Ok, per un attimo ho creduto di non riuscire più a mettere due parole insieme nella stessa frase.. un vero e proprio blocco, forse causato dalle mille sensazioni contrastanti.. dal momento difficile che ho vissuto.
Non so a quanti interessi questa ff, ma continuo a scriverla in un certo senso perchè voglio dimostrare che so ancora scrivere qualcosa che mi piace... che non ho perso niente, che quel blocco è stato soltanto un ostacolo a qualcosa che mi piace fare veramente. Scrivere.
Quindi rieccomi qui, con il capitolo tre. Carico di aspettative e soprattutto di speranze.
Per le festività vi auguro le più serene feste, e che ogni giorno sia pieno di novità e di felicità, che ogni giorno vi porti ciò che di più desiderate al mondo.. vi auguro un caro natale.
Con questo, passo alla ff. Prima di tutto questo capitolo è diviso in tre parti.
- Prima parte: si svolge in terza persona.
- Seconda parte: molto breve, e un POV di Claire.
- Terza parte: POV di Julian.
Perchè questa divisione? Non lo so, mi è girato proprio sul momento di scrivere il tutto. Quindi scusate la presenza di eventuali errori ortografici, ma sono priva di una reader.. o meglio, la mia è clamorosamente scomparsa. u.u'
Dunque mi è difficile trovarne un'altra di fiducia a cui affidare il compito di criticarmi e correggere i miei "orrori".
E con questo vi auguro buona lettura, a chi dopo aver letto il mio monologo avrà già deciso di cambiare pagina e dire: "Ma che noia questa!", nonostante ciò spero non lo abbiate fatto.. e attendo qualche commento, dato che finora non ne ho suscitato più di uno per capitolo.
Un bacione, Sara
3. Capitolo
Sebbene non fosse ancora giunto il natale, novembre era identificato come il mese dove l’aria del natale iniziava a circolare nelle case, nelle città, nei negozi.
Era una giornata molto fredda, e Claire si era avvolta nel suo caldo giubbotto dal color cioccolato prima di uscire di casa e affrontare il gelo.
Julian l’aspettava nel suo SUV nero, puntuale come al solito.
Una volta convinta di non aver lasciato nulla, corse velocemente alla macchina, ed entrata nell’abitacolo iniziò a strofinarsi le mani evidentemente congelate.
“Brr! Che freddo!” rabbrividii.
Julian le sorrise dolce e caloroso come sempre. Fu un tuffo per il suo cuore.
Accese la macchina e senza proferire alcuna parola, partì.
Entrambi non parlarono, forse troppo spaventati dall’essere soli. Era passato troppo tempo da quegli scambi complici che avevano osato scambiarsi in passato. Ma i loro sguardi ad intervalli regolari s’incontravano e ogni volta che questo succedeva, Julian accelerava un poco come se i muscoli fossero troppo tesi e il piede si lasciasse andare pesantemente contro il pedale.
Ad ogni modo, molto più tardi, dopo quelle ore di silenzio, Julian tossì rumorosamente prima di iniziare a parlare.
“E’ stato molto gentile da parte tua, venire a farmi compagnia! In tutta sincerità non ho i gusti raffinati di Brenda, e avevo proprio bisogno di una donna come te in sua assenza.” proferì imbarazzato e ammiccando uno splendido sorriso.
“Spero di esserti utile” disse scherzosamente Claire, guardandosi le mani strette tra le ginocchia, “Dove si va?” aggiunse guardandolo un attimo appena.
“Dovremo iniziare dal mio abito.. L’appuntamento è tra un’ora, che dici se andiamo prenderci un caffè?”
“Oh non c’è problema” rispose lei guardando i profili dei palazzi che scorrevano accanto a loro.
Qualche minuto più tardi, entravano filati in una piccola caffetteria.
L’ambiente era caldo, sereno e soprattutto confortevole. Le pareti color crema diffondevano luce e le cameriere risplendevano nelle loro tenute giallo canarino e con i loro sorrisi carichi di aspettative.
Una giovane cameriera dai capelli biondi come l’oro si avvicinò con un taccuino e una penna in mano e sorridendo ci chiese: “Benvenuti all’Olly’s, che volete ordinare?”
Li guardò sorridente e i suoi occhi verdi rifletterò la luce del sole, che filtrava nella finestra accanto a Claire e Julian.
“Per me un caffè lungo, molto lungo..” disse Claire rendendosi corto del suo disperato bisogno di caffeina.
La cameriera gettò un’occhiata a Julian che aggiunge: “Anche per me, grazie.”
Una volta che si fu allontana, Julian intrecciando le mani sulla tavolata che ci divideva guardò a lungo Claire, che a sua volta fu costretta a guardare altrove.
“Com’è andata in questi due anni.. lontano da qui?” mi chiese abbassando lo sguardo.
Vorresti dire: lontano da me? – si disse Claire per un attimo, mentre scuoteva la testa con un sorriso sornione stampato sulla faccia per aver pensato ad una simile assurdità.
“Bene, direi di aver avuto i due anni più lunghi della mia vita.. e ancora mi stupisco di quanto le cose cambino in così poco tempo” concluse lanciandogli un’occhiata incalzante.
“Sì, hai ragione. Sono contento che sarai presente nel giorno più importante della mia vita. Mia madre e mio padre ne sono orgogliosi.”
“Fa piacere anche a me.” disse con molto sforzo “Ma dimmi.. un po’, come hai incontrato Brenda.”
Finalmente gli occhi di Julian tornarono su Claire e ne studiarono i lineamenti, gli occhi, gli zigomi, il mento dolce e tondo, le labbra.. cercò di studiare quel suo “finto” interesse, ma non ne trovò la fonte.
“Due anni fa, eri partita da pochi giorni..” incominciò.
Ma bene, ti sei consolato subito!
“Brenda è procuratrice distrettuale, e ci siamo conosciuti per un caso. E’ stata da subito mia amica, sebbene ci fosse di mezzo principalmente il lavoro nel nostro rapporto e un giorno vinta la causa, lei mi ha invitato a bere una birra. Ho notato da subito che era speciale, ma non l’avrei mai creduta ragazza da birra.” Rise sopito nei suoi ricordi passati.
“Quella sera mi baciò, ma stupendomi di me stesso, la respinsi. Non avrei potuto.”
I loro occhi si incontrarono.
Claire non gli chiese il perché, in cuor suo conosceva la risposta già da tempo.
“L’ho fatta aspettare.. ma lei è stata paziente. E dopo un anno e mezzo ho capito che dovevo andare avanti, non potevo aspettare e perdere un occasione così. Perché ci tenevo e non volevo perderla. Nonostante tutto ciò che le avevo fatto passare, tutto il tempo in cui aveva aspettato.. dopo avermi ascoltato a lungo, mi dimostrò di essere la persona di cui avevo bisogno in quel momento. Sono stato fragile e non me ne vergogno, perché ho conosciuto lei ed è stato ciò che di più bello poteva capitarmi.”
Claire prese un respiro. L’aveva osservato a lungo, anche mentre le raccontava di Brenda, era seriamente preso e questo la sprofondò in uno stato comatoso. Doveva abbandonare le sue speranze, doveva fermare il ciclo delle sue emozioni.. ma tutto questo flusso di pensieri frenò, quando Julian le strinse la mano.
Claire disorientata alzò gli occhi e guardò incerta Julian che disse: “Dobbiamo andare.” Detto questo si alzò e trascinò Claire con sé.
*
Claire POV*
La prova d’abito fu lunga ed estenuante, Julian era affascinante in qualunque abito indossasse e dargli un consiglio su quale abito scegliere, mi sembrò un compito ingrato. A dispetto di questo, Julian alla fine scelse un abito blu notte, molto scuro che gli garantiva l’effetto “principe”.
Quando fummo fuori dal negozio, mi prese per mano e contento mi scortò fino ad un altro negozio: quello dei fiori.
Guardammo un enorme varietà di fiori, ma nessuno sembrava rispecchiare il fiore adatto, quello che rappresentava il loro amore basato sulla forza reciproca.
Mentre guardavo l’ultimo negozio di fiori, posai gli occhi su una meravigliosa orchidea di un color bianco candido. Era davvero bellissima.
La commessa intercettò il mio sguardo e mi si avvicinò: “è davvero un fiore bellissimo, non crede?” chiese dolcemente accarezzando il fiore con la punta delle dita.
“Sì”
Julian poco dopo, attirato dai nostri sguardi persi notò la mia attenzione per quel magnifico fiore ed esclamò felice: “Bravissima Claire, questo è sicuramente adatto per la cerimonia.”
Lo guardai improvvisamente e senza capire più niente, arrivai alla conclusione che il mio fiore preferito, il fiore più bello, non sarebbe stato altro che il simbolo dell’unione tra Julian e Brenda. E che da quel momento in poi, guardare un’orchidea avrebbe significato ricordarlo per sempre.
Annuii, e la commessa ancora una volta comprese senza bisogno di scambiarci nemmeno una parola. Posò una mano sulla mia e disse: “Lei lo ama, non è così?”
“Pensa che sia tanto sbagliato.. provare gelosia nei confronti della donna che sposerà?” chiesi suscitando un sorriso malizioso nella commessa.
“Non credo. E’ normale.” Dicendo così mi diede l’orchidea che aveva conquistato la mia attenzione, “Questa non deve ricordarti per forza quando hai perso.. ma quanto ancora tu hai. Il tempo scorre troppo veloce perché tu possa permetterti il tempo di tornare indietro.. vai avanti, pensa al tuo futuro.. solo allora ti renderai conto di quanto il mondo ha da darti e quanto tu devi a lui.”
La guardai esterrefatta da quella sapienza e infinita dolcezza con cui mi aveva dato i suoi consigli e con sé la sua orchidea, così la presi e pensai che quell’orchidea sarebbe potuto essere il significato che davo a ciò che stavo per fare, ovvero, provare ad andare avanti. E con questo non significava dover tagliare Julian, fuori dalla mia vita, ma a provare a far rientrare lui - e la sua nuova vita - nella mia.
*
Julian POV*
Mentre guidavo, notai lo sguardo sereno di Claire, mentre si posava sull’orchidea che la commessa le aveva donato. Sembrava risplendere della luce che il fiore le emanava, e mi trovai a pensare che era davvero molto bella. Scrollai immediatamente il capo e mi accorsi che lei aveva intercettato quel mio movimento improvviso, e concentrandomi sulla guida la ignorai.
“Hey” mi disse improvvisamente con la voce dolce, carica di entusiasmo.
“Mmm?”
“Grazie.”
“Di cosa?” dissi lanciandole un’occhiata perplessa.
“Di avermi fatto passare una bella giornata.” Ricambiò lo sguardo diretta e con serenità.
Tossii e le dissi che non doveva ringraziarmi, che era stato un piacere. Dopotutto non era altro che la verità. Avevo atteso quel momento tanto a lungo, che vivendolo non mi era sembrato altro che un sogno.
Arrivati di fronte alla casa dei suoi nonni, mi riscoprii a desiderare di poterla anche solo abbracciare e lei come leggendomi nel pensiero mi abbraccio. I nostri corpi caldi, avvolti dai vestiti, erano finalmente vicini. Potevo sentire il suo respiro alitarmi sotto l’orecchio e il suo profumo invadermi le narici. Quando ci scostammo appena i nostri visi erano ad un palmo di distanza l’uno dall’altro.
Sorridemmo. E una volta scesa dalla macchina, la guardai allontanarsi, sapendo che lei non era soltanto la mia migliore amica, la ragazza che era cresciuta insieme a me, la ragazza che avevo visto con i brufoli o piangere perché era piatta come una tavola da surf – e i ragazzi la prendevano in giro; non era la ragazza che avevo visto uscire con i suoi primi ragazzi e alle prese con le prime cotte.. lei era Claire, la ragazza di ieri e la donna di oggi che in vita mia non avevo amato come nessun altro, nemmeno Brenda.
Tornato a casa, aprii la porta e stancamente mi lasciai andare sul divano. Qualcuno arrivò dietro di me, coprendomi gli occhi con delle delicate mani gelide.
“Brenda” dissi soave. Brenda rise e corse immediatamente tra le mie braccia, avvolgendomi piacevolmente delle sue attenzioni.
“Com’è andata oggi? Sei andato con Steven alla prova d’abito?”
La guardai trattenendo la sensazione di colpevolezza che mi si stringeva dentro.
“Sì, ho scelto sia abito che fiori. Steven è il solito romanticone! Ha saputo consigliarmi alla perfezione. E domani pensavamo di fare una gita fuori città.. se a te non dispiace.”
Brenda socchiuse gli occhi appena, mostrandomi un poco del suo disappunto, ma infine mi stampò un bacio sulla guancia e sussurrò: “Va bene, ma la notte sarai mio.” E maliziosa mi lasciò seduto sul divano, facendomi capire che l’unica cosa che desiderava in quel momento era che le dedicassi abbastanza attenzioni di quante lei ne aveva dedicate a me. Estenuante, se ti rendi conto che la tua futura moglie non è la donna che hai amato in tutta una vita.
Mi alzai frustrato e mi imposi un sorriso sulla faccia prima di salire al piano di sopra. Raggiunta la stanza la osservai, mentre girata di spalle indossava un abito intimo in raso. Cercai di ritrovare la voglia di avanzare, ma qualcosa dentro di me, mi disse che era sbagliato. Così quella sera uscii di casa e rientrai soltanto a notte inoltrata, con la speranza di aver le idee più chiare. Quando mi sdraiai nel letto accanto a Brenda, notai che aveva un fazzoletto in mano ed era umido. Evidentemente aveva pianto a causa mia. Si poteva rendere tanto fragile, una persona che a noi sembrava incredibilmente forte? I sentimenti alle volte sono dei grandi bastardi, si prendono gioco di noi, ci riducono a fantasmi viventi, ci prosciugano delle nostre energie e ci fanno perdere la nostra autostima – ciò che ci rende forti e convinti di ciò che siamo e soprattutto di chi siamo. Fermo sulle mie convinzioni, sprofondo in un sonno tale, da sperare che al mio risveglio i problemi possano essere solo l’ombra di un ricordo.