Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Everything, su che coppia sarà mai questa ff? XDXD

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kikyo91
view post Posted on 13/1/2008, 22:50




Lo ammetto: ci provo gioia a tormentarvi con le mie ff! :thanks:
Dopo una One Shot come Ultimi Ricordi, ecco una a più capitoli (ancora in scrittura tra l'altro!!). protagonisti sempre i nostri due Giulia e Piton, stavolta al quinto anno!
premetto: chiedo scusa per imprecisioni, eventuali comportamento OOC del nostro Sev, errori ortografici e magici, la surrealità dei fatti e della comparsa della Umbridge (mi serviva un personaggio irrtante e sadico XDXD)
la lunghezza dei miei capitoli è sempre quella (troppa XDXD)
scusate ancora x eventuali imprecisioni di cose, buona lettura ^___^
(non verrò sul forum fino a domani sera, psero di trovare tanti commentuzzi che mi fanno sempre un grande piacere :thanks: ^_^:-->:<img src=:"> )
ed ecco a voi il..........

1 Capitolo
Sabato sera. Sospirai affranta. Anna sbuffava guardando fuori dalla finestra. Hermione guardava il soffitto della stanza, bisbigliando qualcosa. “Io ci provo…” esclamò la prima, dirigendosi verso la porta. “No Anna! Non tornerai viva! Ti manderanno nel suo ufficio…tutto rosa…” la pregò la seconda. Anna però la ignorò, anche se la vedemmo rabbrividire dal disgusto. “Giulia, dille qualcosa!” mi implorò Hermione, mettendosi a sedere sul letto. Io feci spallucce ed Anna uscì convinta. Passarono soltanto dieci minuti, e venne catapultata nella stanza. “Ma dico io, non si può nemmeno uscire prima del coprifuoco?!” esclamò stizzita, massaggiandosi il sedere dolorante. “Sono tempi bui questi…in coprifuoco scatta alle 20.00 precise…” sospirò Hermione. “Almeno hai evitato la stanza degli orrori…” la consolai. L’ufficio della Umbridge, anche detta stanza degli orrori. Io ci ero finita almeno una quarantina di volte, se non peggio. Sulle mie mani i segni della tortura inflitta dal quel mostro travestito da confetto rosa. “Che cavolo, Draco è uno dei potenti, uno della Squadra d'Inquisizione! Dovrebbe poter vagare libero per i corridoi...con me!” rimbeccò la ragazza, sedendosi sul letto. “Non dimenticare che sei una dell’Esercito di Silente…” osservò Hermione. “Però intanto il mio Draco sta più con Pansy che con me!” rispose ancora scocciata l’altra. Io sospirai. Anna aveva provato mille volte ad incontrarsi con Draco, ma da quando la Umbridge era diventata preside, c’era il divieto perfino di respirare, tranne che in casi davvero necessari. E in più le sue punizioni: Dio solo sa se fossero peggio quelle o il dover entrare nel suo ufficio. Ogni volta che qualcuno contraddiceva una delle sue regole, veniva punito con quella penna malefica. Io dovetti scrivere trenta volte “non devo uscire dopo il coprifuoco”, altre trenta volte “non devo rispondere sgarbatamente”, venti volte “devo comportarmi come si addice ad una signorina” ed infine “non devo andare a trovare gli insegnanti” altre venti volte. In tutto le mie mani sono state sfregiate con cento scritte. Le prime trenta volte furono quando Gazza mi beccò mentre tornavo su dai Sotterranei; le seconde me le diede perché le avevo risposto male durante una lezione; le successive venti volte furono quando Gazza trovò me ed Anna a suonarle a Millicent Bullstrod nei bagni della scuola; e le ultime venti volte, risalenti ad una settimana prima, mi sono state addebitate quando lo stesso rospo rosa mi ha trovata da Piton, con una tazza di tisana in mano. Comunque, cinquanta su cento erano per lui. Non volevo rinunciare ad andare ad aiutarlo, a stare in sua compagnia. E così ricevevo quello che secondo il confettone meritavo. Ovviamente quella perfida donna non sa di altre scappatelle, che devo al caro Draco. Mi ricordo quando, dopo la prima volta che la Umbridge mi chiamò in ufficio, io filai diritta da Piton. Tenevo le maniche della felpa lunghe fino a coprirmi le mani. Piton mi guardava dubbioso, fino a che non si fece avanti. “Signorina Wyspet, ha forse freddo? Non dovrebbe essere abituata al clima dei sotterranei oramai?” mi chiese. “Ne ho solo un po’…” dissi, cercando di essere convincente. Lui mi guardò negli occhi e scosse la testa. “Non sa mentire per nulla bene…” sospirò. Io sforzai un sorriso. “Mi faccia vedere…” mi ordinò. Io guardai in basso, timida. “Avanti…” insistette. Io mi scoprii le mani e lui le guardò accigliato. Lesse la scritta che ancora si leggeva sulla mia pelle. “Quella donna ne sa una più di Lei-sai-chi...” esclamò acido, poi, si alzò e prese una boccetta dallo scaffale vicino. L’aprì e iniziò a spalmarmi il contenuto su una mano. Io sobbalzai. “Brucia!” mi lamentai. “Non faccia la bambina…oppure vuole che le ferite le rimangano aperte per almeno un mese?” rimbeccò Piton. “Un mese? Stanno così tanto ad andare via?” chiesi stupita. “Conoscendola signorina Wyspet, quella di oggi non sarà l’ultima volta che verrà convocata in quell’ufficio…” rispose, rabbrividendo nel pronunciare le ultime due parole. Mi mise la pomata anche sull’altra mano, poi rimise apposto la boccetta. “Grazie professore…” dissi, stavolta con un vero sorriso. Lui era ancora girato di schiena. “Stia più attenta la prossima volta…e se deve farsi trovare, almeno faccia in modo che sia Malfoy a sorprenderla…così la passerà liscia…” suggerì. Io risi. Rimasi per tutta la sera a parlare e ad aiutarlo nelle sue pozioni. Da quella sera, ogni volta che entravo nel suo ufficio c’era sempre quella boccetta azzurra, sulla scrivania, che puntualmente veniva aperta. Piton mi rimproverò per ogni singolo fatto, ma lo faceva con dolcezza. E più andavo avanti, più mi convincevo che non mi sarei fatta fermare da un rospo rosa. Aimè, da quel fatale sabato sera, il coprifuoco era stato anticipato di un’ora. Anche Anna aveva dato il suo bel filo da torcere alla Umbridge. Draco gliele faceva passare tutte, ma Millicent, dopo la rissa nei bagni, andò diritta dalla rospa ad interpretare una scena strappalacrime in modo da mettere Anna in cattiva luce. Così, oltre che le trenta “devo comportarmi come si addice ad una signorina” che avevo anche io, quella serpe le aggiunse altre trenta “non devo infierire su delle povere creature”. Che, detto tra noi, se la Bulstrode era una povera creatura, io ero una Tassorosso! Comunque, l’unica che non è mai stata toccata dalla penna è Hermione. Si salvava sempre in corner quella ragazza, sputando insulti solo quando la Umbridge era a distanze considerevoli, tipo lei nella Sala Comune e il confetto nel suo ufficio. Non so come faccia Hermione a non insultarla appena la vede. Probabilmente ha un elevato autocontrollo. Però ora torniamo a noi. Io non andavo nell’ufficio di Piton da una settimana. Lo vedevo soltanto a lezione, e non mi bastava. Alla sera le ore non passavano più, mi mancavano le mille boccette, i fumi dei calderoni e…ovviamente sto scherzando. Mi mancavano le chiacchierate, i dibattiti su libri letti, sulla musica, sulle novità. Qualcuno bussò alla porta, distraendomi dai miei pensieri. Hermione sobbalzò. “Avanti…” rispose tremante Anna. La porta si aprì e si richiuse così velocemente che vedemmo solo una cosa arancione che sfrecciava nella stanza. Passati dieci minuti, una ragazzina dai capelli castani e maglia arancione apparve; era la solita Mary Kate, sorella di Anna; frequentava lo stesso anno di Ginny. “Che fai qui?!” esclamò stupita Anna. “Vi prego ho bisogno di un rifugio!” pregò lei, sedendosi sul pavimento tra il mio letto e quello della sorella. “Che hai combinato ancora?” chiese Hermione, sospirando esasperata. “Ero in giro con Ginny e Pansy ci ha beccate…” sintetizzò. “E vi ha rincorso fino a qui?” chiesi stupita. “In verità ci siamo rifugiate nella Sala Comune, poi ci siamo precipitate nei dormitori…Ginny si è buttata in quello del primo anno…” raccontò. “Ora siete in guai grossi…vi aspetta la penna!” disse in tono grave Anna. Mary Kate rabbrividì. Bussarono alla porta e la ragazza si andò a nascondere sotto un letto. “Avanti…” rispose Hermione. Dei capelli rossi fecero capolino da fuori. “È qui Mary Kate?” chiese Ginny. La ragazza uscì da sotto il letto. “Lo sai vero che lunedì, appena metteremo un piede fuori dalla Sala Comune, verremmo uccise?” disse sconsolata la rossa. Mary Kate sospirò, poi, un’ombra minacciosa apparve dietro di loro. “Bene…hem, hem….Haliwell e Weasley, venite con me…” le chiamò subito quella irritante voce che nessuno sopportava più. Le due uscirono a testa bassa dalla stanza, mentre il rospo ancora guardava noi. “Haliwell, anche tu!” ringhiò. Anna si alzò dal letto, ma lo sguardo del confettone rosa era ancora fisso, stavolta su di me. “Vedo signorina Wyspet che ha imparato la lezione…ho giusto avuto degli apprezzamenti da un mio collega oggi, per l’ottimo lavoro svolto…” sorrise maligna. “Chi era, un rospo di palude?” sussurrò Anna alla sorella. La Umbridge la fulminò con lo sguardo. “Vedo che la lingua lunga è una malattia contagiosa tra voi…e comunque è stato proprio il professor Piton a farmi i complimenti…non voleva assumersi la responsabilità delle sue malefatte signoria Wyspet…” ghignò ancora la donna. Io la guardai a occhi aperti. “Si spieghi meglio…” le chiesi. “Bhe, mi ha semplicemente detto che ora che lei non gli trotterella più intorno ha meno fastidi…” mi rispose lei. Mi venne un tuffo al cuore. “Non…non è vero! Sta mentendo!” rimbeccai. “Io non mento mai signorina Wyspet…forse una punizione le farebbe tenere a freno quella lingua una volta per tutte…” sbottò la Umbridge. “Il professor Piton non lo avrebbe mai detto!” ridissi. Lei scosse la testa. “Wyspet, venga a far compagnia alle sue amiche… penso che sessanta “non devo contraddire la professoressa Umbridge” le faranno bene…” mi ordinò. Io scesi dal letto e mi aggiunsi al gruppetto. Il confettone chiuse la porta del dormitorio e ci portò con se in un’aula. Ci mise in prima fila e ci consegnò le penne. Assegnò trenta frasi a Mary Kate e Ginny e quaranta ad Anna. A me, come promesso, sessanta. Iniziai a scrivere e sentii la pelle che si lacerava, infierendo ancora sui graffi già presenti. La pomata di solito aveva anche l’effetto di attutirmi il dolore. La Umbridge iniziò a passarci davanti. Io avevo già scritto tre farsi. Mi prese il foglio e lo incenerì con la bacchetta. “Aveva macchiato tutto il foglio di inchiostro…ricominci…” ghignò malefica. Mi passò un altro foglio e ricominciai. Arrivata a sei frasi si ripeté la scena. “Riscriva con una calligrafia leggibile…” sbottò stavolta. Mi passò un altro foglio, però, appena passò davanti ad Anna, questa, le fece cadere una boccetta d’inchiostro su una scarpa, imbrattando anche tutto il foglio. “Haliwell!” la richiamò. Anna sorrise beffarda. “Ops…dovrò ricominciare…” disse, poi mi fece l’occhiolino. Era arrivata a venti frasi. Quello fu davvero un bel gesto d’amicizia da parte sua. Alla fine, Ginny e Mary Kate finirono un’ora dopo. Arrivata a venti frasi, la mia mano sinistra era un cumulo di graffi e sangue. Non osavo nemmeno guardare in che stato fosse. Anna finì dopo un’ora. Rimasi solo io nella stanza con quella donna malefica. Ed ero soltanto a trenta frasi. Non ce la facevo più. Però non volevo implorare pietà. Non a quell’essere. La porta si aprì e vidi un mantello nero svolazzare. “Oh Severus, Gazza ti ha riferito il mio messaggio dunque?” esclamò contenta il confetto rosa. “Si…di cosa voleva parlarmi?” chiese. Poi si voltò e mi vide. Nascosi la mano sotto il banco e cercai di scrivere. “Andiamo Severus, siamo colleghi, dammi del tu!” disse civettante la donna. “Di cosa voleva parlarmi?” ripeté lui, senza modifiche. “Dunque…mi servirebbe una pozione…” iniziò a dire lei, mettendosi davanti a me. Io guardai Piton, e lei mi prese il foglio e lo squadrò, poi lo incenerì. Mi vennero le lacrime agli occhi. “Non ci siamo Wyspet! Non riesco a leggere nulla!” osservò, maligna. Mi passò un altro stramaledettissimo foglio. “Erano trenta frasi! Se continua a buttarmi via i fogli ci metterò una vita!” risposi, piena di rabbia. “Signorina Wyspet! Come osa rispondermi!” esclamò stizzita. “Scriva e non si lamenti, è quello che si merita!” continuò. Io poggiai la punta della penna sul foglio, e sentii il bruciore sulla mia mano. “Questi alunni! Non c’è più rispetto! Dico bene Severus?” squittì la rospa. Lui annuì, così io crollai. “Professoressa…posso…continuare domani?” chiesi, stremata. Lei mi scrutò soddisfatta. “Domani alle 20.00 precise nel mio ufficio…” mi disse. Io mi alzai ed uscii di fretta dall’aula. Iniziai a correre per i corridoi, con gli occhi gonfi di lacrime e le parole di quella malefica donna. Vedevo Severus annuire. Ma era impossibile che le avesse detto quelle cose! Andai a sbattere contro qualcuno. Perfetto, uno della Squadra d’Inquisizione. “Giulia…tutto bene?” mi chiese. Riconobbi la voce e alzai la testa. “Rispondimi, stai bene?” mi chiese ancora Draco. Io annuii poco convinta. Lui si guardò in giro. “Draco, hai trovato qualcosa?” lo chiamò Pansy, dal fondo del corridoio. “No, tutto apposto!” mentì lui. “Andiamo…se sanno che ti copro sono cavoli amari…” disse. Andammo verso la torre di Grifondoro. “Sei arrivata dall’ufficio della Umbridge?” chiese. Io annuii. “Anna mi ha raccontato quello che ti ha detto…l’ho incrociata quando stava tornando in dormitorio…” mi spiegò. Poi notò la mia mano. “Credimi, conosco Piton come le mie tasche, non lo direbbe mai!” cercò di consolarmi. Io feci un debole sorriso. “Eccoci arrivati!” illustrò, indicando la Signora Grassa. “Grazie Draco…” lo salutai. “Dovere!” esclamò, poi tornò al giro. Io entrai ed andai in dormitorio. Hermione dormiva mentre Anna era sul letto a cercare di rimettersi in sesto la mano. “Come stai?” mi chiese. “Così così…tu piuttosto, hai scritto venti frasi in più…per me…” sorrisi. “Ecco a cosa servono le amiche! Nella gioia e nel dolore…” esordì lei. Io andai ad abbracciarla e lei mi tirò delle bende. “Le mie povere manine…maciullate da quell’essere dalle sembianze di rospo…” sospirò. Io sorrisi. Mi fasciai la mano, e mi infilai a letto. Fu una nottata piena di incubi e di agitazione.
 
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Dunkyta V. Snivellus
view post Posted on 13/1/2008, 23:06




Naaaaa... Severus non direbbe mai una cosa simile, vero? Vero?

Brava..e un inchino per il capitolo! fortuna che ci sei tu che ne scrivi di così lunghi!!! muahahahah
un bacio, Vale
 
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Free Soul
view post Posted on 13/1/2008, 23:26




Brava...come inizio mi piace proprio si si!!! ^_^
 
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Sevyforever
view post Posted on 13/1/2008, 23:37




Davvero intrigante....quella Umbridge è odiosa!!!
 
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view post Posted on 14/1/2008, 00:18
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Erede Universale del prof. Snape

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Brava...brava bravissima...non vedevo l'ora di leggere il continuo....e come al solito non ti smentisci....che emozione. Solo che la maledetta Umbridge...come dire...mi sembra cotta di Sev....muahahahah...illusa.....Posta presto il resto...io resto in attesa.....e ancora Bravaaaaa!
 
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view post Posted on 14/1/2008, 17:06

Erede Universale del prof. Snape

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che bello come inizio! povera Giulia, povera la sua mano grr quanto mi fa arrabbiare quel rospo maledetto!
 
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Naomy
view post Posted on 14/1/2008, 18:24




CITAZIONE
Solo che la maledetta Umbridge...come dire...mi sembra cotta di Sev....

Anche a me ha dato questo effetto Half...
ma credo sia proprio il suo modo di fare...



 
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Aredhel
view post Posted on 14/1/2008, 18:54




Brava Kikyo, un inizio molto interessante!
Non vedo l'ora di leggere il resto! ^_^:-->:<img src=:">
 
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kikyo91
view post Posted on 14/1/2008, 20:57




graccie ragazze ^__^ mi fanno molto piacere i vosti commenti (questa ff è nata da una semplice osservazione, contando poi che volevo farla finire dopo tre capitoli...ed invece mi sa che andrò avanti un bel pò...)
riguarod alla Umbridge... muhahahahahha l'ho trovata proprio a pennello quella prof! la Row l'ha inventata sl x farmela usare a mio piacimento muhahahaha (signorina Kikyo, credo che almeno sessanta frasi di "non devo vantarmi di meriti non miei" le basteranno.... Nda Umbridge) (-.- nooooo l'ufficio rosa noooo!! salvatemiiiii Nda ki-chan)
 
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kikyo91
view post Posted on 14/1/2008, 22:30




ed ecco il secondo capitolo! ^__^ (purtroppo la Umbridge non si dilegua manco qui... -.- tocca tenercela...)
l'ho finito di scrivere la sera che hanno rifatto hp e la pietra filosofale...da li lo specchio delle brame XDXD

2 Capitolo
Il giorno dopo mi svegliai con la mano dolorante. “Che male Herm! Fai piano!” sentii urlare. Mi girai e vidi Anna ed Hermione alle prese con delle bende. “Se non stai ferma è ovvio che ti faccio male” rimbeccò l’amica. “Che ora è?” chiesi. “È quasi ora di pranzo…ci stavamo giusto preparando per scendere…” rispose Herm, stringendo la benda ad Anna, che strillò ancora. “Se vuoi ti aspettiamo…” sorrise quest’ultima, dopo essere scappata dall’altra. “Non ho molta fame…” sospirai. Hermione aveva preso a rincorrere Anna per la stanza. “Ferma! Devo finire!” esclamava. “Piuttosto mi faccio bendare da un Ippogrifo!” rimbeccò l’altra. Dopo dieci minuti finalmente Herm raggiunse l’infortunata e finì l’opera. “Sicura che non vuoi scendere?” chiese ancora l’infermiera improvvisata. Io scossi la testa e mi girai dall’altra parte. Sentii chiudere la porta. Tirai fuori la mano e la osservai: le bende erano diventate rosse. Le tolsi piano e soffiai sui graffi. Mi alzai e presi le bende che Hermione aveva lasciato sul letto di Anna. Mi rifasciai, poi tornai sotto le coperte. Faceva ancora freddo. Mi girai su un fianco e guardai fuori dalla finestra. Il mio letto era quello più lontano dalla porta. Anna si era presa quello in mezzo, ed Herm l’ultimo che rimaneva. Allungai una mano e presi l’mp3. Iniziai a scorrere le tracce. Cercavo di non pensare a nulla, perché sapevo a dove sarebbe andata a parare la mia mente problematica. Poi si sarebbe fatto vivo il cinismo, e per completare il tutto, anche una buona dose di depressione. Invece, la musica, mi metteva allegria. Anche se quel giorno non riuscivo a trovare una traccia che mi andasse bene. Anarchy in the UK, Sex Pistols. No, avanti. Lonely Day, System of a Down. Proprio no! Everything, Lifehouse. Ecco. L’avevo trovata. Premetti play e la canzone partì. Mi girai dando la schiena alla finestra. Guardavo Grattastinchi fare le fusa sul letto di Herm. Cercai in vano di non ascoltare le parole della canzone. You are the life, to my soul, you are my purpose, you are everything. Automaticamente pensai a quella persona. A quello che era tutto per me. La mia mente si mise in moto ed iniziai a pensare. Prima che Silente sparisse per lasciare posto alla Umbridge, potevo girare liberamente nei sotterranei, anzi, il preside mi sorrideva se mi vedeva in compagnia di Piton. Ed invece, quel confettone rosa voleva tenerselo tutto per se. Era gelosa. Non ci potevo credere! Anna mi aveva sempre preso in giro, dicendo che un giorno la McGranitt mi avrebbe sfidata per accaparrarsi Piton. E io le ridevo in faccia. La canzone finì senza che me accorgessi. Subito partì Everything I Do (I Do it for You) di Bryan Adams. Nemmeno a farlo apposta. Ficcai la testa sotto al cuscino, senza pensare che mi bastava togliermi li cuffie, o più semplicemente cambiare canzone. I would fight for you. Sbuffai. I'd lie for you. Buttai via il cuscino. Walk the wire for you. Mi coprii con le coperte fino alla fronte. I'd die for you. Sospirai a e mi sedetti sul letto. Ripresi il cuscino e spensi l’mp3. Piton non poteva aver detto quelle cose alla Umbridge. E io che stavo anche a pensarci! Mi detti una botta sulla fronte con il palmo della mano. “Stupida! Giulia sei una stupida!” mi rimproverai. Guardai l’orologio che avevo sul comodino: le 13.13. Chiusi gli occhi ed espressi un desiderio, come quando facevo da bambina. Nemmeno il tempo di riaprirli che la porta si spalancò ed entrarono le mie compagne. “Ancora a letto?!” trillò Hermione. Anna battè le mani e si tuffò sul suo letto. “Che mortorio che c’era il Sala Grande oggi!” esclamò, iniziando a saltare. “Anna smettila!” la richiamò Hermione. Anna per farla innervosire cominciò a saltare con più forza. “Se non la smetti ti si romperà il letto…e conoscendo il confettone rosa ti farà dormire sul pavimento…” scherzai. Anna si fermò e si alzò, poi si sedette a gambe incrociate sul mio letto. “Il tuo professore mi sembrava agitato oggi…” disse poi la ragazza. “Direi, era seduto vicino alla Umbridge!” sbottò Hermione. “Era inquieto…” continuò la castana. “Secondo me aveva voglia di finire il pranzo al più presto…” osservò ancora Herm. “Probabilmente non gli piacciono le zampe di rospo a pranzo…” scherzai. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. “A proposito di rospi!” squillò Anna. “Se volete reclutarmi per una ricerca del rospo di Neville, io non ci sto…chiedete a Luna…” risposi subito. “Ma no! Il rospo rosa mi ha fermata in corridoio…mi ha detto di ricordarti che stasera devi andare da lei…alle 20.00 precise!” riprese Anna. Io sbuffai. “Non è che da un giorno all’altro Giulia se lo dimentica eh…” rimbeccò Hermione. “Herm, per caso sei stata rapita dagli alieni?” esclamò Anna. La ragazza la guardò interrogativa. “Non eri tu quella che diceva sempre di non prendere in giro i professori e di non contestare?” le spiegai. “Si…ma la Umbridge non conta! È solo un pallone gonfiato!” rimbeccò. “In effetti ci somiglia…” rifletté Anna. Scoppiammo ancora a ridere. Io mi cambiai ed iniziai a fare i compiti. Purtroppo l’ora di cena non tardò ad arrivare e scesi con le ragazze. Mangiai in fretta e, appena sparirono anche i dolci ci alzammo. Accompagnai Anna ed Hermione per un pezzo, poi mi toccò cambiare rotta. raggiunsi l’ufficio della Umbridge alle 20.00 precise. Bussai, e lei mi fece entrare, con un’occhiata di orrore rivolta ai miei vestiti. Mi passò un foglio e la penna e mi indico la sua scrivania. “Sessanta frasi Wyspet…non una in meno…” ricordò, iniziando a girare per lo studio. Decisi che avrei scritto con la sinistra, ma il rospo se ne accorse. “Sbaglio o lei scrive con la destra?” mi chiese. “So scrivere anche con la sinistra…” sorrisi. Lei sbuffò. “Scriva con la destra…” mi ordinò. Il mio sorriso tirato svanì. Sospirai per prendere coraggio ed iniziai a scrivere. Mi ripetei di non pensare al dolore, di ignorare quella cosa rosa che si aggirava come uno squalo. Mi dicevo di pensare a Severus. Poco a poco riempii il foglio, con tutte le sessanta frasi. Appena finito, mi alzai e le consegnai il foglio. Lei gli diede una letta. “Bene…vede signorina Wyspet che ci intendiamo qualche volta? Ora può andare…” mi rispose. Io annuii ed uscii dall’ufficio, poi iniziai a correre fino ai sotterranei. Corsi diretta all’ufficio di Piton. Bussai. “Avanti!” rispose. Entrai sorridendo. Lui alzò la testa e mi guardò, come per chiedermi cosa ci facessi li. “Sono venuta ad aiutarla…allora, da dove inizio?” chiesi, battendo le mani. Stupidamente tirai le bende che mi grattarono sui graffi appena riaperti, ma trattenei una smorfia di dolore. Piton mi squadrò, poi, sospirando si alzò. “Venga con me…” mi rispose, acido. Mi condusse fino alla solita porta, poi l’aprì. “Si sieda sul letto…” disse ancora. Io obbedii. Prese qualcosa dallo scaffale e mi si posizionò davanti. Io lo guardai dubbiosa. “Volevo arrivare prima, ma dovevo passare dalla Umbridge…” spiegai, rammaricata. Lui scosse la testa. “Non le ha riferito nulla la professoressa?” mi chiese, iniziando a togliermi piano le bende. “Da parte sua?” chiesi. Poi capii. “Ieri…ha detto…che lei le ha raccontato che…insomma…” iniziai a dire. Non volevo ripetere quelle parole. Piton iniziò a spalmarmi la pomata e io strinsi la coperta nella mia mano destra, per non lamentarmi del dolore. “Allora…quello che ha detto…è vero?” chiesi, riprendendo fiato. Severus annuì e io mi rattristai, ma cercai di non darlo a vedere. “Signorina Wyspet, vuole stare ferma una buona volta?!” rimbeccò acido, tenendomi la mano ferma. “Ma brucia!” sbottai, con le lacrime agli occhi. “Ha sedici anni, non vale la pena piangere per un po’ di bruciore!” rimbeccò, arcigno. “Io non sto piangendo!” risposi, anche se sentivo le lacrime rigarmi le guance. Piton sbuffò scettico. “E comunque non piango per i graffi!” precisai. “Per quale motivo allora? E non gesticoli!” chiese lui, mettendo ancora pomata. “Perché non volevo essere un peso…pensavo…di esserle utile…ero convinta che le piacessero le nostre discussioni come piacevano a me…” confessai. Piton sbuffò e scosse la testa. Chiuse la boccetta e la appoggiò sul comodino. Poi aprì un cassetto e ne tirò fuori delle bende. “Ora tenga la mano ferma…devo farle una fasciatura stretta…” mi ordinò. Io annuii. “Lei è una ragazza impossibile signorina Wyspet…sapevo perfettamente che la professoressa Umbridge le avrebbe riferito qualunque cosa le avessi detto…” iniziò a dire Piton, mentre iniziava a girare intorno alla mia mano con la benda. “Anche se dovevo aspettarmelo che qualunque cosa avessi detto lei sarebbe venuta comunque nel mio ufficio ogni sera…” sospirò, continuando il lavoro. Io lo guardai dubbiosa. “Vedo che si è calmata e mi ha dato retta…” disse, soddisfatto. “Però se la stringe così non passa sangue al braccio!” mi lamentai. Piton sbuffò e io risi. Era chiaro: non voleva che la Umbridge continuasse a darmi punizioni, in modo da avere ancora le mani alla fine dell’anno. infondo si preoccupava per me, ma si sapeva oramai: Giulia Wyspet è testarda. “Cosa devo fare per farla rimanere in camera ed evitare di gironzolare nei corridoi dopo il coprifuoco?” chiese Piton, oramai esasperato. Io gli sorrisi e trotterellai verso la sua libreria. Notai qualcosa su uno degli scaffali alti. Mi alzai in punta di piedi per vedere meglio, ma non servì a molto. Piton intanto ghignava divertito. Allungai un braccio per prendere il volume ma lo toccavo a malapena. “Vuole un aiuto?” chiese maligno. “No…ce la faccio…benissimo…da…sola!” esclamai, iniziando a saltellare. Lui intanto tratteneva una risata. Alla fine, per evitare che mi arrampicassi sulla libreria, con un gesto elegante, mi porse il tanto agognato volume. Io allungai una mano per prenderlo, ma Piton lo alzò di nuovo, fuori dalla mia portata. Sbuffai. “Professore! Lei non dovrebbe farmi questi scherzi!” rimbeccai. “Signorina Wyspet, non è colpa mia se è di statura inferiore alla norma…” rimbeccò, cercando di mantenere un tono serio. “Io non sono bassa! È la sua libreria che è alta!” mi giustificai. Lo guardai e non seppi trattenere una risata. Lui mi diede un colpetto in testa con il libro e io sorrisi. Sentimmo la porta sbattere e dei passi. “Severus? Severus, sei qui?” trillò una voce. Piton ebbe un brivido d’orrore, mentre io sobbalzai. “Anche qui mi viene a cercare?!” esclamò, infastidito. Poi si girò e mi guardò. Sentimmo i passi sempre più vicini. Piton aprì una porticina e mi spinse dentro, giusto in tempo. Mi aveva spinta dentro al bagno. Io scivolai sul tappetino e caddi all’indietro, facendo un volo ed atterrando nella vasca da bagno. Per cercare di tirarmi su mi aggrappai alla cosa più vicina, che si rivelò essere il pomello dell’acqua calda. L’acqua mi investì in pieno. Cercai di girare il pomello dalla parte opposta, ma era tutto scivoloso. Dopo svariati tentativi ci riuscii, poi mi tirai su. strizzai la gonna e la felpa. Iniziai a guardarmi in giro in cerca di uno specchio. Lo trovai sopra il lavandino, di una grigio marmoreo. Ero bagnata fradicia, ed avevo dimenticato la bacchetta di sopra. Non resistetti a dare un’occhiata in giro. Vicino alla vasca erano riposti, appesi ad un apposito appendino, degli asciugamani varianti dal verde chiaro, al verde scuro. Ne toccai uno. Era morbido, e su un angolo aveva la doppia S ricamata a mo di serpente. Per poco svenni al pensiero che magari quello la stoffa che stavo toccando aveva asciugato la candida pelle di Severus. L’immagine di Hermione che mi sgridava per questi pensieri fermò il mio afflusso di bile. Stringevo ancora l’asciugamano. Lo tolsi dall’appendino e lo accarezzai meglio, poi lo avvicinai e ci appoggiai la guancia. Aveva il suo profumo. Tutto in quel bagno aveva il suo profumo. Quell’odore intenso ma rilassante, che adoravo, e che faceva contrasto con il mio profumo allo zucchero filato. Rimisi apposto l’asciugamano e trotterellai alla vasca in cui ero caduta poco prima. Era una di quelle con le zampe di leone, e il bordo dorato. Aveva anche dei disegni dai toni serpeggianti che spiccavano dorati su sfondo nero. Anche se l’interno della vasca era bianco. Sembrava la stessa vasca che mi aveva mostrato Anna in un ritratto della contessa Bathory. Sopra alla vasca c’erano delle mensole in legno scuro. Sorreggevano delle boccette di vari colori, di cui una di un viola intenso. Rimasi incantata a guardarla che non mi accorsi nemmeno che la porta si aprì. “Che fa signorina Wyspet? E perché è bagnata fradicia?” chiese Piton, facendomi tornare alla realtà. “Sono inciampata e sono caduta nella vasca…e per tirarmi su mi sono appoggiata alla manopola dell’acqua calda…” spiegai, imbarazzata. Lui sospirò e, con un colpo di bacchetta, mi fece tornare asciutta, poi si avvicinò. “Cosa contengono tutte queste boccette?” gli chiesi. “Oli profumati, sali da bagno, e altre inutilità varie…” mi spiegò. Io lo guardai dubbiosa. “Silente porta sempre via un souvenir qualsiasi viaggio vada, e compra a tutti i professori qualcosa che ha a che fare con il bagno…penso che la professoressa McGranitt abbia la mia stessa collezione…” raccontò, sbuffando. “È gentile Silente a portarvi qualcosa…” sorrisi, trattenendomi da allungare una mano su qualcuna di quelle boccette. Ero sicura che sarebbe finita in pezzi tra le mie mani. Non ho un tocco molto leggero con le cose fragili. “Se magari ci portasse qualcosa di utile…non so che farmene di tutte queste cose!” rimbeccò, notando che continuavo a girare lo sguardo sulla boccetta dal contenuto viola. “Quella blu cos’è?” chiesi, indicandola. “Essenza di spuma di mare…quando Silente è andato in vacanza al mare…” sospirò esasperato Piton. “E…quella rossa?” chiesi ancora. “Oli di petali di rosa…da Parigi…” rispose ancora lui. “E…quella viola?” chiesi, finalmente. Piton prese la boccetta e me la mine in una mano. “Lo scopra lei…” disse. Io aprii il tappo e un profumo di viole si sparse. “L’ennesimo olio da bagno…stavolta alle viole di campo…” esclamò, sbuffando. Io respirai il profumo a pieni polmoni. Richiusi la boccetta e gliela porsi. Lui la rifiutò. “Se proprio le piace la tenga pure…come le ho già detto, io non uso queste cose…” commentò. “Grazie….ma…non posso accettare! Tra le mie mani non durerebbe nemmeno un secondo questa boccetta…” rifiutai a malincuore. Piton scosse la testa. “Eppure ora la sta tenendo in mano, e non mi sembra che si sia rotta…e comunque, non è semplice vetro…non si rompe facilmente, quindi anche nelle sue mani sarà al sicuro…” disse. Io sorrisi e strinsi la boccetta. “Ora, vuole pulirmi il bagno oppure aiutarmi a finire del lavoro, così poi se ne andrà finalmente in dormitorio?” chiese Piton, acido. Io trotterellai nel suo ufficio, e notai un calendario appeso vicino alla scrivania. Iniziai a sfogliare le date. Era oramai febbraio, ed il regime di terrore del confettone durava da un mese buono. Ma ovviamente io prendevo punizioni anche prima. Scorsi il mese prima. Gennaio. Notai un asterisco sul giorno 9. “Professore, cosa vuol dire quell’asterisco sul 9 gennaio?” chiesi, curiosa. Lui sbuffò e tornò alla scrivania, ma io continuai imperterrita. “Aveva una visita? Aveva una partita a Quiddich? Doveva prendere delle medicine?” iniziai a chiedere d’un fiato. Piton sbuffò. “Non si fa mai i fatti suoi signorina Wyspet?” rispose secco. Io abbassai lo sguardo. “Mi scusi…ero solo curiosa…” mi scusai in colpa. Lui sospirò esasperato. “Il 9 gennaio è il mio…compleanno…” disse seccato, pronunciando con orrore quest’ultima parola. Io mi illuminai. “Lei compie gli anni a gennaio? Come Anna! E quanti ne ha compiuti?” chiesi ancora. Lui mi fulminò con lo sguardo. “Però è un peccato…se lo avessi saputo le avrei fatto gli auguri…come ha festeggiato?” chiesi. Lui scrollò le spalle. “Non mi vorrà dire che non ha festeggiato vero?” dissi stupita. “Non era una mia priorità festeggiare…non che lo sia mai stata…” rispose. Io rimasi a bocca aperta. “Ma professore, il compleanno è un’importante data nella vita di ogni persona! Bisogna festeggiarlo!” rimbeccai, convinta. Lui mi guardò scettico. “E poi…i regali, la festa, il divertimento…non sarebbe bello?” sorrisi. Piton alzò in sopracciglio, poi mi passò dei fogli. “Mi aiuti a correggere questi compiti…i Tassorosso sono quelli più facili da correggere…deve solo mettere un segno sulle risposte giuste, confrontandole con il foglio delle soluzioni…date le enormi capacita di questa classe, deduco che l’inchiostro rosso stasera non andrà sprecato…” disse acido. io lo guardai supplichevole. “Signorina Wyspet, no…” disse subito. “No? Ma se non le ho proposto nulla!” rimbeccai. Lui mi squadrò. “Io so cosa sta pensando in quella sua mente perversa…e la mia risposta è no!” ripeté. “Su professore! Non le andrebbe una bella festa?” chiesi. Piton scosse la testa irremovibile. “Non ci sarà tanta gente…Hermione, Anna, Draco…” iniziai ad elencare. “Ovviamente tutti studenti, più un membro della Squadra dell’Inquisizione…se dovesse vedervi la professoressa Umbridge, vi metterebbe in punizione…e come sa, vorrei vederla sempre meno in quell’ufficio signorina Wyspet…” mi rimproverò. Io abbassai lo sguardo. “Cercavo solo di fare qualcosa di carino…” mi difesi. “Io non gliel’ho chiesto…” sbottò, iniziando a correggere altri compiti. Io presi la pila di fogli ed iniziai a controllarli. “Il mio compleanno è in marzo…27 marzo…” dissi. Severus continuò a scrutare i fogli con un ghigno. “Compio sedici anni…anche se Anna dice che oramai abbiamo la stessa età…non riesco ancora a crederci che sono passati già sei anni da quando sono entrata ad Hogwarts…” sorrisi, mettendo un segno ad una risposta. “Ero una bambina affascinata dalla magia…avevo tanti sogni, speranze…” sospirai. Piton alzò lo sguardo. “Ora non ne ha più?” mi chiese. “Sto crescendo…ho altri pensieri, e tra poco ci saranno i G.U.F.O., per cui dovrò impegnarmi come dite voi professori…anche se non so cosa vorrò fare dopo scuola…” confessai. “Da piccola volevo fare l’Auror, anzi, quando ero piccola volevo diventare la proprietaria di Mielandia…” risi. Piton scosse la testa. “Da quello che dicono di lei i professori ha buone probabilità di intraprendere una buona carriera…di cosa si preoccupa?” rimbeccò. “Non mi interessa in particolare un lavoro…vorrei solo…vivere…” risposi. Piton mi guardò curioso. “Questo si che è un buon proposito…molto costruttivo…” mi prese in giro. Non potevo digli che mi sarebbe bastato trascorrere la mia vita con l’uomo che amavo. Anche perché questo era proprio lui. E Piton lo sapeva. Non risposi ma mi limitai a poggiare da una parte il compito corretto. “Prima che vada si ricordi del libro e della boccetta…” mi ricordò, assegnando una T ad un malcapitato Tassorosso. “E se…non invitassi nessuno alla festa?” chiesi. Piton mi guardò dubbioso. “Una festa solo con me stesso…questa è una buona idea…” sbottò scettico. “Ma no! Intendevo…si, insomma…ecco…” iniziai a farfugliare, arrossendo. Lui mi guardò negli occhi. Non seppi resistere a quei due laghi neri e profondi, così abbassai lo sguardo ed iniziai a torturare l’orlo della gonna. “Ecco…io…penso…che…si…ehm…” tentai di nuovo. “Ha intenzione di finire la frase prima della fine di quest’anno?” chiese, alzando un sopracciglio. Strinsi i pugni. “Io avevo pensato di festeggiare solo noi due!” dissi d’un fiato, rossa in viso. Piton mi guardò ma non ricambiai, tenevo gli occhi bassi. Ci fu un silenzio che durò qualche minuto. “Signorina Wyspet...” iniziò a dire. “Vorrei solo che…passasse una bella serata…prometto niente musica chiassosa, niente festoni ne cappellini…solo cibo, bevande e… la mia compagnia…” spiegai. Piton ci pensò su. “Ovviamente anche la torta…che compleanno sarebbe senza?” sorrisi. Lui mi guardò. “Quando avrebbe intenzione di organizzarla?” chiese. “Domani sera…è già passato troppo tempo!” esclamai, con un luccichio negli occhi. Piton si guardò in giro. “Glielo concedo. Ma niente musica, niente decorazioni, niente cappellini…” disse esplicitamente. Io battei le mani ed annuii. “Le piacerà, vedrà!” sorrisi. Continuai a correggere i compiti, finché non vennero le 23.00. Piton mi ordinò di tornare nel dormitorio, essendoci il giorno dopo lezione, così senza contestare, presi il libro e la boccetta, lo salutai e corsi di sopra. Oramai il rospo rosa doveva essere a dormire da un pezzo. Arrivai in Sala Comune e feci le scale. Sentii delle voci, salii e trovai una scenetta piuttosto particolare. “Ora devo andare! Vieni tu nei sotterranei, dai!” pregò Draco. Anna scosse la testa convinta. “Non posso! Se mi becca la Umbridge stavolta mi uccide!” gli rispose. “Allora mi tocca andare…” sospirò il biondino. “Draco…mi ami?” iniziò lei. “Ma certo! Che domande mi fai?!” rimbeccò lui. “Ma quanto mi ami?” disse languida Anna. “Tanto…” rispose Draco. “Ma…tanto quanto?” chiese ancora. Draco stava per rispondere quando io arrivai dalle scale e entrambi arrossirono. “Sera piccioncini!” risi. Il biondo ci salutò veloce e corse giù per le scale, mentre Anna mi prese a braccetto. “Com’è che la Umbridge ti ha mollato ora?” chiese, squadrandomi. “Sono andata da Piton…” risposi. “Ma…gli hai detto che il confettone spara false dichiarazioni?” mi chiese. Io annuii. Le spiegai tutto e lei sorrise. Entrammo in camera e trovammo Hermione che leggeva. Quando ci vide alzò la testa, guardò l’orologio e si infilò sotto le coperte. “Ragazze…posso chiedervi una cosa?” chiesi, buttando gonna e felpa nel baule. Le due annuirono, chi sveglia e chi un po’ meno. “Vi ricordate al primo anno, quando Harry ci portò a vedere lo specchio delle Brame con Ron?” raccontai. Entrambe annuirono. “Voi…cosa avete visto nello specchio?” chiesi. Hermione arrossì. “Io vidi Draco…e la cosa mi mise abbastanza ansia…” disse Anna, rabbrividendo. Era vero: Draco e Anna litigavano continuamente. Lui la insultava, e lei rispondeva. Per i corridoi, a lezione, poi, finalmente, al Ballo del Ceppo, si erano messi assieme. “E tu Herm?” chiesi. Lei scosse la testa mormorando qualcosa. Probabilmente aveva visto Ron. “Perché cel’hai chiesto? Sono passati sei anni…” sorrise Anna. “Io…vidi Piton” risposi. Hermione sbarrò gli occhi. “Quanti anni avevi? Undici?” chiese. “Dodici…” precisò l’altra. Io arrossii. “Vidi…una ragazza… dai capelli castano chiaro quasi biondi…con un fermaglio a teschio, e Piton che la teneva abbracciata e che le copriva le spalle con il mantello…” spiegai. Anna ed Hermione mi guardarono. “Non capite? Quella ragazza ero io! Io desideravo avere Piton al mio fianco, ma essendo troppo piccola per capire, lo specchio mi aveva fatto vedere il futuro…” raccontai. “Questo è impossibile…” rimbeccò Hermione, rannicchiandosi sotto le coperte. Finii di sistemarmi la camicia da notte, poi mi infilai a letto. “Sapevate che Piton compie gli anni a gennaio?” chiesi. Herm fece un grugnito, mentre Anna scosse la testa. Abbracciai il cuscino e sbadigliai. “Notte ragazze! E non sognate troppi ragazzi eh!” scherzò Anna. Io sorrisi e sussurrai un buonanotte. Hermione oramai era nel mondo dei sogni. E poco dopo la raggiunsi anche io, sperando che arrivasse al più presto la sera.
 
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Free Soul
view post Posted on 14/1/2008, 22:45




Bella kikyo....
Oddio la festa a Sev..uffa anche io ci voglio venire,anzi ne voglio organizzare una io...eheh!!!
Brava comunque,aspetto il seguito!!!

OT:non c'entra assolutamente niente con la ff,ma adoro la tua firma...io innamorata di Marylin Manson e Mr.Big :<3:
 
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Dunkyta V. Snivellus
view post Posted on 14/1/2008, 22:53




waaaaaaaaaa
Sev che si preoccupa!!! che tesSsoro!!!!!!

E va Giulia!!!!! una bella festicciola!!!!! ihihi
 
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Sevyforever
view post Posted on 14/1/2008, 23:40




Wow una festa per Piton..da soli!!
Molto bello questo capitolo, aggiorna presto!!
 
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view post Posted on 15/1/2008, 00:25
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Erede Universale del prof. Snape

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Bello...sepre piu' bello e interessante...non vedo l'ora di leggere come andrà la festa....non ci voglio pensareeeee!!! Aggiorna prestoooooo!!!
 
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lil_eveline
view post Posted on 15/1/2008, 11:42




Ma che dolce questa ragazza!!! Ci credo che Sev non riesce a dirle di no... è tenerissima!!! Brava Kikyo! Scusa se commento un po' in ritardo, ma la mia vita E' un ritardo. Comunque mi è piaciuta molto,e Severus è praticamente perfetto!
 
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181 replies since 13/1/2008, 22:50   3589 views
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