ma buonaseeera *-*
scusate il ritardo *lancia cioccolatini* finalmente ho una serata stop dalla scuola xD volevo continuare la fic solo che siccome sono già avanti ho deciso di aggiornare *-* con un bel capitolone di 16 pagine di word xD spero di aggiornare sempre con regolarità, e se così non dovesse essere I promise capitoloni di rimedio u.u in più in questo cap c'è la ricomparsa di tre soggetti noti (e che scommetto vi sono mancati u.u) *x* spoileeer *si tappa la bocca*
Avvertenze: da questo capitolo seguirò molti dei passaggi della zia Rolla, anche se sinceramente spero di poter costruire delle situazioni non così tanto surreali da far prendere ai Tre Uragani una via meno noiosa di come ho trovato io i primi capitoli del gruppetto in fuga nel settimo libro xD ovviamente tutto ciò è influenzato dal fatto che nel contesto sono inserite anche Anna e Giulia e non solo Herm e che comunque quest'ultima (essendo che nella mia versione è la più piccola) ha un ruolo più "umano" rispetto a come l'ha descritta zia Rowl *-* inoltre da qualche capitolo, come forse avrete già notato, tendo a sottolineare molto il carattere più da ragazzo "normale non paranoico" di Harry e so che molte volte vado in OOC xD comunque spero che la mia ficcy non vi annoi e non sia così tanto surreale xD
In questo capitolo troviamo Io Ce la Farò (dal cartone disney La Principessa e il Ranocchio *-*
www.youtube.com/watch?v=Sp5qLain6tw&feature=related) e Like Suicide (dei Seether, che trovo stia bene nonostante il clima tranquillo della scena *-*
www.youtube.com/watch?v=wnkt5H5cu1M). oddio sembro una critica di musica xDDD troppo studio bimbe, troppo studio o.ò
detto questo vi ringrazio infinitamente per i vostri commenti <3 siete la mia soddisfazione in mezzo alla lotta per gli esami TwT vi adoro <3 *coccola in massa*
ma bando alle ciancie u.u vi lascio all'aggiornamento x3 buona lettura <3
Diciottesimo CapitoloQuando il gruppetto tornò ad avere coscienza di loro e del loro corpo si trovarono in mezzo a fischi e voci. Immersi nelle luci notturne del centro di Londra. “Dove diavolo siamo?” esclamò Ron. Hermione iniziò a trafficare con la borsetta. Giulia si guardò intorno. Conosceva quel posto. “Temo che sia colpa mia…” confessò. “È il posto in cui siamo sempre andate quando uscivamo d’estate…” spiegò Anna. “Bhe non importa chi o dove, dobbiamo trovare un angolo per cambiarci…” commentò spiccia il prefetto. “Peccato che abbiamo lasciato le borse alla Tana Herm…” sbottò irritata la castana. Hermione scosse la testa esasperata. “Ma…e…e gli altri? Tutti gli invitati…” boccheggiò Harry ancora confuso. “Non possiamo pensare a loro adesso…è a te che danno la caccia Harry, se tornassimo metteremmo tutti ancora più in pericolo…” lo liquidò il prefetto. Continuando a frugare nella borsetta. “E poi gran parte dell’Ordine è li, si occuperanno di tutto loro…” cercò di convincerlo Ron. Giulia sbuffò impaziente. Al solo pensiero di aver lasciato la sua famiglia e gli altri in mezzo a quel caos sentiva una fitta allo stomaco. “Non per interrompere il vostro emozionante dibattito, ma io mi sento un po’ osservata…” fece notare Anna. Poco più in la un gruppetto di uomini ubriachi ammiccava verso di loro. Fischiando e facendo considerazioni non molto eleganti. “Cavolo se solo avessi il mio Mantello dell’Invisibilità!” sbottò nervoso Harry. “Niente di più facile…ho sia il mantello che i nostri vestiti, quindi muoviamoci e troviamo un posto in cui cambiarci prima di dare ulteriormente nell’occhio…” esordì Hermione. Per poi iniziare a camminare. Il resto del gruppetto la seguì a ruota. “Herm…cosa intendi quando dici che hai i nostri vestiti?” chiese dubbiosa Anna. Il prefetto fece tintinnare la borsetta. “Sbaglio o vi ho fatto ingrandire due mie borse?” puntualizzò. Giulia storse il naso. “E mentre tu mi aspettavi in giardino io ho messo tutte le vostre borse nella mia…” concluse ancora l’altra. La castana la guardò a bocca aperta. “Mi fai quasi paura Herm…davvero se ti organizzassi bene potresti conquistare il mondo al posto di Voldemort…” osservò. Hermione la guardò truce. Finalmente trovarono un vicolo buio. Il prefetto passò a Ron e Harry i loro vestiti. Anna si trasfigurò l’abito da damigella in gonna e corpetto. Mentre Giulia tornò ad una salopette e una t-shirt. Poi trasfigurò anche i vestiti del prefetto. Jeans e felpa. “Menomale che non dovevamo farci notare…” commentò verso la castana. Che le fece la linguaccia. “E ora che facciamo? Non possiamo rimanere a gironzolare per Londra per il resto dei nostri giorni…” la interruppe Ron. “Anche perché con la gente molesta che gira a quest’ora non è una buona idea…” aggiunse Hermione. Giulia annuì. “Dobbiamo trovare un posto tranquillo in cui parlare per bene…possiamo imbucarci in una caffetteria…qui vicino cen’è una…” propose. Harry concordò. Così il gruppetto tornò allo scoperto. La caffetteria altro non era che una piccola bettola un po’ polverosa. Ma era ancora aperta a quell’ora e non c’era molta gente. Era un posto perfetto. Sui tavoli c’era almeno uno strato di polvere. Il prefetto si sedette con riluttanza. La cameriera non tardò ad arrivare. Era chiaramente annoiata e masticava rumorosamente una chewingum. Giusto per non dare sospetti ordinarono cappuccini e caffè. A qualche tavolo più in la stavano un uomo moro ed un biondo abbastanza possente. Appena le ordinazioni arrivarono si iniziò il discorso principale. “Sapete…non siamo lontani dal Paiolo Magico…” osservò Ron. Il prefetto lo guardò male. “Avanti Ron, goditi l’atmosfera babbana!” lo punzecchiò Anna. “Ora state zitti! Penso che la cosa migliore sia andare in campagna ed una volta la, potremmo mandare un messaggio all’Ordine…” spiegò Hermione. Giulia guardava pensierosa il suo cappuccino. “Voi sapete far parlare i Patroni?” esclamò il rosso. La castana lo guardò quasi ovvia. “Herm non può farlo ancora, ma io e Giulia si…io ho già provato quindi siamo sicuri…” rispose. Harry si ricordò dell’anno prima in cui aveva colpito a sangue Draco. Era stato il Patronus di Anna ad andare a chiamare Piton. “Ma che schifo! Questa cosa non è caffè, è fango!” si lamentò Ron. Hermione lo spintonò. “Avete dei soldi babbani per pagare?” aggiunse poi il rosso. Le ragazze annuirono. “Allora andiamocene…” concluse Harry. Il gruppetto si alzò ma successe qualcosa. Anche i due uomini seduti a qualche tavolo in la avevano fatto lo stesso gesto. Subito dopo estrassero le bacchette. Il Prescelto li imitò. Iniziò così uno scontro fra loro e i Mangiamorte. Il biondo fu messo subito ko da Harry. La cameriera venne presa in pieno da una fattura. Il pavimento era un misto di caffè, pezzi di tavolo e di tazze. Il Mangiamorte tentò di colpire Hermione. Ron si mise davanti a lei e la spinse via. Venne colpito al ginocchio. Giulia scagliò un incantesimo che legò il Mangiamorte con corde invisibili. Harry ne approfittò per usare il Petrificus Totalus. “State tutti bene?” chiese poi. “A parte i Mangiamorte e un ferito si in teoria…” rispose Giulia. Aiutando il prefetto a tirarsi su. Anna girò intorno al Mangiamorte immobilizzato. “Avrei dovuto riconoscerlo, c’era anche lui la notte che è morto Silente…” disse Harry. “È Dolohov…mi ricordo la foto di quando era ricercato…credo che quello grosso sia Thorfinn Rowle…” li riconobbe Ron. “Chi se ne importa chi sono! Come hanno fatto a trovarci? Cosa facciamo adesso?” squittì il prefetto nervosa. “Anna chiudi a chiave la porta…tu Giulia spegni le luci…” ordinò il moro. Le due ubbidirono. “Che cosa ne facciamo di quelli? Li uccidiamo? Loro ci ucciderebbero, ci hanno appena provato!” precisò il rosso. Hermione trasalì. “Dobbiamo solo cancellargli la memoria…è meglio così, farà perdere le nostre tracce…se li uccidessimo, sarebbe ovvio che siamo stati qui…” propose. Anna alzò le spalle. “Io concordo con Ron…se volete faccio io il lavoro sporco…” si offrì. Il prefetto sbuffò. “L’unico lavoro sporco che farai ora sarà mettere in ordine questo posto…prima però oblivia Dolohov mentre Harry e Giulia penseranno all’altro e alla cameriera…” ordinò. Agli amici non rimase che ubbidire. “Non capisco perché dobbiamo rimettere in ordine…” sbottò ancora la castana. “Il semplice motivo è che non dobbiamo farli insospettire che sia accaduto qualcosa…non è normale svegliarsi in un posto che sembra appena stato bombardato no?” le rispose subito Hermione. “Allora devo dire che è molto normale attaccare la gente mentre prende il caffè…” commentò acida Anna. Il prefetto la zittì con un’occhiata. “Il punto è, come hanno fatto a trovarci? Harry non ha più la Traccia!” osservò Giulia preoccupata. “L’importante ora è trovare un posto in cui stare…una volta li discuteremo…” decise la castana. “Grimmauld Place…” propose subito Harry. Ron scosse la testa. “Piton può entrare li…” osservò. Giulia si morse la lingua. “Mio padre ha detto che hanno messo delle fatture contro di lui…e anche se non funzionassero, che diamine siamo in cinque! E lui è da solo!” intervenne il rosso. Hermione storse il naso. “Hermione, che scelta abbiamo? Se davvero ho ancora addosso la Traccia ci seguiranno a frotte, ovunque andiamo…è l’unica soluzione…” concordò Harry. Giulia sospirò. “Non credo che Piton possa fare un’irruzione a sorpresa…se lo facesse lo saprei…e se proprio dovesse succedere lo bloccherò io…” spiegò. Il prefetto non poté ribattere. Così il gruppetto accese la luce con Deluminatore di Ron. E sparirono prima che uno dei due Mangiamorte potesse stiracchiarsi. Stavolta, quando tutti e cinque riaprirono gli occhi, si trovarono in una squallida piazzetta dall’aria famigliare. Alte case fatiscenti li fissavano da tutti i lati. Potevano vedere il numero dodici perché Silente, il Custode Segreto, aveva rivelato loro la sua esistenza. Si precipitarono da quella parte, voltandosi ogni minuto per paura di essere seguiti. Salirono di corsa gli scalini di pietra e Harry picchiò una volta sulla porta con la bacchetta. Udirono una serie di scatti metallici e lo sferragliare di una catena. Poi la porta di spalancò cigolando e il gruppetto varcò la soglia. Non appena Harry chiuse la porta, le vecchie lampade a gas si accesero proiettando luci tremolanti all’ingresso. Hermione si strinse vicino a Ron. Anna e Giulia avanzarono spalla a spalla. Era proprio come se lo ricordavano. Inquietante e pieno di ragnatele. I profili delle teste degli elfi domestici appese alla parete gettavano strane ombre su per la scala. Lunghe tende scure celavano il ritratto della madre di Sirius. La sola cosa fuori posto era il portaombrelli fatto con una zampa di troll. Che era rovesciato a terra, come se Tonks l’avesse fatto cadere un’altra volta. “Credo che qualcuno sia stato qui…” sussurrò il prefetto. Indicando l’oggetto. “Può essere successo quando sono usciti quelli dell’Ordine…” ipotizzò Ron. “Allora, dove sono queste fatture contro Piton?” chiese Harry. “Forse si attivano solo in sua presenza…” rispose ancora il rosso. Il moro guardò Giulia. “Io non sono Piton…non vedo perché dovrebbero attivarsi con me…” sbottò irritata. Rimasero tutti immobili sullo zerbino. La schiena contro la porta. Anna sbuffò. “Non possiamo stare qui per sempre…” osservò. “Severus Piton?” esordì d’improvviso una voce. Era quella di Moody. Era emersa dal buio facendo sobbalzare tutti e cinque. “Non siamo Piton!” rispose convinto Harry. Poi qualcosa gli alitò addosso, facendogli incollare la lingua al palato. Impedendogli di parlare. Gli altri ebbero la stessa spiacevole sensazione. Ron fu assalito da conati. Giulia si strinse ad Anna. Hermione trasalì. “D…deve essere la Maledizione Languelingua che Malocchio ha messo per Piton!” provò a spiegare. Cautamente Harry fece un passo in avanti. Qualcosa si mosse tra le ombre in fondo all’ingresso. E prima che uno dei cinque potesse dire un’altra parola dalla moquette emerse una figura. Alta, polverosa e terribile. Il prefetto, Anna e Giulia urlarono. Altrettanto fece la signora Black spalancando le tende. La figura grigia scivolava verso di loro sempre più rapida. I capelli lunghi fino alla vita e la barba fluttuanti, il volto scavato, scarnificato, con le orbite vuote. Orrendamente famigliari. Spaventosamente alterato. Levò un braccio putrefatto, indicando Harry. “No! Non siamo stati noi, non ti abbiamo ucciso!” urlò Harry. alla parola ‘ucciso’ la sagoma esplose in un’enorme nuvola di fumo. Tossendo e lacrimando. Harry si voltò e vide Hermione in un angolo. Con la testa appoggiata alla parete e Ron che la teneva per le spalle. Giulia si copriva gli occhi con una mano. Anna si teneva anche lei alla parete con il respiro irregolare. La polvere continuava a vorticare intorno a loro. E la signora Black strillava. “Luridi Mezzosangue, feccia, macchie di disonore, marchi di vergogna sulla casa dei miei padri!” diceva. “Zitta!” urlò Harry. E con un gesto di bacchetta richiuse le tende. “Quello era…” singhiozzò Hermione. “Si…ma non era davvero lui…era solo per spaventare Piton…” rispose solo il moro. Giulia chiuse per poco gli occhi. Avrebbe dovuto aspettarsi una cosa di questo genere. Anna invece si premeva una mano al petto. Il suo respiro era incontrollato. Giulia si riprese e si avvicinò. “Calma Anna...è tutto finito…” le sussurrò. Ron scosse la testa. “Ho perso cinque anni di vita…” si lamentò. Hermione fece un profondo respiro. “Andiamo al piano di sopra…” decise. Giulia fece appoggiare la castana alla sua spalla e proseguirono. Per fortuna c’erano solo loro in quella casa. Arrivati di sopra Harry venne investito da una fitta. “Che succede Harry?” chiese preoccupata il prefetto. Il ragazzo si accasciò sulla parete vicina. “Cos’hai visto? L’hai visto a casa mia?” chiese subito Ron. Il moro scosse la testa. “È solo arrabbiato…molto anche…” rispose solamente. “Di nuovo la cicatrice? Pensavo il collegamento fosse chiuso! Devi smettere di pensare Harry, ora!” iniziò a trillare Hermione. Giulia però la zittì. “Herm siamo tutti stanchi e affaticati…è inutile parlarne ora, troviamoci una stanza che sembri decente per dormire e domani penseremo a tutto…Anna poi non sta ancora bene…” propose. La castana cercò di restare in piedi da sola. Il gruppetto entrò in una stanza. Era abbastanza spaziosa da poter ospitare tutti e cinque. Il prefetto tirò fuori i sacchi a pelo. “Ora dobbiamo mandare il Patronus…” osservò. Anna era troppo provata dallo spavento. Per cui si fece avanti Giulia. Si concentrò e la sua bacchetta sprigionò la cerva argentea. Harry la guardò pensieroso. “Ora vai alla Tana e di che siamo tutti sani e salvi…svelta corri piccola!” le ordinò la padrona. La cerva planò via immediatamente. Poi Giulia si sedette sul suo sacco a pelo. “Ed è solo l’inizio…” osservò Ron. Poi spostò pian piano il suo sacco accanto a quello di Hermione. Dopo qualche minuto una scia argentea scivolò nella stanza. Il prefetto si prese l’ennesimo spavento. Era la donnola del signor Weasley. “Famiglie stanno bene, non rispondere, ci spiano.” disse. Ron tirò un sospiro di sollievo e trattenne un urlo. Giulia sorrise. Anche se sapeva che dal momento esatto in cui si era smaterializzata dalla Tana sarebbe stata in pensiero per i suoi. Anna si tolse gli occhiali e si passò una mano sugli occhi. Il respiro era tornato normale. Con un gesto di bacchetta si trasfigurò i vestiti in un pigiama e si struccò. Così fecero anche gli altri. Erano già spossati da matrimonio, ma lo scontro in caffetteria e lo spavento li avevano buttati ancora più giù. Harry si defilò subito con la scusa del bagno. Hermione lo seguì con lo sguardo preoccupata. “Certo che sono scomodi questi sacchi a pelo…non possiamo cercare delle brande e dei materassi?” si lagnò la castana. Il prefetto sbuffò. “Domani vedremo cosa possiamo fare…ora svelti, a letto!” decretò. Ma Giulia si alzò. Frugò nella borsa dell’amica e raggiunse il Prescelto. Bussò alla porta. “Scusa Harry…ecco…lo spazzolino…” gli disse. Il moro era ancora appoggiato alla parete. Si teneva la cicatrice. “Tutto ok?” gli chiese. Lui sorrise sarcastico. “Nulla è più ok Giulia…” la rispose. La ragazza scosse la testa. Poi con fare timido allungò una mano. E gli prese la manica della maglietta. “Ehm…Harry…torniamo assieme nella stanza? Dopo la sorpresa polverosa di prima ho un po’ di ansia a girare da sola per questa casa…” confessò. Harry arrossì. “C…certo Giulia…andiamo…” accettò. Così i due tornarono dagli altri. Quella sera ognuno si addormentò con pensieri diversi. Erano stati catapultati nella realtà più dura. E l’andare avanti sarebbe stata tutta strada in salita. Ma cel’avrebbero fatta se si fossero sostenuti a vicenda. Di questo erano sicuri.
La mattina la prima ad aprire gli occhi fu Giulia. Aveva dormito male quella notte. Forse era ancora agitata da tutto il caos delle ultime ora. aveva avuto un sonno eterno senza sogni. Vuoto. Quando le iridi nocciola misero a fuoco la stanza la ragazza si lasciò andare ad un sospiro affranto. Si alzò a sedere e si premette le dita sulle tempie. Come primo risveglio della nuova vita era pessimo. Si sentiva così scombussolata. Nessuna porta spalancata da sua madre. Nessun buongiorno da suo padre. Niente Billy Joe a saltarle sulla pancia. Giulia sobbalzò. Aveva lasciato Billy Joe alla Tana! Chiaramente sapeva che sua madre se ne sarebbe presa cura più che bene. Però sapeva che sarebbe stato difficile farsi perdonare. La ragazza sorrise di poco a ripensare quante volte il suo gatto si era arrabbiato con lei. Era una cosa strana e probabilmente se un qualunque babbano le avesse letto nel pensiero l’avrebbe creduta pazza. Ma la realtà era che i maghi e le streghe avevano un particolare legami con i loro animali. Sapevano capirsi con uno sguardo. Billy Joe sapeva esattamente scrutare nel suo animo e capire i suoi sentimenti. E se era triste le saltava in grembo e le faceva le fusa. Giulia si morse il labbro inferiore e si voltò. I suoi amici stavano ancora dormendo. Hermione e Ron si tenevamo per mano. Anna era rannicchiata in un angolo del suo sacco a pelo. Harry teneva la mano sul cuscino. Il pollice vicino al viso. Le faceva tenerezza. La ragazza alzò lo sguardo verso la finestra coperta dalle pesanti tende. Fuori un cielo azzurro intenso troneggiava. Doveva essere una bella giornata. Sapeva che non avrebbe potuto uscire. Però non voleva rimanersene a letto. Magari avrebbe potuto preparare la colazione per tutti. Così si alzò ed ancora in pigiama uscì dalla stanza. era strano come dalla sera prima fosse cambiata la visione della casa. Ora non faceva più tanta paura. Il pavimento era talmente polveroso che Giulia dovette tornare indietro a mettersi le Converse. Prese lo zaino delle provviste. Poi tornò in corridoio e scese le scale. Che scricchiolavano ad ogni suo passo. Per fortuna conosceva Grimmauld Place. In pochi minuti arrivò alla cucina. Cioè che vide la sconsolò ancora di più. Era tutto un ammasso di sporcizia e polvere ovunque. Le stava passando la voglia di cucinare. Avrebbe voluto tornare di sopra e ributtarsi a letto. Poi però si vide riflessa in uno specchio appannato. Appeso vicino all’orologio da parete. Che cavolo stava pensando? Non era forse lei quella che si era messa a pulire la cucina della Tana due anni prima, cinguettando e saltellando? La ragazza fece un profondo respiro e prese la bacchetta. Con un gesto fece uscire dallo sgabuzzino li accanto scope e strofinacci. Dopotutto l’elfo domestico sembrava sparito e di certo non si sarebbe arrabbiato se avesse usato le sue cose. Anche se era fautrice delle maniere babbane, ci avrebbe impiegato tutto il giorno a pulire interamente a mano! Tanto valeva avere un piccolo aiutino. Prima spolverò il ripiano del tavolo che stava in mezzo alla stanza. Ci appoggiò lo zaino delle provviste. Poi si rimboccò le maniche. Prese la scopa in una mano e tenne la bacchetta nell’altra. E si schiarì la voce. “Bene miei cari, pulite, spazzate, strofinate e lavate fino a quando non sarà tutto prefetto!” ordinò ai compari strumenti di pulizia. D’improvviso questi si animarono ed iniziarono ad obbedire. Giulia sorrise. Iniziando anche il suo lavoro. “
Un bel giorno il sogno che ho diventerà realtà…” iniziò a dire. Muovendo la scopa. Uno strofinaccio dondolò in segno d’assenso. “
Ho provato e riprovato, non è facile tu lo sai…” aggiunse ancora lei. Con un gesto aprì il rubinetto del lavandino. La spugna li vicino iniziò a lavare i piatti. Che si gettavano di loro spontanea volontà sotto acqua e schiuma. “
Ma seguo la voce che ho nel cuore dice: ‘Sei arrivata oramai’…” continuò la ragazza divertita. Piroettando. Davanti a lei una piccolo contenitore raccoglieva la polvere che lei alzava. Giulia lasciò andare la scopa ed iniziò a marciare. Dietro di lei si formò una coda di oggetti che la seguiva. E puliva tutto ciò che trovava sulla sua strada. “
Io ce la farò, ce la farò…forse dovrò faticare…ancora un po’!” proseguì lei. Muovendo la bacchetta a ritmo. Pian piano la pila di piatti e stoviglie da lavare iniziò a scendere. “
La mia dedizione è ciò che ho…io so che c’è chi non crede in me, però ce la farò!” ribadì convinta Giulia. Un piatto si tuffò con troppa enfasi nel lavandino e della schiuma le volò sul naso. La ragazza sorrise e la soffiò via. gli strofinacci iniziarono a fare movimenti rotatori a ritmo. “
Ogni sogno può avverarsi, credici anche tu, continua a lavorare ed otterrai di più!” suggerì ancora Giulia. Avvicinandosi ad un piccolo canovaccio che insisteva su un’enorme macchia. “
Il lavoro è duro ma prima o poi potrai avere quel che vuoi!” lo incoraggiò. Il piccolino strofinò ancora più veloce. E la macchia iniziò a sparire. La ragazza sorrise e trotterellò al lavandino. Una tazzina esitava a tuffarsi fra la schiuma. Le diede una piccola spinta. E l’oggetto inizio a muoversi nell’acqua a mo di nuoto sincronizzato. “
Farò a modo mio, chi decide sono io!” esclamò Giulia. Pian piano la cucina stava diventando vivibile. Ogni oggetto faceva la sua parte. E lei come un maestro d’orchestra dirigeva i lavori. “
E ce la farò, ce la farò…l’unica cosa che ora so è che ce la farò! Ce la farò!” continuò a ripetere la ragazza. Trotterellando per la stanza. Per poi alternare passi a piroette. Dietro di lei ogni oggetto di muoveva a ritmo. “
Il segreto del successo è pazientare un po’…” sussurrò. Fermandosi all’entrata della cucina. Oramai la polvere era sparita. Tutto brillava. “
E tra mille ostacoli ed impedimenti io ce la farò…ce la farò…” aggiunse poi. Poi levò in aria la bacchetta. Fece un giro di polso. “
Ce la farò!” concluse infine Giulia. E appena ebbe finito di cantare tutti gli strofinacci, scope e spugne tornarono nello sgabuzzino. “Devo ammettere che mi ha tirato su di morale…” confessò la ragazza. Poi si diresse allo zaino e tirò fuori gli ingredienti per cucinare. “Dunque…la colazione è il pasto più importante della giornata…dobbiamo essere in forze, ci aspettano lunghe giornate!” esclamò, come forse avrebbe fatto sua madre. Così prese il necessario per la ricetta dei pancakes. Infondo piacevano a tutti ed erano abbastanza consistenti da dare forza. Giulia iniziò a mescolare gli ingredienti in una ciotola. Fischiettando allegramente. Dal piano di sopra anche qualcun altro aveva iniziato a rigirarsi nel letto. Indipendentemente dalla canzone di poco fa dell’amica. Hermione si stropicciò gli occhi. sentì ancora la sua mano stretta in quella di Ron. Quest’ultimo aprì improvvisamente gli occhi. “Buongiorno Mione…” la salutò. Il prefetto sobbalzò. Poi si tranquillizzò. “Riposata?” le chiese ancora. Lei annuì timida. Il rosso si sporse dal suo sacco a pelo e le diede un bacio. Si sentì un grugnito. “Santo Manson, mi sembra di aver dormito su un tappeto di chiodi!” si lamentò Anna. Hermione la guardò divertita. “Sicura di non aver sognato di essere un fachiro?” la prese in giro Ron. Il prefetto ridacchiò. La castana li guardò truce. “Dobbiamo decisamente trovare delle brande per stanotte…” le diede ragione Harry. Si alzò a sedere e la sua schiena scricchiolò più volte. “Come stai Anna?” le chiese. La diretta interessata sbadigliò. Poi si inforcò gli occhiali. “come primo risveglio pensavo peggio…almeno Giulia ci ha intrattenuto con la canzone…” osservò. Il rosso si tirò su a sedere e iniziò ad annusare l’aria. “Non sentite questo odore? Sembra qualcosa di super!” esclamò. Anna si grattò la testa e d’improvviso spalancò gli occhi. “I pancakes!!” trillò. Harry rise. Hermione sbadigliò ancora. “Ok…ora colazione, ma dopo dobbiamo parlare seriamente!” acconsentì. Piano tutti e quattro si alzarono. Ancora in pigiama scesero. Rimanendo a bocca aperta nel vedere il nuovo stato della cucina. Giulia era impegnata a far saltare i pancakes dalla padella perché non si bruciassero. Era una visione alquanto singolare dato che sembrava più un tentativo di non farli spiaccicare sul soffitto. Cinque piatti erano già stati disposti sul tavolo. Quattro di questi erano già pronti e lei stava riempiendo l’ultimo. Li accanto c’erano anche delle bottigliette di sciroppo al cioccolato e sciroppo d’acero. “Che lusso! Non sapevo che ci fossimo trasferiti in un Hotel a cinque stelle!” esclamò Anna. L’amica si voltò sorridente. “Buongiorno ragazzi! Mi sono svegliata presto così ne ho approfittato per rimettere in ordine e preparare la colazione…” li salutò. Ron, che sbavava già alla vista dei piatti, si fiondò a sedersi. “Non serviva che cucinassi, bastavano anche semplici cereali…” commentò divertita Hermione. Giulia iniziò a distribuire i piatti e a versare succo o latte nei vari bicchieri. “Lo sai che mi fa piacere Herm…e poi ho dormito malissimo, dovevo ritrovare il buon umore…” spiegò. Per poi sedersi. La castana alzò la mano. “Pure io ho dormito male! Chi vuole che come prossimo compito ci sia trovare materassi e brande alzi la mano!” propose. Il prefetto sbuffò. “Oh andiamo Anna! Non essere sciocca…abbiamo altre priorità…” la rimproverò. Ma tutti tranne lei avevano già alzato la mano d’accordo. “Senza offesa Mione, dormire mano nella mano con te è stato bello, ma sarebbe stato meglio senza il pavimento a stretto contatto con la schiena…” esordì il rosso con la bocca piena. Hermione sospirò esasperata e iniziò a mangiare. Anna si stiracchiò facendo criccare tutte le ossa. Poi immerse i suoi pancakes nello sciroppo al cioccolato. “Vedo che stai meglio Anna…” le sorrise. La castana le fece segno di ok. “È stato solo un piccolo attacco di panico…non succederà più…” la rassicurò. Harry aveva iniziato a mangiare in silenzio. Era incredibile come la compagnia dei suoi amici lo mettesse di buon’umore. Alla fine nel loro gruppetto tutti avevano una parte importante. Ron era quello buffo e il suo migliore amico. Hermione era la biblioteca ambulante e quella che si preoccupava sempre di tutto. Anna era la casinista e la dura. Giulia era l’ottimista e premurosa. E lui. Era come al solito solo il Prescelto. Avrebbe dovuto guidare tutti nella missione, ma in realtà non sapeva che fare. Il prefetto era più organizzato di lui. “hey Harry…qualcosa non va?” chiese dolce Giulia. Il moro scosse la testa. “So io cosa non va! Sono troppo asciutti i suoi pancake! Ci vuole…un’onda al cioccolato!” esclamò Anna. Versando mezza bottiglietta sulla colazione del ragazzo. Finendo immancabilmente per impiastricciarsi. Harry scoppiò a ridere. La castana aveva le dita e il naso coperto di cioccolato. Le prese le mani e gliele pulì con un fazzoletto. Anna alzò lo sguardo per nascondere il rossore sulle guance. Hermione e Giulia trattennero una risata. Ron continuava ad abbuffarsi. “Sono veramente ottimi Giulia!” esclamò. Stravolgendo le parole per il troppo cibo in bocca. Il prefetto lo guardò male. “Ronald mastica prima di parlare…non essere maleducato!” lo rimproverò. Il rosso si fermò. Aveva dello sciroppo ai lati della labbra. Senza pensarci si chinò e baciò Hermione. Che lo spinse via. “Mione alla tua età non dovresti sporcarti così mentre mangi…non è buona educazione!” le fece il verso. Harry, Anna e Giulia scoppiarono a ridere. Il prefetto sbuffò isterico e si pulì. Quando tutti i piatti furono vuoti vennero messi nel lavandino. Giulia richiamò la spugna e tutto tornò in ordine entro pochi minuti. “Ora che dite di pulire un po’ questo posto?” propose Anna. Hermione la guardò scettica. “Mi fa piacere che finalmente tu abbia imparato a mettere in ordine Anna, ma sarà inutile, dato che non so per quanto potremmo rimanerci qui…e poi non dovremmo spostare nulla, pensa se i Mangiamorte facessero irruzione e trovassero la casa splendente…” rimbeccò. La castana storse il naso. “Secondo me sarebbero felici…secondo me Voldie li fa dormire in cantina…” scherzò Giulia. Ron trattenne una risata. Il prefetto scosse la testa esausta. “Ok ragazze…le battutine su questo argomento erano divertenti prima…e sottolineo prima…però ora vi pregherei di fare attenzione a qualunque riferimento possa uscirvi di bocca…niente Voldie o Voldemort, niente battute sui Mangiamorte o simili, intesi?” stabilì. Le amiche si guardarono. Si misero sull’attenti con una mano in fronte a mo di soldati. “Sissignora!” esclamarono in coro. Il rosso sorrise. “Andiamo a cercare un materasso Mione…” propose. Cingendole i fianchi con un braccio. Hermione divampò. Anna fischiò. “Sentite che proposte fa il signorino Weasley!” lo prese in giro. Ron ripensò alla frase e tossicchiò imbarazzato. Harry scosse la testa divertito. “Avanti, cerchiamo queste brande così poi potremmo dedicarci ad affari seri…riguardo alla pulizia, penso che se dobbiamo proprio, terremo in condizioni vivibili solo le stanze che usciamo quotidianamente…” decretò ancora il prefetto. Gli amici furono d’accordo. Quindi il gruppetto si divise. Harry, Ron ed Hermione si occuparono delle brande. Mentre Giulia e Anna della pulizia. Il rosso trovò tre brande e tre materassi smessi. Li portò con la magia nella stanza di quella notte e li sistemò. “Dobbiamo accontentarci di questi…altri non ce ne sono…” spiegò. Il prefetto alzò le spalle. “A me va bene dormire anche nel sacco a pelo…” commentò. Giulia e Anna li raggiunsero. “Noi due possiamo anche dormire assieme…non ci sono problemi…” propose la prima. “E Mione dormirà con me…quindi il terzo va ad Harry…perfetto!” ricapitolò ancora Ron. Il prefetto arrossì. “A proposito di Harry…che fine ha fatto?” osservò la castana. “Stava perlustrano delle stanze poco più in la…magari ha trovato qualcosa di interessante…” rispose Hermione. Così i quattro decisero di unirsi al Prescelto. Quest’ultimo era entrato in una stanza. Era quella di Sirius. Quando gli amici lo raggiunsero teneva in mano una lettera ed una foto sbiadita. “Che hai trovato Harry?” squittì curiosa il prefetto. Il moro le passò ciò che aveva trovato. Gli altri si strinsero intorno a lei per vedere. Giulia invece venne catturata dall’immagine attaccata alla parete. Era facile riconoscerla. Era l’unica magica. Mostrava quattro ragazzi che lei riconosceva bene. Li aveva visti. Quella volta nel Pensatoio aveva affrontato Lupin, James e Sirius giovani. Se li ricordava bene. Così arroganti. Di quell’episodio non aveva mai parlato ad Harry. E col tempo lei sen’era dimenticata. La foto che aveva ora Hermione invece mostrava un bambino piccolo dai capelli neri che sfrecciava dentro e fuori dall’immagine con una scopa minuscola. Rideva come un matto e dietro di lui un paio di gambe lo rincorrevano. Giulia analizzò la lettera. Quando capì che quella calligrafia apparteneva a Lily il cuore tremò. Casualmente era strappata. Inutile dire a chi lei pensò subito. “Ho cercato il resto della lettera ma non c’è…” esordì ancora Harry. Poi si voltò verso Giulia. Forse in cerca di un’opinione o di un conforto. Si stava affidando tantissimo a lei. Però guardandola capiva che c’era qualcosa che non andava. Gli occhi della ragazza erano puntati sulla lettera. Ma sembravano essere da tutt’altra parte. Il prefetto si guardò intorno. “Hai fatto tu questo disastro o era già così quando sei entrato?” gli chiese. Il moro alzò le spalle. “Qualcuno deve aver frugato prima di me…” rispose solo. Anna annuì. “Anche ella altre stanze la situazione è questa…” concordò. “Cosa pensate che cercassero?” chiese Ron. “Informazioni sull’Ordine…se era Piton…” rispose schietto Harry. Giulia scosse la testa. “Sev…ecco…Piton era già nell’Ordine…aveva già tutto ciò che gli serviva…” commentò. Ogni volta che ipotizzava qualcosa su Severus si sentiva stretta in una morsa. Lei sapeva. Lo aveva accennato alle sue amiche ma quella con più responsabilità era lei. Sapeva che Severus stava facendo tutto questo per Silente. E non poterlo urlare a tutti era frustrante. “Allora voleva informazioni su Silente…la seconda pagine della lettera, per esempio…voi sapete chi è questa Bathilda che nomina mia mamma?” chiese sicuro il Prescelto. Hermione aprì la bocca per rispondere ma Anna la precedette. “Bathilda Bath, l’autrice del nostro libro di Storia della Magia!” rispose. Tutti la guardarono stupidi. “Bhe che c’è? Non studiavo molto Storia, ma a leggere la copertina del libro ci sono arrivata eh!” sbottò la castana offesa. Il prefetto la ignorò. “Quindi i tuoi genitori la conoscevano! È stata una storica della magia incredibile!” esclamò esagitata. “Ed è ancora viva…abita a Godric’s Hollow…la zia di Ron, Muriel, ne parlava ieri al matrimonio! Conosceva anche la famiglia di Silente…dovrebbe essere interessante parlare con lei no?” propose Harry. Hermione scosse la testa. “Capisco perché ti piacerebbe parlare con lei Harry, ma non ci sarebbe d’aiuto nella ricerca degli Horcrux, no?” lo liquidò. Con un tono fin troppo comprensivo. Ron sbuffò. “Anna, sui tuoi libri oscuri non c’è nulla su dove trovare gli Horcrux?” chiese spazientito. La castana scosse la testa. “Dice cosa sono, come crearli e tutte cose che Silente ha già detto ad Harry…potrei provare a rileggere il capitolo che ne parla, però non sono una specie ristretta e quindi non si può dire dove siano nascosti…alla fin fine è soggettivo...” spiegò. Harry storse il naso. “Harry, lo so che vuoi tanto andare a Godric’s Hollow, ma io ho paura…mi spaventa la facilità con cui ci hanno trovato ieri i Mangiamorte…sono sempre più convinta che dovremmo evitare il posto in cui sono sepolti i tuoi genitori, sono sicura che si aspettano che tu ci vada…” disse ancora il prefetto. Il moro sospirò. “Non è solo…Herm, Muriel ha raccontato delle cose su Silente al matrimonio…voglio sapere la verità…” raccontò. Giulia gli mise una mano sulla spalla. “Non permettere a chiunque getti fango su Silente di condizionarti Harry…tu lo conoscevi meglio di chiunque altro…” lo incoraggiò. Harry alzò le spalle arreso. Era troppo sperare di poter far capire agli altri il suo desiderio si scoprire la verità? “Che ne dite di scendere e metterci a parlare in salotto? Almeno stiamo comodi…tanto con tutto questo casino non troveremo mai niente di utile…” li interruppe Anna. Gli altri acconsentirono. Per tornare alle scale però passarono davanti ad una stanza. La castana si fermò davanti al cartellino che vi era appeso. Era pomposo, scritto a mano in bella grafia. Le ricordava molto il modo di fare di Percy. “Non entrare senza il permesso di Regulus Arcturus Black…” lesse. Harry si immobilizzò. “Hermione! Vieni qui!” la chiamò. Era quasi a metà scale. Il prefetto corse. “Che c’è?” chiese. Il moro e Anna si guardarono soddisfatti. “Abbiamo trovato R.A.B…” risposero in coro. L’altra li guardò dubbiosi. Poi vide il cartello. “Il fratello di Sirius…” boccheggiò Giulia. “Era un Mangiamorte, mel’ha raccontato Sirius…si unì a loro quando era molto giovane, poi ebbe paura e cercò di andarsene…così lo uccisero…” raccontò Harry. Negli occhi di Hermione si accese una scintilla. “Ma certo, tutto torna! Se era un Mangiamorte era anche vicino a Voldemort! E se aveva aperto gli occhi forse lo voleva eliminare…” riassunse. Prima di entrare a perlustrare la stanza però dovettero recuperare Ron. Che era già al piano di sotto. La porta era chiusa a chiave ma con un semplice incantesimo riuscirono ad aprirla. La stanza era tutto il contrario di quella di Sirius. Se quest’ultimo voleva mascherare la sua vera origine coprendo le pareti con poster babbani e i colori Grifondoro, Regulus l’aveva tappezzata di verde e argento. Sul soffitto inoltre c’era dipinto lo stessa della famiglia Black. “Questa stanza mi da i brividi…” osservò Ron. Anna ghignò divertita. Giulia trovò un vecchio collage con ritagli di giornale ingialliti. Parlavano tutti di Voldemort. “A quanto pare era un suo fan accanito prima di diventare un Mangiamorte…” osservò. Iniziò a leggere gli articoli. Ognuno iniziò a perlustrare la stanza. “Potremmo provare un Accio…” propose semplicemente Anna. Hermione scosse la testa. “Il medaglione sarà protetto sicuramente da incantesimi per evitare che venga richiamato dalla magia…” rimbeccò subito. La castana sbuffò. “Non ci resta che cercare quindi…” concluse delusa. Alla fine il gruppetto si arrese e setacciò la stanza per almeno un’ora. “Potrebbe essere in qualche altra parte della casa magari…” commentò ottimista il prefetto. “Già…non vi ricordate di quante cianfrusaglie ci siamo sbarazzati l’ultima volta?” aggiunse Ron. “Magari alcune erano state messe li apposta per difendere il medaglione…” ipotizzò ancora Giulia. Stavolta però Hermione si fermò con un piede a mezz’aria. “C…c’era un medaglione!” boccheggiò. Gli altri spalancarono gli occhi. “Cosa?” esclamarono in coro. “Nella credenza del salotto…nessuno di noi…nessuno di noi sapeva come aprirlo…” sussurrò sconvolto il prefetto. Harry deglutì a fatica. Si ricordava benissimo che l’avevano gettato in un mucchio di rifiuti. “Kreacher si è ripreso un sacco di cose…” rammentò ancora quest’ultimo. “Aveva un mucchio di roba nascosta nel suo armadio in cucina! Andiamo!” esclamò Hermione. Così il gruppo corse in cucina. Quando però aprirono l’armadio vi trovarono solo un libro sulla stirpe pura. Anna si trattenne dal tirare un urlo isterico. “Non è ancora finita! Kreacher!” chiamò Harry. Si sentì un forte crac e l’elfo domestico che il moro aveva a malincuore ereditato da Sirius comparve dal nulla davanti al focolare. Era piccolo, alto la metà di un uomo, la pelle pallida gli cadeva addosso in mille pieghe e ciuffi di peli bianchi sbucavano abbondanti alle orecchie da pipistrello. Indossava ancora lo straccio sudicio col qualche l’avevano conosciuto. Lo sguardo sprezzante che posò su Harry mostrò che il suo atteggiamento nei confronti del nuovo padrone non era cambiato. “Padrone…” gracchiò con voce da rana. E s’inchinò. “…di nuovo di ritorno nella vecchia casa della mia padrona con quei traditori del loro sangue di Weasley e Wyspet e le due sudice Mezzosangue…” borbottò. “Ti proibisco di chiamare chicchessia ‘traditore del suo sangue’ o ‘ sudicio Mezzosangue’!” sbottò il Prescelto. Anna ghignò trionfante. L’elfo aveva gli occhi quasi iniettati di sangue. Non si poteva di certo chiamare presenza piacevole. Hermione se ne stava dietro Ron. “Ho una domanda da farti…e ti ordino di rispondere con sincerità, capito?” aggiunse poi Harry. “Si padrone…” rispose Kreacher inchinandosi. Le sua labbra si mossero silenziose. Probabilmente aveva sputato altri insulti gratuiti. “Due anni fa…c’era un grosso medaglione d’oro nel salotto di sopra…noi l’abbiamo buttato via, lo hai preso tu?” gli chiese. L’elfo alzò la testa e guardò in faccia il suo padrone. “Si…” rispose. “E adesso dov’è?” chiese ancora il Prescelto. Gli altri trattennero il respiro dalla gioia. “Andato…” concluse solo Kreacher. “Andato? Come sarebbe…andato?” boccheggiò Harry. L’elfo rabbrividì e oscillò. “Kreacher…ti ordino…” scandì il moro. “Mundungus Fletcher…ha rubato tutto Mundungus Fletcher: i ritratti della signorina Bella e della signorina Cissy, i guanti della mia padrona, l’Ordine di Merlino, Prima Classe, i calici con il blasone di famiglia e…e...e…” gracchiò Kreacher. Inghiottì l’aria. Con il petto concavo che si alzava ed abbassava. Poi spalancò gli occhi ed emise un urlo agghiacciante. “…e il medaglione, il medaglione di padron Regulus, Kreacher ha sbagliato, Kreacher non ha obbedito agli ordini!” urlò. Harry agì d’istinto. Appena l’elfo prese l’attizzatoio dal focolare si gettò sull’elfo e lo schiacciò a terra. Hermione si lasciò sfuggire un urlo. “Kreacher, ti ordino di stare fermo!” esclamò il moro. Sentì l’elfo immobilizzarsi e lo lasciò andare. Kreacher era lungo disteso sul freddo pavimento di pietra e dagli occhioni gonfi colavano lacrime. “Harry lascialo andare!” lo pregò il prefetto. “Così può picchiarsi ancora?” sbottò Harry. Gli altri rimasero zitti. Così l’interrogatorio continuò. Kreacher confessò di aver visto Mundungus rubare dalla casa gli oggetti. Inoltre ebbero la conferma che R.A.B. altri non era che Regulus. A quando pare Kreacher era stato arruolato per un compito da Voldemort, tramite Regulus ancora Mangiamorte. Il Signora Oscuro aveva portato l’elfo alla caverna in cui era stato Harry. Kreacher raccontò tutta l’esperienza tremando. Era già stato brutto sentire l’episodio vissuto da Harry, ma questo era ancora peggio. Voldemort aveva lasciato l’elfo nella caverna e questo aveva rischiato di venire ucciso dagli Inferi. Però Regulus l’aveva richiamato a se e gli aveva detto di rimanere nascosto. Quando il Black era riapparso qualche giorno dopo aveva ordinato a Kreacher di portarlo alla caverna. Regulus aveva un medaglione uguale a quello di Voldemort con se. “Padron Regulus si è tolto dalla tasca un medaglione come quello che aveva il Signore Oscuro e ha detto a Kreacher di prenderlo, e quando il bacile era vuoto Kreacher doveva scambiare i medaglioni…” continuò a raccontare in lacrime l’elfo. Anna rimase a bocca aperta. Giulia aveva gli occhi lucidi ed Hermione aveva già iniziato a piangere. “E ha ordinato…a Kreacher…di andare via…senza di lui…di tornare a casa…e di non dire alla padrona cosa aveva fatto…ma di distruggere il primo medaglione…e ha bevuto…tutta la pozione…e Kreacher ha scambiato i medaglioni…ed è rimasto a guardare…e padron Regulus è stato trascinato sott’acqua e…” proseguì l’elfo scosso da singhiozzi violenti. Il prefetto non resistette e si inginocchiò davanti a lui. poi lo abbraccio. Ma Kreacher la scacciò disgustato. “La sudicia Mezzosangue ha toccato Kreacher, lui non permetterà, che cosa dirà la sua padrona?” sbottò. “Ti ho detto di non chiamarla in quel modo!” soffiò Harry. Ma l’elfo si stava già punendo. Cadde a terra e picchiò la fronte. “Fermalo Harry! Ti prego fermalo!” squittì Hermione. Anna sbuffò. “Kreacher, basta!” ordinò il moro. L’elfo rimase disteso, ansante e tremante, il muso coperto da lucido muco verde, un livido già affiorato dalla fronte pallida, gli occhi gonfi e arrossati dalle lacrime. Giulia scosse la testa. Estrasse un fazzoletto e si chinò verso si lui piano. Con un gesto gli pulì la faccia nonostante le sue proteste. Ci mancò poco che Kreacher ricominciasse con punizioni ed insulti ma la ragazza lo zittì spazientita. Poi si allontanò. L’elfo stranamente rimase immobile. “E così hai riportato a casa il medaglione…e hai cercato di distruggerlo?” gli chiese ancora Harry. “Niente di quello che ha fatto Kreacher ha lasciato segni sul medaglione…Kreacher ha provato tutto, tutto quello che sapeva! Kreacher non è riuscito a distruggere il medaglione! E si è punito! E la sua padrona era pazza di dolore, perché padron Regulus era scomparso, e Kreacher non poteva dirle cos’era successo nella grotta perché padrona Regulus gli aveva proibito di dirlo a chiunque in famiglia…” singhiozzò ancora l’elfo. Ron lo guardava turbato. Giulia si avvicinò piano come aveva fatto prima. Hermione stava a debita distanza ma piangeva. Anna aveva mille pensieri su tutta la faccenda che le giravano in testa. “Non ti capisco Kreacher…Voldemort ha cercato di ucciderti, Regulus è morto per lottare contro di lui, ma tu sei stato contento lo stesso di tradire Sirius e consegnarlo a Voldemort? Sei andato da Narcissa e Bellatrix e hai passato informazioni a Voldemort attraverso di loro…” commentò ancora Harry. “Harry, Kreacher non ragiona così…” lo contraddisse Giulia. Il prefetto annuì. “Gli elfi, in quanto trattati come schiavi, sono abituati a certi atteggiamenti violenti da parte degli altri…alla fine ciò che gli ha fatto Voldemort non faceva differenza dagli altri maltrattamenti…” aggiunse. Anna sospirò. “Infondo lui è fedele a chi lo tratta con gentilezza, come la signora Black e Regulus…quindi li ha serviti volentieri e ha assimilato i loro concetti…” lo difese. Il moro aprì la bocca per protestare. “È anche vero che Regulus ha cambiato idea, ma non si direbbe che l’abbia spiegato a Kreacher…infondo gli conveniva stare sotto l’ala della vecchia storia Purosangue…Regulus stava cercando di proteggerli tutti…molti…molti agiscono così…” lo zittì ancora la castana. E pensò a tutti i discorsi fatti con Lucius. “Ma Sirius…” intervenne ancora il Prescelto. “Sirius è stato tremendo con Kreacher ammettilo…” lo punzecchiò Giulia. Anna sospirò. “E per quanto possa essere incredibile per te sono sicura che Bellatrix e Cissy sono state assolutamente deliziose con lui…come per esempio quando uscivano dalla casa di notte e tu le beccavi in pieno Kreacher, vero? E Cissy ti ha promesso di non picchiarti in cambio del tuo silenzio con la signora Black…così è diventata un’abitudine che perfino Bella ha accettato…” raccontò. L’elfo si voltò stupito. Harry non disse nulla. Silente gli aveva detto una volta che Sirius non aveva mai considerato Kreacher capace di fare pensieri profondi come quelli degli essere umani. “Kreacher…quando te la senti…ehm…per favore siediti…” gli disse. Ci volle qualche minuto perché l’elfo smise di singhiozzare. Poi si rimise seduto. “Ora Kreacher ti chiederò un favore…ecco vorrei che andassi a cercare Mundungus Fletcher…dobbiamo trovare il medaglione, il medaglione di padron Regulus, è molto importante! Dobbiamo finire il lavoro che ha iniziato padron Regulus, vogliamo…ehm…che non sia morto in vano…” spiegò Harry. Cercando di essere dolce ma comunque autoritario. “Trovare Mundungus Fletcher?” gracchiò l’elfo. “E portarlo qui a Grimmauld Place…” aggiunse Giulia. “Credi di poter fare questo per noi?” concluse il moro. Kreacher annuì e si alzò. Il Prescelto ebbe un’ispirazione improvvisa. Estrasse il borsellino che teneva sempre con se e ne tolse il falso medaglione. “Kreacher, io…vorrei regalarti questo…apparteneva a Regulus e sono sicuro che vorrebbe lo tenessi tu...come segno di gratitudine per quello che hai…” iniziò a dire. Mettendo in mano del’elfo l’oggetto. Ma questo si buttò a terra in preda a ululati disumani. Anna alzò gli occhi al cielo esasperata. “Ci risiamo!!!” esclamò spazientita. Dopo una mezzora buona riuscirono a calmare Kreacher. Alla fine infilò il medaglione fra le coperte del suo armadio, pienamente estasiato di possedere un oggetto della famiglia Black tutto per se. Poi l’elfo fece tre profondi inchini verso Giulia, Harry e Ron e una piccola smorfia buffa, forse un tentativo di saluto rispettoso, ad Anna ed Hermione. Per sparire infine in un crac. Il gruppetto si spostò nel salottino sfinito. Avevano scoperto un sacco di cose però comunque non rimaneva altro che attendere il ritorno di Kreacher. Purtroppo per loro, l’elfo non si presentò ne nel pomeriggio ne alla sera. A cena Giulia cucinò ancora e se la cavarono con una minestra. Dovevano limitare l’uso delle provviste. “Hey Anna…come facevi a sapere quelle cose su Bellatrix e Narcissa?” chiese Ron. Per l’ennesima volta con la bocca straripante di cibo. La castana alzò le spalle. Beveva la sua minestra a cucchiaiate ristrette. “Mel’ha raccontato Narcissa…mi ha confidato un sacco di episodi suoi e delle sue sorelle…da quanto ne so io voleva anche ricontattare Andromeda…ma con la guerra non credo sarà più possibile…” rispose. Quasi con aria sognante. Harry la guardò curioso. “Parli di loro come se fossero la tua famiglia…” osservò. Senza cattiveria. Solo come semplice verità. Anna sorrise. “Perché infondo lo sono…i Malfoy mi hanno accolta in casa loro da ben due anni…mi hanno sempre trattato come una figlia…mi hanno viziata…se solo Lucius avesse ascoltato le mie preghiere e non avesse portato Draco davanti a Voldemort…” spiegò. Finendo con una certa malinconia. Giulia si chinò e poggiò la testa sulla sua spalla. “Tranquilla tesoro, tutto si sistemerà…” le disse. Ron si fermò con il cucchiaio a mezz’aria. “Però Draco avrebbe potuto ribellarsi…” rimbeccò. Hermione gli tirò una gomitata. “Sei sempre il solito bradipo senza tatto Ron!” lo rimproverò. Anna scosse la testa divertita. “Ancora oggi non so perché Draco non si sia ritirato…lui è un grande ragazzo…intelligente, premuroso…voi avete visto solo il peggio di lui…” rispose. Harry abbassò lo sguardo sul piatto davanti a se. Per tutti quegli anni aveva odiato a morte Malfoy. Ed ancora i suoi sentimenti non erano invariati. Però era strano come le persone, guardate da differenti punti di vista, apparissero così tanto diverse. “Io ho anche visto la parte bella! È per questo che non mi spiego come uno come lui non si sia ribellato…” intervenne il rosso. Lasciando tutti a bocca aperta. “Come sempre, vale la regola di non giudicare un libro dalla copertina…” esordì saggia Hermione. La castana annuì. “Altrimenti voi non sareste miei amici…” osservò amara. “O miei…” ripetè anche il prefetto. Giulia scosse la testa. “Direi che se siamo arrivati a certi livelli di discorsi siamo decisamente stanchi…” fece notare. Harry si alzò e prese i piatti oramai vuoti. Poi con un gesto di bacchetta mise al lavoro spugna e lavandino. “Siccome non abbiamo nulla da fare potremmo anche lavarli a mano…” sbottò Hermione stizzita. Ma tutti la ignorarono. Alla fine si spostarono in salotto. Si sedettero su vari cuscini trovati in giro. Il moro guardava il camino spento. Ron si era appoggiato al prefetto. Che sfogliava libri di Incantesimi. Lui invece aveva oramai l’aria di uno al limite dell’abbiocco. Giulia stava sdraiata per terra. Testa sul cuscino. Ovviamente avevano dato una spolverata generale alla stanza prima. Infine Anna consultava i pesanti volumi di magia oscura della nonna. Ogni tanto si fermava su qualche capitolo. Hermione sbirciava e, vedendo che non era qualcosa riguardante la missione, la rimproverava inorridita. La castana alla fine però sapeva come leggere tutto ciò che voleva anche di sottecchi. Il silenzio che si creava era qualcosa di spettrale. Fuori i lampioni illuminavano le strade. E la luna era alta. La sera passò così. Senza avere notizie da Kreacher. “Chissà cosa stanno facendo alla Tana…” sospirò d’improvviso Giulia. Ron si era oramai appisolato e aveva la testa appoggiata a quella del prefetto. “Magari stanno parlando di noi…” ipotizzò Anna. Giulia sorrise. “Che manie di grandezza…” la prese in giro. L’amica le fece la linguaccia. “Bill mi odierà…ne sono sicura…” aggiunse poi. Un po’ triste. Harry scosse la testa. Trascinò il cuscino e si mise vicino a lei. “Non credo…ti vuole troppo bene per odiarti…al massimo sarà preoccupato…” la consolò Hermione. Anna sospirò. E scartò l’ennesimo libro. Il moro si allontanò di poco. “Non mi fido di questi libri…” soffiò. La castana lo guardò spazientita. “È un libro Harry…i libri sono amici, non nemici…” recitò. Il prefetto applaudì. “Ti ricordo che il libro di Cura delle Creature Magiche ha cercato di mangiarmi più di una volta…” ricordò il ragazzo. Anna lo guardò scettica. Poi increspò le labbra in un ghigno. “Si vede che sei…appetitoso…Harry…” disse. Con tono gelido e raccapricciante. Hermione ebbe un brivido alla schiena. Il moro arrossì. “Anna smettila di fare la vampira maliziosa!” la richiamò Giulia. Tirandole un cuscino. Stavolta la castana la guardò indignata. “Ma senti chi è la maliziosa qui! Sei solo tu che capisci i doppi sensi dove non ci sono!” esclamò finta offesa. Harry tossicchiò. “In verità anche io l’avevo capito…” confessò timido. Hermione annuì rossa in viso. Anna li guardò truce. “Siete davvero spiritosi…intanto Harry tu dormi da solo…” soffiò. Il moro la guardò dubbioso. “Ron ha trovato solo tre brande con materassi annessi…ovviamente lui dormirà con Herm…a quando vedo poi è già a buon punto…io invece dormirò con Anna…” spiegò subito Giulia. Harry storse il naso. Indubbiamente non voleva dormire con Ron. Alla fine quei due potevano benissimo dormire assieme. Però si sentiva un po’ solo. Avrebbe tanto voluto avere vicino a se Ginny. E dire che l’aveva vista solo il giorno prima. Senza accorgersene scivolò piano dal cuscino. Si sdraiò sul pavimento e ci appoggiò la testa. La castana lo guardò divertita. Iniziò a punzecchiarlo sul fianco. “Non interrompere Potter il pensatore!” sbottò lui. Anna scoppiò a ridere. “Non mi credi eh? Guarda che quando meno te lo aspetti te la faccio pagare Anna…” la avvertì il moro. Lei però continuava a punzecchiarlo. Alla fine Harry si alzò e con uno slancio iniziò a farle il solletico. La castana scalciava e si dimenava in preda alle risate. Hermione e Giulia si guardarono. Era quasi una conquista vedere quei due andare così d’accordo. Loro che l’anno prima si prendevano a schiaffi fisici e psicologici. “Piantala Potter!!!!” lo richiamò per l’ennesima volta Anna. Anche il ragazzo rideva. Così decise di graziarla e lasciarla un po’ in pace. Si appoggiò con una mano al pavimento ma scivolò. La castana si era appena risistemata. Seduta sul cuscino con le gambe allungate per bene. Harry atterrò proprio con la testa sulle sue gambe. Anna lo guardò poco convinta. Il moro chiuse gli occhi pronto ad un pestaggio estremo. Ma lei era troppo stanca anche solo per insultarlo. Era tutta una situazione così strana. Di solito sulle sue gambe riposava sempre Draco. La castana alzò gli occhi al soffitto. Si era decisa ed aveva lasciato la palla di vetro nel suo baule. Alla Tana. Chissà cosa avrebbe pensato il biondo non ottenendo risposta alle sue chiamate. Chissà per quanto tempo non avrebbe sentito la sua voce. Chissà per quanto. “Hey Anna! Anna…” si sentì chiamare all’improvviso. Harry si era alzato e la guardava. “Hai…hai gli occhi lucidi…” le fece notare. La castana scosse veloce la testa. Non sen’era nemmeno accorta. Il moro guardò le amiche. Entrambe si guardavano preoccupate. Alla fine il ragazzo si avvicinò. E senza dire una parola abbracciò Anna. Tenendola stretta. “Non…serve Harry…sto bene…” gli disse lei. Con voce tremula. “Sta zitta un buona volta Haliwell…” rimbeccò il moro. Con tono dolce. La castana si lasciò cullare da quell’abbraccio. Mai avrebbe potuto immaginare una situazione come questa. Consolata dal ragazzo che l’anno prima aveva odiato più di tutti. Passarono dei minuti così. “Potter anche se mi hai visto praticamente nuda l’anno scorso non ti autorizzo a superare la linea del mio spazio vitale…” soffiò d’improvviso Anna. Harry si staccò al limite dell’imbarazzo. Ecco tornata la vecchia Haliwell. Poi però vide qualcosa. Sul volto della castana stava un sorriso. Un tranquillo sorriso di gratitudine. “In ogni caso, tu dormi da solo!” gli ricordò ancora. Il moro scosse la testa divertito. “Non oserei mai obbligare una di voi donzelle a dormire con me!” recitò da perfetto damerino. Giulia rise. “A proposito di dormire, è tardi ragazzi….domani abbiamo un’altra allegra giornata ad aspettarci…andiamocene a letto…” concluse Hermione. Poi diede qualche spinta al bradipo addormentato. Che si stropicciò gli occhi come un bambino. “Ma…che è successo Mione?” biascicò. Il prefetto gli sorrise. E lo aiutò ad alzarsi. “Nulla Ron…andiamo a nanna su…” gli disse. Anche Anna si alzò. E si stiracchiò. “Siamo fortunati che è estate! Si gela in questa casa!” si lamentò. Harry la guardò scettico. “Se tu ti vestissi di più avresti una temperatura corporale moderata…” le suggerì. La castana sbuffò ed iniziò a prenderlo a cuscinate. Approfittando del fatto che lui era ancora seduto. Ron guardava la scena stupito. “Io mi faccio un tè e salgo…” esordì Giulia. Avviandosi già verso la cucina. Harry fermò Anna e si alzò. “Aspettami…ci sono anche io!” si propose. Seguendo la ragazza. La castana lo guardò divertita. “Grazie, mi lasciate con la coppietta che si pastrugna!” si lamentò. Hermione le tirò uno scappellotto sulla testa. “Non fate tardi!” raccomandò poi. Così i tre salirono le scale. Giulia accese la vecchia lampada della cucina. Che produsse una luce fioca e ondeggiante. Harry prese due bustine e scaldò l’acqua.
Premeditation will kill the trust, they'll never know if you fear me. “Anna ha portato anche i biscotti…” precisò divertita la ragazza. Il moro sorrise e prese due tazze e lo zucchero. “Non hai proprio sonno?” le chiese. Lei alzò le spalle e si sedette. “Ho una strana sensazione…” rispose solo. Poi tirò la catenina del ciondolo. Era quella ad anello a serpente. E fortunatamente era fredda. Giulia sospirò tranquillizzata. Harry la guardò curioso.
With every second collecting dust, I feel so bloated and weary. “L’avevo vista altre volte quella collana…” osservò. La ragazza arrossì. “È una collana speciale…” sorrise. Il moro versò l’acqua nelle tazze. In ognuna c’era una bustina di tè al limone. Giulia scosse la testa timida. “In realtà…è divisa in due parti…l’altra cel’ha...” iniziò a dire. “Lui…” terminò vago Harry.
'Cause she belongs to heaven. “Già…sarebbe un cuore formato da due serpenti…e quando sono divisi…si chiudono ad anello…” spiegò la ragazza. Con il tono di una bambina. “Non pensavo che lui portasse cose simili…” commentò il ragazzo. Forse un po’ troppo bruscamente. “Ecco…anche io ero in dubbio…però… da quando gliel’ho regalata non sel’è mai tolta…quindi devo dedurre che…gli…che gli piace…” raccontò solo lei.
She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. Il Prescelto tolse la bustina dalla tazza e ci mise lo zucchero. “È l’unico legame che ho con Severus ora…” sussurrò Giulia. Stringendo il ciondolo. Harry sobbalzò all’udire del nome. Poi la guardò. Lo teneva stretto fra le mani. A mo di preghiera. “Se scotta vuol dire che lui è in pericolo…e viceversa…” aggiunse lei. Il moro iniziò a sorseggiare il tè.
Another complicating suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Ogni volta che ero in pericolo…ogni volta che avevo bisogno di lui…ogni volta che il suo ciondolo scottava…lui veniva da me…mi ha salvata…tante, tante di quelle volte che non credo che nemmeno dargli tutta me stessa sia sufficiente per ringraziarlo…” sussurrò ancora Giulia. La voce tremante. Quasi come la luce di quella vecchia lampadina. Harry era allibito. Burn. Non credeva di poter vedere tanto amore in una persona. Era stato troppo poco con Ginny per vedere il suo trasporto. Certo sapeva di amarla. E sapeva che le mancava. Però le sue parole non avrebbero mai avuto un tono come quello della ragazza. Chissà se anche sua madre era così quando parlava di suo padre.
She'll cut you down with a single thrust, she's taken over too quickly. “Harry…io…io credo di doverti dire delle cose…forse è giusto che lo faccia…” iniziò poi a dire Giulia. Il ragazzo tolse la bustina dalla tazza dell’amica e ci mise lo zucchero. Poi gliela porse. Lei ne sorseggiò un po’. “Avanti, ti ascolto Giulia…dimmi pure…” la invitò cortese. La ragazza prese un profondo respiro. “Io so che cos’hai passato Harry…siamo cresciuti assieme…e posso solo immaginare cosa sia sentire costantemente la mancanza dei propri genitori…non so come farei senza i miei…però devo dirti che tuo padre non era il grande uomo che credi…forse te lo sei già sentito dire…e può darsi che crescendo James Potter sia cambiato…ma come l’ho visto io Harry…ti giuro, sembravi tu l’anno scorso…e ciò mi ha spaventato…” gli raccontò. Harry strabuzzò gli occhi. “Cosa…cosa intendi dire con ‘come l’ho visto io’?” le chiese. “Ti ricordi quando al quarto anno Piton tentò di insegnarti l’Occlumanzia? E tu ti sei tuffato nei suoi ricordi?” precisò Giulia. Il moro annuì.
No medication can cure the lust, so say a prayer for the sickly. “Ecco…alla fine del quarto anno, quando ho iniziato a conoscere veramente Severus, ho sentito di non resistere più…volevo confessargli i miei sentimenti ma ero timida…gli ho scritto una lettera che poi ho perso…la McGranitt l’aveva trovata e così l’aveva consegnata alla persona scritta sulla busta…io l’ho presa prima che lui potesse leggerla…però…però in sostanza non avevo concluso nulla comunque così…” continuò a raccontare. Harry l’ascoltava attento. Infondo non si erano mai confidati così tanto. Lei aveva raccontato tutto solo alle sue amiche.
'Cause she belongs to heaven.“Silente sapeva già di quanto stessi male e amassi il professore…così mi ha fermata nel corridoio e mi ha dato da bere una pozione della Sprite… permetteva di introdurci nei Pensatoi ed essere visibili, in modo da modificare i ricordi di una persona…mi disse esplicitamente di usarla per rendere felice qualcuno a cui tenevo e così feci…mi introdussi nel peggior ricordo di Severus…” proseguì Giulia. Il ragazzo bevve un lungo sorso di te. Non sapeva se fosse preparato a cosa avrebbe ascoltato nei minuti seguenti.
She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Mi ricordo che arrivai nel cortile di Hogwarts…e vidi dei ragazzi che tormentavano Piton…iniziai a strepitare, volevo aiutarlo…ma James e Sirius erano troppo forti…mi disarmarono…e mi usarono per far innervosire Severus…quando riuscii a liberarmi lo trascinai via con me…allora scoprii che Silente aveva cercato Piton e gli aveva detto quello che stava facendo una sua studentessa…e mi ritrovai davanti il mio Severus…certo, che mi rimproverava per quello che avevo combinato, però era lui…forse sarebbe stata l’occasione giuste per confessargli il mio amore…però James e Sirius ci interruppero…riprendendo i loro stupidi scherzi…” aggiunse ancora la ragazza. Harry scosse la testa. Era incredibile cosa stava ascoltando.
Another complicating suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. “Sai, arrivò anche Lily ad aiutarmi…però tuo padre pur di farsi vedere da lei peggiorò lo scherzo…finalmente mi liberai e io e Severus scappammo sulle scale della Guferia…lui mi rimproverò perché gli stavo facendo vivere quel ricordo così brutto…però…ecco…d’improvviso successe qualcosa…ci trovammo così vicini...e in un minuto mi baciò…” disse Giulia. E nel mentre le scappò un sorriso. E le guance si colorarono.
As before. Harry non ci poteva credere. Era successo ben tre anni prima e lui non ne sapeva nulla! “All’inizio Piton era furioso…ero una sua studentessa e anche minorenne…non potevamo stare assieme…e poi lui non sapeva nemmeno se provava lo stesso per me…quindi facemmo un patto…ne avremmo riparlato tre anni dopo, al mio diploma…però al quinto anno iniziai ad andare nel suo ufficio ogni sera…lo aiutavo a correggere compiti…e anche se prendevo troppo sul serio le sue battutacce sarcastiche io…io mi divertivo con lui…e so che senza di lui non sarei sopravvissuta alla notte dopo il Crucio di Bellatrix…è stato lui a curarmi e a darmi la forza…” continuò la ragazza.
You sent me up to fucking fail this time. Oramai veniva trasportata dal suo stesso racconto. Era anche andata fuori tema. In realtà voleva fermarsi all’episodio del Pensatoio. Ma qualcosa dentro di lei la spingeva a continuare. Forse voleva fare inconsciamente capire ad Harry che Piton non era cattivo. “Nell’estate dopo il nostro assalto al Ministero ci siamo visti a Londra…e poi durante il sesto anno sono tornata nel suo ufficio…qualcosa è cambiato però…sapevo con certezza che i miei sentimenti erano ricambiati…così…Piton mi ha accompagnata al ballo di Halloween, sempre con l’aiuto di Silente…poi mi ha invitata ad uscire…almeno ogni due sabati sera mi portava a Londra…e fuori ci comportavamo come una coppia vera e propria…mi sono così divertita l’anno scorso Harry…e poi…finalmente sono diventata maggiorenne…ed è venuto alla mia festa di compleanno e il giorno dopo mi ha portato a cena…” raccontò ancora Giulia. Arrossendo a dismisura ripensando al dopo cena.
She's comin' over like a suicide and it's the same old trip, the same old trip as before. Harry continuava a bere il suo tè. In silenzio. Aveva capito quello che lei voleva fare. Però non riusciva a mettersi in testa che Piton fosse buono. Aveva ucciso Silente! “Questo è tutto…in realtà mi sarei dovuta fermare al Pensatoio ma…non sono riuscita a trattenermi…” sorrise poi imbarazzata la ragazza. Il moro annuì. “Mi dispiace di aver detto che la tua storia con lui fosse solo un gioco…davvero non lo penso sul serio Giulia…credo che tu sia abbastanza intelligente da non farti fregare così…” confessò. Giulia sorrise. “Grazie…” sussurrò.
Another overbearing suicide and it's the same old trip, the same old trip. “Sai…spero che un giorno Ginny mi parli come hai fatto tu adesso…il tuo amore si vede, è puro…ma per quanto mi riguarda…mi dispiace che sia rivolto a lui…” commentò Harry sinceramente. La ragazza alzò le spalle. Tanto l’avrebbe capito. Ne era sicura. “Giulia sai…ieri sera…quando ho visto il tuo Patronus sono rimasto stupito…sai…quello di mio padre era un cervo…come il mio…” esordì il moro. Lei evitò caldamente di precisare che il suo era come quello di Piton.
She's coming over wearing genocide and it's the same old trip, the same old trip as before. Oramai entrambi erano arrivati al fondo della tazza. La luce traballava ancora sotto le loro teste. “Forse è meglio andare a dormire…” propose Giulia. Harry si alzò e posò le tazze nel lavandino. Le avrebbero pulite l’indomani. I due spensero la luce ed utilizzarono le bacchette come fonte di luminescenza. “Mi dispiace che ti sia toccato l’ultimo materasso…” disse la ragazza. Più per cortesia che per altro. Il moro annuì. “Se vuoi puoi sempre lasciare Anna da sola…c’è abbastanza spazio anche sul mio…” si lasciò sfuggire. Giulia arrossì. “Harry…io…io non posso dormire con te…sto con Severus…” gli ricordò. “Già…già che stupido…mi sono fatto prendere dalla solitudine…scusa…” rispose imbarazzato. “E tu stai con Ginny…” gli fece notare ancora la ragazza. Harry annuì veloce. “In realtà…io e Ginny non abbiamo mai dormito insieme…è abbastanza triste no? Non sapere come si dorme abbracciato ad un’altra persona intendo…” confessò. Giulia sorrise intenerita. “Finirà presto Harry…vedrai che potrai dormire assieme a lei presto…” lo consolò. Il ragazzo sorrise. “Scusa…non volevo sembrarti uno che ci prova così…lo so che…che stai già molto male per lui…” si scusò. “Tranquillo Harry…secondo me è l’effetto del tè notturno…” scherzò lei. I due entrarono nella stanza. Gli altri dormivano già della buona. Il letto più in la era quello di Hermione e Ron. Che dormivano stetti. Al centro c’era quello di Anna e Giulia. La castana era come al solito rannicchiata in un angolo. Ed infine quello di Harry. Ovviamente ancora vuoto. Il moro si andò a cambiare nel bagno. Mentre Giulia approfittò del buio della camera e che comunque Ron era già bello che nel mondo dei sogni. Si stese nel letto e sentì un calcio di Anna su un ginocchio. “Ha tentato di farti dormire con lui?” le sussurrò poi. Giulia la spintonò di poco. “Dormi sonnambula…” la prese in giro. Poi si mise comoda e chiuse gli occhi. Harry tornò subito. Guardò l’amica con gli occhi chiusi. Non sapeva perché di punto in bianco aveva così tanto affetto verso di lei, Anna ed Hermione. Forse era questo il caso di amicizia vera. Forse si stava affidando troppo a Giulia. Non lo sapeva. L’unica cosa importante, come aveva detto l’amica, era finire tutto al più presto. Così se si fosse svegliato in mezzo alla notte, accanto a lui avrebbe trovato la sua Ginny ad aspettarlo.
In un luogo assai più lontano, qualcuno ancora non dormiva. Nel Malfoy Manor oramai non c’era spazio per il risposo. Nonostante fosse notte fonda una figura camminava a passo spedito per uno dei lunghi corridoi. L’illuminazione a torce contribuiva a fare del maniero uno sfondo perfetto per la setta di Voldemort. Era tutto così scuro e spettrale che gli occhi si erano abituati. La figura si muoveva con andatura leggera ma veloce. Sembrava che fluttuasse. Il cappuccio calato sul viso per evitare incontri indesiderati. Finalmente si fermò fuori da una porta. Bussò tre volte. “Numero di riconoscimento…” ordinò una voce. “Numero 2…” rispose subito la figura. Ci fu qualche minuto di esitazione dall’altra parte. “Parola d’ordine…” richiese ancora. “Api Frizzole…” completò l’altro. La porta si aprì con uno schiocco. “Avanti Mark, entra svelto…” lo invitò Piton. Il ragazzo ubbidì. Appena il professore ebbe chiuso la porta si calò il cappuccio. Scuotendo la testa per rivitalizzare la bassa cresta. “Vedo che il numero 3 è già qui…” osservò poi divertito. Draco lo guardò male. Era seduto sul letto e si rigirava fra le mani la palla di vetro. “Allora, le hai viste?” gli chiese poi improvvisamente ansioso. Mark sospirò esausto. E si sedette accanto a lui. Severus lo guardò impaziente. Il Serpeverde aveva appena rimesso piede al castello. Era l’unico dei tre a cui Voldemort aveva concesso di partecipare alla retata del giorno prima alla Tana Weasley. “A quanto pare erano nel bel mezzo di un matrimonio…ovviamente si è scatenato il panico…urla ovunque, gente che lanciava incantesimi…però si, le ho viste…” raccontò spiccio. Draco si sporse verso di lui curioso. “O almeno per qualche minuto…poi si sono unite a Potter e Ron e sono spariti…tutti e cinque…ho aspettato appostato nei dintorni però non sono più ricomparse…” aggiunse Mark. Piton inarcò un sopracciglio. “Hanno portato in salvo Potter, questo potevamo immaginarlo…e non credo nemmeno che torneranno alla Tana…” ragionò. Malfoy scosse la testa. “Ho provato a chiamare Anna con la palla di vetro, ma niente…non risponde…deva averla lasciata li…” sospirò. Mark sbuffò. “Scommetto che si sono cacciate nell’ennesima missione suicida…aiuteranno Potter in qualsiasi cosa voglia o debba fare…” sbottò irritato. Era talmente stanco. Non ne poteva più di quelle retate e di tutti i compiti che gli venivano affidati. Però la preoccupazione per Hermione non lo lasciavano riposare. Piton si passò una mano sugli occhi. Era a dir poco furioso. Era sicuro che Giulia si sarebbe lanciata in un’impresa delle sue. Ma arrivare ad unirsi ad una spedizione di annientamento direttamente contro Voldemort non se lo aspettava. “Bene, e ora che facciamo?” chiese Mark. Draco alzò le spalle. “Lo sai...quando si mettono in testa una cosa non c’è verso di far cambiare idea a nessuna delle tre…” gli ricordò. “Perfetto…le lasceremo andare per la loro strada allora…” intervenne Piton. Gli altri due lo guardarono a bocca aperta. “Non può dire sul serio prof…non…non può! Una di quelle tre pazze è Giulia! Se la ricorda? La sua futura moglie!” ribadì il biondo. Stavolta Mark annuì convinto. “Lo so da me che una di quelle tre sconsiderate è Giulia…per questo sto indugiando sul da farsi…dopotutto se cercassimo di rintracciarle sarebbe come mandarle direttamente fra le braccia di Voldemort…” rimbeccò pronto il professore. Draco scosse la testa. “Non posso lasciare Anna chissà dove con Potter! È assurdo! Tutta questa situazione è assurda!” iniziò a lamentarsi. Quasi con tono isterico. Mark sospirò. “Nessuno di noi può controllare il corso degli eventi Draco…Hermione è babbana di nascita e saperla in giro non mi fa stare affatto tranquillo…” sussurrò. Severus alzò gli occhi al soffitto. Era una bella grana. Non si aspettava una notizia così imprevedibile. Ma d’altronde doveva saperlo che Giulia non se ne sarebbe stata tranquilla ancora per molto. “Voldemort vuole piazzare dei Mangiamorte in ogni luogo in cui Potter potrebbe andare a nascondersi…in primis a Godric’s Hollow e a Grimmauld Place…spero veramente che siano andati a rintanarsi in qualche luogo sperduto del mondo…” spiegò Mark. Draco sobbalzò. “La Valacchia! Possiamo provare a cercarle li! La nonna di Anna sta da Dracula!” esclamò. Ma Piton scosse subito la testa. “Dracula ha autoproclamato il suo territorio neutrale…certo, forse Anna, Giulia ed Hermione possono essersi nascoste li, ma Potter non può varcare quei confini…se il Conte lo ospitasse sarebbe come se si schierasse dalla sua parte…ed ecco che Voldemort entrerebbe subito in azione devastando anche la Valacchia…” ragionò. Il biondo si fece mogio. “Fra un mese il Ministero inizierà il censimento dei Nati Babbani…e su questo come la mettiamo?” chiese ancora Mark serio. “Lo sai benissimo Mark che non abbiamo poteri decisionali contro le missive del Signore Oscuro…” ribadì inflessibile Piton. Draco si passò una mano sulla fronte. Non riusciva a pensare a nulla. “Giulia è Purosangue giusto?” esordì Mark. Severus annuì. Almeno su quel fronte poteva stare tranquillo. Il biondo però sbuffò. “Il padre di Anna è Mezzosangue…e anche sua sorella e suo fratello ovviamente…” disse subito. Piton lo guardò. Tutta quella faccenda era davvero un bel guaio. In ogni caso c’era sempre qualcuno che andava di mezzo. “Quale sarà la nostra priorità da d’ora in poi?” chiese infine Mark. Il professore si avvicinò al camino spento. “Se solo sapessimo che le ragazze stanno bene…” intervenne Draco. Piton stava rimuginando su ogni minimo particolare che gli venisse in mente. “Potremmo provare a farci mettere di guarda a Grimmauld Place!” esclamò ancora il biondo. Mark gli diede una pacca sulla spalla. “Fra un mese torniamo a scuola Draco…ricordalo…” osservò. Nonostante lui avesse frequentato già il settimo anno, non aveva sostenuto gli esami finali. Quindi Voldemort aveva pensato bene di fargli ripetere l’anno. Più per usarlo come sentinella all’interno di Hogwarts che per altro. L’unica cosa buona per il Serpeverde era che almeno poteva farsi i fattacci suoi senza dover avere occhi anche dietro la schiena per paura che qualcuno lo spiasse. Stranamente il Signore Oscuro si fidava di lui. Forse grazie alle immense lodi che aveva cucito suo padre sul suo conto di superbo ragazzo e eccellente studente. Il silenzio prese il sopravvento. Severus continuava a pensare. Che cosa sarebbe stato meglio fare? Andare a cercare Giulia? Oppure continuare come se nulla fosse fra le sue missioni e i suoi compiti? La logica tendeva verso la seconda opzione. Però il cuore si sbilanciava pericolosamente dalla parte opposta. Sapeva che non era prudente scomparire per cercare il trio. I Mangiamorte stavano alle costole di Potter e non poteva rischiare di far saltare la copertura. D’altro canto Mark voleva sapere che fine avesse fatto il gruppetto. E all’inizio cercare di incaricarsi di seguire Harry gli era sembrata una buona idea. Però una volta trovato avrebbe dovuto portarlo da Voldemort. Non poteva mentire. Lo sapeva fare bene. Ma non fino a certi punti. Draco era più nervoso che mai. Quando Anna aveva iniziato a non rispondergli si era preoccupato. Ed ora era vicino ad una crisi isterica. Perché la sua ragazza doveva fare sempre l’eroina? “Appena rivedrò Anna le farò una ramanzina lunga quanto un tema di Storia della Magia…” sbuffò stizzito. Mark sorrise. “Se la lunghezza è pari ad uno dei tuoi temi allora durerà si e no cinque minuti…” lo prese in giro. Il biondo lo guardò truce. Poi però gli diede uno spintone scherzoso. Severus li guardava indeciso. In realtà in quei due ragazzini che oramai gli giravano sempre intorno rivedeva se stesso alla loro età. Lui però non aveva qualcuno ad amarlo. Non aveva un’amica fidata per cui preoccuparsi. L’amore per Lily e l’odio per James si erano fusi e l’avevano condotto sulla strada che stava ancora percorrendo. Eppure in quegli ultimi anni credeva di essersi liberato dalla fitta nube che gli pesava sul cuore. Però sapeva che fra un mese, quando si sarebbe posizionato dietro al leggio di Silente nella Sala Grande di Hogwarts, si sarebbe sentito di nuovo vuoto nel guardare al tavolo Grifondoro e non vedere lei. Quella che gli sorrideva mentre beveva il caffè o si voltava verso di lui mentre chiacchierava con le amiche. E chissà dov’era in quel momento. Severus sperava al sicuro. E si odiava per non essere più lui stesso quella fonte di sicurezza che vegliava su di lei. Quanto avrebbe dato per poterla abbracciare. Per poterla salvare ancora. La verità è che alla fin fine Giulia si sapeva salvare benissimo da sola. “Professore? Prof.?” si sentì chiamare. Draco lo guardava dubbioso. Mark gli diede una gomitata nel fianco e si alzò. “Andiamo Draco…Piton deve rimuginare…domani sera ci ritroviamo tutti qui e parliamo, che dite?” propose. Piton e il biondo annuirono d’accordo. Anche quest’ultimo si alzò. “Sono sfinito…appena toccherò il letto russerò come un trombone…” scherzò il Serpeverde. Aveva gli occhi stanchi. E una tipica aria da bello e dannato più accentuata del solito. Draco lo guardò male. “Ti ricordo che vorrei dormire anche io…” osservò. Poi i due si diressero alla porta. “Buonanotte prof…non stia sveglio fino a tardi che alla sua età non fa bene!” lo salutò il biondo. Piton alzò un sopracciglio. “Draco ti ricordo che fra un mese sarò il tuo preside, quindi abbi un po’ di buon senso e parlarmi con rispetto…e soprattutto se non hai nulla di intelligente da dire, stai semplicemente zitto…” sibilò acido. Mark ghignò. “Quindi ci godremo un lungo silenzio da parte di Draco…” concordò. Malfoy sbuffò ed uscì. Calandosi sulla testa il cappuccio. L’altro ragazzo fece lo stesso. “Buonanotte Severus…e non ti crucciare più di tanto…vedrai che Giulia e le altre stanno bene…me lo sento…” sussurrò. Poi scomparve anche lui nel buio. Piton rimase finalmente solo nella sua stanza. Si sedette sul letto con la testa fra le mani. Dopo qualche minuto iniziò a spogliarsi e a sbottonarsi la casacca. Sotto al tocco della dita sentì tintinnare. La piastrina di sua madre e il ciondolo di Giulia si erano scontrati. Per fortuna quest’ultimo era freddo. Almeno sapeva che lei non era ancora in pericolo. Sperava veramente che ragionasse. E anche se in minima parte era furioso con lei. Sapeva che se avesse avuto la possibilità di vederla subito dopo la ramanzina si sarebbe sciolto e l’avrebbe abbracciata. Forse stupendola. Se la immaginava già la scena. Lei ferma in piedi davanti a lui. Con quell’espressione sorpresa. Identica a quella di un bambino. Gli occhioni nocciola spalancati e la bocca socchiusa. Lui l’avrebbe rimproverata. Ma Giulia probabilmente avrebbe detto una delle sue solite frasi intrise di melassa. Forse anche solo tre semplici parole. “Mi sei mancato”. Colpito e affondato. Era sempre così. L’avrebbe guardata con tono di sufficienza. Poi però l’avrebbe presa per un braccio e trascinata da lui. Era diventato davvero un mollaccione. Eppure doveva mantenere la calma. Mark e Draco erano estremamente giovani e sapeva che contavano su di lui. Anche Giulia contava su di lui. Severus si alzò e prese un profondo respiro. Era arrivata l’ora di dormire. Lanciò una breve occhiata al portafoto che custodiva gelosamente nella tasca (solo quando rimaneva al castello). Poi andò in bagno. Per lavarsi il viso. E per cercare di lavar via quel senso di nostalgia e inutilità che purtroppo lo attorniava già da troppo.