Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 14/3/2010, 17:17 by: Serpe89




So che in questo forum l'odio per Harry è piuttosto grande...ma io punto più sul lato divertente della cosa...insomma quando Sev lo verrà a scopire...io lo trovo divertente...per quanto riguarda "Severus Paterno" in questo aggiornamento avrà qualche ripensamento...comunque secondo la mia visione personale del personaggio, Severus non è cattivo dentro...per questo amo immaginare i suoi pensieri come positivi!Semplicemente le sue esperienze di vita lo hanno portato ad allontanare i sentimenti più belli...
Comunque parole a parte...ecco due capitoletti...



Capitolo 4

L’incontro

Harry stava ormai girando per il castello da diverso tempo. Vagava senza una meta apparente, salendo o scendendo le scale, girando a destra o a sinistra, non seguendo nessun percorso logico. Più camminava in silenzio per quei corridoi, più si rendeva conto di quanto il suo proposito fosse folle. Come poteva sperare di trovarla? Hogwarts era enorme e conteneva probabilmente un’infinità di stanze, molte delle quali, dopo ben cinque anni, non conosceva ancora. Poiché non sapeva assolutamente nulla della ragazza, fuorché che era di Durmstrang, la ricerca era ulteriormente complicata.
In cuor suo sapeva di non avere alcuna opportunità di incontrarla. Chissà se era ancora nella scuola o era già partita? Perché parlava con Piton?
Già…Piton!!! Ebbe un’illuminazione improvvisa. Sarebbe passato davanti al suo ufficio per vedere se la ragazza fosse ancora con lui: magari era una sua ospite o una nipote o una cugina…
Fece quasi di corsa la strada che lo separava dall’ufficio del professor Piton.
Quando giunse lì davanti, aveva il fiatone. Cercò di fare più silenzio possibile per non farsi scoprire. La porta era chiusa, ma da sotto filtrava una leggera luce: qualcuno era ancora lì dentro. Allora con estrema delicatezza fece scorrere sotto la porta un paio di Orecchie Oblunghe che gli avevano regalato i gemelli Weasley. Subito udì una voce femminile: “Allora buonanotte! Ci vediamo domani mattina a colazione!” Poi il rumore di una sedia spostata: si stava alzando. Subito dopo sentì dei passi leggeri che si avviavano alla porta. “Caspita sta uscendo!” pensò Harry in preda al panico. Così cercò di togliere immediatamente le Orecchie Oblunghe da sotto la porta, tirandole con forza. Stava per recuperarle, quando rimasero impigliate, probabilmente in qualche chiodo sporgente. “Porca miseria! Perché devono capitare tutte a me? Forse perché me le vado a cercare!” pensò Harry ormai agitatissimo. Le Orecchie non volevano proprio saperne di uscire da sotto la porta e fare un incantesimo era troppo rischioso. Mentre era lì a tirare e a disperarsi, la porta dell’ufficio si aprì così improvvisamente, che Harry non fece neppure in tempo a spostarsi. Lo colpì in faccia con una forza inaudita, facendolo cadere a terra e lasciandolo in uno stato di semi-incoscienza per qualche istante.
Corin, appena aveva aperto la porta, aveva sentito una gran botta. Aveva subito controllato a destra e a sinistra, ma non aveva visto nessuno.
“Chi è che fa questa confusione lì fuori?” chiese Piton alla figlia, speranzoso di cogliere in flagrante qualche studente e di togliere parecchi punti.
“Mi crederesti se ti dico che qui non c’è nessuno?”
Piton si alzò immediatamente dalla sedia e si sporse dall’ufficio, constatando che effettivamente non c’era anima viva.
“Non mi credevi, eh?”
“Volevo vedere se per caso non era Pix!”
“Chi è Pix?”
“Un poltergeist…è sempre stato qui, ma combina guai e scherzi tutto il giorno.”
Corin si mise a ridacchiare. “Sarà stato sicuramente lui! Dai, ora vado a riposare!”
“La tua stanza è al terzo piano. C’è una piccola targhetta con scritto “ospiti”.”
“Grazie. Di nuovo buonanotte.”
“Buonanotte.” disse Piton. Guardò la ragazzina ancora per qualche istante, poi rientrò nel suo ufficio, chiudendosi la porta alle spalle.
Corin rimase per un momento a guardare la porta, con un po’ di delusione dipinta sul volto. Fece un piccolo sospiro e si incamminò verso la sua stanza.
Harry era ancora steso per terra. Dopo la botta era rimasto lì dov’era, cercando di non farsi scoprire da Piton. Quando la bella ragazza si era avviata verso il terzo piano, lui si era alzato e l’aveva seguita. Appena si fossero allontanati di almeno qualche piano, si sarebbe rivelato.
Quando giunsero al primo piano, Harry si fece forza:non voleva sprecare quella fantastica occasione per parlare con lei e stare un po’ soli.
“Pssss…ehi, tu!”
Corin si voltò, ma non vide nessuno, perciò prosegui.
“Ehi, ragazza! Parlo con te!”
Corin si girò un’altra volta. Era leggermente spaventata: non le era mai capitato, a parte nei sogni, che delle voci la chiamassero.
“So che non mi puoi vedere, ma sono un ragazzo della scuola! Non aver paura…adesso ti faccio vedere chi sono…anzi, per la verità ci siamo già incontrati oggi!”
Harry si tolse il Mantello dell’ Invisibilità, che fino ad allora lo aveva protetto dagli sguardi di tutti.
Corin spalancò gli occhi: “Cavoli! Un mantello che rende invisibili! Non ne avevo mai visto uno…”
Harry le si avvicinò, sorridendole.
“Aspetta un momento…ma tu sei il ragazzo dei libri!”
“Già…che figuraccia, eh?”
“Non è vero…sono cose che succedono!”
“Ma io puntualmente sono un terribile imbranato, soprattutto con le ragazze!”
Corin si mise a ridere di gusto. “Non ci credo! Uno come te avrà un sacco di ragazze petulanti intorno…se non sbaglio tu sei Harry Potter, giusto?” disse squadrando la famosa cicatrice e il viso ben noto del ragazzo.
“Già…purtroppo mi conoscono tutti! Il mio nome mi precede sempre…”
“Non sembri molto felice della tua notorietà…”
“Se devo essere sincero la detesto…tutti che ti parlano,ti fanno domande, si impicciano della tua vita…è una sensazione piuttosto sgradevole.”
“Mi dispiace molto…allora cercherò di non essere importuna e di non farti domande idiote! Tanto non c’è alcun bisogno che ti chieda della tua vita…tutti sanno la tua storia! Comunque una domanda personale, a questo punto, te la devo fare…”
Harry la guardò riluttante.
“Cosa facevi a quest’ora in giro? E perché mi hai parlato?”
Harry non sapeva davvero cosa risponderle, perciò decise che dirle la verità sarebbe stata la cosa migliore. “Quando ti ho visto questa mattina, ho notato che non eri di Hogwarts, ma di Durmstrang. Ti ho visto parlare con Piton e mi sono incuriosito. Ho pensato a te tutto il giorno, poi, siccome non riuscivo a prendere sonno, sono uscito nella speranza di trovarti e…così è stato! Ti ho sentita parlare nell’ufficio di Piton…”
“Harry…toglimi una curiosità! Per caso, quando ho aperto la porta, te l’ho sbattuta in faccia?”
Lui arrossì leggermente, un po’ imbarazzato. “Beh…ecco…perché me lo chiedi?”
“Perché hai un bozzo enorme sulla fronte…”
Si guardarono un attimo e scoppiarono entrambi a ridere.
“Scusami…non volevo spiarvi…volevo solo sapere se tu eri lì!”
“Cosa hai sentito della nostra conversazione?”
“In realtà nulla…quando gli hai dato la buonanotte, io ero appena arrivato!”
“Ah..ok…”
Rimasero in silenzio qualche istante, poi Corin riprese:”Senti Harry, perché non mi accompagni alla mia stanza? Non conosco molto bene la scuola e ho paura di perdermi.”
“Nessun problema…andiamo!”
Mentre si avviavano verso la stanza degli ospiti, continuarono a parlare.
“Allora com’è Durmstrang?”
“Fredda!” disse sorridendo. “E’ una buona scuola comunque e io mi trovo molto bene, anche se Hogwarts è molto più bella!”
“Come mai studi lì?L’inglese lo parli molto bene…non mi sembri originaria di quelle zone!”
“Infatti sono nata qui in Inghilterra…mia nonna materna è nata in quelle terre! Quando i miei hanno divorziato, io e mia madre siamo andate a vivere là con la nonna…”
“Mi dispiace per i tuoi genitori…”
“Anche a me…comunque ti assicuro che è meglio averli così, piuttosto che non averli affatto…mi dispiace molto di più per i tuoi genitori, Harry!”
“Sei molto gentile…”
Poco dopo arrivarono davanti alla stanza di Corin.
“Grazie per avermi accompagnato…sei davvero un ragazzo carino!”
“Figurati” mormorò Harry imbarazzato.
“Posso chiederti un altro favore?”
“Certo.”
“Siccome starò qui per un po’, vorrei che tu mi presentassi qualcuno e che mi facessi visitare un po’ la scuola..sai, il...professor Piton non ha molto tempo!
“Sei sua ospite?”
“Diciamo di sì…per il momento ho promesso di non raccontare a nessuno tutta la mia storia…spero non ti dispiaccia…sono qui in incognito praticamente!”
Harry era un po’ deluso, ma non voleva essere invadente: d’altronde si erano appena conosciuti.
“Che ne dici se ci vedessimo domani pomeriggio, appena finisco le lezioni? Ti faccio fare il giro della scuola…”
“Volentieri…allora a domani…Harry Potter!”
Corin gli sorrise, poi si girò per aprire la porta della sua stanza. Quando ormai stava per richiudere, Harry la bloccò per un braccio. “Ehi, aspetta! Non mi hai neppure detto come ti chiami!”
“Scusami…sono davvero una sbadata! Non mi sono neppure presentata! Comunque il mio nome è Corin! Buonanotte, Harry! Ci vediamo domani…alle tre e mezza qui davanti!”
“Corin…E’ il tuo vero nome o è una copertura?” chiese Harry dubbioso.
“No, è il mio vero nome”
“E’ molto bello…”
“Grazie. E ancora una volta buonanotte!”
Poi entrò definitivamente nella sua stanza, chiudendo la porta.
Harry rimase inebetito lì davanti per almeno cinque minuti. Che ragazza misteriosa…tutto sommato non aveva scoperto molto sulla sua vita, ma l’idea di uscire con lei il giorno dopo lo mandava in estasi. Tornò in camera sua praticamente con le ali ai piedi. Gli sembrava di volare e si sentiva stranamente leggero.
Quando si fu rimesso il pigiama, si distese nel letto sorridendo.
Ormai stanco si addormentò quasi subito, ma quella notte i suoi sogni furono tutt’altro che sgradevoli…

Capitolo 5

Pensieri

Appena Corin richiuse la pesante porta di legno alle sue spalle, si appoggiò ad essa con tutto il suo corpo, lasciandosi scivolare lentamente con la schiena, finché non si ritrovò seduta per terra, le ginocchia piegate, la testa appoggiata stancamente, le braccia lasciate molli in grembo.
“Che giornata!” pensò. Era stanca…stanca di tutto e di tutti per quella sera! Un giorno così non l’ avrebbe augurato a nessuno…neppure al suo peggior nemico! Conoscere il padre dopo così tanti anni, l’aveva segnata profondamente! Quante volte si era ritrovata a fantasticare su di lui, osservando quella foto scolorita e ingiallita dal tempo, rubata e tenuta nascosta come una reliquia.
Adesso invece si sentiva terribilmente vuota. Era calata l’emozione dell’attesa e del primo incontro…da domani sarebbe stato tutto molto più difficile. Suo padre era diverso da come se lo aspettava: chiuso, riservato, estremamente sintetico, preoccupato di farsi perdonare…chissà se quella era la sua unica ambizione…lo faceva per mettere a tacere la sua coscienza? Per non provare una pugnalata al cuore ogni volta che la guardava? Oppure in tutti quegli anni aveva provato qualcosa dentro di sé quando pensava a lei? Non sapeva davvero rispondersi…
Lei aveva sofferto molto per quella situazione, ma era una ragazza forte, intelligente, battagliera…era una di quelle persone che quando vedono una difficoltà ci si buttano sopra senza pensarci due volte. E quando era partita di nascosto,chiedendo il permesso solo alla sua scuola, ma non alla madre, aveva finalmente deciso di estirpare il problema di suo padre fino alla radice. Conoscerlo avrebbe tolto ogni suo dubbio e ormai era sufficientemente matura da decidere cosa fare o non fare nella sua vita! Sarebbe andata avanti nei suoi intenti con estrema caparbietà!
Aveva ascoltato con attenzione la storia del padre: non si discostava di molto dal racconto fattole dalla madre…tutto sommato aveva sperato di sentirsi dire una versione totalmente nuova…invece lui aveva candidamente ammesso le sue colpe, in quel suo modo così neutro e sintetico, se non che sembrava parecchio ansioso di ottenere il suo perdono. Lei lo aveva perdonato, ovviamente! D’altronde a lei personalmente non aveva fatto nulla…se ne era dovuto andare perché sua madre lo aveva cacciato! Cosa avrebbe dovuto fare se non sparire dalle loro vite? In quel momento aveva dimostrato una grande dignità.
Però quello che più la spaventava era dover cominciare da zero…alla sua età…sapeva, con un velo di tristezza, che suo padre non le avrebbe mai raccontato una favola, non l’avrebbe mai spinta sull’altalena, non sarebbe venuto a prenderla all’asilo, non avrebbe giocato con lei, non le avrebbe mai fatto il bagnetto o preparato la colazione la domenica mattina…tutte quelle semplici cose che legano irrimediabilmente un padre e una figlia. Suo padre non le aveva neppure mai fatto un regalo,se non quello di metterla al mondo. L’unica sua consolazione era che i suoi genitori l’avevano desiderata, che non era nata né per errore né per violenza, in un periodo in cui ancora si amavano…già…si amavano! Chissà se suo padre provava ancora qualche sentimento per lei! E sua madre? Forse non lo amava più, ma sapeva quanto aveva sofferto…e quanto soffriva ancora dentro di sé, pur non dandolo a vedere! Aveva frequentato altri due uomini dopo suo padre, per diversi anni ciascuno, e lei aveva ogni volta sperato di trovare un padre, seppur adottivo. Ma sua madre li aveva lasciati entrambi…non le aveva mai spiegato il motivo, forse perché era troppo piccola…ma lei sapeva…non li amava…o almeno non abbastanza! Non come aveva amato lui!
Ormai erano parecchi anni che non frequentava più nessuno. Ultimamente diceva: “Ormai sono vecchia per queste cose!” E lei le rispondeva sempre: “Mamma, ma se non hai neppure 34 anni?” E l’altra per tutta risposta, la guardava sorridendo senza aggiungere un’altra parola.
E suo padre? Era curiosa di sapere se aveva avuto altre donne…magari glielo avrebbe chiesto quando i loro rapporti si fossero approfonditi!
Ormai era davvero stanca…non sapeva neppure da quanto tempo fosse lì accasciata per terra a rimuginare! Le aveva fatto piacere incontrare Harry dopo l’uscita dall’ufficio di suo padre! Quella sua aria buffa e imbarazzata, l’aveva aiutata a distrarsi un po’ dalla situazione! Sembrava un bravo ragazzo…comunque il giorno seguente l’avrebbe di sicuro conosciuto meglio! Gli aveva promesso un bel giro della scuola…le avrebbe fatto certamente bene stare un po’ alla larga dall’argomento “Severus Piton”. E sinceramente era rimasta un po’ offesa dall’atteggiamento di suo padre quella sera…praticamente le aveva sbattuto la porta in faccia, biascicando a stento un “buonanotte”. Forse era solo stanco e nervoso come lei…domani avrebbe chiesto qualcosa ad Harry…Piton era un suo professore e di certo doveva sapere per forza qualcosa sul suo conto!
Trovando finalmente la forza di alzarsi, si tolse velocemente i vestiti e gettandoli sulla sedia più vicina, si infilò nel letto, ormai senza forze…neppure per riflettere!
Troppi pensieri, però, le agitavano il sonno…


Severus Piton, invece, aveva appena lasciato lo studio per dirigersi nelle sue stanze.
Quando Corin era andata a dormire, lui era rimasto ancora un po’ di tempo a sistemare le carte, che per quel giorno erano rimaste ammassate sulla sua scrivania…progetti, compiti in classe, giustifiche, permessi…la vita scolastica era terribilmente burocratica a suo parere! Però non c’era giornata in cui lui non adempiesse a tutti questi suoi doveri:era estremamente ligio e meticoloso, nonostante considerasse gran parte di quei fogli sparsi un’autentica perdita di tempo!
Quella mattina non era riuscito neppure a toccare un foglio, perciò aveva dovuto recuperare il tempo perso solo a tarda sera.
Non riusciva a capacitarsi di aver perso tutto quel tempo! Corin l’aveva terribilmente distratto durante tutto l’arco della giornata! “Accidenti!” pensava seccato mentre si dirigeva verso la sua camera da letto. “Non posso certo continuare così…cosa devo fare…il papà a tempo pieno? Ormai la ragazzina è grande a sufficienza per cavarsela da sé…e ormai ho perso tutto il tempo che potevo passare con lei…non posso più recuperare questi anni persi!” Quando Corin l’aveva salutato davanti alla porta, si era finalmente reso conto di cosa significasse l’arrivo della figlia! Per tutta la vita non aveva desiderato altro che vederla e, quando era successo, per un po’ gli era sembrata la cosa più bella e naturale del mondo! Poi, dopo le lezioni pomeridiane, aveva provato sentimenti nuovi e inaspettati nei suoi confronti: paura e distacco.
Proprio come quella sera…quando le aveva praticamente chiuso in faccia la porta!
Dentro di sé detestava ammettere quelle debolezze…quella sua estrema difficoltà ad amare, a relazionarsi con gli altri,a provare sentimenti per qualcuno.
Dopo che si era allontanato dalla sua famiglia, quattordici anni prima, era diventato un’altra persona. Aveva dimenticato i significati delle parole come amore, vicinanza, affetto, aiuto e sostegno…forse aveva condotto un’esistenza migliore dal punto di vista etico, ma decisamente povera di ogni sentimento positivo. Ciò che ancora lo portava avanti, erano il suo orgoglio e la sua volontà di riscatto. Era una persona estremamente fiera: detestava mettere in mostra la parte più debole di sé e che Silente definiva, in malo modo secondo la sua personale opinione, “la parte migliore di lui”.
Da domani avrebbe dovuto dimostrarsi più distaccato con Corin…non doveva pensare che suo padre fosse un romantico e affettuoso vigliacco!
Era ormai arrivato in camera da letto.
Mise ordinatamente tutti i vestiti nell’armadio e si infilò lentamente nel letto, che aveva i colori della sua casa: lenzuola nere, come il suo umore, coperta verde brillante, come la speranza che si nascondeva furtiva nel suo cuore, bordata d’argento.
Aveva sbagliato ad aprirsi così tanto con lei quella mattina…si era dimostrato troppo debole…e non doveva più succedere! O per lo meno non subito!
Si girò e rigirò diverse volte senza riuscire a prendere sonno.
Soffriva un po’ dentro di sé ogni volta che doveva prendere una decisione del genere, ma sapeva che era meglio così, per il bene di tutti! Per sé, che ogni volta che aveva amato aveva sofferto e per gli altri, che ogni volta erano rimasti delusi da lui e dal suo affetto.
 
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39 replies since 17/2/2010, 12:15   721 views
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