Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

2015- The Muggle War

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Natalie_S
view post Posted on 5/1/2011, 16:43 by: Natalie_S




Ciao!

Iurin: Ciao!! Be' commenta dove vuoi, qui, là, in privato, via gufo, via messaggio in bottiglia... come preferisci! E' sempre un piacere sentirti!!! :pitlove:

$ilver Do£ : Ma anche io ti adoro!!! Soprattutto per la bellissima frase che hai nella firma... gli Smiths sono uno dei miei gruppi preferiti e non nascondo di aver avuto una mezza cotta per Morrissey! :wub:

Ecco il terzo capitolo! Ciao!

CAPITOLO 3


Liz si svegliò nel cuore della notte. Aveva decisamente fame, si rese conto. Dopo molti giorni di debolezza e di continue perdite di conoscenza, in cui la nauseava anche il solo pensiero del cibo, ora si sentiva molto meglio, ma il suo stomaco protestava per il prolungato digiuno.

Decise di avventurarsi per il castello: non poteva aspettare che Severus venisse a controllare la medicazione.

Aprì il vecchio armadio che si trovava nella stanza: all’interno erano accatastati degli oggetti alla rinfusa.

Liz notò una scopa che poteva servire da bastone per aiutarla a camminare.

Percorse una serie di corridoi finché non trovò le scale e iniziò a scendere.

Dopo qualche piano vide una luce filtrare sotto una porta.

La aprì cautamente: all’interno vide Snape che rimescolava attentamente in un calderone appoggiato su un fuoco vivo, che costituiva l’unica fonte di luce della stanza. La scena era piuttosto inquietante.

- Severus, lo sai che quando ti ci metti fai davvero paura?-

Snape si riscosse: -Ti ho forse incoraggiata ad andare in giro indisturbata per casa mia? Quale parte di “perfettamente immobile” non ti è chiara?- le abbaiò contro.

Liz zoppicò fino ad avvicinarsi al calderone: -Sono affamatissima. Che c’è lì dentro?- domandò, sporgendosi incuriosita.

-Niente che ti riguardi - tagliò corto il mago. Con un gesto della bacchetta accese un paio di lampade nella stanza, e fece apparire su un tavolino una lauta colazione inglese: the, toast, uova, bacon e un generoso piatto di scones con un barattolo di marmellata.

-Sai, il ritorno dell’appetito è un ottimo segno - osservò Snape ricominciando a osservare il contenuto del calderone, mentre Liz si gettava letteralmente sul cibo -Significa che presto starai meglio e finirò di averti tra i piedi -

La ragazza gli indirizzò un sorriso colmo di marmellata: -Fignifica che… dovrò rinunciare al piacere della tua…- prese un ulteriore morso dallo scone che teneva in mano -entuViaFta converFazione e non eFFere coFparFa di una roba puzzolente ogni due ore? Mi FpeFFi il cuore-.

-E non avevo ancora assistito al rivoltante spettacolo del tuo nutrimento. Il pasto della belva. Non ricordo un simile comportamento da quando ho visto un ippogrifo sbranare un procione -.

Liz nel frattempo aveva attaccato le uova e il bacon: -Se la cosa ti interessa, posso consigliarti molti edificanti documentari sulla natura. Così ogni volta che vedrai il DVD con gli avvoltoi che si cibano famelicamente di una povera carcassa penserai a me!-

Snape trattenne un involontario sorriso: doveva ammettere che uno dei (pochi) pregi di questa ragazza era l’autoironia. Prendeva le sue velenose battute con un certo umorismo, e non si era mai offesa.

-Piuttosto, quando avrà luogo il lieto evento? Quando mi sbatti fuori di casa?- domandò allegramente lei, tra una forchettata e l’altra.

Snape ci penso su: -Presto direi, anzi per quanto mi riguarda il prima possibile. Non mi imporrei ulteriormente il discutibile piacere della tua presenza se non fosse che il corpo reagisce in maniera piuttosto inaspettata alla magia oscura. L’Anatema che Uccide è un incantesimo potente e terribile e tu ne hai ricevuti due in pieno petto. -

Liz deglutì: -Ma per fortuna avevo il giubbetto…-

-Ovviamente, altrimenti non saresti qui a parlarne. E’ un oggetto veramente singolare. Inoltre non mi era mai capitato di osservare gli effetti attutiti di un’Avada, devo ammettere che è piuttosto stimolante-.

In realtà il giubbetto affascinava enormemente Snape: durante la convalescenza della proprietaria l’aveva osservato e analizzato meglio che poteva ma non era riuscito a capire il suo funzionamento o a riconoscere il materiale di cui era fatto. I babbani erano stati davvero ingegnosi: l’incantesimo assassino era conosciuto da migliaia di anni ma nessun mago aveva mai pensato di fare qualcosa per contrastarlo. E loro c’erano riusciti, in circa dieci anni e con conoscenze rudimentali dei principi magici. Davvero stupefacente.

Quanto a Liz, il decorso delle sue ferite era altrettanto interessante: il suo sangue aveva difficoltà a coagularsi nella zona compresa tra il ventre e le spalle, dove presumibilmente il giubbetto aveva distribuito l’impatto della fattura. I sintomi comprendevano aritmia, difficoltà respiratorie e inappetenza, ma dopo quattro giorni la ragazza aveva ricominciato a mangiare e a camminare, sebbene con difficoltà, il che era decisamente un buon segno.

Snape aveva raccolto una grande quantità di appunti, quello era probabilmente l’esperimento più sorprendente degli ultimi 10 anni.

Liz aveva finito di mangiare: ancora sbocconcellando un ultimo pezzo di toast, si avvicinò al calderone.

-Che stai facendo?- domandò, interessata.

-E’ una pozione rimpolpa-sangue- rispose Snape.

-Che sarebbe…?-

-Una pozione che rimpolpa il sangue. Inaspettato, nevvero?-

Liz sbuffò -Questo l’avevo intuito. Ma come funziona, intendevo?-

-Il ferro è la sostanza che aiuta il tuo sangue ad aumentare, quindi c’è una buona dose di estratto di alcuni legumi e sangue di vari animali carnivori, mentre il dittamo fa sì che le ferite si rimarginino più facilmente e smettano di sanguinare. Un altro ingrediente importante è il papavero, che calma il dolore che gli altri principi causerebbero. - riassunse il mago. Una fitta di nostalgia gli ricordò la sua aula a Hogwarts e le lunghe ore passate a fare lezione. Con molte classi non si era mai impegnato granché, lo riconosceva, ma ricordava con piacere molte esercitazioni per i M.A.G.O. con i Serpeverde.

-Severus, mi stai dando una bella dose di oppiacei!- esclamò lei divertita.

Osservò l’anziano professore sminuzzare i semi di papavero con un coltellino. Non sembrava difficile, e quella pozione era decisamente utile.

-Posso aiutarti?- domandò.

Snape sgranò gli occhi, sorpreso. Non si faceva aiutare nella preparazione di una pozione da… non se lo ricordava neanche. Forse nessuno l’aveva mai assistito durante la sua attività.

Ma in fondo non c’era niente di male, considerò. Sarebbe stato un po’ come insegnare.

-Se vuoi renderti utile, spremi quei semi schiacciandoli così, vedi? Credi di riuscire a farlo senza vanificare l’ora di lavoro che mi ha impegnato finora?-

-Farò del mio meglio-.



Un paio d’ore dopo la pozione, ormai terminata, riposava nel calderone in attesa di raffreddarsi ed essere imbottigliata.

Liz, piuttosto affaticata dalla prima serata passata lontana dal suo letto di convalescenza, sonnecchiava su una delle poltrone.

Snape diede un’ultima mescolata all’intruglio, per saggiarne la consistenza: era perfetta.

Liz, sorprendentemente, si era dimostrata un’ottima allieva: nonostante la sua ignoranza in fatto di piante e ingredienti fosse abissale (e il nome di alcuni, come il grinzafico, le provocasse inspiegabili attacchi di riso, ricordò Snape perplesso), era piuttosto portata per la materia.

Era molto precisa e meticolosa nel dosare e preparare gli ingredienti: gli aveva rivolto molte domande pertinenti e inaspettatamente acute.

Snape si avvicinò al camino, sulla mensola del quale era incorniciata una piccola foto di una ragazza con i capelli rossi che rideva. Lily.

Nei primi anni il dolore per la sua scomparsa, di cui il mago si attribuiva gran parte della colpa, era stato lacerante, intollerabile; ed era continuato tanto a lungo (10 anni, poi 15, poi 20) che si era ormai convinto che non sarebbe mai passato.

Aveva ragione, in un certo senso: ancora oggi poteva sentire delle fitte di nostalgia quando guardava l’immagine rubata della ragazza, o quando (sempre più raramente, ormai) visitava i luoghi in cui si erano trovati insieme.

Tuttavia, il miglior regalo della vecchiaia, se mai ce n’era stato uno, era che la lancinante sofferenza si era via via tramutata in un’affettuosa malinconia. Alle volte si sorprendeva a rievocare il suo ricordo anziché temerlo, come se il dolore fosse diventato un rifugio, un fedele compagno a cui ormai si era abituato.

Liz aveva qualcosa di Lily, considerò, stupendosi immediatamente del suo pensiero.

Fisicamente non si assomigliavano affatto: la Sentinella, nonostante non fosse una brutta ragazza, non poteva neanche lontanamente aspirare a raggiungere l’abbagliante bellezza di Lily. Il suo viso, dai tratti affilati, più interessante che bello, non possedeva la delicata dolcezza delle fattezze dell’amata scomparsa.

Però quella sera, il suo entusiasmo per la preparazione, e il suo stupore di fronte alla scoperta del mondo magico, gli avevano inaspettatamente ricordato Lily e la sua scoperta di essere una strega.

O forse sto solo diventando un vecchio sentimentale, pensò Snape scuotendo la testa.

Spense il camino e si preparò a mettere via la pozione.



-Non vedevo una pozione corroborante di questo livello dai tempi di Longbottom e Crabbe, due miei allievi di tantissimi anni fa- esclamò Snape, tirando su una mestolata di liquido scuro dal calderone di Liz.

-Erano bravi?-

-Erano una catastrofe-

-Oh. -.

Era ormai una settimana che Snape stava tenendo un corso molto accelerato di pozioni alla sua paziente.

In realtà la pozione non era così male, e anche se forse non avrebbe risvegliato la vittima di uno schiantesimo, probabilmente avrebbe potuto dato una certa forza a una persona affaticata. Ma, che dire, certe abitudini erano dure a morire. E poi l’insegnante credeva fermamente che, se i complimenti fioccavano troppo facilmente, l’impulso a migliorarsi venisse meno.

Quanto a miglioramenti, questi erano evidenti anche a livello fisico: la ragazza, dopo che le ferite sul torace si erano finalmente rimarginate, stava ricominciando a respirare liberamente e presto si sarebbe sentito abbastanza sicuro da rimandarla a casa.

Doveva ammettere che era vagamente dispiaciuto: dopo anni passati in quasi completa solitudine, avere un bersaglio per le proprie frecciatine era stato un piacevole diversivo.

Inoltre, perché negarlo, gli piaceva insegnare. E anche di più se aveva davanti un’allieva interessata e dotata di un certo talento.

Osservò Liz, che ora rimestava dubbiosa nella pozione: ormai stava bene, era evidente.

Tuttavia era restio a lasciarla andare, non sapeva neanche lui perché: le aveva detto che la magia oscura aveva degli effetti imprevedibili anche quando gli i sintomi sembravano quasi svaniti e che voleva tenera in osservazione ancora qualche giorno.

Lei aveva alzato un sopracciglio con un’espressione indecifrabile, così simile a quella di Snape stesso, ma non aveva protestato.

Il mago si era fatto l’idea che non amasse particolarmente la vita sotto le armi; non sembrava affatto ansiosa di ritornare nel mondo babbano.

Forse esitava tanto a rimandarla a casa perché sapeva che avrebbe dovuto farle un incantesimo di memoria, e tutto ciò che le aveva insegnato sarebbe andato perduto. Ma certo non poteva accettare un simile o rischio. O sì? Il pensiero lo rendeva inquieto. Decise che avrebbe deciso una volta che si sarebbero accomiatati.

Liz attraversò la stanza per andare a prendere un altro libro.

-Potresti anche usare la magia ogni tanto, a meno che tu non tema di ingrassare per la scarsa attività fisica- osservò Snape.

Lei scrollò le spalle -Non ce n’è bisogno-.

-Però hai un dono, non è così comune. E’ un peccato che non lo sfrutti-

-Un dono? Preferirei poterlo restituire, grazie tante- rise Liz, amara.

-Ma…- Snape era stupito -La magia ti offre enormi potenzialità. E’ come un altro mondo, tu puoi piegare le leggi fisiche in un modo che i babbani….-

-Posso attirare a me oggetti lontani- lo interruppe Liz -posso uccidere le persone con una formula e posso cercare di proteggermi. Sono un’arma. Bella roba eh? Se fossi del tutto babbana potrei… scegliere, decidere della mia vita-.

-La magia non è solo questo. La tua visione è tragicamente limitata! Puoi fare cose meravigliose, cose che non puoi neanche immaginare…-

Liz incrociò le braccia: -Sì, certo. Dimmene una-.

-Potresti materializzarti dove vuoi, apparire in un posto lontanissimo-

-Il piacere è nel viaggio, non nella meta…- citò lei.

-Potresti evitarti tutte le incombenze domestiche: pulire, cucinare…-

-A me piace cucinare. E poi anche così me le evito, non ho una casa-

Snape sbuffò: quando ci si metteva, Liz era davvero cocciuta. E meno male che era una soldatessa! Di certo non invidiava il suo superiore babbano.

Lo colpì un’idea.

-Vieni con me- le intimò.

-E la pozione?-

-Questo è più importante-.

Attraversarono la grande casa fino a giungere nei sotterranei.

Snape aprì una porta: la stanza al di là di quella era evidentemente stata adibita a cantina. Liz notò una gran catasta di oggetti ammucchiati, dall’aria logora e abbandonata: calderoni, sacchi di vestiti, pentole e vasi.

Snape aprì un baule semisepolto e iniziò a frugare al suo interno.

-Eppure deve essere qui dentro…-

Liz starnutì: -Che cosa, la tua collezione di acari della polvere?-.

Si guardò intorno, raccolse il lembo di una sciarpa grigia e verde che era caduta fuori dal baule: carina.

-Questa!- esclamò trionfante Snape, traendo fuori dal mucchio di oggetti una piccola scopa dal manico rosso.

-Questa?- ripetè Liz perplessa -Vuoi farmi provare l’ebbrezza delle pulizie di primavera?-

Snape si limitò a scoccarle un’occhiata fulminante, come a replicare che non era divertente.

Poi la condusse nel giardino: -E’ solo una scopa per bambini, non la tocco da quando avevo… oh, undici anni o giù di lì. Ma dovrebbe darti l’idea.-

Liz arrancò dietro di lui, tenendo ancora in mano, distrattamente, la sciarpa; fuori la temperatura era piuttosto fredda e rabbrividì al contatto con l’aria pungente.

-Vuoi che pulisca il giardino, ora?- domandò, sempre più confusa.

-In effetti forse sarebbe un compito più adatto a te, ma io intendevo suggerirti di cavalcarla- replicò Snape con un sospiro.

Liz ridacchiò: -Cavalcarla. Ehm, certo-.

-Dai tieni, salici sopra!- la incitò, porgendole la piccola scopa rossa.

La ragazza la prese, osservandola dubbiosa e porgendogli la sciarpa da tenere.

La sua vecchia sciarpa di Serpeverde, notò Piton. Buffo che proprio quell’oggetto avesse attratto l’attenzione di Liz.

-Gratta e netta!- formulò contro la sciarpa, da cui si sollevò una nuvola di polvere. Ora era sufficientemente pulita e la porse nuovamente a Liz. La nottata era fredda.

-Grazie- replicò lei, avvolgendosela al collo -ora, come esattamente dovrei salirci? All’amazzone?-

-A cavalcioni andrà benissimo, se sua signoria non si scandalizza…-

La ragazza posizionò le gambe ai lati della scopa: - Ok, e adesso?-

Snape corresse la sua postura dandole un colpetto in mezzo alla schiena: -Ora piega le ginocchia e datti una spinta con le gambe-

-Ci provo, ma non sono molto convinta che…- non riuscì a finire la frase, perché a causa di una spinta troppo forte, la scopa era partita di scatto, portandola a qualche metro da terra.

-Prova a girare, dirigila con il manico- le suggerì l’insegnante, ancora a terra.

Ma Liz non lo stava più ascoltando: superata la sorpresa iniziale, scoprì che non era così difficile controllare la scopa.

Essendo presumibilmente poco più di un giocattolo per bambini, non si sollevava più di qualche metro, ma la sensazione era ugualmente esaltante.

Si diresse verso un albero del giardino e gli girò intorno velocemente: sentiva l’aria nei capelli, il soffio del vento che la aiutava a prendere velocità se inclinava la scopa nel modo giusto.

Si sorprese a trovarsi accanto Snape, che volava senza scopa con naturalezza.

-Fai attenzione! Non ci sei mai salita sopra, cadere e farsi male è molto frequente- la ammonì.

Liz si impennò verso l’alto, per poi inclinare la scopa all’indietro in una sorta di salto mortale; ma la scopa, che evidentemente non era progettata per queste evoluzioni, deviò lateralmente e lei perse l’appiglio.

Prima quasi di rendersi conto di precipitare, si ritrovò appesa in aria per la caviglia. Snape le puntava contro la bacchetta con aria arcigna: -Che ti avevo detto? Bisogna fare molta attenzione!- ripeté, facendola planare dolcemente al suolo.

Ma Liz non sembrava molto spaventata. Aveva le guance molto arrossate e gli occhi brillanti, il resto del viso era semicoperto dalla sciarpa di Hogwarts. In quel momento gli ricordò Lily più che mai.

-Allora? Non è così male, vero?- le chiese poi, mentre si incamminavano verso casa.

-No- ammise lei -non così male-.

-Dopotutto, c’è qualcosa di buono nella magia, no?-

Liz ci penso su per qualche istante: -Sì… forse-.

Snape ritenne che per il momento fosse sufficiente.

Ancora una volta si chiese se fosse davvero necessario cancellarle la memoria, quando se ne fosse andata. Si sarebbe dimenticata anche di questo. Era un peccato.

Entrati in casa, Liz lo guardò negli occhi, di colpo seria: -Però devo tornare a casa ora-.
 
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