Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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chocola91
view post Posted on 7/3/2011, 08:56




miracoloooooooooooo...aggiornamento che bello....anche se in questo capitolo giulia e sev non si incontrano va bene aspetterò...però aggiorna presto perchè ci sono tante fans che aspettano
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 7/3/2011, 11:52




Mamma mia...sto vedendo un ammasso di puntini neri davanti agli occhi adesso xD
*stropiccia*
Ecco ora va meglio xD
Cecità a parte, è un capitolo dolcissimo! Il mio diabete ringrazia ancora ù.ù
Giulia è tenerissima nelle sue paure, nei suoi dubbi...mi piace vederla in questo ruolo, si vede davvero che è cresciuta!
La banda al completo è stata fantastica: che bello rivederli insieme dopo tanto!
Spero che nel prossimo aggiornamento ci sia un po' di Sev/Giulia come piace a me! xD
Un beso gnoccola!

Irene
 
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¬ J è
view post Posted on 8/3/2011, 02:33




Bell'aggiornamento davvero!!
Povera Giulia, spero che presto potrà consolarsi un po'!! Meno male che sono tornati tutti e cinque amici, sono fantastici insieme!! :P
Aggiorna presto e complimenti per la lunghezza dei capitoli che nonostante sia incredibile, non stanca affatto :)

Jè.
 
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miss_preston
view post Posted on 9/3/2011, 19:40




A questo punto,siccome sono anni che ti scrivo sempre gli stessi commenti e quindi rischio di essere ripetitiva,ti dico solo che queste tue fan fiction per me sono al livello di tanti libri se non migliori...letteralmente rapita :):):)
Come mi piace Giulia...quasi le sue emozioni mi hanno fatto stringere il cuore,mi hanno commossa...e non vedo l'ora di rivederla con Sev.
Per il resto,che dire? Descrivi situazioni talmente reali che quasi mi fai sentire circondata da amici anche se sono sola in camera mia,mi sembra di sentire le canzoni che scrivi in ogni capitolo :) unica!
 
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kikyo91
view post Posted on 15/3/2011, 22:24




tururururuurururu noh, non sto scrivendo a vanvera così da darvi l'illusione di postare ed invece nou *-* è veramente un altro aggiornamento e nel giro di una settimana *O* *musichetta trionfale* e finalmente da questo cap le cose si faranno meno noiose *www*
Avvertenze: anche se l'invito non vi è arrivato siete tutti invitati ad un matrimonio di nostra conoscenza xD *autospoiler* quindi armatevi di riso e fazzolettini al banco 3 (e anche occhiali, perchè sono altre 10 pagine di word xD) *indica* e solo dopo leggete il capitolo é_è vi osservo eh u.u
In questo capitolo troviamo Amazing Grace (di Leann Rimes *-* www.youtube.com/watch?v=iT88jBAoVIM) e Slow Me Down (di Emmy Rossum °w° www.youtube.com/watch?v=xiLcw4juIMk).
Grazie mille per i commenti, sono un toccasana dopo sei ore di scuola e simulazioni varie *ww* vi adoro bimbe <3 trovo anche io che il gruppetto riunito sia fantastico xD ehm Anima so che grazie ai prossimi capitoli arricchirai la tua fantasia sulla coppia Harry/Anna xD (che rimarrà solo fantasia eh, tranquille bimbe u.u sennò poi Draco mi avadakedavrizza o.o).
Dopo tutta sta introduzione infinita vi lascio al'aggiornamento va <3
Buona lettura, spero che vi piaccia *w*

Diciassettesimo Capitolo (*fa corna*)
Da quella sera i giorni mancanti al matrimonio parvero andare ad una velocità frenetica. Inutile dire che Molly unì l’utile al dilettevole e mise in pieno lavoro i ragazzi. Così facendo riuscì anche a sistemare tutti i punti della lista che ancora le mancavano prima dell’arrivo dei signori Delacour. Il loro arrivo era annunciato per quel cinque agosto, giorno prima del matrimonio, verso le 11.00. Gli altri parenti sarebbero arrivati in blocco la mattina dopo. Fleur cinguettava entusiasta per casa. Non riusciva quasi più a contenere l’emozione, tanto che qualche volta se ne usciva con frasi in francese nel bel mezzo dei discorsi. Bill era felice di vederla così e sinceramente non vedeva l’ora che la cerimonia fosse finita per potersi congedare in pace con sua moglie. La mattina del cinque alla Tana si respirava l’atmosfera tipica di una caserma militare. Molly aveva messo in fila i figli e ospiti fuori dalla porta per controllarli. Ron fu costretto a tornare in camera a mettersi due calzini appaiati. Harry cercò di dominare i capelli ribelli. Anna cercò di ritrovare il suo autocontrollo sapendo dell’arrivo di Gabrielle. Giulia aveva lo stomaco sottosopra. Avrebbe passato il pomeriggio a fare gorgheggi in modo da non fare pessime figure il giorno dopo. Hermione controllava mentalmente se avesse messo tutto ciò che le serviva nella borsa da viaggio. Ginny e Mary Kate stavano in piedi l’una vicino all’altra per sostenersi nella noia. Molly aveva ripulito tutto il cortile e Arthur aveva aggiunto altri incantesimi di sicurezza. Per poi andare a prendere i Delacour su una collina li vicina. Sarebbero arrivati tramite Passaporta. L’allegro gruppetto fu certo del loro arrivo quando sentì una risata insolitamente acuta del signor Weasley. Era sommerso di valigie. Dietro di lui a sorpassare il cancello c’era una bella donna. Ovviamente bionda e con un lungo vestito verde ondeggiante. Nemmeno il tempo di dire qualcosa che un uragano francese investì i ragazzi sulla soglia di casa. “Maman!” strillò Fleur gettandosi fra le braccia di sua madre. Ginny si tappò le orecchie. Dietro di lei stava un uomo che a primo impatto non sembrava esattamente parte della famiglia. Era un omino basso e grassoccio, con una barba nera a punta. Però sembrava simpatico. Senza fare complimenti saltellò quasi da Molly e le diede due baci sulle guance. “Avete fatto tonta fatica! Fleur sci ha raccontato che avete lavorato tonto!” esclamò con voce profonda. La signora Weasley lo ringraziò e negò di aver fatto tanta fatica. Harry e Ron si guardarono poco convinti. “Cara signora! Siamo onoratissimi dell’imminente uniòn delle nostre famiglie! Mi permetta di presentarle mia molie Apolline!” esclamò il signor Delacour bonario. La moglie veleggiò in avanti e si chinò a baciare a sua volta la signora Weasley. Poi si persero in convenevoli. “Non sembrano male…” osservò sottovoce Giulia. Fleur stava in piedi vicino alla madre con aria adorante. Dietro di loro però c’erano altre due persone. “E naturalmonte conoscete la mia filia piccola, Gabrielle!” la presentò il signor Delacour. La Fleur in miniatura fece un piccolo inchino. Poi scoccò un sorriso abbagliante con un conseguente movimento leggero dei lunghi capelli argentei. Finendo con uno sguardo ardente completo di battito di ciglia per Harry. Ginny tossicchiò. Però mancava ancora una persona all’appello. Appena Fleur tornò in se lo vide. E senza aspettare che i suoi genitori lo presentassero gli volò fra le braccia con la doppia energia che aveva messo per abbracciare sua madre. Anna rimase a bocca aperta. La bionda era stretta dalle braccia di un alto ragazzo dai lineamenti delicati. Occhi grigi e capelli biondi tirati indietro. “Ma sono tutti fatti con lo stampino in Francia?” sbottò Hermione. Mary Kate scambiò uno sguardo ammaliato con la sorella. “Ma che carini! Scusateli, non si vedono da quondo Fleur è venuta a stare qui da voi…” spiegò Apolline. Molly guardava in ragazzo un po’ sconcertata. “Ora Fleur calmati e presentami, stai facendo una brutta figura…” la rimproverò il ragazzo. La Veela si irrigidì e si staccò da lui. Quasi timida tossì. “Lui è il mio migliore amico…Louis…” lo presentò. “E Lestat dove lo ha lasciato…” bisbigliò Anna verso Giulia. Il ragazzo si voltò e le puntò gli occhi grigi addosso. La castana ridusse gli occhi a fessure. “E tu devi essere Annà! La damiscella!” esclamò d’improvviso il signor Delacour. La diretta interessata sobbalzò. Poi annuì presa alla sprovvista. “Fleur ci ha raccontato tonte cose di te nelle lettere e nelle chiamate!” trillò entusiasta Apolline. Andando a dare due baci pure ad Anna. Fleur sorrise cordiale. “Maman, papa, loro sono Hermione, Scinny, Mary Kate, Arrì, Ron e Giulià, che ha ascettato di cantore al matrimonio…” li presentò. I convenevoli durarono ancora per qualche minuto. Poi la famiglia allargata si spostò in salotto. Arthur sistemò i bagagli. Il trio si defilò nella loro stanza. “Sbaglio o l’amichetto ha una voce un po’ acuta?” osservò maligna la castana. Hermione le tirò un cuscino. “Sbaglio o qualcuno ha paura di lui?” le fece il verso. Anna la guardò indignata. “Paura? E perché dovrei avere paura?” sbottò. “Semplicemente perché Louis è praticamente perfetto…non ci sono caratteristiche del genere in un uomo qui da voi…” intervenne sprezzante Gabrielle. Entrando nella stanza. La castana ghignò. “Torna a giocare con le bambole tesoro…questo è un discorso per grandi…” la liquidò. La biondina alzò il naso per farsi vedere superiore. “Sei nel nostro territorio…attenta a come ti comporti carina…” la minacciò Anna. Gabrielle rise mettendosi una mano davanti alla bocca. “Che razza di squallore…ma ti ascolti quando parli? Sembri un animale rabbioso…” la insultò. Hermione sbuffò. “Rabbia repressa o insoddisfazione personale?” provò a diagnosticare. Giulia alzò le spalle. “Forse semplice frustrazione dato che il perfetto migliore amico della sorella non la degna di uno sguardo…” la corresse. La castana intanto si scrocchiava le dita. Gabrielle scosse la testa con fare snob. “Gabrielle tesoro!” la chiamò dal piano di sotto la madre. La bambina si limitò a tirare un calcio allo stipite della porta. Scheggiando il legno in un punto già debole. Poi trotterellò via come se nulla fosse. “Un giorno e sarà finita, un giorno e sarà finita…” iniziò a ripetersi Anna spazientita. “Certo…e noi ce ne andremo…” precisò il prefetto. Giulia sospirò e prese la lista delle canzoni e l’mp3. Il pomeriggio passò senza altri scontri linguistici. I signori Delacour furono intrattenuti da piacevoli chiacchiere. A cena conobbero il resto della famiglia. Durante la notte Fleur si rigirò più volte nel sonno. E la mattina il sole entrò dalle serrande della finestra ad infastidire le ragazza. Subito la quasi sposina richiamò tutto il gruppo all’appello. Nonostante il matrimonio iniziasse alle tre del pomeriggio, la Veela era dell’opinione che non bisognasse batter la fiacca. Dopo una colazione leggera a tutti fu dato un compito. I gemelli avrebbero dovuto ricevere gli ospiti e farli accomodare. Giulia era rimasta in camera a provare. Harry dovette bere la pozione Polisucco e trasformarsi in un giovane babbano del villaggio vicino dai capelli rossi, spacciato per parente Weasley. Dopo l’una del pomeriggio arrivarono i camerieri. Seguiti da una banda in divisa dorata. Il tendone poi conteneva fila e fila di fragili sedie dorate ai due lati di un lungo tappeto porpora. Ai pali di sostegno fiori bianchi e oro. I tre Uragani erano in camera. Anna era seduta placida sul letto a guardare le amiche cambiarsi. In realtà lei sarebbe già dovuta essere nel gazebo riservato alle damigelle in giardino. Non le andava molto di farsi truccare da altri. “Se non ti spicci rischierai che la dolce sposina ti decapiti…” la rimproverò Hermione. Alla fine era l’unica che aveva libero arbitrio nel vestiario. Anche se abbandonare i soliti jeans comodi era stata una scelta sofferta. Aveva optato per un vestito lilla che le cadeva leggero addosso, con ai piedi un paio di sandali dal tacco alto. Li aveva comprati ad un mercato con sua madre così, da buona sentimentale, aveva deciso di metterli. La castana la ignorò e rimase seduta scomposta. In quella posa e con il vestito da damigella aveva un’aria abbastanza buffa. Giulia sorrise. “Herm mi spieghi come fai a portare così bene i tacchi?” osservò. Il prefetto si esaminò il viso allo specchio. “Io non indosso perennemente le Converse, quindi non ho la sensazione di camminare scalza…e poi rovinano tantissimo la schiena, lo sapevi?” rimbeccò saccente. L’amica scosse la testa divertita. “Senti chi parla! Miss scarpe da ginnastica!” sbottò Anna. Hermione si voltò e la guardò scettica. “Parla proprio quella che se ne va in giro con ai piedi delle zeppe più pesanti di lei…” rispose ancora. La castana le fece la linguaccia. Ai piedi aveva già le scarpe in abbinamento col vestito. Dei sandali dal tacco a stiletto. Sapeva per certo che Gabrielle non ci sapeva camminare, quindi la sensazione di vittoria sulla biondina era maggiore del dolore che i suoi piedi avrebbero subito per le prossime ore. Ciò bastava a farla gongolare. Avevano sistemato un grande specchio sulla parete di fronte ai letti. Ed avevano fatto apparire anche un piccolo tavolo. Giulia sospirò. Si sistemò il trucco. Un misto fra ombretti viola chiari e scuri. Lucidalabbra per dare lucentezza. Essendo già cambiata e sistemata avrebbe dovuto finire di preparare Hermione. Quest’ultima diede una veloce controllata all’orologio da polso. “Damigella sarà meglio che alzi quel sederone da li…devi ancora farti truccare…” la richiamò ancora. Anna sbuffò e si alzò. “Auguratemi buona fortuna! Santo Manson guarda che mi tocca fare…” si lamentò. Poi uscì dalla stanza. Giulia si allacciò i sandali, anche questi col tacco. Fleur aveva quasi preteso che almeno le sue scarpe somigliassero a quelle delle damigelle. E lei si era attrezzata con lo smalto viola per farsi piacere l’effetto sandalo. “Sai Herm…ho pensato…non ci starebbe bene un tatuaggio sulla caviglia?” esordì all’improvviso. Il prefetto non si disturbò nemmeno a voltarsi. “Se vuoi far venire un infarto a Piton o vuoi che ti uccida io dico che è una buona idea…” rispose. Giulia scosse la testa e si appoggiò al tavolo. Che traballò. “No…io intendevo…possiamo…ecco…possiamo fare un tatuaggio in comune…uguale e nello stesso posto per tutte e tre…” spiegò. Hermione si fermò con una mano a mezz’aria. “Io non mi farò iniettare dell’inchiostro sotto pelle…” soffiò acida. L’amica sorrise. “Era solo un’idea…appena tutto finirà dovremmo pur accompagnare Anna dalla tatuatrice…sarebbe bello avere quello come segno di amicizia…” aggiunse. Il prefetto inorridì. “Che vuol dire che dobbiamo accompagnare Anna dalla tatuatrice? Mica si vorrà fare altri tatuaggi spero!” squittì quasi. Giulia radunò i suoi trucchi e li mise nel beauty. Per buttarlo nella tracollare ampliata. “La conosci Herm…e poi si dice che i tatuaggi debbano sempre essere dispari…lei ne ha due per ora…mi aveva detto che voleva farsi qualche altro disegno, magari sulla schiena o sull’altro braccio…anche se credo che aspetterà alla nascita di Scorpius e Lizzy…i tatuaggi devono avere un significato, e su questo sono d’accordo anche io…” raccontò. Hermione scosse la testa esasperata. La folta chioma se ricadde morbida sulla schiena. Giulia si mise dietro di lei. “Allora signorina Granger, come vuole i capelli? Boccoli?” chiese. Aveva notato che il prefetto era piuttosto agitato. Meglio non fare discorsi che implicavano l’espressione di opinioni personali. La diretta interessata esaminò il suo riflesso allo specchio. “Magari raccolti…e davanti lasci scendere qualche ciocca coi boccoli…” propose. L’amica annuì d’accordo. “Tu li lasci sciolti?” le chiese poi. Giulia alzò le spalle. “Sai che non sono una patita di capelli legati…magari tiro indietro qualche ciuffo…Anna ci ha lasciato a disposizione la sua lacca…” rispose. Hermione fece un piccolo sorriso. Prese uno sgabello e ci si sedette. In modo da facilitare il compito dell’amica. Questa scaldò con la magia la piastra. E nel mentre iniziò a trafficare con spazzola, forcine e elastici. Anna intanto si era diretta in giardino con tutta calma. Aveva perfino evitato l’incontro con Fleur. Che trovandola ancora in giro a bighellonare le avrebbe urlato di tutto e di più. Era quasi arrivata al gazebo quando sentì una voce pigolante. La castana sbuffò. Gabrielle era già arrivata. “Non ci posso credere mamma! Devo adeguarmi alle scelte di quella…quella…quella specie di vampira mal riuscita!” gracchiò. Anna scostò di poco la tenda del gazebo. C’era il grande gazebo dove si sarebbe svolta la cerimonia. Poi quello subito accanto con il rinfresco e i tavoli. E altri due ai lati. Uno per le damigelle e uno per lo sposo e i testimoni. Non si era ben capito se Fleur si sarebbe cambiata con le damigelle o si sarebbe chiusa in casa per evitare che il futuro marito la vedesse col vestito da sposa. La cosa buona era di sicuro che Anna non se la sarebbe dovuta sorbire. Gabrielle se ne stava seduta su una sedia. Con il viso rivolto verso la madre. Che stava cercando di finire il trucco. Ma la ragazzina continuava ad agitarsi. “Ora smettila Gabrielle! Est inacceptable! Non fai altro che lamentorti! I Weasley sci hanno ceduto praticamonte tutta la loro casa e hanno accolto tua sorella come se fosse figlia loro… e tu che fai? Continui a fare i caprisci e ad attaccar briga con le altre! Non è un comportamonto da signorina…” la rimproverò Apolline. La figlia sbuffò. Appena la madre si allontanò per guardare il trucco finito, la biondina saltò giù dalla sedia corrucciata. “Scusate…” esordì Anna. Entrando nel gazebo. La signora Delacourt le sorrise affabile. “Oh eccoti! Imascino che fossi con le altre tue amiche! Sta tranquilla, non sci meteremo molto!” la rassicurò. La castana scambiò un sorriso accennato di cortesia e si sedette. Aveva sostituito il collare con un collarino in pizzo. La croce di Draco era sempre al so posto ed i tatuaggi erano scoperti. Gabrielle la osservava furtiva. In realtà Anna non era nemmeno del tutto struccata. Una riga di matita sopra la palpebra e nell’occhio cel’aveva. Apolline iniziò a intingere un pennello nell’ombretto azzurro. La castana rabbrividì. “Si ehm…lo so che dovrebbe truccarmi lei, però ecco…non so se Fleur le ha riferito che non amo molto i colori chiari…” precisò per precauzione. La donna sorrise e passò il pennello in un ombretto di una tonalità più scura. “Stai tranquilla, ma petite chérie…Fleur mi ha scià avvertito…so perfettamente che trucco farti…” la rassicurò. Anna sospirò e si lascò affondare nella sedia. Mentre la signora Delacourt la truccava, si osservava per quanto possibile allo specchio. Era già stanca. Avrebbe voluto che la giornata passasse velocemente. Ma allo stesso tempo non voleva arrivare al domani. Doveva ancora parlare a Bill dei loro progetti. E non aveva più molto tempo. Però come poteva dirglielo nel giorno più importante per lui? Era stata davvero stupida ad aspettare. Infondo non era così coraggiosa come pensava. Nel mentre giocherellava con l’anello sull’anulare. Forse avrebbe voluto che fra gli invitati ci fosse anche Draco. Magari l’avrebbe presa in giro. Poi però l’avrebbe invitata a ballare un lento dopo la cerimonia. Come sottofondo la dolce voce di Giulia. Si rendeva conto che se fosse diventata davvero la signora Malfoy l’obbligo di frequenza a certe serate mondane non sarebbe mancato. Se c’era Draco però sentiva che non le importava. Era strano come si ritrovasse a fare questi viaggi mentali. Era così presa dai suoi pensieri che non sentì nemmeno Apolline annunciare che era libera. La castana sobbalzò. E guardò l’opera compiuta. Infondo il trucco non era diverso dal solito. Solo che al posto di esserci un’enorme quantità di nero c’era del blu. Si piaceva davvero. “Grazie mille, è stata bravissima…” si complimentò. La signora Delacourt le fece un piccolo inchino per contraccambiare le lodi. Dietro di loro Gabrielle fece finta di avere conati di vomito. “Vediamo un po’ chi abbiamo qui…” esclamò Bill. Entrando nel gazebo. “Fred mi ha detto che Fleur ti sta cercando maman…” la avvertì poi. Apolline radunò i suoi trucchi e gli sorrise. “Vado a finire di prepararla…Gabrielle, venez avec moi…” le ordinò. La biondina fece una smorfia. Ma seguì la madre in casa. Bill rimase a guardare Anna. “Stai benissimo…è incredibile che tu e Fleur siate scese a patti…anche se quella gonna è troppo corta per i miei gusti…” sbottò. A mo di padre geloso. La castana scosse la testa divertita. E si avvicinò. Per sistemargli il fiore nel taschino della giacca. “Quando verrai al mio matrimonio, mi vedrai con una gonna più lunga...” rispose. Il rosso fece finta di essere colpito al cuore. “Non dire così bambolina, non lo sopporterei di vederti camminare all’altare…” guaì quasi. “E io cosa dovrei dire allora?” rimbeccò pronta Anna. Il tono scherzoso smorzato da una punta di amaro. Bill scosse la testa. La prese per le gracili spalle e l’abbracciò. “Andiamo bambolina…non essere triste…il tuo fratellone non ti abbandonerà mai e lo sai…” esordì. La castana chiuse gli occhi. “E se fossi io a doverti abbandonare, fratellone?” sussurrò. Il rosso si staccò di poco. “Che cosa hai detto bambolina?” le chiese. Ma Anna mantenne le labbra serrate. Non riusciva a ripeterlo ancora. Aveva temuto che quel giorno arrivasse. Sentiva di non voler partire. “Bill…tua madre sci sta scercando…” irruppe d’improvviso Louis. Che si fermò appena li vide. Il rosso sospirò. Poi scostò di poco la frangetta della castana. E le diede un bacio sulla fronte. lei lo teneva stretto. Teneva un lembo della sua giacca. “Mi chiamano…a dopo bambolina…” la salutò. Per poi scostarsi pian piano. Anna tenne la presa fino a che Bill fu troppo lontano da lei. Così la mano tornò vuota. Lasciata ricadere vicino a sul fianco. Louis rimase ad osservarla anche dopo che lo sposo si era allontanato. La castana aveva uno sguardo triste. “Devi essere molto affezionata a lui…” osservò. Avvicinandosi di poco. Anna annuì. “Siamo cresciuti assieme…” disse solo. Il ragazzo sospirò. “Anche io e Fleur…siamo cresciuti assieme…quanti anni hai?” le chiese. Al contrario di tutta la famiglia Delacourt lui aveva una pronuncia inglese impeccabile. La voce delicata gli conferiva un’aria aristocratica. “Diciassette…” rispose la castana. Louis sorrise. “Conobbi Fleur quando arrivò a Beauxbatons…io ero già al terzo anno…ma lei era poco più che una versione più timida di Gabrielle…” raccontò. Anna incrociò le braccia al petto. “Bill è più grande di me…non siamo mai stati a Hogwarts assieme…l’ho conosciuto al primo Natale con tutte le famiglie…” spiegò. Non sapeva perché lo stava facendo. Di solito non si metteva a parlare dei fatti suoi con uno sconosciuto. Che prima pensava le mettesse inquietudine tra l’altro. Ma in quel momento. Sentiva come se fossero avvolti da un’atmosfera nuova. Qualcosa che solo loro potevano sentire. “Penso che quando vedrò la mia petit Fleur in abito da sposa scoppierò a piangere come un bambino…” confessò Louis sincero. Solo allora la castana alzò lo sguardo. Ed i loro occhi si incrociarono. Non poteva di certo dirgli che sarebbe partita l’indomani per una missione ad alto pericolo. E che a Bill non aveva ancora parlato. Non era preoccupata solo per l’imminente separazione dal suo fratellone. “Ora è meglio che vada…” la salutò il biondo. “Aspetta…perché mi hai raccontato quelle cose?” gli chiese dubbiosa Anna. Louis sorrise divertito. “Semplicemente so cosa stai provando…a fra poco…” rispose. Poi uscì dal gazebo. “Non è così semplice…” sussurrò la castana. Chiuse gli occhi. fece un respiro profondo. Poi si fece coraggio ed uscì anche lei. Sperava di trovare le sue amiche. Queste però erano ancora in camera. Giulia aveva appena inondato con la lacca i capelli di Hermione. Sarebbero durati fino a sera. “È tardi, immediatamente via in giardino, forza!” dichiarò la prima. Il prefetto annuì. Giulia la aspettò un quarto d’ora infondo alle scale. Poi finalmente poterono raggiungere gli altri. Anna si era fermata a parlare con i gemelli e Ron. Che approfittavano della loro posizione di accompagnatori ai posti per cercare di rimorchiare qualche cugina francese. Quando Ron vide Hermione rimase a bocca aperta. “Cavolo…sei bellissima!” boccheggiò. Il prefetto sorrise divertita. “Grazie per il tono sorpreso Ron…” osservò. La castana si guardava in giro nervosa. “Tutto apposto Anna? Non sarai mica nervosa vero?” la prese in giro il rosso. Lei sbuffò. “Non ho detto a Bill che partiremo…” sibilò. Era così angosciata che rischiava di mettersi a borbottare in serpentese. Hermione scosse la testa esasperata. “Ma Anna! come hai fatto a non dirglielo? Non dirmi che te ne sei dimenticata!” la rimproverò. La castana la fulminò con lo sguardo. “Non sono scema Herm…è che…non ho ancora trovato occasione per farlo…” si giustificò. Il prefetto la guardò poco convinta. “Se l’hai detto a tua madre senza problemi dirlo a Bill non sarà poi così difficile…” sbottò. Anna scosse la testa. “Non voglio rovinargli il giorno più bello della sua vita Herm…non sono così egoista…” sospirò. Hermione la guardò quasi sorpresa. Non aveva mai visto l’amica così preoccupata per delle semplici parole. Lei che delle tre era la più schietta. Nel frattempo Fred e George continuavano a puntare le varie parenti della sposa. Sotto gli occhi divertiti di Giulia. “Io mi prendo quella…” aveva detto il primo. Facendo un cenno con la testa rivolta ad una ragazza dagli occhi verdi poco più in la. Il fratello lo spinse. “L’avevo vista prima io!” sbottò. La terza ridacchiò. “Se osate portare a casa un’altra Delacour vostra madre vi ucciderà, ne siete consapevoli?” precisò. I due gemelli fecero finta di nulla. Ad un certo punto arrivò un’anziana signora. Sembrava anche molto burbera. Si avvicinò a gruppetto e costrinse George a cercarle un posto. Fred ghignò. “Fra poco anche tu farai quella fine…inutile che sogghigni…” lo smontò Giulia. Il rosso la spintonò di poco. “Sono in bilico, non spostare il mio baricentro per favore…” rispose lei. Facendo il tono da finta brava signorina. Fred rise. “Mi aspetto un ballo con te dopo piccola…non dimenticarlo…” le ricordò. Giulia scosse la testa. “Ti ricordo che sono io che canterò le canzoni su cui gli invitati balleranno?” rimbeccò pronta. Il rosso la guardò divertito. “Sbaglio o avverto una certa punta di nervosismo signorina Wyspet?” la punzecchiò. La ragazza abbassò lo sguardo. In realtà nessuno sapeva oltre a lei, Fleur e Molly che avrebbe cantato ancora prima della fine della cerimonia. Il suo era il numero di apertura. E lei era tesa più di una corda di un violino. Non voleva attirare così tanto l’attenzione. “Oh andiamo Giulia…andrà benissimo! Sei brava a cantare! Ti ho sentito mille volte!” cercò di incoraggiarla Fred. Giulia alzò le spalle. “Ma non davanti a così tante persone…” commentò insicura. Il rosso le si avvicinò e l’abbracciò. “Ne hai passate così tante che una o due canzoni sono nulla in confronto…su piccola, fammi uno dei tuoi sorrisi…” la incitò. La ragazza alzò gli angoli delle labbra in un sorriso tirato. “Cos’è questa schifezza…io voglio uno dei tuoi sorrisoni!” sbottò Fred. Giulia sospirò. “Fred…e se non potessi più vedere per tanto tempo…uno dei miei sorrisi?” iniziò a dire. Alla fin fine Anna non era la sola a dover confessare qualcosa. Il rosso la guardò dubbioso. “Ma che dici piccola! Non essere pessimista…vedrai che tutto tornerà ad essere bello come un anno fa…basta solo essere speranzosi…mel’hai insegnato tu!” cercò di tirarla su. La ragazza scosse la testa. “Non intendevo questo Fred…ecco…io…me ne vado…” disse spiccia. Fred ancora non capiva. “Parto…vado in missione con Harry, Ron e le altre…” aggiunse lei. Il rosso si sentì investito da una doccia gelida. “No…no…aspetta…che vuol dire? Non…non me lo puoi dire così Giulia…cioè stiamo parlando di quella missione? Quella che dovrebbe terminare o con la fine di Voldemort o con quella di Harry?” boccheggiò. Giulia annuì. Si sentiva in colpa per essere stata così fredda nel dare quella notizia. “E Piton lo sa?” chiese ancora Fred. La ragazza scosse la testa. “È una decisione che abbiamo preso insieme io, Herm e Anna…lui non centra…” rispose secca. Il rosso si passò una mano sugli occhi. Avrebbe voluto prenderla per le spalle e scuoterla fino a farle tornare la ragione. Non sapeva cosa pensare. “E quando partirete?” esordì. Giulia deglutì a fatica. Sentiva le lacrime salire. “Non lo so…forse domani…presto…” rispose in un sussurro. Fred sospirò esasperato. “E cosa aspettavi a dirmelo? Credevi che sarebbe stato meglio farmi scoprire che eri sparita? Magari venire a svegliarti e trovare il tuo letto vuoto?” rimbeccò. La ragazza scosse la testa veloce. “Non l’avrei mai fatto Fred! Tel’ho detto no? Non è così facile come sembra!” rispose. Il rosso la guardò confuso. Sentiva rabbia. Voleva capire cosa le passasse per la testa. Ma in quel momento tutto era confuso. Giulia era una delle persone più importanti della sua vita. Forse era per questo che non si era mai trovato una vera ragazza. Infondo per lui Giulia era la migliore. La migliore amica. La migliore confidente. La migliore con cui passare ore e ore senza mai avere un silenzio imbarazzante. Aveva quasi un attaccamento morboso nei suoi confronti. E vederla talmente tanto cresciuta da vederle prendere certe decisioni lo disarmava. “Fred per favore…non voglio litigare con te…” sospirò affranta Giulia. il rosso prese un profondo respiro. Doveva calmarsi. Infondo doveva dare il buon esempio. Doveva cercare di pensare a cosa fosse meglio per lei. Doveva essere un buon migliore amico. Aprì la bocca per parlare ma l’ennesima parente gli si accostò, pretendendo di essere scortata al posto. Per essere sicura di non essere ignorata poi, la megera di turno, si appese al braccio del gemello. “Ne parliamo dopo, ok piccola?” propose. La ragazza annuì. Così Fred venne trascinato via e lei rimase da sola. Raggiunse a testa bassa le amiche. “Perché discutevi con Fred?” chiese Anna. Hermione le tirò una gomitata nello stomaco. “Ecco miss tatto d’elefante…” la rimproverò. Giulia alzò le spalle. “Gli ho detto della partenza…c’è rimasto male…” confessò. Il prefetto scosse la testa. “Io non so che testa vi ritrovate tu e Anna! Che vi salta in mente di parlarne oggi? Ora poi!” squittì. “Ero nervosa per la faccenda della cantante…e ora lo sono ancora di più…” sussurrò la ragazza. La castana spinse in la Hermione. “Smettila di fare la maestrina e guarda un po’ chi si sta avvicinando…” le suggerì. Il prefetto si voltò. E subito si irrigidì. C’era un ospite ritardatario. Un giovane con i capelli scuri, robusto e con folte sopracciglia nere. E si stava dirigendo proprio verso di loro. “Hermioni!!” esclamò tutto concitato Krum. La diretta interessata sembrava in apnea. “Carramba che sorpresa!” ghignò Anna. “Sei dafero pelissima!” esclamò lui. “V…Viktor! Ma che sorpresa!” rispose Hermione. La borsetta le cadde di mano. Facendo un rumore alquanto spropositato per le sue dimensioni. Il bel bulgaro si chinò e gliela passò. “Non sapevo che venissi! È da un secolo che non ci vediamo! Come stai?” gli chiese il prefetto. Con il tono di voce più stridulo del rumore di unghie su una lavagna. Krum sorrise. “Mi ha infitato Fleur!” spiegò. Harry, che si era aggiunto al gruppetto trasformato in un finto parente Weasley, vide la scena e decise di trascinare via Ron. Prima che gli venisse un eccesso di bile. Anna e Giulia si godevano la scena. Quando videro una persona fare segno verso di loro. La castana prese per mano l’amica e si defilarono. Era arrivato il momento d’inizio. E Molly si era appostata a fare segni e smorfie perché la cantante e la damigella la vedessero. “Finalmente ragazze, mi stavo sbracciando!” sbottò stufa. Le due si guardarono preoccupate. “Io e te Anna dobbiamo andare dalla parte opposta all’altare…ti ricordi le prove no? Mentre tu Giulia…che ne dici di uscire per prima davanti alle damigelle e sfilare fino all’altare cantando?” spiegò tutta agitata Molly. Giulia si sentì svenire. Avere gli occhi puntati su di se per una rissa era un conto. Ma averli per un’esibizione era tutta un’altra cosa. La castana le guardava dubbiosa. Non avevano provato nessuna uscita dell’amica. “Molly…ecco…io…io non mi sento molto a mio agio…non potrei starmene direttamente vicino ai fiori all’altare, senza fare entrate speciali?” chiese timida la ragazza. La signora Weasley corrugò la fronte. “Ma tesoro, in questo modo la sorpresa non riuscirebbe! E se te ne stessi in piedi in mezzo all’altare, sugli scalini? Così saresti rialzata e tutti potranno vederti!” propose ancora. Giulia deglutì. “È proprio questo che vorrei evitare…” sussurrò. Ma oramai Molly aveva preso una decisione. “Avanti piccina, trotta! Quando ti darò il segnale, conterai fino a cinque e poi potrai salire dal retro dell’altare! Semplice no? E ora vai!” la liquidò. Spintonandola. La ragazza si voltò verso la castana in panico. Sapeva che non sarebbe potuta andare con lei. “Dov’è…mia madre?” chiese. La signora Weasley sbirciò nel tendone principale. “Penso che sia con Fleur…” rispose distratta. Stava accurando che tutti gli invitati fossero ai loro posti. “Forse…potrei stare io con lei…” si offrì Anna. Molly la guardò truce. “Niente da fare cara, tu e Gabrielle dovete stare dalla parte opposta…” la rifiutò. Giulia si maledì per aver accettato quello stupido incarico. Se gliel’avessero chiesto le sue migliori amiche avrebbe accettato volentieri. Perché per Fleur aveva fatto un’eccezione? “I posti sono tutti occupati! È ora di iniziare!” trillò d’improvviso la signora Weasley. Alla castana si strinse lo stomaco. Molly spinse in la Giulia. Non c’era più tempo. La ragazza guardò un’ultima volta implorante l’amica. Poi si arrese e si diresse da sola all’altare. Entrò dal passaggio nel retro senza farsi vedere. E si mise in piedi. In posizione dietro all’ennesima corona di fiori bianchi. Doveva fare solo qualche passo. Magari senza inciamparsi. Solo Arthur le si avvicinò per passarle il microfono. A quando pare Fleur non aveva accettato l’idea dell’incantesimo per amplificare la voce. Preferiva alla vecchia maniera e il signor Weasley aveva accettato di buon grado. Giulia sentiva il vociare provenire dalla sala. Avrebbe voluto che qualcuno venisse a salutarla. A farle compagnia. A darle coraggio. Ma nessuno sapeva che avrebbe cantato una canzone al posto della solita marcia nuziale di apertura. Probabilmente Hermione era già seduta al suo posto. Accanto a lei la sua sedia vuota. Quando aveva veramente realizzato di dover cantare al ricevimento si era consolata pensando che comunque gli invitati sarebbero stati distratti dal cibo e dal ballo. Ora invece c’era solo lei. “Ti prego Billy Joe, fa che vada tutto bene….fa che qualcuno venga a farmi compagnia…” iniziò a pregare la ragazza. “E così hanno avuto la brillante idea di metterti a cantare sull’altare eh?” commentò una voce. Giulia si voltò speranzosa. E si illuminò. Quando vide Fred entrare dallo stesso passaggio che aveva usato lei poco prima. Senza fare complimenti gli si buttò fra le braccia. “Non voglio farlo…non so nemmeno perché ho accettato di fare tutto questo!” si lamentò. Fred scosse la testa. “Andiamo piccola non andare in panico…tu sai cantare ed è questo che importa…pensa se ci fosse il tuo Pitonchio a guardarti…avrai cantato solo per lui no? Pensa che invece delle tante persone ci sia solo lui…” cercò di convincerla. La ragazza sospirò. “Bel tentativo Fred…ma lui non c’è li in mezzo…che diamine, avrei dovuto preparare una scorta di Felix Felicis!” sbuffò. “Non so per cosa ti agiti così tanto piccola…però dopo la cerimonia faremo una lunga chiacchierata intesi?” le propose. Giulia annuì arresa. “Ora devo tornare al mio posto, altrimenti mia madre inizia ad inveire e a tirare oggetti a caso…meglio non provocarla…sarai fantastica, ci conto!” la salutò Fred. Dandole un bacio sulla fronte. la ragazza arrossì. Una volta tornata sola prese in mano il microfono. “C’è solo Sev…di la c’è solo Sev…” iniziò a ripetersi. Oramai era tutto pronto. Bill era in piedi vicino all’altare con Charlie. Dall’altra parte Molly sistemava gli ultimi ritocchi alle damigelle. Gabrielle protestava. Quando fu arrivato l’ultimo minuto la signora Weasley guardò la castana. “Sai Anna…credevo che prima o poi ci saresti stata tu su quell’altare…siete talmente uniti che dubitavo che Bill potesse trovarsi un’altra ragazza…” confessò. Anna sorrise divertita. “Di la verità…temevi che sposasse me eh?” commentò. Molly tossicchiò. “Puoi stare tranquilla Molly…io sono già impegnata oramai…” la tranquillizzò ancora la castana. Sventolandole l’anello sotto al naso. La signora Weasley distolse lo sguardo per l’imbarazzo dato dall’affermazione fatta poco prima. “È…è ora ragazze…su, in posizione!” esclamò. Poi si defilò verso il suo posto. Seguita da Arthur. Tutto il tendone era in attesa dell’inizio della marcia nuziale. Hermione si guardò in giro preoccupata, non vedendo ancora l’amica seduta vicino a lei. Quest’ultima prese un profondo respiro. Molly alzò il viso in sua direzione. Perfetto. Ora doveva solo contare. C’era ancora silenzio. E tutti gli invitati si chiedevano cosa stesse succedendo. D’improvviso si udì una voce. “Amazing grace, how sweet the sound that saved a wretch like me…” iniziò a cantare Giulia. Uscendo dal suo nascondiglio segreto. Gli invitati rimasero a bocca aperta. La ragazza continuò ad avanzare. Sentiva le mani sudate. Teneva stretto il microfono. Sentiva la sua voce risuonare. “I once was lost, but now I'm found. Was blind, but now I see…” continuò. Vedeva i genitori e le sue amiche seduti in seconda fila. Vedeva Bill e Charlie ai piedi delle scale. E si sentiva leggera. “'Twas grace that taught my heart to fear and grace my fears relieved…” proseguì Giulia. Dalla parte opposta la sposa era oramai pronta. Fleur chiuse gli occhi per qualche minuto. Aveva scelto quella canzone perché la tranquillizzava. Anche se era una canzone propria di chiesa. Era la prima che le era venuta in mente le sera prima. E nel panico da matrimonio si era fiondata a pregare Giulia di cantarla al posto della marcia nuziale. Vicino a lei il signor Delacour la teneva a braccetto. Era già commosso. Anna si mise in posizione dietro a Gabrielle. “How precious did that grace appear, the hour I first believed…” cantò ancora la ragazza. Oramai arrivata al centro dell’altare. Chiuse gli occhi per concentrarsi sulla canzone. La prima damigella iniziò a camminare. Gabrielle teneva la testa alta col naso all’insù. Voleva farsi ammirare. Con passo cadenzato ed il bouquet fra le mani avanzava perfettamente in linea retta. Apolline la guardava fiera dal suo posto. Anna guardò Fleur. Questa le sorrise. Così anche lei iniziò la sua camminata. Si sentiva un po’ stupida a dir la verità. Era come nell’episodio di Sex and the City del primo matrimonio di Charlotte, in cui Samantha non ammetteva di essere contenta di fare la damigella. Ecco a lei era successa la stessa cosa. Nonostante si fosse lamentata fino a qualche ora prima. Era contenta di avere un ruolo importante per il matrimonio del suo fratellone. “When we've been there ten thousand years bright shining as the sun, we've no less days to sing God's praise, then when we first begun…” esordì Giulia. Si sentiva molto meglio. Ora aveva aperto gli occhi per cercare lo sguardo di Anna. Seguiva il percorso di Gabrielle con fierezza. Dalla sua sedia Ilary sorrideva alla figlia. Inutile dire che Sebastian invece aveva occhi solo per la sua Giulia. Era quasi commosso. Hermione aveva già in mano pronto un pacchetto di fazzoletti. “Amazing grace, how sweet the sound that saved a wretch like me…” proseguì la ragazza. Con l’inizio della strofa la sposa si era mostrata ai suoi invitati. Fleur stava divinamente nel suo vestito. Anche Anna si posizionò dalla parte delle damigelle. Bill aveva gli occhi incollati alla Veela. Alla castana scappò un sorriso. Probabilmente al suo matrimonio lei avrebbe preso a colpi di bouquet Draco. Giusto per non perdere il vizio. Intanto la sposa avanzava sicura. Il padre la conduceva. L’intero tendone era senza fiato. “I once was lost, but now I'm found. Was blind, but now I see.” concluse Giulia. Nel mentre Fleur era arrivata all’altare. Piano la cantante scese e si andò a sedere. “Sei stata bravissima!” le sussurrò Hermione. L’amica arrossì. Fred le fece il tipico segno di vittoria con due dita. Così finalmente la cerimonia poté iniziare. Le prime formule vennero ripetute. Fino allo scambio delle promesse. La Veela parlò facendo più errori grammaticali del solito. Ma ovviamente nessuno lo notò. Bill ricambiò le parole con altrettante tanto stupende. “Se qualcuno è a conoscenza del motivo per cui queste due persone non si possano unire nel sacro vincolo del matrimonio, parli ora, o taccia per sempre!” venne annunciato. Dapprima gli sguardi furono puntati su Molly. Questa era in lacrime insieme alla signora Delacour. Poi venne in turno di Anna. Che era impegnata a darsi un contengo per trattenere il piango fermatosi in gola nel sentire la promessa di Bill. Finalmente si arrivò alla frase finale. “…dunque, io vi dichiaro uniti per sempre! Puoi baciare la sposa!” terminò il celebrante. Il rosso non se lo fece ripetere e prese la Veela fra le braccia. Baciandola con tanto di caschè. Gli invitati esplosero in un battimani con urla di incitazione e fischi. I palloncini esplosero, dando libertà a una moltitudine di uccelli colorati. E una polvere argentea scese sugli sposi. Per anticipare la folla di gente le prime congratulazioni vennero subito dalle damigelle. Gabrielle si tuffò fra le braccia di Fleur. “Oh ma soeur!” singhiozzò. Anna scosse la testa e sorrise a Bill. “E così ho una sorella Veela ora…” commentò. Il rosso l’abbracciò. “Bambolina…sono così felice…” esclamò. La castana scosse la testa divertita. “Di esserti liberato di tutti i preparativi o di poter finalmente andare via di casa?” sibilò. Bill le scompigliò la frangia. Anna gli fece la linguaccia. “Ora la prossima sono io eh…ti voglio come damigello…” lo prese in giro. Il rosso rise. Poi lasciò andare la castana. Che si avvicinò a Fleur. “Congratulazioni…visto che non ho combinato disastri?” esordì. Ma la sposa era ancora sotto agitazione. E l’abbracciò forte. “Oh Annà! Ti voglio bene! Saroi benvenuta da noi ogni volta che vorroi!” pigolò. Anna fece un respiro profondo. Le congratulazioni durarono un bel po’. Per poi spostarsi finalmente al ricevimento. Ron, Harry e i tre uragani si fiondarono ad un tavolo tutto loro. In quello vicino però riconobbero una ragazza famigliare. “Oh Giulia…sei stata bravissima!” esalò Luna. Vicino a lei stava seduto un tipo alquanto bizzarro. Erano entrambi vestiti di giallo. E lui aveva al collo una ciondolo abbastanza curioso. Giulia non si sedette nemmeno. Avrebbe dovuto ricominciare a cantare fra poco. “Grazie mille Luna…non ti avevo vista prima, scusa…sai…ero piuttosto nervosa…” la salutò. La biondina sorrise un po’ ebete. “Rinnovo i complimenti di mia figlia! Mi ha raccontato molto di te e delle tue amiche! Ora però devo scappare a dare il nostro regalo agli sposi! Piacere di avervi conosciuto care!” disse d’un fiato il signor Lovegood. Giulia gli fece un piccolo inchino e lo salutò. “È giunto il momento di riprendere il mio dovere…se iniziassi a ondeggiare come un’alga, per favore portatemi un pezzo di torta…” le pregò. “Contaci! Sempre se queste scarpe non mi massacrano prima…Santo Manson che male!” si lamentò Anna. Hermione le spintonò. “Non nominare Manson in vano! È come una bestemmia!” la rimproverò. “Herm…ti avverto, rischi di ritrovarti un tacco conficcato in fronte se continui con questa linea di insulti a mio marito…” rimbeccò acida la castana. Il prefetto sospirò esasperata. “Fate le brave a non scannatevi mi raccomando…” sorrise Giulia. Per poi andare sul palco. Presa da un attimo di coraggio prese il microfono. Fece segno al gruppo musicale d’accompagnamento. Oramai si ricordava a memoria la scaletta. Fleur gliel’aveva fatta ripete mille volte. “Salve, sono Giulia Wyspet e sarò la voce che accompagnerà la vostra serata…vi auguro buon divertimento!” esclamò la ragazza. Iniziarono le note della canzone. “Iniziamo subito con delle parole importanti! A Bill e Fleur, dedico la loro canzone!” continuò convinta Giulia. Poi iniziò a cantare. I due sposi si fecero largo sulla pista. Dopo di loro altre coppie li imitarono. Anna stava seduta con le gambe accavallate. Luna era andava a ballare da sola. Essendo il tavolo vicino a loro oramai vuoto, Krum pensò bene di sedersi. Di rimando Ron scattò in piedi e trascinò Hermione a ballare. Ginny stava in un angolo con Mary Kate. Che non perdeva di vista nemmeno un minuto Fred. Harry iniziò a parlare con Krum. La castana invece si guardò intorno. Molly ballava col signor Delacourt e di rimando Arthur ballava con Apolline. I matrimoni non le piacevano particolarmente. Giulia finì la prima canzone. La seconda era più movimentata. Quando Harry ebbe finito il discorso con Krum si voltò verso Anna. “Andiamo a ballare?” le propose. La diretta interessata rimase a bocca aperta. Però poi penso che tanto valeva starsene seduta a fare il soprammobile per tutta la sera. Così si alzò. “Un ballo te lo concedo Potter…andiamo…” accettò. Il moro la prese a braccetto si mischiarono alla folla. A vederli Giulia quasi ebbe un calo di voce. La scaletta prevedeva canzoni lente sdolcinate a canzoni frizzanti e dinamiche. Probabilmente a fine serata sarebbe rimasta senza voce. Eppure avrebbe tanto voluto avere un ballo anche lei. Anche se l’idea di parlare per bene con Fred per la prima volta la spaventava. I suoi pensieri si interruppero essendo arrivata ad una canzone francese. Sel’era fatta cantare prima da Fleur. Era l‘unica della scaletta e le ci voleva concentrazione. Approfittando del cambio Anna ed Hermione si fiondarono sulla torta. “Non so tu, ma non vedo l’ora che la cerimonia finisca…ho mal di piedi e mi sento isolata…” si lamentò la prima. La seconda sbuffò. “Almeno il tuo ragazzo non ti sta addosso perché è geloso di un bulgaro…” rimbeccò pronta. La castana la guardò in modo eloquente. Così il prefetto si accorse dell’enorme gaffe. Anche quella canzone finì subito. Giulia fece segno di portarle un bicchiere d’acqua. Lo svuotò in un secondo. “Rushing and racing and running in circles, moving so fast I'm forgetting my purpose…blur of the traffic is sending me spinning, I’m getting nowhere...” ricominciò a cantare. Anna era ancora con Hermione, intenta a mangiare la torta. Ron si avvicinò furtivo. Guardando a destra e sinistra. Il prefetto sospirò esausto. La prese per mano e la condusse in pista. La castana sorrise divertita. “Stupenda damigella, posso sottrarla alla sua torta ed invitarla a ballare?” la invitarono all’improvviso. Bill le offriva una mano. Anna sorrise. “Con molto piacere…” rispose. Accettando la mano. La canzone non era ne lenta ne estremamente veloce. La castana appoggiò le mani sulle spalle di lui. per fortuna l’altezza delle scarpe veniva in suo soccorso. Il rosso le mise le mani sui fianchi. “Allora, ti stai divertendo?” le chiese. Anna alzò un sopracciglio. “Tantissimo guarda…talmente tanto che prima ho ballato con Harry dalla gioia…” commentò sarcastica. Bill sorrise. “Però sono contenta…ora avrai la tua famigliola…” aggiunse poi la castana. Il rosso le fece fare una piroetta. “Vuol dire che mi farai da baby-sitter, eh bambolina?” propose. Anna fece una smorfia di disgusto. “My head and my heart are colliding chaotic, pace of the world I just wish I could stop it…Try to appear like I've got it together, I'm falling apart…” proseguì Giulia. La divertiva vedere tutte le coppie impegnate a seguire il ritmo. I suoi genitori ballavano poco più in la. Fleur ballava con il signor Weasley. Mary Kate si era avvicinata e Fred l’aveva invitata. Ginny era seduta accanto a Harry. era una bella atmosfera. Le dispiaceva però che mancassero delle persone. Probabilmente dopo quel pomeriggio si sarebbe chiesta più spesso cosa ne sarebbe stato del suo matrimonio. Forse si sarebbe divertita ad immaginarne i dettagli. “Save me, somebody take my hand and lead me, slow me down…” continuò nel mentre. “Non serve che mi trascini a ballare ogni minuto Ron! I miei piedi hanno bisogno di una pausa ogni tanto!” sbottò affaticata Hermione. Il rosso storse il naso. “Così puoi andare a conversare con quel bulgaro barbuto?” rimbeccò. Il prefetto sospirò affranta. “Ronald Weasley, ora rispondimi…con chi sto io?” gli chiese. Ron arrossì. “Con…me…” rispose subito. “Ecco! Ti pare che andrei a cinguettare ai piedi di Krum?” gli fece notare lei. Il rosso scosse la testa. “Appunto...quindi ora zitto e balla…” lo liquidò Hermione. Ron sorrise. “Si signora!” esclamò a mo di soldato. Poi si chinò e la baciò. “Don't let love pass me by, just show me how…cause I'm ready to fall…” cantò ancora Giulia. Bill faceva ancora piroettare Anna. “Sai fratellone…sono contenta per te…però…” iniziò a dire. Il rosso le sorrise. “Tel’ho detto mille volte bambolina…casa mia è anche tua…se ti senti sola potrai venire quando vuoi…anche interi mesi…” le propose. La castana scosse la testa divertita. “Non farti sentire da Fleur però…potrebbe venirle un collasso…” ghignò. Bill la sollevò per i fianchi di poco. “Ora che non potrò più controllarti vedi di comportarti bene, mi raccomando…” le disse. Anna sospirò. “Non metterti nei guai e stai sempre con le altre…non fare le tue solite sciocchezze bambolina…promesso?” le raccomandò il rosso. “Slow me down, don't let me live a lie, before my life flies by…” esclamò Giulia. La castana si morse il labbro. “Bill io…io devo dirti una cosa…” iniziò a dire. Bill scosse la testa. “Stai tranquilla bambolina…ora pensa solo a ballare…” le sorrise. Ma Anna era determinata. Dopo l’ennesima piroetta puntò i piedi e si fermò in mezzo alla pista. Il rosso la guardò dubbioso. “Neanche io rimarrò qui…io…io non credo nemmeno che potrò venirti a trovare…” ricominciò a dire la castana. “I need you to slow me down…” ebbe il tempo di dire Giulia. Poi accadde qualcosa. Qualcosa di grosso e argenteo arrivò dall’alto attraverso la tenda sulla pista. Aggraziata e lucente la lince atterrò lieve in mezzo ai ballerini esterrefatti. Le teste si voltarono. I più vicini rimasero assurdamente paralizzati a metà della danza. Poi il Patronus parlò con la voce forte e fonda di Kingsley Shacklebolt. “Il Ministero è caduto. Scrimgeour è morto. Stanno arrivando.” decretò grave. D’improvviso tutto si fece frenetico. Il panico prese il sopravvento. Ron tenne stretto a se Hermione. Giulia saltò giù dal palco per andare dalle sue amiche. Anna si voltò verso Bill. “Mi dispiace…mi dispiace davvero, devo andare…” sussurrò appena. Il rosso la prese per un polso. “Dove Anna? Dove devi andare?” le chiese ancora stranito dalla notizia. La castana si liberò dalla sua presa. “Via…mi dispiace fratellone…” lo salutò. Poi corse in direzione degli altri. Giulia iniziò a guardarsi in giro. Bacchetta fra le mani. Vedeva Hermione e Ron in lontananza. Ma la folla le andava contro. “Che schifo! Ci mancava solo questa!” sentì inveire Fred. “Anna, Giulia, andiamo!” urlò d’improvviso Harry. La castana nella fretta urtò perfino sua sorella. Mary Kate aveva gli occhi spalancati. “Ho…ho perso mamma e papà!” esclamò. Come una bambina in fuga. Anna sospirò. “Erano vicino ai tavoli…” le rispose solo. La ragazza la guardò. “Tu…tu non vieni?” le chiese. La castana scosse la testa. “Ho altro da fare…ancora una cosa…ti voglio bene Mary Kate…” disse. La sorella si morse il labbro. “Ti…ti voglio bene anche io Anna…” le rispose. “Mi raccomando, fai la brava…non far impazzire mamma…” aggiunse Anna. Mary Kate strinse i pugni. “Lo prometto…però…Anna…sta attenta…” sospirò. La castana le sorrise. Poi arrivò diretta dagli altri. “Dobbiamo muoverci…” esordì Harry. Mancava ancora Giulia. che stava cercando di sgusciare nella loro direzione. Aveva visto lo sguardo preoccupato di suo padre. Probabilmente la stava cercando. Ad un certo punto si sentì trascinare via. Ma una mano prese la sua e la tirò in avanti. Finendo fra le braccia di Anna. Appena riuscì a vedere qualcosa notò delle figure incappucciate fra la folla. Sembrava tutto così attutito. Il panico rendeva impossibile perfino mantenere lo sguardo su qualcosa. Il gruppetto si prese per mano. Hermione si abbassò in tempo per evitare una scia di luce. Si sentivano incantesimi di difesa urlati da ogni dove. Poi tutto si fermò. Pian piano iniziarono a vorticare su loro stessi. La sensazione di venir schiacciati e stropicciati come indumenti li pervase. Il prefetto chiuse gli occhi e strinse le mani delle amiche. Era l’unica che non poteva smaterializzarsi quindi cercò di essere molto attenta. Anna voleva mantenere gli occhi fissi su Bill. Non era stato il modo migliore di chiudere la serata. Era stata una stupida. Giulia sentiva l’amarezza salirle in gola. Era tutto finito. In meno di un minuto, con un suono sordo surclassato dal caos, il gruppetto sparì. Senza sapere dove sarebbero finiti. Senza sapere cosa sarebbe potuto succedere alle loro famiglie. Ancora una volta. Senza sapere cosa fare.

Edited by kikyo91 - 15/3/2011, 22:55
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 16/3/2011, 11:37




Ommioddio, ommioddio *.*
Che bella la festa per il matrimonio, la scelta di cantare Amazing Grace la approvo in pieno! Mi è sempre piaciuta moltissimo!
Giulia è stata come sempre tenerissima...e anche Anna che alla fine non era così dispiaciuta di fare la damigella d'onore.
Adesso inizia l'avventura vera e propria però...speriamo bene!
E soprattutto spero proprio di rivedere Sev <3

Un beso gnoccola!

Irene
 
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miss_preston
view post Posted on 16/3/2011, 16:13




Stupendo aggiornamento...bellissimo.
Come sempre descritto tutto benissimo,immagini chiare e emozioni palpabili.
La tana,l'arrivo della famiglia di Fleur,la rivalità fra le ragazze e Gabrielle,l'amico Louis,la festa bellissima.... Giulia che si dice che dall'altra parte c'è solo Sev,Anna che immagina di prendere a colpi di bouquet Draco e ancora i tatuaggi ( adoro ^^^) e l'amicizia e il saluto fra anna e mary kate...quest'ultima che perde i genitori come fosse una bambina...
poi il panico,le figure incappucciate e la fuga...mi è piaciuta questa frase " ancora una volta senza sapere cosa fare". Rende molto l'idea delle difficioltà,della loro ciclicità,di questo passaggio all'età adulta...bello...
Mi mancherà la tana con il suo calore ma sono curiosa di avventurarmi in questa tua riscrittura del settimo libro!
 
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EliTheStr@nge
view post Posted on 23/3/2011, 00:46




Rimessa in pari, bellissimi due capitoli!!!! Non aggiungo altro perchè ho perso 9/10 di vista e sto crollando dal sonno XD
Bravissima!!!
 
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kikyo91
view post Posted on 7/4/2011, 21:02




ma buonaseeera *-*
scusate il ritardo *lancia cioccolatini* finalmente ho una serata stop dalla scuola xD volevo continuare la fic solo che siccome sono già avanti ho deciso di aggiornare *-* con un bel capitolone di 16 pagine di word xD spero di aggiornare sempre con regolarità, e se così non dovesse essere I promise capitoloni di rimedio u.u in più in questo cap c'è la ricomparsa di tre soggetti noti (e che scommetto vi sono mancati u.u) *x* spoileeer *si tappa la bocca*
Avvertenze: da questo capitolo seguirò molti dei passaggi della zia Rolla, anche se sinceramente spero di poter costruire delle situazioni non così tanto surreali da far prendere ai Tre Uragani una via meno noiosa di come ho trovato io i primi capitoli del gruppetto in fuga nel settimo libro xD ovviamente tutto ciò è influenzato dal fatto che nel contesto sono inserite anche Anna e Giulia e non solo Herm e che comunque quest'ultima (essendo che nella mia versione è la più piccola) ha un ruolo più "umano" rispetto a come l'ha descritta zia Rowl *-* inoltre da qualche capitolo, come forse avrete già notato, tendo a sottolineare molto il carattere più da ragazzo "normale non paranoico" di Harry e so che molte volte vado in OOC xD comunque spero che la mia ficcy non vi annoi e non sia così tanto surreale xD
In questo capitolo troviamo Io Ce la Farò (dal cartone disney La Principessa e il Ranocchio *-* www.youtube.com/watch?v=Sp5qLain6tw&feature=related) e Like Suicide (dei Seether, che trovo stia bene nonostante il clima tranquillo della scena *-* www.youtube.com/watch?v=wnkt5H5cu1M). oddio sembro una critica di musica xDDD troppo studio bimbe, troppo studio o.ò
detto questo vi ringrazio infinitamente per i vostri commenti <3 siete la mia soddisfazione in mezzo alla lotta per gli esami TwT vi adoro <3 *coccola in massa*
ma bando alle ciancie u.u vi lascio all'aggiornamento x3 buona lettura <3

Diciottesimo Capitolo
Quando il gruppetto tornò ad avere coscienza di loro e del loro corpo si trovarono in mezzo a fischi e voci. Immersi nelle luci notturne del centro di Londra. “Dove diavolo siamo?” esclamò Ron. Hermione iniziò a trafficare con la borsetta. Giulia si guardò intorno. Conosceva quel posto. “Temo che sia colpa mia…” confessò. “È il posto in cui siamo sempre andate quando uscivamo d’estate…” spiegò Anna. “Bhe non importa chi o dove, dobbiamo trovare un angolo per cambiarci…” commentò spiccia il prefetto. “Peccato che abbiamo lasciato le borse alla Tana Herm…” sbottò irritata la castana. Hermione scosse la testa esasperata. “Ma…e…e gli altri? Tutti gli invitati…” boccheggiò Harry ancora confuso. “Non possiamo pensare a loro adesso…è a te che danno la caccia Harry, se tornassimo metteremmo tutti ancora più in pericolo…” lo liquidò il prefetto. Continuando a frugare nella borsetta. “E poi gran parte dell’Ordine è li, si occuperanno di tutto loro…” cercò di convincerlo Ron. Giulia sbuffò impaziente. Al solo pensiero di aver lasciato la sua famiglia e gli altri in mezzo a quel caos sentiva una fitta allo stomaco. “Non per interrompere il vostro emozionante dibattito, ma io mi sento un po’ osservata…” fece notare Anna. Poco più in la un gruppetto di uomini ubriachi ammiccava verso di loro. Fischiando e facendo considerazioni non molto eleganti. “Cavolo se solo avessi il mio Mantello dell’Invisibilità!” sbottò nervoso Harry. “Niente di più facile…ho sia il mantello che i nostri vestiti, quindi muoviamoci e troviamo un posto in cui cambiarci prima di dare ulteriormente nell’occhio…” esordì Hermione. Per poi iniziare a camminare. Il resto del gruppetto la seguì a ruota. “Herm…cosa intendi quando dici che hai i nostri vestiti?” chiese dubbiosa Anna. Il prefetto fece tintinnare la borsetta. “Sbaglio o vi ho fatto ingrandire due mie borse?” puntualizzò. Giulia storse il naso. “E mentre tu mi aspettavi in giardino io ho messo tutte le vostre borse nella mia…” concluse ancora l’altra. La castana la guardò a bocca aperta. “Mi fai quasi paura Herm…davvero se ti organizzassi bene potresti conquistare il mondo al posto di Voldemort…” osservò. Hermione la guardò truce. Finalmente trovarono un vicolo buio. Il prefetto passò a Ron e Harry i loro vestiti. Anna si trasfigurò l’abito da damigella in gonna e corpetto. Mentre Giulia tornò ad una salopette e una t-shirt. Poi trasfigurò anche i vestiti del prefetto. Jeans e felpa. “Menomale che non dovevamo farci notare…” commentò verso la castana. Che le fece la linguaccia. “E ora che facciamo? Non possiamo rimanere a gironzolare per Londra per il resto dei nostri giorni…” la interruppe Ron. “Anche perché con la gente molesta che gira a quest’ora non è una buona idea…” aggiunse Hermione. Giulia annuì. “Dobbiamo trovare un posto tranquillo in cui parlare per bene…possiamo imbucarci in una caffetteria…qui vicino cen’è una…” propose. Harry concordò. Così il gruppetto tornò allo scoperto. La caffetteria altro non era che una piccola bettola un po’ polverosa. Ma era ancora aperta a quell’ora e non c’era molta gente. Era un posto perfetto. Sui tavoli c’era almeno uno strato di polvere. Il prefetto si sedette con riluttanza. La cameriera non tardò ad arrivare. Era chiaramente annoiata e masticava rumorosamente una chewingum. Giusto per non dare sospetti ordinarono cappuccini e caffè. A qualche tavolo più in la stavano un uomo moro ed un biondo abbastanza possente. Appena le ordinazioni arrivarono si iniziò il discorso principale. “Sapete…non siamo lontani dal Paiolo Magico…” osservò Ron. Il prefetto lo guardò male. “Avanti Ron, goditi l’atmosfera babbana!” lo punzecchiò Anna. “Ora state zitti! Penso che la cosa migliore sia andare in campagna ed una volta la, potremmo mandare un messaggio all’Ordine…” spiegò Hermione. Giulia guardava pensierosa il suo cappuccino. “Voi sapete far parlare i Patroni?” esclamò il rosso. La castana lo guardò quasi ovvia. “Herm non può farlo ancora, ma io e Giulia si…io ho già provato quindi siamo sicuri…” rispose. Harry si ricordò dell’anno prima in cui aveva colpito a sangue Draco. Era stato il Patronus di Anna ad andare a chiamare Piton. “Ma che schifo! Questa cosa non è caffè, è fango!” si lamentò Ron. Hermione lo spintonò. “Avete dei soldi babbani per pagare?” aggiunse poi il rosso. Le ragazze annuirono. “Allora andiamocene…” concluse Harry. Il gruppetto si alzò ma successe qualcosa. Anche i due uomini seduti a qualche tavolo in la avevano fatto lo stesso gesto. Subito dopo estrassero le bacchette. Il Prescelto li imitò. Iniziò così uno scontro fra loro e i Mangiamorte. Il biondo fu messo subito ko da Harry. La cameriera venne presa in pieno da una fattura. Il pavimento era un misto di caffè, pezzi di tavolo e di tazze. Il Mangiamorte tentò di colpire Hermione. Ron si mise davanti a lei e la spinse via. Venne colpito al ginocchio. Giulia scagliò un incantesimo che legò il Mangiamorte con corde invisibili. Harry ne approfittò per usare il Petrificus Totalus. “State tutti bene?” chiese poi. “A parte i Mangiamorte e un ferito si in teoria…” rispose Giulia. Aiutando il prefetto a tirarsi su. Anna girò intorno al Mangiamorte immobilizzato. “Avrei dovuto riconoscerlo, c’era anche lui la notte che è morto Silente…” disse Harry. “È Dolohov…mi ricordo la foto di quando era ricercato…credo che quello grosso sia Thorfinn Rowle…” li riconobbe Ron. “Chi se ne importa chi sono! Come hanno fatto a trovarci? Cosa facciamo adesso?” squittì il prefetto nervosa. “Anna chiudi a chiave la porta…tu Giulia spegni le luci…” ordinò il moro. Le due ubbidirono. “Che cosa ne facciamo di quelli? Li uccidiamo? Loro ci ucciderebbero, ci hanno appena provato!” precisò il rosso. Hermione trasalì. “Dobbiamo solo cancellargli la memoria…è meglio così, farà perdere le nostre tracce…se li uccidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui…” propose. Anna alzò le spalle. “Io concordo con Ron…se volete faccio io il lavoro sporco…” si offrì. Il prefetto sbuffò. “L’unico lavoro sporco che farai ora sarà mettere in ordine questo posto…prima però oblivia Dolohov mentre Harry e Giulia penseranno all’altro e alla cameriera…” ordinò. Agli amici non rimase che ubbidire. “Non capisco perché dobbiamo rimettere in ordine…” sbottò ancora la castana. “Il semplice motivo è che non dobbiamo farli insospettire che sia accaduto qualcosa…non è normale svegliarsi in un posto che sembra appena stato bombardato no?” le rispose subito Hermione. “Allora devo dire che è molto normale attaccare la gente mentre prende il caffè…” commentò acida Anna. Il prefetto la zittì con un’occhiata. “Il punto è, come hanno fatto a trovarci? Harry non ha più la Traccia!” osservò Giulia preoccupata. “L’importante ora è trovare un posto in cui stare…una volta li discuteremo…” decise la castana. “Grimmauld Place…” propose subito Harry. Ron scosse la testa. “Piton può entrare li…” osservò. Giulia si morse la lingua. “Mio padre ha detto che hanno messo delle fatture contro di lui…e anche se non funzionassero, che diamine siamo in cinque! E lui è da solo!” intervenne il rosso. Hermione storse il naso. “Hermione, che scelta abbiamo? Se davvero ho ancora addosso la Traccia ci seguiranno a frotte, ovunque andiamo…è l’unica soluzione…” concordò Harry. Giulia sospirò. “Non credo che Piton possa fare un’irruzione a sorpresa…se lo facesse lo saprei…e se proprio dovesse succedere lo bloccherò io…” spiegò. Il prefetto non poté ribattere. Così il gruppetto accese la luce con Deluminatore di Ron. E sparirono prima che uno dei due Mangiamorte potesse stiracchiarsi. Stavolta, quando tutti e cinque riaprirono gli occhi, si trovarono in una squallida piazzetta dall’aria famigliare. Alte case fatiscenti li fissavano da tutti i lati. Potevano vedere il numero dodici perché Silente, il Custode Segreto, aveva rivelato loro la sua esistenza. Si precipitarono da quella parte, voltandosi ogni minuto per paura di essere seguiti. Salirono di corsa gli scalini di pietra e Harry picchiò una volta sulla porta con la bacchetta. Udirono una serie di scatti metallici e lo sferragliare di una catena. Poi la porta di spalancò cigolando e il gruppetto varcò la soglia. Non appena Harry chiuse la porta, le vecchie lampade a gas si accesero proiettando luci tremolanti all’ingresso. Hermione si strinse vicino a Ron. Anna e Giulia avanzarono spalla a spalla. Era proprio come se lo ricordavano. Inquietante e pieno di ragnatele. I profili delle teste degli elfi domestici appese alla parete gettavano strane ombre su per la scala. Lunghe tende scure celavano il ritratto della madre di Sirius. La sola cosa fuori posto era il portaombrelli fatto con una zampa di troll. Che era rovesciato a terra, come se Tonks l’avesse fatto cadere un’altra volta. “Credo che qualcuno sia stato qui…” sussurrò il prefetto. Indicando l’oggetto. “Può essere successo quando sono usciti quelli dell’Ordine…” ipotizzò Ron. “Allora, dove sono queste fatture contro Piton?” chiese Harry. “Forse si attivano solo in sua presenza…” rispose ancora il rosso. Il moro guardò Giulia. “Io non sono Piton…non vedo perché dovrebbero attivarsi con me…” sbottò irritata. Rimasero tutti immobili sullo zerbino. La schiena contro la porta. Anna sbuffò. “Non possiamo stare qui per sempre…” osservò. “Severus Piton?” esordì d’improvviso una voce. Era quella di Moody. Era emersa dal buio facendo sobbalzare tutti e cinque. “Non siamo Piton!” rispose convinto Harry. Poi qualcosa gli alitò addosso, facendogli incollare la lingua al palato. Impedendogli di parlare. Gli altri ebbero la stessa spiacevole sensazione. Ron fu assalito da conati. Giulia si strinse ad Anna. Hermione trasalì. “D…deve essere la Maledizione Languelingua che Malocchio ha messo per Piton!” provò a spiegare. Cautamente Harry fece un passo in avanti. Qualcosa si mosse tra le ombre in fondo all’ingresso. E prima che uno dei cinque potesse dire un’altra parola dalla moquette emerse una figura. Alta, polverosa e terribile. Il prefetto, Anna e Giulia urlarono. Altrettanto fece la signora Black spalancando le tende. La figura grigia scivolava verso di loro sempre più rapida. I capelli lunghi fino alla vita e la barba fluttuanti, il volto scavato, scarnificato, con le orbite vuote. Orrendamente famigliari. Spaventosamente alterato. Levò un braccio putrefatto, indicando Harry. “No! Non siamo stati noi, non ti abbiamo ucciso!” urlò Harry. alla parola ‘ucciso’ la sagoma esplose in un’enorme nuvola di fumo. Tossendo e lacrimando. Harry si voltò e vide Hermione in un angolo. Con la testa appoggiata alla parete e Ron che la teneva per le spalle. Giulia si copriva gli occhi con una mano. Anna si teneva anche lei alla parete con il respiro irregolare. La polvere continuava a vorticare intorno a loro. E la signora Black strillava. “Luridi Mezzosangue, feccia, macchie di disonore, marchi di vergogna sulla casa dei miei padri!” diceva. “Zitta!” urlò Harry. E con un gesto di bacchetta richiuse le tende. “Quello era…” singhiozzò Hermione. “Si…ma non era davvero lui…era solo per spaventare Piton…” rispose solo il moro. Giulia chiuse per poco gli occhi. Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa di questo genere. Anna invece si premeva una mano al petto. Il suo respiro era incontrollato. Giulia si riprese e si avvicinò. “Calma Anna...è tutto finito…” le sussurrò. Ron scosse la testa. “Ho perso cinque anni di vita…” si lamentò. Hermione fece un profondo respiro. “Andiamo al piano di sopra…” decise. Giulia fece appoggiare la castana alla sua spalla e proseguirono. Per fortuna c’erano solo loro in quella casa. Arrivati di sopra Harry venne investito da una fitta. “Che succede Harry?” chiese preoccupata il prefetto. Il ragazzo si accasciò sulla parete vicina. “Cos’hai visto? L’hai visto a casa mia?” chiese subito Ron. Il moro scosse la testa. “È solo arrabbiato…molto anche…” rispose solamente. “Di nuovo la cicatrice? Pensavo il collegamento fosse chiuso! Devi smettere di pensare Harry, ora!” iniziò a trillare Hermione. Giulia però la zittì. “Herm siamo tutti stanchi e affaticati…è inutile parlarne ora, troviamoci una stanza che sembri decente per dormire e domani penseremo a tutto…Anna poi non sta ancora bene…” propose. La castana cercò di restare in piedi da sola. Il gruppetto entrò in una stanza. Era abbastanza spaziosa da poter ospitare tutti e cinque. Il prefetto tirò fuori i sacchi a pelo. “Ora dobbiamo mandare il Patronus…” osservò. Anna era troppo provata dallo spavento. Per cui si fece avanti Giulia. Si concentrò e la sua bacchetta sprigionò la cerva argentea. Harry la guardò pensieroso. “Ora vai alla Tana e di che siamo tutti sani e salvi…svelta corri piccola!” le ordinò la padrona. La cerva planò via immediatamente. Poi Giulia si sedette sul suo sacco a pelo. “Ed è solo l’inizio…” osservò Ron. Poi spostò pian piano il suo sacco accanto a quello di Hermione. Dopo qualche minuto una scia argentea scivolò nella stanza. Il prefetto si prese l’ennesimo spavento. Era la donnola del signor Weasley. “Famiglie stanno bene, non rispondere, ci spiano.” disse. Ron tirò un sospiro di sollievo e trattenne un urlo. Giulia sorrise. Anche se sapeva che dal momento esatto in cui si era smaterializzata dalla Tana sarebbe stata in pensiero per i suoi. Anna si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi. Il respiro era tornato normale. Con un gesto di bacchetta si trasfigurò i vestiti in un pigiama e si struccò. Così fecero anche gli altri. Erano già spossati da matrimonio, ma lo scontro in caffetteria e lo spavento li avevano buttati ancora più giù. Harry si defilò subito con la scusa del bagno. Hermione lo seguì con lo sguardo preoccupata. “Certo che sono scomodi questi sacchi a pelo…non possiamo cercare delle brande e dei materassi?” si lagnò la castana. Il prefetto sbuffò. “Domani vedremo cosa possiamo fare…ora svelti, a letto!” decretò. Ma Giulia si alzò. Frugò nella borsa dell’amica e raggiunse il Prescelto. Bussò alla porta. “Scusa Harry…ecco…lo spazzolino…” gli disse. Il moro era ancora appoggiato alla parete. Si teneva la cicatrice. “Tutto ok?” gli chiese. Lui sorrise sarcastico. “Nulla è più ok Giulia…” la rispose. La ragazza scosse la testa. Poi con fare timido allungò una mano. E gli prese la manica della maglietta. “Ehm…Harry…torniamo assieme nella stanza? Dopo la sorpresa polverosa di prima ho un po’ di ansia a girare da sola per questa casa…” confessò. Harry arrossì. “C…certo Giulia…andiamo…” accettò. Così i due tornarono dagli altri. Quella sera ognuno si addormentò con pensieri diversi. Erano stati catapultati nella realtà più dura. E l’andare avanti sarebbe stata tutta strada in salita. Ma cel’avrebbero fatta se si fossero sostenuti a vicenda. Di questo erano sicuri.
La mattina la prima ad aprire gli occhi fu Giulia. Aveva dormito male quella notte. Forse era ancora agitata da tutto il caos delle ultime ora. aveva avuto un sonno eterno senza sogni. Vuoto. Quando le iridi nocciola misero a fuoco la stanza la ragazza si lasciò andare ad un sospiro affranto. Si alzò a sedere e si premette le dita sulle tempie. Come primo risveglio della nuova vita era pessimo. Si sentiva così scombussolata. Nessuna porta spalancata da sua madre. Nessun buongiorno da suo padre. Niente Billy Joe a saltarle sulla pancia. Giulia sobbalzò. Aveva lasciato Billy Joe alla Tana! Chiaramente sapeva che sua madre se ne sarebbe presa cura più che bene. Però sapeva che sarebbe stato difficile farsi perdonare. La ragazza sorrise di poco a ripensare quante volte il suo gatto si era arrabbiato con lei. Era una cosa strana e probabilmente se un qualunque babbano le avesse letto nel pensiero l’avrebbe creduta pazza. Ma la realtà era che i maghi e le streghe avevano un particolare legami con i loro animali. Sapevano capirsi con uno sguardo. Billy Joe sapeva esattamente scrutare nel suo animo e capire i suoi sentimenti. E se era triste le saltava in grembo e le faceva le fusa. Giulia si morse il labbro inferiore e si voltò. I suoi amici stavano ancora dormendo. Hermione e Ron si tenevamo per mano. Anna era rannicchiata in un angolo del suo sacco a pelo. Harry teneva la mano sul cuscino. Il pollice vicino al viso. Le faceva tenerezza. La ragazza alzò lo sguardo verso la finestra coperta dalle pesanti tende. Fuori un cielo azzurro intenso troneggiava. Doveva essere una bella giornata. Sapeva che non avrebbe potuto uscire. Però non voleva rimanersene a letto. Magari avrebbe potuto preparare la colazione per tutti. Così si alzò ed ancora in pigiama uscì dalla stanza. era strano come dalla sera prima fosse cambiata la visione della casa. Ora non faceva più tanta paura. Il pavimento era talmente polveroso che Giulia dovette tornare indietro a mettersi le Converse. Prese lo zaino delle provviste. Poi tornò in corridoio e scese le scale. Che scricchiolavano ad ogni suo passo. Per fortuna conosceva Grimmauld Place. In pochi minuti arrivò alla cucina. Cioè che vide la sconsolò ancora di più. Era tutto un ammasso di sporcizia e polvere ovunque. Le stava passando la voglia di cucinare. Avrebbe voluto tornare di sopra e ributtarsi a letto. Poi però si vide riflessa in uno specchio appannato. Appeso vicino all’orologio da parete. Che cavolo stava pensando? Non era forse lei quella che si era messa a pulire la cucina della Tana due anni prima, cinguettando e saltellando? La ragazza fece un profondo respiro e prese la bacchetta. Con un gesto fece uscire dallo sgabuzzino li accanto scope e strofinacci. Dopotutto l’elfo domestico sembrava sparito e di certo non si sarebbe arrabbiato se avesse usato le sue cose. Anche se era fautrice delle maniere babbane, ci avrebbe impiegato tutto il giorno a pulire interamente a mano! Tanto valeva avere un piccolo aiutino. Prima spolverò il ripiano del tavolo che stava in mezzo alla stanza. Ci appoggiò lo zaino delle provviste. Poi si rimboccò le maniche. Prese la scopa in una mano e tenne la bacchetta nell’altra. E si schiarì la voce. “Bene miei cari, pulite, spazzate, strofinate e lavate fino a quando non sarà tutto prefetto!” ordinò ai compari strumenti di pulizia. D’improvviso questi si animarono ed iniziarono ad obbedire. Giulia sorrise. Iniziando anche il suo lavoro. “Un bel giorno il sogno che ho diventerà realtà…” iniziò a dire. Muovendo la scopa. Uno strofinaccio dondolò in segno d’assenso. “Ho provato e riprovato, non è facile tu lo sai…” aggiunse ancora lei. Con un gesto aprì il rubinetto del lavandino. La spugna li vicino iniziò a lavare i piatti. Che si gettavano di loro spontanea volontà sotto acqua e schiuma. “Ma seguo la voce che ho nel cuore dice: ‘Sei arrivata oramai’…” continuò la ragazza divertita. Piroettando. Davanti a lei una piccolo contenitore raccoglieva la polvere che lei alzava. Giulia lasciò andare la scopa ed iniziò a marciare. Dietro di lei si formò una coda di oggetti che la seguiva. E puliva tutto ciò che trovava sulla sua strada. “Io ce la farò, ce la farò…forse dovrò faticare…ancora un po’!” proseguì lei. Muovendo la bacchetta a ritmo. Pian piano la pila di piatti e stoviglie da lavare iniziò a scendere. “La mia dedizione è ciò che ho…io so che c’è chi non crede in me, però ce la farò!” ribadì convinta Giulia. Un piatto si tuffò con troppa enfasi nel lavandino e della schiuma le volò sul naso. La ragazza sorrise e la soffiò via. gli strofinacci iniziarono a fare movimenti rotatori a ritmo. “Ogni sogno può avverarsi, credici anche tu, continua a lavorare ed otterrai di più!” suggerì ancora Giulia. Avvicinandosi ad un piccolo canovaccio che insisteva su un’enorme macchia. “Il lavoro è duro ma prima o poi potrai avere quel che vuoi!” lo incoraggiò. Il piccolino strofinò ancora più veloce. E la macchia iniziò a sparire. La ragazza sorrise e trotterellò al lavandino. Una tazzina esitava a tuffarsi fra la schiuma. Le diede una piccola spinta. E l’oggetto inizio a muoversi nell’acqua a mo di nuoto sincronizzato. “Farò a modo mio, chi decide sono io!” esclamò Giulia. Pian piano la cucina stava diventando vivibile. Ogni oggetto faceva la sua parte. E lei come un maestro d’orchestra dirigeva i lavori. “E ce la farò, ce la farò…l’unica cosa che ora so è che ce la farò! Ce la farò!” continuò a ripetere la ragazza. Trotterellando per la stanza. Per poi alternare passi a piroette. Dietro di lei ogni oggetto di muoveva a ritmo. “Il segreto del successo è pazientare un po’…” sussurrò. Fermandosi all’entrata della cucina. Oramai la polvere era sparita. Tutto brillava. “E tra mille ostacoli ed impedimenti io ce la farò…ce la farò…” aggiunse poi. Poi levò in aria la bacchetta. Fece un giro di polso. “Ce la farò!” concluse infine Giulia. E appena ebbe finito di cantare tutti gli strofinacci, scope e spugne tornarono nello sgabuzzino. “Devo ammettere che mi ha tirato su di morale…” confessò la ragazza. Poi si diresse allo zaino e tirò fuori gli ingredienti per cucinare. “Dunque…la colazione è il pasto più importante della giornata…dobbiamo essere in forze, ci aspettano lunghe giornate!” esclamò, come forse avrebbe fatto sua madre. Così prese il necessario per la ricetta dei pancakes. Infondo piacevano a tutti ed erano abbastanza consistenti da dare forza. Giulia iniziò a mescolare gli ingredienti in una ciotola. Fischiettando allegramente. Dal piano di sopra anche qualcun altro aveva iniziato a rigirarsi nel letto. Indipendentemente dalla canzone di poco fa dell’amica. Hermione si stropicciò gli occhi. sentì ancora la sua mano stretta in quella di Ron. Quest’ultimo aprì improvvisamente gli occhi. “Buongiorno Mione…” la salutò. Il prefetto sobbalzò. Poi si tranquillizzò. “Riposata?” le chiese ancora. Lei annuì timida. Il rosso si sporse dal suo sacco a pelo e le diede un bacio. Si sentì un grugnito. “Santo Manson, mi sembra di aver dormito su un tappeto di chiodi!” si lamentò Anna. Hermione la guardò divertita. “Sicura di non aver sognato di essere un fachiro?” la prese in giro Ron. Il prefetto ridacchiò. La castana li guardò truce. “Dobbiamo decisamente trovare delle brande per stanotte…” le diede ragione Harry. Si alzò a sedere e la sua schiena scricchiolò più volte. “Come stai Anna?” le chiese. La diretta interessata sbadigliò. Poi si inforcò gli occhiali. “come primo risveglio pensavo peggio…almeno Giulia ci ha intrattenuto con la canzone…” osservò. Il rosso si tirò su a sedere e iniziò ad annusare l’aria. “Non sentite questo odore? Sembra qualcosa di super!” esclamò. Anna si grattò la testa e d’improvviso spalancò gli occhi. “I pancakes!!” trillò. Harry rise. Hermione sbadigliò ancora. “Ok…ora colazione, ma dopo dobbiamo parlare seriamente!” acconsentì. Piano tutti e quattro si alzarono. Ancora in pigiama scesero. Rimanendo a bocca aperta nel vedere il nuovo stato della cucina. Giulia era impegnata a far saltare i pancakes dalla padella perché non si bruciassero. Era una visione alquanto singolare dato che sembrava più un tentativo di non farli spiaccicare sul soffitto. Cinque piatti erano già stati disposti sul tavolo. Quattro di questi erano già pronti e lei stava riempiendo l’ultimo. Li accanto c’erano anche delle bottigliette di sciroppo al cioccolato e sciroppo d’acero. “Che lusso! Non sapevo che ci fossimo trasferiti in un Hotel a cinque stelle!” esclamò Anna. L’amica si voltò sorridente. “Buongiorno ragazzi! Mi sono svegliata presto così ne ho approfittato per rimettere in ordine e preparare la colazione…” li salutò. Ron, che sbavava già alla vista dei piatti, si fiondò a sedersi. “Non serviva che cucinassi, bastavano anche semplici cereali…” commentò divertita Hermione. Giulia iniziò a distribuire i piatti e a versare succo o latte nei vari bicchieri. “Lo sai che mi fa piacere Herm…e poi ho dormito malissimo, dovevo ritrovare il buon umore…” spiegò. Per poi sedersi. La castana alzò la mano. “Pure io ho dormito male! Chi vuole che come prossimo compito ci sia trovare materassi e brande alzi la mano!” propose. Il prefetto sbuffò. “Oh andiamo Anna! Non essere sciocca…abbiamo altre priorità…” la rimproverò. Ma tutti tranne lei avevano già alzato la mano d’accordo. “Senza offesa Mione, dormire mano nella mano con te è stato bello, ma sarebbe stato meglio senza il pavimento a stretto contatto con la schiena…” esordì il rosso con la bocca piena. Hermione sospirò esasperata e iniziò a mangiare. Anna si stiracchiò facendo criccare tutte le ossa. Poi immerse i suoi pancakes nello sciroppo al cioccolato. “Vedo che stai meglio Anna…” le sorrise. La castana le fece segno di ok. “È stato solo un piccolo attacco di panico…non succederà più…” la rassicurò. Harry aveva iniziato a mangiare in silenzio. Era incredibile come la compagnia dei suoi amici lo mettesse di buon’umore. Alla fine nel loro gruppetto tutti avevano una parte importante. Ron era quello buffo e il suo migliore amico. Hermione era la biblioteca ambulante e quella che si preoccupava sempre di tutto. Anna era la casinista e la dura. Giulia era l’ottimista e premurosa. E lui. Era come al solito solo il Prescelto. Avrebbe dovuto guidare tutti nella missione, ma in realtà non sapeva che fare. Il prefetto era più organizzato di lui. “hey Harry…qualcosa non va?” chiese dolce Giulia. Il moro scosse la testa. “So io cosa non va! Sono troppo asciutti i suoi pancake! Ci vuole…un’onda al cioccolato!” esclamò Anna. Versando mezza bottiglietta sulla colazione del ragazzo. Finendo immancabilmente per impiastricciarsi. Harry scoppiò a ridere. La castana aveva le dita e il naso coperto di cioccolato. Le prese le mani e gliele pulì con un fazzoletto. Anna alzò lo sguardo per nascondere il rossore sulle guance. Hermione e Giulia trattennero una risata. Ron continuava ad abbuffarsi. “Sono veramente ottimi Giulia!” esclamò. Stravolgendo le parole per il troppo cibo in bocca. Il prefetto lo guardò male. “Ronald mastica prima di parlare…non essere maleducato!” lo rimproverò. Il rosso si fermò. Aveva dello sciroppo ai lati della labbra. Senza pensarci si chinò e baciò Hermione. Che lo spinse via. “Mione alla tua età non dovresti sporcarti così mentre mangi…non è buona educazione!” le fece il verso. Harry, Anna e Giulia scoppiarono a ridere. Il prefetto sbuffò isterico e si pulì. Quando tutti i piatti furono vuoti vennero messi nel lavandino. Giulia richiamò la spugna e tutto tornò in ordine entro pochi minuti. “Ora che dite di pulire un po’ questo posto?” propose Anna. Hermione la guardò scettica. “Mi fa piacere che finalmente tu abbia imparato a mettere in ordine Anna, ma sarà inutile, dato che non so per quanto potremmo rimanerci qui…e poi non dovremmo spostare nulla, pensa se i Mangiamorte facessero irruzione e trovassero la casa splendente…” rimbeccò. La castana storse il naso. “Secondo me sarebbero felici…secondo me Voldie li fa dormire in cantina…” scherzò Giulia. Ron trattenne una risata. Il prefetto scosse la testa esausta. “Ok ragazze…le battutine su questo argomento erano divertenti prima…e sottolineo prima…però ora vi pregherei di fare attenzione a qualunque riferimento possa uscirvi di bocca…niente Voldie o Voldemort, niente battute sui Mangiamorte o simili, intesi?” stabilì. Le amiche si guardarono. Si misero sull’attenti con una mano in fronte a mo di soldati. “Sissignora!” esclamarono in coro. Il rosso sorrise. “Andiamo a cercare un materasso Mione…” propose. Cingendole i fianchi con un braccio. Hermione divampò. Anna fischiò. “Sentite che proposte fa il signorino Weasley!” lo prese in giro. Ron ripensò alla frase e tossicchiò imbarazzato. Harry scosse la testa divertito. “Avanti, cerchiamo queste brande così poi potremmo dedicarci ad affari seri…riguardo alla pulizia, penso che se dobbiamo proprio, terremo in condizioni vivibili solo le stanze che usciamo quotidianamente…” decretò ancora il prefetto. Gli amici furono d’accordo. Quindi il gruppetto si divise. Harry, Ron ed Hermione si occuparono delle brande. Mentre Giulia e Anna della pulizia. Il rosso trovò tre brande e tre materassi smessi. Li portò con la magia nella stanza di quella notte e li sistemò. “Dobbiamo accontentarci di questi…altri non ce ne sono…” spiegò. Il prefetto alzò le spalle. “A me va bene dormire anche nel sacco a pelo…” commentò. Giulia e Anna li raggiunsero. “Noi due possiamo anche dormire assieme…non ci sono problemi…” propose la prima. “E Mione dormirà con me…quindi il terzo va ad Harry…perfetto!” ricapitolò ancora Ron. Il prefetto arrossì. “A proposito di Harry…che fine ha fatto?” osservò la castana. “Stava perlustrano delle stanze poco più in la…magari ha trovato qualcosa di interessante…” rispose Hermione. Così i quattro decisero di unirsi al Prescelto. Quest’ultimo era entrato in una stanza. Era quella di Sirius. Quando gli amici lo raggiunsero teneva in mano una lettera ed una foto sbiadita. “Che hai trovato Harry?” squittì curiosa il prefetto. Il moro le passò ciò che aveva trovato. Gli altri si strinsero intorno a lei per vedere. Giulia invece venne catturata dall’immagine attaccata alla parete. Era facile riconoscerla. Era l’unica magica. Mostrava quattro ragazzi che lei riconosceva bene. Li aveva visti. Quella volta nel Pensatoio aveva affrontato Lupin, James e Sirius giovani. Se li ricordava bene. Così arroganti. Di quell’episodio non aveva mai parlato ad Harry. E col tempo lei sen’era dimenticata. La foto che aveva ora Hermione invece mostrava un bambino piccolo dai capelli neri che sfrecciava dentro e fuori dall’immagine con una scopa minuscola. Rideva come un matto e dietro di lui un paio di gambe lo rincorrevano. Giulia analizzò la lettera. Quando capì che quella calligrafia apparteneva a Lily il cuore tremò. Casualmente era strappata. Inutile dire a chi lei pensò subito. “Ho cercato il resto della lettera ma non c’è…” esordì ancora Harry. Poi si voltò verso Giulia. Forse in cerca di un’opinione o di un conforto. Si stava affidando tantissimo a lei. Però guardandola capiva che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi della ragazza erano puntati sulla lettera. Ma sembravano essere da tutt’altra parte. Il prefetto si guardò intorno. “Hai fatto tu questo disastro o era già così quando sei entrato?” gli chiese. Il moro alzò le spalle. “Qualcuno deve aver frugato prima di me…” rispose solo. Anna annuì. “Anche ella altre stanze la situazione è questa…” concordò. “Cosa pensate che cercassero?” chiese Ron. “Informazioni sull’Ordine…se era Piton…” rispose schietto Harry. Giulia scosse la testa. “Sev…ecco…Piton era già nell’Ordine…aveva già tutto ciò che gli serviva…” commentò. Ogni volta che ipotizzava qualcosa su Severus si sentiva stretta in una morsa. Lei sapeva. Lo aveva accennato alle sue amiche ma quella con più responsabilità era lei. Sapeva che Severus stava facendo tutto questo per Silente. E non poterlo urlare a tutti era frustrante. “Allora voleva informazioni su Silente…la seconda pagine della lettera, per esempio…voi sapete chi è questa Bathilda che nomina mia mamma?” chiese sicuro il Prescelto. Hermione aprì la bocca per rispondere ma Anna la precedette. “Bathilda Bath, l’autrice del nostro libro di Storia della Magia!” rispose. Tutti la guardarono stupidi. “Bhe che c’è? Non studiavo molto Storia, ma a leggere la copertina del libro ci sono arrivata eh!” sbottò la castana offesa. Il prefetto la ignorò. “Quindi i tuoi genitori la conoscevano! È stata una storica della magia incredibile!” esclamò esagitata. “Ed è ancora viva…abita a Godric’s Hollow…la zia di Ron, Muriel, ne parlava ieri al matrimonio! Conosceva anche la famiglia di Silente…dovrebbe essere interessante parlare con lei no?” propose Harry. Hermione scosse la testa. “Capisco perché ti piacerebbe parlare con lei Harry, ma non ci sarebbe d’aiuto nella ricerca degli Horcrux, no?” lo liquidò. Con un tono fin troppo comprensivo. Ron sbuffò. “Anna, sui tuoi libri oscuri non c’è nulla su dove trovare gli Horcrux?” chiese spazientito. La castana scosse la testa. “Dice cosa sono, come crearli e tutte cose che Silente ha già detto ad Harry…potrei provare a rileggere il capitolo che ne parla, però non sono una specie ristretta e quindi non si può dire dove siano nascosti…alla fin fine è soggettivo...” spiegò. Harry storse il naso. “Harry, lo so che vuoi tanto andare a Godric’s Hollow, ma io ho paura…mi spaventa la facilità con cui ci hanno trovato ieri i Mangiamorte…sono sempre più convinta che dovremmo evitare il posto in cui sono sepolti i tuoi genitori, sono sicura che si aspettano che tu ci vada…” disse ancora il prefetto. Il moro sospirò. “Non è solo…Herm, Muriel ha raccontato delle cose su Silente al matrimonio…voglio sapere la verità…” raccontò. Giulia gli mise una mano sulla spalla. “Non permettere a chiunque getti fango su Silente di condizionarti Harry…tu lo conoscevi meglio di chiunque altro…” lo incoraggiò. Harry alzò le spalle arreso. Era troppo sperare di poter far capire agli altri il suo desiderio si scoprire la verità? “Che ne dite di scendere e metterci a parlare in salotto? Almeno stiamo comodi…tanto con tutto questo casino non troveremo mai niente di utile…” li interruppe Anna. Gli altri acconsentirono. Per tornare alle scale però passarono davanti ad una stanza. La castana si fermò davanti al cartellino che vi era appeso. Era pomposo, scritto a mano in bella grafia. Le ricordava molto il modo di fare di Percy. “Non entrare senza il permesso di Regulus Arcturus Black…” lesse. Harry si immobilizzò. “Hermione! Vieni qui!” la chiamò. Era quasi a metà scale. Il prefetto corse. “Che c’è?” chiese. Il moro e Anna si guardarono soddisfatti. “Abbiamo trovato R.A.B…” risposero in coro. L’altra li guardò dubbiosi. Poi vide il cartello. “Il fratello di Sirius…” boccheggiò Giulia. “Era un Mangiamorte, mel’ha raccontato Sirius…si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene…così lo uccisero…” raccontò Harry. Negli occhi di Hermione si accese una scintilla. “Ma certo, tutto torna! Se era un Mangiamorte era anche vicino a Voldemort! E se aveva aperto gli occhi forse lo voleva eliminare…” riassunse. Prima di entrare a perlustrare la stanza però dovettero recuperare Ron. Che era già al piano di sotto. La porta era chiusa a chiave ma con un semplice incantesimo riuscirono ad aprirla. La stanza era tutto il contrario di quella di Sirius. Se quest’ultimo voleva mascherare la sua vera origine coprendo le pareti con poster babbani e i colori Grifondoro, Regulus l’aveva tappezzata di verde e argento. Sul soffitto inoltre c’era dipinto lo stessa della famiglia Black. “Questa stanza mi da i brividi…” osservò Ron. Anna ghignò divertita. Giulia trovò un vecchio collage con ritagli di giornale ingialliti. Parlavano tutti di Voldemort. “A quanto pare era un suo fan accanito prima di diventare un Mangiamorte…” osservò. Iniziò a leggere gli articoli. Ognuno iniziò a perlustrare la stanza. “Potremmo provare un Accio…” propose semplicemente Anna. Hermione scosse la testa. “Il medaglione sarà protetto sicuramente da incantesimi per evitare che venga richiamato dalla magia…” rimbeccò subito. La castana sbuffò. “Non ci resta che cercare quindi…” concluse delusa. Alla fine il gruppetto si arrese e setacciò la stanza per almeno un’ora. “Potrebbe essere in qualche altra parte della casa magari…” commentò ottimista il prefetto. “Già…non vi ricordate di quante cianfrusaglie ci siamo sbarazzati l’ultima volta?” aggiunse Ron. “Magari alcune erano state messe li apposta per difendere il medaglione…” ipotizzò ancora Giulia. Stavolta però Hermione si fermò con un piede a mezz’aria. “C…c’era un medaglione!” boccheggiò. Gli altri spalancarono gli occhi. “Cosa?” esclamarono in coro. “Nella credenza del salotto…nessuno di noi…nessuno di noi sapeva come aprirlo…” sussurrò sconvolto il prefetto. Harry deglutì a fatica. Si ricordava benissimo che l’avevano gettato in un mucchio di rifiuti. “Kreacher si è ripreso un sacco di cose…” rammentò ancora quest’ultimo. “Aveva un mucchio di roba nascosta nel suo armadio in cucina! Andiamo!” esclamò Hermione. Così il gruppo corse in cucina. Quando però aprirono l’armadio vi trovarono solo un libro sulla stirpe pura. Anna si trattenne dal tirare un urlo isterico. “Non è ancora finita! Kreacher!” chiamò Harry. Si sentì un forte crac e l’elfo domestico che il moro aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare. Era piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti alle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo straccio sudicio col qualche l’avevano conosciuto. Lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padrone non era cambiato. “Padrone…” gracchiò con voce da rana. E s’inchinò. “…di nuovo di ritorno nella vecchia casa della mia padrona con quei traditori del loro sangue di Weasley e Wyspet e le due sudice Mezzosangue…” borbottò. “Ti proibisco di chiamare chicchessia ‘traditore del suo sangue’ o ‘ sudicio Mezzosangue’!” sbottò il Prescelto. Anna ghignò trionfante. L’elfo aveva gli occhi quasi iniettati di sangue. Non si poteva di certo chiamare presenza piacevole. Hermione se ne stava dietro Ron. “Ho una domanda da farti…e ti ordino di rispondere con sincerità, capito?” aggiunse poi Harry. “Si padrone…” rispose Kreacher inchinandosi. Le sua labbra si mossero silenziose. Probabilmente aveva sputato altri insulti gratuiti. “Due anni fa…c’era un grosso medaglione d’oro nel salotto di sopra…noi l’abbiamo buttato via, lo hai preso tu?” gli chiese. L’elfo alzò la testa e guardò in faccia il suo padrone. “Si…” rispose. “E adesso dov’è?” chiese ancora il Prescelto. Gli altri trattennero il respiro dalla gioia. “Andato…” concluse solo Kreacher. “Andato? Come sarebbe…andato?” boccheggiò Harry. L’elfo rabbrividì e oscillò. “Kreacher…ti ordino…” scandì il moro. “Mundungus Fletcher…ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l’Ordine di Merlino, Prima Classe, i calici con il blasone di famiglia e…e...e…” gracchiò Kreacher. Inghiottì l’aria. Con il petto concavo che si alzava ed abbassava. Poi spalancò gli occhi ed emise un urlo agghiacciante. “…e il medaglione, il medaglione di padron Regulus, Kreacher ha sbagliato, Kreacher non ha obbedito agli ordini!” urlò. Harry agì d’istinto. Appena l’elfo prese l’attizzatoio dal focolare si gettò sull’elfo e lo schiacciò a terra. Hermione si lasciò sfuggire un urlo. “Kreacher, ti ordino di stare fermo!” esclamò il moro. Sentì l’elfo immobilizzarsi e lo lasciò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhioni gonfi colavano lacrime. “Harry lascialo andare!” lo pregò il prefetto. “Così può picchiarsi ancora?” sbottò Harry. Gli altri rimasero zitti. Così l’interrogatorio continuò. Kreacher confessò di aver visto Mundungus rubare dalla casa gli oggetti. Inoltre ebbero la conferma che R.A.B. altri non era che Regulus. A quando pare Kreacher era stato arruolato per un compito da Voldemort, tramite Regulus ancora Mangiamorte. Il Signora Oscuro aveva portato l’elfo alla caverna in cui era stato Harry. Kreacher raccontò tutta l’esperienza tremando. Era già stato brutto sentire l’episodio vissuto da Harry, ma questo era ancora peggio. Voldemort aveva lasciato l’elfo nella caverna e questo aveva rischiato di venire ucciso dagli Inferi. Però Regulus l’aveva richiamato a se e gli aveva detto di rimanere nascosto. Quando il Black era riapparso qualche giorno dopo aveva ordinato a Kreacher di portarlo alla caverna. Regulus aveva un medaglione uguale a quello di Voldemort con se. “Padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro e ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il bacile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medaglioni…” continuò a raccontare in lacrime l’elfo. Anna rimase a bocca aperta. Giulia aveva gli occhi lucidi ed Hermione aveva già iniziato a piangere. “E ha ordinato…a Kreacher…di andare via…senza di lui…di tornare a casa…e di non dire alla padrona cosa aveva fatto…ma di distruggere il primo medaglione…e ha bevuto…tutta la pozione…e Kreacher ha scambiato i medaglioni…ed è rimasto a guardare…e padron Regulus è stato trascinato sott’acqua e…” proseguì l’elfo scosso da singhiozzi violenti. Il prefetto non resistette e si inginocchiò davanti a lui. poi lo abbraccio. Ma Kreacher la scacciò disgustato. “La sudicia Mezzosangue ha toccato Kreacher, lui non permetterà, che cosa dirà la sua padrona?” sbottò. “Ti ho detto di non chiamarla in quel modo!” soffiò Harry. Ma l’elfo si stava già punendo. Cadde a terra e picchiò la fronte. “Fermalo Harry! Ti prego fermalo!” squittì Hermione. Anna sbuffò. “Kreacher, basta!” ordinò il moro. L’elfo rimase disteso, ansante e tremante, il muso coperto da lucido muco verde, un livido già affiorato dalla fronte pallida, gli occhi gonfi e arrossati dalle lacrime. Giulia scosse la testa. Estrasse un fazzoletto e si chinò verso si lui piano. Con un gesto gli pulì la faccia nonostante le sue proteste. Ci mancò poco che Kreacher ricominciasse con punizioni ed insulti ma la ragazza lo zittì spazientita. Poi si allontanò. L’elfo stranamente rimase immobile. “E così hai riportato a casa il medaglione…e hai cercato di distruggerlo?” gli chiese ancora Harry. “Niente di quello che ha fatto Kreacher ha lasciato segni sul medaglione…Kreacher ha provato tutto, tutto quello che sapeva! Kreacher non è riuscito a distruggere il medaglione! E si è punito! E la sua padrona era pazza di dolore, perché padron Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos’era successo nella grotta perché padrona Regulus gli aveva proibito di dirlo a chiunque in famiglia…” singhiozzò ancora l’elfo. Ron lo guardava turbato. Giulia si avvicinò piano come aveva fatto prima. Hermione stava a debita distanza ma piangeva. Anna aveva mille pensieri su tutta la faccenda che le giravano in testa. “Non ti capisco Kreacher…Voldemort ha cercato di ucciderti, Regulus è morto per lottare contro di lui, ma tu sei stato contento lo stesso di tradire Sirius e consegnarlo a Voldemort? Sei andato da Narcissa e Bellatrix e hai passato informazioni a Voldemort attraverso di loro…” commentò ancora Harry. “Harry, Kreacher non ragiona così…” lo contraddisse Giulia. Il prefetto annuì. “Gli elfi, in quanto trattati come schiavi, sono abituati a certi atteggiamenti violenti da parte degli altri…alla fine ciò che gli ha fatto Voldemort non faceva differenza dagli altri maltrattamenti…” aggiunse. Anna sospirò. “Infondo lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus…quindi li ha serviti volentieri e ha assimilato i loro concetti…” lo difese. Il moro aprì la bocca per protestare. “È anche vero che Regulus ha cambiato idea, ma non si direbbe che l’abbia spiegato a Kreacher…infondo gli conveniva stare sotto l’ala della vecchia storia Purosangue…Regulus stava cercando di proteggerli tutti…molti…molti agiscono così…” lo zittì ancora la castana. E pensò a tutti i discorsi fatti con Lucius. “Ma Sirius…” intervenne ancora il Prescelto. “Sirius è stato tremendo con Kreacher ammettilo…” lo punzecchiò Giulia. Anna sospirò. “E per quanto possa essere incredibile per te sono sicura che Bellatrix e Cissy sono state assolutamente deliziose con lui…come per esempio quando uscivano dalla casa di notte e tu le beccavi in pieno Kreacher, vero? E Cissy ti ha promesso di non picchiarti in cambio del tuo silenzio con la signora Black…così è diventata un’abitudine che perfino Bella ha accettato…” raccontò. L’elfo si voltò stupito. Harry non disse nulla. Silente gli aveva detto una volta che Sirius non aveva mai considerato Kreacher capace di fare pensieri profondi come quelli degli essere umani. “Kreacher…quando te la senti…ehm…per favore siediti…” gli disse. Ci volle qualche minuto perché l’elfo smise di singhiozzare. Poi si rimise seduto. “Ora Kreacher ti chiederò un favore…ecco vorrei che andassi a cercare Mundungus Fletcher…dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus, è molto importante! Dobbiamo finire il lavoro che ha iniziato padron Regulus, vogliamo…ehm…che non sia morto in vano…” spiegò Harry. Cercando di essere dolce ma comunque autoritario. “Trovare Mundungus Fletcher?” gracchiò l’elfo. “E portarlo qui a Grimmauld Place…” aggiunse Giulia. “Credi di poter fare questo per noi?” concluse il moro. Kreacher annuì e si alzò. Il Prescelto ebbe un’ispirazione improvvisa. Estrasse il borsellino che teneva sempre con se e ne tolse il falso medaglione. “Kreacher, io…vorrei regalarti questo…apparteneva a Regulus e sono sicuro che vorrebbe lo tenessi tu...come segno di gratitudine per quello che hai…” iniziò a dire. Mettendo in mano del’elfo l’oggetto. Ma questo si buttò a terra in preda a ululati disumani. Anna alzò gli occhi al cielo esasperata. “Ci risiamo!!!” esclamò spazientita. Dopo una mezzora buona riuscirono a calmare Kreacher. Alla fine infilò il medaglione fra le coperte del suo armadio, pienamente estasiato di possedere un oggetto della famiglia Black tutto per se. Poi l’elfo fece tre profondi inchini verso Giulia, Harry e Ron e una piccola smorfia buffa, forse un tentativo di saluto rispettoso, ad Anna ed Hermione. Per sparire infine in un crac. Il gruppetto si spostò nel salottino sfinito. Avevano scoperto un sacco di cose però comunque non rimaneva altro che attendere il ritorno di Kreacher. Purtroppo per loro, l’elfo non si presentò ne nel pomeriggio ne alla sera. A cena Giulia cucinò ancora e se la cavarono con una minestra. Dovevano limitare l’uso delle provviste. “Hey Anna…come facevi a sapere quelle cose su Bellatrix e Narcissa?” chiese Ron. Per l’ennesima volta con la bocca straripante di cibo. La castana alzò le spalle. Beveva la sua minestra a cucchiaiate ristrette. “Mel’ha raccontato Narcissa…mi ha confidato un sacco di episodi suoi e delle sue sorelle…da quanto ne so io voleva anche ricontattare Andromeda…ma con la guerra non credo sarà più possibile…” rispose. Quasi con aria sognante. Harry la guardò curioso. “Parli di loro come se fossero la tua famiglia…” osservò. Senza cattiveria. Solo come semplice verità. Anna sorrise. “Perché infondo lo sono…i Malfoy mi hanno accolta in casa loro da ben due anni…mi hanno sempre trattato come una figlia…mi hanno viziata…se solo Lucius avesse ascoltato le mie preghiere e non avesse portato Draco davanti a Voldemort…” spiegò. Finendo con una certa malinconia. Giulia si chinò e poggiò la testa sulla sua spalla. “Tranquilla tesoro, tutto si sistemerà…” le disse. Ron si fermò con il cucchiaio a mezz’aria. “Però Draco avrebbe potuto ribellarsi…” rimbeccò. Hermione gli tirò una gomitata. “Sei sempre il solito bradipo senza tatto Ron!” lo rimproverò. Anna scosse la testa divertita. “Ancora oggi non so perché Draco non si sia ritirato…lui è un grande ragazzo…intelligente, premuroso…voi avete visto solo il peggio di lui…” rispose. Harry abbassò lo sguardo sul piatto davanti a se. Per tutti quegli anni aveva odiato a morte Malfoy. Ed ancora i suoi sentimenti non erano invariati. Però era strano come le persone, guardate da differenti punti di vista, apparissero così tanto diverse. “Io ho anche visto la parte bella! È per questo che non mi spiego come uno come lui non si sia ribellato…” intervenne il rosso. Lasciando tutti a bocca aperta. “Come sempre, vale la regola di non giudicare un libro dalla copertina…” esordì saggia Hermione. La castana annuì. “Altrimenti voi non sareste miei amici…” osservò amara. “O miei…” ripetè anche il prefetto. Giulia scosse la testa. “Direi che se siamo arrivati a certi livelli di discorsi siamo decisamente stanchi…” fece notare. Harry si alzò e prese i piatti oramai vuoti. Poi con un gesto di bacchetta mise al lavoro spugna e lavandino. “Siccome non abbiamo nulla da fare potremmo anche lavarli a mano…” sbottò Hermione stizzita. Ma tutti la ignorarono. Alla fine si spostarono in salotto. Si sedettero su vari cuscini trovati in giro. Il moro guardava il camino spento. Ron si era appoggiato al prefetto. Che sfogliava libri di Incantesimi. Lui invece aveva oramai l’aria di uno al limite dell’abbiocco. Giulia stava sdraiata per terra. Testa sul cuscino. Ovviamente avevano dato una spolverata generale alla stanza prima. Infine Anna consultava i pesanti volumi di magia oscura della nonna. Ogni tanto si fermava su qualche capitolo. Hermione sbirciava e, vedendo che non era qualcosa riguardante la missione, la rimproverava inorridita. La castana alla fine però sapeva come leggere tutto ciò che voleva anche di sottecchi. Il silenzio che si creava era qualcosa di spettrale. Fuori i lampioni illuminavano le strade. E la luna era alta. La sera passò così. Senza avere notizie da Kreacher. “Chissà cosa stanno facendo alla Tana…” sospirò d’improvviso Giulia. Ron si era oramai appisolato e aveva la testa appoggiata a quella del prefetto. “Magari stanno parlando di noi…” ipotizzò Anna. Giulia sorrise. “Che manie di grandezza…” la prese in giro. L’amica le fece la linguaccia. “Bill mi odierà…ne sono sicura…” aggiunse poi. Un po’ triste. Harry scosse la testa. Trascinò il cuscino e si mise vicino a lei. “Non credo…ti vuole troppo bene per odiarti…al massimo sarà preoccupato…” la consolò Hermione. Anna sospirò. E scartò l’ennesimo libro. Il moro si allontanò di poco. “Non mi fido di questi libri…” soffiò. La castana lo guardò spazientita. “È un libro Harry…i libri sono amici, non nemici…” recitò. Il prefetto applaudì. “Ti ricordo che il libro di Cura delle Creature Magiche ha cercato di mangiarmi più di una volta…” ricordò il ragazzo. Anna lo guardò scettica. Poi increspò le labbra in un ghigno. “Si vede che sei…appetitoso…Harry…” disse. Con tono gelido e raccapricciante. Hermione ebbe un brivido alla schiena. Il moro arrossì. “Anna smettila di fare la vampira maliziosa!” la richiamò Giulia. Tirandole un cuscino. Stavolta la castana la guardò indignata. “Ma senti chi è la maliziosa qui! Sei solo tu che capisci i doppi sensi dove non ci sono!” esclamò finta offesa. Harry tossicchiò. “In verità anche io l’avevo capito…” confessò timido. Hermione annuì rossa in viso. Anna li guardò truce. “Siete davvero spiritosi…intanto Harry tu dormi da solo…” soffiò. Il moro la guardò dubbioso. “Ron ha trovato solo tre brande con materassi annessi…ovviamente lui dormirà con Herm…a quando vedo poi è già a buon punto…io invece dormirò con Anna…” spiegò subito Giulia. Harry storse il naso. Indubbiamente non voleva dormire con Ron. Alla fine quei due potevano benissimo dormire assieme. Però si sentiva un po’ solo. Avrebbe tanto voluto avere vicino a se Ginny. E dire che l’aveva vista solo il giorno prima. Senza accorgersene scivolò piano dal cuscino. Si sdraiò sul pavimento e ci appoggiò la testa. La castana lo guardò divertita. Iniziò a punzecchiarlo sul fianco. “Non interrompere Potter il pensatore!” sbottò lui. Anna scoppiò a ridere. “Non mi credi eh? Guarda che quando meno te lo aspetti te la faccio pagare Anna…” la avvertì il moro. Lei però continuava a punzecchiarlo. Alla fine Harry si alzò e con uno slancio iniziò a farle il solletico. La castana scalciava e si dimenava in preda alle risate. Hermione e Giulia si guardarono. Era quasi una conquista vedere quei due andare così d’accordo. Loro che l’anno prima si prendevano a schiaffi fisici e psicologici. “Piantala Potter!!!!” lo richiamò per l’ennesima volta Anna. Anche il ragazzo rideva. Così decise di graziarla e lasciarla un po’ in pace. Si appoggiò con una mano al pavimento ma scivolò. La castana si era appena risistemata. Seduta sul cuscino con le gambe allungate per bene. Harry atterrò proprio con la testa sulle sue gambe. Anna lo guardò poco convinta. Il moro chiuse gli occhi pronto ad un pestaggio estremo. Ma lei era troppo stanca anche solo per insultarlo. Era tutta una situazione così strana. Di solito sulle sue gambe riposava sempre Draco. La castana alzò gli occhi al soffitto. Si era decisa ed aveva lasciato la palla di vetro nel suo baule. Alla Tana. Chissà cosa avrebbe pensato il biondo non ottenendo risposta alle sue chiamate. Chissà per quanto tempo non avrebbe sentito la sua voce. Chissà per quanto. “Hey Anna! Anna…” si sentì chiamare all’improvviso. Harry si era alzato e la guardava. “Hai…hai gli occhi lucidi…” le fece notare. La castana scosse veloce la testa. Non sen’era nemmeno accorta. Il moro guardò le amiche. Entrambe si guardavano preoccupate. Alla fine il ragazzo si avvicinò. E senza dire una parola abbracciò Anna. Tenendola stretta. “Non…serve Harry…sto bene…” gli disse lei. Con voce tremula. “Sta zitta un buona volta Haliwell…” rimbeccò il moro. Con tono dolce. La castana si lasciò cullare da quell’abbraccio. Mai avrebbe potuto immaginare una situazione come questa. Consolata dal ragazzo che l’anno prima aveva odiato più di tutti. Passarono dei minuti così. “Potter anche se mi hai visto praticamente nuda l’anno scorso non ti autorizzo a superare la linea del mio spazio vitale…” soffiò d’improvviso Anna. Harry si staccò al limite dell’imbarazzo. Ecco tornata la vecchia Haliwell. Poi però vide qualcosa. Sul volto della castana stava un sorriso. Un tranquillo sorriso di gratitudine. “In ogni caso, tu dormi da solo!” gli ricordò ancora. Il moro scosse la testa divertito. “Non oserei mai obbligare una di voi donzelle a dormire con me!” recitò da perfetto damerino. Giulia rise. “A proposito di dormire, è tardi ragazzi….domani abbiamo un’altra allegra giornata ad aspettarci…andiamocene a letto…” concluse Hermione. Poi diede qualche spinta al bradipo addormentato. Che si stropicciò gli occhi come un bambino. “Ma…che è successo Mione?” biascicò. Il prefetto gli sorrise. E lo aiutò ad alzarsi. “Nulla Ron…andiamo a nanna su…” gli disse. Anche Anna si alzò. E si stiracchiò. “Siamo fortunati che è estate! Si gela in questa casa!” si lamentò. Harry la guardò scettico. “Se tu ti vestissi di più avresti una temperatura corporale moderata…” le suggerì. La castana sbuffò ed iniziò a prenderlo a cuscinate. Approfittando del fatto che lui era ancora seduto. Ron guardava la scena stupito. “Io mi faccio un tè e salgo…” esordì Giulia. Avviandosi già verso la cucina. Harry fermò Anna e si alzò. “Aspettami…ci sono anche io!” si propose. Seguendo la ragazza. La castana lo guardò divertita. “Grazie, mi lasciate con la coppietta che si pastrugna!” si lamentò. Hermione le tirò uno scappellotto sulla testa. “Non fate tardi!” raccomandò poi. Così i tre salirono le scale. Giulia accese la vecchia lampada della cucina. Che produsse una luce fioca e ondeggiante. Harry prese due bustine e scaldò l’acqua. Premeditation will kill the trust, they'll never know if you fear me. “Anna ha portato anche i biscotti…” precisò divertita la ragazza. Il moro sorrise e prese due tazze e lo zucchero. “Non hai proprio sonno?” le chiese. Lei alzò le spalle e si sedette. “Ho una strana sensazione…” rispose solo. Poi tirò la catenina del ciondolo. Era quella ad anello a serpente. E fortunatamente era fredda. Giulia sospirò tranquillizzata. Harry la guardò curioso. With every second collecting dust, I feel so bloated and weary. “L’avevo vista altre volte quella collana…” osservò. La ragazza arrossì. “È una collana speciale…” sorrise. Il moro versò l’acqua nelle tazze. In ognuna c’era una bustina di tè al limone. Giulia scosse la testa timida. “In realtà…è divisa in due parti…l’altra cel’ha...” iniziò a dire. “Lui…” terminò vago Harry. 'Cause she belongs to heaven. “Già…sarebbe un cuore formato da due serpenti…e quando sono divisi…si chiudono ad anello…” spiegò la ragazza. Con il tono di una bambina. “Non pensavo che lui portasse cose simili…” commentò il ragazzo. Forse un po’ troppo bruscamente. “Ecco…anche io ero in dubbio…però… da quando gliel’ho regalata non sel’è mai tolta…quindi devo dedurre che…gli…che gli piace…” raccontò solo lei. She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. Il Prescelto tolse la bustina dalla tazza e ci mise lo zucchero. “È l’unico legame che ho con Severus ora…” sussurrò Giulia. Stringendo il ciondolo. Harry sobbalzò all’udire del nome. Poi la guardò. Lo teneva stretto fra le mani. A mo di preghiera. “Se scotta vuol dire che lui è in pericolo…e viceversa…” aggiunse lei. Il moro iniziò a sorseggiare il tè. Another complicating suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Ogni volta che ero in pericolo…ogni volta che avevo bisogno di lui…ogni volta che il suo ciondolo scottava…lui veniva da me…mi ha salvata…tante, tante di quelle volte che non credo che nemmeno dargli tutta me stessa sia sufficiente per ringraziarlo…” sussurrò ancora Giulia. La voce tremante. Quasi come la luce di quella vecchia lampadina. Harry era allibito. Burn. Non credeva di poter vedere tanto amore in una persona. Era stato troppo poco con Ginny per vedere il suo trasporto. Certo sapeva di amarla. E sapeva che le mancava. Però le sue parole non avrebbero mai avuto un tono come quello della ragazza. Chissà se anche sua madre era così quando parlava di suo padre. She'll cut you down with a single thrust, she's taken over too quickly. “Harry…io…io credo di doverti dire delle cose…forse è giusto che lo faccia…” iniziò poi a dire Giulia. Il ragazzo tolse la bustina dalla tazza dell’amica e ci mise lo zucchero. Poi gliela porse. Lei ne sorseggiò un po’. “Avanti, ti ascolto Giulia…dimmi pure…” la invitò cortese. La ragazza prese un profondo respiro. “Io so che cos’hai passato Harry…siamo cresciuti assieme…e posso solo immaginare cosa sia sentire costantemente la mancanza dei propri genitori…non so come farei senza i miei…però devo dirti che tuo padre non era il grande uomo che credi…forse te lo sei già sentito dire…e può darsi che crescendo James Potter sia cambiato…ma come l’ho visto io Harry…ti giuro, sembravi tu l’anno scorso…e ciò mi ha spaventato…” gli raccontò. Harry strabuzzò gli occhi. “Cosa…cosa intendi dire con ‘come l’ho visto io’?” le chiese. “Ti ricordi quando al quarto anno Piton tentò di insegnarti l’Occlumanzia? E tu ti sei tuffato nei suoi ricordi?” precisò Giulia. Il moro annuì. No medication can cure the lust, so say a prayer for the sickly. “Ecco…alla fine del quarto anno, quando ho iniziato a conoscere veramente Severus, ho sentito di non resistere più…volevo confessargli i miei sentimenti ma ero timida…gli ho scritto una lettera che poi ho perso…la McGranitt l’aveva trovata e così l’aveva consegnata alla persona scritta sulla busta…io l’ho presa prima che lui potesse leggerla…però…però in sostanza non avevo concluso nulla comunque così…” continuò a raccontare. Harry l’ascoltava attento. Infondo non si erano mai confidati così tanto. Lei aveva raccontato tutto solo alle sue amiche. 'Cause she belongs to heaven.“Silente sapeva già di quanto stessi male e amassi il professore…così mi ha fermata nel corridoio e mi ha dato da bere una pozione della Sprite… permetteva di introdurci nei Pensatoi ed essere visibili, in modo da modificare i ricordi di una persona…mi disse esplicitamente di usarla per rendere felice qualcuno a cui tenevo e così feci…mi introdussi nel peggior ricordo di Severus…” proseguì Giulia. Il ragazzo bevve un lungo sorso di te. Non sapeva se fosse preparato a cosa avrebbe ascoltato nei minuti seguenti. She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Mi ricordo che arrivai nel cortile di Hogwarts…e vidi dei ragazzi che tormentavano Piton…iniziai a strepitare, volevo aiutarlo…ma James e Sirius erano troppo forti…mi disarmarono…e mi usarono per far innervosire Severus…quando riuscii a liberarmi lo trascinai via con me…allora scoprii che Silente aveva cercato Piton e gli aveva detto quello che stava facendo una sua studentessa…e mi ritrovai davanti il mio Severus…certo, che mi rimproverava per quello che avevo combinato, però era lui…forse sarebbe stata l’occasione giuste per confessargli il mio amore…però James e Sirius ci interruppero…riprendendo i loro stupidi scherzi…” aggiunse ancora la ragazza. Harry scosse la testa. Era incredibile cosa stava ascoltando. Another complicating suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Sai, arrivò anche Lily ad aiutarmi…però tuo padre pur di farsi vedere da lei peggiorò lo scherzo…finalmente mi liberai e io e Severus scappammo sulle scale della Guferia…lui mi rimproverò perché gli stavo facendo vivere quel ricordo così brutto…però…ecco…d’improvviso successe qualcosa…ci trovammo così vicini...e in un minuto mi baciò…” disse Giulia. E nel mentre le scappò un sorriso. E le guance si colorarono. As before. Harry non ci poteva credere. Era successo ben tre anni prima e lui non ne sapeva nulla! “All’inizio Piton era furioso…ero una sua studentessa e anche minorenne…non potevamo stare assieme…e poi lui non sapeva nemmeno se provava lo stesso per me…quindi facemmo un patto…ne avremmo riparlato tre anni dopo, al mio diploma…però al quinto anno iniziai ad andare nel suo ufficio ogni sera…lo aiutavo a correggere compiti…e anche se prendevo troppo sul serio le sue battutacce sarcastiche io…io mi divertivo con lui…e so che senza di lui non sarei sopravvissuta alla notte dopo il Crucio di Bellatrix…è stato lui a curarmi e a darmi la forza…” continuò la ragazza. You sent me up to fucking fail this time. Oramai veniva trasportata dal suo stesso racconto. Era anche andata fuori tema. In realtà voleva fermarsi all’episodio del Pensatoio. Ma qualcosa dentro di lei la spingeva a continuare. Forse voleva fare inconsciamente capire ad Harry che Piton non era cattivo. “Nell’estate dopo il nostro assalto al Ministero ci siamo visti a Londra…e poi durante il sesto anno sono tornata nel suo ufficio…qualcosa è cambiato però…sapevo con certezza che i miei sentimenti erano ricambiati…così…Piton mi ha accompagnata al ballo di Halloween, sempre con l’aiuto di Silente…poi mi ha invitata ad uscire…almeno ogni due sabati sera mi portava a Londra…e fuori ci comportavamo come una coppia vera e propria…mi sono così divertita l’anno scorso Harry…e poi…finalmente sono diventata maggiorenne…ed è venuto alla mia festa di compleanno e il giorno dopo mi ha portato a cena…” raccontò ancora Giulia. Arrossendo a dismisura ripensando al dopo cena. She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. Harry continuava a bere il suo tè. In silenzio. Aveva capito quello che lei voleva fare. Però non riusciva a mettersi in testa che Piton fosse buono. Aveva ucciso Silente! “Questo è tutto…in realtà mi sarei dovuta fermare al Pensatoio ma…non sono riuscita a trattenermi…” sorrise poi imbarazzata la ragazza. Il moro annuì. “Mi dispiace di aver detto che la tua storia con lui fosse solo un gioco…davvero non lo penso sul serio Giulia…credo che tu sia abbastanza intelligente da non farti fregare così…” confessò. Giulia sorrise. “Grazie…” sussurrò. Another overbearing suicide and it's the same old trip, the same old trip. “Sai…spero che un giorno Ginny mi parli come hai fatto tu adesso…il tuo amore si vede, è puro…ma per quanto mi riguarda…mi dispiace che sia rivolto a lui…” commentò Harry sinceramente. La ragazza alzò le spalle. Tanto l’avrebbe capito. Ne era sicura. “Giulia sai…ieri sera…quando ho visto il tuo Patronus sono rimasto stupito…sai…quello di mio padre era un cervo…come il mio…” esordì il moro. Lei evitò caldamente di precisare che il suo era come quello di Piton. She's coming over wearing genocide and it's the same old trip, the same old trip as before. Oramai entrambi erano arrivati al fondo della tazza. La luce traballava ancora sotto le loro teste. “Forse è meglio andare a dormire…” propose Giulia. Harry si alzò e posò le tazze nel lavandino. Le avrebbero pulite l’indomani. I due spensero la luce ed utilizzarono le bacchette come fonte di luminescenza. “Mi dispiace che ti sia toccato l’ultimo materasso…” disse la ragazza. Più per cortesia che per altro. Il moro annuì. “Se vuoi puoi sempre lasciare Anna da sola…c’è abbastanza spazio anche sul mio…” si lasciò sfuggire. Giulia arrossì. “Harry…io…io non posso dormire con te…sto con Severus…” gli ricordò. “Già…già che stupido…mi sono fatto prendere dalla solitudine…scusa…” rispose imbarazzato. “E tu stai con Ginny…” gli fece notare ancora la ragazza. Harry annuì veloce. “In realtà…io e Ginny non abbiamo mai dormito insieme…è abbastanza triste no? Non sapere come si dorme abbracciato ad un’altra persona intendo…” confessò. Giulia sorrise intenerita. “Finirà presto Harry…vedrai che potrai dormire assieme a lei presto…” lo consolò. Il ragazzo sorrise. “Scusa…non volevo sembrarti uno che ci prova così…lo so che…che stai già molto male per lui…” si scusò. “Tranquillo Harry…secondo me è l’effetto del tè notturno…” scherzò lei. I due entrarono nella stanza. Gli altri dormivano già della buona. Il letto più in la era quello di Hermione e Ron. Che dormivano stetti. Al centro c’era quello di Anna e Giulia. La castana era come al solito rannicchiata in un angolo. Ed infine quello di Harry. Ovviamente ancora vuoto. Il moro si andò a cambiare nel bagno. Mentre Giulia approfittò del buio della camera e che comunque Ron era già bello che nel mondo dei sogni. Si stese nel letto e sentì un calcio di Anna su un ginocchio. “Ha tentato di farti dormire con lui?” le sussurrò poi. Giulia la spintonò di poco. “Dormi sonnambula…” la prese in giro. Poi si mise comoda e chiuse gli occhi. Harry tornò subito. Guardò l’amica con gli occhi chiusi. Non sapeva perché di punto in bianco aveva così tanto affetto verso di lei, Anna ed Hermione. Forse era questo il caso di amicizia vera. Forse si stava affidando troppo a Giulia. Non lo sapeva. L’unica cosa importante, come aveva detto l’amica, era finire tutto al più presto. Così se si fosse svegliato in mezzo alla notte, accanto a lui avrebbe trovato la sua Ginny ad aspettarlo.
In un luogo assai più lontano, qualcuno ancora non dormiva. Nel Malfoy Manor oramai non c’era spazio per il risposo. Nonostante fosse notte fonda una figura camminava a passo spedito per uno dei lunghi corridoi. L’illuminazione a torce contribuiva a fare del maniero uno sfondo perfetto per la setta di Voldemort. Era tutto così scuro e spettrale che gli occhi si erano abituati. La figura si muoveva con andatura leggera ma veloce. Sembrava che fluttuasse. Il cappuccio calato sul viso per evitare incontri indesiderati. Finalmente si fermò fuori da una porta. Bussò tre volte. “Numero di riconoscimento…” ordinò una voce. “Numero 2…” rispose subito la figura. Ci fu qualche minuto di esitazione dall’altra parte. “Parola d’ordine…” richiese ancora. “Api Frizzole…” completò l’altro. La porta si aprì con uno schiocco. “Avanti Mark, entra svelto…” lo invitò Piton. Il ragazzo ubbidì. Appena il professore ebbe chiuso la porta si calò il cappuccio. Scuotendo la testa per rivitalizzare la bassa cresta. “Vedo che il numero 3 è già qui…” osservò poi divertito. Draco lo guardò male. Era seduto sul letto e si rigirava fra le mani la palla di vetro. “Allora, le hai viste?” gli chiese poi improvvisamente ansioso. Mark sospirò esausto. E si sedette accanto a lui. Severus lo guardò impaziente. Il Serpeverde aveva appena rimesso piede al castello. Era l’unico dei tre a cui Voldemort aveva concesso di partecipare alla retata del giorno prima alla Tana Weasley. “A quanto pare erano nel bel mezzo di un matrimonio…ovviamente si è scatenato il panico…urla ovunque, gente che lanciava incantesimi…però si, le ho viste…” raccontò spiccio. Draco si sporse verso di lui curioso. “O almeno per qualche minuto…poi si sono unite a Potter e Ron e sono spariti…tutti e cinque…ho aspettato appostato nei dintorni però non sono più ricomparse…” aggiunse Mark. Piton inarcò un sopracciglio. “Hanno portato in salvo Potter, questo potevamo immaginarlo…e non credo nemmeno che torneranno alla Tana…” ragionò. Malfoy scosse la testa. “Ho provato a chiamare Anna con la palla di vetro, ma niente…non risponde…deva averla lasciata li…” sospirò. Mark sbuffò. “Scommetto che si sono cacciate nell’ennesima missione suicida…aiuteranno Potter in qualsiasi cosa voglia o debba fare…” sbottò irritato. Era talmente stanco. Non ne poteva più di quelle retate e di tutti i compiti che gli venivano affidati. Però la preoccupazione per Hermione non lo lasciavano riposare. Piton si passò una mano sugli occhi. Era a dir poco furioso. Era sicuro che Giulia si sarebbe lanciata in un’impresa delle sue. Ma arrivare ad unirsi ad una spedizione di annientamento direttamente contro Voldemort non se lo aspettava. “Bene, e ora che facciamo?” chiese Mark. Draco alzò le spalle. “Lo sai...quando si mettono in testa una cosa non c’è verso di far cambiare idea a nessuna delle tre…” gli ricordò. “Perfetto…le lasceremo andare per la loro strada allora…” intervenne Piton. Gli altri due lo guardarono a bocca aperta. “Non può dire sul serio prof…non…non può! Una di quelle tre pazze è Giulia! Se la ricorda? La sua futura moglie!” ribadì il biondo. Stavolta Mark annuì convinto. “Lo so da me che una di quelle tre sconsiderate è Giulia…per questo sto indugiando sul da farsi…dopotutto se cercassimo di rintracciarle sarebbe come mandarle direttamente fra le braccia di Voldemort…” rimbeccò pronto il professore. Draco scosse la testa. “Non posso lasciare Anna chissà dove con Potter! È assurdo! Tutta questa situazione è assurda!” iniziò a lamentarsi. Quasi con tono isterico. Mark sospirò. “Nessuno di noi può controllare il corso degli eventi Draco…Hermione è babbana di nascita e saperla in giro non mi fa stare affatto tranquillo…” sussurrò. Severus alzò gli occhi al soffitto. Era una bella grana. Non si aspettava una notizia così imprevedibile. Ma d’altronde doveva saperlo che Giulia non se ne sarebbe stata tranquilla ancora per molto. “Voldemort vuole piazzare dei Mangiamorte in ogni luogo in cui Potter potrebbe andare a nascondersi…in primis a Godric’s Hollow e a Grimmauld Place…spero veramente che siano andati a rintanarsi in qualche luogo sperduto del mondo…” spiegò Mark. Draco sobbalzò. “La Valacchia! Possiamo provare a cercarle li! La nonna di Anna sta da Dracula!” esclamò. Ma Piton scosse subito la testa. “Dracula ha autoproclamato il suo territorio neutrale…certo, forse Anna, Giulia ed Hermione possono essersi nascoste li, ma Potter non può varcare quei confini…se il Conte lo ospitasse sarebbe come se si schierasse dalla sua parte…ed ecco che Voldemort entrerebbe subito in azione devastando anche la Valacchia…” ragionò. Il biondo si fece mogio. “Fra un mese il Ministero inizierà il censimento dei Nati Babbani…e su questo come la mettiamo?” chiese ancora Mark serio. “Lo sai benissimo Mark che non abbiamo poteri decisionali contro le missive del Signore Oscuro…” ribadì inflessibile Piton. Draco si passò una mano sulla fronte. Non riusciva a pensare a nulla. “Giulia è Purosangue giusto?” esordì Mark. Severus annuì. Almeno su quel fronte poteva stare tranquillo. Il biondo però sbuffò. “Il padre di Anna è Mezzosangue…e anche sua sorella e suo fratello ovviamente…” disse subito. Piton lo guardò. Tutta quella faccenda era davvero un bel guaio. In ogni caso c’era sempre qualcuno che andava di mezzo. “Quale sarà la nostra priorità da d’ora in poi?” chiese infine Mark. Il professore si avvicinò al camino spento. “Se solo sapessimo che le ragazze stanno bene…” intervenne Draco. Piton stava rimuginando su ogni minimo particolare che gli venisse in mente. “Potremmo provare a farci mettere di guarda a Grimmauld Place!” esclamò ancora il biondo. Mark gli diede una pacca sulla spalla. “Fra un mese torniamo a scuola Draco…ricordalo…” osservò. Nonostante lui avesse frequentato già il settimo anno, non aveva sostenuto gli esami finali. Quindi Voldemort aveva pensato bene di fargli ripetere l’anno. Più per usarlo come sentinella all’interno di Hogwarts che per altro. L’unica cosa buona per il Serpeverde era che almeno poteva farsi i fattacci suoi senza dover avere occhi anche dietro la schiena per paura che qualcuno lo spiasse. Stranamente il Signore Oscuro si fidava di lui. Forse grazie alle immense lodi che aveva cucito suo padre sul suo conto di superbo ragazzo e eccellente studente. Il silenzio prese il sopravvento. Severus continuava a pensare. Che cosa sarebbe stato meglio fare? Andare a cercare Giulia? Oppure continuare come se nulla fosse fra le sue missioni e i suoi compiti? La logica tendeva verso la seconda opzione. Però il cuore si sbilanciava pericolosamente dalla parte opposta. Sapeva che non era prudente scomparire per cercare il trio. I Mangiamorte stavano alle costole di Potter e non poteva rischiare di far saltare la copertura. D’altro canto Mark voleva sapere che fine avesse fatto il gruppetto. E all’inizio cercare di incaricarsi di seguire Harry gli era sembrata una buona idea. Però una volta trovato avrebbe dovuto portarlo da Voldemort. Non poteva mentire. Lo sapeva fare bene. Ma non fino a certi punti. Draco era più nervoso che mai. Quando Anna aveva iniziato a non rispondergli si era preoccupato. Ed ora era vicino ad una crisi isterica. Perché la sua ragazza doveva fare sempre l’eroina? “Appena rivedrò Anna le farò una ramanzina lunga quanto un tema di Storia della Magia…” sbuffò stizzito. Mark sorrise. “Se la lunghezza è pari ad uno dei tuoi temi allora durerà si e no cinque minuti…” lo prese in giro. Il biondo lo guardò truce. Poi però gli diede uno spintone scherzoso. Severus li guardava indeciso. In realtà in quei due ragazzini che oramai gli giravano sempre intorno rivedeva se stesso alla loro età. Lui però non aveva qualcuno ad amarlo. Non aveva un’amica fidata per cui preoccuparsi. L’amore per Lily e l’odio per James si erano fusi e l’avevano condotto sulla strada che stava ancora percorrendo. Eppure in quegli ultimi anni credeva di essersi liberato dalla fitta nube che gli pesava sul cuore. Però sapeva che fra un mese, quando si sarebbe posizionato dietro al leggio di Silente nella Sala Grande di Hogwarts, si sarebbe sentito di nuovo vuoto nel guardare al tavolo Grifondoro e non vedere lei. Quella che gli sorrideva mentre beveva il caffè o si voltava verso di lui mentre chiacchierava con le amiche. E chissà dov’era in quel momento. Severus sperava al sicuro. E si odiava per non essere più lui stesso quella fonte di sicurezza che vegliava su di lei. Quanto avrebbe dato per poterla abbracciare. Per poterla salvare ancora. La verità è che alla fin fine Giulia si sapeva salvare benissimo da sola. “Professore? Prof.?” si sentì chiamare. Draco lo guardava dubbioso. Mark gli diede una gomitata nel fianco e si alzò. “Andiamo Draco…Piton deve rimuginare…domani sera ci ritroviamo tutti qui e parliamo, che dite?” propose. Piton e il biondo annuirono d’accordo. Anche quest’ultimo si alzò. “Sono sfinito…appena toccherò il letto russerò come un trombone…” scherzò il Serpeverde. Aveva gli occhi stanchi. E una tipica aria da bello e dannato più accentuata del solito. Draco lo guardò male. “Ti ricordo che vorrei dormire anche io…” osservò. Poi i due si diressero alla porta. “Buonanotte prof…non stia sveglio fino a tardi che alla sua età non fa bene!” lo salutò il biondo. Piton alzò un sopracciglio. “Draco ti ricordo che fra un mese sarò il tuo preside, quindi abbi un po’ di buon senso e parlarmi con rispetto…e soprattutto se non hai nulla di intelligente da dire, stai semplicemente zitto…” sibilò acido. Mark ghignò. “Quindi ci godremo un lungo silenzio da parte di Draco…” concordò. Malfoy sbuffò ed uscì. Calandosi sulla testa il cappuccio. L’altro ragazzo fece lo stesso. “Buonanotte Severus…e non ti crucciare più di tanto…vedrai che Giulia e le altre stanno bene…me lo sento…” sussurrò. Poi scomparve anche lui nel buio. Piton rimase finalmente solo nella sua stanza. Si sedette sul letto con la testa fra le mani. Dopo qualche minuto iniziò a spogliarsi e a sbottonarsi la casacca. Sotto al tocco della dita sentì tintinnare. La piastrina di sua madre e il ciondolo di Giulia si erano scontrati. Per fortuna quest’ultimo era freddo. Almeno sapeva che lei non era ancora in pericolo. Sperava veramente che ragionasse. E anche se in minima parte era furioso con lei. Sapeva che se avesse avuto la possibilità di vederla subito dopo la ramanzina si sarebbe sciolto e l’avrebbe abbracciata. Forse stupendola. Se la immaginava già la scena. Lei ferma in piedi davanti a lui. Con quell’espressione sorpresa. Identica a quella di un bambino. Gli occhioni nocciola spalancati e la bocca socchiusa. Lui l’avrebbe rimproverata. Ma Giulia probabilmente avrebbe detto una delle sue solite frasi intrise di melassa. Forse anche solo tre semplici parole. “Mi sei mancato”. Colpito e affondato. Era sempre così. L’avrebbe guardata con tono di sufficienza. Poi però l’avrebbe presa per un braccio e trascinata da lui. Era diventato davvero un mollaccione. Eppure doveva mantenere la calma. Mark e Draco erano estremamente giovani e sapeva che contavano su di lui. Anche Giulia contava su di lui. Severus si alzò e prese un profondo respiro. Era arrivata l’ora di dormire. Lanciò una breve occhiata al portafoto che custodiva gelosamente nella tasca (solo quando rimaneva al castello). Poi andò in bagno. Per lavarsi il viso. E per cercare di lavar via quel senso di nostalgia e inutilità che purtroppo lo attorniava già da troppo.
 
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chocola91
view post Posted on 8/4/2011, 16:55




povero sev vuole rivedere giulia....poverino accontentiamolo......miu miu....
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 11/4/2011, 11:30




E finalmente siamo arrivati alla grande fuga...xD
Hermione come al solito è quella che ha più sale in zucca di tutti...senza di lei sarebbero persi!
Harry finalmente è un po' meno "superman" e più ragazzo normale, e la cosa non mi dispiace affatto!
Sev è sempre Sev...ma vogliamo fargli rincontrare Gulia?? Povero T.T
Per il resto brava come sempre!
Un beso

Irene
 
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kikyo91
view post Posted on 12/5/2011, 20:30




buonaseeera *w*
ed è in questa calura (anormale xD) di maggio che finalmente aggiorno *w* e più si avvicina l'estate e meno tempo ho ._. è una tragedia <.<
coooomunque, grazie mille dei commenti u*u *regala ventilatore al banco 3*
Avvertenze: OCCtà di luoghi, persone, cose xD da questo capitolo diciamo che ci sarà anche una visione dei tre uomini, per completare lo svolgersi della storia u.u *delirio di stanchezza* diciamo pure tristezza generale o.ò ah e per finire, specifico che questo capitolo l'ho scritto dopo aver tristemente visto quel programma molto insulso (ma che mi prende un sacco xD) che è il Jersey Shore *-*
Nel capitolo troviamo Walk Away from the Sun (dei Seether *-* oramai gli sto rubando tutta la soundtrack xD)
Spero che l'aggiornamento vi piaccia *w*
ovviamente la solita lunghezza di 14 fogli di word xD
buona lettura bimbe <3

ps. non so voi ma anche a me mancano i vecchi tempi scolastici dei tre uragani ç_ç

Diciannovesimo Capitolo
Quella notte passò in fretta. Era strano come nei momenti peggiori le ore passassero così velocemente. Quel giorno la prima a svegliarsi fu Anna. Si era rigirata nel letto tutta la notte. Forse si sentiva in colpa. Avrebbe tanto voluto portarsi dietro la palla di vetro. Chissà se Draco l’aveva chiamata. Per l’ennesima volta si girò a faccia in giù sul cuscino. “Se stai cercando di soffocarti fallo più in la…stai invadendo il mio spazio vitale…” biascicò Giulia ancora in dormiveglia. La castana si voltò verso di lei. L’amica aveva i capelli tutti scompigliati. Il ciuffo si era abbandonato di lato lasciandole scoperta la fronte. Come pigiama Giulia aveva una t-shirt e degli shorts. Essendo estate si poteva comodamente stare anche in camicia da notte. Ma Hermione aveva espressamente vietato di portare qualsiasi indumento scomodo alla fuga improvvisa. Anna sbuffò. Anche lei aveva una t-shirt delle sue extralarge e un paio di shorts. La maglia era una della sua collezione di gruppi musicali. Quella dei Rammstein. Davanti era stampata la faccia di un soldato. Ed una scritta recitava “Sex ist eine Schlacht, Liebe ist Krieg”. La prima volta che Hermione l’aveva vista era rimasta perplessa. Non credeva che lei sapesse il tedesco. O semplicemente le rodeva il fatto che Anna lo sapesse parlare e il prefetto no. Ma tanto la castana ci era abituata. Sapeva oramai come fosse la sua amica so-tutto-io. E le voleva bene lo stesso. Anna si voltò anche verso quest’ultima. Se ne stava accucciata addosso al suo Ron. Anche se faceva un caldo infernale. Era contenta che finalmente stessero assieme. Però allo stesso tempo era uno strazio perché odiava le smancerie. O almeno le odiava quando non era lei a prenderne parte. Anche se pensandoci meglio con Draco non si era mai lasciata andare a discorsi eccessivamente diabetici. O almeno non in pubblico. Aveva una reputazione da mantenere! Stufa di rotolarsi sul letto la castana si alzò. Anche Harry dormiva ancora. Era incredibile come avessero recuperato la loro amicizia in un mese. La sera prima poi l’aveva spiazzata. Quell’abbraccio proprio non sel’aspettava. Con quante sen’erano dette l’anno precedente. Anna si infilò un paio di ballerine nere di tela e uscì dalla stanza. A casa sua camminava tranquillamente scalza. Ma dato il triplo strato di polvere sui pavimenti del loro alloggio provvisorio non era il caso di mantenere le vecchie abitudini. Senza contare lo spavento preso grazie al Silente di polvere poi. Avrebbe odiato la polvere per molto tempo. La castana si trascinò in bagno. Si truccò giusto quel poco che bastava per rendersi soddisfatta e scese. Hermione non voleva che si facessero pasti elaborati. Dovevano razionare i viveri. Anche se lei non capiva perché. Potevano benissimo uscire e andare a comprarsi altri rifornimenti in qualche supermercato vicino. Infondo avevano talmente tanti soldi babbani che uniti assieme avrebbero potuto comprarlo tutto il supermercato. Anna prese una ciotola, un cucchiaio, il latte ed i cereali. Almeno erano quelli con le praline di cioccolato. Era pur sempre un buon inizio. Iniziò a sgranocchiare la sua colazione. E a guardarsi in giro. Le tazze che avevano usato Giulia ed Harry la notte prima erano ancora nel lavandino. Magari se avesse toccato l’apice della noia si sarebbe messa a lavarle. Chissà poi di cosa avevano parlato. Giulia era intenzionata a far capire ad Harry che Piton infondo fosse buono. Ma era dura da spiegare a uno come lui. Era fermamente convinto che il professore lo odiasse! E dopo l’assassinio di Silente la sua opinione di lui non aveva fatto altro che peggiorare. Alla fin fine la castana capiva un po’ il suo punto di vista. Solo che lui non vedeva le cose nel loro quadro generale. Gli mancavano gli elementi anche solo per ipotizzare una bontà d’animo di Piton. Anna mangiò l’ennesima cucchiaiata di latte e cereali. E le scappò un sorriso. Lei e Giulia erano sempre state quelle che attentavano alla salute dei nervi del professore. L’amica non lo faceva di certo apposta. Ma lei. Lei era una vera peste. A parte che rispondeva a tutti i professori. O almeno a quelli che la provocavano. Quante scuse si era inventata da rifilare alla McGranitt. Non era stata proprio una studentessa diligente. Fino al sesto anno. Li si che si era data da fare ed aveva voti anche abbastanza alti per la sua media. E ovviamente ora doveva abbandonare la scuola per una stupida questione di sangue. La castana sbuffò. Quando pensava a quell’argomento si inviperiva un sacco. Non aveva mai avuto motivo di vergognarsi di essere Mezzosangue. In tal caso avrebbe dovuto odiare suo padre e lei di certo non voleva. Anzi ora più che mai era preoccupata per lui. Era tutto così complicato. Anna si guardò ancora intorno. Era sola. “Avrei cruciato per avere un po’ di pace come questa a casa mia…” sospirò. D’improvviso sentì scricchiolare. “A chi lo dici…” concordò Ron. La castana sobbalzò. Facendo quasi cadere la tazza. Il rosso sorrise. “Non rimani su con la tua trottolina amorosa?” lo punzecchiò la castana. Ron scosse la testa divertito. Lo stomaco gli brontolò rumorosamente. L’altra gli passò una tazza, latte e cereali. Poi lui assemblò il tutto. “Ti capisco comunque…ne so qualcosa del dramma delle famiglie numerose…” ripetè ancora. A bocca piena. Anna sorrise. Era divertita dai modi di quel bradipo selvaggio. “A casa mia c’era sempre qualcuno in ogni stanza…io e mia sorella dovevamo dividere il bagno…era una tragedia…mi avvicinavo alla porta, battevo i pugni ma l’unica cosa che sentivo come risposta era un canto degno dei peggiori talent show britannici…” raccontò. Il rosso annuì. “E ogni volta in cui vorresti stare tranquillo, piomba in camera qualcuno…” aggiunse. La castana sospirò. E bevve l’ultimo goccio da latte nella sua tazza. “Però Anna…ti dirò che mi manca il casino generale di casa mia…con mia madre e i gemelli che urlano da un piano all’altro…e Ginny che cerca di defilarsi dai lavori domestici…” osservò Ron. Anna alzò gli occhi al soffitto. “Oppure Christian che batte alla porta di Mary Kate perché abbassi il tono di voce o il volume della tv…oppure sentire dal piano di sotto il rumore della porta che si chiude…e sapere che papà è tornato dal lavoro…” descrisse. Il rosso la guardò intenerito. “Non ti immaginavo così sentimentalona sai Anna?” la prese in giro. La castana alzò le spalle. “In certi momenti si tende sempre a ricordare i momenti belli passati in famiglia no? Ne ho avute fin troppe di litigate per doverle ricordare ancora…” rispose solo. Poi si alzò e aprì l’acqua. Per iniziare a lavare le tazze. Anche Ron fini poco dopo. “Avanti, torna su dalla tua bella…” gli disse Anna. Il rosso sorrise. “Sai…l’anno scorso…i pomeriggi passati in gruppo in biblioteca a studiare…anche con Mark e Draco erano forti…Draco è forte…” commentò. La castana annuì. “Ce ne saranno ancora di quei pomeriggi Ron…ne sono sicura…” concluse. Ron sorrise ancora. Poi la salutò e tornò di sopra. Così la ragazza rimase di nuovo sola. E per evitare di ricominciare a pensare iniziò a canticchiare. “She'll never cover up what we did with her dress, no…she said kiss me It'll heal but it won't forget, kiss me It'll heal but it won't forget…” sussurrò. Poi vide brillare la pietra nera sul suo anulare. Sotto il getto d’acqua fredda. “Don't break, don't break my heart and I won't break your heart-shaped glasses…” aggiunse. E continuò a canticchiare la sua litania fino a che ebbe finito. Mezzora dopo anche gli altri si svegliarono. Non c’era molto da fare. Non rimaneva altro che aspettare il ritorno di Kreacher. Così per ingannare l’attesa ricominciarono la ricerca di informazioni utili sui vari libri. E a fare varie congetture. Era arrivata oramai l’ora di cena quando Giulia si era seduta accanto alla finestra. Stava su una vecchia poltrona e sfogliava uno dei libri oscuri di Anna. Li aveva già letti tutti due anni prima. Per riposare un attimo gli occhi sbirciò oltre la tenda della finestra. Ciò che vide le fece cadere di mano il libro. Gli altri alzarono la testa. Hermione aveva sobbalzato. “Cosa c’è Giulia?” esclamò Harry. La ragazza sbatté le palpebre più volte. Per accertarsi che quello che si trovava a pochi passi da loro non fosse solo una svista. Purtroppo però era realtà. C’erano due uomini coperti appostati davanti a Grimmauld Place. Lo sguardo rivolto verso quella casa che non avrebbero dovuto vedere. “Ci sono due tizi qua fuori…” sussurrò Giulia. Il prefetto spalancò gli occhi. Anna si avvicinò di soppiatto e sbirciò. “Sono tutti imbacuccati…” osservò. “Da quanto sono li?” esclamò Ron. La castana alzò le spalle. “Stamattina non c’erano, ne sono sicura…” rispose. Harry si unì alle due per osservare le due figure. “Credete che sappiano che siamo qui?” chiese un po’ intimorito il rosso. Giulia scosse la testa. “Non credo…altrimenti sarebbero già venuti a farci una visita di cortesia no?” osservò amara. Hermione si morse il labbro in panico. “Magari il caro Voldie ha pensato bene di mettere delle sentinelle in ogni posto in cui crede che Harry possa rifugiarsi…” ipotizzò Anna. Il rosso spalancò la bocca. “Quindi credete che siano…dei Mangiamorte?” boccheggiò. I Tre Uragani si guardarono. Al Prescelto questo non sfuggì. “Voi ne sapete qualcosa per caso?” chiese stizzito. Il prefetto trasalì. “Io so solo una cosa…è ora di cena e ho fame…basterà non fare troppo casino e non ci noteranno…magari domani se ne saranno già andati…” esordì Anna. “Già…ha ragione lei…andiamo a preparare la cena…” concordò con tono quasi isterico Hermione. Poi prese a braccetto le due complici e le trascinò in cucina. Ron e Harry si guardarono poco convinti. “Che ti salta in mente Herm?! Perché sei così nevrotica?” sbottò Anna. Il prefetto sospirò esasperato. “Voi…voi credete che quelli siano…possano essere…” sussurrò. “…Mark e Draco o Piton? Naaa…” rispose subito la castana. Hermione la guardò dubbiosa. Poi si voltò verso Giulia. “Severus di certo non si aggirerebbe da queste parti…ha troppi incantesimi contro di lui…Mark invece non ha così poca rilevanza per Voldemort da mandarlo qui come semplice sentinella…” spiegò spiccia. Anna storse la bocca. “E per quanto Draco sia impulsivo non se ne starebbe la fuori a guardarsi intorno senza l’assoluta certezza che tu ci sia…quindi no…” la bloccò subito la ragazza. Il prefetto e la castana si guardarono. “Perché tu sei così incredibilmente razionale?” chiese quest’ultima. Giulia alzò le spalle. Ed iniziò a prendere dallo zaino delle provviste l’occorrente per la cena. “Doppiamo stare tranquille e comportarci come se nulla fosse…non voglio che Harry sospetti ancora di noi, anche perché non c’è nulla di cui sospettare!” rispose semplicemente. Hermione strinse i pugni. Che diamine! Cosa le era preso?! Era lei la razionalità di solito! “Hai…hai ragione…scusate…” disse. Anna la guardò scettica. “Potevi evitare di darmi ragione…non è un tuo comportamento solito…questo si che è sospetto…” osservò. “Che cosa è sospetto?” esclamò d’improvviso Harry. Entrando in cucina. Giulia per poco scivolò. “Ecco…che non ci sia del risotto ai funghi in bustina! Lo adoro…” mentì spudoratamente. Il prefetto scosse la testa. “C’è quello alle verdure però…è sano e nutriente!” decantò. Ora si che era tornata normale. Anna fece una faccia alquanto schifata. “Se c’è riso alle verdure per cena io salto grazie…” rifiutò. Hermione la guardò truce. “Vergognati! Sei grande e vaccinata, devi imparare a mangiare tutto!” la rimproverò. La castana si voltò verso Harry. “Anche io avrei preferito i funghi…” confessò quest’ultimo. Il prefetto sospirò esasperata. “Siete impossibili…” sbottò. Per poi tornare in salotto. I tre complici si guardarono divertiti. “Allora per stasera le verdure passano…stufato di carne?” propose Giulia. Anna iniziò a saltellare contenta. Harry le fece segno d’approvazione. Così la cuoca si mise all’opera. Mentre gli altri due si sedettero e rimasero a guardarla cucinare. Come due bravi bambini che osservano la loro mamma ai fornelli. Anche quella sera la cena fu squisita. Purtroppo però notarono che i due tizi erano ancora appostati fuori casa. I cinque passarono la serata a spulciare libri. Poi andarono a dormire con un senso di ansia. La mattina dopo la scena si ripetè. Harry sbirciò fuori e vide i due Mangiamorte. Quel giorno però uno era più basso. Si vede che si erano dati il cambio durante la notte. In più, per torturare la loro pazienza, Kreacher non si vide nemmeno quella mattina e pomeriggio e sera. Così anche per il giorno dopo. Era la sera del quarto giorno e, dopo cena, i cinque si erano spostati come di consuetudine in salotto. Rassegnati a non trovare nulla di utile nei libri scolastici decisero di dedicarsi agli affari propri. Hermione era immersa nella lettura delle fiabe di Beda il Bardo. Anna si metteva lo smalto sulle unghie. Giulia ascoltava musica dall’mp3. Dividendo le cuffie con Harry. Erano appoggiati entrambi alla parete vicino alla finestra. Ron aveva preso a giocare col Deluminatore. Era più un tic nervoso che un gioco. Al millesimo spegnimento di luce Anna imprecò. “Santo Manson Ron! È già difficile sistemarsi lo smalto così!” soffiò. Hermione annuì. “Mi stai facendo venire mal di testa…” sbottò. Il rosso le guardò truce. “Non lo faccio apposta!” rimbeccò. D’improvviso si sentì un rumore. I cinque trasalirono. “Avete sentito anche voi?” sussurrò Harry. Il prefetto annuì. Ancora chiasso. Veniva dall’ingresso. “Che i cari amici incappucciati si siano decisi?” sibilò Anna. Il gruppetto si alzò e si avvicinò cauto. Bacchette sguainate. Mentre Hermione stava dietro. Si sentirono scatti metallici. E il rumore della catena. Harry stava in prima linea. Bacchetta alta. La porta si aprì. Si vide uno scorcio della piazza illuminata dai lampioni. E una figura avvolta da un mantello entrò e chiuse la porta. Quando l’intruso fece un passo in avanti l’incantesimo anti-Piton scattò. “Severus Piton?” chiese la voce di Moody. Poi la sagoma di polvere si levò dal fondo dell’atrio. “Non sono stato io a ucciderti Albus…” rispose pacata la figura. La fattura s’infranse. E la sagoma polverosa esplose. La nube grigia era troppa per poter riconoscere il nuovo arrivato. Harry puntò la bacchetta. “Altolà!” minacciò. La signora Black si svegliò ed iniziò a urlare. Anna richiuse subito la tenda. “Fermi, sono io, Remus!” si presentò. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Ron si fece da parte. Ma Giulia, Anna ed Harry non abbassarono la guardia. “Fatti vedere!” ordinò la prima. Lupin avanzò nel buio. Il viso stanco e smunto sembrava davvero spettrale sotto la luce che arrivava dal salotto. “Sono Remus John Lupin, lupo mannaro, noto anche come Lunastorta, uno dei quattro creatori della Mappa del Malandrino, marito di Ninfadora detta Tonks…vi ho insegnato a evocare i vostri Patronus, che sono rispettivamente una cerva, un gatto nero e un cervo…” si descrisse. I tre abbassarono le bacchette. “Perfetto…ma dovevamo controllare no?” osservò soddisfatto Harry. Lupin annuì. “Mi fa piacere che ve lo siate ricordato…in quanto vostro ex insegnante di Difesa ne sono fiero…in quanto a voi due, diffidate di più!” rimproverò a Ron e Hermione. Quest’ultima abbassò lo sguardo in colpa. Giulia e Anna gli andarono incontro. Era coperto da un pesante mantello da viaggio nero. “Nessuna traccia di Severus dunque?” chiese. Harry scosse la testa. “Cosa succede? Stanno tutti bene?” chiese poi preoccupato. Lupin annuì. “Si ma siamo tutti osservati…ci sono un paio di Mangiamorte qui nella piazza…” rispose. “Lo sappiamo…sono li dall’altro ieri…” commentò irritata la castana. “Mi sono dovuto Smaterializzare proprio sull’ultimo gradino per essere sicuro che non mi vedessero…evidentemente non sanno che siete qui dentro, altrimenti ce ne sarebbero di più…tengono d’occhio tutti i posti che hanno un qualche nesso con te Harry…” spiegò Remus. Giulia sospirò. “Che ne dite di spostarci in salotto? Così parleremo un po’…” propose. Nessuno ebbe da ridire. Così si accomodarono sui cuscini nell’altra stanza. Harry raccontò di come fossero finiti in piena Londra e fossero stati trovati dai due Mangiamorte. Dopo aver discusso sull’argomento, toccò alle ragazze di fare domande. Chiesero cosa fosse successo dopo che sen’erano andati dal matrimonio. Lupin spiegò che i Mangiamorte avevano perquisito la Tana da cima a fondo. Per fortuna più della metà degli invitati era già stata portata in salvo. I rimanenti però erano stati interrogati. Ma non essendoci nessun componente dell’Ordine fra questi, nessuno sapeva che Harry era stato la. Nel mentre altri Mangiamorte avevano fatto irruzione nelle case del paese legate all’Ordine. Hermione si coprì la bocca con le mani. Lupin specificò niente morti. Però i genitori di Tonks erano stati torturati con la Cruciatus. Qui Anna pensò ad Andromeda. Se Narcissa fosse venuta a conoscenza del fatto le si sarebbe spezzato il cuore. “Oramai le Maledizioni non sono più proibite eh? Stupido Ministero corrotto…quanto vorrei farli a pezzi uno per uno…” soffiò la castana. Lupin scosse la testa. “Non è il momento di farsi prendere dalla rabbia Anna…così ragioni esattamente come loro…” la riproverò. Poi estrasse una copia della Gazzetta del Profeta. E la porse ad Harry. “Ecco…questo è il pretesto per darti la caccia…” spiegò ancora. “Ricercato come persona informata sui fatti relativi alla morte di Albus Silente…” lesse Hermione. “Sei stato visto allontanarti dalla Torre subito dopo l’omicidio di Silente Harry…” precisò Lupin. Il prefetto scosse la testa. “C’eravamo anche noi tre…questo significa che saremo ricercate anche noi…” boccheggiò. Giulia scosse la testa stanca. Era già stufa delle notizie arrivate dal mondo esterno. “Nel frattempo, il Ministero ha cominciato a muoversi contro i Babbani per nascita…” esordì Remus. Hermione spalancò gli occhi. “Andate a pagina due…” disse solo l’altro. Giulia si affrettò ad ubbidire. “‘Censimento dei nati Babbani…Il Ministero della Magia ha avviato un’inchiesta sui cosidetti ‘Nati Babbani’, per meglio comprendere come siano entrati in possesso dei segreti magici…le ultime ricerche condotte dall’Ufficio Misteri hanno rivelato che la magia può essere trasmessa da mago a mago solo per via riproduttiva. La dove non sussistono dimostrate ascendenze magiche, dunque, è probabile che il cosiddetto Nato Babbano si sia procurato il potere magico con il furto o con la forza…’” iniziò a leggere. Il prefetto non credeva alle sue orecchie. Anna sbuffò. “Certo, il mio passatempo preferito è di appostarmi nei vicoli di Notturn Alley a sedurre giovani maghi per rubargli la magia…” commentò ironica. “‘Il Ministero, al fine di snidare questi usurpatori del potere magico, ha diramato l’invito a tutti i cosiddetti Nati Babbani a presentarsi per un interrogatorio avanti alla neonata Commissione per il Censimento dei Nati Babbani…’” continuò a leggere Giulia. “Ma è un’assurdità!” sbottò Ron. Lupin annuì. “Lo so…ma a meno che tu non possa dimostrare di avere almeno un mago fra i parenti stretti, oggi si sostiene che tu abbia ottenuto il tuo potere magico illegalmente e perciò vai punito…” spiegò. La castana strinse i pugni. “Non ti preoccupare Anna…tua nonna Artemisia testimonierà per tuo padre, mentre Ilary per Mary Kate e Christian…non gli succederà nulla…” la tranquillizzò subito Remus. Anna si calmò un poco. “Potrei dire che Hermione è mia cugina!” esclamò il rosso. Hermione scosse la testa. “Ron…siamo in fuga col Prescelto, non serve a nulla…ma grazie del pensiero…” rifiutò. Con voce tremula. “E riguardo Hogwarts? Che progetti ha?” chiese Harry. Lupin alzò le spalle. “Frequentazione obbligatoria ai maghi Purosangue…ovviamente gli altri non si possono nemmeno avvicinare ad Hogwarts…” spiegò spiccio. Il moro si strinse il cuore. E pensò a quanti ragazzini contenti dei loro primi libri sarebbero stati delusi nel sapere che non sarebbero mai potuti essere ammessi. “Tutto ciò fa schifo…” sibilò Anna. Giulia annuì. “L’avete fatta grossa comunque stavolta ragazze…” esordì d’improvviso Lupin. “I nostri genitori sono tanto arrabbiati?” chiese ingenua la ragazza. L’ex professore scosse la testa. “Preoccupati Giulia…ecco che cosa sono…siete sparite al matrimonio…tuo padre ti ha cercata in lungo e in largo…pensava che ti avessero torturata o peggio…però devo ammettere che quando tua madre gli ha raccontato a grandi linee dove fossi un po’ arrabbiato lo era…e anche amareggiato e deluso…avresti dovuto parlargliene tu stessa e non fuggire…anche Fred non l’ha ancora mandata giù…” le raccontò. Giulia abbassò lo sguardo. “Non riesco nemmeno a dirgli della mia relazione con Severus…mi blocca sempre prima che io possa finire…” sussurrò. Remus sospirò. “È preoccupato anche per questo…anche se non si è accorto di quello che effettivamente è, Sebastian sa che c’era un legame fra te e Severus…e teme che questo ti farà finire direttamente fra le braccia dei Mangiamorte…” le spiegò. La ragazza scosse subito la testa. “Piton non lo farebbe mai! Non lascerebbe Giulia nelle manacce di quei vermi! Non le potrebbero torcere nemmeno un capello!” sbraitò Anna. Lupin la guardò. Lei prese un profondo respiro. “Anche tu sei in guai seri…Bill è furioso…” precisò. La castana non osò incontrare i suoi occhi. “Inoltre tua nonna insiste perché la tua famiglia si trasferisca da Dracula con lei...però sai com’è tua madre, deve fare il suo dovere…e tuo padre…” iniziò a dire. “…vuole rimanere con lei…” sussurrò Anna. Remus annuì. Stava succedendo proprio un bel casino la fuori. “Harry…sono sicuro che Silente ti ha affidato qualcosa…vero?” gli chiese poi l’ex professore. Il moro annuì. “Puoi dirmi di che missione si tratta?” provò ancora. Ma Harry scosse la testa. “Siamo tutti coinvolti…ma se Silente non tel’ha detto non credo di poterlo fare io…” rifiutò. Fu allora che Lupin si propose di unirsi alla loro spedizione. Il Prescelto esitò. Era un’offerta allettante. Però le ragazze erano perplesse. “Ma scusa Remus…se tu vieni con noi…Tonks dove sarà?” chiese schietta Hermione. L’ex professore alzò le spalle. “Starà per un po’ dai suoi genitori…al sicuro…” rispose solo. Anna storse il naso. “Va tutto bene fra voi…vero?” chiese. Lupin annuì. C’era qualcosa di strano. Ci fu una pausa. Poi Remus si fece coraggio. “Tonks aspetta un bambino…” confessò. Il prefetto spalancò gli occhi dalla gioia. Giulia battè le mani. Anna fischiò. “Congratulazioni!” esclamarono in coro. “Allora, accetti la mia offerta?” ripetè poi Lupin. La castana però rimase un po’ stranita. “Quindi lasceresti Tonks…da sola?” osservò acida. Remus scosse la testa. “È al sicuro dai suoi genitori! Si prenderanno cura di lei!” ripetè. Giulia sospirò. “Harry sono sicuro che James avrebbe voluto che fossi con te…” commentò ancora Lupin. Il moro però non era dello stesso parere. “Io no…io sono certo che mio padre avrebbe voluto sapere il motivo perché non resti a fianco di tuo figlio…” sbottò schietto. La temperatura della cucina si raggelò. “Tu non capisci…io…io ho commesso un grave errore a sposare Tonks…l’ho fatto contro ogni buon senso e me ne sono pentito…” sussurrò quasi Lupin. “Capisco…quindi ora molli lei e il bambino per fuggire con noi?” rimbeccò subito Harry. Remus balzò in piedi con una ferocia che i ragazzi non credevano gli appartenesse. “Non capisci che cosa ho fatto a mia moglie e al mio bambino non ancora nato? Non avrei mai dovuto sposarla, ho fatto di lei una reietta!” esclamò. Giulia sbatté un pugno sul pavimento. “Hai fatto di lei la donna più felice del mondo invece!” lo corresse. “Voi non sapete…non sapete come vengono trattati quelli come me nella società fuori dall’Ordine…perfino la sua famiglia era disgustata dal nostro matrimonio…e il bambino…il bambino sarà come me! Ho deliberatamente corso il rischio di trasmettere la mia disgrazia a un innocente! E se per miracolo non sarà come me…allora starà meglio, cento volte meglio senza un padre del quale si dovrà vergognare!” esalò ancora Lupin, afferrandosi i capelli. Hermione scosse la testa. “Remus…non dire così…nessun bambino potrebbe mai vergognarsi di te…” sussurrò. Ma l’ex professore era fuori di se. “Non lo so Hermione…io mi vergognerei di lui…” disse secco Harry. Non sapeva dove gli venisse tanta rabbia. Forse si impersonava già in quel bambino che doveva ancora nascere. I due continuarono a litigare. Ovviamente il moto calcò la mano eccessivamente. Così Lupin finì per sparire furioso. Hermione lo guardò con le mani sui fianchi. “Ti sembrava il caso di dirgli tutte quelle cose Harry? Infondo si era solo offerto come nostra scorta!” lo rimproverò. Anna scosse la testa. “Se è stato utile a spedirlo a casa da sua moglie allora avremmo dovuto dirgliene il doppio… vero Harry?” concordò. Il moro annuì. “Ora deve proteggere Tonks, non noi…i padri…i padri non dovrebbero abbandonare i loro figli…a meno che…fossero costretti…” spiegò. Con voce insicura alla fine. Giulia si avvicinò. Gli poggiò una mano sulla spalla ma lui si scostò. “Me ne vado a dormire…sono stanco…” disse solo. E sparì nel buio delle scale. “Tutta questa situazione è uno schifo…” soffiò la castana. “Ovunque troviamo qualcosa che ci fa soffrire…davvero un bel nuovo mondo…” completò il prefetto. Ron le cinse la vita con un braccio. Così i restanti quattro tornarono il salotto. Avrebbero lasciato Harry per conto suo per qualche ora. Tutto ciò era avvilente.
I giorni cominciarono a passare. E a pesare sulle spalle degli inquilini. Per quante ricerche facessero era tutto inutile. Nei libri non avrebbero trovato nulla. Anche perché non sapevano cosa cercare esattamente. Vivere la normale vita casalinga era quasi una presa in giro. Sprecavano intere giornate senza fare nulla. Anna ci aveva fatto l’abitudine. Non si era arresa, però non c’era molta scelta. Hermione era frustrata. I suoi libri non la stavano aiutando e stare con le mani in mano non le era mai piaciuto. Giulia continuava a fare supposizioni con Harry. Sembravano un duo abbastanza affiatato. E lei da una parte si sentiva un po’ in colpa. Erano tornati amici ma vedeva che lui contava molto su di lei. Però lei si impegnava tanto principalmente per mettere fine alla missione e quindi rivedere Severus. E tornare alla vita normale. Harry qualche volta ostentava una vena di vendetta nei confronti di Voldemort. Come del resto dargli torto poi. In realtà Giulia sapeva che avrebbe voluto far fare una brutta fine anche a Piton. E se se ne fosse presentata l’occasione lei si sarebbe dovuta schierare da una parte. Il suo cuore aveva già scelto da che lato stare però. Ron nel frattempo era contento di poter stare di più con il prefetto. E non avere sempre il magnifico Mark intorno lo sollevava un po’. Anche se il rapporto di complicità fra Harry e Giulia lo irritava un po’. Era lui il suo migliore amico. Forse non era così sveglio come lei ma di certo l’avrebbe capito. E avrebbe fatto di tutto per dare una mano. In più per tutti c’era ancora l’attesa di Kreacher. Era passata una settimana e mezza dal loro arrivo a Grimmauld Place. E il gruppetto se ne stava tranquillo in salotto. Oramai se si vedeva qualcuno leggere, era un libro per piacere personale. Tranne Hermione. Che aveva quasi imparato a memoria le favole di Beda il Bardo. Anna aveva iniziato un libro biografico su Lady Gaga. Era l’unico che aveva trovato nella sua borsetta. Giulia guardava curiosa le amiche. Una volta stufa si alzò. “Vado a fare un tè…chi ne vuole?” propose. Il prefetto alzò gli occhi. “In questa casa andiamo avanti a teina oramai…non è molto sano…” commentò. Anna alzò la mano senza staccare gli occhi da una foto del libro. Harry e Ron annuirono. “Ok…torno subito…” disse la ragazza. E andò in cucina. Appena vi ebbe messo piede però si sentì un crac. E un groviglio di mani e piedi apparve davanti a lei. “Hey venite! Novità in vista!” li chiamò Giulia. gli altri si precipitarono. Trovandosi davanti la scena di Kreacher che cercava di tenere a bada Mundungus. “Kreacher è tornato con il ladro Mundungus Fletcher padrone!” trillò esagitato l’elfo. Ma l’avversario era un osso duro. Si liberò ed estrasse la bacchetta. Anna fu più svelta. Sfilò la sua dalla cintura della gonna e lo disarmò. “Si può sapere cos’ho fatto? Mettermi alle calcagna un elfo domestico! Ma a che gioco giocate, cos’ho fatto? Mollami, se no…” blaterò Fletcher. “Non sei proprio nella posizione di poterci minacciare…” osservò Harry. per poi puntargli la bacchetta contro. Mundungus aveva un aspetto pessimo. Addirittura peggiore del solito. E puzzava di sudore e di fumo. “Kreacher chiede scusa per il ritardo nel portare il ladro mio padrone…Fletcher sa come evitare di farsi prendere, ha molti nascondigli e complici…però Kreacher ha acchiappato il ladro alla fine…” gracchiò l’elfo. “Sei stato bravissimo Kreacher…” lo lodò Harry. Kreacher si inchinò fino a toccare terra. “Allora, abbiamo qualche domanda da farti…” iniziò poi a dire il moro. Subito questo trattenne il respiro. “Ho avuto paura va bene? Non ci volevo venire, niente di personale amico, ma non ho mai chiesto di morire per te…e poi Tu-Sai-chi mi è venuto addosso…chiunque sarebbe scappato…l’ho sempre detto che non volevo farlo…” lagnò Fletcher. “Per tua informazione io sono stata colpita da Bellatrix, eppure non me la sono squagliata lasciando nei guai la mia partner…” soffiò Anna. Indicandolo con la bacchetta. Il ladro si allontanò di poco impaurito. “Non ci interessa sapere perché hai abbandonato Malocchio…lo sapevamo già che sei un verme inaffidabile…” sbottò Harry. “Allora perché ho ancora gli elfi domestici addosso? Se è per i calici…non ne ho più nemmeno uno, altrimenti te li ridavo…” cercò di salvarsi il ladro. “Nemmeno per i calici…ci siamo vicini…perciò zitto e ascolta…” lo zittì la castana. “Quando hai ripulito questa casa da tutti gli oggetti di valore…” iniziò a dire Harry. “Sirius non ha mai badato alla roba…” lo interruppe Mundungus. Kreacher svelto corse a recuperare una padella di rame. Ed in meno di un secondo la fece piombare in testa al ladro. Che emise un gemito di dolore. “Fallo smettere, fallo smettere, dovrebbero rinchiuderlo!” guaì poi. Anna ghignò. “Preferisci forse che lo aiuti io?” propose. Fletcher deglutì a fatica. Mentre Kreacher si stava già preparando a fare il bis. “Kreacher no!” lo fermò il Prescelto. Le magre braccia dell’elfo tremavano per il peso che reggeva oramai in alto. “Solo un altro colpetto padron Harry, per sicurezza?” si offrì. Ron rise. “Ci serve sveglio Kreacher, ma se avrà bisogno di un po’ d’incoraggiamento ci penserai tu…” rispose Harry. “Grazie mille, padrone!” gracchiò Kreacher. Con gli occhi pieni di odio verso Fletcher. “Hai ripulito l’armadio che stava qui in cucina, dico bene? C’era anche un medaglione…che cosa ne hai fatto?” gli chiese poi il moro. “Perché? È prezioso?” disse subito il ladro. Hermione sobbalzò. “Cel’hai ancora tu quindi!” esclamò. Ma Ron scosse la testa. “No che non cel’ha…si sta solo chiedendo se doveva farci più soldi…” la corresse. “Più soldi? Non è che ci vuole molto…ecco…ho dovuto darlo via…non ho avuto scelta…” raccontò Mundungus. Giulia lo guardò curiosa. “Come sarebbe?” commentò. “Stavo vendendo la roba a Diagon Alley e quella viene a chiedermi se ho la licenza per commerciare in oggetti magici…maledetta ficcanaso! Voleva farmi la multi, ma quel medaglione le piaceva e mi ha detto che lo prendeva lei e per questa volta mi lasciava andare e che dovevo considerarmi fortunato…” spiegò Fletcher. “Chi era?” chiese stavolta Ron. “Non so, una befana del Ministero…” rispose solo il ladro. Il gruppetto lo guardò in attesa. “Piccola, con un fiocco in cima alla testa…sembrava un po’ un rospo …se non un confettone rosa…” la descrisse. A Harry cadde di mano la bacchetta. Le cicatrici sui dorsi delle mani parvero bruciare a tutti. Ecco quindi svelata l’entrata in scena di una vecchia conoscenza.
Agosto volò senza altri cambiamenti. Il gruppo si concentrò in un mare di ipotesi e supposizioni. Hermione era quella più esagitata di tutti. Odiava essere l’unica in grado di non poter usare liberamente la magia. Siccome poi la convivenza in casa iniziava ad essere pesante, si stabilì che potessero prendere il Mantello dell’Invisibilità ed uscire. Ma solo per cose strettamente necessario. Era arrivato oramai il primo settembre. Era quasi ora di cena. Giulia se ne stava in salotto. Oramai Kreacher le aveva rubato il ruolo di cuoca. Hermione faceva strani schemi intricati su un block notes. Anna fissava il soffitto. Ron leggeva una rivista trovata nella stanza di Sirius. Nel mentre la pancia gli gorgogliava rumorosamente. Fuori le sentinelle non si erano mosse. Però sen’erano aggiunte almeno cinque. Sembravano alquanto deluse dal loro appostamento. Proprio sotto il loro naso, Harry si smaterializzò sull’ultimo gradino nell’atrio. Perdendo quasi l’equilibrio. Chiuse la porta con cautela. Poi si sfilò il Mantello dell’Invisibilità. In una mano stringeva una copia rubata della Gazzetta del Profeta. Appena fatto un passo in direzione della casa vera e propria ricominciò la tiritera della figura polverosa. Oramai tutti ci avevano fatto l’abitudine. “Sono tornato! Ho delle notizie e so che non vi piaceranno!” annunciò il moro. Nella frazione di un secondo si trovò davanti Kreacher. Gli era corso incontro. Con il medaglione di Regulus che gli rimbalzava sul petto scarno. “Via le scarpe, per piacere, padron Harry e andate a lavarvi le mani prima di cena…” gli disse. Il moro annuì e gli lasciò il Mantello. “Che è successo?” urlò Ron dal salotto. Harry li raggiunse. Tutti si erano messi a sedere e lo guardavano con aria curiosa. Il moro strinse la copia nella mano. Poi guardò per un attimo Giulia. E si decise. Buttò la Gazzetta sul pavimento davanti ai loro nasi. In prima pagina c’era la foto di un uomo che conoscevano molto bene. “Ma questo è…” esitò Hermione. Anna scosse la testa. “È Sev…” si lasciò sfuggire Giulia. Il professore la fissava dalla foto. “Severus Piton confermato preside di Hogwarts…” lesse Ron. Alla ragazza parve di non sentire più il pavimento sotto i piedi. Hermione e Anna si guardarono. Il rosso voltò il giornale più verso di lui. “‘Severus Piton, da molti anni insegnante di Pozioni alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, è stato oggi nominato Preside ufficiale. È il più importante di una serie di cambiamenti al corpo docente dell’antica scuola. In seguito alle dimissioni della precedente insegnante di Babbanologia, Alecto Carrow prenderà il suo posto, mente il fratello Amycus ricoprirà la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure…’” lesse ancora. Giulia se ne stava immobile. Gli occhi spalancati. In quel momento ebbe il flash di Notturn Alley. Severus aveva cercato di dirle qualcosa. Ma l’urlo di Hermione lo aveva interrotto. E poi più nulla. “Sono dei Mangiamorte! Hanno messo dei Mangiamorte ad insegnare!” squittì il prefetto indignato. Anna però le tirò una gomitata. E fece un cenno con la testa verso l’amica. “Già…è davvero insopportabile questa situazione! Tu che ne pensi Giulia?” la chiamò Harry. Ma lei non si mosse. Non disse nulla. Aveva gli occhi fissi sulla foto di Piton. Era così incredibile quello che stava succedendo. Quel giorno sarebbe iniziato un nuovo anno ad Hogwarts. E lei non ci sarebbe stata. Voldemort aveva affidato a Piton un compito talmente pesante che non poteva affrontarlo da solo. Giulia lo sapeva. Non poteva abbandonarlo così. Una miriade di sensi di colpa la avvolsero. “Scusate…padron Harry, la cena è pronta!” annunciò Kreacher. Ron si alzò. “Ho una fame!” esclamò. Anna picchiettò un dito sulla spalla dell’amica. “Avanti Giulia…andiamo…si fredda la zuppa sennò…” la richiamò. La ragazza si alzò. Harry prese la copia e tutti si spostarono in cucina. Kreacher iniziò a riempire le ciotole di fumante zuppa. Giulia teneva lo sguardo rivolto verso la Gazzetta. La prima pagina proprio vicino a lei. Il moro girò la copia per non dover vedere la faccia di Piton mentre mangiava. “Ragazzi…ma ci pensate? Sette ore fa è partito l’Espresso per Hogwarts…” esordì d’improvviso Ron. Hermione sospirò. “Questo doveva essere il nostro settimo anno…” sussurrò. Anna scosse la testa. Quello stupido giornale aveva portato solo disgrazie. Harry intanto guardava di sottecchi Giulia. Non pensava potesse reagire così. Se ne stava ferma. Non aveva nemmeno preso in mano il cucchiaio per mangiare. “Giulia…avanti mangia, altrimenti si fredderà…” la chiamò ancora il prefetto. Ma la ragazza si alzò di scatto. “Scusate…non ce la faccio…mi dispiace Kreacher…” disse solo. Allontanando la sedia. L’elfo la guardava dubbioso. Hermione tremò. “Dove stai andando?” le chiese. Giulia sorrise. “Stai tranquilla Herm…vado solo a prendere una boccata d’aria…” la tranquillizzò. Ma il prefetto si morse il labbro. Harry aveva gli occhi puntati su di lei. Anna scosse la testa. “Smettetela di guardarmi così…non scappo da lui…davvero…prendo il Mantello, faccio un giro e torno…promesso…” esclamò la ragazza. Con un tono di irritazione inaspettato dagli altri. Poi senza aspettare risposta uscì dalla cucina. Si mise il Mantello e si smaterializzò nell’atrio. La castana sbuffò. “Magnifico! Harry sei davvero un genio…” soffiò acida. Il moro alzò le spalle. “È così che va il mondo Anna…dobbiamo tenerci al corrente di quello che succede fuori…” rispose solo. Hermione guardò la sedia vuota dell’amica. “Era proprio necessario farglielo sapere in questo modo però?” commentò. Il Prescelto abbassò la testa. Forse aveva esagerato. “Non andrà davvero da Piton…” osservò Ron. Prendendo la copia della Gazzetta. “Forse sarebbe meglio che ci andasse…starebbe meglio con lui…” sussurrò amara Anna. Il prefetto non disse nulla. Forse era d’accordo con lei. Harry strabuzzò gli occhi. “Giulia non ci lascerà per tornare ad Hogwarts…oramai sta con noi! Non ci può abbandonare così! È stata vista anche lei con me…” esclamò. Gli sembrava una motivazione più che ovvia. Ma sapeva che il senso era un altro. La castana lo intuì. “Ti rendi conto di quanto questa tua frase suoni egoista Harry?” rimbeccò. Il moro non rispose. “Per quanto voi due siate diventati amici, sai benissimo che se ci fosse l’opzione di scelta fra te e lui sceglierebbe lui…ed ha anche ragione…Santo Manson, Piton è il suo uomo!” esclamò ancora Anna. Hermione annuì. “Trovo che tu ti stia affidando troppo su Giulia…abbiamo tutti i nostri pesi sulla coscienza, non caricarla più di quanto non lo sia già emotivamente Harry…” lo pregò. Harry ancora non disse nulla. Si creò un silenzio spiacevole. Ron guardò ancora una volta la foto. “Proprio non capisco come fa Giulia…il naso di Piton occupa quasi tutta la foto!” commentò. Infondo cercava solo di allentare la tensione. Il prefetto però lo fulminò con lo sguardo. “Ronald, sta zitto e mangia…” soffiò spazientita. Così tutto il gruppetto tornò a mangiare. Ripiombando in quel silenzio intriso di pensieri che avevano cercato sempre di evitare.
Nel mentre Giulia si era smaterializzata nella piazzetta. Lontana dai Mangiamorte. Ancora con indosso il Mantello la ragazza iniziò a camminare spedita. Non sapeva esattamente cosa fare. Voleva solo un posto in cui sedersi e pensare. In verità sapeva benissimo in quale posto avrebbe voluto smaterializzarsi. Ma non poteva. L’aveva promesso prima di uscire. Ammetteva il modo in cui sen’era andata era fin troppo esagerato per lei. Davvero però non riusciva a rimanere un minuto di più a Grimmauld Place. Era la prima volta che una foto di Severus suscitava così tanto shock in lei. Giulia si guardò in giro. Era completamente sola. Il cielo aveva iniziato a scurirsi. Tutte le famiglie stavano in casa a cenare probabilmente. Con cautela si tolse il Mantello. Sapeva che anche se era tutta scombussolata le sarebbe venuta fame. Forse poteva cercare un bar. Però era praticamente un centro di case abitate. E a dir la verità non era nemmeno in vena di stare fra la gente. D’improvviso sentì qualcosa di freddo picchiettarle sul viso. E subito dopo ancora un’altra goccia. La ragazza sospirò affranta e iniziò a correre. Sotto la pioggerellina estiva. Dopo aver superato la piazza principale entrò in una via piuttosto corta. Aveva alberi sparpagliati qua e la e le case non erano attaccate l’una all’altra. Rimase piacevolmente sorpresa di scoprire un piccolo locale a metà della via. Non era appariscente. Era economico. E per sua fortuna era quasi vuoto. Giulia entrò. Appena richiuse la porta l’uomo al bancone si voltò. Era grassoccio e di mezza età. Stava pulendo un boccale di birra con uno straccio. “C’è un bel diluvio fuori eh?” commentò. Qualche sgabello più in la un altro uomo se ne stava con gli occhi fissi al televisore sulla parete. Fra le mani un boccale come quello che l’altro stava asciugando. La ragazza annuì imbarazzata. “Puoi sederti dove vuoi…” la invitò ancora il primo. Lei fece un sorriso di cortesia e si diresse subito infondo al locale. C’era giusto un tavolo all’angolo. Lontano dal chiasso della televisione e dallo sguardo indiscreto dei due uomini. Giulia si sedette e appoggiò il Mantello accanto a lei. Tanto nessuno l’avrebbe visto. Prese dei tovagliolini e si asciugò il viso. “Sera tesoro…sei sola?” le chiese qualcuno d’improvviso. La ragazza sobbalzò ed alzò lo sguardo. “Scusa dolcezza, non volevo spaventarti…” si scusò la cameriera. Era una donna abbastanza giovane. I lunghi capelli rossi legati in due codini alti. Aveva un paio di jeans scoloriti e una t-shirt con il nome del locale e una targhetta. Si chiamava Mandy. “Si…sono…sono sola…” rispose piano Giulia. La cameriera le sorrise e le passò il menù. “Torno fra qualche minuto, tu scegli con calma…” disse. E se ne andò. La ragazza guardò la copertina del menù. Come sulla t-shirt della giovane donna c’era il logo del posto. Erano due boccali di birra che si scontravano ed un panino. Il locale si chiamava Jackson Hole. Giulia lo osservò dubbiosa. Il nome le era famigliare. Ma dove l’aveva già sentito? A disturbare i suoi pensieri ci pensò il suo stomaco. Che brontolò. Fame nervosa. Svelta iniziò a leggere il menù. Ovviamente era tutta roba stra fritta. Sembrava che anche i panini potessero essere tuffati nell’olio. Alla fine si decise. Poi si tastò nella tasca della gonna per controllare di avere soldi babbani con se. Hermione aveva imposto a tutti di avere dei soldi di scorta in tasca per ogni evenienza. E doveva proprio dire che stavolta le sarebbero tornati utili. “Scelto dolcezza?” sorrise Mandy. La ragazza annuì. “Un hot dog normale, con patatine fritte e bacon in parte…da bere una coca media grazie…” ordinò. La cameriera annotò tutto e si allontanò. Giulia tornò a scrutare il locale. Era da tanto che non usciva da sola. Non era sua abitudine farsi un viaggio fino a Londra per girare da sola. Però quella volta era diverso. Aveva bisogno di pensare. Senza che se ne accorgesse la donna le aveva portato la coca cola. Che ora stava davanti a lei sul tavolo. La ragazza la prese e ne bevve un sorso. Sentiva le bollicine sul naso. Poco dopo anche il resto dell’ordinazione arrivò. L’hot dog aveva solo il wurstel. Niente salse per fortuna. A lei non piacevano. Prima di iniziare a mangiare Giulia condì le patatine fritte con un’abbondante dose di sale e pepe. Era un’abitudine che aveva preso da suo padre. I brusii della televisione dall’altra parte furono sostituiti da della musica. Walk away from the sun, come slowly undone, I can see in your eyes I've already won. Stava per dare il primo morso all’hot dog quando si fermò. Davanti a lei c’era ripiegato un giornale. Così si decise. Si sporse e lo aprì. Poi tirò un sospiro di sollievo. Era un giornale babbano. Notizie di sport. Di politica. Di attualità. Niente foto di Severus in prima pagina. Giulia lo rimise apposto e cominciò finalmente a mangiare. Anche se semplice il panino non era male, anzi. I could bleed for a smile, I could cry for some fun, walk away from the sun, and tell everyone. Mentre mangiava e inghiottiva i bocconi la ragazza lasciò vagare la mente fra i suoi pensieri. Si sentiva sottosopra. Era come se qualcuno l’avesse presa per le spalle e scosso per almeno dieci minuti. Forse non si era resa nemmeno veramente conto di essere uscita da Grimmauld Place e di essere in quel locale da sola. Il fatto principale era che voleva andarsene. Non stare via interi giorni. Solo per qualche ora. E se Harry poteva permettersi di nascondersi in camera allora lei poteva benissimo alzarsi ed uscire. Le dispiaceva fare certi paragoni. Anche perché con Harry ci andava tranquillamente d’accordo. Però avrebbe anche potuto darle la notizia con un minimo di tatto. Non sbattendogliela in faccia e pretendere che lei iniziasse a parlare della cosa come se nulla fosse. There's so much left in the air, so much to tell from a stare. Se poi pensava a Severus. Sentiva il cuore battere forte. Avrebbe tanto voluto rimanere tutta la sera a fissare la sua foto. Sentiva di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non capiva perché non avesse cercato di avvertirla della nuova carica di Preside. Forse dopo l’incursione alla Tana era venuto a sapere che era scappata con gli altri. E ora era furioso con lei. Non solo suo padre e Fred. Anche Severus. Giulia rimase con una mano bloccata a mezz’aria. la patatina fritta fra le dita ondeggiò. There's so much left to defend but I am no fun. Forse Piton aveva pensato che anche se glielo avesse detto lei sarebbe comunque andata via con le sue amiche. Ma davvero credeva di contare così poco per lei? La ragazza sospirò affranta. Avrebbe preferito non sapere nulla. Sentiva i sensi di colpa divorarla come lei stessa stava facendo con quell’hot dog. Aveva deluso suo padre. Stava facendo preoccupare tutti con le sue decisioni. Non era affatto giusto. Lei sapeva quanto facesse male stare in pena per una persona lontana. So turn away from the ones who hurt everyone, I can tell by your smile you're coming undone. Ma che cosa avrebbe dovuto fare? Uscire e smaterializzarsi ad Hogwarts? Oramai era ricercata. E se la sua foto non era ancora uscita sarebbe uscita a giorni di certo. Avrebbe spezzato il cuore ai suoi genitori. Giulia bevve un lungo sorso di coca cola. Per la prima volta era davvero confusa. Dubitava delle sue decisioni. Mai come in quel momento sentiva di avere solo diciassette anni. Credeva di avere tanto potere decisionale solo perché era maggiorenne? E poi. Credeva davvero di durare anche solo un giorno lontana dalle sue amiche? Perché andare da Severus principalmente per lei voleva dire questo. Abbandonarle. Non era la sola che soffriva. Anche Anna e Hermione erano sulla sua stessa barca. Avrebbe potuto voltare le spalle anche a loro? Certo che no. I Tre Uragani erano per sempre. I could bleed for a smile; could die for a gun, walk away from the sun and kill everyone. D’altro canto Giulia poteva immaginarsi il suo Severus. Costretto a venire odiato da tutti. Portando continuamente la maschera dell’assassino. E poi messo sul leggio al posto di Silente. Davanti a orde di studenti che avrebbe odiato. Lei non ci sarebbe stata per sorridergli. Dargli coraggio. Dirgli che tutto sarebbe andato per il meglio. La ragazza scosse la testa amareggiata. Forse si faceva troppi problemi. Piton era un uomo adulto e di certo non aveva bisogno di lei per andare avanti. E con il passare del tempo. Magari si sarebbe accorto di non aver proprio più bisogno di lei. So tiny dancer beware, we're medicated and scared, this smile is so hard to wear, but I have no gun. A quel pensiero Giulia sentì un nodo alla gola. Aveva una paura tremenda che ciò succedesse. Voleva essere utile per lui. Voleva davvero farlo stare meglio. O semplicemente voleva che tutto tornasse come prima. Voleva scendere le scale e percorrere i sotterranei. Voleva bussare alla sua porta ed entrare nel suo ufficio. Voleva tuffarsi fra le sue braccia. E parlare. Confidarsi. Farsi forza a vicenda. Anche perché sentiva che la sua vena di speranza non sarebbe durata in eterno continuando così. So turn away from the ones who hurt everyone, I can tell by your smile you're coming undone. Nonostante la convivenza a Grimmauld andasse bene. Si vedeva che c’era qualcosa che non andava. Chissà quanto tempo ci avrebbero impiegato a terminare la missione. E se già dopo un mese i rapporti si incrinavano. Che ne sarebbe stato di loro? Era dispiaciuta nel fare certi pensieri. Era dispiaciuta anche perché non aveva mai sentito la voglia di stare da sola come quella sera. Per stare meglio le bastavano le sue amiche. Si erano fatte forza tutta l’estate. Insieme. E si sentiva enormemente in colpa anche per questo. Forse le aveva deluse prima. La ragazza mangiò l’ultima parte di hot dog. E si buttò sul bacon. I could bleed for a smile; could die for a gun…walk away from the sun and kill everyone. Con tutte le preoccupazioni di quei giorni poi si era anche dimenticata che quel giorno era il primo settembre. Lei non sarebbe dovuta essere a quel tavolo. Ma alla tavolata Grifondoro. A mangiare e scherzare con le altre. E dopo cena di corsa nei sotterranei. Perché quello sarebbe stato l’anno migliore. Il settimo anno era quello che ogni studente ricordava di più. C’erano i M.A.G.O.. Lo studio matto e disperatissimo. La cerimonia del diploma. E magari anche un gran ballo. E poi quell’anno simboleggiava la fine della promessa. Lei e Severus sarebbero potuti diventare una coppia a tutti gli effetti. Ed invece tutto era sfumato. E Giulia sapeva di chi fosse la colpa. Di un megalomane senza naso. And you're fading with every day (You could've been the next one, should've been enough for me). D’improvviso la rabbia montò in lei. Ecco perchè aveva deciso di partire. Per sconfiggere una volta per tutte Voldemort. Per ridare una dignità a tutte le persone. Non solo ai Purosangue. E per ritornare a vedere le sue amiche sorridere. You're fading with every day (You could've been the next one, should've been enough for me). Sperava solo che Severus si concentrasse sui suoi compiti. Non voleva farlo preoccupare inutilmente. Forse se gli avesse scritto. Oppure gli avesse mandato il suo Patronus. Dopotutto anche quello del professore era una cerva. Se fosse stato avvistato nei paraggi non avrebbe creato particolari danni. Magari prima di tornare a casa avrebbe potuto mandargli la sua cerva. Anche solo con qualche semplice parola. You're fading with every day (You could've been the next one, should've been enough for me) and you're fading with every day. Giulia continuò a mangiare. Anche se sentiva gli occhi lucidi e la testa scoppiare sentiva di aver messo a tacere una delle tante voci accusatorie nella sua testa. Sarebbe rimasta con le sue amiche. Quando sarebbe stato il momento di andare da Severus l’avrebbe sentito. Appena avrebbe sentito la collana bruciare. Sarebbe corsa da lui. Piton l’aveva fatto così tante volte per lei. Non per spirito d’eroismo. Ma perché l’ama e gliel’aveva promesso. Per questo Giulia si sentiva così sicura quando stava con lui. Sapeva che avrebbe mosso mari e monti pur di non farle accadere nulla. Solo voleva fargli sapere lei avrebbe fatto lo stesso. Voleva fargli sapere che ce la poteva fare. Che era un uomo forte. E che lei era con lui. Era sempre stato così. E come nel futuro. Sarebbe stata con lui nella buona e nella cattiva sorte. In ricchezza e in povertà. In salute e in malattia. Finche morte non li separasse. Magari a questa ultima era meglio non pensare però. There's so much left in the air, so much to tell from your stare, there's so much left to defend but I am no fun.
Nello stesso momento il diretto interessato era in un contesto del tutto differente. Piton si era dovuto concentrare al massimo per continuare la sua parte. E ora stava alla tavolata con gli insegnanti. Seduto al centro. Al posto dell’uomo che fino all’anno prima aveva considerato come suo padre. La Sala Grande era ghermita di studenti. Erano tutti delle classi superiori. Era la priva volta in cui vedeva così pochi aspiranti studenti del primo anno. Era appena finito lo smistamento. Ed ora a lui toccava fare il discorso di apertura. La professoressa McGranitt se ne stava seduta alla sua destra. Con aria composta e stizzita. Poco più in la Amycus ed Alecto festeggiavano già la loro entrata nel corpo insegnanti versandosi abbondanti dosi di vino. Era una situazione così pessima. Quando Piton si alzò sentì calare il silenzio nella sala. Si schiarì la voce ed iniziò a parlare. Il discorso se lo era imparato a memoria. Lo aveva fatto apposta. Così avrebbe potuto concentrarsi sulle reazioni degli studenti. Chiaramente dal terzo anno in su lo guardavano con odio puro. I due primi anni invece erano impauriti. Perfino al tavolo di Serpeverde c’era aria di disappunto. Draco e Mark si erano seduti vicini ai loro vecchi compagni. Stranamente Piton non era così amato come pensavano. Il tavolo Grifondoro poi era quello con la più alta quota di risentimento. Ginny e Neville erano seduti vicini. La prima era incredibilmente mogia. Alla fine sua madre c’era riuscita a spedirla ad Hogwarts. Si sentiva che mancava qualcosa. I soliti posti in cui si sedevano i tre Uragani erano rimasti vuoti. All’unanime i Grifondoro avevano deciso di onorarle così. Inoltre metà dei ragazzi che l’anno prima erano al settimo anno avevano ricevuto una missiva direttamente dal Ministero. Ed erano stati rimandati a scuola. Ovviamente solo i Purosangue. Come Mark. E perfino Josh. Che dal tavolo Corvonero guardava Piton con estremo rancore. Il Preside continuò a parlare. Ad ogni alunno era stata data una copia del regolamento appena entrato in sala. Ed ora lui stava procedendo alla lettura. Dopo l’ennesimo riferimento a una punizione dalle varie tavolate si levò un brusio. Alecto lo notò. Così senza dare preavviso saltò in piedi. “Se qualcuno di voi ha qualcosa da obbiettare, che si alzi e venga qui a dirlo! Avanti, siete forse dei codardi?” sibilò. La McGranitt sobbalzò. Piton scosse la testa esasperato. “Me lo dovevo immaginare…tutti vigliacchi come quel Potter e i suoi amichetti…ma vedrete! Alla fine dell’anno sarete dei veri maghi! Di razza pura, senza questi scrupoli!” li rimproverò ancora il Mangiamorte. Severus sbuffò. “Alecto, gradirei che non mi interrompessi più…se non sbaglio il Preside qui sono io giusto? E riguardo a voi studenti, sarà bene che leggiate così tanto queste regole da impararle a memoria…quest’anno non saranno ammessi strappi di nessun genere…ciò che è scritto qui, è legge.” decretò infine. Alecto si sedette. E la sala si zittì. “Ma sentilo come parla quel corvaccio…giuro quanto vorrei che Harry fosse qui per potergli dare una bella lezione…” soffiò stizzita Ginny. “Certo che nemmeno Piton ci va giù leggero eh…” commentò Pansy al tavolo Serpeverde. “E poi…tutte queste punizioni potrebbero essere anche…corporali?” esalò Millicent. Draco scosse la testa. “Mettere due Mangiamorte come insegnanti…ci manca solo che arrivi mia zia Bella come supplente e siamo apposto…” osservò. Mark lo spintonò di poco. Il biondo era stato di malumore fin dalla mattina. Salutare sua madre era stato più doloroso del solito. Aveva paura a lasciarla da sola a casa. Non si fidava più molto di suo padre. E poi negli ultimi due anni aveva sempre trascorso il viaggio in Espresso con Anna. Si era già ritrovato quattro volte a voltarsi in direzione del tavolo Grifondoro. Aveva visto che i compagni del trio avevano lasciato il loro posto vuoto. E ciò lo rattristava ancora di più. Inoltre sentiva anche gli sguardi dei suoi coetanei puntati contro. Se prima stava solo antipatico a qualcuno ora era veramente odiato. Un po’ Draco capiva come si sentisse Piton. Tra l’altro non avevano ancora trovato una soluzione sulla scomparsa delle tre. Quando il biondo tornò a concentrarsi sul discorso, si accorse che Piton oramai si era seduto. Finalmente iniziarono a mangiare. Il banchetto non durò molto. Ogni anno Silente inseriva qualche piccolo fuoco d’artificio per festeggiare in grande. Ma era chiaro che quell’anno sarebbe stato diverso. Così alle otto i piatti svanirono. Gli studenti si spostarono nei vari dormitori. Mentre stavano andando ai sotterranei Pansy si avvicinò a Draco. “Hey…sai qualcosa di…ecco…della Granger?” gli chiese. Il biondo strabuzzò gli occhi. Era già strano il fatto che la Parkinson non avesse approfittato dell’assenza di Anna per provarci con lui. Ora se ne usciva con queste domande! “Ho letto sulla Gazzetta che è una dei Mezzosangue che non si sono presentati al censimento…” aggiunse poi lei. Draco annuì. “Non preoccuparti Parkinson…vedrai la sua foto molto presto, insieme e quella di Anna, Giulia e Harry…forse anche Ron…” commentò. Pansy rimase a bocca aperta. “Mi stai forse dicendo che…che la Granger ha preso parte alla missione contro Tu-Sai-Chi di cui si parla in giro? Allora non è un’ipotesi che Potter stesse combinando qualcosa!” esclamò. Il biondo entrò nella Sala Comune argento e verde. “Purtroppo si…lo sai che quelle tre sono delle sconsiderate…” rispose amaro. La Parkinson si morse il labbro. Aveva fatto una gaffe tremenda. “Ecco…mi dispiace Draco…che le cose si siano evolute così…a dire il vero il regime del terrore non fa impazzire nessuno di noi…anche se siamo andati avanti con la storia del sangue puro per generazioni…non volevamo arrivare a questo…” spiegò. Draco rimase sorpreso. “Eggià Malfoy…la mia ragazza era di Tassorosso…ed è Mezzosangue…non è venuta quest’anno…” intervenne Jamie. Mark annuì. “Siamo tutti della stessa opinione a quanto pare…” osservò quest’ultimo. “Con tutte quelle regole non viene nemmeno voglia di uscire…” si lagnò Millicent. Le si affiancò Sam. L’altro compagno di stanza del giovane Wright. “E il fatto che noi dobbiamo farci praticamente un ottavo anno di scuola non aiuta…” sospirò. Così il gruppetto si sedette sui divanetti accanto al fuoco. Per la prima volta Draco ebbe la conferma che il vecchio atteggiamento purosangue non era cambiato solo in lui. Anche i suoi compagni di casa la pensavano così. C’era ancora un gruppetto che appoggiava fermamente Voldemort. Ma erano solo degli ignavi che si schieravano dalla parte del più forte. Ed in più la faccenda Purosangue gli salvava allegramente il deretano. E finché loro stavano al sicuro il mondo poteva girare come voleva. Questo ragionamento però faceva solo che innervosire il biondo. Fosse stato lo stesso Malfoy di sette anni prima l’avrebbe pensato. Ma da quando aveva capito che infondo non c’era poi differenza di sangue il suo modo di ragionare si era rivoltato. Tutto merito della sua Anna. “Vedrete che figata sarà avere Alecto e Amycus come insegnanti! Altro che Babbanologia! Chissà che incantesimi potenti ci insegneranno!” esclamò un ragazzo moro infondo alla Sala Comune. Era del sesto anno. Davanti a lui dei primini lo guardavano con aria adorante. Draco si voltò infastidito. “A quanto pare Philips ha già iniziato con la propaganda…” commentò Pansy. Mark scosse la testa. “Dean Philips è uno sfigato…si vanta del suo albero genealogico ma a quanto pare non è stato ammesso nei Mangiamorte…e gli rode…” lo prese in giro Sam. Il biondo sprofondò nella sedia. “Già e noi invece ne abbiamo due!” esclamò quasi fiero Jamie. Prendendo Mark per un braccio e alzandogli la manica della camicia. Il Marchio Nero si notava ancora di più sotto la fioca luce della sala. I primini impallidirono e trattennero il respiro. Dean si voltò irritato. Il giovane Wright si liberò dalla presa dell’amico e si sistemò la camicia. Mantenendo il suo contegno. Ma dentro di se si vergognava da morire. “Oh scusa Dean…non volevamo rovinarti il momento di gloria…” lo punzecchiò ancora Jamie. Millicent sospirò esasperata. “Non capisco cosa ci sia di così esaltante in uno stupido tatuaggio…” soffiò. Dean spalancò gli occhi. Come se avesse udito la più grande eresia mai pronunciata. “Ecco bambini…è per far entrare in testa a delle menti confuse come le loro che è una fortuna che Amycus e Alecto ci insegnino…” riprese. Draco si voltò. I primini non osarono rispondere. “Non sei tu il prefetto, quindi non sta a te istruire i novellini…” commentò Sam. Philips alzò le spalle. “Faccio solo il mio dovere di fiero Purosangue…è giusto che sappiano come orientarsi nella scuola…” si giustificò. In realtà tutto il gruppetto sapeva che si voleva solo mettere in mostra. “Di certo il più indicato non sei tu…ti ricordo che tutti qui siamo Purosangue…” lo zittì Pansy. Dean la guardò truce. “E chi dovrebbe svolgere questo compito allora? I vostri cari due assi nella manica? I due prodi Mangiamorte?” li sbeffeggiò. Mark sospirò spazientito. Ci mancava solo una litigata la prima sera. “O forse dovrei dire il mezzo Mangiamorte? Perché non credo che Malfoy conti più…” ghignò ancora Philips. Il biondo si alzò di scatto dalla poltrona. “Me ne vado a dormire…c’è un fastidioso ronzio che mi disturba qui…buonanotte…” salutò. E si avviò alla scala del dormitorio maschile. Dean però non lasciò correre l’insulto, seppur fosse leggero. “Oramai sei stato contaminato Malfoy…sei diventato Mangiamorte per purificarti?” lo provocò. Ma il biondo non disse nulla. Sapeva dove il verme voleva andare a parare. Pansy e Millicent si guardarono preoccupate. Draco aveva appena messo piede sul secondo gradino quando Philips ricominciò. “Come sta la tua sporca Mezzosangue? Certo che sei caduto davvero in basso…metterti con una di quel tipo solo per andarci a letto…quanto ti ha fatto pagare all’ora eh?” esclamò. Il biondo si fermò. Tornò in Sala Comune e prese per il colletto Dean. “Ritira quello che hai detto…” soffiò. Con gli occhi socchiusi in fessure. Millicent trattenne il fiato spaventata. “Non ti preoccupare…non andrei con una lurida Mezzosangue come la Haliwell nemmeno per tutti i galeoni del mondo…” ghignò Dean. Draco lo strattonò. “Non sei degno nemmeno di pronunciare una singola lettera del suo nome, razza di verme che non sei altro!” sibilò. Mark si avvicinò. Le cose si stavano mettendo male. “Draco avanti calmati…non vorrai avere una punizione nemmeno iniziata scuola vero?” cercò di dissuaderlo. Dean lo guardò divertito. “Sembri la piattola che ti portavi sempre a spasso sai, Wright? Chi era? La Granger se non sbaglio…quella sporca babbana…deve averti rubato della magia mentre dormivi…dovevi stare più attento…” lo prese in giro. Il Serpeverde richiamò tutto il suo autocontrollo per non andare a spaccare il naso a quel cretino. Draco alzò un pugno. Ma un rumore lo fermò. Qualcuno era appena entrato. “Ragazzi vi si sente da fuori…fate meno casino o rischiate di andare in guai seri…” esordì Blaise. Aveva un’aria piuttosto afflitta. Il biondo lasciò andare Dean e lo spintonò. Facendolo cadere addosso al muro. “Non la passerete liscia! Lo dirò al Preside Piton! Vedrete!” si lagnò. E come un perfetto coniglio scappò su per le scale. Mark e Draco si guardarono scettici. I primini li osservavano confusi. “Avanti bambini…è ora di andare a dormire…e attenti al Preside Piton che appare da sotto ai letti…” ghignò Pansy. I novellini si alzarono e in fretta si diressero nel loro dormitorio. “Draco cerca di controllarti…non abbassarti ai suoi livelli…” lo rimproverò Mark. Draco sbuffò stufo. “Quanto vorrei togliermi questo stupido Marchio Nero…” sbottò. Soffermando poi le iridi di ghiaccio sulla A tatuata nel polso opposto. Blaise gli battè una mano sulla spalla. “E tu dove sei stato?” chiese curioso Sam. L’amico alzò le spalle. “Ho accompagnato Ginny Weasley in dormitorio…l’ho trovata che versava fiumi di lacrime in un angolo…forse cercava la Stanza delle Necessità…” raccontò. Millicent lo guardò sospettosa. “Mica te la farai con la migliore amica della tua ragazza vero?” osservò. Blaise scosse la testa divertito. “Sono un Serpeverde, mica uno stronzo…” commentò. Pansy rise. “Pensavo fossero sinonimi…” lo prese in giro. Zabini la spintonò. “Andiamo a dormire…prima che succeda ancora qualcosa…” concluse Mark. Così il gruppetto si divise. E i ragazzi salirono al loro dormitorio. Sperando di non avere ripercussioni per il litigio.
Nelle vicinanze un mantello svolazzava a seguito dei passi del suo padrone. Dietro di lui una donna grassoccia e dallo sguardo alquanto annacquato dal vino sgambettava stizzita. “Io qui non sento nessuno rumore Alecto…” sbuffò acido Piton. La Mangiamorte barcollò. “Ma ti assicuro Severus che c’erano delle voci qui! Sembrava una discussione! Forse una rissa! Dalla Sala Comune Serpeverde…” raccontò ancora. Il Preside sospirò esasperato. Se ne stava andando nel suo nuovo ufficio per starsene un po’ tranquillo. E all’improvviso gli era apparsa davanti quella pazza che sbraitava. Muovendo la bacchetta e parlando di punizioni. “Non metto in dubbio che ci potessero essere degli studenti, ma l’orario di coprifuoco Serpeverde non è ancora scaduto…sarebbe bene per gli insegnanti conoscere a memoria il regolamento Alecto…” la liquidò. La donna lo guardò torva. “Ora torna nelle tue stanze e non disturbare oltre la quiete del castello…” le ordinò. Alecto strabuzzò gli occhi e alzò la bacchetta. “Non ti permetto di darmi della pazza Piton!” soffiò. Chiaramente in preda a crisi d’ebbrezza. Severus su passò una mano sugli occhi esausto. “Ti sto solo consigliando di andartene a letto…domani hai lezioni e sarebbe bene che tu facessi buona impressione sugli studenti…” cercò di raggirarla. La donna storse il naso. “Potresti accompagnarmi tu alle mie stanze Severus…non conosco ancora il castello…” osservò melliflua. Piton ebbe un brivido d’orrore alla schiena. Gli ricordava molto la Umbridge. E ciò non era un bene. “Io devo tornare nel mio ufficio a sbrigare delle faccende…ora congedati senza obbiettare Alecto…è un ordine…” rispose acido. Alecto sbuffò. E borbottando si allontanò. Scomparendo finalmente nel buio dei corridoi. Piton tirò un sospiro di sollievo. Preferiva di gran lunga le nottate passate a sorprendere studenti in giardino dopo il coprifuoco che aver a che fare con Mangiamorte brilli. Almeno poteva contare sulla gerarchia scolastica. Poi di quello che Alecto gli aveva raccontato era quasi sicuramente certo. Draco doveva averne combinata una delle sue. Avrebbe dovuto fargli un discorsetto. Severus sbuffò infastidito. Perché doveva fare la parte di Lucius? Era da quando Voldemort e i Mangiamorte si erano trasferiti al Malfoy Manor che lui seguiva Draco e Mark quasi come un padre. Non aveva avuto molta scelta. Il gran Conte Wright non faceva altro che vantarsi delle prodezze del figlio. Mentre il caro Lucius era arrivato quasi al livello di leccapiedi supremo. Infondo il Preside sapeva che lui lo faceva per garantire che Narcissa non venisse messa in mezzo. E che a Draco non venissero affidati altri compiti pericolosi. Piton di certo non poteva sapere quanto fosse il peso di dover mantenere al sicuro un’intera famiglia. O almeno non ancora. Severus iniziò a camminare in direzione delle sue nuove stanze. Era strano non dover attraversare i sotterranei. Almeno i suoi vecchi alloggi non erano stati occupati da nessuno. Alla fin fine quello era il luogo in cui aveva più ricordi con Giulia. Non avrebbe voluto che qualcun’altro ci abitasse. Mentre era ancora immerso nei suoi pensieri qualcosa gli sfrecciò davanti. Severus si guardò intorno circospetto. Era distratto e non aveva visto cosa fosse. Così continuò a camminare in guardia. Poco dopo vide un bagliore argenteo svoltare l’angolo. Piton allungò il passo e lo seguì. Quando arrivò vide qualcosa infondo al corridoio. Sembrava esitare. L’uomo si avvicinò cauto. Il rumore dei suoi passi riecheggiava nel silenzio. Fino ad arrivare davanti all’oggetto di curiosità. Le iridi scure del Preside esitarono. All’inizio pensò fosse un miraggio dovuto alla stanchezza. Poi capì che aveva davvero davanti un Patronus. Dopo aver riconosciuto l’uomo, la cerva chinò la testa in un inchino. Poi alzò gli occhi verso di lui. E parlò. “Severus, ho letto l’articolo del giornale, ne sono rimasta molto stupita…sappi che sono al sicuro per ora, non preoccuparti per me…non vorrei che ti capitasse qualcosa per colpa delle mie decisioni sconsiderate…non posso dirti dove sono, però come immagini non sono sola…mi dispiace di non avertene parlato quella volta a Notturn Alley, ma non immaginavo che sarebbe potuto succedere tutto così in fretta…ti penso sempre e sappi che il mio cuore è con te…lo è sempre stato e sempre lo sarà. Ho così tante cose da dirti che ci impiegherei tutta una giornata, ma non posso sforzare il mio Patronus…so che stare ad Hogwarts per te è difficile e vorrei correre subito da te, però ho preso un impegno e devo mantenerlo…mel’hai sempre detto anche tu no? Mi manchi davvero tanto e spero che ci rivedremo presto…ancora scusa Sev, so che non vuoi che io segua l’istinto, spero che tu non sia arrabbiato con me. Ora devo andare, non rispondermi, sono controllata. Ti amo Sev…” disse, con la voce di Giulia. Piton non disse nulla. Rimase immobile. Mentre la cerva faceva un altro inchino e poi svaniva. Era stato come un pugno allo stomaco. Sentire la sua voce. Quasi un’illusione di averla li vicino. Severus scosse la testa. Giulia pensava davvero che fosse arrabbiato con lei? Forse lo era stato all’inizio, ma ora era passata. Era fiero di lei perché non aveva rivelato dove si trovasse. Però il fatto che fosse controllata non lo lasciava tranquillo. Dopotutto anche se non era sola era pur sempre in un gruppo di cinque ragazzini. Ancora scombussolato dagli ultimi avvenimenti il Preside tornò sui suoi passi. In direzione del suo ufficio. L’indomani avrebbe indagato. Doveva assolutamente sapere dove erano stati messi di guardia più Mangiamorte. Sapeva che gli sarebbe bastata solo una minima informazione per illudere il suo cuore.
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 13/5/2011, 21:50




Ma che bello questo capitolo...*.*
Mi è piaciuto soprattutto il pezzo su Giulia...è bello vederla ogni tanto da sola, presa nei suoi ragionamenti!
L'idea di mandare a Sev il patronus è stata dolcissima....e lui quando lo ha visto...aww!! <3
Brava amor!

Irene
 
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EliTheStr@nge
view post Posted on 18/5/2011, 22:26




bellobellobellobelloooooooooooooo
aggiornaaa!!
scusa, sono davvero cotta stasera ;)
 
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kikyo91
view post Posted on 7/8/2011, 21:28




Ma buonsalve *-*
sono sparita per mooolto tempo e ciò è dovuto agli esami u.u ebbene si, la Mimi è una maturanda del 2011 ** *festeggia* (anche se in ritardo di un mese e più, lo spumante verrà offerto al banco 3 u.u). Ora sono sotto col lavoro e siccome sono receptionist in un camping village e non ho nemmeno un giorno di pausa sono praticamente ridotta ad un vegetale la sera ._. senza contare dopo aver visto il 7.2 film, in cui ho pianto talmente tanto che mi ci è voluta una settimana per ripigliarmi ._. fa un certo effetto scrivere di Sev dopo averlo visto, anche se avevo già letto il libro ç_ç
comunque, non andiamo in off topic u.u questo capitolo cel'avevo già pronto da più di un mese, I confess ç_ç però volevo rispettare il proposito di aggiornare solo dopo aver finito di scrivere il capitolo dopo ._. ovviamente non l'ho rispettato xD *i frustini per punirmi sono in omaggio con lo champagne al banco tre* però sono 14 fogli di word, spero vi risarciscano ç_ç
Avvertenze: susseguirsi di eventi *improbabbbbili*, OCCtà galoppante, memoria breve perchè l'ho scritto tempi orsooono e quindi non ricordo bene o.ò
in questo capitolo troviamo Our Last Year (che in realtà è Our Last Summer degli Abba, precisamente la versione del film di Mamma mia, modificata da me u.u *che Merlino ci salvi*), Ti Amo o Ti Ammazzo (di J-Ax **), I Wish You Were Here (di Avril Lavigne *è stata un chiodo fisso*) e There For You (dei Flyleaf u.u).
Prometto che le tre supereranno presto la fase di stallo dovuta al soggiorno con Potter e torneranno le care Uragane di sempre *-* <3
Spero che il capitolo vi piaccia e chiedo ancora perdono per avervi fatto aspettare tanto ç_ç cercherò di riprendere i miei ritmi ç_ç che intro mastodontica ho scritto D:**
Ora vi lascio al chappy, buona lettura bimbe <3
Ah e grazie dei commenti ** <3

Ventesimo Capitolo (la mia età **)
La luna era alta nel cielo oramai. Era tardi. E la pioggia aveva smesso di scendere. Giulia era tornata nella piazzetta. Ora illuminata dalle luci fioche dei lampioni. Dopo cena si era nascosta fra alberi e cespugli più lontani dalle case. Ed aveva evocato il suo Patronus. Gli aveva riferito il messaggio e la cerva era scivolata via. Poi la ragazza si era avvolta nel Mantello dell’Invisibilità ed aveva preso la via di casa. E se fino a poche ore prima non faceva altro che tormentarsi mentalmente. Ora i suoi pensieri galleggiavano leggeri nella sua testa. Addirittura stava pensando ad un nome da dare al suo Patronus. Infondo anche Anna l’aveva dato al suo. Una volta arrivata vicino a casa si smaterializzò. Per appoggiare i piedi secondi dopo sul primo gradino di Grimmauld Place. Fuori i Mangiamorte stavano ancora in guardia. Anche se qualcuno teneva gli occhi chiusi. Non si erano accorti della loro presenza. Giulia avanzò ed ignorò la solita tiritera del Silente polveroso. La casa era buia e silenziosa. Anche Kreacher doveva essere andato a dormire oramai. Sperava che le sue amiche non l’avessero aspettata. E sperava che Harry non le facesse domande. Non era nemmeno sicura che fosse stato leale mandare il Patronus a Piton. Infondo le tre si erano ripromesse di non aver contatti con i loro partner. Però era stato più forte di lei. La ragazza passò vicino alla cucina. Sul tavolo c’era ancora la Gazzetta. Lei si avvicinò piano. E girò la copertina. Rimase con le iridi nocciola fisse sulla foto di Severus per qualche minuto. “Non guardarmi così Sev…lo so che è tardi…ora vado a dormire…buonanotte professore…” sussurrò. Poi appoggiò il giornale e iniziò a salire le scale. Nonostante avesse espressamente detto all’uomo di non risponderle sperava che trovasse il modo di eludere la sorveglianza e di mandarle un messaggio. Giulia entrò in quella che oramai era la loro stanza. Dormivano tutti beatamente. Ron abbracciava da dietro Hermione. Che stranamente era girata verso la porta. Anche se a loro aveva sempre detto che svegliarsi guardando direttamente l’entrata le metteva ansia. Anna era nel solito angolino del materasso. Harry aveva le coperte scombinate. Doveva essersi mosso già parecchie volte. La ragazza scosse la testa divertita. Veloce si cambiò. Approfittando del buio totale. E si infilò sotto al lenzuolo. “Sei tornata finalmente…” biascicò la castana. Giulia annuì piano. “Sono solo andata a schiarirmi le idee…” rispose. Anna si avvicinò assonnata. “Forse sarebbe meglio che tu andassi da lui…” sussurrò. L’amica la abbracciò. “Forse quando sarà il momento…ma ora, l’importante è rimanere unite…” commentò. La castana si accoccolò contro di lei. “In realtà noi non vogliamo che tu vada via…” disse ancora. Giulia sorrise. “Lo so…nemmeno io voglio andare via…ora dormi tesoro…” rispose. Anna si mosse di poco. La ragazza chiuse gli occhi. Per poter raggiungere le amiche nel mondo dei sogni. Perché alla fin fine i Tre Uragani si sarebbero riuniti anche li.
La pioggia della sera prima aveva portato un venticello fresco. E il cielo era tornato limpido. Harry aprì gli occhi lentamente. Se li stropicciò e si inforcò gli occhiali. Ancora assonnato. Aveva avuto un sonno agitato anche quella notte. In verità avrebbe voluto aspettare alzato Giulia. Ma Hermione lo aveva trascinato a dormire. D’improvviso se ne ricordò. E si volto verso il letto accanto al suo. Sotto le lenzuola però stava solo Anna. Non c’erano nemmeno le Converse viola li vicino. Il moro sospirò. Era preoccupato. Certo, non credeva che lei potesse essere scappata da Piton. Ma allora dov’era stata? Provava una sorta di nodo alla gola. Forse sensi di colpa? Harry decise di far tacere i suoi pensieri e dirigersi in bagno. Doveva sciacquarsi il viso. Si infilò le Converse nere oramai logore e iniziò a camminare alla volta del bagno. Oramai quella era diventata casa loro. Gli sembrava di essere in uno di quei film americani in cui i ragazzi affittano un appartamento per studiare al college. Qualche volta Anna gli aveva raccontato la trama di qualche episodio. Hermione li definiva tutti telefilm troppo stereotipati. Ma a lui l’idea di vivere con tante persone piaceva. Era sempre stato solo e più stava a contatto con i suoi amici più era felice. Gli stavano dando un grande sostegno in quei giorni così bui. Ancora una volta immerso nei suoi pensieri il moro arrivò al bagno. Poggiò una mano sulla maniglia ed aprì la porta. D’improvviso sentì il rumore dell’acqua scrosciare. Un canto sommesso. Per terra una massa di vestiti viola. Harry si bloccò. All’inizio fu sollevato nello scoprire che Giulia era tornata. Però non era esattamente il momento di mettersi a saltare di gioia. Di scatto richiuse la porta sbattendola. La ragazza smise di canticchiare e sussultò. “Hey? C’è qualcuno?” chiese. Il moro si appoggiò con la schiena alla porta. Era davvero imbarazzato. Eppure avrebbe già dovuto imparare a non irrompere nelle stanze senza bussare. “Anna? Herm?” chiamò Giulia. Harry sospirò. “Ecco...sono...sono io…Harry…scusa…non sapevo ci fossi tu…” si scusò. La ragazza arrossì. “Non volevo…davvero…” disse ancora il moro. Giulia uscì dalla vasca e tirò la tenda trasparente. Poi si avvolse in un asciugamano. E si posizionò davanti allo specchio. “Ho…ho quasi finito…faccio in un secondo…” rispose. Harry scosse la testa. “Non importa…non era urgente…ecco…dovrei imparare a bussare prima…” osservò. La ragazza sorrise divertita. Memore dell’incidente alquanto imbarazzante con Anna e Draco l’anno prima. “Non sono arrabbiata…e non ti caverò gli occhi…” commentò. Citando una frase del biondo. Stavolta il moro accennò un sorriso. “È già qualcosa…ora…ora vado a fare la colazione…preparo anche per te?” le chiese. “Una tazza di cereali con tanto latte…ah i cereali al cioccolato…così quando ho finito di mangiare il latte sa di cacao…” rispose tranquilla lei. Harry annuì. Sembrava tutto così semplice con Giulia. Dopo due parole avevano già dimenticato lo spiacevole incidente. Non si era arrabbiata ne offesa. E non l’aveva minacciato ne ridicolizzato. Era una ragazza così dolce che più volte si era chiesto come facesse a sopportare l’ironia di Piton. Lui stesso a stento ci riusciva. Però non avendoli mai visti veramente insieme non poteva giudicare. Anche se doveva ammettere di essere alquanto curioso. Alla fin fine Piton era un vecchio volpone. Giulia era davvero più giovane di lui. Era come se un gufo stesse con un pulcino. Impossibile. Il moro ridacchiò al paragone. Mentre la ragazza aveva ricominciato a canticchiare. Lui si allontanò piano e andò a preparare latte e cereali per la colazione. Dopo quindici minuti Giulia lo raggiunse in cucina. Aveva ancora le punte dei capelli bagnati. Si era messa una salopette con le bretelle lasciate a penzoloni. E una t-shirt comica delle sue. “Ho proprio fame…” commentò. Sedendosi vicino ad Harry. Quest’ultimo iniziò a mangiare i suoi cereali. “Ieri sera ho preso tutta la pioggia…per fortuna che poi ho trovato un posticino carino in cui ripararmi…” raccontò la ragazza. Il moro la guardò curioso. “Era una specie di locale ristorante tipo anni ottanta…cibo grasso e unto e tipica cameriera che mastica una gomma da masticare…mi piace…” continuò Giulia. Iniziando ad affogare i cereali nel latte. “Il cibo spazzatura è il migliore…magari una di queste sere mi ci porti…” propose Harry. La ragazza annuì divertita. Però ebbe il vago presentimento che quello fosse il secondo invito illecito da quando “vivevano insieme”. Prima c’era stata la proposta di dormire con lui. Forse l’aveva pensato solo per un momento di solitudine. Ora però stava iniziando ad insospettirsi. E Giulia non era una che si immaginava le cose. Doveva parlarne con le amiche. E doveva anche rivelare ciò che aveva fatto la sera prima. Poco dopo guardò l’orologio. “Vado a svegliare gli altri…se non si alza in tempo Herm è intrattabile per tutto il giorno poi…” disse. Poi si alzò e salì al piano di sopra. La ragazza buttò giù da letto prima Ron. In modo che andasse dall’altro. Così da rimanere sola con le due. Ci mise altri dieci minuti buoni per svegliare Anna. Nel frattempo Hermione era andata e tornata dal bagno. Quando anche la castana ebbe ripreso le sue piene facoltà mentali Giulia iniziò a raccontare. “E così il Prescelto si sta avvicinando un po’ troppo eh?” commentò Anna. A mo di bodyguard pronto alla violenza. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Vuole solo un po’ di affetto…” lo giustificò. “E perché proprio da lei?” sbottò acida la castana. “Perché io sono la ragazza del suo migliore amico, mentre tu potresti mordergli la giugulare se si avvicina…” spiegò spiccia Hermione. Anna annuì d’accordo. “Sarà ma spero che non si sta facendo strane idee…è vero che gli ho concesso di appoggiarsi a me, però certe vote mi sento…a disagio…” osservò Giulia. La castana scosse la testa divertita. “Se è riuscito a far sentire a disagio te, siamo messi male…sbaglio o in questa casa aleggia una strana atmosfera di orgia sentimentale?” commentò. Il prefetto arrossì a dismisura con espressione stizzita. “Herm, non ti fermare ai termini sconci…ascolta le frasi fino infondo…” la rimproverò Anna divertita. Giulia sospirò. “Non la definirei orgia sentimentale...tutti abbiamo chiari i nostri sentimenti…a parte Harry…” osservò. “Forse vuole solo un po’ di affetto…siamo sue amiche e ci siamo allontanate da lui per un anno…ha bisogno di sentire che per lui ci siamo, ha bisogno di appoggio morale e fisico…” ipotizzò rinsavita Hermione. La castana la guardò sconvolta. “Herm mi fai venire in mente cose poco innocenti! E comunque la fai facile tu, l’appoggio fisico puoi darlo solo a Ron…io non ci dormo con Harry e nemmeno Giulia…” sbottò. Quest’ultima annuì convinta. “Scusate…si tratta solo di qualche abbraccio…infondo stiamo bene no? Vivere assieme non è così male…” osservò innocente il prefetto. Le amiche si guardarono. “Herm, è inutile che ti immagini che qui stia andando tutto bene, perché sappiamo tutti che non è così…siamo ricercate, lontane dalle nostra famiglia, senza poter contattare i nostri partner e invischiate in una missione suicida…ti sembra che vada tutto bene?” riassunse spiccia Anna. Hermione non aprì nemmeno la bocca per replicare. Giulia scosse la testa. “Il punto focale non è questo…anche secondo me è bello vivere tutti assieme come una famiglia felice però a patto che si rispettino gli spazi vitali dei coinquilini…ma forse sono solo mie paranoie mentali…non vedo da troppo tempo Sev e probabilmente il mio cervello è deceduto definitivamente con la notizia di ieri…” ragionò. Il prefetto e la castana si guardarono dispiaciute. “Sei solo scossa…lo siamo perfino noi…nessuno se lo aspettava…” le diede ragione la prima. Giulia si guardò le punte delle Converse in colpa. “E se…se avessi la conferma che il mio cervello è davvero incapace di ragionare?” sussurrò. Le altre due si guardarono preoccupate. “Che intendi dire?” soffiò Hermione. La ragazza si fece piccola piccola. “Ieri…prima di tornare qui…ho fatto una cosa…” iniziò a dire. “Che hai fatto?” squittì senza fiato il prefetto. Anna la fissava curiosa. “Ecco…io…io ho mandato…ho mandato il mio Patronus a Sev…” confessò Giulia. Hermione si portò una mano alla bocca. La castana scosse la testa. “Lo so che non avrei dovuto…però mi sentivo enormemente in colpa…siamo sparite senza lasciare traccia e Severus ha già mille problemi, non volevo che si deconcentrasse preoccupandosi se ero al sicuro o no…e non volevo nemmeno che pensasse che non lo amo più…avrei voluto smaterializzarmi da lui e non l’ho fatto perché non sarebbe stato comunque corretto…ho scelto la soluzione che mi pareva meno dannosa…” raccontò d’un fiato Giulia. Il prefetto alzò gli occhi al soffitto esasperata. “Hai ragione Giulia, il tuo cervello è definitivamente deceduto…” decretò. “Ora però mi sento in colpa nei vostri confronti…Anna ha lasciato alla Tana la sfera di Draco perché ci eravamo dette che era vietato comunicare con loro…sono stata un’egoista…” sussurrò ancora Giulia. Anna però alzò le spalle. “Finalmente oserei dire…dopo sette anni che ti conosco hai dato segno di umanità! Tesoro, può capitare di cedere agli istinti…e poi non hai mica fatto qualcosa di orrendo…se Piton ora sa che tu sei al sicuro, di rimando saprà che tutte lo siamo e quindi lo dirà a Mark e Draco…così anche loro staranno più tranquilli…” la giustificò. Infondo non era arrabbiata. Se avesse avuto una notizia come quella della sera prima anche lei avrebbe dato di matto. Comunque meglio quella soluzione piuttosto che scappare a Hogwarts. Hermione però era ancora nervosa. “Dimmi che non gli hai detto dove siamo…ti prego…” guaì quasi. L’amica scosse la testa sincera. “Herm, Giulia è innamorata, non stupida…Piton gliel’avrà detto un migliaio di volte di non dire mai luoghi precisi…di questi tempi i messaggi vaghi sono fondamentali…” la rimproverò quasi Anna. Il prefetto si tranquillizzò un poco. Poi guardò le amiche. “Forse questa storia sta prendendo una piega che nemmeno noi possiamo controllare…infondo siamo sempre state collegate a quei tre…questa cosa mi fa paura…” commentò. “I sentimenti vanno al di la di qualsiasi distanza Herm…il corpo potrà stare fermo, però il cuore può viaggiare dovunque…” esordì Giulia. La castana sorrise divertita. “Ecco che il cervello di Giulia è resuscitato…rincuorante no?” la punzecchiò. L’amica la spintonò di poco. “Di quello che ci siamo dette in questa stanza Harry non dovrà sapere nulla…” decretò ancora Hermione. Anna la guardò fissa. “Anche Ron…” aggiunse. Il prefetto sospirò. “Ok…anche Ron…per Merlino quanto siete pignole!” sbottò. Le altre due ridacchiarono. Di sotto i diretti interessati avevano preso esempio dalle ragazze. Ed erano finiti su discorsi simili. “Hey amico, ti ricordo che a casa c’è mia sorella che ti sta aspettando…” commentò apposta Ron. Per poi inghiottire un’abbondante manciata di cereali al miele. Harry sospirò. “Lo so Ron…e con questo?” rispose. Il rosso lo guardò serio. “Stai lontano da Giulia…” esordì spiccio. Il moro arrossì. “Non…non ho fatto nulla Ron…è solo un’amica…qui tutti a parte tu ed Hermione siamo solo amici…” rimbeccò a disagio. Il tono vagamente isterico e la grammatica carente però facevano presupporre tutt’altro. Ron scosse la testa. “Harry, piantala…lei vuole Piton, non so come, però vuole lui…e tu hai Ginny…se vuoi un appoggio morale ti approvo, però quando ti avvicini troppo potrei avere reazioni inconsulte…” lo minacciò. Harry era basito. Da quando il suo migliore amico arrivava a parlargli in quel modo? E soprattutto perché il suo tono assomigliava pericolosamente a quello di Hermione? “Andiamo Ron, non crederai che possa avere certi interessi per Giulia…” cercò di sviarlo. Il rosso lo guardò ancora truce. Il modo in cui sbranava i cereali non aveva nulla di buono. “Sto solo dicendo che da quando siamo qui sei diventato improvvisamente la sua ombra…” commentò solo. Dapprima Harry storse il naso. Poi d’improvviso gli venne un dubbio. “Ron…non sarai mica…geloso?” osservò. Ron sobbalzò sulla sedia. Per poco si strozzò con i cereali. Ecco la conferma dei dubbi. “Andiamo, non dire fesserie Harry! Noi siamo migliori amici…non c’è gelosia!” cercò di smentire il rosso. Il moro lo guardò poco convinto. Anche se era sollevato di aver cambiato punto centrale del discorso. Nel mentre si sentì rumore di passi dalle scale. Dopo l’ipotesi del Prescelto Ron tornò alla sua colazione. Quindi le chiacchiere si bloccarono. I tre Uragani scesero come se anche loro non avessero effettivamente parlato di nulla. Però nell’aria cera il vago sentore che qualcosa nella forzata convivenza non andava. Per il bene comune però il gruppo sorvolò l’argomento. Appena Hermione ed Anna ebbero finito di fare colazione la combriccola si spostò in salotto. Il prefetto era armato di block notes e penna per appuntare ogni minima idea. A quanto pareva il loro obbiettivo era nelle mani della Umbridge e loro avrebbero dovuto prenderlo in qualche modo. “Potremmo appostarci fuori dal Ministero e spiare le persone…” commentò ingenuamente Giulia. Hermione la guardò poco convinta. “Un po’ di Pozione Polisucco ed è fatta no?” intervenne anche la castana. Ron storse il naso. “Non seguo il nesso…” sbottò. Il prefetto sorrise comprensivo. “Dobbiamo infiltrarci al Ministero Ron…e l’unico modo per farlo è fingerci degli impiegati…” spiegò spiccia. “Massì, buttiamoci fra le braccia del nemico, dai!” ironizzò il rosso. Anna gli tirò uno spintone. “Però dovremo stare uniti e siamo in cinque…daremo troppo nell’occhio…” osservò Harry. “Qualcuno rimarrà nei paraggi di guardia…” risolse subito la castana. Che già gongolava. Ron la guardò scettico. “Facile scusa per non partecipare alla spedizione…” la rimproverò. L’altra gli fece la linguaccia. “Bambini, basta…stiamo parlando di cose serie…” li richiamò Hermione. Il rosso la guardò offeso. “Quanto ci vorrà per elaborare un piano concreto?” chiese Harry. Il prefetto alzò le spalle. “Già da settimana prossima potremmo iniziare lo spionaggio e nel mentre elaboreremo un piano…forse già per fine mese cel’avremo fatta…” provò ottimista. “Dicevi così anche per le ricerche di Storia della Magia…‘vedrete, ci metteremo massimo due ore!’ e poi passavamo il pomeriggio in biblioteca…” le fece il verso Anna. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Perché una cosa sia fatta bene ci vuole tempo…è per questo che ho stimato dei tempi molto approssimativi ed ottimistici…ci potrebbero volere anche due mesi…” rimbeccò. Harry tossicchiò. “Non ce li abbiamo due mesi…” precisò. Il prefetto tirò un urletto esasperato e si alzò. “Voi mi bloccate l’estro creativo! Devo definire i dettagli!” squittì. Poi si trasferì in cucina per starsene in santa pace. Giulia fece segno ai rimanenti di avvicinarsi. “Hey, ve lo ricordate vero che il 19 è il compleanno di Hermione? Sicuramente l’operazione più attendere la fine del mese no?” fece notare. Harry sobbalzò. Era stato talmente preso dalla missione che si era perfino dimenticato del compleanno imminente. “A me basta che non abbia un esaurimento nervoso prima…non c’è della camomilla fra le provviste?” commentò divertito Ron. Giulia scosse la testa divertita. Parlarono del compleanno fino a che la diretta interessata tornò in salotto. Grazie a quel piccolo dibattito si dimenticarono perfino le incomprensioni avute fino a qualche ora prima. E il gruppo poté riunirsi in una silenziosa pace comune. Anche se tutti sapevano che ci sarebbe stato un punto in cui non avrebbero potuto far altro che affrontare i loro screzi.
La situazione sarebbe dovuta essere migliore a molti chilometri più in la. Fra le mura di un castello che effettivamente sentiva la mancanza del gruppo fuggito. Il primo giorno di lezioni ad Hogwarts era stato affascinante per quelli del primo anno. I primini Serpeverde erano ancora scossi dalla discussione in Sala Comune della sera precedente e stavano alla larga da tutti quelli dell’ultimo anno. Il banchetto della colazione era stato come al solito ricco di pietanze e c’era chi ancora non si era abituato a vedere la figura del nuovo preside al posto di Silente. E più si osservavano i Mangiamorte insegnanti, più si capiva quanto fossero ignoranti e rozzi. Ma il regime di terrore era talmente presente nell’aria che al minimo gesto del preside ogni studente si bloccava. Draco si sentiva enormemente strano. Non era mai stato così tanto in compagnia dei suoi compari Serpeverde. Invece quella mattina si era mosso in branco con quelli del suo anno. Millicent e Pansy, Mark, Jamie, Blaise e Sam. Tutti uniti in una accordo tacito. I Grifondoro li guardavano con chiaro disprezzo e Mark si sentiva enormemente a disagio. Era troppo anche per lui interpretare la parte dell’indifferente ogni ora. Avrebbe tanto voluto avere accanto la sua Hermione. Infondo gli anni passati le divergenze fra le case si erano affievolite, ma in un solo giorno sembrava essere tornati anni indietro. Dopo pranzo il settimo anno Serpeverde era impegnato in una doppia ora di Trasfigurazioni. Anche se per loro la McGranitt non era esattamente la professoressa preferita, era rincuorante vedere una faccia amica. Anche se piuttosto rugosa. Però c’era sempre quell’alone di malinconia che aleggiava nelle classi. Il banco vicino a Draco era rimasto vuoto. Pansy aveva una mezza idea di occuparlo, però alla fine si era seduta al solito posto infondo con Millicent. Dopotutto aveva fatto pace con il trio di uragani l’anno prima e, come la tavolata di Grifondoro non aveva occupato il loro posto nei tre pasti passati, lei non aveva nessun diritto di sedersi in quello che era sempre stato il banco di Anna. Si sentiva estremamente confusa. Tre anni prima avrebbe fatto i salti di gioia a non aver più la Haliwell intorno. Soprattutto perché così Draco sarebbe stato tutto suo. Ma come aveva già detto alla castana mesi prima, oramai il biondo non le interessava più. Le dispiaceva quasi di non aver nessuno con cui battibeccare ad ogni occasione buona. La McGranitt aveva ripreso a spiegare il programma di quell’anno. Draco però non aveva nessuna voglia di ascoltare. Scribacchiava il foglio e si voltava verso il banco accanto a lui. La McGranitt aveva anche pensato di richiamarlo più volte, ma aveva evitato. Come aveva anche evitato di fare osservazioni sul fatto che Mark fosse seduto in prima fila, al posto di Hermione. Pur avendo mille pensieri per la testa la professoressa spiegava imperterrita. Finché la porta dell’aula si aprì senza nemmeno un avvertimento. Alecto entrò. La McGranitt richiamò tutto il suo contegno per non sbatterla fuori. La Mangiamorte scrutava gli studenti. Che nello stesso momento la guardavano atterriti. “Buon pomeriggio professoressa Carrow…a cosa devo la sua visita?” si sforzò la professoressa. Sentendo odio profondo nel dover dare il suo stesso titolo di docente a quella assassina. Alecto grugnì. Poi fermò gli occhi su qualcuno. “Il preside Piton mi manda a prendere uno studente…è ufficialmente convocato nel suo ufficio…” gracchiò. Gli alunni rimasero col fiato sospeso. Da qualche posto indietro Dean Philips ghignò. “Draco Malfoy…” lo chiamò ancora la Mangiamorte. Il biondo sobbalzò udendo il suo nome. “Come vede siamo nel bel mezzo di una lezione… il signor Malfoy potrà raggiungere il Preside alla fine dell’ora…” decretò stizzita la McGranitt. Alecto la guardò truce. “Se il Preside Piton da un ordine, va eseguito subito!” sentenziò. La professoressa trattenne un sospirò esasperato. “Avanti signor Malfoy, segua la professoressa Carrow…appena avrà finito torni in aula…” acconsentì. Draco si alzò di malavoglia. Dai Grifondoro si sentì un bisbiglio. Con passo spedito il Serpeverde raggiunse Alecto. Così si misero in marcia. “Che cosa vuole da me Piton?” sbottò poi lui. “Preside Piton…un po’ di rispetto…” sibilò l’altra. Malfoy sbuffò. “Dunque?” chiede ancora. La Carrow rimase in silenzio per tutto il tragitto. Solo quando arrivarono davanti all’ufficio del Preside aprì bocca. “Ha detto che vuole parlarti…” rispose infine. Draco la guardò strabuzzando gli occhi. Poteva esistere una donna più inutile? Nel mentre quest’ultima aveva bussato. “Si?” rispose secco Piton. “Sono Alecto…ti ho portato Draco come mi avevi chiesto, Severus…” raccontò lei. Con una certa vena di esagitazione nella voce. “Ora puoi anche andare…” la congedò lui semplicemente. Il biondo nascose un ghigno nel vedere la faccia delusa di Alecto. Nemmeno un ringraziamento. Imbronciata la donna se ne andò. Draco invece entrò piano nell’ufficio. Piton era seduto alla scrivania. Attorniato da un mare di scartoffie. “Voleva vedermi prof?” commentò curioso il biondo. Andandosi a sedere nella sedia di fronte a lui. Severus lo scrutò. “Veda di abbandonare quel suo atteggiamenti di strafottenza signor Malfoy…” lo rimproverò. Draco storse il naso. “Che cosa ho fatto ancora?” sbuffò. Piton appoggiò la piuma e incrociò le mani davanti a se. Con i gomiti appoggiati alla scrivania. “Ieri sera sono stati denunciati schiamazzi proveniente dalla Sala Comune Serpeverde…le risulta qualcosa signor Malfoy?” sibilò. Il biondo trasalì. “Quell’idiota di Dean Philips…” soffiò. Il Preside sospirò esasperato. “Non è stato il signor Philips, ma Alecto…” spiegò. Draco sobbalzò. “Comunque era talmente ubriaca che non è stato difficile convincerla in delle allucinazioni sonore…” aggiunse poi Piton. Il biondo tirò un sospiro di sollievo. “Si può sapere cosa le passa per la testa?” rimbeccò ancora l’uomo. Draco alzò le spalle. Odiava essere tornati a quel torno informale. “Lo sa benissimo cosa mi passa per la testa prof…e questo è l’ultimo posto in cui vorrei stare…” sbottò. Severus inarcò un sopracciglio. “Il primo giorno di lezioni e già così insofferente signor Malfoy? Eviterei questi capricci se fossi in lei…” lo rimproverò. Il biondo si strinse nella sedia. “Non c’è stata nessuna rissa comunque…è solo che Dean Philips stava inculcando nella testa dei primini cose sbagliate…e poi ha iniziato a provocare me e Mark…è stata solo difesa verbale…e qualche spintone…” raccontò. Piton scosse la testa. “Non è concessa nemmeno la difesa verbale signor Malfoy, dovrebbe saperlo…si rilegge il regolamento consegnato ieri…” rispose acido. Draco sbuffò. “Ha visto anche lei che i loro posti sono sempre vuoti?” disse poi d’improvviso. Il Preside lo ignorò. “Non l’ho convocata qui per parlare di questo…l’episodio di ieri non si deve ripetere, intesi? Altrimenti sarò costretto a prendere provvedimenti seri…” lo avvertì. Il biondo non rispose. La sua attenzione era stata attirata da un foglio alla sua sinistra. C’era un elenco di indirizzi. Ed alcuni erano cerchiati. Cercando di non farsi notare occhieggiò ancora un po’. E capì che quelli erano i posti dove erano stati mandati gli altri Mangiamorte. I due più sottolineati erano Godric’s Hollow e Grimmauld Place. “Mi sta ascoltando o è tornato nel suo mondo dei sogni? Signor Malfoy?” lo chiamò per l’ennesima volta Piton. Draco sbatté le palpebre per riprendersi. “Certo…non succederà più…” biascicò. Il Preside sospirò esausto. “Ci credo poco…avanti, ritorni a lezioni e non faccia sosta in qualche angolo del castello…” lo congedò. Il biondo si alzò e uscì dall’ufficio. Nella sua mente impressi gli indirizzi. Si ricordava benissimo che significato avessero. Forse ne doveva parlare con Mark? L’importante per quel momento però era tornare in aula. Aveva trovato il modo di impiegare i fogli in modo utile.
Nella stessa atmosfera passarono i giorni. A Grimmauld Place la convivenza era stata alleggerita dall’elaborazione del piano sul Ministero. Hermione scriveva così tanto da farsi venire i crampi alla mano. E Giulia preparava dosi abbondanti di thè e caffè per tutti. Era quasi finita la settimana e il gruppo era come al solito in salotto. L’ora di cena era appena passata e nemmeno il prefetto aveva più la forza per tenere in mano il block notes. I Tre Uragani stavano vicino alla finestra. Sbirciando di tanto in tanto il cielo fuori. Facendo a gara a scoprire le stelle che poco a poco apparivano. La casa era ancora sorvegliata. Ma era tutto piuttosto tranquillo. Harry stava sdraiato sul pavimento. La testa su un cuscino. Ron leggeva l’ennesima rivista trovata in camera di Sirius. Il silenzio regnava in casa. Non si sentiva nemmeno lo scalpiccio dei passi di Kreacher. Sembrava che il trio fosse assorto nella contemplazione del cielo. Però ognuna aveva i propri pensieri. Hermione era stufa di pensare al piano. La mano le tremava al sol vedere la penna. Aveva scritto tanto. E lo aveva fatto per distrarsi. In realtà non vedeva l’ora arrivasse il suo compleanno. Così avrebbe potuto essere indipendente. Non era il massimo ricorrere alle sue amiche o al suo ragazzo per ogni magia. Però allo stesso tempo era triste. Avrebbe voluto una festa. Avrebbe voluto ricevere a scuola la torta da sua madre. Avrebbe voluto festeggiare con tutte le persone a lei care. Mentre Anna pensava alla scuola. Per la prima volta le mancava la routine scolastica. La quotidianità di questa fase da fuggitiva non la entusiasmava. Il massimo che poteva fare era prendere il mantello e andare al locale che aveva scoperto Giulia. Ci era già stata un pomeriggio. Ed aveva preso cibo d’asporto per tutti. Infine la stessa Giulia. Il cui pensiero andava al suo Patronus. avrebbe voluto avere una risposta ma sapeva che Piton era un uomo prudente. E poi doveva svolgere il suo nuovo mestiere. Tutto ciò era così avvilente. Senza accorgersene quest’ultima iniziò a canticchiare un suono. Le amiche la guardarono. Conoscevano quella melodia. “I can still recall our last year, I still see it all…walks along the lake, laughing in the rain…our last year, memories that remain…” iniziò a cantare la ragazza. Harry alzò di poco la testa. Hermione chiuse gli occhi. “We made our way along the corridor and we sat on the wall by the Howarts’ Castel…I was so happy we had met, it was the age of no regret, oh yes...” si lasciò sfuggire. Ripensando a quante volte si era ritrovata a tarda ora in compagna del suo migliore amico. A parlare. Scherzare. Tutto fra le mura sicure della scuola. Ron alzò le iridi dalla rivista. Anna alzò le spalle. “Those crazy years, that was the time of the friendship-power…but underneath we were afraid of changes, of become alone, a fear of slowly dying…we took the chance like we were dancing our last dance…” aggiunse. In ricordo delle volte in cui si pensava ai cambiamenti come lontani. Con l’immensa paura di doverli affrontare. Le amiche si guardarono ancora. “I can still recall our last year, I still see it all...in the tourist jam, in the London’s streets...our last year walking hand in hand...” cantò nuovamente Giulia. Tornando con la mente a quei sabato sera passati fra la gente. A braccetto con l’uomo che le organizzava sempre quelle stupende serate. Harry e Ron si guardarono poco convinti. “Hogsmeade restaurants, our last year...morning croissants, living for the day, worries far away...our last year, we could laugh and play...” cantarono le tre all’unisono. Poi Anna alzò gli occhi al cielo quasi buio. “And now were are they? In London, in the Malfoy Manor, or maybe in the Hogwarts’ Castle?” si chiese. “How sad it seems...” aggiunse amara Hermione. Giulia prese il suo ciondolo e lo tenne stretto fra le mani. “Where is the prince of my dreams?” sussurrò. Harry storse il naso. “A occupare il posto dell’uomo che ha ucciso solo qualche mese fa...” rispose acido. Il prefetto lo guardò male. “I can still recall our last year, I still see it all...” ripetè Anna. Ron osservò Hermione. “In the tourist jam, in the London’s streets...our last year, walking hand in hand...” cantarono assieme le ragazze. Prendendosi per mano. Il prefetto appoggiò la testa sulla spalla di Giulia. “I can still recall our last year, I still see it all…walks along the lake, laughing in the rain…our last year, memories that remain…” conclusero tristemente. Poi il silenzio tornò a piombare nella casa. La canzone non aveva fatto che peggiorare la situazione. Anna si alzò di scatto. “Andiamo al Jackson Hole?” propose. “Non ci state in tre sotto al Mantello…” le ricordò Harry. Ron si stiracchiò. “Mione ce ne andiamo a dormire?” commentò. Il prefetto lo guardò truce. “Ron, non sono nemmeno le nove e mezza! Magari prima leggo un libro…” rifiutò. La castana sbuffò. “Voi fate quello che volete…io me ne vado da Jackson…volete cibo?” chiese ancora. “Non strafogarti troppo altrimenti poi starai male tutta la notte…” le ricordò ancora Hermione. “Si mamma Granger…tu Giulia vuoi qualcosa?” ripetè Anna. La ragazza alzò le spalle. “Magari più tardi esco approfittando del buio e ti raggiungo…tanto passo inosservata…” disse solo. La castana annuì e andò a prendere il Mantello. “Non tornare tardi!” le raccomandò subito il prefetto. Anna sbuffò e si smaterializzò. Per poi ritrovarsi direttamente nella stradina dopo Grimmauld Place. A quell’ora non c’era nessuno in giro e quindi poteva benissimo comparire dove voleva. Era il bello di stare in un posto così anonimo. Quello che però la castana non sapeva è che quella sera l’aspettava qualcuno. Fuori dal locale stava una figura in piedi. Era appoggiata al muro e si guardava in giro aguzzando la vista. Dentro al locale non c’era quasi nessuno. Però lui era sicuro che lei sarebbe arrivata di li a poco. Era stata una faticaccia arrivare fino a li. Senza contare scoprire tutti i particolari. Ho urlato così tanto che mi scoppia la testa, e quindi te ne sei andata subito. Anna andava avanti a ritmo cadenzato di anfibi. Si era tolta il Mantello giusto per non apparire subito davanti al locale. Con pochi passi era finalmente arrivata. Avrebbe ordinato una porzione di patatine fritte e un frappé al cioccolato. E magari avrebbe anche letto il giornale babbano. Mi esce un po' di sangue dalla mano destra, c'è un segno lì sul muro, pensa te che stupido. Finalmente la figura la vide. Si appiattì sul muro in modo da confondersi nel buio. La castana arrivò davanti alla porta. Allungò una mano per aprirla. Però prima ancora di toccare la maniglia si sentì afferrare da qualcosa. D’istinto sollevò una gamba per dare la punta del suo anfibio diretta nei denti all’aggressore. Questo era preparato. E lo schivò. Per poi tirare Anna subito a se. Quando quest’ultima riconobbe il profumo si pietrificò. O ti amo o ti ammazzo, pioggia che annega ma rinfresca, sei una chicca che mi fotte la testa, o ti amo o ti ammazzo, il tuo ragazzo è pazzo. “Non ti è passato per l’anticamera di quel cervellino Haliwell che hai una bacchetta?” la prese in giro il biondo. La castana boccheggiò. Era totalmente stupefatta. Forse era inciampata senza accorgersene ed aveva perso i sensi. E ora si stava immaginando tutto. “Tu sei una proiezione della mia mente…” osservò convinta. Draco rise. “Tu non hai una mente razza di irresponsabile!” la rimproverò. Anna sbuffò. O parliamo ci pestiamo scegli uno, o ti amo o ti ammazzo, ti amo, ti ammazzo, comunque qua in mezzo non capisco più. “Decisamente sei troppo realistico per essere solo un’illusione…” osservò poi la castana. Il biondo la osservò. Erano a poca distanza dalla porta e la luce fioca del neon li investiva a malapena. Anna aveva il trucco sbavato. La frangetta a filo con gli occhiali. E le iridi che lo scrutavano a sua volta. Si vedeva che era ancora diffidente. “Vuoi la prova che sia io?” le disse. La castana si morse il labbro inferiore. Poi annuì. Draco si chinò fino a sfiorarle l’orecchio. Anna sentì il suo respiro vicino e ebbe un brivido alla schiena. “Ti sei tatuata la mia iniziale ai tuoi diciassette anni e io ho fatto lo stesso con la tua…” iniziò a dire il biondo. Un calcio al muro sbatti la porta via dai miei pensieri, butto la borsa dalla finestra come zarri veri. La castana lo guardò ancora diffidente. “Il nostro anniversario è la Vigilia di Natale perché ci siamo messi assieme la sera del Ballo del Ceppo…dopo che tu mi hai dato uno schiaffo…” continuò Draco. Anna non cambiò espressione. “Dimmi qualcosa che non sa tutta Hogwarts…” soffiò. Il biondo sorrise. “Quando dormi tendi a rannicchiarti nell’angolo…però subito dopo vieni da me e ti accoccoli come una bambina…” le sussurrò. La castana arrossì. Già dall’insistenza aveva capito che era veramente il suo Draco. Però non riusciva a capacitarsi del perché fosse li. Grida grida fino a che un ghisa chiama i carabinieri, non sei la stessa tipa con cui ho dormito ieri. Il biondo la teneva ancora per i polsi. “Non dovresti essere qui…” osservò Anna d’improvviso. Il Serpeverde la guardò scettico. “Senti da che pulpito viene la predica…da quella che sparisce, si tuffa in una missione suicida e non mi manda nemmeno un biglietto per farmi sapere che è al sicuro…” soffiò. La castana abbassò lo sguardo in colpa. “Non potevo…ho promesso…” disse solo. Draco sbuffò. “Cosa faresti pur di non ammettere che sei in torto…Anna, qui non stiamo parlando di uno stupido ritardo ad un appuntamento…sei sparita! Ho passato giorni a chiedermi dove fossi e se stessi bene!” sbottò. Anna rimase immobile. In effetti era in torto. E si era appena resa conto che il biondo era davvero davanti a lei. Non era un ricordo della sua immaginazione. Cos'hai sei annoiata, hai la luna girata, io a inizio giornata, non voglio nessuna menata. “Anna mi stai ascoltando?” la richiamò ancora secco Draco. La castana sobbalzò. “Sei stata un’irresponsabile! Guardo ogni giorno il giornale sperando che non ci sia la tua foto fra i ricercati!” ringhiò quasi il biondo. Anna rimase sbalordita. Nella sua voce c’era un tono isterico. Ma non un isterismo esasperato. Un isterismo provocato da qualcos’altro. Forse Draco aveva pensato al peggio? Femmina fino in fondo tu hai il problema, io sono lo stronzo, mi dico che non ti ho dentro, ento e penso. La castana si avvicinò piano. Si liberò dalla sua presa e gli poggiò una mano sulla guancia. “Draco calmati…io sono qui e sto bene…” cercò di tranquillizzarlo. Il biondo sospirò. “Non avere paura…” gli sussurrò ancora. Draco la guardò poco convinto. “Come faccio a non avere paura Anna? Tu sei…” iniziò a dire. “…una Mezzosangue…” completò con voce tremula Anna. Il biondo scosse la testa. “…la mia futura moglie…” la corresse. Prendendole la mano con l’anello. La castana sentì le lacrime salire. O ti amo o ti ammazzo, pioggia che annega ma rinfresca, sei una chicca che mi fotte la testa, o ti amo o ti ammazzo, il tuo ragazzo è pazzo. Draco la trafisse con gli occhi color ghiaccio. E Anna non resistette più. Con uno scatto saltò fra le sue braccia. “Sei una mocciosa irresponsabile…” la rimproverò lui. Senza cattiveria. Con un grande sorriso sulle labbra. Si era detto mille volte che non doveva fargliela passare liscia. Però alla fine andava sempre così. Haliwell vinceva contro Malfoy. E poi se la rimproverava avrebbe dovuto beccarsi una raffica di pugni degna del miglior wrestler. O ti amo o ti ammazzo, il tuo ragazzo è pazzo, o parliamo ci pestiamo scegli uno. La castana lo strinse forte. Era immersa nel suo profumo. Come la prima volta in cui lui si era intrufolato nei dormitori femminili Grifondoro. Ed era rimasto a dormire da lei. Quando sen’era andato Anna era rimasta fra quelle lenzuola. Abbracciata al cuscino. A pensare a quanto fosse bello svegliarsi con il biondo accanto. O ti amo o ti ammazzo, pioggia che annega ma rinfresca, sei una chicca che mi fotte la testa, o ti amo o ti ammazzo, il tuo ragazzo è pazzo, non sa più quello che fa ma tu. “Come hai fatto a sapere che ero qui?” chiese d’improvviso lei. Draco alzò le spalle. “Intuito…” ghignò. Ma Anna non ci cascava. “Piton ha fatto qualche ricerca e tu hai sbirciato fra le sue carte…” ci azzeccò. Il biondo fece finta di niente. “Non sapevo veramente che fossi qui…ti ho cercata a caso praticamente…” commentò ancora. La castana sorrise. “Sicuro che non ti ha visto nessuno?” chiese. Draco la guardò quasi offeso. “Hai molta fiducia in me vedo…” sbuffò. Anna ridacchiò. “Se ci trovano Herm darà di matto lo sento…non vorrei che fosse per causa mia…anche se credo che sia solo questione di giorni…” spiegò. Il biondo storse il naso. “Non dovresti parlare di certi argomenti così alla leggera…” la rimproverò. Ma la castana era troppo felice per dare un qualsiasi peso alle proprie parole. La mia preferita per sempre resterai, però mia amica non lo saresti mai, noi non vogliamo saluti o buri o un altro numero in rubrica, noi vogliamo la carne le labbra, poi sento le chiavi nella serratura, e mi rassegno al fatto che io in questa vita. “Mi devi raccontare un sacco di cose, dico bene?” fece notare ancora Anna. Erano ancora abbracciati. “Anche tu…e mi devi anche spiegare un sacco di cose…in primis perché vivi con Potter…” soffiò Draco. La castana gli fece segno di stare zitto. “Non dire quel nome…e poi qui non possiamo…entriamo, saremo al sicuro…” esordì. Ma il biondo era scettico. “Dici così solo per farti offrire la cena…” osservò. Anna ghignò senza ritegno. “Mi dispiace mio caro ma qui funzionano solo soldi babbani…per una volta sono io ad offrire…” rimbeccò soddisfatta. Poi lo prese per mano e lo condusse dentro al locale. Scelsero il solito tavolino che occupava chi usciva da Grimmauld Place. Come sempre Mandy raggiunse il tavolo e chiacchierò per qualche minuto con la castana. Per prendere poi le ordinazioni. Ignara del fatto che il ragazzo fosse considerato il membro di una setta di assassini. E la ragazza una ricercata. O ti amo o ti ammazzo, pioggia che annega ma rinfresca, sei una chicca che mi fotte la testa, o ti amo o ti ammazzo, il tuo ragazzo è pazzo.
La notte calò in fretta. Le vie erano oramai disabitate e le luci delle case si spegnevano pian piano. Per essere fine estate il buio nascondeva fin troppe cose. Di questo aveva approfittato Giulia. Che camminava tranquilla fra le vie dello spettrale paesino. Anche se Hermione era contraria che uscissero senza Mantello dell’Invisibilità, lei era dell’opinione che ci si potesse nascondere bene durante la notte. Di certo il prefetto non sarebbe mai uscito così tardi, nonostante avesse approfittato già dell’oscurità in tutte le avventure illecite avute con loro ad Hogwarts. A pensarci bene Hermione non era mai uscita da Grimmauld Place. Forse non voleva dare l’idea a Ron di voler stare sola. Giulia un po’ la capiva. Però non sarebbe mai riuscita a chiudersi in casa. Quell’alone di responsabilità che aleggiava aveva iniziato ad opprimerla. Per fortuna aveva già avvertito Anna che l’avrebbe raggiunta. Aveva chiesto anche al prefetto di andare ma ovviamente lei aveva rifiutato. Forse era già andata a dormire. Invece Giulia se ne trotterellava tranquilla. Addirittura con le cuffie nelle orecchie. Superato l’ammasso di Mangiamorte davanti a casa non c’erano pericoli. E se si fosse presentato qualche maniaco ubriaco lei avrebbe saputo come stenderlo in meno di dieci minuti. Le mancavano i tempi d’oro degli Uragani. La verità è che le mancava la scuola. Aveva appena svoltato l’angolo e le case avevano iniziato a farsi meno vicine. Si intravedeva già qualche spiazzo con erba e alberi sparsi. Nella sua mente poteva vedere già la luce traballante della porta del Jackson Hole. E Anna immersa in una montagna di patatine fritte. Arrivata finalmente all’inizio della via però la ragazza notò qualcosa. Le sembrò di vedere dei cespugli muoversi. Giulia scosse la testa divertita. Quello era il tipico sfondo dei film horror e la suggestione poteva giocarle brutti scherzi. Quindi non ci fece particolare caso e si limitò solo a spegnere l’mp3 e a continuare il suo cammino. Era esattamente in mezzo alla via e tutte le case avevano le luci spente. I lampioni erano disseminati qua e la e alcuni erano addirittura fulminati. I can be tough, I can be strong, but with you, It's not like that at all. La ragazza si guardò ancora in giro. Scrutava attentamente nel buio. Non c’era nemmeno da escludere che Anna volesse farle uno scherzo. Sapeva che l’amica adorava spaventare. Non per nulla aveva passato gli ultimi anni a canticchiare canzoni stridule nei sotterranei per far scappare i poveri primini. Un rumore distrasse Giulia dai ricordi. Ancora cespugli. Possibile che ci fosse qualche animale in agguato? There’s a girl who gives a shit behind this wall, you just walk through it. La ragazza si avvicinò di più al ciglio della strada. Iniziò a fare versi per vedere se si trattasse di un gatto. In genere le era sempre capitato di essere seguita da qualche micio randagio. Nessun miagolio però le rispose. Giulia sorrise divertita. Eppure aveva una sensazione strana. Subito riprese a camminare. Ma dopo qualche passo già il rumore si ripresentò. Stavolta lo scroscio era più forte. “Anna, non sei divertente…e soprattutto non mi fai paura…” sbottò la ragazza. Doveva ammettere però che non era molto convinta. And I remember all those crazy thing you said, you left them running through my head, you're always there, you're everywhere but right now I wish you were here. Il rumore si fermò di colpo. Solo qualche lieve fruscio. Era come se la presenza non volesse essere trovata. Giulia era sempre più convinta che fosse l’amica. Così prese coraggio e si allontanò dalla strada. Per andare a sbirciare fra i cespugli. Mancavano pochi passi alla meta quando qualcosa sbucò dall’albero vicino. E si allontanò piano. Alla ragazza parve di vedere qualcosa di svolazzante. All those crazy things we did, didn't think about it just went with it…you're always there, you're everywhere but right now I wish you were here. “Ti ho visto oramai Anna…non costringermi ad inseguirti perchè non ne ho voglia…” la minacciò divertita Giulia. Ma non le rispose la voce della castana. Sembrava che la cosa si fosse fermata. Forse non voleva fare altri movimenti che facessero vedere dove fosse precisamente. Oppure stava ragionando sul da farsi. La ragazza iniziò ad avvicinarsi piano. Concentrata com’era sul punto in cui si era appostata la figura l’ultima cosa che guardava erano i suoi piedi. E di conseguenza il terreno con una bella radice che spuntava proprio davanti a lei. Così Giulia proseguì, inciampò e rotolò in avanti. Finendo proprio nel punto che prima aveva osservato con tanta attenzione. “Che male!! Anna questa me la paghi…” si lamentò. Quando però riaprì gli occhi la ragazza si bloccò. Era come se avesse trovato uno spettro davanti a se. Uno spettro alto, dal mantello nero svolazzante e dagli occhi color pece. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you here, here, here…I wish you were here. Giulia sbatté le palpebre un pò di volte. Era incredula. Piton rimase immobile. Era rimasto fermo diversi minuti per capire cosa fare. Aveva pensato di scappare subito. Però non cel’aveva fatta. I due si osservarono per qualche interminabile secondo. Poi fu lui a interrompere il silenzio. “Si è fatta male signorina Wyspet?” le chiese soltanto. La ragazza occhieggiò. Non ci poteva credere. Che fosse un’illusione della sua mente? Forse un segno di esaurimento nervoso. “Signorina Wyspet mi vuole rispondere?” la chiamò acido Severus. Giulia sorrise. Quel tono. Quello sguardo. Non era un’illusione. Era sicuramente lui. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you, near, near, near…I wish you were here. La ragazza sentì il cuore fremerle nel petto. Era felice. Confusa. Turbata. Gli occhi le diventarono lucidi. Piton la osservava preoccupato. D’improvviso limpide lacrime iniziarono a rigare le guance di Giulia. L’uomo le tese subito una mano per rialzarsi. Preoccupato che si fosse fatta veramente male. Lei però la afferrò. Ma invece di tirarsi su lo trascinò sul terreno. Severus finì in ginocchio. E subito la ragazza gli si gettò al collo. Singhiozzando. I love the way you are, it's who I am don't have to try hard…we always say, say like it is and the truth is that I really miss. Di certo Piton si aspettava una reazione. Ma non così. Quelle lacrime erano causa sua. E si odiava per questo. “Signorina Wyspet si calmi…non c’è bisogno di piangere…” cercò di tranquillizzarla. Quante volte le aveva detto quella frase negli ultimi anni. Giulia però non smetteva. “Tu…tu sei qui con me Sev…ecco perché piango…pensavo che non ti avrei rivisto…per…per tanto tanto tempo…” singhiozzò ancora. Il professore scosse la testa. Facendosi trovare le aveva fatto ancora del male. Non era venuto per lei. Ed era ciò che lo spaventava ancora di più. We always say, Say like it is and the truth is that I really miss. Dopo qualche minuto la ragazza si calmò. Non poteva credere alla fortuna di quell’incontro. D’improvviso le venne un dubbio. Che fosse successo qualcosa? Piano alzò la testa. Facendo incontrare le iridi nocciola ancora annacquate. Con quelle scure e profonde di Severus. Aveva qualcosa di strano in quegli occhi. “Sev…come…come mai sei qui?” sussurrò Giulia. Piton sospirò dolente. Di scatto si voltò. Rompendo la connessione dei loro sguardi. La ragazza strabuzzò gli occhi. Non era mai successo che lui reagisse così bruscamente. Forse era arrabbiato con lei. “Sono venuto a recuperare Draco…a quanto pare ha scoperto che voi siete qui…quell’incosciente…” spiegò secco il professore. Con tono freddo e pacato. All those crazy thing you said, you left them running through my head…you're always there, you're everywhere but right now I wish you were here. Giulia abbassò lo sguardo triste. Questo significava che se lei non fosse uscita non si sarebbero visti. E lui non l’avrebbe cercata. Allora le sue paure erano diventate realtà? Piton aveva davvero imparato a fare totalmente a meno di lei? D’altra parte Piton teneva ancora lo sguardo lontano dal suo. Sapeva che se avesse ripristinato quel contatto visivo si sarebbe arreso. Avrebbe dimenticato Draco e avrebbe passato le ore seguenti con la ragazza. Ma non era quello il suo compito. “Severus…” sussurrò Giulia. Distraendolo dai suoi pensieri. Il professore si voltò. E vide con sommo dispiacere che le lacrime avevano ripreso a scorrere sulle guance della ragazza. Stavolta però erano lacrime silenziose. “Severus…mi…mi odi ora?” gli chiese con la voce rotta. Piton sentì un colpo al cuore. All those crazy things we did, didn't think about it just went with it…you're always there, you're everywhere but right now I wish you were here. Si era comportato in modo troppo brusco. Aveva rimesso la maschera anche davanti a lei. L’unica ragazza con cui poteva essere se stesso. Con cui poteva sorridere. Stava facendo per la seconda volta la scelta del cretino. Draco glielo aveva ripetuto almeno cento volte. Il pomeriggio del bar a Diagon Alley. L’aver rifiutato a priori di dirle della carica di Preside. L’averla tagliata fuori dalla sua vita per proteggerla. Tutto quello che lui credeva fosse un bene per lei. In realtà la stava facendo soffrire ancora di più. E questa era l’ultima cosa che Severus voleva. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you here, here, here…I wish you were here. “Non pensarlo neanche Giulia…non potrei mai odiarti…per quale motivo dovrei?” le rispose. La ragazza strabuzzò gli occhi. “Sei tu piuttosto…sei tu che dovresti odiarmi…sono un completo fallimento…finora ho sbagliato tutto…” aggiunse lui. Ma Giulia scosse la testa. Senza aspettare un’altra parola gli prese il viso fra le mani. “Fai solo ciò che credi giusto Severus…lo fai per il nostro bene…sono io che sono scappata come un’irresponsabile…e sono io che ti faccio sempre preoccupare…come quando venivo nel tuo ufficio anche se rischiavo di farmi trovare dalla Umbridge…” gli disse. Piton la guardò. Gli occhi nocciola brillanti sotto la luce della luna. Senza pensare piegò di poco la testa. Per unire le loro labbra in un dolce bacio. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you near, near, near…I wish you were here. Giulia assaporò quel momento come se fosse stata nel deserto per mesi. E quella fosse stata l’acqua che aveva tanto cercato. Era felice. Di nuovo. Nel suo cuore si incontrarono mille emozioni. Aveva paura di essere in un sogno. Quando avrebbe riaperto gli occhi si sarebbe trovata di nuovo nel letto in quella polverosa stanza di Grimmauld Place. No, I don't wanna let go, I just wanna let you know that I never wanna let go…let go, oh, oh. Severus la tenne stretta a se. forse in cuor suo sperava che ciò accadesse. Altrimenti non si sarebbe precipitato li con la scusa di recuperare Draco. Se davvero fosse stato così coerente avrebbe dovuto andarsene appena vista la ragazza. E non continuare a seguirla nella speranza di non essere scoperto. Perché la realtà era quella. Voleva essere scoperto. Voleva averla vicino. Non sopportava l’idea di tornare nel suo ufficio ogni sera. Rimanere solo senza nessuno che irrompesse dalla porta ridendo e cantando. Salutandolo e trovando il modo di fargli spuntare un sorriso come solo lei sapeva fare. No, I don't wanna let go, I just wanna let you know that I never wanna let go…let go, let go, let go. I due si staccarono. Giulia era arrossita. Ma sulle labbra era rimasto un dolce sorriso. Piton la guardava. Senza più paura di cadere vittima dell’incantesimo di quegli occhi nocciola. “Scusa Sev…anche se mi avevi raccomandato di non fare sciocchezze ho fatto la peggiore delle cose che potessi scegliere…avevo paura che anche tu fossi arrabbiato con me…” sussurrò timida la ragazza. Il professore scosse la testa. “Quando l’ho scoperto avrei voluto farti una ramanzina come si deve…ma che sei un’incosciente lo sapevo già…non sono stato corretto nemmeno io…avrei dovuto dirti subito delle…novità…” rispose. Pronunciando con riluttanza l’ultima parola. Giulia sobbalzò. “È vero! Congratulazioni! Sei preside ora!” esclamò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Congratulazioni non è il termine più esatto signorina…” osservò acido. La ragazza arrossì per la gaffe. “Scusa…ecco…io…io l’ho scoperto dall’articolo di giornale…è per questo che ti ho subito mandato il Patronus…” spiegò. Piton sorrise intenerito. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Sei stata brava Giulia…” la lodò. La ragazza gonfiò le guance. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you here, here, here. “Però tu mi hai trovata lo stesso…” commentò. Il professore la guardò divertito. “Draco vi ha trovate…io mi sono limitato a fare delle ricerche…non volevo peggiorare la situazione facendovi scoprire…” raccontò. Giulia sorrise. Era un uomo così previdente. Si fermava a pensare a ogni dettaglio. “Comunque…davvero bella la foto sulla Gazzetta….professore…” lo punzecchiò. Severus la guardò truce. “Non è spiritosa signorina Wyspet…le ricordo che lei non si è presentata a lezione…dovrei trascinarla a scuola con la forza lo sa?” sbottò. La ragazza sospirò. “Verrei volentieri…” commentò. Piton però scosse la testa. “Credimi, non vorresti tornare ad Hogwarts per nulla al mondo…” esordì. Ma Giulia arrossì. “Io…io tornerei per te…” aggiunse timida. L’uomo tirò un profondo respiro. “Non ti farei mai venire in un posto del genere Giulia...non è più l’Hogwarts che conoscevi…” precisò con rammarico. La ragazza vide la malinconia nei suoi occhi. Così gli prese una mano e la strinse fra le sue. “Andrà tutto bene Sev…davvero ne sono sicura…” sussurrò. Era la prima volta da quando era scappata che quelle parole le sembravano così convincenti. I wish you were here. L’uomo non disse nulla. Si limitò a guardarla. Gli mancava tutta quella speranza. Quell’ottimismo. Infondo Giulia era quella che equilibrava la loro coppia. Tutto ciò che Piton non aveva glielo dava lei. Nonostante ciò lui non era riuscito a contaminarla col pessimismo e la poca fiducia negli altri. “Sai Sev…sia Fred che mio padre sono furiosi con me…avevo paura che anche tu lo fossi…” esordì la ragazza. Piton scosse la testa. “Temevo che avresti fatto una scelta simile Giulia…non così suicida, però lo avrei dovuto immaginare…” rispose solo. Giulia sospirò. “Mi dispiace di averti fatto preoccupare…spero che mi perdonerai…” disse ancora. L’uomo annuì intenerito. “E poi…non dovrei farti certe sorprese, alla tua età potrebbero essere fatali…” scherzò poi lei. Severus la guardò truce. “Sei davvero una ragazzina impertinente lo sai?” sbottò acido. La ragazza lo guardò. E gli si buttò fra le braccia. “Non sai quanto ho avuto paura che tu smettessi di volermi bene Severus…” confessò. Gli occhi chiusi per godersi fino infondo quella sensazione di protezione. Totalmente immersa nel suo profumo. Piton le diede un pugno leggero sulla testa. “Sei davvero sciocca Giulia…non potrei mai, dovresti saperlo…” la rimproverò. Giulia sorrise. Damn, Damn, Damn, what I'd do to have you near, near, near. “Sai…vorrei…vorrei poter stare per sempre così Severus…mi mancano le sere in cui venivo nel tuo ufficio…mi manca la scuola…ma soprattutto…mi manchi tu…” sussurrò timida. Severus sorrise. Le spostò il ciuffo ribelle. E le diede un bacio sulla fronte. Ma alla ragazza non bastò. Senza troppi complimenti alzò il viso. Per poi dare un bacio al professore. Piton la strinse a se ricambiando il gesto. Fregandosene dell’essere in mezzo a degli alberi. In un paesino sperduto. In piena notte. Ignorando completamente il motivo per cui era venuto. L’unica cosa a cui riusciva a pensare era l’inebriante profumo di zucchero filato. E gli occhi nocciola fissi su di lui. I wish you were here.
Poco più in la, al coperto, le cose si erano evolute in maniera differente. Dopo che Giulia era uscita, Hermione aveva accettato la proposta di Ron di andare a letto. Trascinando su anche Harry. Però solo mezzora dopo si era ritrovata seduta sul bordo del vecchio materasso. Liberata dall’abbraccio forzuto del rosso. Osservava il letto vuoto delle sue amiche con occhi vacui. La realtà era che il prefetto non vedeva l’ora che tornassero. Si dava anche della stupida. Perché avrebbe potuto accettare la loro offerta. E se avesse potuto fare magie forse si sarebbe alzata, cambiata e le avrebbe raggiunte. Era così difficile ammettere che non poteva stare tutti i giorni appiccicata a Ron? Ma soprattutto, che diamine le stava succedendo? Era talmente nervosa. Non faceva altro che scarabocchiare schemi sul block notes. Era concentrata solo sul piano del Ministero. E nel resto del tempo che faceva? Scambiava effusioni con il rosso. Hermione scosse la testa. Doveva ammettere che le mancavano quelle serate passate nei bar con le sue amiche. Perfino tornare a casa tenendo Anna ubriaca in spalla. Le mancava perfino la sua casa vuota al pomeriggio. Le mancava la vecchia vita. O semplicemente voleva tornare ad essere la ragazza spensierata che aveva imparato ad essere. Le sue amiche avevano avuto un grande contributo nella sua crescita come persona. Senza di loro sarebbe diventata una secchiona eccessivamente nevrotica, frustrata e noiosa. Ma un’altra parte della sua personalità era dovuta anche ad un’altra persona. Quella che nell’ultimo anno aveva saputo farle conoscere anche il lato maschile delle cose. Che l’aveva spronata e con cui aveva fatto a gara a chi avesse i voti più alti. Lo stesso ragazzo che si era dichiarato in biblioteca nelle vacanze di Natale. E di cui lei si era fidata tanto da farlo diventare il suo migliore amico. Hermione sospirò. Le mancava Mark. Fra poche settimane avrebbe compiuto diciassette anni. Ed il suo migliore amico non ci sarebbe stato. Ovviamente Ron non poteva capire. Anzi, era sicura che lui si sentisse sollevato di non avere il Serpeverde intorno. Nonostante fossero diventati amici. Il rosso era un gelosone. E Mark era un ragazzo a dir poco perfetto. Peccato che lei avesse scelto il bradipo. Il prefetto si guardò intorno. Si sentiva un po’ come quando si ritrovava da sola in dormitorio ad aspettare le amiche dopo i loro appuntamenti. Se arrivavano presto si spostavano tutte in un letto e si raccontavano le serate. Però negli ultimi tempi le era capitato sempre meno di dover aspettare da sola. Oramai era sempre trascinata da quell’irriverente ragazzaccio dal sorriso sghembo. Si ricordava di tutte le volte in cui le aveva tirato su il morale. E tutti i pomeriggi passati fra i libri. Tutti quei ricordi sembravano appartenere ad anni e anni di amicizia. Quando invece erano tutti concentrati nell’ultimo anno. E dire che lei prima di dicembre non l’aveva mai notato quel ragazzo così carino. Forse perché era troppo concentrata a piangersi addosso per Ron. Hermione si voltò di poco verso quest’ultimo. Dormiva beatamente. E tendeva un braccio verso di lei. Ogni tanto la mano si chiudeva e poi riapriva. Forse la cercava. Infondo avrebbe dovuto essere contenta. Aveva le sue amiche ed aveva il suo ragazzo. Peccato che le mancasse ancora qualcosa. E anche se non era l’amore che la legava a Mark, sentiva un vuoto accanto a lei. Il prefetto tirò la catenina che aveva al collo. Subito il ciondolo ricadde pesantemente sul suo petto. Dentro le limpide lacrime risplendevano. Le lacrime della madre di Mark. Se la ricordava in quel pomeriggio a Notturn Alley. Era una donna bellissima. Aurora. Una volta lui le aveva detto che si era innamorato di lei proprio perché assomigliasse a sua madre. Hermione però non ci trovava tutta questa somiglianza. Però era simpatica e gentile. Le avrebbe sicuramente voluto bene. Piano strinse il ciondolo. E chiuse gli occhi. Dopo qualche minuto sospirò ancora. E si decise. Non aveva sonno. Così optò per scendere e farsi una buona camomilla. Magari Anna e Giulia sarebbero tornate e le avrebbero fatto compagnia. Il prefetto scese le scale e raggiunse la cucina. Oramai quella casa non le faceva quasi più paura. Iniziò a trafficare con il pentolino per l’acqua ma un rumore la distrasse. Veniva dall’ingresso. La prima volta Hermione non ci badò molto. Poi però iniziò a ripetersi. Così si fece coraggio e si avvicinò. “Anna? Giulia?” chiamò con un filo di voce. Vide qualcosa alzarsi dal pavimento. La sagoma del Silente di polvere aveva fatto la sua comparsa. Voleva dire che era entrato qualcuno. “Kreacher?” provò ancora nervosa. Nessuno le rispose. Appena la figura di polvere esplose come al solito un’ombra scivolò veloce nel buio. Il prefetto aprì la bocca per cacciare un urlo ma una mano la bloccò. Lei cercò di divincolarsi ma l’altro si chinò. Poteva sentire il suo respiro vicino all’orecchio. “Sono il tuo incubo peggiore…una T in Trasfigurazione…” le sussurrò. A quelle parole Hermione si bloccò. Non per la frase assurda. Ma per la voce. La figura la lasciò andare. E il prefetto poté voltarsi. Per rimanere a bocca aperta. Poteva distinguere nel buio quel sorriso sghembo che aveva desiderato poco prima. Senza dire nulla Hermione gli si gettò addosso. Iniziando a colpirgli il petto con una miriade di pugni. “Herm piano! È così che mi accogli in casa?” si lamentò Mark. Il prefetto però non accennava a fermarsi. Così il ragazzo dovette immobilizzarla ancora per i polsi. “Ti vuoi calmare ora?” le disse divertito. Hermione scosse la testa. “Sei una proiezione della mia nevrosi, io lo so!” esordì. Mark strabuzzò gli occhi. “Freud non ti ha insegnato che le nevrosi non si possono combattere? Tantomeno prendendole a pugni…” commentò. Il prefetto si fermò. Una tale uscita era davvero degna di Mark Wright. “Sarei io a doverti prendere a pugni cara la mia Herm…ed invece sto buono perché sono un gentiluomo…” la minacciò. Hermione lo guardò dubbiosa. “Sei sparita nel nulla…hai presente…puff? Non ti sei nemmeno presentata al Censimento dei Nati Babbani…non sapevo come rintracciarti!” la rimproverò ancora il Serpeverde. Stavolta il prefetto si liberò dalla sua presa. E abbassò lo sguardo. Subito però un dubbio la pervase. “Ma come…come hai fatto a smaterializzarti così facilmente? Ci dovrebbero essere degli incantesimi di difesa contro i Mangiamorte!” esclamò. Per poi portarsi le mani alla bocca imbarazzata. Mark alzò le spalle. “Sono un Wright, abile mago che inganna qualsiasi incantesimo…non ti ricordi a scuola quanti trucchi ho insegnato a Draco?” si vantò. Hermione lo guardò poco convinta. “Stai tranquilla piccola So-Tutto-Io isterica…quando mi smaterializzerò di nuovo aggiungerò un paio di incantesimi utili…” cercò di tranquillizzarla il Serpeverde. Il prefetto sospirò. Poi lo osservò ancora. Aveva addosso la solita uniforme scolastica. Il cravattino verde e argento un po’ spiegazzato. “Sei…sei scappato da Hogwarts?” gli chiese timidamente. Mark le sorrise intenerito. “Certo che no scema…mi sono solo defilato per un po’…” spiegò spiccio. Hermione lo guardò insospettita. “Quindi non sei venuto per me…” si lasciò sfuggire. Poi accortasi di aver veramente pronunciato quella frase arrossì fino alla punta delle orecchie. Il Serpeverde scosse la testa divertito. Si avvicinò e la abbracciò. Il prefetto si sciolse nel calore di quelle braccia. Chiuse per qualche minuto gli occhi. Si sentiva una bambola inerme. “In realtà speravo che Draco fosse qui…” confessò. Hermione alzò lo sguardo e storse il naso. “Sei troppo intelligente per pensare che Draco possa veramente venire a cercare Anna direttamente qui…” lo corresse. Mark ghignò. Ciò significava che invece di andare veramente a cercare Malfoy si era diretto nella destinazione che più faceva comodo a lui. “Non capisco perché tocchi sempre a lui e Piton trovare le fortune nei loro gesti sconsiderati…anche senza di me se la caveranno benissimo…” spiegò tranquillo. Il prefetto gongolò. Altro che se era venuto per lei. “Sai che sei davvero una padrona di casa maleducata? Non mi offri nemmeno da bere!” si lamentò ancora il ragazzo. Hermione lo guardò truce. “Ti vorrei ricordare che sto familiarizzando col nemico…” puntualizzò. Mark sbuffò. “Il nemico vorrebbe una tazza di thè se permetti…” le fece il verso. Il prefetto non poté trattenere una risata. Era tutto così strano. Il Serpeverde la guardava soddisfatto. Quanto gli era mancato quel suono. Quella voce. Veloce Hermione si guardò in giro. Poi lo prese per mano e lo trascinò in cucina. Iniziò a trafficare con pentole e tazze ma Mark la fermò. La spodestò dai fornelli e si mise a preparare tutto con la magia. Il prefetto lo osservava divertita. Seduta sulla sedia li accanto. “Non trovi che tutto ciò sia semplicemente assurdo?” commentò. Il Serpeverde alzò le spalle. Sometimes I'm selfish fake, you're always a true friend. “Assurdo in stile pirandelliano o in memoria del caro Kafka?” rispose subito a tono. Hermione sorrise. “Kafka direi…sembra che la cosa più assurda sia che tu sei l’ospite e stai preparando da bere…” osservò. Mark ghignò. “…e non che io sia l’acerrimo nemico dei tuoi coinquilini…che se si svegliassero potrebbero farmi fuori in un secondo vorrei far notare…” aggiunse. Il prefetto scosse la testa divertito. Subito sotto al suo naso venne poggiata una tazza fumante di camomilla. “Avanti Granger…se sei sveglia a quest’ora vuol dire che ti frulla qualcosa di troppo nella testa…inizia pure a raccontare…” esordì Mark. Sedendosi accanto a lei. Hermione sospirò arresa. “Da Kafka a Freud? Non c’è uno stacco temporale notevole per riuscire a rispondere alla domanda in modo esauriente, Wright?” rimbeccò. Il Serpeverde la spintonò di poco. Il prefetto incollò le iridi ambrate alla tazza. Non poteva di certo dirgli che le mancava. Oppure si? And I don't deserve you 'cause I'm not there for you, please forgive me again. “Qualcosa non va con le ragazze?” provò ad indovinare Mark. Hermione scosse la testa senza dire nulla. “Con Ron allora?” ipotizzò ancora l’altro. Il prefetto ripetè il gesto appena fatto. Il Serpeverde storse il naso. Da quando faticava così tanto a farla confidare con lui? Che avesse iniziato a rinchiudersi nel suo guscio? Mark si alzò. “Se non hai proprio nulla da dirmi allora è inutile che stia qui…” osservò. Con tono sorprendentemente freddo. Hermione strabuzzò gli occhi. Il ragazzo si allontanò dal tavolo e prese la bacchetta. Il prefetto si fece coraggio. E con un balzo lo abbracciò. Per tenerlo fermo. I wanna be there for you, someone you can come to. “Che diamine Mark! Mi manchi da morire qui dentro!” strepitò quasi. Il Serpeverde ghignò soddisfatto. Le fece una carezza sulla testa. Poi si risedettero al tavolo. Avvicinando gli sgabelli. “Ho bisogno di stoppare e tornare all’anno scorso…per colpa tua e delle altre due degenerate non riesco più ad occuparmi di cose serie per tre giorni consecutivi senza aver bisogno di un break…” sbuffò Hermione. Mark sorrise. “È normale Herm, sei umana! E in questa casa non sei libera di avere dei momenti tutti per te…Giulia e Anna sanno che ogni tanto si ha il desiderio di stare da soli…non devi stare tutto il tempo con Ron se non ti va…” osservò. Sorseggiando il suo thè. Il prefetto alzò le spalle. Runs deeper than my bones, I wanna be there for you. “Non è così…è tanto brutto quello che hai detto Mark…” sussurrò. Il Serpeverde la guardò scettico. “Però è vero…” commentò pungente. Hermione bevve un lungo sorso di camomilla. “Non so che cos’ho…io…io amo Ron davvero…però qui non ho più spazio per fare nulla…non faccio altro che sfogliare libri scolastici…e lo faccio senza voglia di imparare…ti rendi conto? Io! Hermione Granger!” disse poi d’un fiato. Mark alzò le spalle. “Devi riavvicinarti alla cultura per diletto…solo così ritroverai te stessa Herm…” decretò saggiamente. Il prefetto rimase a bocca aperta. Ecco perché le faceva bene parlare con lui. Ecco perché era diventato il suo migliore amico. Se ne usciva con quelle frasi da saggio dell’Himalaya che solo Giulia avrebbe potuto ricomporre. Aveva la stessa sua passione per la letteratura. I wanna be there for you. “Magari…almeno ad Hogwarts avevo ancora un paio di scaffali da ispezionare…quest’anno avrei terminato il mio record…sette anni e aver letto l’intera biblioteca…” sbuffò Hermione. Il Serpeverde ghignò. “Record? Quale record…Io ho letto l’ultimo libro dell’ultimo scaffale della biblioteca di Hogwarts al terzo anno…” si vantò. Il prefetto sbuffò sonoramente. “Però devo ammettere che per una Grifondoro quasi diciassettenne è una buona media…” la punzecchiò ancora Mark. Hermione lo guardò truce. “Se ti consola anche io non sto leggendo molto…per non parlare dell’ipotetico studio…” esordì poi l’amico. Il prefetto lo guardò dubbioso. “I Purosangue del settimo anno, in quanto l’anno scorso non hanno conseguito gli esami finali, sono stati iscritti di nuovo…morale: ripeterò il settimo nella classe di Draco…” spiegò Mark. Hermione scosse la testa incredula. Swirling shades of blue, slow dancing in your eyes. “Diciamo pure che a Tu-Sai-Chi fa comodo avere sentinelle ad Hogwarts…” soffiò ancora il Serpeverde. Il prefetto bevve un sorso della camomilla. “Draco ha quasi picchiato Dean Philips l’altra sera…” raccontò poi Mark. Hermione si portò le mani alla bocca. “Tranquilla…non è successo nulla ma sai com’è quel fanatico…ha osato dare appellativi poco carini ad Anna in presenza di Draco, che quindi voleva pestarlo a sangue…per fortuna che l’abbiamo trattenuto…però dal corridoio si sono sentiti gli schiamazzi e Alecto ha avvertito Piton…” spiegò ancora il Serpeverde. Il prefetto storse il naso. “Ovviamente Philips non sa che Draco si è preso solo una lata di testa…che a quanto pare non gli è bastata…Piton era furioso quando non l’ha trovato in dormitorio…” concluse poi Mark. Hermione lo guardò divertita. “Nemmeno tu sei in dormitorio ora…” gli fece notare. Il Serpeverde sorrise innocente. “Però Piton non è a scuola…” precisò. Il prefetto rise. Sun kisses the earth and I hush my urge to cry, cry. Mark la osservò attentamente. Gli era mancato rimanere fino a tarda notte a parlare. Non che Draco fosse un pessimo confidente. Solo che lui tornava talmente stanco che si addormentava quasi subito. Invece quel giorno non avevano avuto particolari fatiche. E poi vedere la sua Hermione ridere di gusto lo animava. Lo faceva felice. Ed era un sentimento che sentiva di perdere sempre di più. Il prefetto lo notò. Ed arrossì. “Perché mi fissi?” chiese imbarazzata. Il Serpeverde alzò le spalle. “Sentirti ridere mi da una sensazione meravigliosa Herm…la tua voce mi era mancata…” rispose sincero. Hermione si morse il labbro inferiore. Gli occhi le diventarono lucidi. “No ti prego Herm! Non volevo farti quest’effetto…” la pregò l’amico. Ma la ragazza era già pronta a piangere. I wanna be there for you, someone you can come to. Veloce Mark si alzò e rimase in piedi davanti a lei. Prima che i goccioloni iniziassero a scendere dai suoi occhi le portò a se. Il prefetto appoggiò la testa sul suo petto. Aveva le gambe ciondoloni dallo sgabello. E mentre lui la stringeva. Poteva sentire il battito frenetico del suo cuore. Runs deeper than my bones, I wanna be there for you. “Che scema che sei Herm…stai tranquilla…” le sussurrò dolce il Serpeverde. Hermione tremò di poco. e chiuse gli occhi. Immersa in quel caldo abbraccio. “Mark…rimani qui con me…” pigolò. Mark sorrise divertito. Nonostante fosse ripetitivo oramai. Quanto gli era mancata la sua piccola So-Tutto-Io così bisognosa d’affetto. Con la lacrima facile ai sentimentalismi. E il labbro tremulo. “Certo…non vado da nessuna parte...” le rispose. Stringendola ancora. E anche se entrambi sapevano che quella era solo una mezza verità. Si crogiolarono in quel dolce momento di amicizia ritrovata. Runs deeper than my bones, I wanna be there for you.

Edited by kikyo91 - 7/8/2011, 22:48
 
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