzi, me la prendo abbastanza comoda.
Ogni tanto do una sbirciatina al libro e metto un po’ questo e un po’ di quello nella pentola, mescolando svogliatamente.
Sembra che la cosa non mi appassioni più di tanto.
Oh no, che sto facendo?! Perché ho cancellato una riga e sto cominciando a fare di testa mia?
Ecco! Adesso esplode anche il mio calderone, me lo sento...
Ma... non succede niente.
Anzi, per qualche strano motivo il Professore viene a farmi i complimenti.
“Portentoso! E’ riuscita a finire per prima ed in modo molto preciso! Non è cosa da tutti gli studenti di quarto anno! 10 punti a Serpeverde per l’eccellente esecuzione del Distillato della Pace da parte della Signorina Laurents!”
Lancio un’occhiata soddisfatta alla Evans, dall’altro capo del mio stesso tavolo.
Lei risponde con una smorfia contrariata.
Poi mi sporgo verso il ragazzo di fianco a me e gli dico, sottovoce:
“Grazie per la dritta dell’altra sera. Non ci sarei mai arrivata, altrimenti.”
“Sei stata tu a metterla in pratica. E’ merito tuo, non mio.” Risponde.
“Piantala di fare il modesto.” Replico, a metà fra il riconoscente e lo scocciato.
“Piantala tu.”
Sembro essere decisa a finire davvero la questione. Poi evidentemente ci ripenso, perché non sapendo cosa rispondere prendo qualcosa dalla mia cassetta degli ingredienti, una specie di fagiolo, e glielo tiro, per gioco.
Mi lancia uno sguardo interrogativo, e poi continua a lavorare sulla sua pozione.
Non ci mette molto a finirla. E io ricomincio.
Ma a questo punto mi rimanda i “proiettili”.
Peccato che io poi sbagli mira e colpisca la ragazzina coi capelli rossi, che se la prende e non poco, dovendo lei ancora finire la pozione.
Mi rimanda il colpo scocciata e con tutta la forza possibile, come a cercare di farmi smettere.
Io però mi scanso, così il fagiolo finisce nel calderone del vicino, che fumiga già pericolosamente.
Inutile dire che la reazione è disastrosa.
La pozione impazzisce, e schizza da tutte le parti.
Tutti quelli colpiti dal liquido incominciano a ricoprirsi di bolle blu.
Il Professore diventa prima bianchissimo, poi paonazzo.
E’ furioso.
Anche perché uno schizzo gli ha colpito i baffi, e ora sono di un bel color rosa shocking.
“Evans, Laurents, Piton! Fuori dalla mia classe, immediatamente!”
“Ma, Professor Lumacorno, non è colpa nostra! La pozione di Potter sarebbe esplosa comunque, era solo questione di tempo... come tutte le volte!”
Provo a giustificarmi.
“Non è una buona ragione per dargli una mano nel raggiungere lo scopo! Ora fuori! La prossima volta riparleremo della vostra punizione. Non me lo sarei proprio aspettato da voi tre!...
...Voi altri andate in infermeria.” Aggiunge, rivolto a un gruppetto di ragazzi colpiti dagli schizzi.
Io prima di uscire faccio un gesto poco gentile a quattro ragazzi che, nonostante le bolle, hanno cominciato a ridere.
“FUORI!!!”
E a questo punto usciamo di corsa.
L’immagine comincia a dissolversi, e il dolore si attenua.
Finalmente! Sembrava che la testa dovesse esplodermi da un momento all’altro.
Adesso non sentirò più nulla.
Ma la cosa forse non è del tutto positiva.
No, non lo è per niente.
Devo svegliarmi, e subito.
Fin’ora ho avuto l’impressione di essere un’ombra, avrei potuto non esistere e non me ne sarei accorta.
Ma ora so di essere.
Qualcosa mi ha fatto capire che ho una vita, da qualche parte.
Devo solo raccogliere i pezzi, capire chi sono.
Ogni sforzo per ricordare è una fitta atroce.
Evans. Laurents. Piton.
Proviamo ad aggiungere i nomi.
Mhm... Lily Evans. E deduco che non le sono molto simpatica.
Poi Laurents dovrei essere io... Erys Laurents.
...Severus Piton.

Me lo ricordo. Dev’essere una persona a cui sono legata in qualche modo...
A questo punto sento che la testa riprende a pulsare più forte di prima.
Rivedo le immagini di questi ultimi mesi: l’arrivo ad Hogwarts, il periodo in cui io e Severus non potevamo sopportarci minimamente, Halloween, Natale, Rita Skeeter e la festa a Villa Malfoy.
Silente che ci spiega di Apocalypto.
Le ricerche.
La nebbia e... il fiore!
Ma certo! Perché sono stata così stupida?! E’ colpa dei Fiori dell’Oblio se ho perso la memoria.
Devo trovare il modo di svegliarmi e sperare che non sia troppo tardi.
Chiudo gli occhi, e cerco di costringermi e riaprirli nel mondo reale.
Ma non succede niente.
Riprovo, senza risultati.
Sono già morta?
<<no che non lo sei.>>
Bene. Ora sento le voci.
<<ma se non sono morta perché non mi sveglio?>>
<<hai forse una ragione per svegliarti?>>
<<certo che ce l’ho!>> protesto.
<<quale? Io non ne vedo.>>
<<severus... Devo tornare da lui.>> la situazione mi preoccupa. Non voglio morire. Non ora.
<<per quale motivo?>>

la voce si fa più tagliente che mai.
<<perché io lo amo.>> la mia voce si incrina. Perché, chiunque il mio interlocutore sia, non capisce che è importante?
<<benissimo...>> la voce ora è più morbida <<direi che la prova è stata superata. Chiunque sia in grado di amare al punto di mettere qualcun altro al primo posto nella propria vita è degno di continuare il suo cammino.>>

*°*



Mi tiro su seduta di scatto, prendendo più aria possibile.
I fiori sono spariti, così come la nebbia.
Draco! Gli ho promesso che l’avrei riportato a casa sano e salvo, e invece non so nemmeno dov’è! Devo ritrovarlo!
Mentre mi alzo mi accorgo che mi gira la testa, e ho anche un discreta nausea.
Devo aver respirato tanti di quei gas da stare male fino a Natale prossimo.
Ora mi trovo in un prato simile a quello dove sono arrivata, ma racchiuso da mura. Assomiglia ad un corridoio all’aperto. Dietro di me c’è un grandissimo portone, che sembra molto resistente.
Non vedendo altre opzioni imbocco il corridoio, reggendomi al muro per non ricadere a terra e cercando di andare il più veloce possibile.
“Draco?! DRACO!!!” chiamo, più forte che posso.
Non ottengo nessuna risposta.
Hominum Revelio!"
Forse ci siamo.
Continuo a camminare per quella che mi sembra un’eternità.
Mi sento ancora debole. Ma devo proseguire.





 
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DameSnape
view post Posted on 2/11/2009, 21:15




Finalmente hai aggiornato! :wii:

Bello il capitolo, mi è piaciuta soprattutto la parte del ricordo... i Potter sono proprio negati in pozioni...

Aggiorna presto. Baci.
 
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try-try
view post Posted on 2/11/2009, 21:57




spettavolare questo capitolo..come gli altri del resto
aggiorna prestoooo
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 22/1/2010, 22:53




Cap. 24
Seconda prova

NARRATORE: ERYS LAURENTS



Mi sembra di vedere un altro corridoio, più avanti.
Da che parte ora?!
Ripeto l’incantesimo, e giro a sinistra.
Cammino ancora per qualche minuto, finché non giungo ad un secondo bivio.
Poi un altro.
E un altro ancora.
Ormai non sento nemmeno più la fatica, da tanto l’agitazione aumenta.
E se non riesco a trovare Draco in tempo?
Sempre che lo trovi, ovviamente.
Merlino!
Ed ecco che la strada si divide di nuovo.
Ancora una decisione e sento che andrò fuori di testa!
Sto per girare a destra, quando un grido mi fa voltare di scatto.
“Draco!”
Incomincio a correre nella direzione dalla quale proveniva l’urlo.
Fa’ che sia ancora vivo... fa’ che sia ancora vivo... fa’ che sia ancora vivo!
Ad un certo punto mi trovo davanti a due immensi archi, entrambi con la scritta “USCITA” incisa a grandi lettere sul bordo superiore.
Non riesco a vedere nulla di quello che c’è oltre, è troppo buio.
Beh, a questo punto probabilmente uno vale l’altro...
Esattamente un attimo prima che io oltrepassi una delle soglie, delle alte fiammate di fuoco verde mi impediscono il passaggio.
Tra le fiamme compare una scritta: “Fai la tua scelta.”
E il suo significato non mi è chiaro fino a quando le gallerie oltre agli archi non vengono illuminate.

*°*

NARRATORE: SEVERUS PITON



“Professor Piton, che piacere vederla! Gradisce qualcosa da bere?”
Mi chiede Tom, cordialmente.
“No, sono solo di passaggio.” Lo liquido io, e continuo dritto verso la barriera che divide il Paiolo Magico da Diagon Alley.
Ci siamo.
Ecco la Gringott’s.
Entro spedito e mi dirigo al primo sportello libero.
“Buongiorno. Vorrei fare un prelievo.” Così dicendo appoggio la chiave sul banco.
“Benissimo. Mi segua.”
Il folletto mi fa strada fino al carrello, e poco dopo inizia la discesa.
Man mano che ci avviciniamo alla mia camera blindata, sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco aumentare, e sospetto che non abbia niente a che vedere con la velocità folle di questo trabiccolo o i vari cambi di direzione.

*°*

NARRATORE: ERYS LAURENTS



Non so da quanto tempo sto fissando prima un arco, poi l’altro.
Draco a sinistra, tenuto fermo alle braccia da due centauri dall’aria ostile, che si dimena, scalcia e mi chiama.
A destra, invece, ci sono i miei genitori, che mi sorridono e mi fanno segno di raggiungerli, chiamandomi anche loro.
Non riesco a muovermi.
Da un lato, vorrei davvero aiutare Draco, ma ogni minuto che passa è un minuto in più che io passo con loro, che posso sentire le loro voci.
Non sono cambiati in nulla da come li ricordo.
Mia mamma, alta, snella, coi capelli biondi raccolti in uno chignon e il mio stesso colorito di pelle.
E ha ancora la stessa passione per le magliette con scritte e disegni divertenti, vedo: questa ad esempio ritrae una scenetta dei Peanuts, in cui Charlie Brown sta scrivendo una lettera al suo “amico di matita”, e sopra di lui la scritta: “P.S.: TUTTI MI ODIANO”.
Mio papà invece è più “rotondetto”, come si definisce lui, leggermente più alto di mia madre e con capelli e occhi dello stesso colore dei miei.
Sul tema “pancia” spesso nascevano discussioni, che andavano a finire con lui che si lamentava degli anni che passano e mia madre che rideva mentre si vantava di come lui era il ragazzo più bello del quartiere e di quante ragazze gli facevano la corte.
Sorrido al pensiero, ma poi mi ricordo di Draco.
Mi sto comportando da egoista.
“Oh, Harold, guarda come è cresciuta!” esclama mia madre, commossa.
“Diventi sempre più bella” mi dice lui, sorridendo.
Quanto mi sono mancati in tutti questi anni!
“Erys, ti prego! Aiuto!”
“Draco!” ora che faccio?
Non posso lasciarlo qui. Ma non posso nemmeno perdere i miei genitori. Non di nuovo!
In fondo, che ruolo ha Draco nella mia vita?
...No, no, no! Cosa sto pensando?! Non so come abbia fatto a venirmi in mente una cosa del genere, ma...
...ma è la verità. Se decidessi di salvare lui, cosa ci guadagnerei? E poi potrei prendermi la mia vendetta su Lucius!
...Ma perché continuo a pensare queste cattiverie?!
“Erys...”
Alzo gli occhi verso mia madre, che ha parlato.
“Cosa sta succedendo? Intendo... dall’altra parte?”
Le spiego la situazione brevemente, mentre sia lei che mio padre mi guardano con gli occhi sgranati.
“Ma...”
“Lo so, papà, non dovrei nemmeno pormi certi dubbi, ma...”
“...Ma io mi chiedo se io e tua madre non siamo proprio riusciti a insegnarti nulla? Le promesse si mantengono, punto.”
“Ma non posso lasciarvi qui!”
“Niente da fare. Se decidessi di salvare noi, non ti rivolgeremmo mai più la parola!” risponde, decisamente in tono da sgridata, rivolgendo un’occhiata molto eloquente a mia madre, che si affretta a confermare.
Rimango interdetta per qualche secondo.
“...Mi mancate.”
Non riesco a dire altro. Vorrei raccontargli di Severus, di Hogwarts, di come vivo adesso, ma la voce non sembra voler collaborare.
“Anche tu.” Dice, e la sua voce ora si è ammorbidita.
“Su, ora vai!” Stavolta è la mamma ad essere brusca. Ma sono sicura di aver intravisto una lacrima mentre diceva queste parole.
Se non mi volto subito, cambierò idea.
Ma a un passo dall’arco di Draco, in qualche modo non riesco a mantenere il controllo della mia voce, perché dalla mia bocca esce un “Eh, no!” modulato in modo stridulo che non intendevo affatto dire.
L’ho in qualche modo pensato, però...
Mi porto le mani alla bocca, prima di dire qualcos’altro senza volere.
Ma non ho più il controllo nemmeno delle braccia. Né del resto del corpo.
Infatti sto tornando indietro.
Ma non devo! Non. Devo.
Faccio più forza che posso, cercando almeno di non muovermi da dove mi trovo.
Ma succede qualcosa di strano.
Sento che la forza che mi spinge a tornare indietro si attenua sempre di più, e ci manca poco che io non cada a terra quando scompare del tutto.
In compenso davanti a me ora c’è una specie di bolla di sapone, che pian piano prende forma, fino a diventare una copia esatta di... me.
Non faccio in tempo a dire o fare nulla, che mi becco in pieno uno Schiantesimo, mentre sia i miei genitori che Draco trattengono il fiato.
Mi rialzo, a fatica, e rimando il colpo.
Ma lo Schiantesimo non funziona come avevo sperato.
O, almeno: ha colpito il bersaglio, ma anche io ho accusato il colpo. Mentre sembra che l’altra me possa attaccarmi senza che le proprie maledizioni le si ritorcano contro.
L’unica cosa è provare un Incantesimo di Disarmo.
Non so che effetti avrà, ma tanto vale tentare.
“Expelliarmus!” gridiamo, all’unisono.
E fra le nostre bacchette si apre una connessione: il Prior Incantatio.
Lo avevo sempre sentito nominare sui libri, ma non pensavo che l’avrei mai provato di persona.
I due getti di luce che fuoriescono dalle bacchette si uniscono esattamente al centro. Devo fare in modo che il mio incantesimo sia il più forte.
La bacchetta vibra, sono costretta ad afferrarla con entrambe le mani, mentre la mia copia fa lo stesso.
<<sei stanca?>>
La voce di prima!
<<vuoi finire ora il duello? Ti basterebbe arrenderti.>>
“No. Non posso.”
<<ma certo che puoi. L’hai detto tu stessa che Draco per te non è nulla, no? Basta che lasci cadere la bacchetta e che raggiungi i tuoi genitori. Niente di più semplice.>>
“Beh, le cose semplici non fanno per me!”
Così dicendo faccio più resistenza che posso.
Il getto di luce rossa che sgorga dalla mia bacchetta si fa sempre più potente, fino a disarmare la mia copia, che ritorna alla sua forma di bolla di sapone per poi in qualche modo essere assorbita dentro di me.
Le fiamme si abbassano, e ora devo proprio fare la mia scelta.
Con un peso enorme sullo stomaco, mi giro verso i miei genitori, che agitano le mani in aria per salutarmi e mi fanno segno di proseguire nell’altra direzione.
Quando supero l’arco, ciò che è dietro di me scompare, e i centauri se ne vanno, lasciando andare Draco, che mi corre incontro e si stringe a me, sempre più scosso.
“Perché mi hai lasciato solo nella nebbia?!”
“Io non ti ho lasciato solo! Sei tu che sei corso via!”
“No... io... io...!” e comincia a singhiozzare.
Adesso capisco. Deve aver avuto la stessa impressione che ho avuto io. D’altronde, oggi le mie percezioni sono stata alterate più di una volta, quindi è probabile che gli sia successa la stessa identica cosa.
“D’accordo... da che parte si va ora?”
Ma nell’esatto momento in cui finisco la frase, la solita voce annuncia: <<seconda prova superata. Chi sa lottare contro sé stesso per mantenere la parola data è degno di continuare il suo cammino.>> e una porta si apre davanti a noi.

*°*

NARRATORE: SEVERUS PITON


Sarà mezz’ora che mi rigiro questa scatola fra le dita, passeggiando per Diagon Alley.
E’ una follia, probabilmente dettata dall’influsso negativo della Signora Plum.
Continuo sulla mia strada, soffermandomi di tanto in tanto su una vetrina, fissando lo sguardo in un punto non preciso e senza un vero interesse per la merce in vendita.
Dover fingere che tutto vada bene è una tortura.
“Severus... anche tu qui?” mi chiede una voce alle mie spalle, e il suo non è il solito tono spavaldo.
“Lucius” saluto, cercando di sembrare calmo. Detto questo incomincio ad avviarmi, ma lui mi ferma.
“Lo so che non sono stato molto gentile nei tuoi confronti di recente...”
“Non è nei miei confronti che hai mancato di rispetto, Lucius.” Ribatto gelido.
“Già...” mi guarda imbarazzato per un attimo, mentre io gli lancio un’occhiata impaziente di tutta risposta.
“Comunque sia... mi chiedevo se potevamo parlarne... magari davanti a un bicchiere di vino.”
“...Molto bene. “
Lo seguo al Paiolo Magico, dove Tom ci fa accomodare in una saletta privata.

*°*

NARRATORE: ERYS LAURENTS



Proseguiamo lungo il viale alberato più sorprendente che io abbia mai visto.
Qui gli alberi innevati si alternano a ciliegi fioriti e piante cariche dei frutti più strani, e la strada è ricoperta a tratti di foglie ramate.
Draco è ancora saldamente attaccato al mio braccio, e non sembra aver intenzione di staccarsi molto presto. Guarda meravigliato il paesaggio che ci circonda, facendomi di tanto in tanto domande alle quali puntualmente non so rispondere, del tipo: “Posso assaggiare uno di quei frutti a pallini gialli? Pensi che sia velenoso?” oppure “Ma perché su alcuni alberi la neve cade blu e su altri rosa?”
Proseguiamo, sempre guardandoci intorno, e il paesaggio si fa man mano più fiabesco e incredibile. Sembra fin troppo bello, però.
A un certo punto Draco mi indica qualcosa alla fine del viale: un omino piuttosto brutto fa la guardia ad un cancello. Sembra molto uno dei folletti della Gringott’s.
Quando lo raggiungiamo ci guarda in modo ostile e ci sbarra la strada.
“Il pedaggio, prego.”
“Pedaggio?!” chiedo stupita.
“L’ingresso è libero, ma l’uscita si paga” dice in tono arcigno.
“Ma non ho soldi!” protesto. Infatti sono rimasti nel bagaglio, sul letto di camera mia.
“Oh, non ce ne sarà bisogno...” ribatte con aria perfida “Dunque... siete in due... diciamo che quella collana andrà benissimo” dice, indicando la collana che Severus mi ha regalato per Natale.
“No, mi dispiace, non posso, è un regalo di una persona a cui tengo moltissimo...”
“Appunto per questo è proprio quello che serve per pagare il pedaggio. Ha un valore inestimabile, sarebbe perfetta per completare la mia collezione.”
“Non andrebbe meglio questo?” chiede Draco, mostrando la sua giacca, evidentemente di ottima fattura “Scommetto che le starebbe benissimo!”
“No, Draco, non...” provo a protestare, ma il folletto mi anticipa.
“Bel tentativo, ragazzino, ma o ottengo quella collana, o non si passa!”
Scommetto che Severus ci rimarrebbe male se sapesse che ho dato via il suo regalo ad un folletto, ma che non sarebbe contento nemmeno se rinunciassi alla possibilità di incontrare Apocalypto.
Prima che io possa decidere, Draco fa un balzo e mi strappa la collana, consegnandola al folletto.
“Così si ragiona, complimenti ragazzo!” gli dice, ed apre il cancello.
“Scusa Erys... mi dispiace...”
Non lo ascolto nemmeno. Non avrebbe dovuto fare una cosa del genere, avrei potuto contrattare o...
“...Te l’aveva regalata il Signor Piton quella collana?”
“Sì” rispondo, asciutta.
“Allora avevo ragione!” esclama soddisfatto “Erys è innamorata! Erys è innamorata!” incomincia a canticchiare.
“Draco... se non hai più paura puoi anche continuare da solo...” dico acida.
“D’accordo, sto zitto” si affretta a dire, tenendomi di nuovo la mano.
Dopo un po’ accenna a parlare di nuovo.
“Posso...?” chiede speranzoso.
“No.”
“Solo una volta...”
“No.”
Mi abbraccia all’improvviso, allargando gli occhi supplicante e aggiungendo un: “Ti prego...” in tono implorante.
Guarda un po’ che ruffiano!
“D’accordo, piccolo commediante!”
La sua bocca si distende in un sorrisone.
“Erys è innamorata!”

 
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DameSnape
view post Posted on 25/1/2010, 20:46




Magnifico il capitolo! :wii:
Adoro Draco cucciolo... è troppo carino!
Il caro prof è un po' nervosetto, neh?
Continua presto!
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 25/1/2010, 20:48




xD Grazie Ila!
Si, un po' nervoso lo è... solo un po'xD
 
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*Luna_Lovegood*
icon6  view post Posted on 16/4/2010, 14:15




ho letto questa ff solo adesso e devo dire che è proprio STUPENDA!!! bava,brava :OO:
checcarino Draco.... :wub: ma cos'ha comprato Sev?e cosa vuole quel viscido Malfoy??aggiorna presto!!!
 
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116 replies since 27/1/2009, 15:50   1861 views
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