Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

2015- The Muggle War

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Natalie_S
view post Posted on 26/12/2010, 16:04 by: Natalie_S




Ciao!
E' la prima fanfiction che pubblico qui, quindi spero di non contravvenire a nessun regola o aver sbagliato sezione. :unsure:

E' una storia con protagonista Piton :pit4: , ambientata in un ipotetico futuro parallelo in cui Voldemort ha vinto e ucciso Harry Potter e più o meno tutti gli altri.

Ho usato i nomi originali perchè, scusate, ma proprio non mi piace come li hanno tradotti in italiano. :sick:

Buona lettura!!



Londra, 2015




Il crepuscolo stava calando sulle vie di Camden Town: pochi passanti impauriti si affrettavano verso le loro case, i negozi erano chiusi da un pezzo.

Il celebre mercato col passare degli anni si era rimpicciolito fino a poche sparute bancarelle; del resto Londra non era più un posto per turisti.

Da quando era iniziata la guerra, che ormai che ormai dilaniava la nazione da quasi vent’anni, la gente non viaggiava che lo stretto necessario.

Un uomo con un pesante cappotto nero si dirigeva verso la vecchia stazione della metropolitana; nella tasca portava un pacchetto di naftalina. Si era arrischiato nella vecchia Londra babbana per procurarsi la materia prima per uno dei suoi esperimenti, visto che dalle sue parti non veniva prodotta.

La città era devastata, aveva considerato il mago con orrore: raramente usciva di casa, aveva cercato di ignorare il lento ma inesorabile declino della popolazione umana. Da molti anni non si spingeva in uno dei quartieri babbani, specialmente da quando le tecnologie di localizzazione di attività magica si erano diffuse.

Non che avesse paura, questo no: era abbastanza potente da sbarazzarsi facilmente di qualsiasi poliziotto o Sentinella che avesse trovato sul proprio cammino, ma non voleva grane.

Non appena Voldemort aveva conquistato il potere sulla comunità magica, aveva iniziato a sterminare tutti i maghi babbani di nascita, poi aveva attaccato gli umani.

Sarebbe stato facile, tutta la tecnologia di cui gli omuncoli erano tanto orgogliosi non avrebbe potuto fare nulla contro una potente magia oscura, aveva pensato il dittatore.

E questo era stato il suo grande errore di valutazione, il primo dopo che anni e anni prima aveva perso il potere a causa di un bambino in fasce.

Mai sottovalutare il nemico, per quanto debole possa sembrare.

I babbani non avevano poteri magici, è vero, ma erano abituati da millenni ad arrangiarsi nei modi più impensati per far fronte alle minacce.

La magia interferiva con il loro mondo, tutti i maghi lo sapevano da anni.

I congegni elettronici andavano in tilt in un ambiente saturo di attività magica, come era a conoscenza ogni ragazzino di Hogwarts che aveva provato a portarsi un walk-man a scuola.

Trasformare una semplice radiolina tascabile in un radar anti mago non aveva richiesto più di un paio di settimane; studiare i campi magnetici per costruire giubbetti che proteggevano dalle maledizioni senza perdono aveva richiesto qualche anno, ma in generale gli umani si erano dimostrati un nemico combattivo e per nulla rassegnato a soccombere.

E poi c'erano le Sentinelle.

Un colpo di vento gelido sferzò il volto del mago, che si levò una ciocca di capelli grigi dagli occhi e alzò il bavero del cappotto fin sopra le orecchie.

Ormai era giunto davanti alla stazione della metropolitana: avrebbe potuto materializzarsi a casa, ma un'attività magica così evidente avrebbe mandato in allarme tutti i rilevatori nel giro di un miglio e non gli andava di attirare l'attenzione.

Una ragazza con l'uniforme della guardia civile babbana pattugliava l'entrata.

Da quando Lord Voldemort era salito al potere l'ammissione a Hogwarts era stata concessa soltanto ai bambini con almeno un genitore di sangue magico, e nessuno si era più preoccupato di localizzare la magia nei ragazzini babbani di nascita.

Questo era stato il secondo errore.

Qualche anno prima, gli umani avevano capito che anche loro potevano accedere a una risorsa di energia magica: si diceva che i pochissimi maghi nati babbani che erano scampati al genocidio avessero iniziato a addestrare le nuove reclute.

L'accademia della guardia babbana non aveva nulla a che vedere con Hogwarts: nei tre anni di addestramento i giovani soldati imparavano le nozioni base di autodifesa, magica e babbana, e naturalmente le maledizioni senza perdono.

Dopodiché veniva loro assegnata una rudimentale bacchetta, una pistola anti incantesimi scudo, un giubbetto anti-kedavra e venivano mandati in missione senza troppi complimenti.

Il mago guardò la ragazza di guardia davanti all'entrata della stazione: come tante Sentinelle era molto giovane, poco più di una ragazzina. Aveva il volto pallido e un po' scavato, con una ruga precoce in mezzo agli occhi.

Avrebbe potuto essere una delle sue allieve, quando tanto tempo prima era stato un professore.

-Buonasera- fece il mago passandole accanto.

Lei rispose con un cenno del capo e un accenno di sorriso.

Buffo, probabilmente la Sentinella si era appena lasciata sfuggire uno dei maghi più potenti di tutti i tempi, nonché uno dei principali responsabili dell'ascesa del Signore Oscuro.

La stazione era deserta: il mago cercò il biglietto nella tasca del cappotto.

Di colpo un rumore attirò la sua attenzione verso l'entrata: un chiassoso gruppetto di uomini col mantello nero, chiaramente maghi, si stava dirigendo verso la Sentinella. Quattro maghi violenti e ubriachi che seminavano il panico nei quartieri babbani, sfasciando vetrine, uccidendo poliziotti e guardie civili.

Un attacco inutile e piuttosto vigliacco, come tanti che venivano riportati ogni giorno sui giornali, pensò.

Puntavano dritto al loro bersaglio, e non avevano fatto caso alla sua presenza.

Il mago osservò la Sentinella impallidire ulteriormente e portare la mano alla fondina della pistola.

-Controllo prego- disse la ragazza in tono pratico e professionale, ma che tradiva un lieve tremito.

I maghi scoppiarono a ridere. Ormai l'avevano già accerchiata.

Senza preavviso, la Sentinella estrasse la pistola e fece fuoco, colpendo uno degli assalitori al torace. Prima che avessero il tempo di reagire, si voltò e sparò a un altro alla spalla. A quel punto però gli altri due si erano riscossi: estrassero la bacchetta e puntandola verso la ragazza esclamarono all'unisono -Avada Kedavra-.

Tutti gli allarmi della stazione iniziarono a squillare, il rumore perforava le orecchie.

La Sentinella cadde a terra, incosciente: indossava il giubbetto che riparava dalle maledizioni senza perdono, tuttavia un attacco così violento l'aveva quasi distrutto. Il prossimo colpo sarebbe stato fatale.

Il vecchio assisteva alla scena combattuto: certo non si sarebbe messo ad aiutare la guardia babbana, tuttavia si rendeva conto di quanto quella fine fosse ingiusta.

Uno dei maghi colpiti era ancora a terra, lo sguardo fisso rivolto al soffitto, probabilmente morto; l'altro, stringendosi la spalla sanguinante, urlò all'indirizzo dei compagni: -Che state aspettando?-.

Uno dei due si avvicinò alla ragazza e puntò la bacchetta, pronto a lanciare l'incantesimo per ucciderla.

Lui agì d'istinto: bastò un incantesimo non verbale e un gesto della mano per disarmare gli assalitori, che si guardarono intorno sconvolti.

-Chi … chi... è stato?-

Un altro gesto veloce e furono tutti fuori combattimento.

Si avvicinò alla ragazza che giaceva a terra, respirando a stento e tossendo sangue: si guardò intorno, non c'era nessuno, non sarebbe sopravvissuta a lungo se l'avesse lasciata lì.

Un secondo più tardi, erano entrambi spariti.

Gli allarmi continuavano a squillare, come impazziti.



Il mago si sedette su una poltrona davanti al fuoco ancora alto: aveva passato tutta la notte a curare la Sentinella ferita, ora fuori pericolo.

Era messa male, aveva avuto paura che non avrebbe superato la notte, ma a quanto pare era ancora un ottimo guaritore.

Osservò la ragazza: sembrava gracile e indifesa, ma aveva già parecchie cicatrici sotto il giubbetto.

Questa storia delle Sentinelle era assurda, un mucchio di ragazzini mandati allo sbaraglio in una missione suicida.

Guardò fuori dalla finestra, l'alba stava sorgendo sulla collina accanto alla sua casa, un'enorme villa a nord di Londra.

Gliel'aveva assegnata il Signore Oscuro, come una quantità esagerata e inutile di ricchezze e l'offerta delle più alte cariche dello stato, che naturalmente aveva rifiutato. Voleva solo ritirarsi e passare il resto della sua vita lontano dal mondo, con i suoi libri, le sue pozioni, in santa pace.

Severus Snape sentiva di aver già fatto abbastanza.

Stava per voltarsi quando sentì la punta della propria bacchetta contro la giugulare.

-Ok, nonno. Prova a muoverti e sei morto-.



Liz aprì gli occhi, e vide una stanza sconosciuta. L'aria era calda, il fuoco scoppiettava nel caminetto.

C’era uno strano odore, notò, come in un'erboristeria.

Dove sono?

Percepì di non essere sola nella stanza e cercò di alzarsi senza fare rumore: il dolore al petto, tuttavia, la colpì come una coltellata.

Si accorse di avere il petto fasciato strettamente: probabilmente aveva un paio di costole rotte, considerò, nonché tagli e bruciature varie. Aveva anche la testa bendata e dolorante.

Osservò la persona dall'altro capo della stanza: era chiaramente un mago, alto, con dei vestiti neri che accentuavano la sua aria lugubre.

Sembrava il padre di Alice Cooper.

Era solo? C'erano altri maghi nelle vicinanze?

Devo andarmene da qui, pensò. Notò che il finto Alice Cooper aveva lasciato la bacchetta sul tavolino. Che scemo.

Si costrinse ad alzarsi il più silenziosamente possibile: afferrò la bacchetta, si avvicinò al mago di soppiatto e prima che si accorgesse di qualcosa gliela puntò al collo.

-Ok, nonno. Prova a muoverti e sei morto-.

Il mago alzò appena la mano e Liz si ritrovò scaraventata dall'altra parte della stanza, disarmata.

Diede un gemito: tentò debolmente rialzarsi, ma il torace le faceva troppo male. Toccò le bende sul fianco, poi osservò la propria mano macchiata di sangue.

-Ti consiglio di muoverti il meno possibile, o renderai vana tutta la mia fatica per salvare la tua piccola inutile vita-

Liz notò confusamente che il tizio non era per niente scomposto, solo altezzoso e molto scocciato.

-Chi sei? Dove siamo? Cosa vuoi da me?- boccheggiò: non riusciva a respirare bene.

-Certe volte mi domando davvero se esista, questa civiltà per cui combattete...- il mago agitò brevemente la mano nella direzione di Liz e lei si sentì sollevata fino a tornare su quella specie di tavolo operatorio su cui si era svegliata.

Lo sconosciuto iniziò metodicamente a sciogliere la fasciatura sul fianco fino a rivelare un taglio profondo che a quanto pare si era appena riaperto.

-Cosa vuoi da me?- ripeté Liz.

-Che tu chiuda quella fastidiosa bocca tanto per cominciare- sibilò il mago prendendo una sostanza puzzolente da una ciotola e spalmandola sulla ferita.

Bruciava terribilmente. Lei trattenne il respiro, reprimendo una parolaccia.

Il mago cantilenò qualche frase sottovoce, poggiandole le mani sul fianco: con stupore, Liz percepì il sangue smettere di uscire e i lembi del taglio rimarginarsi miracolosamente.

-Come hai fatto?- mormorò affascinata, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla ferita.

- C'è una ragione per cui ci chiamano maghi, sai. Usiamo la magia. - borbottò lui.

Liz lo guardò negli occhi, notando che erano neri e profondi: -Sappi che non ti darò assolutamente nessuna informazione- affermò seria.

Lui rise senza allegria: -Pensi davvero di sapere qualcosa che potrebbe interessarmi? O che non potrei costringerti a dire se volessi? Che creature presuntuose, questi babbani!-

La ragazza sbuffò: il tizio non sembrava pericoloso, ma le dava un po’ sui nervi: -Perché mi hai salvata?-

-Un impulso dettato dalla coscienza, di cui già mi sono pentito. Ora taci e stai ferma, o le bende non reggeranno per molto. -

Mentre era occupato a sostituire la fasciatura, Liz lo osservò bene per la prima volta: aveva una sessantina d’anni o giù di lì, portava i capelli grigi un po' lunghi, il naso aquilino. Sembrava non vedesse il sole da anni.

-Come ti chiami?- domandò burbero.

La ragazza esitò: il mago sembrava benintenzionato anche se certamente non gentile, ma del resto la prudenza non era mai troppa...

-Ah, che sciocchezze non essere ridicola!- sbuffò lui. Liz come l'impressione che le leggesse nel pensiero.

-Mi chiamo Liz- rispose infine -E tu?-.

-Severus Snape - rispose, guardandola negli occhi. Sembrava aspettarsi una qualche reazione. Mai sentito nominare.

-Allora... ehm, Severus, dove ci troviamo?- domandò lei, guardandosi attorno. I muri erano coperti di libri, perlopiù dall'aria antica e consunta; c'erano anche parecchi scaffali pieni di provette, bottiglie, sacchetti di erbe e strani sassi. Accanto al caminetto erano accatastati parecchi calderoni di varie misure. Si sarebbe detto il laboratorio di un alchimista. Allora era questo l'aspetto delle case dei maghi? O era lo studio di un loro medico? Cercò di memorizzare il più grande numero di particolari possibile, ma le girava la testa e concentrarsi era molto difficile.

Snape incominciò a esaminare le costole: -Cerca di fare uno sforzo e capire che se non stai zitta e immobile peggiorerai solo la tua situazione. - fece.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, infastidita: perché iniziava una conversazione, se poi non voleva parlare?

-Siamo nel mio studio, comunque- aggiunse dopo un istante -Stai tranquilla, non c'è nessun altro in casa... bevi questo -. La bevanda era disgustosa, e l'odore ricordava parecchio la sostanza che aveva messo sul taglio.

Improvvisamente Liz si riscosse: -Devo avvisare che sono viva! In caserma... staranno pensando che mi hanno polverizzata o chissà che...-

-Poco male. Quando tornerai si convinceranno che non è andata così-

-Ma non posso sparire così… -

- Be’ in questa casa non ci sono certo telefoni o imeil, o qualche altra delle vostre diavolerie babbane. Perciò o cerchi di tornare a casa a piedi per annunciare la tua salvezza, probabilmente non sopravvivendo al tentativo, o stai ferma per una buona volta e mi permetti di sistemare la confusione in cui al momento si trovano i tuoi organi interni-.

Un lungo momento di silenzio. Liz per un istante si aspettò di vedere un cespuglio di erba mobile passare al centro della stanza.

Si sentiva molto stanca e debole, gli occhi le si stavano chiudendo....

- Severus...?- incominciò, già mezza addormentata.

La voce del mago suonava lontana ma inequivocabilmente infastidita: -Che c'è adesso?-

-Siamo nemici in questa guerra. Perché mi aiuti?-

-Questa non è la mia guerra- mormorò lui.

Liz avrebbe voluto ringraziarlo, ma sprofondò nel sonno prima di poter parlare.

 
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