Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

A Midsummer Night's Dream, Lo so ragazze *.* potete cruciarmi XD

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kikyo91
view post Posted on 23/4/2008, 19:49




Hellou mie care Pitoniche!
No, non è un'illusione, sono sempre io che vi proprino l'ennesima ficcy! XDXD
Vi avevo lasciato con la fine (traumatizzante anche per me T.T) di Everything, e ora ritorno con una piccola "Intermezzo Ficcy", siccome ho pensato che per i prossimi due anni i fatti saranno abbastanza delineati e seri, volevo proporvi una specie appunto di intermezzo, che ha luogo nelle vacanze estive (si capisce benissimo dove ha luogo XD povera me, cosa vi scrivo!!).
Su chi sarà mai la ficcy? Tirate ad indovinare!!! Avanti!!! Ok...avete indovinato...Giulia e Sev!
Avvertenze: Sev apparirà poco in questo primo cap, quindi non c'è rischio di OOCtà XD
Credits: il video che guarsnao Giulia e i suoi alla tv esiste davvero *.* vi do il link, anche perchè la mia descrizione non è stata delle migliori XD You Are My Sunshine
Infine...spero davvero che vi piaccia questa nuova ff ^___^
Un grande bacio a chiunque leggerà la mia ficcy ^^
Ed ora....buona lettura!!!

Capitolo 1
Era metà pomeriggio. Stavo placidamente sdraiata a pancia in su sul mio letto. E Kurt Cobain mi faceva compagnia. Come as you are, as you were, as I want you to be. Non ero annoiata. E non mi mancava cosa fare. Avrei potuto leggere un libro sull’altalena nel giardino di casa mia. Oppure uscire ed andare a trovare Hermione. Oppure Anna. A piedi ci mettevo nemmeno venti minuti, fino a casa della castana. Venticinque per andare dal prefetto. Take your time, hurry up, the choice is your, don't be late, take a rest as a friend as an old memoria. “Memoria…” cantai, con Kurt. Fuori c’era il sole. E si sentivano dei bambini passare ogni mezzora. Mio padre era al lavoro. Sarebbe tornato la sera. E mia madre sistemava il giardino. Come dowsed in mud, soaked in bleach, as I want you to be. Era tutto così tranquillo. Oramai era la fine di giugno. Però l’ultimo giorno ad Hogwarts era impresso nella mia mente. L’ultima volta in cui abbracciai Severus. As a trend, as a friend, as an old memoria. Aveva mantenuto la sua promessa. Qualche giorno dopo essere tornata a casa, gli spedii una breve lettera via gufo. Il professore mi rispose quattro o cinque giorni dopo. A mia volta gli risposi. And I swear that I don't have a gun. Nonostante fosse passato solo un mese, mi mancava già. Le mia visite al suo ufficio. Le ore passate a chiacchierare, tra compiti e pozioni. Solo a quel pensiero sorrisi. No I don't have a gun. Quando tornai a casa, mio padre mi tenne chiusa a casa per due giorni, con la scusa di una convalescenza. Aveva paura che la Cruciatus infertami da Bellatrix Lestrange mi avesse causato qualche danno psicologico. Kurt lasciò il posto al mio adorato Billy Joe Amstrong. Jesus of Suburbia. Ero uscita un paio di volte con Anna ed Hermione. La prima, appena arrivata a casa, si sorbì una ramanzina per la battaglia del Ministero. Inoltre, appena si accennasse ad un membro della famiglia Malfoy, in casa sua scoppiava l’inferno. Hermione una volta definì Anna e Draco come Romeo e Giulietta. Con la sottile differenza che i Malfoy erano più lascivi. Sopratutto Narcissa. Pur di vedere felice il suo Draco, avrebbe sopportato tutto. Avevo appena chiuso gli occhi, quando sentii dei rumori. Sobbalzai e vidi una ragazza famigliare che bussava alla mia finestra. Andai ad aprirle, prima che cadesse e si rompesse qualcosa. “Non lo sai che esistono le porte?” dissi, divertita. Anna balzò raggiungendo terra con la grazia di un ippopotamo. Poi si stiracchiò. “Arrivo giusto in tempo per i Green…” osservò. Si sistemò la gonna e l’enorme maglia con la doppia M rossa. Io ed Hermione non capimmo mai come facesse una ragazza così gracilina a non soffocare di caldo, in piena estate, con una maglia che era il doppio di lei. “Ti posso ricordare che io non sono Joey e tu non sei Dawson? Giusto per sottolineare l’esistenza di un’invenzione chiamata porta…non vorrei che facessi un brutto volo…” precisai. Anna rise. “Stai diventando come Piton! Parli uguale! Alza il sopracciglio…” mi prese in giro. Le diedi un pugno sul braccio. “Ai!!! Comunque se entravo dalla porta non faceva affetto…sono scappata di casa dopotutto…” spiegò, sedendosi sul mio letto. Scossi la testa esasperata. “Ecco, ora sembri Herm…” commentò, ancora divertita. Mi sedetti accanto a lei. “Come mai sei scappata?” le chiesi, curiosa. “Draco mi ha chiesto di andare da lui per qualche giorno ai primi di luglio…da metà del mese in poi sarà in vacanza...ha detto che sua madre è abbastanza abbattuta…le farebbe bene compagnia femminile a tirarla su…e sinceramente dispiace anche a me…” raccontò. Annuii. “Però i tuoi ti hanno detto di no…” dedussi. “Detto di no è poco in confronto…mia madre ha iniziato a blaterare sciocchezze sui Mangiamorte…” precisò ancora Anna. “È solo preoccupata…mio padre crede ancora che io stia male!!!” sbottai. Lei mi guardò ghignando. “Finchè ti tieni quella fascia, è ovvio che crede che stai male…” soffiò. Mi portai una mano alla benda sul braccio, rossa in viso. “Comunque, sta di fatto che si è aggiunto mio padre…almeno ci fosse stata Mary Kate a darmi manforte…alla fine ho iniziato ad insultare i miei in serpentese e me ne sono andata in camera mia…poi sono scappata…” concluse il racconto. Scossi la testa divertita. Fred era venuto a trovarmi, mentre mio padre mi teneva in convalescenza forzata a casa. Lui e George avevano deciso di aprire un loro negozio di scherzi a Diagon Alley. “Io in quella casa non ci torno! Piuttosto mi trasferisco da Draco!” sbottò ancora Anna. Bussarono alla porta. La castana tentò di nascondersi sotto al letto, ma glielo impedii. Mia madre si affacciò dalla porta. “Anna…tua madre ti raccomanda di tornare per cena…” le riferì. La ragazza la guardò allibita. Scoppiai a ridere. “Come diamine fa a sapere che sono qui?!” sbottò, furiosa. Mia madre intanto era uscita dalla mia camera. “Sa che Hermione ti manderebbe fuori a calci da casa sua se le andassi a dire che sei scappata…” ipotizzai. La castana annuì esasperata. “Giulia…come faccio…mi manca Draco! Lo dicevo io che la scuola sarebbe dovuta rimanere aperta ancora per qualche mese…” sbottò. Risi. “Ma se proprio tu dicevi che prima la scuola finiva meglio era?” le ricordai. Lei scosse la testa. “Solo perché c’era la Umbridge! E poi scusa…non ti manca nemmeno un po’ Piton?” mi chiese. Sospirai. Anna si alzò e andò alla mia scrivania. “Dove sono?” mi chiese. “Primo cassetto a destra…” risposi, affranta. Le lettere che mi aveva inviato Piton erano li. E con loro, il sacchettino contenente il bracciale per Eveline. Le avevo rilette una miriade di volte. “Qual’è l’ultima?” chiese ancora la castana. “Quella che hai in mano ora…” sospirai. Anna rimise nel cassetto le altre lettere, poi, saltò sul mio letto con quella interessata. L’aprì piano. “Di quand’è?” chiese. Alzai le spalle. “Qualche giorno fa…” risposi. Lei si schiarì la voce, si sistemò gli occhiali e impugnò saldamente la lettera in una mano. “Cara signorina Wyspet, sto bene, grazie per l’interessamento. Il suo racconto sulla sua ultima uscita mi ha divertito. A quanto pare la signorina Haliwell non si smentisce nemmeno in vacanza. Riguardo i G.U.F.O. posso solo dirle che arriveranno all’inizio di settembre. In merito alla sua ultima domanda, come le ho già risposto più volte, non è possibile. Piuttosto, pensi a godersi le vacanze. Cordiali saluti, professor Severus Piton” lesse d’un fiato. Poi guardò schifata la lettera. “Tutto qui? Cioè…è freddo come il ghiaccio” sbottò, incredula. “È normale…sono una sua studentessa…” rimbeccai. Anna scosse la testa. “Sei la sua futura moglie che diamine!” esordì. Abbassai lo sguardo. Era normale che pensassi costantemente a lui? Ai suoi occhi? Mi ero ridotta ad ascoltare Everything almeno una volta al giorno. Mi mancava davvero. “Gli hai chiesto ancora di andarlo a trovare?” mi chiese poi. Annuii. “Gli ho proposto di andare io da lui…oppure che lui venga da me…però…” raccontai. “Sai…una volta ho sentito mia madre dire che Piton non abita in un bel quartiere…si vergognerà a farti andare da lui, quando tu vivi in mezzo al lusso…” commentò ancora Anna. “Forse…non ne ho idea…è che…magari io non gli manco per nulla…” sospirai, affranta. Lei tirò un pugno in testa. “Non dire stupidaggini...cosa vuoi che faccia Piton tutto il giorno a casa da solo? Pensa a te! Pensa a quanto ti vorrebbe li con lui…magari teme che tu ti innamori di un ragazzo della nostra età…” ipotizzò. “No! Non lo farei mai!” esclamai, in panico. “Non devi dirlo a me…scrivigli quello che provi…e riproponigli una giornata assieme…sono sicura che accetterà…” sorrise Anna. L’abbracciai. “Grazie…e tu ora cosa farai? Torni a casa?” le chiesi. Lei sbuffò. “Vado a litigare un po’ con i miei…adoro vedere mia madre diventare verde di rabbia quando parlo in serpentese…” rispose ghignando Anna. Scossi la testa ridendo. “Tu sei una Serpeverde mancata…” sorrisi. “Eh lo so…che ci posso fare se i geni McGuire hanno preso il sopravvento su quelli Haliwell?” rise. Aprì la finestra, e si calò giù. Poi corse via. Anna era così. Non le importava quante gliele dicessero i suoi genitori. Lei li provocava. Però non era per provocarli che si era messa con Draco. Si amavano. Come solo poche coppie sanno fare. Misi via la lettera nel cassetto. “Giulia scendi, la cena è pronta!” mi chiamò mia madre. Chiusi il cassetto e scesi le scale. Mio padre era già seduto a tavola. “Sera bambina…” mi sorrise. Gli diedi un bacio sulla guancia e mi sedetti. “Stasera, pasticcio di carne!” esclamò mia madre. Io e mio padre ci guardammo. “What is that?” canticchiò mio padre. “It's priest. Have a little priest!” rispose a tono mia madre. Lui storse il naso. “Is it really good?” chiese. “Sir, it's too good, at least! Then again, they don't commit sins of the flesh, so it's pretty fresh…” cercò di convincerlo mia madre. “Awful lot of fat…” commentai, divertita. “Only where it sat!” esclamò lei. “Haven't you got poet, or something like that?” chiese ancora lui. Mia madre lo guardò storto. “No, y'see, the trouble with poet is 'Ow do you know it's deceased? Try the priest!” concluse, mettendogli una porzione di pasticcio nel piatto. Mio padre sbuffò. Era una delle scene ricorrenti a casa mia. Nonostante fossi in piena adolescenza, il litigio con i miei genitori, il considerarli nemici o cose del genere, non mi passavano nemmeno per la testa. Anzi, volevo che fossero fieri di me. Conversammo del più e del meno per tutta la cena. Dopo, mio padre mi convinse a guardare un po’ di televisione con lui. Volevo andare a scrivere la lettera per Severus, ma non mi venivano le parole. Così rimasi a sprofondare nel divano. Passati due canali, mio padre si fermò su un programma per bambini. I Muppets. “Ed ora, Hugga Wugga in You Are My Sunshine!” decantò il pupazzo presentatore. Un altro pupazzo, una specie di incrocio tra un cane con un naso da maiale, con due antenne che sembravano foglie di insalata, apparve. Era abbastanza buffo. Iniziò a ripetere Hugga Wugga. Dopo qualche secondo, variò la cantilena. Successivamente, apparve una specie di volatile verde dagli occhi le cui pupille andavano ovunque lui si muovesse. Non riuscii a trattenere una risata. “Cosa guardate di così divertente?” chiese mia madre, sedendosi dall’altro lato, vicino a mio padre. “I Muppets” rispose lui divertito. Si stiracchiò e mise un braccio sulle spalle di mia madre e uno sulle mie. Sorrisi. Il volatile iniziò a cantare una melodia diversa da quella dell’altro pupazzo. Questo, irritato, ripeté la sua versione, pretendendo che anche l’altro cantasse uguale. Ma il volatile verde non si arrese, finché l’altro sparò in aria dal naso del fumo. Il povero volatile, tremante iniziò a cantare Hugga Wugga. Mia madre si lasciò sfuggire una risata. I due iniziarono a cantare assieme, fino a che apparve un cosino giallo. “Che carino!!” esclamammo io e mia madre in coro. Era davvero un animaletto, seppur non identificato, tenerissimo! Mi ricordò Flower, che stava in camera accanto al cuscino. Questo iniziò a cantare la canzone You Are My Sunshine, di Doris Day. Il primo pupazzo, prepotente, andò dal cosino e gli impose di cantare la sua stessa canzone, ma l’altro non si piegò e continuò nel suo You Are My Sunshine. Evitò per poco un getto di fumo. Poi riapparve il volatile, che iniziò a copiare il cosino giallo. Il primo pupazzo lo colpì in pieno con del fumo, spazzandolo via. Il cosino giallo apparve in primo piano, cantando la sua canzone. Per poco l’altro pupazzo lo prese con il getto di fumo. La scena si ripeté, poi, il cosino giallo non riuscì ad evitare il getto. Il pupazzo, ricominciò a cantare la sua tiritera, ma si sentì ancora la vocina del cosino giallo. Poco dopo, riapparve, vendicandosi e respingendo il fumo, facendolo finire addosso all’altro. Poi, infine, concluse la sua canzone. Io ridevo. E anche mio padre. Mia madre, invece, canticchiava la canzone. “Si sta davvero bene tutti assieme…” commentò mio padre, scompigliandomi i capelli. Annuii. Guardai ancora un pezzo del programma, in cui c’erano due pupazzi rosa che cantavano ManaMana. Erano le diedi passate, quando mi alzai, con la scusa di voler leggere un po’. Salii le scale e tornai nella mia camera. Billy Joe dormiva placido sul letto. Le coperte erano viola e i cuscini lilla. Su ogni muro c’era almeno un poster. Green Day, Sex Pistols. Accesi lo stereo, poggiato accanto alla scrivania. I miei libri da un lato. L’uniforme piegata su una sedia in più che non usavo. La finestra dava sulla strada. L’aprii e respirai un po’ d’aria pulita. Il buio avanzava piano. Hayley Williams, cantante dei Paramore, urlava dal mio stereo. Mi sporsi di poco dalla finestra. Una leggera brezza mi accarezzò il viso. “I'm sitting in a room, made up of only big white walls and in the halls, there are people looking through the win..the window…though they know exactly what we're here for…” canticchiai. Chissà cosa stava facendo Severus. Se si aspettava una mia rispose alla lettera. “Don't look up just let them think…there's no place else you'd rather be…” sospirai. Dovevo scrivergli. Ma cosa? Che mi mancava? Che volevo vederlo? Solo capricci di una bambina. No. Sentimenti. I miei sentimenti. E forse anche i suoi. “You're always on display for everyone to watch and learn from, don't you know by now…you can't turn back, because this road is all you'll ever have…” continuai. I miei genitori mi mancavano, certo. Però avrei voluto avere con me anche Severus. Con i suoi sorrisi. La sua voce. Quando quella notte di fitte sofferenti, aveva cantato per incoraggiarmi. Era stato lui, a tenermi lucida ed a darmi la forza per oppormi al dolore. “It's obvious that you're dying, dying…just living proof that the camera's lying and oh oh open wide, cause this is your night so smile…cause you'll go out in style, you'll go out in style!” conclusi. Vidi un cane solitario correre in mezzo alla strada. Alzò la testa e abbaiò guardandomi. L’ho salutato con un sorriso. Lasciai la finestra socchiusa. E mi sedetti alla scrivania. Presi la penna e la intinsi nell’inchiostro. “Caro professor Piton…” iniziai. Sbuffai. Già l’inizio non mi piaceva. Appallottolai la lettera e la buttai nel cestino accanto a me. “Caro Severus…” scrissi ancora. “Che mi salta in testa…non posso…” mi rimproverai. Un altro foglio buttato. Scossi la testa. Forse se trovavo così difficile scrivere una lettera, tanto valeva non scriverla proprio. Mi alzai e abbandonai la penna sulla scrivania. Mi cambiai, buttando i vestiti sul letto. Presi la camicia da notte viola leggera e la infilai. Tolsi il fermaglio a teschio e lo appoggiai sul comodino. Vidi le luci del corridoio accendersi e sentii dei rumori. Mi affacciai dalla porta ed uscii dalla camera. Andai fino alla camera dei miei, infondo al corridoio. La porta era aperta, e mia madre si stava togliendo le varie collane davanti alla specchiera. “Rose rose, rose red, will I ever see thee wed…I will marry at thy will sire at thy will…” stava cantando. “Mamma?” la chiamai. Mi sembrava di essere tornata bambina. Lei si voltò e mi sorrise. “Ti sei già cambiata? Di solito rimani a leggere fino a tardi…” osservò, stupita. Entrai nella camera e andai da lei. Sospirai. “Non dovevi leggere vero?” mi scoprì. Annuii. Mi fece segno di sedermi sullo sgabello. Obbedii. “Devo scrivere una lettera…abbastanza importante…però…non mi vengono le parole…” spiegai. Lei prese la spazzola e si mise dietro di me. Prese delicatamente una ciocca dei miei capelli, ed iniziò a spazzolare. “Una lettera? Ora capisco cosa sono tutti i gufi che arrivano…” scherzò. Arrossii. “Dunque…una lettera importante eh?” commentò, ancora. Annuii. “È per il tuo Serpeverde?” chiese. Sobbalzai e lei sorrise divertita. “Cosa gli devi scrivere di così eclatante?” disse ancora. La luce della lampada da comodino ci illuminava. Intanto, eravamo già alla ventesima spazzolata. “Che…mi manca…ma…non posso scriverglielo così…ecco...è un tipo…abbastanza maturo…e poi…cioè…” cercai di spiegare. Mia madre spazzolò ancora una volta, poi mi prese piano il viso tra le mani e lo voltò verso lo specchio, in modo che potessi guardarmi. “Sei una ragazza carina, gentile e dolce…non mi stupisco che un certo…Serpeverde…diciamo pure pozionista, si sia innamorato di te piccola…” sorrise. Arrossii smisuratamente. La guardai dubbiosa. Lei tornò come se nulla fosse a spazzolarmi i capelli. “Quando scrivevo le lettere a tuo padre, dopo il quarto anno, mettevo su carta tutto quello che sentivo…delle volte gli ho scritto dei rotoli di pergamena che avrebbero fatto contento il professore di Storia della Magia!” raccontò. Annuii. “Sappi che tra poco sarai maggiorenne Giulia…e potrai fare le tue scelte…se credi davvero che questa persona ti possa dare le felicità…” iniziò a dire ancora. “Quando sto con Seve…cioè…con lui mi sento sempre al settimo cielo…questi due anni sono stati speciali…quest’ultimo anno lo è stato…” sorrisi. Lei sorrise dolce. Mi diede esattamente cento colpi di spazzola. “Grazie mamma…” le dissi. Le diedi un bacio sulla guancia, e filai in camera. Mi rimisi alla scrivania. Presi la penna. Ed iniziai a scrivere. “Caro professor Piton, sono felice di sapere che sta bene. I miei genitori fremono per i risultati dei G.U.F.O.. Spero davvero di non deluderli. Riguardo ad oggi è stata una giornata piuttosto tranquilla. Non faccio altro che ascoltare musica. Giusto. Ed ospitare Anna ogni volta che si mette in testa di scappare di casa. Comunque, non voglio annoiarla con i miei racconti. Devo ammettere che, anche se non avrei mai pensato di dirlo, mi manca la scuola. Le ore a fare chiasso in Sala Comune. I giri notturni con Anna. E le visite. Mi mancano molto le nostre conversazioni. E l’aiutarla con i compiti. Però la cosa che mi manca di più, è lei” scrissi. La mano mi tremò sulle ultime parole. Trassi un respiro, e continuai. “Lo so che ha sempre risposto negativamente ad ogni mia richiesta di poterci incontrare, però vorrei riprovare…potremmo vederci…preparerei un cestino di cose buone da mangiare…se non vuole non è necessario che rimaniamo a casa sua…anche se sono molto curiosa di osservare il posto in cui vive. Spero che accetterà la mia idea. Baci e cordiali saluti, dalla sua Giulia Wyspet” conclusi. Altro profondo respiro. Chiusi la lettera. Aprii la finestra e richiamai il gufo di mia madre, appollaiato sul davanzale. “Tieni Sweeney…potarlo al solito indirizzo…e mi raccomando, è importante!” gli raccomandai. L’animale fece un verso d’approvazione. Appena ebbi finito di legargli la lettera alla zampa, volò via. Lo guardai sparire contro il cielo notturno. La sagoma solcare la luna pallida. Un venticello iniziò a soffiare, colpendomi le braccia nude. Ebbi un brivido. Chiusi la finestra e mi stiracchiai. Will you hold me now, hold me now, my frozen heart. Le undici e mezza. Troppo presto per andare a dormire. Troppo tardi per uscire. Chissà cosa faceva Anna. Probabilmente era in camera sua ad ascoltare Manson a ripetizione. Faceva sempre così quando era arrabbiata. I'm gazing from the distance and I feel everything pass through me, I can't be alone right now. Mi buttai di peso sul letto, costringendo Billy Joe a spostarsi. Il mio comodo letto a due piazze. Mi sembrava davvero di essere una principessa. Però mi mancava il mio principe. Will you hold me now, hold me now, my frozen heart. Avevo paura. Di un’altra risposta negativa. Avrei voluto passare le vacanze con lui. Severus. Quello che sarebbe stato la mia famiglia. E che in quel momento era la cosa che mi mancava di più. I'm lost in a deep winter sleep, I can't seem to find my way out alone. Chiusi gli occhi e sospirai. Strinsi il cuscino. E mi persi nell’illusione di essere tra le sue lenzuola. Con il suo profumo. Anche se ero agitata per la risposta. Anche se mi mancava terribilmente. Anche se. Mi addormentai. Cullata in una notte di mezza estate. Can you wake me?
 
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Dr Toriop Eninigriv
view post Posted on 23/4/2008, 20:03




ti adoro!!!!! non ho nient'altro da aggiungere se non voglio essere ripetitiva!!^^

mi inchino alla superba musa dei miei disegni e dei miei sogni...er...magari questi no, però volevo scrivere qualcosa in grande^^
 
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*DenySnape30*
view post Posted on 23/4/2008, 20:41




ma io ti crucio se non continui!!!è troppo bella!!
CONTINUA!!!
 
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titimaci
view post Posted on 23/4/2008, 21:02




amooooraaaaaa!!!!!!!!!!!

questa ff è bellissimaa!!!!!!

si vedranno vero?? vero????????

bravissima!!!!!!

aggiorna prresto!!!
 
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view post Posted on 23/4/2008, 22:07
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Erede Universale del prof. Snape

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Daiiii....ma lui non puo' fare il sordo anche stavolta...si devono vedere....o lei non arriva a settembre....
 
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flaflysnape
view post Posted on 24/4/2008, 00:44




evvaaai!! cè il continuo di everything, cè il continuo di everythiiiing!!! XD evviva!cm sn contenta! è bellisshimo qsto capitolo!! please aggiorna presto!! sn certa ke quei 2 si vedranno!! :D brava Mimi!
 
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argella7891
view post Posted on 24/4/2008, 12:17




è bellissima!!!
altro che cruciarti!!
dobbiamo tenerti in vita per continuare!!!!
 
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Mrs. Andùril Lovett
view post Posted on 24/4/2008, 14:16




tesoro!!!!!!!

bellissimo!!!!!!!

me fila a scriverti una drabble prima di partire per il mare!!! :wub:

un bacione stra-mega-enormeeeeeeeeee

^_^
 
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JaneDoe
view post Posted on 24/4/2008, 17:25




Come sempre brava!

Si vedranno vero??

Ma siiii....dai!!Sev non può resisterle!!

Irene
 
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Kowalski_Snape_Lupin
view post Posted on 24/4/2008, 17:35




:o_o:

SPOILER (click to view)
mi vergogno della mia FF dopo che ho letto la tua :T_T:
 
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kikyo91
view post Posted on 26/4/2008, 13:37




Salve ragassuole!! graccie per i vostri commenti ^__^ me vi adora!!!
scusate se anche questo cappy è un pò noioso.
Vi lascio al capitolo ^__^
buona lettura!

Capitolo 2
Un raggio di sole si posò impertinente sui miei occhi. Mi voltai dall’altra parte. Strinsi il cuscino. Sentii un peso improvviso sul braccio. Aprii gli occhi e mi trovai davanti il musetto di Billy Joe. Miagolò, poi mi diede un colpetto sul braccio con una zampa. Si avvicinò e mi leccò il naso. Sorrisi e lo tirai a me. Lui protestò, ma non lo lasciai andare. Pian piano, si arrese, e chiuse gli occhi. Il problema era che io oramai mi ero svegliata. Lo presi in braccio e lui si lamentò. Aprii la finestra e il gatto saltò sul cornicione interno. Continuando a strusciarsi e fare le fusa. Mi stiracchiai. Vidi la signora Holmes della casa vicino passare l’annaffiatoio sui fiori del giardino. “Buongiorno Giulia! Allora, come stai?” mi urlò, alzando la testa. “Abbastanza bene signora Holmes! E lei?” le chiesi. “Anche io non mi posso lamentare…piuttosto, di ad Alvis che non ci si deve arrampicare ed entrare dalle finestre!! È pericoloso!” mi raccomandò. “Certo! Appena vedo Anna glielo dico!” sorrisi. la salutai con la mano e ripresi Billy Joe. Lo misi sul letto. Iniziò a rotolarsi sul materasso, finché non cadde. Risi e lo tirai su. Il gatto mi guardò offeso, poi, si buttò letteralmente sul cuscino. Si raggomitolò e chiuse gli occhi. “Sei davvero un gatto permaloso!” sbottai, arruffandogli il pelo sulla testa. Billy cacciò fuori la lingua per risposta. Mi cambiai ed andai in bagno. Lavai il viso, spazzolai i capelli e sistemai la mia solita forcina. Scesi trotterellando le scale ed andai in cucina. Un buonissimo odore di frittelle mi guidò. Guardai l’ora. Erano le undici passate. Vidi un piatto di frittelle fumanti accanto al forno. Allungai una mano ma, appena toccai il piatto, mi scottai. Mi scappò un urletto di dolore. “Sempre la solita, Giulia…” sospirò divertita mia madre, entrando. Puntò la bacchetta sul piatto, poi me lo porse. “Volevo tenerti in caldo le frittelle finché non ti fossi svegliata…” spiegò, porgendomi anche la bottiglietta di sciroppo al cioccolato. Mi sedetti ed iniziai ad annegare la mia colazione nello sciroppo. Lei mi versò un po’ di latte in un bicchiere e si sedette sulla sedia alla mia destra. “Billy Joe è che dorme sul letto…” l’avvertii. Mia madre sbuffò, pensando già alla quantità di peli di gatto da togliere dal copriletto. “Allora, spedita la tua lettera?” chiese poi. Annuii rossa in viso. Lei sospirò. “Ah, che bei tempi, quelli di Hogwarts…” sorrise. La guardai curiosa. “Le care vecchie serate davanti al fuoco, in Sala Comune, a chiacchierare con Felicia…” iniziò a raccontare. Annuii, mangiando un boccone di frittella con tre strati di sciroppo sopra. “Anche se, a dire il vero, io guardavo sempre Remus…” ridacchiò. Sorrisi. “E Felicia? Aveva un debole per qualcuno?” chiesi, curiosa. Mia madre aggrottò la fronte. “Ovvio…tutti cel’avevamo…lei era innamorata pazza di Lucius…ma ovviamente, essendo lui più grande e già fidanzato con Narcissa, si era arresa a una vita di sospiri…” raccontò ancora. “E papà? Non vi parlavate?” chiesi. Lei alzò le spalle. “No…se ne stava con i suoi due amici in croce…più evitava di stare nello stesso posto dei Malandrini, meglio era…e, siccome erano sempre attorno a me e Felicia, era un po’ difficile parlarsi…” spiegò. La guardai dubbiosa. “James faceva corte serrata a Lily, come anche tuo padre…io sbavavo dietro a Remus, mentre Sirius ci provava ogni singolo minuto con me…mentre Peter Minus ha cercato più volte di uscire con Felicia…” precisò. Ci guardammo, e rabbrividimmo. “Infatti, quando tuo padre mi si avvicinò e mi chiese di uscire, verso la fine del quinto anno, pensavo fosse un diversivo per fargli conoscere Lily…poi notai che lei stava sempre con James, così capii che il caro vecchio Sebastian Wyspet si era innamorato di me!” concluse. Sorrisi intenerita. Ma perché ogni uomo della mia vita doveva avere una simpatia per Lily Evans?! “Però Lily era tua amica, giusto?” le chiesi, finendo la penultima frittella. “Mah…amiche…non proprio…diciamo che io e Felicia eravamo, e siamo tutt’ora, buone amiche…ma con lei…diciamo che era una ragazza che aveva una certa popolarità, per carità, era davvero bella!” iniziò a dire mia madre. Se fossimo state in un cartone giapponese un masso con la scritta “davvero bella” mi avrebbe spiaccicato contro il pavimento. “Però tendeva ad arrabbiarsi troppo…con James poi! Più lei si arrabbiava, più lui continuava con le sue bravate…e chi ci finiva sempre in mezzo era il povero Severus…” precisò infastidita. A sentire quel nome, per poco sputai il sorso di latte che stavo bevendo. Mia madre vide che il mio viso era di un colorito tendente al rosso vivo, e sorrise maliziosa. “Che poi, si capiva lontano un miglio che Severus piaceva Lily! Ma lei, che secondo me e Felicia era un po’ tocca, l’aveva inteso solo come un amico…” esordì poi. Risi. “Comunque, meglio così…almeno ha trovato una persona che potrà dargli vero amore…” mi sorrise lei. Poi mi fece l’occhiolino. Arrossii. Mi alzai e misi il bicchiere e il piatto nel lavandino. “Mi ha chiamato Ilary prima…” iniziò a dire mia madre. Sbadigliai ed annuii. “Oggi pomeriggio viene qui con Anna a prendere un tè…” continuò. “Allora vado a chiamare Hermione! Così ci riuniamo tutte e tre!” proposi. Lei annuì. Chiamai a casa del prefetto. Mi rispose una voce femminile. Era la madre. Dopo qualche minuto ad aspettare che la figlia scendesse, finalmente lei mi annunciò del suo arrivo. Proposi il tè pomeridiano ad Hermione, che accettò volentieri. I suoi erano al lavoro, mentre lei stava leggendo. Ci accordammo per le tre e mezza a casa mia. Presi un libro e mi sistemai sul dondolo. Nel giardino sul retro. Ci dormivo interi pomeriggi quando ero piccola. Si stava benissimo. Avevo appena raggiunto il segnalibro, quando alzai lo sguardo al cielo. On a Monday, I am waiting. C’era un bel sole. Afoso. Esattamente come quello ad Hogsmerade il giorno che mi accompagnò Piton. Il giorno in cui mi comprò il bracciale per Eveline. Tuesday, I am fading. Era mezzogiorno passato, e mio padre era appena passato a salutarmi. Di solito, quando facevo colazione tardi la mattina, non pranzavo. And by Wednesday, I can't sleep. Continuai a guardare il cielo. La musica del mio mp3 che passava nelle mie orecchie. Poggiai a terra il libro. Tirai su le gambe e portai le ginocchia al petto. Le abbracciai. E sospirai. Then the phone rings, I hear you And the darkness is a clear view, cuz you've come to rescue me. Chissà se Severus aveva ricevuto la mia lettera. Se l’aveva buttata nel cestino e mi aveva risposto con un altro rifiuto. Oppure. Lo avevo torturato così tanto che aveva accettato. Fall...with you, I fall so fast, I can hardly catch my breath, I hope it lasts. Però c’era ancora un’opzione. Che avesse deciso di accettare perchè gli mancavo. Perché anche lui pensava costantemente a me. Ai miei occhi. Alla mia voce. Ohhhhh, it seems like I can finally rest my head on something real, I like the way that feels. Ai suoi occhi. Meravigliosi. Quei tunnel neri che mi hanno salvata più e più volte. Alla sua voce. Sensuale. Quella melodia profonda e carezzevole. Che mi toccava nel cuore. Anche solo se pronunciava il mio cognome. Ohhhhh, it's as if you've known me better than I ever knew myself, I love how you can tell. Il dondolo si muoveva piano. Ogni tanto un venticello leggero faceva traballare le foglie degli alberi. All the pieces, pieces, pieces of me. Avrei tanto voluto che lui fosse con me. Sorrisi, al pensiero di Severus in giardino vicino a me. Lui che odiava il sole. All the pieces, pieces, pieces of me. Poi però un’immagine prese forma nella mia mente. Io e lui. In un giardino tutto nostro. Con violette ed edera. Seduti placidamente sul dondolo. Ed una bambina seduta sulle sue ginocchia. Che sgambetta contenta. E si tiene con una mano alla giacca del suo papà per paura di cadere. On a Monday, I am waiting, and by Tuesday, I am fading into your arms...so I can breathe. Un rumore improvviso mi fece tornare alla realtà. Senza che me ne accorgessi avevo chiuso gli occhi. Mi tolsi una cuffia. “Proprio una bella giornata eh?” sorrise mio padre, sedendosi accanto a me. Annuii. “Qualcosa non va bambina?” chiese, facendomi una carezza sulla testa. “Tutto bene…stavo…pensando…” spiegai, imbarazzata. “Da quando sei tornata non fai che pensare…stai ore e ore nella tua camera ad ascoltare musica…” osservò, preoccupato. Alzai le spalle. “Mi piace ascoltare musica…” sorrisi. Lui mi guardò accennando ad un sorriso. “Sicura che va tutto bene? Qualcosa che non va a scuola? Sei in pena per i G.U.F.O.?” chiese. In effetti qualcosa c’era. Però come potevo dirgli che mi mancava il mio professore di Pozioni? Sospirai. “No…è che…stavo pensando a quest’anno…a quello che succederà i prossimi anni…” buttai li. Il che in effetti era vero. “Che figlia responsabile ho! Ti preoccupi troppo bambina…vedrai che andrà tutto bene…” sorrise. Poi si alzò. “È ora di tornare tra le scartoffie! Che fatica!” sbottò. Gli diedi un bacio sulla guancia e tornò in casa a prendere la valigetta. Mi sdraiai sul dondolo. Iniziai a giocare con qualche filo d’erba. Alla fine, annoiata, chiusi gli occhi e mi lasciai trasportare dalla musica. Cosa che, in effetti, facevo molto spesso. Mi immaginai come potesse essere la casa di Piton. Una piccola casetta con massimo due piani. Una mini cucina, sobria ed elegante. I muri del salotto nascosti da alte librerie. Una scala con il corrimano intarsiato che portava al piano superiore. Un bagno con una vasca spaziosa. Le boccette souvenir di Silente a far da soprammobile su qualche ripiano. Gli asciugamani verdi riposti con ordine. Poi una piccola stanza adibita a studio. Comunicante con la camera. Un letto a baldacchino nel centro. Lenzuola di seta verde scuro. Sospirai. Non mi importava quanto fosse piccola, malmessa, o strana la casa di Severus. Per me sarebbe stata comunque bella. Avevo sempre vissuto in una casa in cui serviva una mappa per orientarsi. La mia camera non per nulla era piccola. Adoravo stare in spazi sobri e non molto grandi. Ma soprattutto, non avrei cambiato opinione su di lui solo vedendo la sua casa. Mi crogiolai sul dondolo fino a che suonò il campanello. La prima ad arrivare fu Hermione. Andammo in camera mia e l’aggiornai sulle ultime lettere. Quando arrivò anche Anna, raccontai di quella che avevo spedito la sera prima. mia madre ci portò il tè con dei biscotti, poi tornò dalla madre di Anna. “Allora Herm, quanto ti sei già avvantaggiata per il prossimo anno?” le chiese la castana. Il prefetto tossì. “Herm…non mentire…ti conosciamo benissimo…” rimbeccai, scettica. “Ho solo visto qualche incantesimo…e…qualcosa sulla Smaterializzazione…” rispose. “Secchiona…” tossicchiò Anna. Hermione le tirò un cuscino. “Ragazze…voglio tornare a scuola…” sbuffai. Il prefetto mi guardò attonita. “Tradotto, vuol dire che le vuole vedere Piton…” precisò Anna. Passarono alcuni minuti di silenzio. “Vediamo un film? Vi va?” proposi. Le due alzarono le spalle. “Tu non sei in punizione?” chiese Herm ad Anna. Quest’ultima scosse la testa. “Basta che non lasci la città…probabilmente mia madre mi ha inserito un cip nel cervello mentre dormivo per segnalarle i miei spostamenti…” sbuffò irritata. “Oramai di questi tempi anche mettere i panni a stendere fuori è pericoloso…” predicò Hermione. Anna la guardò scettica. “Avanti…cosa ci vediamo?” chiesi. La castana si guardò intorno. “Arancia Meccanica?” propose. Hermione scosse convinta la testa. “Saw, l’Enigmista?” disse ancora. Il prefetto rabbrividì solo al nome. “Maratona di Sex and the City?” disse infine. “Ma anche no…” sbottò Herm. “Allora proponi tu!” rimbeccò la castana. Il prefetto ci pensò su. “Un Principe Tutto Mio…” sorrise. Anna fece finta di impiccarsi. “Ho capito…meglio che lo scelgo io…” decisi, divertita. “Ragazze…siamo proprio annoiate eh?” osservò Anna. Io ed Hermione annuimmo. “Voglio andare da Draco…” si lagnò poi la castana. “Non ricominciare!” esclamò subito esasperata il prefetto. Risi. “Non potete vedervi in centro? Sai, un normale appuntamento…cinema, pranzo…” ipotizzai. Anna mi guardò scettica. “Ce lo vedi Draco tra i babbani?” disse divertita Hermione. “Negli stati in cui è ora accetterebbe...nelle lettere sembra che la vacanza con la madre a metà luglio sia più un campo di prigionia…” spiegò la castana, mangiando un biscotto. “Narcissa è una donna forte…però lontana da Lucius…io non so come farei!” continuò. “Sel’è meritato! Doveva pensarci prima di attaccar briga con i suoi amici Mangiamorte…” rimbeccò acida Hermione. Anna abbassò lo sguardo. Ed il prefetto se sentì subito in colpa per quello che aveva detto. Normalmente la castana le avrebbe rimbeccato peste e corna. “Voglio andare da Draco…con o senza il permesso dei miei…” sbottò la castana. Io ed Herm ci guardammo. “Ho paura che commetta qualche sciocchezza…Voldemort può promettergli grandi cose…come far tornare suo padre a casa…una protezione per me…” spiegò affranta. “Una protezione?” le chiese il prefetto. Anna annuì. “Dopo la faccenda al Ministero Draco ha paura che io possa fare qualcos’altro…e poi, sono una Mezzosangue…quelli come me Voldemort li vuole eliminare…” continuò a dire poi. “Questo mondo fa davvero schifo…se solo le persone non volessero più potere di quello che hanno già… l’importante dopotutto è avere la salute, una famiglia con cui stare e delle persone che ti vogliano bene…” ragionai. “Purché non si prenda il mio Draco, sarei disposta a far diventare uno di famiglia Voldemort…anche se con mia madre non penso resisterebbe…” scherzò. Risi. “Avanti! Vedrai che tra tre anni sarai servita e riverita in una castello con il tuo Draco vicino…” la consolai. “E Scorpius ed Elizabeth che sgambettano per i corridoi…” completò Hermione. Anna prese un respiro profondo. “Come fai a sapere che Piton non è più un Mangiamorte? Magari sta lavorando in incognito come spia per loro…” mi chiese. Scossi la testa. “No…Piton non potrebbe mai tradire Silente! Che Bellatrix Lestrange mi possa cruciare di nuovo!” giurai. Hermione trasalì. Parlammo fino a finire il tè ed i biscotti. Del futuro. Dei Malfoy. Di Piton. presi il vassoio con le tazze ed il piattino e scesi per portarlo in cucina. Trovai Ilary, la madre di Anna, seduta a sorseggiare del tè. “Giorno signora Haliwell…” la salutai, mettendo dell’acqua nelle tazze. Lei mi sorrise. “Sei davvero una brava figlia…scommetto che avrai dei G.U.F.O. ottimi…” mi lodò. Alzai le spalle poco interessata. “Anche Anna non è affatto male…io non studio per nulla…” confessai. Lei mi guardò scettica. “Se solo Anna fosse meno problematica…ho accettato il suo stile di vita, la sua musica, ma il suo brutto carattere proprio no…è uguale a quello della nonna paterna…” sospirò, esasperata. Finii di lavare le tazze e le poggiai accanto al lavandino. “Anna è una brava ragazza…può essere impulsiva a volte, ma è davvero un’ottima amica…” la difesi, iniziando a lavare il piattino. “È testarda…in questo mese non è passato giorno in cui non ci fosse stato litigio…” esclamò ancora Ilary, dispiaciuta. Le sorrisi. “Lucius è stato arrestato…Narcissa è sola… sconvolta…Draco vede la madre stare male e vorrebbe avere vicino la sua Anna…è normale…” spiegai. “Sono pur sempre una famiglia di Mangiamorte…come posso mandare la mia piccola in un posto così pericoloso?” sbottò ancora lei. Scossi la testa. “Ha sedici anni…e ha visto che il suo ragazzo sta soffrendo…è logico che vorrebbe aiutarlo…dopotutto non gliela porterà via tutta l’estate…solo qualche giorno…” la corressi. Poggiai il piattino vicino alle tazze e sistemai il vassoio nella credenza. Poi tornai di sopra. Parlai ancora con le ragazze, senza riferire della conversazione avuta con la madre di Anna. All’ora di cena c’eravamo ancora solo mia madre ed io. Poco dopo, arrivò mio padre. L’ennesima cena in famiglia, poi televisione. Tornai in camera decisa di leggere, anche se alla fine rimasi seduta alla finestra senza andare minimamente avanti con la lettura. Guardavo fuori dalla finestra. Il cielo limpido. Di Sweeney nemmeno l’ombra.
Il giorno dopo, mi svegliai trepidante. L’ennesimo giorno di sole. Però la lettera che tanto aspettavo non era ancora arrivata. Feci colazione, e andai a rilassarmi sul solito dondolo in giardino. Finii per addormentarmi placidamente. Fu un uragano castano a svegliarmi. Mi stiracchiai. “Sempre a dormire!! Stai prendendo le abitudini di Billy Joe!” mi prese in giro Anna. Le feci spazio sul dondolo. Sembrava al settimo cielo. “Come mai quest’aria sognante?” le chiesi. Lei sorrise, poi mi abbracciò. “Grazie, grazie, grazie! Ti adoro!!” esclamò. Avevo capito. Le scompigliai i capelli. “Avanti, racconta…” le chiesi. “Stamattina sono andata a fare colazione, e mia madre mi ha detto che potevo andare da Draco…parto domani mattina…e rimango da lui per quattro giorni…” spiegò. Annuii. “Mia madre mi ha detto che le hai parlato…sei davvero un angelo Giulia!” esclamò ancora, abbracciandomi di nuovo. “Dobbiamo festeggiare allora…” sorrisi. Anna annuì. “L’ho già detto ad Herm! Sembrava felice per me…” mi disse. La guardai ovvia. “Certo che è felice! Ti vogliamo bene, ed è normale che se ti vediamo contenta lo siamo anche noi!” esordii. “Allora andiamo a prendere Herm e vi offro un gelato! Ti va?” propose. Annuii. Andai ad avvertire mia madre e mi misi le Converse. Uscimmo e ci dirigemmo verso la casa del prefetto. Anna trotterellava come una Vispa Teresa, cosa che non le si addiceva per nulla. Era un’immagine divertente. Arrivammo a casa di Hermione e bussammo. Era venerdì, per cui i sua madre aveva giornata libera dal lavoro. Ci aprì una donna alta, dai capelli simili a quelli della nostra amica. “Salve Anna, Giulia!” ci sorrise. “C’è Hermione?” le chiesi. “Certo, ora la chiamo…” rispose tranquilla. Poi si diresse alle scale e salì, sparendo alla nostra vista. Poco dopo una ragazza a noi famigliare, ci raggiunse. “Ciao ragazze! Potevate avvertirmi che venivate a trovarmi…” sorrise Hermione. “Ti va di venire a mangiare un gelato? Offre Anna!” le chiesi. Lei alzò le spalle. “Avevo appena iniziato il capitolo sugli incantesimi non verbali…però…si dai! Perché no!” sorrise. Scossi la testa. “Sempre la solita Herm…” risi. Il prefetto andò ad avvertire sua madre, poi uscimmo tutte assieme. Poco lontano, c’era un chiosco di gelati. Prendemmo il nostro gelato e ci sedemmo sul marciapiede. Chiacchierammo tranquille, come facevamo almeno tutte le estati dal primo anno. Appena finito, andammo a fare un giro nel quartiere, e ci separammo quando era oramai l’ora di cena. Arrivai giusto in tempo, per aiutare mia madre a preparare la tavola. “Non è tornato Sweeney?” chiesi, speranzosa. Lei scosse la testa. Sospirai delusa. “Vedrai che ti risponderà presto…” mi sorrise mia madre. Alzai le spalle sfiduciata. “Dove ti ha portato papà quando siete usciti la prima volta?” le chiesi. Lei sorrise. “Sulla riva del lago nero…era tutto perfetto…la luna…la piovra che faceva esercizi di aerobica con i tentacoli in superficie…” raccontò, sognante. Risi. “Piuttosto, ho visto l’ombrello da sole…tel’hanno regalato per il compleanno?” mi chiese. Sobbalzai e per poco feci cadere un piatto. “Capito…” sorrise, guardandomi complice. “Siamo andati ad Hogsmerade il sabato…” confessai. Mia madre battè le mani entusiasta. Non dissi nulla di più. anche perché mio padre irruppe in cucina. Era meglio non fargli sapere che mi piaceva un ragazzo. Anzi, un uomo. Diciamo, anche mio professore. Si sarebbe opposto. Mangiammo ascoltando la sua giornata al lavoro. Era un Auror provvisorio, ma anche impiegato in un’azienda babbana. Un Auror provvisorio, era quel cacciatore di maghi oscuri che chiamavano in servizio nel caso in cui ce ne fosse bisogno. Non era un lavoro a tempo pieno come quello di Kingsley oppure Tonks. Dopo cena andai subito in camera. Non avevo voglia di vedere la televisione. Allo stesso tempo, però, non volevo nemmeno stare seduta a guardare fuori dalla finestra. In attesa di Sweeney. Di una piccola traccia. Ero riuscita ad aiutare Anna. E questo mi dava felicità. Però volevo sue notizie. Mi sedetti sul davanzale della finestra. Quando ero piccola, e fuori nevicava, mi mettevo sempre li sopra, ad osservare i fiocchi. Nell’attesa di poter uscire a giocare. La neve. La magia della neve. Sorrisi. Una brezza mi accarezzò il viso. Chiusi gli occhi e sospirai. Alzai le gambe e le poggiai le punte delle Converse al muro. Allungai una mano verso la luna. “Sai non ci speravo che…io con te…è indescrivibile, quello che io sento dentro e la forza che mi dà…” iniziai a cantare. Se mi avesse vista Hermione mi avrebbe rimproverata e fatta scendere subito. Secondo lei era pericoloso. L’avevo vista trasalire più volte, alla vista di Anna che si arrampicava sugli alberi, al primo anno, oppure sulla nostre finestre, d’estate. Ed io, che mi sedevo sullo stretto davanzale della finestra della nostra camera, ad Hogwarts. “Per me tu sei come un principe, però io non credo alle favole…spero che, che tu sia sincero, già mi fido un po’ di te…” continuai. Eh già. Hogwarts. La nostra stanza, con i poster, e la confusione sempre presente. La finestra, da cui riuscivo a vedere il lago. Il mio letto, in cui avevo dormito pensando a lui. Era la mia casa. Le aule. Ed i suoi sotterranei. Il suo ufficio. Quello del mio professore. Con la scrivania, sempre coperta da una miriade di compiti. Che lui correggeva. Ed io lo aiutavo felice. Di poter anche solo stargli vicino. In quel momento, in cui cercavo di toccare la luna, avrei voluto essere in quell’ufficio. “Splendi, negli occhi miei per sempre…di luce come un diamante, che brilla su di me…” sospirai. Quel giorno in cui avevo toccato il sole. Il sole dell’alba che abbiamo visto assieme. Lanciai uno sguardo verso Flower, sulla scrivania accanto alla carta da lettere. Incrociai le braccia al petto, chiudendo gli occhi. Avrei voluto un suo abbraccio. Un suo sguardo. Vedere quei suoi occhi. Così profondi e sinceri. “Tu…tu sei dolcissimo…stesa qui, sul tuo petto morbido…io vorrei, una promessa, che non giocherai con me…” proseguii. Sarei perfino voluta tornare a quella notte. Interrotta dalle fitte della Cruciatus. Pur di stare tra le sue braccia. Non avevo mai provato un tale sentimento per nessuno prima di Severus. Forse perché, fin da quel giorno del primo anno, era stato lui l’unico a colpirmi così tanto da meritarselo. “Splendi, negli occhi miei per sempre…di luce come un diamante, che brilla su di me…ti prego per sempre…” sussurrai. Chissà se stava guardando lo stesso cielo che guardavo io. Le stelle e la luna che vegliavano su di me. Se stava provando lo stesso senso di tristezza. Se si sentiva come incompleto. Perso. In quel buio notturno. “Tu…non grido non mi senti, mi cambi il mondo come nessun altro prima, e soltanto ora so cos’è…l’amore…” continuai. Allungai ancora una mano verso la luna. Sembrava che la potessi toccare. Sentivo ancora le sue parole. L’ultimo giorno di scuola. Quando mi aveva detto di volermi bene. E io piangevo. Perché non volevo andarmene. Avrei voluto rimanere li con lui. Anche solo a fare da soprammobile. Pur di stargli vicino. di poterlo vedere. Una lacrima mi scese sulla guancia. “Splendi, negli occhi miei per sempre…di luce come un diamante, che brilla su di me…ti prego per sempre…” sorrisi malinconica. Cantavo. Perché lui mi sentisse. Perché volevo che sentisse che lo stavo chiamando. Strinsi il ciondolo in una mano. quante volte mi aveva salvato. Da Josh. Dal mondo. Il mio principe dall’armatura verde e argento. Dal sorriso raro e bellissimo. “Splendi e illumina il mio cielo…e brilla come una stella…la stella più luminosa più di qualsiasi cosa…” dissi, piano. Spostai la gamba sinistra e la feci dondolare. Non toccavo il pavimento. Nemmeno con la punta. Solo i lacci bianchi ricadevano appena sul parquet. Mi voltai verso il cassetto. Dove c’era il bracciale. Avrei tanto voluto che Piton avesse il telefono. Almeno l’avrei potuto chiamare. Almeno sentire la sua voce. Ed invece riuscivo solo a piangere. Se mi avesse visto avrebbe detto che non c’era nessun motivo per farlo. Gli avrei sorriso e sarei corsa tra le sue braccia. Se gli fosse successo qualcosa, non so cosa avrei potuto fare. “Splendi…splendi…per me risplendi…” sussurrai, infine. Mi asciugai le lacrime. E guardai l’ora. Era ancora presto per andare a dormire. Eppure non sapevo che altro fare. Leggere. No. Avrei riletto la stessa riga per una decina di volte. Forse la musica era quello che ci voleva. Collegai le casse al mio mp3. Poggiai tutto sul mio comodino. E mi buttai sul letto. Sospirai. Sentivo le voci dalla televisione, in salotto. Lasciai la finestra aperta. Nell’attesa di qualche segno. Di qualcosa. Di una sagoma che si avvicinava. Chiusi gli occhi. Triste. Stanca. Sola. Ed iniziai a cantare. Ogni canzone. Per farmi uscire la malinconia. Le lacrime. Perché lui mi sentisse. Lo chiamai. Stringendo il ciondolo. Come una bambina capricciosa. Il suo nome era impresso nei miei pensieri. Ad ogni parola. Ad ogni gesto. Pensavo a lui. Al mio adorato professore di Pozioni. Quello che sbottava. Quello che aveva un apparente cipiglio severo. Un rumore mi fece sobbalzare. Mi voltai. Mio padre mi guardava dalla porta. Pensavo fosse venuto a dirmi di abbassare il volume della musica. “Scusa…abbasso subito…” dissi, girando la manopola sulla cassa più vicina. Lui scosse la testa e si sedette sul letto. “Giulia…sei sicura che va tutto bene? Da qualche giorno sembri così…triste…e non è da te…è perché Anna va via e per qualche giorno non la vedrai?” mi chiese. Scossi la testa. Mi prese un fazzoletto dalla scatola a teschi sul comodino e mi asciugò dolce le lacrime. Stavo ancora piangendo. Senza che me ne accorgessi. “Allora cosa c’è? Avanti bambina…non sono un veggente come tua madre…sono preoccupato…” mi pregò. Mi tirai su a sedere. “Qualcuno ti ha fatto qualcosa?” ipotizzò. Non sapevo cosa dirgli. Mi dispiaceva che fosse preoccupato per me. “No…sono solo...cose di cuore…” sorrisi, poco convincente. Mio padre mi guardò dubbioso. “Avanti Giulia…hai solo sedici anni, non serve darsi pena per i ragazzi così presto…” mi rimproverò, sorridendo. “Però mi manca…tu come facevi d’estate, quando non potevi vedere la mamma?” gli chiesi. “Le scrivevo una montagna di lettere…anche se ci vedevamo almeno una volta al mese…” spiegò. Mi accarezzò la testa. “Vieni a vedere la televisione con noi?” mi propose. Scossi la testa. “Ascolto ancora qualche canzone e vado a dormire…” sorrisi. Lui annuì e ricambiò il sorriso. Uscì dalla mia camera chiudendo poi la porta. Mi cambiai, poi mi ributtai con la testa sul cuscino. Ricominciai a cantare. Piano. Per non disturbare i miei. Non volevo che si preoccupassero. Ero solo una ragazzina capricciosa. Battevo i piedi per avere quello che volevo. Senza nemmeno pensare he magari Piton se ne stava tranquillo a casa sua. E che viveva benissimo senza di me. chiusi piano gli occhi. Strinsi il cuscino. “Buonanotte Severus…” sussurrai. Così, mi addormentai. Con la mente rivolta a lui. Senza nemmeno accorgermi della sorpresa appena atterrata sul mio davanzale.
 
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Dr Toriop Eninigriv
view post Posted on 26/4/2008, 14:02




IO TI ADOROOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!

e la prossima volta che mi freghi i fazzoletti, dimmelo che almeno li ricarico!
 
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titimaci
view post Posted on 26/4/2008, 16:02




noooooooooo tu non puoi lasciarci cosìììì!!!!! aggiorna prestissimo please!!!!!!!!!!!!!!!

bellissimo capitolo comunque!!!!!
 
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flaflysnape
view post Posted on 26/4/2008, 16:16




uuuuu ma ke bello!! cm sempre è stupendo qsto chap.... ma voglio il seguito!! è arrivata la lettera di severus! e si incontreranno vero??! please continua prestissimo Mimi! ^^
 
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JaneDoe
view post Posted on 26/4/2008, 18:40




Davvero un bel capitolo!Bravissima!!
 
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39 replies since 23/4/2008, 19:49   773 views
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