ehilà! se c'è ancora qualcuna che ha voglia di leggere questa ff, ecco un altro aggiornamento. mi ci è voluto un sacco di tempo per scriverlo e forse è un po' noioso, ma mi serve per andare avanti. non sbadigliate troppo
come sempre le frasi tra virgolette "" sono pensieri.
8.
- Ehi! tra qualche giorno è il tuo compleanno, Maggie!
Anna stava sfogliando il suo diario e si era fermata sulla pagina del 25 aprile, dove troneggiava una grande scritta colorata:
“Maggie 18 anni”.
Louise sollevò lo sguardo dal libro che stava leggendo e le rivolse un ampio sorriso.
- Allora sarai maggiorenne anche per i babbani! Sapete, per i diciotto anni ho chiesto ai miei di poter prendere la patente... lo so che non mi servirà ad un granché, ma la mia è pur sempre una famiglia babbana ed è una cosa che ho sempre desiderato, fin da piccola!
- E tu, che cosa hai chiesto come regalo? O lascerai che scelga lui come al solito... certo che ha buon gusto! Nessuna di noi ha un cofanetto così ricco...
Maggie sorrise lanciando un’occhiata al portagioie sul ripiano accanto al suo letto. Nel corso degli anni si era riempito di bellissimi braccialetti, ciondoli, orecchini e preziosi di ogni genere. Sembrava che per il professore ogni occasione fosse buona per un piccolo o grande regalo, il segno tangibile di quell’affetto che non sempre riusciva ad esprimere come avrebbe voluto.
Ricordava con particolare emozione il momento in cui le aveva fatto arrivare gli orecchini di perle. Quella notte si era svegliata con un gran mal di pancia. Era andata in bagno e aveva scoperto su sé stessa ciò di cui aveva sentito parlare dalle altre ragazze. Il giorno dopo Madama Chips l’aveva maternamente istruita su tutto ciò che riguardava quel piccolo, periodico, inconveniente e le aveva fornito la pozione adatta a renderlo meno fastidioso. Quella sera, al suo ritorno nel dormitorio, aveva trovato un pacchettino. Sul biglietto che lo accompagnava c’era scritto che la perla è l’unico gioiello prodotto da un essere vivente, un simbolo della vita.
Il primissimo regalo, invece, era stato un ciondolo d’oro con lo stemma di Grifondoro, una specie di benvenuto, pochi giorni dopo essere stata smistata.
Poi c’era la spilla di cammeo. Il professore gliel’aveva consegnata dopo l’ultimo, spiacevole incontro con i suoi genitori.
- Questa era di mia madre - aveva detto con un sorriso appena accennato - E’ stata una buona madre e sono sicuro che vi sareste piaciute...
Ripensando a questo episodio, Maggie disse, più rivolta a sé stessa che alle amiche: - No, penso che quest’anno gli chiederò qualcosa di diverso...
La sera prima del fatidico giorno, all’uscita dalla Sala Grande, dopo cena, il professore aspettò Maggie e le chiese di accompagnarlo nel suo studio.
- Siediti! - le indicò la solita poltroncina sulla quale si era già accomodata tante volte - Domani è il tuo compleanno. Auguri!
C’era un pacchetto, sulla scrivania. Lo prese e glielo porse con un sorriso.
Maggie lo prese e lo aprì velocemente: un braccialetto con tanti ciondoli di forme diverse, alcuni smaltati, altri con pietre incastonate.
- Oh! ...ma è bellissimo! Grazie!
Lo abbracciò forte e gli diede un grande bacio su una guancia. Poi gli porse braccialetto e polso, perché l’aiutasse ad indossarlo.
Mentre lo guardava armeggiare intorno alla sua mano, Maggie si rabbuiò.
- Grazie, Sev, è molto bello... però ci sarebbe un’altra cosa che vorrei, per il mio compleanno...
- ...ma davvero? Stiamo diventando esigenti... - disse Severus in modo scherzosamente irritato - e di cosa si tratta, se posso chiederlo, signorina?
- ... beh... ecco... l’altro giorno nel dormitorio si parlava del fatto che per i babbani si diventa maggiorenni a diciotto anni... così mi domandavo se non sarebbe possibile... visto che non hanno più nessuna possibilità di reclamare alcun diritto su di me... e poi ormai so badare a me stessa...
Il professor Snape ascoltava in silenzio quello sproloquio senza senso, cercando di capire dove volesse andare a parare. Poi finalmente una scintilla illuminò la sua mente e capì.
- Vuoi vedere i tuoi genitori?
Maggie annuì imbarazzata, guardandolo in viso per un attimo e subito abbassando gli occhi.
- Perché?
Si strinse nelle spalle facendo una smorfia.
- Mi capita di pensare che, forse, prima o poi, potrebbero cambiare idea...
- ... e non ti preoccupa il fatto che invece potrebbero di nuovo ferirti?
- A questo sono preparata, adesso. Ma se non facessi almeno un altro tentativo, mi resterebbe sempre il dubbio...
Calò il silenzio tra i due.
“ Ecco, adesso l’ho fatto arrabbiare. Sono davvero egoista a chiedergli una cosa del genere, dopo tutto ciò che ha fatto per proteggermi... ma non posso farne a meno... devo tentare... almeno una volta. Spero che mi capisca...”
“ Sono stato un vero egoista a tenerle nascosto il fatto che hanno continuato a chiedere di lei... e che ho continuato a mandare loro sue notizie... ho visto che hanno incorniciato quella foto che ho spedito con la pagella dello scorso anno... forse non ha tutti i torti ad essere ottimista..., ma perché mi sento stringere lo stomaco? Una volta speravo che si sarebbe allontanata da me, ma adesso mi da fastidio che possa provare affetto per qualcun’altro. Eppure ha tanti amici, tutti quelli che la conoscono le vogliono bene e lei a loro, e non mi da fastidio, anzi, ne sono felice, ma quegli stupidi babbani... perché con loro è diverso?...maledizione, Severus! Fa quello che devi fare, se la ami davvero!”
- Devo confessarti una cosa, Maggie, e ti chiedo di perdonarmi...
Lo guardò interrogativa, senza aprire bocca.
- ...loro... i tuoi genitori, mi hanno scritto molte volte, implorandomi di dar loro un’altra possibilità, di “lasciarti libera”...
Sottolineò le ultime due parole, come a rimarcare che era una loro espressione.
- ... e forse, in fondo, hanno ragione... ti ho tenuta prigioniera, legata a me, non dicendoti ciò che stava succedendo...
- ...e che cosa stava succedendo?
La voce di Maggie tremava, un po’ per la collera, un po’ perché sentiva che la sua speranza, piuttosto vaga fino a quel momento, stava diventando qualcosa di più concreto.
- Non ne sono completamente sicuro... ma li ho osservati e forse... comunque ho cominciato a scrivere loro regolarmente, sono anche andato a trovarli... li ho tenuti informati sui tuoi progressi, sulla tua salute...
- ...e perché non me ne hai mai parlato?
- Io... non potevo sopportare l’idea di vederti di nuovo soffrire come quella volta... e tu non ne hai più parlato. Comunque sapevo che prima o poi sarebbe successo... è solo per questo che l’ho fatto, per darti una possibilità, non certo per le loro insulse e continue richieste! In quel caso li avrei semplicemente ignorati.
Adesso la sua voce era diventata fredda e nei suoi occhi brillava quella luce che lo rendeva così temuto. Ma fu soltanto un momento. Tornò a guardarla con affetto e le rivolse uno di quei sorrisi che riservava soltanto a lei.
- Comunque è il tuo compleanno e sì, ormai sei grande abbastanza per badare a te stessa, quindi...
Maggie sentì una fitta allo stomaco e fu presa da una improvvisa, irrazionale sensazione di vuoto.
- ... ma tu verrai con me, non è vero?
Quei suoi occhi spalancati, l’improvvisa nota di timore nella sua voce... qualcosa dentro il suo petto esultò al pensiero che, in fondo, avesse ancora bisogno di lui.
- Certo... certo che verrò con te, se vuoi...
La signora Reeds stava lavando i piatti. Uno strano ticchettio proveniente dal davanzale esterno attirò la sua attenzione. Scostò le tendine ed fece un piccolo balzo indietro. Al di là del vetro un gufo la guardava con i suoi grandi occhi gialli, per niente intimorito.
Non era la prima volta che succedeva, ma in quel periodo non se l’aspettava proprio.
- Tom... vieni a vedere!
Il marito arrivò ciabattando, con aria annoiata. Appena vide il gufo spalancò gli occhi e raggiunse velocemente la finestra.
- Che cosa vorrà?
La moglie alzò le sopracciglia e cautamente apri la finestra.
L’uccello porse la zampetta e, appena fu liberato dalla pergamena, si alzò in volo e scomparve nella notte.
Il messaggio, su carta intestata della scuola, annunciava una visita del Preside per la domenica successiva.
- Sarà successo qualcosa?
- E’ chiaro! Ma se fosse qualcosa di grave, probabilmente sarebbe venuto subito di persona, senza annunciarsi...
Attesero impazienti per tutta la settimana. Fin dal mattino della domenica cominciarono a guardare ripetutamente dalle finestre che si affacciavano sulla strada, ma all’ora di pranzo nessuno si era ancora presentato alla loro porta.
Anche Maggie era impaziente, ma il professore le aveva dato appuntamento per le 16 in punto all’ingresso, e non c’era modo di anticipare la partenza, così uscì a fare una passeggiata nel parco. Si sedette su una roccia, in riva al lago, e rimase lì a guardare le acque scure, immersa nei propri pensieri. Si era immaginata tutti i possibili scenari, dall’essere accolta con affetto sincero ad un nuovo, stupido tentativo di trattenerla con la forza. E per ciascuna possibilità aveva già pronta la risposta adeguata. Non l’avrebbero colta alla sprovvista, ma sentiva di dover fare questo passo, più per sé stessa che per loro.
All’ora concordata si trovava già nell’atrio. Puntuale il professor Snape la raggiunse e insieme si diressero verso il cancello.
- Senti... che cosa hai scritto nel messaggio che hai mandato loro?
- Ho scritto semplicemente che sarei passato a trovarli oggi... perché?
- Perché... vorrei procedere per gradi... forse sarebbe meglio se dessi un’occhiata a loro insaputa, tanto per farmi un’idea...
Severus si fermò e la guardò preoccupato.
- Se hai cambiato idea possiamo restare... non sei obbligata...
- No! No... voglio vederli, ma...
Esitò, guardandosi la punta delle scarpe. Severus appoggiò una mano sotto il suo mento e le sollevò delicatamente il viso.
- Hai paura...?
Maggie annuì, con una smorfia che sarebbe dovuta essere un sorriso.
- Allora, ecco cosa faremo... so che ti sembrerà una soluzione più vicina al temperamento di un Serpeverde che di una Grifondoro, ma vista la situazione... conosci l’incantesimo che rende invisibili... lascia che sia io a incontrarli e assisti al nostro colloquio a loro insaputa. Deciderai poi se manifestarti o meno.
- ...sì... va bene, d’accordo... facciamolo.
Gli sorrise un po’ sollevata, pensando che era bello avere qualcuno a cui confidare i propri dubbi, qualcuno in grado di trovare sempre una soluzione.
Si materializzarono in un vicolo deserto e la giovane strega praticò subito l’incantesimo di dissimulazione.
-Appoggia la mano sul mio braccio, così saprò dove ti trovi.
Percorsero la via fino alla casa dei signori Reeds.
- E’ esattamente come me la ricordo! Non è cambiato niente...
- Ssst! Non parlare adesso...
Severus suonò il campanello e nel giro di pochi secondi la porta si aprì.
- Si accomodi, prego...
Entrambi i padroni di casa erano sulla soglia ma indietreggiarono per lasciarlo entrare, visibilmente intimoriti. E fu una fortuna che mantenessero una certa distanza, perché Severus sentiva la presa di Maggie farsi sempre più salda intorno al proprio braccio, segno che la giovane strega non intendeva allontanarsi da lui, neanche per riuscire a superare l’ingresso senza incidenti.
Venne fatto accomodare in un salotto e, quando si fu seduto su un piccolo divano al centro della stanza, sentì il tocco lieve di una mano posarsi sulla sua spalla. Adesso si trovava in piedi alle sue spalle e sicuramente aveva la visuale su tutta la stanza e sui presenti.
- A... a cosa dobbiamo questa visita... pr... professore?
- Come ben sapete, Maggie ha appena compiuto diciott’anni. So che vi ho imposto di non contattarla direttamente, ma ritengo che ormai sia arrivato il momento di cambiare le cose...
I due si lanciarono un’occhiata stupita.
- V-vuole dire che possiamo sentirla? Potremmo telefonarle...
- Non ci sono telefoni a Hogwarts - li interruppe seccamente Severus, spazientito - potrete comunicare via gufo. Ma prima ci sono alcune cose che dobbiamo chiarire...
I due lo guardavano sconfortati, in attesa che proseguisse.
- Innanzi tutto voglio sentire dalle vostre labbra ciò che pensate di noi maghi e del nostro mondo... ormai, dopo tutte le informazioni che vi ho mandato e le spiegazioni che vi ho dato, vi sarete fatti un’idea, spero...
Esitarono, ma poi la donna fece un lungo respiro e cominciò, balbettando:
- B-beh... noi abbiamo capito c-che c-ci eravamo fatti un’idea sbagliata, è così non è vero? - alzò lo sguardo supplicante cercando una conferma negli occhi del suo interlocutore, il quale si limitò ad annuire seccamente, restando in silenzio, chiaramente in attesa.
- Abbiamo visto che Maggie è cresciuta in salute, e sembra felice, e ... e noi ci eravamo spaventati tantissimo all’inizio, ma adesso abbiamo capito che le sue capacità non sono una cosa negativa e... e...
La donna scoppiò in lacrime, mentre il marito le circondava le spalle con un braccio.
- Senta, professore, noi vogliamo solo rivederla e le assicuro che non abbiamo secondi fini. Prenda pure tutte le precauzioni che vuole, ma ci permetta di parlarle...
Severus taceva. La mano appoggiata sulla sua spalla sinistra adesso la stringeva con forza. Sentì un sussurro.
- ... ok... va bene...
Ma nulla si mosse. Sembrava che Maggie non sapesse decidersi a compiere quel passo, ma allo stesso tempo non avesse intenzione di andarsene.
Severus alzò la mano destra e la appoggiò sulla propria spalla, accarezzando quella piccola mano invisibile, come per incoraggiarla.
Pochi istanti dopo la ragazza era comparsa al suo fianco, bacchetta alla mano.
- Ciao, mamma... ciao, papà...
I due rimasero senza respiro per diversi secondi, poi la donna ricominciò a piangere.
Maggie cercò di assumere un’espressione allegra.
- Volevate vedermi? Eccomi qua!
Allargò le braccia assumendo la posa di una soubrette al suo ingresso sul palcoscenico.
La madre si precipitò verso di lei, poi però esitò e, cautamente, alzò una mano ad accarezzarle il volto.
- Come sei cresciuta, tesoro! E come sei bella...
Maggie rise e la abbracciò.
- Grazie, mamma...
Suo padre sorrideva impacciato e guardava alternativamente lei e il professore. Anche sua madre gli lanciò un’occhiata preoccupata.
“Deve proprio averli terrorizzati...” pensò Maggie, un po’ divertita.
- Penso che abbiamo tutti bisogno di una tazza di tè... cosa ne dite se vi aiuto a prepararla?
I due non chiedevano di meglio che potersi allontanare da quell’individuo sempre così inquietante. Sorrisero imbarazzati e si diressero velocemente verso la cucina.
- Resta qui e non preoccuparti - disse Maggie a Severus che si era prontamente alzato - ho la situazione sotto controllo.
In cucina la mamma aveva già cominciato ad armeggiare intorno ai fornelli per preparare la bevanda. Maggie si sedette con disinvoltura al tavolo e si rivolse a suo padre con un sorriso.
- E tu come stai, papà? Il lavoro...? sempre lo stesso?
- Sì... sì sì, sempre lo stesso...
Sorrise anche lui, esitante, poi si fece coraggio e disse ciò che gli premeva maggiormente.
- Tu sai che puoi tornare quando vuoi, vero? Ti promettiamo che non ti obbligheremo a fare niente che tu non voglia, ma se lo desideri, adesso che avrai terminato la scuola, ti aiuteremo a trovare un lavoro... c’è giusto il negozio all’angolo che sta cercando una commessa...
Maggie rise, scuotendo la testa e alzando una mano per interromperlo.
Nel frattempo Severus si era nuovamente seduto sul divano, ma aveva resistito sì e no trenta secondi. Uscì cautamente al soggiorno, muovendo un passo nel corridoio. Con suo grande sollievo vide che la porta della cucina era socchiusa. Da quella posizione poteva sentire chiaramente la conversazione che si stava svolgendo nell’altra stanza, senza essere visto. Sorrise tra sé, pensando che la sua Maggie lo conosceva bene, e sicuramente aveva lasciato la porta aperta di proposito. La sentì parlare con tono deciso.
- Forse è meglio che ci chiariamo subito... sono una strega e ho intenzione di continuare a vivere come tale. Questo non toglie che non ci possiamo frequentare. Conosco tanti maghi nati babbani che si dividono senza problemi tra la loro famiglia di origine e il nostro mondo... non vedo perché dovrebbe essere diverso per noi...
-... ma quell’uomo... il professore... adesso che non ci sente ce lo puoi dire sinceramente! ...se è vero che non ti ha fatto un incantesimo, adesso che sei maggiorenne non sei più obbligata a stare con lui... ci siamo qui noi...
Severus , dal corridoio fu seriamente tentato di lanciargli una maledizione.
“Specie di un... Adesso fa il padre disponibile, ma chi c’era con lei, quando era piccola, sola e spaventata, o tutte le volte che ha avuto bisogno di una parola di incoraggiamento o di affetto? Chi l’ha seguita giorno per giorno? Non certo tu, stupido babbano ignorante e superstizioso...”
- Che cosa stai dicendo, papà? Severus è stato tutta la mia famiglia, in questi sei anni. Si è preso cura di me, anche se non era obbligato a farlo, e nonostante tutti i suoi impegni ha sempre trovato il tempo di dedicarsi a me, quando ne ho avuto bisogno.
- Continuo a domandarmi perché l’abbia fatto, che cosa c’è sotto? ...perché quella specie di vampiro si è interessato così tanto a te...?
- Adesso stai esagerando! Non ti permetto di insultarlo! Intanto è il Preside di Hogwarts, che è la più alta carica dopo quella del Ministro, e poi voglio ricordarti che gli sono stata affidata perché ho avuto diverse visioni di lui e della scuola. Hanno deciso, tutti insieme, che stare con lui avrebbe facilitato il mio inserimento, ed è stato così. Poi ci sono altre questioni che vi spiegherò un giorno, forse, se la smetterai con questo atteggiamento. Adesso è meglio che chiudiamo questa discussione e andiamo a prendere il tè.
Senza aspettare una risposta, Maggie afferrò il vassoio che sua madre aveva preparato e si diresse a passo deciso verso il soggiorno.
ho quasi pronta la continuazione. nel frattempo
commenti, grazie