Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 11/8/2011, 22:14 by: Camelia.




E intanto vediamo che succede nel dormitorio e nella sala comune Serpeverde... buona lettura! :)

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Capitolo 6


Uscirono dalla stanza e Avery e Mulciber percorsero il corridoio non facendo che darsi spinte, saltarsi addosso e ridere.
Severus non si unì a quel gioco, era pensieroso e camminava lentamente qualche passo dietro a loro; passando davanti al ritratto del giovane dal nome sconosciuto, non poté impedirsi di sollevare il capo e lanciargli un’occhiata. Il ragazzo lo fissò di rimando e il bambino dai capelli neri troppo lunghi rivisse tutte le sensazioni della sera prima, ma stavolta non scappò.
Ora sapeva cos’era diventato quel ragazzo e interpretò la sua espressione non più come superba, bensì trionfante.
Lord Voldemort”, mormorò pianissimo tra sé e sé, davanti al quadro.

Chissà come ci si doveva sentire a essere temuto e rispettato da tutti, pensò Severus, e senza accorgersene sfilò la bacchetta dalla veste e si mise in posa come il giovane, a braccia conserte, fissando i propri occhi scuri in quelli altrettanto scuri dipinti su un volto di raffinata bellezza che lo guardavano dall’alto, muti.
Se ne sentì trafiggere, ma non si mosse, anzi, raddoppiò la forza del proprio sguardo pensando solo quattro parole: “Anche io lo farò”.
Un gridolino più forte degli altri lo riscosse: i suoi compagni avevano raggiunto la porta d’ingresso dei dormitori e stavano entrando in sala comune. Abbandonò il ritratto.

“Muoviti, dai!” gli fece Mulciber voltandosi indietro.
Severus affrettò il passo riponendo la bacchetta al suo posto e sentì il cuore battergli forte. Alcune porte si aprivano alle sue spalle e ragazzi in pigiama si trascinavano lungo il corridoio per raggiungere i bagni, chi in trance, chi più vispo.
“Dieci galeoni che entro stasera il vecchio Luma mi inviterà a cena!” gridò una voce bassa. “Eh Nott, ci stai?”
Severus accelerò, ricordando bene lo sguardo freddo di Nott quando gli era finito addosso, la sera prima. Mentre entrava in sala comune, udì una voce annoiata rispondere: “Venti che lo chiederà prima a me, McNair.”

Chiusosi la porta alle spalle, Severus fu colto per un momento da una lieve vertigine sentendo una risata provenire da una poltrona. O aveva immaginato di sentirla?
Avery e Mulciber erano i soli nella stanza e stavano davanti a una vetrina osservandone il contenuto, bisbigliando.
Ricordò qualcosa, oppure no… prima di capire, la sensazione svanì. Gli venne in mente solamente Lily e si agitò, combattuto tra la preoccupazione e la contentezza: stava per rivederla.
Si avvicinò ai compagni e nella teca vide, tra oggetti vari, una piccola coppa d’argento con lo stemma non della sua Casa, ma dell’intera Hogwarts, sotto cui era anche inciso su un cartiglio il motto “DRACO DORMIENS NUNQUAM TITILLANDUS”.

“In realtà quella vera sta nell’ufficio di Lumacorno” li informò un ragazzo poco più grande di loro, che non avevano sentito arrivare.
“Questa è una copia, più piccola. Mio padre dice che a Lumacorno fa piacere che anche in sala comune ci sia la Coppa delle Case, così ci viene voglia di conquistarne una nuova ogni anno.”
Il nuovo venuto guardava i tre bambini del primo anno con l’aria vissuta di chi non era più matricola.
“Rosier”, aggiunse, tendendo la mano.
“Avery” rispose prontamente una voce di fianco a Severus e i due si strinsero la mano.
“E questi sono Mulciber…” altra stretta di mano accompagnata da un “Ahh” da parte di Rosier “… e Piton.”

Rosier corrugò la fronte cercando di scovare nella sua mente qualche informazione su quel cognome che, era chiaro, non gli diceva niente, tuttavia strinse anche la mano di Severus che nascose molto bene il fatto di sentirsi sulle spine.
Rosier non gli staccava gli occhi di dosso.
Era piuttosto in carne, anche se non grasso, e i folti capelli biondastri pettinati con estrema cura con un’impeccabile riga in parte gli davano l’aria di un funzionario del Ministero con la faccia da bambino.
“In effetti i nostri genitori si conoscono…” prese a dire Rosier, guardando solo Avery e Mulciber che si scambiarono uno sguardo d’intesa “...ma col fatto che abitiamo in un castello un po’ isolato in Scozia non vi avevo mai conosciuti, voi due.”
“Io conosco Malfoy!” disse prontamente Avery.
“Sì… Malfoy conosce tutti i purosangue...” fece Rosier con un sorrisetto.

Severus si sentì avvampare, terribilmente a disagio.
Non sapeva che dire e non osava guardare negli occhi quel ragazzino così sicuro di sé, ma proprio mentre la porta della sala comune scivolò di lato aperta dall’esterno, fu Mulciber a trarlo d’impaccio. Per una volta, non parlò a sproposito, con un tempismo perfetto:
“Ehi, lo sai che questo qui sa fare magie da terzo anno?” disse, balzando in ginocchio su una poltrona, sporgendosi dallo schienale e dando una manata a Severus, che barcollò un attimo, preso alla sprovvista.
Rosier guardò il bambino pallido, con una cortina di capelli troppo lunghi e mal tagliati spartiti in due bande lisce e scure, un po' unte; anche con il corpo ricoperto dalla divisa, la magrezza di Severus era evidente e il suo aspetto suggeriva la necessità di qualche abbondante pasto caldo e magari di abiti nuovi, più che capacità magiche straordinarie.

“Come ti chiami?” fece una voce strascicata e tutti e quattro si voltarono.
Malfoy era appena tornato, altero e autorevole nella divisa su misura che gli cadeva addosso con principesca eleganza, la pelle del viso liscia per la fresca rasatura e i capelli raccolti in una coda, perfettamente pettinati. La spilla da Prefetto mandava bagliori verdastri nella luce della sala comune.
I suoi occhi grigi erano puntati sul bambino male in arnese che la sera prima non aveva notato e che quella mattina aveva trovato in piedi prestissimo, smanioso di cominciare la sua vita a Hogwarts.
“Severus Piton.”
“E che magie sai fare?” Malfoy tralasciò di approfondire quel cognome sconosciuto, incuriosito dalle parole che aveva sentito entrando.
“Ha spento il fuoco in camera nostra!” si inserì non richiesto Mulciber, avido di raccontare i fatti della sera prima, come se gli appartenessero.
“Il tappeto stava andando a fuoco e lui l’ha spento!”
Un sopracciglio si sollevò leggermente sul viso di Malfoy.

Ragazzi e ragazze entravano alla spicciolata in sala comune, chiacchierando tra loro: i dormitori cominciavano a svuotarsi. Nessuno però badò ai ragazzini del primo anno, anche se tutti rivolsero uno sguardo al loro nuovo Prefetto.
“Dovevi vederlo!” stava proseguendo Mulciber, un fiume in piena.
“Ha tirato fuori la bacchetta velocissimo e ZAM! L’ha spento!” continuò, mimando la scena.
“È stato un fulmine” concesse pacatamente Avery, forse un po’ invidioso di quel nuovo compagno, ma anche abbastanza scaltro da capire che uno così poteva tornargli molto utile.
“Molto bene…” approvò Malfoy, colpito. “Non sono molti gli studenti del primo anno in grado di produrre magia di quel livello, specialmente in situazioni di emergenza. Chi te l’ha insegnato?”
Stavolta Avery e Mulciber ebbero il buon gusto di lasciarlo rispondere.
Severus si sentiva intimidito dal fatto che ci fossero parecchie persone ora nella stanza, eppure sentiva anche l’orgoglio lambirgli le viscere con vampate sempre più calde.
“Ho visto mia madre farlo una volta” disse infine, fissando gli occhi grigi di Malfoy, come aveva fatto davanti al bagno.
“E ha anche letto tutti i libri!”
La capacità di Mulciber di starsene zitto si era già esaurita.
“E mica solo quelli del primo anno!!”

Rosier assunse un’espressione incredula; Severus percepì che il chiacchiericcio intorno a loro si era diradato un poco; con la coda dell’occhio, vide che alcuni gruppetti di ragazzi guardavano nella sua direzione, cercando di ascoltare. Mulciber stava parlando sempre più forte, dimenandosi sulla poltrona.
Alzò lo sguardo su Malfoy. Per quanto cercasse di mantenere un contegno austero, il Prefetto non poté impedire che lo stupore si impossessasse di lui. Quel ragazzino da niente si stava rivelando una sorpresa.
“Chi è tua madre?” domandò.
“Eileen Prince.”
Severus si sentì decisamente a suo agio nel pronunciarlo. Si rilassò, sentendo ogni tensione scivolargli di dosso; ora che il discorso si era spostato sull’unico membro degno della sua famiglia, non gli dava più fastidio l’attenzione degli altri, anzi.

***


“Non sai nemmeno attaccare un bottone come si deve, donna!” sbraitava Tobias sventolando davanti al naso di sua moglie una camicia.
“È la seconda volta che ne perdo uno, mi fai sentire uno straccione!”
Eileen non si azzardò a dire che la camicia era vecchia, usurata, talmente lisa che attaccarci un bottone era come attaccare un bottone sul niente. Come tutte le altre camicie del marito, l’aveva rattoppata innumerevoli volte e i rammendi avevano richiesto molto tempo e infinita pazienza, mettendole a dura prova gli occhi; aveva rivoltato polsini e colletto, rifatto gli orli… ma la verità era che quella camicia era arrivata al capolinea, ne serviva una nuova.
Poteva confezionarla lei (alla babbana, così come i rammendi, ovviamente), ma la stoffa costava e a casa Piton il denaro era talmente poco da non assicurare nemmeno il pranzo e la cena, anche se era sempre sufficiente a garantire le bevute di Tobias.
“Buona a niente, sei... troppo Principessa per questo umile lavoro?” la schernì urlando l’uomo, storpiando il cognome della moglie e gettandole la camicia in faccia.
“Bell’affare sposare una come te…” continuò, pieno di disprezzo, sedendosi di schianto a gambe larghe su una sedia, mentre il viso pallido di Severus faceva timidamente capolino sulla porta alle sue spalle, guardando Eileen, immobilizzata dalla paura, che stringeva tra le mani una camicia stropicciata.

***


Prince?”
Una ragazza bruttissima, bassa e tozza, con la voce rasposa e gli occhietti piccoli e pungenti abbandonò il gruppo di amiche che stavano facendo i complimenti alla loro Prefetto e si avvicinò a Severus. Dalla faccia, poteva essere dell’ultimo anno, o del penultimo.
“Uhmmm, Prince… Mi sa che mia madre la conosce, è un nome che le ho sentito dire una volta quando parlava della squadra di Gobbiglie.”
E fece un sorriso che mise a nudo la dentatura più brutta e storta mai vista. Somigliava più a una creatura marina che a una donna…
“Alecto Carrow” si presentò; Avery e Mulciber mormorano qualcosa di fianco a Piton.
“Dirò a mia madre di scriverle, non si sono più viste dopo la scuola da quello che so… Dove abitate?” chiese, con tono un po’ troppo indagatore, gli occhi che scrutavano la divisa evidentemente non nuova del bambino.
Con un ghigno continuò: “Se non sbaglio ha sposato un…”
Severus ripiombò nel panico, ma fu Malfoy a salvarlo.

“Alecto, di’ a tuo fratello di non presentarsi tardi alle lezioni, come al solito” le disse.
Rosier trattenne una risatina.
“Non tollererò di perdere punti a questo modo, quest’anno.”
Parlò con calma, ma con tono tagliente, l’essere Prefetto pareva autorizzarlo ad avere il controllo su ogni cosa.
“Malfoy…” cominciò lei.
“Lucius?”
Una voce fredda ed elegante stroncò la replica in gola ad Alecto.
La giovane alta e bionda che la sera prima aveva cenato e poi chiacchierato in sala comune con Malfoy, si era avvicinata a loro silenziosamente, algida e bella. Accanto a lei, Alecto veniva definitivamente classificata nel regno bestiale e si defilò, andando a spettegolare con altre ragazze, dimenticandosi anche di Severus, “per sempre” sperò lui.

“Narcissa, tu già conosci Avery e Mulciber…” fece Malfoy con un gesto della mano verso i due, che alzarono la propria in segno di saluto, Mulciber aggrappato allo schienale della poltrona. Narcissa piegò appena il capo.
“Ti presento un nuovo compagno, Severus Piton”, continuò Malfoy.
“Pare sia un… come definirlo?”
Lo guardò, abbassando gli occhi grigi sul viso del bambino leggermente ansioso.
“…un precoce talento…” concluse in un sussurro, con voce di seta.
Narcissa, con lo sguardo azzurro altezzoso, tese la mano a Severus che si sentì fiero e onorato.

Era bello sentirsi accettato, era bello essere riuscito in una sola notte a scardinare il potere del cognome paterno con la forza del proprio talento.
Il Prefetto della sua Casa lo presentava agli altri… la giornata iniziava sotto i migliori auspici.

Edited by Camelia. - 25/7/2013, 00:18
 
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