Allora, questa one-shot nasce dalla necessità di sfogo.
Mentre la mia FF a capitoli ''Volami Nel Cuore'' presegue a passi piccolissimi, avevo bisogno di scrivere altro per riordinare le emozioni.
Sperando che vi piaccia. ^^
Cinque e mezzo del mattino: luce accesa.
Non ho voglia di alzarmi, il letto è comodo e caldo. Poi un pensiero mi attraversa la testa.
Quel pensiero.
Il mio cervello non connette più e lascia il posto al cuore. Le pulsazioni sono padrone dei miei movimenti.
Esco dal letto, scendo in cucina.
Passa mezz’ora e sono davanti alla credenza: non voglio nulla. Non ho fame. Mi basta
quel pensiero.
Fisso la televisione a vuoto.
Sono le sei e mezzo ed esco da casa.
Incontro le amiche, rido e scherzo. Ma penso ad altro.
Il viaggio in pullman pare infinito, passato a canticchiare.
Le canzoni non aiutano: ho ancora
quel pensiero.
Sette e mezzo, cortile quasi vuoto.
Parlo con gli amici ed entro. Poggiò tutto in classe e corro giù, a prendere l’acqua.
La mia amica vuole il caffè, mi fermo con lei.
Nel corridoio si alternano volti, poi
quel pensiero.
Quel pensiero che si rende concreto.
Passa davanti a me, mi guarda. Non saluta, va avanti.
Torno in classe. Due ore vuote.
Quindici minuti di libertà, eccomi in giro. Passò per quel corridoio e guardo verso di lui.
Mi guarda, ancora. Non capisco.
Risalgo le scale e le scendo ancora, percorrendo quel tragitto tutte le volte che posso. Solo per vederlo.
Un suono m’interrompe.
Altre due ore passate con
quel pensiero, tra risate e chiacchiere.
Cerco di seguire le spiegazioni ma ogni cosa rimanda a lui.
Guardo fuori dalla finestra. Sguardo perso, un po’ sognante.
Domande affollano la mia mente. E' a lezione? A che pensa? A me?
Pausa: cinque minuti per vederlo. Scendo le scale, percorro tutto il corridoio.
Eccomi alle altre scale, da dove lui arriva.
Il primo gradino. Secondo. Terzo.
Quar... mi blocco.
Mi ha salutato. Mi ha sorriso. Lo stomaco si chiude. Le farfalle agitano le ali.
Torno in classe. Le labbra tirate.
«Ti ha salutato, vero?» le poche amiche che sanno, capiscono.
Annuisco, senza che il sorriso ebete sul mio volto sparisca. Anzi, si allarga ancora di più.
Le ultime due ore non le sento, troppo presa a pensare alle sue labbra che mi hanno sorriso. Ai suoi occhi che mi hanno guardato. Al suo profumo che mi ha tramortito. A lui.
Ultimo suono della giornata. Corro a prendere il pullman.
Auricolari nelle orecchie, sguardo al mondo. Mondo che pare effimero, forse per il mio pensiero fisso su di lui.
Un quarto alle tre, eccomi a casa.
Ora inizia la monotonia in attesa di un altro giorno, quando forse mi sorriderà ancora.
Fortunatamente nemmeno di notte sono sola, piacevolmente disturbata.
Ma cos’è che inciampa nei miei sogni? E' forse lui? Ah, dimenticavo: è
quel pensiero. Il pensiero di
lui.