Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Una volta sola

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Camelia.
view post Posted on 11/2/2012, 02:02




Quello che segue è nato con l'intenzione di essere una shot molto breve, che però si è allungata nello scriverla :)
E' un'argomento che avevo in mente da tempo e la shot "L'ultima Lacrima" di ~BriGi mi ha convinta a metterla finalmente nero su bianco.

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È il momento, ci sono.

Eppure la paura mi piomba improvvisa addosso: ora che non c’è più l’ansia del traguardo, ora che la mia mente non è più intenta allo scopo, ora che finalmente l’oggetto è nella mia mano… ho paura di usarlo.

Da anni sono roso dal desiderio. Sono sempre stato allegro, vivace direi, molto socievole, il tipo di persona che in gruppo riesce ad essere il motore di quel gruppo. “Motore”… alle volte penso come un babbano, devono essere tutte quelle ore passate ad ascoltare Arthur Weasley nel suo capanno zeppo di babbanerie.

Ecco, sono come George, suo figlio. La nostra allegria è incontrollabile e libera di salire al cielo, vola, ma un filo sottile la lega sempre a terra.
Per George quel filo si chiama Fred e forse è un doppio filo, perché erano gemelli ed hanno condiviso le loro emozioni in modi che a tutti noi sono preclusi.
Per Harry quel filo ha il nome di Sirius, Silente e tutti gli altri che ha amato e perduto… James e Lily, che non ha mai conosciuto, troppo piccolo quando furono brutalmente separati. Lui mi capisce, ne abbiamo parlato a lungo, tante volte, ma non sono mai riuscito ad affrontare questo particolare discorso con lui.

Eppure, è stato Harry a dare inizio alla mia febbre assieme a Ginny, George, Hermione, Ron, i signori Weasley, Hagrid e tutti gli altri che mi hanno fatto quel regalo, un Natale di qualche anno fa.
Un libriccino, una raccolta dei ricordi di ciascuno su qualcosa che, pur sempre presente in me, ho scoperto essere un desiderio ben più profondo. Non che non ci avessi mai pensato, anzi! Mi sono sempre fatto raccontare tutto il possibile dalla nonna e così pure dagli altri, con la curiosità dell’orfano che Harry ha sempre compreso così bene.
Ma in quelle pagine scritte, in quei ricordi di allegria ma anche di prove, duelli e battaglie ho scovato qualcosa di più. Una possibilità.

Una possibilità vera, non come quelle che ho dovuto scartare: non posso servirmi del Prior Incantatio, le bacchette su cui vorrei imporre l’incantesimo Reversus sono state spezzate. Non funzionerebbe neppure -come con Harry- trovarmi faccia a faccia con un dissennatore, io non c’ero quando la morte mi ha reso orfano.
Ma nel passato di Harry, nella sua adolescenza vissuta come un adulto, ho scoperto un’altra possibilità, qualcosa di cui non mi aveva mai parlato a voce. Ha affidato quel segreto alla pagina scritta, senza nemmeno rendersi conto di cosa faceva.
Nulla più che un veloce accenno e non immaginava la furia che avrebbe scatenato in me, perché in esso io ho intravisto la mia possibilità e da allora qualcosa ha iniziato a bruciarmi dentro non più come un desiderio, ma come una necessità.

Come fare? Come approfondire? Non potevo indagare oltre con domande esplicite. Da allora la mia allegria è stata una maschera.

Non volevo tornare ad Hogwarts dopo Natale.
Volevo sapere, volevo carpire quel segreto. Nei pochi giorni di vacanza che mi restavano ho fatto in modo di parlare con tutti gli amici e i parenti che mi sono capitati a tiro, tutti i sensi tesi e all’erta: le mangiate abbondanti e la confusione di quei giorni sono state provvidenziali per raccogliere qualche informazione in più. Indizi non più grandi e fragili di un frammento di cenere, è vero, ma sufficienti a farmi capire che solo Ron ed Hermione tra tutti sapevano qualcosa.

Mai ritorno a Hogwarts fu così poco gradito, mai vacanze di Natale trascorsero più in fretta.
Da allora la mia ricerca è stata continua, una smania che mi ha consumato nelle notti passate in dormitorio a leggere libri su libri presi in prestito dalla biblioteca, io!, che non posso certo definirmi un accanito lettore.
Era stato come scoprire che quella parte da sempre mancante in me poteva essere in qualche modo recuperata, cosa che avevo ritenuto impossibile.

Ho vissuto i miei ultimi anni a Hogwarts come due persone diverse: allegro e birbante di giorno, assetato di desiderio la notte, con un’urgenza sempre maggiore di parlare ancora con Harry, Ron, Hermione…
Mi ci sono voluti altri tre anni per capire che probabilmente era Ron quello che alla fine mi avrebbe rivelato l’unica informazione essenziale per arrivare qui, dove sono oggi.
Per quanto la mia condizione sia simile a quella vissuta da lui, avevo capito che Harry ha dei motivi tutti suoi per tenersi lontano da questo segreto, mentre Hermione sembra quasi spaventata e poi una volta mi ha guardato in un modo così sospettoso che non ho più osato toccare l’argomento con lei.
Non mi restava che Ron, ma non sapevo che fare: mi ripugnava l’idea di utilizzare la maledizione Imperius su di lui per farmi dire quello che desideravo tanto sapere. Ho provato vergogna all’aver solo pensato di ricorrere a quel mezzo indegno, da mago oscuro.
Ma questo è il mio ultimo anno a Hogwarts, e quindi la mia ultima chance, perché mettendo insieme quel poco che sapevo, la logica mi diceva che era qui che dovevo cercare.

Il tempo che stringeva mi ha costretto a espormi, a chiedere aiuto a qualcuno che davvero mi avrebbe capito al punto da spingermi a condividere questa fiamma interiore.

***



Quest’estate, pochi giorni dopo la fine della scuola, sono stato a Londra ai Tiri Vispi Weasley.
Con George ho sempre avuto un ottimo rapporto, con lui tutto è divertente, ci siamo sempre fatti grandi risate assieme; tra di noi c'è un'affinità speciale e dev’essere per questo che quando gli ho chiesto di parlargli in privato ha capito dalla mia voce che stavolta era qualcosa di molto serio.
Balbettando, tremando, esitando, io ho vuotato il sacco con lui.
Non avevo mai visto un’espressione così grave sul viso di George… Per lunghi minuti non ha parlato e ha guardato qualcosa che io non potevo vedere.
Infine si è toccato sotto i capelli il foro che ha al posto dell’orecchio e improvvisamente ho visto nei suoi occhi la stessa fiamma che arde da anni in me, la fiamma della possibilità; mi ha promesso che sarebbe riuscito ad ottenere l’informazione che mi mancava.

Poi ci siamo guardati e abbiamo capito che la cosa poteva sfuggirci di mano, sappiamo quanto i desideri possono trascinare un animo nell’oblio. Così abbiamo adottato una soluzione estrema e abbiamo stretto ciascuno una Solenne Promessa Infrangibile: “Una volta sola”.

A George sono serviti tutta l’estate e tutto il suo notevole genio applicato ai trucchi e agli scherzi magici per propinare a se stesso e a Ron tutti i suoi tentativi di surrogato di Veritaserum per bambini, il Veritasucco. Una sciocchezza da negozio di scherzi, appena sufficiente per carpire un segreto di lieve entità a un’ignara vittima, senza che questa rammenti di averlo fatto (il che è stata la parte più difficile da mettere a punto). So che non ha poi ottenuto dal Ministero il permesso di commercializzare le fialette di siero, ma sono l’unico a sapere che non ne aveva mai avuto l’intenzione.
Era l’informazione sepolta nella memoria di Ron il solo scopo di quell’invenzione e su Ron ha avuto effetto perché per lui quel segreto non è mai stato così importante come per Harry ed Hermione.

***


Il gufo di George è arrivato una mattina di settembre, un paio di settimane dopo l’inizio del mio ultimo anno a Hogwarts.
È stato bello constatare quanto mi siano tornate utili tutte le mie esercitazioni segrete degli anni scorsi per imparare a disilludermi in maniera perfetta. Una precauzione necessaria perché ho sì un dono naturale per altre forme di camuffamento, ma la prudenza non è mai troppa. Buffo che sia io a dirlo, è la parte più segreta di me a parlare adesso.

Per settimane e mesi ho setacciato la Foresta Proibita quasi tutte le notti, tentando vari incantesimi, interrogando alcuni centauri dapprima piuttosto scostanti, cercando di ricostruire mentalmente i movimenti di Harry quella notte di 16 anni fa. Ho perfino (che esperienza incredibile!) sorvolato più volte la foresta a cavallo di un invisibile thestral, dio benedica la munificenza degli elfi domestici che mi hanno dato carne cruda in abbondanza tutte le volte che gliel’ho chiesta.

Ho sempre fatto ritorno al mio letto con le membra spossate dalla stanchezza e la delusione nel cuore, ma mi ci sono poi sempre risvegliato pieno di speranza (anche pieno di sonno devo dire, cosa che ha fatto calare notevolmente il mio rendimento scolastico).

È stato ancora George a darmi l’aiuto decisivo.
A Natale mi ha regalato la sua ultimissima invenzione, ancora un prototipo, il “Traduttutto”, un’utile aggeggio per comprendere il linguaggio di tutte le creature animali e poterci conversare assieme. Beh, tutte tranne i serpenti, il serpentese è lingua nota solo ai rettilofoni, la si può solo ereditare e non c’è congegno magico o tecnico che possa riprodurla o comprenderla. Harry lo sa bene e mi ripete sempre che è un dono che non gli manca affatto.

Questa geniale invenzione è stata l’arma che mi mancava. Ho parlato con creature di tutte le specie, magiche e non: uccelli, thestral, cavalli, unicorni, ragni (non le acromantule, da quelle mi tengo alla larga!), knarl, ippogrifi, salamandre, lepri, topi, scoiattoli, faine, api, farfalle, kneazle, asticelli… Ma ho capito che erano le creature della terra che potevano essermi più utili e così ho interrogato vermi e lombrichi, formiche, grilli, termiti, blatte, cimici… loro conoscevano gli angoli più remoti della foresta, loro potevano aiutarmi come nessun altro, loro potevano localizzare l’oggetto dei miei desideri.

Ho trascorso altre settimane gelando al freddo dell’inverno, a interrogare, cercare. Le creature non mi fuggivano più, mi conoscevano, perfino i centauri sono diventati più amichevoli anche se alcuni di loro hanno tentato di dissuadermi.
Altre settimane di ricerca assidua e malata, divorato da una brama sempre più violenta. Settimane di aspettative costantemente frustrate, di notti insonni.

E ieri sera... finalmente. Le formiche mi hanno detto dove andare e ho trovato.
Era lì, sotto uno strato di foglie e terra, tra le grosse radici di un albero centenario. Ho scavato con le formiche che formavano un cerchio attorno alla buca dentro cui le mie mani si tuffavano graffiando via la terra, al ritmo del mio respiro impazzito.
E alla fine ho stretto quel tesoro tra le mani sporche, incapace di pensare, e ho pianto.
Ho pianto senza ritegno, inginocchiato nel silenzio della foresta, sotto miriadi di occhi che sapevo mi stavano osservando, gli occhi di tutte le creature che popolano quel luogo buio e spaventoso.
Quando i miei singhiozzi si sono calmati, la tensione che da anni mi portavo dentro si è sciolta tutta assieme crollandomi addosso come una pesante coltre di stanchezza.
Ho rimandato a stanotte, tornandomene a letto senza quasi più forze, con il cuore che pareva uscirmi dal torace contro cui stringevo il mio tesoro prezioso.

Oggi ho finto di stare male, ho detto a Madama Chips di aver passato una notte insonne: le mie occhiaie e il mio aspetto sciupato l’hanno convinta, mi sentivo davvero orribile, la febbre stavolta era vera. La pozione calmante che ho bevuto questa mattina in infermeria mi ha rimesso a nuovo, facendomi dormire un sonno pulito e senza sogni.
Questa sera ho poi fatto le cose perbene, ho salutando i miei amici e mi sono ritirato nel dormitorio. Dietro le tende del mio letto dorme un’immagine di me e che russa come me.


***



E ora eccomi qui, é il momento, ci sono.
Ho appena fatto sparire l’incantesimo di Disillusione dal mio corpo e il fatto di potermi vedere di nuovo con i miei occhi rende la mia paura più concreta.
Mi tremano le gambe e ciò che stringo tra le mani mi affascina e mi terrorizza a un tempo.
Ho scelto una radura graziosa, uno dei pochissimi angoli della Foresta Proibita ad avere gli alberi un po’ più radi; l’erba ha un aroma intenso, è primavera inoltrata e i fiori notturni profumano l’aria immobile. Le stelle e la luna che ha iniziato la sua fase calante bagnano questo luogo appartato di una seducente luce d’argento. Tutto è calmo, non tira un filo di vento, perfino le creature che ormai sono mie amiche sanno cosa sto per fare e rispettano il mio bisogno di solitudine.
Perché rabbrividisco?

Guardo la luna, un legame di sangue la lega a me, anche se io fortunatamente non sono legato a lei.
Due fiamme bollenti mi escono dagli occhi e colano lungo le mie guance, mentre il mio respiro si calma e diventa silenzioso come ciò che mi circonda.

Ho avuto una vita felice, grazie a chi s’è preso cura di me.
Mia nonna, il mio padrino e tutte quelle persone che sono più che amici, sono un'immensa famiglia che ci racchiude tutti tra le sue braccia calde.
La mia adolescenza è stata serena, la loro invece è stata una battaglia in cui hanno rischiato la morte. Io non so niente della morte.

Giro la pietra tre volte nella mia mano.

“Mamma… Papà…”

Sorridono e il loro sorriso ferma il tempo. La parte mancante di me, qui.

“Ciao, Teddy.”

***



La notte è filata via come un lampo, eppure abbiamo parlato a lungo, di tante cose, di tutta una vita.
Poter sentire le loro voci, sentirle con le mie orecchie!
Mamma è davvero carina come nelle foto ed è simpatica come nei racconti di Harry e degli altri, è stato divertente poter giocare con lei alle metamorfosi più strane. Papà si pettina come me e ha gli occhi brillanti; mi ha guardato come si guarda la cosa più bella del mondo, non mi ero mai sentito così.

Ho raccontato loro tante cose ed è stato facile, credevo che non avrei saputo cosa dire e invece le parole mi sono uscite una dietro l’altra come l’acqua da una diga esplosa. Ho perfino confessato loro quanto mi piaccia Victoire, finora non l’ho detto mai a nessuno, nemmeno a lei.
Hanno sorriso e si sono stretti la mano in quel momento.
Papà sembra molto serio ma si illumina quando sorride.

Avrei voluto poter fermare il tempo e stare ancora seduto a gambe incrociate con loro, in quell’angolo di pace. Mamma ha allungato la sua mano e io credo di aver sentito qualcosa, sì, un leggero alito di vento sui miei capelli.
Ho avuto paura quando è arrivato il momento di tornare al castello, quando l’aurora ha cominciato a dipingere i colori attorno a noi. Ho tremato più violentemente che mai perché la mia possibilità era finita per sempre. Ho pianto di nuovo, ma papà mi ha detto di chiudere gli occhi e di tenere la pietra sul petto; li ho guardati per l’ultima volta, uno tra le braccia dell’altra, sorridenti. Li ho sentiti avvicinarsi nel profumo dell’erba e improvvisamente il calore mi ha invaso e non ho più avuto paura.

So che sono con me per sempre.


Il sacchetto che ora sto legando a un gufo bruno della scuola contiene una manciata di sassi e la Pietra della Resurrezione, George la riconoscerà, il gufo e il Traduttutto che gli restituisco glielo diranno.
Quando me la rimanderà indietro tra qualche giorno, la riporterò nella Foresta.
Una volta sola, l’abbiamo promesso.

***



Edited by Camelia. - 29/3/2012, 00:09
 
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Dhårma
view post Posted on 11/2/2012, 22:30




Sono praticamente commossa.
La tua shot un' pò colpisce forte, un pò ti accarezza, come tutte le belle storie sanno fare ...
Sei stata bravissima Camelia, davvero. Scrivi ancora!
Complimenti

Martina
 
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Camelia.
view post Posted on 11/2/2012, 23:55




Ti ringrazio moltissimo :)
 
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2 replies since 11/2/2012, 02:02   47 views
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