Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 10/4/2010, 15:53 by: Serpe89




Questo mese è stato piuttosto complicato (a livello personale) e purtroppo non ho avuto ispirazione per scrivere, se non negli ultimi giorni...sarà stata l'aria di Londra?Il profumo di Alan? (anche se non l'ho visto...)mah...
Finalmente sono riuscita a scrivere il sesto capitolo!Comunque volevo avvisare che alcuni dialoghi alla fine del capitolo sono ripresi dal quinto libro...
In ogni caso buona lettura!!!



Capitolo 6

Una mattina ad Hogwarts

Corin si era svegliata da pochi minuti, ma non aveva nessuna voglia di alzarsi. Con gli occhi socchiusi si godeva il tepore del suo letto, avvolta tra morbide coperte, mentre una leggera luce filtrava dalle persiane della finestra,portando qualche piccolo fascio nella stanza. Voleva trovare dentro di sé tutta la forza e il coraggio di affrontare la nuova giornata, che, con certezza, sapeva sarebbe stata pesante.
Dopo circa dieci minuti, decise di andare a farsi un bel bagno rilassante. Si alzò,si tolse gli indumenti intimi con cui aveva dormito e si diresse alla porta del bagno.
Non appena l’aprì, rimase stupita dalla bellezza di quel locale: era ampio e ben illuminato,con piccole piastrelle con tonalità che variavano dall’azzurro chiarissimo,quasi bianco,al blu intenso. Ai lati c’erano due lavandini bianchi e al centro una grossa vasca scavata, come una piccola piscina.
Sorridendo riempì tutta la vasca con acqua calda e scelse tra i vari bagnoschiuma posti lì accanto, uno al profumo di sandalo. Adorava quell’odore particolare…le ricordava la sua infanzia. Anche senza il padre, aveva sempre vissuto felicemente, perché sua madre era una donna in gamba e non le aveva mai fatto mancare nulla.
Si immerse con piacere nell’acqua, finchè non riuscì a rilassarsi del tutto.
Stava quasi per appisolarsi, quando la porta del bagno si spalancò improvvisamente.
La sagoma scura di Severus Piton si stagliava di fronte a lei,nel vano della porta e i suoi abiti scuri facevano contrasto con i colori accesi della toilette.
“Dì un po’…ma non ti hanno insegnato a bussare quando eri piccolo?” chiese Corin immergendosi fino al collo nella schiuma.
“Mi avevano insegnato a bussare, sai? Ma nessuno mi aveva mai detto di avere una figlia sorda…”
Corin lo guardò con sorpresa,poi con disappunto.
“Con questo volevo semplicemente dire che ho bussato parecchie volte alla porta della camera e siccome non rispondevi, sono entrato.”
“Dato che non ero in camera, non era difficile supporre che fossi in bagno.”
“Non pensavo fossi anche una ritardataria…siamo già fuori orario per la colazione. Su sbrigati…esci da questa vasca.”
Con un colpo di bacchetta fece sparire di colpo tutta l’acqua.
Corin, visibilmente imbarazzata, cercava disperatamente di coprirsi le nudità con le mani, con scarsi risultati. “Si può sapere che diavolo fai?”
“Non crederai che non ti abbia mai vista nuda?”
“Ma papà…l’ultima volta avrò avuto un anno e portavo ancora i pannolini!”
“Per un padre non fa differenza.”
“Per una figlia adolescente invece sì!”
“Tieni” disse Piton lanciandole un asciugamano. Poi dandole leggermente le spalle, aggiunse: “Va bene così? Non guardo…”
Corin si coprì completamente con il grosso asciugamano e uscì sbuffando dalla vasca.
“Ho finito.” disse con voce scocciata.
“Vestiti in fretta, mi raccomando.” Detto questo uscì prima dal bagno e poi dalla camera.
Corin rimase qualche istante pensierosa, poi decise che la cosa più saggia era vestirsi il più velocemente possibile. Con l’aiuto della magia indossò i primi abiti che trovò nella valigia, si sistemò i capelli, si mise un velo di trucco e in pochi minuti lasciò la stanza.
Piton era lì fuori ad aspettarla. “Vedi che quando vuoi sai sbrigarti?Sei come i miei alunni…devi essere spronata!”
“Peccato che io, a differenza dei tuoi alunni, non me la faccia addosso ogni volta che ti vedo!E se voglio posso disubbidirti…tanto non mi puoi neanche togliere punti!”
Severus la guardò torvo. “Sei tale e quale a tua madre.”
Corin gli sorrise: “Strano, mamma mi dice sempre che sono tale e quale a mio padre.”
“Dai, andiamo in Sala Grande!” disse Piton affrettando il passo. Ma mentre camminava con Corin alle spalle, non potè fare a meno di abbozzare un sorriso, senza farsi notare da nessuno. Quell’affermazione lo inorgogliva.
Una volti giunti nei pressi della Sala, Piton si girò e disse secco alla ragazza: “Io, in quanto professore, ho il mio posto al tavolo degli insegnanti. Tu puoi sederti dove preferisci…sono sicuro che farai presto amicizia.” Poi si girò rapido, facendo svolazzare il lungo mantello nero alle sue spalle.
“Mio padre è un vampiro!” pensò Corin, osservandolo da quella prospettiva. “Effettivamente è un po’ pallido…e che carattere freddo!Mah…che tipo strano!”
Fu però immediatamente distratta da questi pensieri, non appena mise piede in Sala Grande. Era la sala più bella e maestosa che avesse mai visto. Era alta, imponente, ben arredata e traboccava di magia. Nella sala vi erano i quattro tavoli delle Case di Hogwarts, con sopra i rispettivi stendardi, al fondo il famoso tavolo degli insegnanti con al centro il trono del Preside, Albus Silente. Ma ciò che più colpiva chiunque vi entrasse per la prima volta, era il soffitto. Quella mattina era stranamente azzurro con gruppi di nuvole bianche. Guardò fuori dalle finestre: il cielo all’esterno era esattamente dello stesso colore.
Decise di fare una rapida colazione e successivamente dedicarsi all’esplorazione del castello: quel posto era davvero meraviglioso!
Si riempì un bicchiere di succo di zucca e prese una fetta di torta da un tavolo lì accanto.
Dopo pochi istanti, si sentì chiamare da una voce familiare: “Buongiorno Corin!”
“Ciao Harry!” rispose Corin con un sorriso.
“Sei arrivata tardi a colazione. Comunque non ti preoccupare! Ora devo andare a lezione, ma oggi pomeriggio, come promesso, ti accompagno a fare un giro della scuola!”
“Grazie! In realtà pensavo già di iniziare questa mattina, dato che non ho niente da fare. Ma oggi pomeriggio sarei molto felice di fare due passi nel parco. Mi hanno detto che è molto bello!”
“Volentieri!Vuoi che ti passi a prendere nella tua stanza?”
“Possiamo anche vederci qui!”
“Allora ad oggi!Scusami se sono di poche parole questa mattina, ma sono già in ritardo per le lezioni!”
“Corri!” disse Corin ridendo, mentre il ragazzo si allontanava.
Finita la colazione, Corin vide suo padre dileguarsi, passando da una porticina laterale. “Che volesse evitarla?”
Non stette però a lungo a pensarci, perché l’idea di visitare la scuola la elettrizzava non poco. Cominciò immediatamente a vagare per stanze e corridoi sempre più ammirata.
Non sapeva che suo padre aveva un incontro urgente con il Preside.
***
Piton era in ritardo di due minuti. Non lo sopportava. Tra la figlia, l’Ordine della Fenice, le riunioni con i Mangiamorte, nella sua vita non aveva un attimo di pausa. Ci mancava pure Silente, che praticamente ogni cinque minuti lo mandava a chiamare! Ed ogni volta gli affibbiava un nuovo incarico, generalmente più spiacevole di quello precedente.
“Sorbetto al limone!” esclamò una volta giunto davanti al gargoyle di pietra dell’ufficio del Preside. Salì in fretta la rampa di scale e si ritrovò al cospetto di Silente.
Il vecchio Albus leggeva una rivista di moda, mangiando lentamente un’Ape Frizzola.
Fanny, appollaiata sul trespolo accanto a lui, lo guardava incuriosita e ogni tanto allungava il collo, cercando di strappare la carta del giornale.
“Ehm,ehm!” Piton si schiarì la voce, facendo notare la sua presenza.
“Oh, caro. Non mi ero accorto del tuo arrivo.” Disse Silente riponendo in fretta la rivista tra le pagine di un enorme testo di alchimia appoggiato sulla sua scrivania. “Avevo un incarico da proporti.”
“Come al solito…tanto io non ho un ca**o da fare!” pensò Piton stizzito.
“Come ben sai, il giovane Potter ultimamente fa dei sogni strani…ho molta paura della connessione tra la sua mente e quella di Voldemort! So che in un modo o nell’altro può essere molto pericoloso! Soprattutto dopo l’incidente avuto da Arthur Weasley questo Natale, ho capito che questi non erano più solo dei sogni, ma realtà. Dobbiamo fare in modo che tra la mente di Harry e quella di Voldemort non ci siano più collegamenti!
“E io cosa c’entro in tutto questo?” chiese Piton.
“Tu?Tu, mio caro, sei la pedina più importante…devi insegnare ad Harry a chiudere la mente! Il ragazzo deve imparare l’Occlumanzia e tu sei il miglior maestro in circolazione!”
“Io?Insegnare a Potter?Mai e poi mai!” disse Piton risoluto. “Quel ragazzo è svogliato,sbadato e per di più ha quella zuccaccia vuota al posto del cervello…A cosa vuole che gli servano delle lezioni?Tempo sprecato con lui…”
“Ah…Severus,Severus!Tu vedi solo il peggio in quel ragazzino!E poi non ti ho detto di discutere…questo è semplicemente un ordine ragazzo mio!Mi dispiace…”
“Ma non potevi pensarci tu a queste lezioni, anziché affibbiare a me questo sgradevole compito? Sai quanto detesti la compagnia di Potter!”
“Questo legame ancora non mi è chiaro…il ragazzo è strano in mia presenza. Non vorrei che Voldemort lo sfruttasse per arrivare a me o ai nostri piani. Trovo rischioso aprire ulteriormente la sua mente in mia presenza.”
“Se così desideri, lo farò! Nonostante i miei molti impegni, troverò qualche ora da dedicare al ragazzo!” disse ormai rassegnato.
“Grazie, Severus! Sapevo di poter contare su di te!”
“Sai che sono qui per dare il massimo. Ora se non ti spiace, avrei dei compiti da correggere!”
“Solo un’ultima cosa, prima che tu te ne vada. Ho mandato a chiamare Harry. Gradirei se vi metteste d’accordo qui, di fronte a me, giusto per evitare spiacevoli inconvenienti.”
Piton guardò Silente in malo modo. “Perché quel vecchio aveva sempre certe idee strampalate? Questa volta era quasi sicuro che lo avesse fatto apposta. Si divertiva a vederli discutere, a vedere il loro odio dipinto in volto.”
Aspettarono qualche minuto in silenzio. Severus già fremeva di rabbia e impazienza.
Presto sentirono un lieve rumore di passi e videro la porta aprirsi lentamente.
“E’ permesso, professore? Sono Harry, mi aveva fatto chiamare?”
“Entra ragazzo mio!” disse Silente, accogliendolo con un gran sorriso. “Desideri un’ Ape Frizzola?” continuò porgendogli una busta colorata di Mielandia.
“Ehm, no grazie” rispose Harry, pensando che il preside faceva sempre strani convenevoli.
“Oh, Severus, perdonami! Non ti ho chiesto se volevi anche tu un’Ape Firzzola!” disse sporgendo il sacchetto anche nella sua direzione.
Severus fece un cenno di diniego con il capo. Era disperato.
Harry, sentendo il nome del suo più odiato professore, si girò di colpo e vide con disappunto che in piedi in un angolo c’era Piton, viscido come una serpe, scuro come un pipistrello nella notte.
“Allora Severus, racconta al giovane Potter per quale motivo si trova qui!” incitò afferrando una caramella, pronto a gustarsi lo scontro.
“Il Preside” cominciò con voce tagliente “mi ha pregato di dirti, Potter, che desidera che tu studi Occlumanzia durante questo trimestre.”
“Che studi cosa?” chiese Harry.
“Occlumanzia, Potter. La difesa magica della mente contro la penetrazione esterna. E’ una branca poco nota della magia, ma è assai utile.”
“Perché devo studiare Occlu…cosa?” borbottò, piuttosto agitato.
“Perché il Preside ritiene che sia una buona idea. Riceverai lezioni private una volta alla settimana, ma non dirai a nessuno cosa stai facendo. E’ chiaro?”
“Sì. Chi mi insegnerà?”
“Io” disse Piton inarcando un sopracciglio. Dentro di sé provò un gioia indescrivibile nel vedere la faccia sconvolta del ragazzo.
“Perché non può farlo Silente?” chiese Harry, mandando un’occhiata supplichevole in direzione del Preside.
“Perché il Preside ha il privilegio di delegare i compiti meno piacevoli, immagino.” disse fulminando Albus con lo sguardo. “Ti aspetto lunedì alle sei del pomeriggio, Potter. Nel mio ufficio. Se qualcuno te lo chiede, stai prendendo ripetizioni di Pozioni. Nessuno che ti abbia visto durante le mie lezioni potrebbe dubitare che ne hai bisogno. Ora se non vi dispiace, io dovrei proprio andare. Ho urgenti compiti da svolgere.”
Così voltò le spalle al Preside e ad Harry e si diresse verso la porta, con il mantello nero che ondeggiava alle sue spalle.
Una volta giunto sull’uscio, si girò un’ultima volta: “Lunedì sera alle sei, Potter.” Poi sparì lungo la scala a chiocciola, lasciando Harry inebetito e Silente decisamente soddisfatto.
“Forse sarà più divertente del previsto!” pensò Severus con compiacimento e sul suo volto comparve un ghigno di pura soddisfazione.
 
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