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Alan Rickman: Piton, vita da cattivo"Combatto Harry Potter ma i bambini mi amano". Al cinema l'attore è conosciuto solo per i ruoli negativi, a cominciare dal malvagio prof di Hogwarts. In realtà l'artista inglese è anche un grande interprete e regista teatrale e un acceso liberal
di Arianna Finos
LONDRA - Alan Rickman è il cattivo che piace. Gli adulti ricordano l’attore e regista inglese per una teoria di criminali pop incarnati dalla fine degli anni ‘80, il terrorista pazzoide Hans Gruber in Trappola di cristallo, il ridicolo sceriffo di Nottingham in Robin Hood - Principe dei ladri. Ma per i bambini (e ragazzi) di tutto il mondo Alan Rickman, caschetto nero alla Renato Zero, sguardo crudele e abiti pipistrelleschi, è Severus Piton, il tenebroso insegnante di Pozioni alla scuola di magia di Harry Potter.
Se l’oscuro Voldemort (Ralph Fiennes) è identificato dai lettori/spettatori con il Male, quella di Piton è invece una figura amata: libro dopo libro, il professore di Pozioni ha inflitto punizioni crudeli a Harry Potter, ma è anche intervenuto a salvarlo dai pericoli. La summa dei colpi di scena che riguardano Severus Piton si consumerà in Harry Potter e i doni della morte - Parte II, il film capolinea della saga nelle sale dal 13 luglio. «La signora Rowling ha costruito con cura e profondità la personalità di Piton, enigmatico e intrigante come Monna Lisa. Così bambini amano Piton: percepiscono che in lui, malgrado l’aspetto feroce, c’è qualcosa d’intrigante, che accende la loro immaginazione». Alan Sidney Patrick Rickman, 65 anni, si racconta elegantemente, seduto in un salotto del Mandarin Hotel a Londra.
Rickman, ha aspettato l’ultimo film per farsi intervistare.
«Ho troppo rispetto per i piccoli lettori per rovinare i colpi di scena. Anche ora, che tutto è stato scritto, ci sono ragazzini che sono a metà della saga letteraria, o hanno visto solo i primi film, perché gli ultimi sono troppo paurosi».
Lei conosceva i segreti di Piton fin dall’inizio?
«Quando ho avuto il ruolo ho telefonato alla signora Rowling, avevo bisogno di qualche traccia. Abbiamo avuto un lungo colloquio. Rimasto segreto».
Cosa ricorda di questi dieci anni da Piton?
«L’inizio è stato eccitante. Ho curato ogni aspetto, psicologico e pratico, del personaggio: il taglio dei capelli, la lunghezza delle vesti, il trucco. Poi, sono entrato in una strana routine. Ogni anno viaggiavo, curavo regie teatrali, giravo altre storie e poi, per sette settimane, indossavo le lenti a contatto nere, ritrovando un vecchio amico e una parte di me stesso».
Film dopo film, Daniel Radcliffe e gli altri attori sono diventati adulti.
«Qualche mese fa sono andato a vedere Daniel in uno show di Broadway. Mentre cantava e ballava pensavo al ragazzino di 11 anni che mi fissava con gli occhi spalancati dietro le lenti, sul set. Ora Daniel è un artista e un giovane uomo solido, mi ha anche presentato la fidanzata».
Lei ha talento per i ruoli da cattivo.
«Il pubblico giudica i personaggi: Gruber è cattivo, il colonnello Brandon di Ragione e sentimento buono. Io no. Per me sono esseri umani, li interpreto seguendo le loro prospettive. Trappola di cristallo è stato il mio primo film. Una sceneggiatura brillante, molto copiata in seguito. E le scene d’azione non erano digitali: mi sono dovuto lanciare da quaranta piedi d’altezza, potevo morire. Per convincermi ho fatto buttare prima il regista».
Ora che è libero dagli impegni di Harry Potter cosa farà?
«Sto lavorando con i fratelli Coen nel remake di Gambit. Poi, dopo l’Ospite d’inverno, voglio dirigere un nuovo film: la storia del rapporto tra Luigi XIV e la donna che disegnava il paesaggio di Versailles. Io sarò il re».
Lei ha tenuto un bel discorso alla Latymer school, la sua ex scuola. Ha esortato i ragazzi a sognare di diventare Nelson Mandela più che Rupert Murdoch.
«Vengo da una famiglia operaia, la borsa di studio alla Latymer ha cambiato la mia vita. Ho ricordato agli studenti che avere la possibilità di scegliere è un privilegio. Ho fatto l’esempio di Rachel Carrie, la pacifista uccisa dai carri armati israeliani. Avevo anche portato la sua storia a teatro».
Cosa pensa delle misure del governo di David Cameron contro l’uso della figura dei minori nelle pubblicità?
«Le famiglie inglesi sanno crescere i propri figli senza l’aiuto del governo. I romanzi di Harry Potter sono più utili di una legge: incoraggiano i ragazzini a leggere, insegnano con l’esempio che ci sono scelte morali e politiche che nella vita si devono fare, privilegiando il bene comune all’egoismo individuale».
Lei è uno storico sostenitore dei laburisti.
«Non ne faccio mistero. Non amo le ingerenze del governo nella libera formazione delle opinioni».