Giulia era sdraiata sul suo letto, rimirando il soffitto della sua camera. Il letto di sua sorella, proprio sotto il suo, era vuoto, come quello dei suoi genitori, nella camera accanto alla sua, e come quello di suo fratello, in quella ancora dopo. C’era solo lei, a casa, quella mattina, lei, che guardava il soffitto giallo. Anzi, non proprio giallo: c’era una macchiolina bianca proprio lassù. Doveva dirlo a suo padre. Vabbè, ma poi cos’era una macchiolina? Se si stava a vedere quella stanza, la si sarebbe dovuta ridipingere tutta: su un muro c’erano le strisce di pennarello verde che suo cugino piccolo aveva tracciato prima che lei se ne accorgesse e che glielo togliesse subito dalle mani. Il tutto era avvenuto già da un paio d’anni. Poco più sopra dei battiscopa c’erano rigate qua e là, causate dalla borsa di Giulia che veniva buttata a casaccio non appena finiva la scuola.
Fuori il vento batteva sui vetri della finestra, preannunciando un clima non tanto sereno, quella mattina, e lei si strinse ulteriormente nelle coperte. Aveva convinto la madre a non mandarla a scuola, dicendole di avere mal di pancia. Come avrebbero invece detto gli antichi, Giulia era malata di malinconia. Certe volte le prendeva, così, all’improvviso, di rimanere con sguardo vitreo, fissando il vuoto e pensando al futuro. Che futuro, poi? Un sogno era difficile da realizzare, e questo l’aveva sempre saputo. Lei però, ogni volta, si era detta che ce l’avrebbe fatta. Il giorno dopo però, la realtà l’invadeva di nuovo, e per l’ennesima volta ricominciava a sentirsi una piccola goccia il quel piccolo mare che è il mondo.
“Però una goccia, per quanto piccola sia, se non ci fosse, al mare mancherebbe.” Aveva sentito dire una volta persino da Madre Teresa.
Se però quel mare era un meccanismo irrefrenabile e senza scrupoli, che non ci metteva nulla, se non uno schiocco di dita, a lasciarti indietro? Se al mare non fosse importato nulla di quella sua goccia? E così Giulia si ritrovava
sottobraccio alla malinconia, di ritrovarmi solo, che ironia…Frase copiata paro paro da una canzone del suo cantante preferito, Renato Zero. Quando, quelle poche volte, Giulia riusciva a rialzare la testa e a decidere di volercela mettere tutta, il merito era un po’ anche di quel personaggio ambiguo che, da quando l’aveva scoperto, un paio d’anni prima, era diventato indispensabile come l’ossigeno. Non passava mai giorno in cui non ascoltasse delle sue canzoni e che se le ripetesse a mente milioni di volte. Lei si soffermava particolarmente su quelle che, nei momenti come quello che stava passando, riuscivano a scuoterla un po’. Così scese dal letto ed afferrò il suo mp3, per poi tornarsene sotto le coperte; si infilò gli auricolari nelle orecchie e fece partire la musica.
È la noia
Che non perdona mai
Non si sbaglia
Sa già che razza d’uomo sei.
Non eccentrica, non è così vistosa,
né sensuale né formosa, ma ci sta.Quella di Giulia forse non si poteva proprio definire noia, ma il concetto era quello: non rimanere mai inerme davanti al tempo che scorre inesorabile; datti da fare per realizzare ciò in cui credi, anche se all’inizio ti sembrerà utopistico.
Non stare lì impassibile,
Azzarda l’impossibile.Era questa la frase che l’aveva colpita maggiormente. Semplice, corta, non particolarmente elaborata; ma l’aveva colpita, riscuotendola un pochino.
Giulia cambiò canzone, mettendo ‘Svegliati’. Dal titolo aveva già capito, dal momento in cui l’aveva adocchiata per la prima volta, che faceva al caso suo, e così l’aveva subito sentita. Il risultato fu che a fine canzone due grosse lacrimone erano lì lì per uscirle dagli occhi. Si trovava in macchina quel giorno, ed aveva fatto di tutto per trattenerle; c’era riuscita, ma dentro di sé sentiva il cuore scoppiarle.
Svegliati…
Fai sentire che esisti.E in quel momento aveva pensato davvero che era ora di svegliarsi.
Svegliati, dai respiro ai pensieri,
sforzati di cambiare anche tu
prova un po’ a riscoprire le stelle
a sentirti dentro la tua pelle
prova un po’ a contare fino a mille.
Svegliati.
Svegliati, fai sentire che esisti!
Credo in te come credo a domani
Credo che una strada ci sia.
So che noi, noi saremo migliori
Senza più una maschera di cera
Con un solo Dio, una sola bandiera.
Svegliati!Prima che gli occhi cominciassero a pizzicarle, cambiò canzone. Certo che Renato Zero ci sapeva proprio fare: nonostante fosse lontanissimo da lei, nonostante facesse solo metaforicamente parte della sua vita, lo sentiva comunque vicino; le sue canzoni si adattavano a qualunque situazione. Giulia lo sentiva davvero come se fosse proprio accanto a lei.
“Giulié, nun me piange, però, eh.”
Giulia si voltò di lato, dal punto in cui era arrivata quella voce: una voce d’uomo, calda e rilassante, e quasi non le venne un colpo. Renato Zero, il suo Renato, era
veramente accanto a lei, che le sorrideva, seduto sul suo stesso letto. Giulia strabuzzò gli occhi e sbatté le palpebre più volte, incredula. Non era possibile… Di sicuro era un’allucinazione, forse un prodotto della sua ‘malinconia’. Fatto sta che cercò di mettersi seduta anche lei, senza spostare lo sguardo. Renato però le poggiò una mano sulla spalla, invitandola a non cambiare posizione.
“Comoda, comoda.” Disse.
Giulia allora non si mosse più, e fu ancora più allibita quando fu Renato a spostarsi e a sdraiarsi accanto a lei, di fianco. Forse stava sognando, eppure sembrava così vero…
“Ma…ma tu…” Balbettò lei “come puoi essere…qui?”
Renato si avvicinò ulteriormente con un candido sorriso sul volto.
“Io sono sempre con te, Giu’.” Rispose “Lo ammetti sempre tu stessa. O sbaglio?”
“No…no non sbagli.”
“E allora dimme ‘n po’: che è ‘sta storia che ti rintani sotto le coperte fingendo di stare male? Mmh?”
Giulia si sentì quasi fregata. “Ma io sto male.” Disse lei “La cosa brutta è che non è una malattia curabile con un’aspirina.”
Renato non smise, invece, di sorridere. “
Immaginaria malattia: punirsi ingiustamente è facile.”
Lei rimase per un attimo in silenzio, interdetta. Poi abbassò lo sguardo e replicò:
“Dici bene tu. Ma non sai come mi sento, quando ogni sforzo sembra inutile, quando si ha paura di non realizzare i propri progetti, i propri sogni.” E poi aggiunse: “
Dipingi un sole se puoi, le stagioni, il mare, il vento e noi. Dammi una stella che non sia solo un satellite ma la stella mia. Dimmi che ancora crescerò anche se sono di latta i sogni che ho.”
“Ma io non posso nulla.” Disse Renato “Non posso aiutarti a correre se non fai i primi passi, se non prendi in mano la tua vita, il tuo tempo e decidi di combattere di mettercela tutta. Non si può sempre avere tutto pronto, e sai che nessuno meglio di me te lo po’ dì.”
“Sì, sì, lo so, ma…
gira il mondo troppo in fretta, forse non mi vedrà.”
“
Sei tu la sola speranza che gli resterà. Sei giovane, e se lo vuoi sai anche essere forte. Il mondo ha bisogno di persone come te. Devi provarci, forza, metti le ali!”
“E se poi non riuscissi a volare? Se cadessi giù?”
Lui le passò una mano tra i capelli, facendole venire i brividi.
“L’uomo più coraggioso non è quello che non ha paura di cadere, ma quello che riesce ad alzarsi. Il vuoto fa paura, lo so, amò, ma se invece di cadere ti librassi come un’aquila? Non puoi sapere se fallirai, se neanche ci provi…” le fece un’altra carezza “
Riaccendi la mente, che quella passione ci sia, impegnati ovunque, rifiuta quel niente. Che cosa vuol dire ritornare a vivere lo imparerai.” E poi un’altra carezza ancora “
Ad inseguire un aquilone siamo in tanti.”
“E io non corro tanto veloce…”
“Più che altro sei proprio de coccio, Giulié!”
Era un rimprovero, e Giulia lo sapeva, eppure Renato era riuscito a strapparle un sorriso.
“Allora dimme” continuò lui “te che mi conosci tanto bene, dimme…qual è il mio motto?”
Giulia non aveva bisogno di pensarci su, lo sapeva perfettamente; eppure ci mise un po’ a dire quelle poche parole, perché sapeva che erano estremamente vere:
“
E’ meglio fingersi acrobati che sentirsi dei nani.”
“E tu ora ti senti un nano, vè?”
“Già…”
“Eppure guardati: sei intelligente, hai un mucchio di fantasia e di sentimenti pronti ad esplodere. Saresti un’acrobata perfetta…”
“Forse hai ragione…” Fece allora Giulia “forse dovrei scuotermi davvero, dovrei provare a non aver paura.”
“A non aver paura di rialzarti, tesoro, ricordatelo: è sempre quella la parte più difficile. Non molta gente ha voglia di ricominciare dopo un fallimento, perché crede di non essere capace di andare avanti. Promettimi che non farai mai parte di questi nani.”
“Te lo prometto, Rena’, e grazie. Grazie per tutte le belle parole, grazie per questo mio risveglio.”
“E Renatino se no che ce sta a fa’?” Si alzò su un gomito e abbassò il suo volto verso quello di lei “So’ sempre a disposizione, ricordatelo.” E poi appoggiò le sue labbra sulla sua fronte, mentre lei chiuse gli occhi “
Ti vivrò accanto, nì,
farò il viaggio insieme a te.”
Giulia riaprì gli occhi e si girò verso di lui, ma non lo trovò: se n’era andato via, e le sue parole, il caldo tono della sua voce ancora le risuonava nelle orecchie. Forse era stato un sogno, una proiezione del suo inconscio, però, qualunque cosa sia stata Renato, sogno o realtà, aveva estremamente ragione: non valeva la pena buttare il proprio tempo e, più largamente, la propria vita, nel rimuginare sui nostri limiti.
Non nascere con un paio d'ali, questo credo sia il vero limite di un uomo! Ma più un volo è precario, più è insicuro, più mi viene voglia di tentare ancora… Perché è tentando che scopriamo chi e cosa siamo veramente, di quanto siamo capaci. Solo così potremmo raggiungere i nostri sogni, solo così potremmo realmente e sinceramente sentirci liberi. Liberi di sperimentare, di amare, di cadere e di rialzarci, di tentare, di sbagliare, di imparare, e ancora di sognare e di fantasticare, di raggiungere obiettivi, di fare magnifiche scoperte. Di volare sempre più in alto.
Giulia allora si alzò dal letto, buttando via le coperte: basta rinchiudersi in se stessi, basta pensare ai ‘se’ e ai ‘ma’. Ogni momento è buono per agire e per non lasciarsi prendere dalla malinconia. Così andò alla finestra, aprendo le finestre, e lasciando che il sole della vita illuminasse anche la sua stanza.
Tu prendi e non chiedere mai.
Questo sole è di tutti lo sai.FINE (o meglio… Inizio).Questa storia l’ho scritta per farvi un grande augurio, l’augurio di mettercela tutta nel realizzare i vostri sogni. Non abbiate mai paura di rialzarvi, di tentare. Di SPERARE. Perché il sogno, l’Amico Assoluto, è alla portata di tutti, basta sciogliere i lacci e allungare le mani.
Non meritiamo la felicità, insoddisfatti sempre
la vita se c'è è una stagione qualunque.
Riposa sogno, non svelarti più
non puoi bruciarti anche tu
La rabbia oramai ha chiuso gli occhi e la mente
Com'eri importante.
Qui finisce il mondo, la nostra complicità
l'amore si arrende
Vincere senza più regole
senza onestà, ti offende.
Resti lì indeciso, sospeso sopra di noi
nè ali nè vento
Ecco il grande sogno schiacciato dalla realtà
Un po' di pietà...
Addio poeti, artisti e navigatori, umanità a colori
Almeno voi abbiate giorni migliori.
Qualcuno dica no, qualcuno si impegni
che è poi la verità a nutrire i sogni
Più fantasia così non ti spegni.
Qualcuno lo insegni.
Io non ti ho venduto, io non ti tradirei mai
amico assoluto
Vieni da lontano che Cristo ti dedicò
il suo accorato saluto.
E per tutti i figli che non ti accendono più
la nostra preghiera
Che la fatica possa stanarci e portarci da te... ancora!
Vola... Vola...
Nè orgoglio nè paura..
Torna prepotente intrigante, armi ne hai
Sei nato vincente
Sfidaci a combattere il buio dentro di noi
a uscire dal niente
Scalda questi venti di pace e sincerità
di musica nuova
Per raccontarci un sogno sospeso, lasciato a metà
Un uomo lo sa che esiste un disegno
Incontriamoci là
All'alba di un sogno...Tutte le frasi che ho scritto in corsivo fanno parte di varie canzoni di Renato Zero, ormai mio fedele ‘compagno’. Ecco i titoli:
Sottobraccio alla malinconia, di ritrovarmi solo, che ironia…AngeliÈ la noia
Che non perdona mai
Non si sbaglia
Sa già che razza d’uomo sei.
Non eccentrica, non è così vistosa,
né sensuale né formosa, ma ci sta.Emergenza noiaNon stare lì impassibile,
Azzarda l’impossibile.Emergenza noiaSvegliati…
Fai sentire che esisti.SvegliatiSvegliati, dai respiro ai pensieri,
sforzati di cambiare anche tu
prova un po’ a riscoprire le stelle
a sentirti dentro la tua pelle
prova un po’ a contare fino a mille.
Svegliati.
Svegliati, fai sentire che esisti!
Credo in te come credo a domani
Credo che una strada ci sia.
So che noi, noi saremo migliori
Senza più una maschera di cera
Con un solo Dio, una sola bandiera.
Svegliati!SvegliatiImmaginaria malattia: punirsi ingiustamente è facileLa medicinaDipingi un sole se puoi, le stagioni, il mare, il vento e noi. Dammi una stella che non sia solo un satellite ma la stella mia. Dimmi che ancora crescerò anche se sono di latta i sogni che ho.Sogni di lattaGira il mondo troppo in fretta, forse non mi vedrà.
Sei tu la sola speranza che gli resteràMetti le aliRiaccendi la mente, che quella passione ci sia, impegnati ovunque, rifiuta quel niente. Che cosa vuol dire ritornare a vivere lo impareraiMuovitiAd inseguire un aquilone siamo in tantiMuovitiE’ meglio fingersi acrobati che sentirsi dei naniLa tua ideaTi vivrò accanto, farò il viaggio insieme a teLa tua ideaTu prendi e non chiedere mai.
Questo sole è di tutti lo sai.Il prezzo Non nascere con un paio d'ali, questo credo sia il vero limite di un uomo! Ma più un volo è precario, più è insicuro, più mi viene voglia di tentare ancora… (Questa non è la frase di una canzone; semplicemente è una libera riflessione di Renato.)Mettetecela sempre tutta.
Baci,
Giulia.P.S. Colgo l'occasione anche per augurarvi Buon Natale!!!!!!!!
CiaooooooooooooooooooooooEdited by Iurin - 21/12/2009, 15:38