| buonaseeeeeeeeera =w= anzi buonanotte xD come promesso su fb ho approfittato del primo giorno di vacanze di carnevale per scirvere *w* e ovviamente ecco sfornato un aggiornamento <3 (in verità è vecchiotto, sapete no la mia politica del "prima finisci al capitolo dopo così poi cel'hai già pronto" xD) non fustigatemi u.u thanks in particolare alla Irelovva con il suo banco 3 *w* che per omaggio delle 14 pagine di questo nuovo capitolo (come ai vecchi tempi xD dovevo farmi perdonare no? u.u) vi regalerà nuovi occhi o se preferite occhiali xD ma bando alle cianciole u.u Avvertenze: chap tranquillo più o meno, in preludio di catastrofe xD *si spoilera* sono contenta di leggere tutti i vostri commenti *_* waw mi soddisfate sempre <3 In questo capitolo troviamo: The Voice Within (di Christina Aguilera *-* l'ho scritto nel periodo in cui ero in fissa per lei xD), la canzoncina di Cenerentola (dei topinii *-*) e la sigletta di Dolce Candy (diadatta a Dolce Giulia xD), Breathe Me (di Sia u.u) e Broken (dei Seether). Cavolo posso farci una compilation con sto capitolo o.ò detto questo vi ringrazio ancora per i commenti <3 spero che il chap vi piaccia *-* Buona lettura *O*
Sedicesimo Capitolo Quella sera Anna e Hermione tentarono di tirare su il morale a Giulia. Quando quest’ultima si fu calmata passarono all’opzione più leggera che ci fosse. Un film. Anzi ad un classico. Per finire la serata proprio in allegria scelsero la Bella e la Bestia della Disney. Nessuna delle tre lo aveva guardato. Alla fine il prefetto pianse. La ragazza si era sfogata fino a prima. Si limitava a stringere il peluche mentre le spalle le tremavano. La castana fu sorpresa più volte a guardare in alto per evitare che le lacrime le scendessero. Finito di disperarsi per il film il trio andò a letto. Si addormentarono subito. La mattina dopo la prima a svegliarsi fu Giulia. Ma non si alzò. Rimase sdraiata a guardare il soffitto per un tempo infinito. Un sacco di pensieri affollavano la sua testa. L’amarezza della sera prima era andata via. Però sentiva un vuoto dentro di se. Sapeva che si sarebbe colmato solo stando fra le braccia di Piton. Ma era impossibile. Era irritante come questa parola capitolava così spesso nelle sue frasi e pensieri. Per lei nulla era mai stato impossibile. Era perfino riuscita ad andare indietro nel tempo attraverso un Pensatoio! Eppure non riusciva a controllare le proprie emozioni. D’improvviso si sentì schiacciare contro il letto. Si sentiva pesante. Ma cos’avrebbe potuto fare? Le sue amiche dormivano ancora e non voleva disturbarle. Aveva già dato loro pena la sera prima. Cercando di non fare rumore Giulia si alzò. Scivolò via dal letto ed uscì dalla stanza. La luce la colpì il pieno. D’istinto chiuse gli occhi. Poteva andare da Fred forse. Stare con lui l’avrebbe risollevata. A passo di bradipo attraversò il corridoio e si fermò alla camera dei gemelli. Quando aprì la porta vide solo un letto occupato. George sonnecchiava beatamente. La ragazza sospirò delusa. Avrebbe voluto farsi coccolare un po’. Oramai arresa ad andare a fare colazione si allontanò dalla stanza. Però si bloccò quando sentì una voce. Cantava una canzone fin troppo conosciuta. Curiosa Giulia seguì il canto. Ritrovandosi ad affacciarsi nella camera dei suoi. Mary stava facendo il letto. Nel mentre piroettava. “She hides like a child…but she's always a woman to me…” canticchiò. Poi si fermò nel notare la figlia. Che arrossì. “Hey bambina…come mai già sveglia? Sono solo le dieci…” la salutò. La ragazza alzò le spalle. “Mi sono svegliata e non riesco più a prendere sonno…” rispose. Mary annuì intenerita. “Io ho quasi finito qui…se vuoi mi aspetti e ti preparo la colazione…” propose. Giulia annuì piano. Poi entrò e si appoggiò al muro. La donna andò alla finestra per recuperare i cuscini messi in bilico a far prendere aria. Di sottecchi guardò la figlia. “Tesoro...tuo padre mi ha raccontato del vostro discorso…” le disse. La ragazza arrossì ancora. “La sua reazione mi ha stupito…era un po’ agitato però mi ha anche detto che ti ha chiesto di invitare da noi il tuo ragazzo speciale…comunque non ha capito che è Piton…” osservò Mary. Giulia sospirò. “Glielo stavo per dire…solo che…non cel’ho fatta…sono scoppiata a piangere…” confessò. La madre annuì. Si allontanò dai cuscini e si sedette sul letto ancora per metà sfatto. “Oh so anche questo…tuo padre era abbastanza abbattuto più per quello che per la faccenda del ragazzo in se…” precisò. “Io non volevo dargli un dispiacere…” sussurrò la ragazza. Mary scosse la testa. E le fece segno di sedersi vicino a lei. La figlia ubbidì. Young girl, don't cry I'll be right here when your world starts to fall, ooh. “È forse successo qualcos’altro tesoro? Magari ieri quando sei andata con Fred?” le chiese. Giulia abbassò lo sguardo. “L’altra sera stavo male perché Piton aveva colpito George…poi ho scoperto che si è trattato solo di un errore…ieri pomeriggio invece sono andata a prendere la merenda per me e Fred e ho trovato Draco, Sev e Bellatrix nel bar…Draco ha fatto in modo che sua zia non mi vedesse ed è venuto da me…gli ho detto che ero al negozio dei gemelli perché Piton mi aveva vista…io l’ho aspettato fino alla chiusura ma…” raccontò. “…ma lui non è mai arrivato, dico bene?” concluse per lei Mary. La ragazza annuì. Young girl, it's alright, your tears will dry, you'll soon be free to fly, ooh. “Io…lo so che è stupido prendersela per una cosa del genere però ci sono rimasta male…lui stesso mi ha detto che non ci potremo più vedere per tanto tempo e pensavo che volesse sfruttare almeno quest’occasione…” spiegò. La donna sospirò. Poi mise un braccio sulle sue spalle e appoggiò la guancia sulla sua testa. “Tesoro mio capire cosa passa per la testa degli uomini è più difficile che sconfiggere Voldemort in persona…se poi parliamo di Severus, la cosa diventa ancora più complicata…ha un ragionamento tutto suo…” esordì. Giulia si morse il labbro inferiore. Ed iniziò a stropicciare l’orlo della camicia da notte. When you're safe inside your room, you tend to dream of a place where nothing's harder than it seems. “Vorrei solo poter tornare all’anno scorso…a quando mi bastava fare due rampe di scale e qualche corridoio per arrivare da lui…bussare alla sua porta e salutarlo…ora è andato tutto in pezzi…” commentò. Mary scosse la testa. “Si può sapere dov’è finita la mia Giulia? La Giulia Wyspet che sorrideva anche quando si sbucciava le ginocchia o faceva esplodere calderoni di melma verde?” sbottò. La ragazza alzò le spalle colpevole. Lei non era mai stata pessimista. Non era mai rimasta a piangersi addosso. Reagiva sempre. No one ever wants or bothers to explain of the heartache life can bring and what it means. Come tutte le volte in cui una Pozione non le riusciva e esplodeva, inondando lei stessa e la classe di viscidume di ogni colore. Mentre Piton le urlava contro lei sorrideva imbarazzata. Ma sorrideva. Anche quando la Umbridge la punzecchiava a lezione. Anche quando litigava e si faceva male. Alla fine di ogni rissa c’era sempre il sorriso per lei. “Sono cresciuta troppo forse…la bambina che è sempre stata in me sta scomparendo, soffocata da pensieri che non vorrei fare…” sussurrò. Mary la guardò dubbiosa. When there's no one else, look inside yourself like your oldest friend, just trust the voice within. “Certe volte mi ritrovo a fare certi pensieri così egoistici…non sono da me…anche perché so che non dovrei…Severus ha sempre cercato di fare quello che è bene per me…lui non vuole una Giulia piagnona che si sconforta per nulla…” confessò la figlia. La donna sorrise intenerita. La tirò a se e la tenne stretta forte. “Non dire sciocchezze amore…tu non sei piagnona…è solo un momento difficile per tutti e tu sei giù di morale perché vorresti tanto averlo al tuo fianco…vorresti supportarlo e sostenerlo anche se sai che Piton non te lo permetterebbe…” iniziò a dire. Giulia poggiò la testa nell’incavo fra la spalla e il collo. Mentre Mary aveva preso ad accarezzarle la testa. Then you'll find the strength that will guide your way, you'll learn to begin to trust the voice within yea, oh. “E sai un’altra cosa? Lui non si è innamorato solo del tuo bel faccino con i suoi occhioni e il sorriso radioso…Piton ti ama perché sei una ragazza forte che sa affrontare tutto ciò che le si para davanti…entrambe sappiamo che farebbe di tutto per poter stare con te sempre…però è anche un uomo molto prudente e non vuole metterti in pericolo…” continuò. La ragazza sospirò. “Io non voglio aspettare…sono stufa di aspettare..” commentò. La madre sorrise. “Dopo aver aspettato per due anni immagino che tu non ce la faccia più…però questo è l’ultimo sforzo…se vuoi essergli d’aiuto devi farti forza e non farti prendere dalla tristezza…fallo per lui e per le tue amiche…ma fallo anche per te…” le disse. Giulia alzò lo sguardo. Incontrando quegli occhi dello stesso colore. Young girl, don't hide, you'll never change if you just run away, ooh, woh yeah. “Avanti Giulia…promettimi che sarai forte…che anche quando oramai sarai partita ed io non ci sarò tu non ti lascerai prendere dalla tristezza…” esordì Mary. La ragazza rimase immobile. Quanto avrebbe voluto diventare una madre buona come lo era sempre stata la sua. E quanto le sarebbe mancata una volta andata in missione. “Va bene mamma…te lo prometto…” rispose. La donna la abbracciò soddisfatta. “E ora fammi un sorriso…” le ordinò. Giulia non fece fatica ad ubbidirle. Le aveva dato un’energia che non si sentiva in corpo da giorni. Young girl, just hold tight, soon you're gonna see your brighter day, ooh. Il momento magico fu interrotto da un gorgoglio. Mary ridacchiò. Mentre la ragazza arrossì. “Che dici, finiamo di fare il letto e poi colazione?” le propose la madre. La figlia annuì e si mise subito al lavoro. Per quella giornata Giulia non ebbe più pensieri affollati in testa. Anche perché c’era altro da organizzare. La sera i tre uragani si erano riuniti nella loro camera per pianificare l’imminente partenza. Hermione era partita in quarta a selezionare i libri scolastici da portare in missione. Nel dubbio su quali portare alla Tana li aveva presi tutti. “Hey Herm dici che il trolley va bene o ho limite di peso al check-in?” la prese in giro Anna. Se ne stava sul letto del prefetto a pancia in giù. L’altra la guardò male. “Trasfigurazione? Mah non si sa mai…e Rune? Può capitare una traduzione in effetti…” la ignorò poi. Giulia la guardò dubbiosa. “Voldemort mica lascia scritto su porte in roccia testi in rune Herm…” osservò. Hermione sospirò esasperata. La castana rotolò di lato. “Magari è più pratico e ci mette direttamente una freccia gigante che indica dov’è il singolo Horcrux…” esordì. Stavolta il prefetto le tirò un inutile libro di Divinazione. Anna si scansò per evitarlo ma prese troppo slancio e cadde dal letto. Giulia ridacchiò. “Modera le parole Anna! Molly sta tutto il giorno con le orecchie tese per sapere dove andremo…suppongo che in questi giorni ci terrà più separate possibile per non confabulare…quindi dobbiamo approfittare di questi momenti…” la rimproverò Hermione. La castana sbuffò. “Insomma, che devo portare nell’allegra scampagnata?” chiese ironica. Il prefetto quasi si accasciò sul baule. “Prendi una borsa, la ampli con la magia e ci infili tutto quello che credi potrà servire…vi avverto, niente cose inutili come un intero armadio di vestiti o il computer…” elencò. Anna la guardò sofferente. “Il pc può essere utile Herm!” sbottò. L’amica la guardò scettica. “A cosa, a farci intercettare più facilmente?” rimbeccò. Giulia alzò un sopracciglio. “Herm…scusa se puntualizzo, ma non credo che Voldemort si sia armato di radar localizza pc…” precisò. Hermione storse il naso. “Voi non state prendendo sul serio la missione…” le richiamò. La castana inclinò la testa. “E tu stai facendo della missione il tuo capro espiatorio per tenere lontano le mani tentacolose di Ron da te…” le rispose a tono. Il prefetto arrossì. Anna gongolò e si alzò per andare al baule di Giulia. Quest’ultima non si era nemmeno sprecata a iniziare a fare la nuova valigia. L’unica che sembrava incredibilmente preoccupata era Hermione. La castana tirò fuori il pc e tornò sul letto del prefetto. Giulia allungò al collo per sbirciare. L’amica stava andando su un sito di streaming e stava spulciando una lista di titoli. “Che cosa guardi?” chiese curiosa. Anna storse la bocca. Poi decise. “Skins…con tutta questa noia casalinga ho bisogno di feste e alcool…” spiegò. Giulia si fiondò vicino all’amica. “Dove sei arrivata?” chiese. “A quando Sid crede che Cassie lo tradisca…” rispose l’altra distratta. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Sappiate che avete perso dieci punti simpatia ciascuna…quel telefilm è una piaga sociale…non mostra affatto com’è la vita vera!” soffiò dura. La castana la guardò scettica. Poi cliccò sul link dell’episodio. “Io ho visto tutta la seconda serie…la terza la voglio vedere solo perché c’è Effy…” gongolò Giulia. Lasciando sola l’amica sul letto e tornando al suo baule. Anna si coprì le orecchie con le mani. “Non voglio sapere cosa succede!” sbottò. La ragazza ridacchiò. Hermione sbuffò e tirò in un angolo l’ennesimo libro. Odiava essere ignorata, specialmente quando si parlava di argomenti seri. “E comunque io preferisco Effy…Cassie è apatica…sembra un po’ Luna non trovi?” commentò poi la castana. Giulia alzò le spalle. “Non sembra ma Cassie sa quello che fa…io l’ammiro molto…ho pianto un sacco quando Sid è andato con Michelle…” rispose. Anna la guardò impietrita. “Non ci sono ancora arrivata a quel punto Santo Manson!” strillò. Il prefetto tirò un urletto esasperato. “La piantate di fare salotto? Dobbiamo parlare di cose più importanti, piuttosto che di stupidi telefilm!” le ammonì. La ragazza storse il naso. “Herm…non stiamo facendo salotto…siamo in camera…” puntualizzò. Le due amiche si guardarono schifate. “Questa battuta è pessima anche per l’umorismo inglese…” la smontò la castana. Giulia sorrise ed iniziò a svuotare il baule. Aveva preso praticamente tutti gli oggetti che aveva in camera sua. “A proposito di partenza…” iniziò a dire Hermione. Anna stoppò l’episodio perché si caricasse e tossicchiò. “Noi non stavamo parlando di partenze…” rimbeccò. Il prefetto la guardò truce. “Prima che Miss sesso droga e rock’n roll mi interrompesse, stavo dicendo…fra un giorno è il compleanno di Harry…voi avete un regalo?” continuò. Le altre due sentirono una scossa alla schiena. Era un chiaro segno negativo. Hermione scosse esasperata la testa. “Possiamo dividere il mio…” concluse arresa. Le amiche batterono le mani. Giulia tornò al suo trasloco. Oramai era attorniata da libri e oggetti vari. Aveva deciso di allargare la sua tracolla della Converse. Era piccola e pratica e poi l’aveva accompagnata sempre dovunque. Ora il difficile veniva nel decidere cosa portarsi dietro. “Sia chiaro, nemmeno cose di valore…se dovessimo essere scoperti o arrestati o qualsiasi cosa che implicasse una fuga repentina, non dobbiamo perdere tempo a raccogliere le cose, indi per cui tutto ciò che non è nella borsa va lasciato dov’è…non sarò responsabile della perdita di eventuali cimeli di famiglia…” recitò ancora il prefetto. Anna alzò un sopracciglio. “Hey sembra l’esercitazione anti incendio della scuola babbana…quando ero piccola ne ho fatta una all’asilo…pensavo incendiassero davvero l’edificio…” raccontò. Hermione si posò una mano sugli occhi. “Ora sappiamo che Anna è nata già senza neuroni…non li ha persi da piccola...” precisò Giulia. Il prefetto ridacchiò. La castana le ignorò e premette play. Le amiche continuarono la loro opera di riempimento bagagli. Come sottofondo le urla dei ragazzi del telefilm. Hermione aveva appena deciso di tenere l’ennesimo libro quando la porta si aprì con uno scricchiolio. “Hey ragazze…ce la siamo svignata da mia madre…” disse Ron. Ancora dietro la porta. Il prefetto sentì il battito cardiaco accelerare. “Possiamo entrare?” aggiunse poi Harry. Giulia sorrise divertita. Dopo la brutta esperienza con Anna al dormitorio quest’ultimo aveva imparato a bussare e non entrare precipitosamente nelle stanze altrui. “Certo, entrate pure…stavamo sistemando le cose per l’allegra scampagnata…” rispose. I ragazzi entrarono richiudendosi subito la porta alle spalle. La castana era ancora tutta concentrata con gli occhi fissi allo schermo del pc. “Un computer! Figo!” gongolò il rosso. Giulia si alzò in piedi e cercò di sistemare un po’ il disordine creatosi intorno al suo baule. “La connessione fatica, però se vuoi appena Anna ha finito puoi usarlo anche tu…” esordì. Essere gentile con il rosso senza doverlo nascondere al Prescelto era una bella soddisfazione. “Davvero? Grande!” esclamò il diretto interessato tutto compiaciuto. Poi andò a dare un bacio alla sua amata. Harry si sedette poco più in la di Anna. “Abbiamo messo insieme un po’ di libri e pozioni utili...” spiegò spiccia il prefetto. Giulia richiuse il suo baule e ci si sedette sopra. “Bisogna pensare all’alloggio provvisorio e al cibo però…” osservò. Il rosso le fece l’occhiolino. “Nessun problema! Abbiamo già impacchettato la tenda che abbiamo usato al Torneo Tre Maghi…piccola fuori ma abbastanza grande da contenere senza problemi tutti e cinque!” raccontò. “E per il cibo possiamo portarci via una scorta…quando finirà ci andremo a rifornire al villaggio più vicino…ovviamente senza dare nell’occhio…” completò Harry. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Allora non era l’unica che pensava anche ai minimi dettagli! “Non ha attiva la protezione dal mondo esterno però…ci servirebbero degli incantesimi scudo e magari di camuffamento…” fece notare Giulia. Ron storse il naso. “In effetti non possiamo piantare una tenda in mezzo a boschi o ovunque sia e pretendere che passi inosservata…” le diede ragione. Anna inclinò la testa di lato e stoppò il telefilm. “L’unica che potrebbe fare incantesimi tanto potenti sarebbe Herm…però fino al suo compleanno non può usare a magia…” realizzò. Il prefetto sbuffò. “Grazie per avermelo ricordato Anna…” commentò acida. Il rosso le diede una pacca sulla spalla. “Finché Mione non sarà maggiorenne gli incantesimi li faremo tutti assieme…quattro bacchette saranno pur utili! Poi quando anche lei si aggiungerà saranno ancora più potenti!” esclamò convinto. Hermione sorrise. Anna si arrese e chiuse la finestra di streaming del telefilm. Si sentiva ancora un po’ strana. Era talmente abituata a dover odiare Harry che starsene li a ridere e parlare normalmente le suonava davvero strano. “Sapete una cosa? Mi mancava il vecchio gruppetto…” esordì Ron. Interrompendo il silenzio. Il moro annuì. “In verità tu eri sempre con noi Ron…Mark ti ha corretto interi temi se non ricordo male…” lo punzecchiò la castana. Il rosso tossicchiò. “Che sono pessimo nei compiti si sapeva…Mark ha dato di quelle strigliate a me e Draco…” bofonchiò. Harry si voltò di poco. E l’amico fece un sorriso imbarazzato. “Ve la spassavate insomma…” commentò il Prescelto. Giulia scosse la testa e si andò a sedere accanto a lui. Per tirargli un piccolo spintone. “Se non ti fossi paranoiato tanto saresti stato anche tu con noi…” lo prese un poco in giro. Harry storse il naso. “Ed avresti anche avuto voti più alti! Mentre Draco si faceva spiegare le cose da Herm perché Mark era occupato con Ron si copiava alla grande!” gongolò Anna. Hermione la guardò scandalizzata. poi si voltò verso Giulia. questa alzò le mani in segno di innocenza. “Io non l’ho mai fatto!” si discolpò subito. Harry sorrise. Alla fin fine era divertito. Si era perso praticamente tutto l’ultimo anno fra i compiti di Silente ed gli stratagemmi per incastrare Malfoy. Solo allora si rendeva conto di quanto gli fossero mancate le ragazze. “Però anche noi ne abbiamo combinate eh…” ricordò Giulia. Hermione si passò una mano sugli occhi esasperata. “Oh ti prego non me lo ricordare!” esalò. Anna ghignò. “Come quando in prima abbiamo quasi fatto esplodere l’aula di Pozioni?” iniziò a dire. Ron si fece scappare un sorriso. “O di quando al secondo anno avete dipinto i capelli di Pansy di rosa?” aggiunse. I tre uragani si guardarono e scoppiarono a ridere. “Questa non me la ricordavo!” esclamò Giulia. “E di quando al terzo anno Anna mi ha dovuto sostituire a Quiddich perché Malfoy mi aveva versato una pozione costipante nel succo?” completò Harry. Il gruppetto rise ancora. “E siccome non gli era bastato ha voluto pure disarcionarmi dalla scopa il bastardo!” sbottò la castana. “Senti, tu non ti sei ingoiata un boccino alla prima partita della tua vita!” rimbeccò ancora il Prefetto. “Se vogliamo metterla in questi termini direi che Giulia vi batte in pieno ragazzi…terzo anno, lezione di Pozioni…se era mangiata l’intestino di un animale sconosciuto credendo fosse liquirizia…” esclamò il prefetto. Giulia impallidì. “L’avevo rimosso!” biascicò nauseata. Gli altri tre oramai erano sull’orlo delle lacrime dal ridere. “Piton quella volta per poco si è messo a riderti in faccia!” sbraitò Ron. La ragazza arrossì e gonfiò le guance a palloncino in segno di protesta. Harry prese un profondo respiro per riprendere fiato. Poi le scompigliò i capelli. “Deciso, con questa vince Giulia…” decretò Anna. “Voi ridete, però quella sembrava davvero liquirizia! Ed era pure buona!” precisò ancora la diretta interessata. Hermione fece segno di conati di vomito. Prima che potessero tornare a tuffarsi nei ricordi la porta si aprì senza preavviso. Molly sbucò dal corridoio. “Eccovi qua branco di fuggitivi!” esclamò. Ron ed Harry si guardarono colpevoli. La castana si affrettò a nascondere il pc sotto le coperte. “Siete spariti giusto quando avevo bisogno di voi!” sbottò ancora la signoria Weasley. Il figlio tossicchiò. “Pensavamo avessimo finito abbiamo messo in ordine tutte le posate e controllato che i piatti fossero puliti…” commentò. Molly lo guardò storto. “Ci sono le lenzuola da piegare, i cuscini da sprimacciare…senza contare tagliare l’erba in giardino e mettere le trappole per i nani…” elencò convinta. “Ma che senso ha piegare le lenzuola se poi dobbiamo rimettere sui letti?” osservò Giulia. Anna annuì d’accordo. “E poi sono quasi le dieci mamma! Non possiamo fissare le trappole e tagliare l’erba…” aggiunse Ron. La donna si mise le mani sui fianchi. “Tesoro sei maggiorenne, lo puoi fare con la magia…ed Harry può tenere la lanterna…riguardo alle lenzuola servono per l’arrivo dei coniugi Delacour!” rispose pronta. “Che culo…” soffiò a bassa voce la castana. Molly la guardò male. “Avanti, svelti svelti! Le ragazze di sopra, voi in giardino!” ordinò. Battendo le mani a mo di sergente. Era palese a tutti che le cose appena elencate erano solo un diversivo per tenerli separati. Evitando così che tramassero qualcosa. La signora Weasley uscì dalla camera soddisfatta. Mentre il gruppo sospirò arreso. “Povera Cenerella…” esordì Giulia. Gli amici la guardarono dubbiosi. “Se sta un attimo tranquilla c’è qualcuno che le strilla Cenerella, Cenerella!” iniziò a cantare. Anna scosse la testa divertita. “Cenerentola!” la chiamò. Alzandosi sul letto. Hermione si posizionò vicino al comodino. “Cenerella, Cenerella…sempre in moto Cenerella! Su in soffitta, giù in cantina! Disfa i letti, vai in cucina!” continuò Giulia. Puntando un dito inquisitore sul prefetto. Che iniziò a far finta di fare il letto. “Lava i piatti, il fuoco accendi, poi lava, stira e stendi!” aggiunse Anna. Incrociando le braccia a mo di capriccio. Hermione se sedette sul comodino sospirando di fatica. “Comandan sempre loro e ripeton tutte in coro…” proseguì Giulia. “Al lavoro, al lavoro…Cenerella!” esclamò ancora all’unisono con la castana. Ron e Harry risero. Dal piano di sotto però non avevano apprezzato l’intermezzo canoro. “Avanti lavativi, prima iniziate e prima finite!” li richiamò Molly. I tre uragani si trascinarono arresi verso la stanza in soffitta. Quella in cui Giulia si era rifugiata il giorno prima. Anna dimostrò subito grande partecipazione buttandosi sulla parte di letto non occupata dalle lenzuola. “Avanti bella sfaticata alza quel sederone e aiutaci!” la chiamò la ragazza. La castana inarcò la schiena per far andare su il sedere. Sembrava un bruco. “Io coordino le operazioni…” la liquidò. Hermione scosse la testa ed iniziò a piegare le lenzuola. Giulia l’aiutò. Anna ogni tanto muoveva la bacchetta giusto per far vedere che partecipava. “Se io portassi con me la palla pacchiana farei correre a tutti un grosso rischio vero?” esordì all’improvviso. Il prefetto la guardò quasi ovvia. “Che schifo…” sbuffò la castana. Giulia scosse la testa e la coprì con un lenzuolo. L’amica iniziò a dimenarsi. Sembrava un fantasma in preda ad un attacco isterico. “Eddai non è divertente! Lo sapete che sono bianco fobica!” si lagnò Anna. “No tu sei psicopatica, è diverso…” la corresse Hermione. Giulia si lasciò sfuggire una risata. “Bene, almeno sappiamo che la nostra dolce Giulia è tornata normale…” sbottò la castana. Poi ghignò liberandosi del lenzuolo. Si sedette sul bordo del letto fissando l’amica. “Un sorriso che non si spegne mai, dolce Giulia a tutti porterai…la serenità della verità dolce Giulia ti accompagnerà…è tua amica la semplicità! Che ogni porta sempre ti aprirà…Giulia!” iniziò a cantare. Con voce smielata. E battendo le ciglia a mo di cerbiatta innocente. Il prefetto si ritrasse in preda ai brividi. Anna faceva più paura mentre faceva la finta diabetica che mentre cercava di spaventare davvero. Giulia la guardò alzando un sopracciglio. “Ti comporti con generosità anche nelle avversità…Giulia la felicità vedrai ritornerà…con te per sempre resterà!” continuò la castana. “Per sempre resterà!” le fece coretto Hermione. Camuffandolo con un attacco di tosse. L’amica scosse la testa divertita. “Dolce Giulia, candido fiore! Dolce Giulia col buonumore ovunque arriverai!” proseguirono Anna ed il prefetto in un perfetto coretto. Giulia tirò un cuscino a questo’ultima che lo evitò. “Dolce Giulia apri il tuo cuore! Dolce Giulia, candido fiore! Dolce Giulia, vieni qua…oh mia dolce Giulia!” continuarono. Con un acuto da far spaccare i vetri. La ragazza si tappò le orecchie. “Dolce Giulia apri il tuo cuore! Dolce Giulia col buonumore in tutto riuscirai!!!” conclusero la castana ed Hermione. Ributtandosi sul letto. Giulia si tuffò con loro per prenderle a cuscinate. “Siete pessime!” esclamò. Le amiche si munirono di cuscini e la battaglia ebbe inizio. Proprio come quella che facevano sempre in dormitorio. Dopo cinque minuti buoni si stancarono. Anna stufa risistemò tutto con un colpo di bacchetta. Così poterono passare la serata a sbirciare fuori dalla piccola finestra. Harry e Ron erano stati davvero mandati in giardino. Il primo teneva la lanterna per fare luce al secondo, che tentava di fissare le trappole senza rimanerci secco. Prima di rimettere a soqquadro tutta la stanza i tre uragani optarono per andare a dormire. Hermione scese a salutare il suo amato. Infondo quella che era iniziata come una giornata triste era finita bene. Sapevano che il giorno dopo sarebbe volato, come anche quelli antecedenti al matrimonio. Le tensione si era affievolita però. Anche grazie alla riconciliazione del vecchio gruppetto. Quello che aveva lottato fianco a fianco come ES al Ministero, al quinto anno. Ciò rincuorava tutti e soprattutto era il preludio a dei mesi in cui non ci sarebbe dovuto esser e il minimo screzio fra loro cinque. Il compito era già abbastanza difficile senza drammi personali. Dovevano essere persone mature e così potevano dire di aver iniziato con un presupposto più che giusto. La mattina si svegliarono con il cinguettio nervoso della quasi sposina. A quanto pare tutta la famiglia Delacour si sarebbe trasferita due giorni dopo il compleanno di Harry. Molly si adoperò per tenere lontani i cinque anche quel giorno. Non successe nulla di eclatante. Certo il Prescelto era nervoso. A tutto pensava fuorché al suo compleanno. Andarono tutti a dormire la sera stanchi dopo una giornata passata all’insegna dell’obbedienza agli ordini della generalessa Molly. Harry e Ron erano già stati spostati in soffitta. E i tre uragani la mattina di quel 31 luglio si trovavano esattamente in quel posto. A saltare sul letto del festeggiato per svegliarlo giusto dolcemente. “Finalmente sei vecchio anche tu!” esclamò Anna. Che però contava già i mesi per diventare diciottenne. Il moro la guardava ancora assonnato. Giulia gli tirò via rudemente le coperte. “Parlate per voi…” sbottò Hermione. Ron scosse la testa divertito. Per i primi minuti Harry tentò di riprendersi la coperta ma poi ci rinunciò subito. Subito dopo però allungò la mano verso il comodino. Prese la bacchetta e la agitò. “Accio coperta!” esclamò. L’oggetto scivolò via dalle mano di Giulia per tornare a posarsi sul suo proprietario. Il moro si applaudì da solo. Anna lo guardò scettica. “I miei complimenti maestro…tu si che sei potente…ora si che ho paura…” commentò ironica. Harry sorrise divertito. “Ovviamente i regali a cena…” esordì Hermione pronta. Il moro scosse la testa. “Non dovevate…” protestò. Giulia lo zittì. “Noi dovevamo…sappiamo che ti fa piacere e quindi non usare le solite frasi di circostanza…” lo rimproverò dolce. Harry alzò le spalle arreso. “Ora scendiamo…vi aspettiamo giù per la colazione…” li avvertì il prefetto. I tre uragani scesero per permettere ai due di cambiarsi in santa pace. “Di la verità…un po’ ti fa piacere essere tornata ai vecchi tempi…” punzecchiò Anna verso Giulia. L’amica accennò ad un sorriso. “Non siamo tornate ai vecchi tempi…e comunque è molto meglio così che sentirvi litigare tutto il tempo…” si intromise Hermione. La castana la spintonò giù dall’ultimo gradino delle scale. “Siamo acidelle oggi eh Herm?” commentò. Il prefetto sbuffò. “Ho dormito male…ma dopo una buona tazza di caffè mi passerà…” rispose secca. Le amiche si guardarono ed alzarono le spalle. In cucina la madre di Giulia stava trafficando fra le credenze. Porse la colazione a tutte e tre. Ed annunciò che quella sera avrebbero riunito i tavoli in giardino ed avrebbero festeggiato tutti insieme il compleanno di Harry. Con torta. Cibi di ogni genere e musica. Almeno c’era uno sprizzo di allegria. Quando scesero anche Ron ed il festeggiato si unirono al pasto. Il gruppetto fu esonerato da ogni tipo di lavoro domestico, così s’ dispersero. Harry venne casualmente portato via da Ginny. Alle sei Anna e Giulia andarono ad aiutare all’allestimento della cena di compleanno. Inoltre stregarono una moltitudine di lanterne viola con il numero 17 che fluttuarono attorno alla tavolata per tutta la sera. Hermione, arresa all’essere l’ultima minorenne, iniziò ad appendere manualmente i festoni viola e oro su alberi e cespugli. Alle 19.00 in punto, quando anche il resto della oramai allargata famiglia Weasley tornò dal lavoro, si diede inizio alla cena. Si era creata un’atmosfera piacevole di gioco. Harry non credeva di potersi distrarre. Però doveva ammettere che quello che avevano fatto i suoi amici per lui lo stava divertendo parecchio. Era bello stare tutti in compagnia. Si sentiva veramente a casa. E la notizia che anche Hermione, Anna e Giulia sarebbero partite in viaggio con lui e Ron lo rincuorava. Ovviamente sarebbe stato meglio andare da solo ma aveva per amici un branco di teste di zucca. Nel momento in cui Molly fece sparire tutti i piatti oramai vuoti, un’enorme torta a forma di boccino levitò fino a davanti al festeggiato. La tavolata esplose in un applauso. Che si smorzò subito quando sentirono uno scricchiolio dal cancello. Erano quasi le nove di sera e con i tempi che correvano, nessuno pensò in meglio. Bill e Christian poggiarono una mano sulla bacchetta. Che ritirarono immediatamente quando videro il signor Weasley raggiungere il cancello in tutta fretta. E tornare con niente di meno che il Ministro della Magia. Rufus Scrimgeour fece capolino subito dietro Arthur. Tutti lo guardavano stupiti. Era molto invecchiato, sciupato. E cupo. “Mi dispiace interferire…soprattutto perché sto rovinando la festa…” esordì zoppicando fino al tavolo. “cento di questi giorni…” augurò al festeggiato. “Grazie…” rispose Harry. Senza aspettare un minuto il Ministro riprese parola. “Ho bisogno di parlarti in privato…anche col signor Weasley e le signorine Granger, Wyspet e Haliwell…” spiegò. “Noi? Perché noi?” chiese stupito Ron. “Te lo dirò quando saremo in un posto più intimo…esiste un posto del genere?” ribatté Scrimgeour. Arthur annuì e li condusse in salotto. I sei elementi entrarono nella stanza. A primo impatto il gruppetto pensò fosse perché il Ministro aveva saputo che non sarebbero tornati ad Hogwarts. Anna era pronta a sferrare le sua lingua biforcuta se necessario. Giulia era un tantino nervosa. Sperava solo che non fosse successo nulla di grave. Harry accese le lanterne con un colpo di bacchetta. Così poterono finalmente sedersi. Scrimgeour si mise nella vecchia poltrona del signor Weasley. Harry, Ron ed Hermione si strizzarono nel divano. Giulia si posizionò per terra a gambe incrociate davanti a loro. E sul poggiolo sempre della poltrona si mise Anna. Il Ministro iniziò a spiegare che doveva fare delle domande a tutti. Ognuno in separata sede. Ma il Prescelto ribatté che o parlava con tutti o non se ne faceva nulla. “Molto bene, allora starete insieme…sono qui, come certo sapete, a causa del testamento di Albus Silente…” iniziò a dire. I ragazzi si guardarono con occhi sbarrati. “A quanto pare è una sorpresa! Dunque non sapevate che Silente vi ha lasciato qualcosa?” commentò l’uomo. “A…a tutti? Proprio a tutti e cinque?” boccheggiò Ron. Scrimgeour annuì e aprì la bocca per dire qualcos’altro. Ma Harry si intromise obbiettando che Silente era morto da più di un mese e quindi come mai avessero aspettato tanto per dargli quello che spettava. “Non è ovvio? Volevano esaminare l’eredità! Non ne aveva diritto!” intervenne Hermione. L’uomo le rispose subito e i due iniziarono a discutere su una legge in vigore. Ovviamente l’unica che ci capiva era il prefetto. “Pensa di intraprendere una carriera di Magisprudenza, signorina Granger?” le chiese Scrimgeour. “Bo…spero di fare qualcosa di buono per il mondo!” rispose a pari tono Hermione. Ron e Giulia trattennero una risata. Che non sfuggì al Ministro. Beccandosi così uno sguardo truce. “Io mi farei rappresentare da lei…” concordò Anna. Harry ne approfittò per chiedere come mai non se le fossero tenute ancora le loro cose. Il prefetto spiegò che gli oggetti non potevano essere trattenuti per più di trentun giorni. Scrimgeour per farla tacere fece una domanda a bruciapelo a Ron. In che rapporti si trovava con Silente. Se lo conosceva bene. Il rosso era un po’ disorientato. Hermione intervenne in suo soccorso. Finalmente poco dopo il Ministro estrasse una pergamena. “‘Ultime volontà di Albus Percival Wulfric Brian Silente’…ecco, ci siamo…” cominciò a leggere. Il primo destinatario fu Ron. Che ebbe un Deluminatore. Ma dalla faccia del ragazzo si poteva intuire che non sapesse nemmeno cosa fosse. L’uomo non si fece scappare l’occasione e tempestò ancora di domande il poverino. Che lo sviò con semplici risposte ovvie. “‘A Hermione Jean Granger lascio la mia copia delle fiabe di Beda il Bardo, nella speranza che le trovi appassionanti ed istruttive…’” continuò poi il Ministro. A ruota vennero anche la serie di domande sgradevoli. Piccole frecciatine a cui il prefetto seppe tenere testa. “‘A Giulia Wyspet lascio questo biglietto, nella speranza che si ricordi di me ogni volta che lo leggerà…’” proseguì Scrimgeour. Passando a Giulia un piccolo bigliettino semitrasparente. La ragazza lo riconobbe subito. C’era scritto “La speranza è l’ultima a morire…”. “Interessante…sai perché mai Silente ti ha lasciato qualcosa di così singolare?” esclamò l’uomo. La ragazza alzò le spalle. “Silente amava le caramelle e i cioccolatini…i suoi preferiti erano quelli con le frasi poetiche nell’involucro…” rispose solo. Ovviamente il Ministro non era convinto. “Non credi ci possa essere un messaggio in codice?” provò a dire. Giulia scosse la testa. “Un messaggio c’è, ma è ben chiaro…di questi tempi l’unica cosa che si può fare è avere speranza e Silente ne aveva molta…forse è solo un modo per infondermi un po’ di fiducia…” provò a spiegare. Scrimgeour la squadrò e si arrese. Per passare alla penultima. “‘Ad Anna Alvis Haliwell lascio questo antico taccuino, che mi fu regalato da un personaggio molto singolare conosciuto in Transilvania…’” lesse. Anna allungò le mani e lui le passò una specie di agendina. Aveva la copertina in pelle e in rilievo in mezzo una pietra rossa. Contornata da pelle nera più morbida. Sembrava l’occhio di un drago. La castana la aprì ma i fogli erano tutti vuoti. Non c’era nemmeno segno di averne strappato qualcuno. L’unico indizio era una lettera iniziare a piè di pagina dietro la copertina. Un’iniziale. D. Anna capì al volo. “Come può esserti utile un’agenda vuota?” formulò l’uomo. La castana ghignò. “Era un caro ricordo di Silente…gli è stato donato da Dracula in persona…mia nonna in questo momento si trova la…erano molto amici loro tre…probabilmente conoscendo i miei gusti ha pensato che l’avrei utilizzata molto volentieri…” spiegò. Piegandosi in avanti per far scivolare i capelli davanti al tatuaggio sul petto. Il Ministro non l’aveva notato per fortuna. Così Anna gli sbandierò davanti l’iniziale scritta sul retro della copertina. L’uomo storse il naso confuso. Si arrese ed arrivò al pezzo scottante del testamento. Toccava ad Harry. Con loro somma delusione gli capitò solo il boccino che prese alla sua prima partita di Quiddich. Scrimgeour continuava ad insistere che ci fosse un messaggio nascosto, in quanto i boccini possedevano memoria tattile. Ciò venne egregiamente spiegato da Hermione, che non riusciva a frenare le risposte in gola. A quanto pare però nessuno a parte lei ne era a conoscenza. Forse si aspettavano chissà cosa. Invece quelli sembravano solo innocui oggetti senza un particolare scopo o messaggio criptato. Ma non era finita. Il Ministro aggiunse che non c’era solo il boccino per Harry. Silente gli aveva donato la Spada di Godric Grifondoro. Ovviamente non era proprietà del defunto preside, così l’uomo precisò che non potevano darla al ragazzo. Ciò scatenò un’orda di polemiche da parte di tutto il gruppetto. Fino a che Harry perse del tutto le staffe. Non poteva credere che il Ministro della Magia, colui che avrebbe dovuto proteggere il mondo magico, si rinchiudesse in ufficio a cercare di aprire un boccino! La gente moriva, Malocchio era morto e il Ministero non faceva nulla. Il moro urlò contro a Scrimgeour tutti i suoi pensieri più iracondi. Iniziò una duro scontro di parole che si sviluppò con un ravvicinamento dei due interlocutori. Harry alzò la bacchetta in segno di minaccia. “Hey! No! Vuoi dargli una scusa per arrestarci?” lo fermò Ron. “Ti sei ricordato che non sei a scuola eh? Ti sei ricordato che io non sono Silente, che perdonava la tua insolenza e le tue ribellioni? Puoi anche portare in giro quella cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diciassettenne dirmi come fare il mio lavoro! È ora che impari ad avere un po’ più di rispetto!” ansimò Scrimgeour, alitando in faccia al Prescelto. “È ora che lei se lo meriti…” ribatté pronto quest’ultimo. La porta del salotto si spalancò. Rivelando due coniugi Weasley alquanto sconcertati. “Noi…c’è sembrato di sentire urlare..” spiegò preoccupata Molly. Il Ministro arretrò. E guardando il buco nella maglietta del ragazzo si pentì di aver perso la pazienza. “Non è…non è nulla…io…mi rammarico per il tuo atteggiamento…sembri convinto che il Ministero non desideri quello che tu…quello che Silente desiderava…invece dovremmo lavorare assieme…” ringhiò quasi. “Non mi piacciono i vostri metodi, ministro…si ricorda?” replicò Harry. Alzando il pugno destro in cui ancora c’erano delle lettere cicatrizzate. Anna e Giulia gli misero sotto il naso anche le proprie mani. Anche se avevano avuto più punizioni di lui era solo grazie agli unguenti di Piton che le loro cicatrici non erano così evidenti come quelle del ragazzo. L’espressione del Ministro di indurì. Dopo di che si diresse impettito verso la porta. Arthur lo seguì e quando tornò annunciò che era sparito. Il gruppetto tirò un sospiro di sollievo. Tornarono tutti a tavola. I doni del testamento passarono per tutta la tavolata. E mentre Molly era distratta i cinque si accordarono di incontrarsi in soffitta dopo cena. Una mezzoretta dopo essere saliti in camera. Per finire con tranquillità si mangiò finalmente la torta. Per poi tornare tutti ai propri letti. I tre uragani aspettarono il tempo indicato. Seguirono le istruzioni salendo silenziosamente. Fino ad arrivare alla soffitta. Ron ed Harry erano già seduto sul letto a rigirarsi fra le mani la loro parte. “Certo che Silente poteva lasciarci delle istruzioni più precise…” sbottò Anna. “A proposito di cose da ricevere! Ecco qua Harry, il tuo regalo…” esclamò d’improvviso il rosso. Hermione trasalì. L’aveva lasciato in camera. Scambiò un’occhiata eloquente con Giulia. “Ovviamente il nostro geniaccio l’ha lasciato di sotto…lo vado a recuperare e torno veloce…non iniziate l’indagine senza di me!” esordì. Alzandosi e tornando al piano di sotto. Fortunatamente i genitori erano rimasti a parlare in salotto. Quindi la ragazza ebbe via libera. Si tuffò nel baule del prefetto. Pensando che essendo quasi tutto vuoto fosse facile trovare quello che più assomigliava ad un regalo. Eppure non c’era. Che lo avesse spostato per paura che Molly andasse a curiosare per cercare prove della loro futura fuga? Giulia sospirò. In effetti non sapeva nemmeno cosa Hermione avesse preso come dono. Non poteva nemmeno immaginarsi una grandezza approssimativa. Lo cercò sotto al letto. Fra le coperta. Nel cassetto del comodino. Ripetè la stessa cosa con la parte di Anna. Forse il prefetto aveva pensato che si sarebbe confuso bene con la sua perenne confusione. Seppur mettendoci più tempo il pacchetto non si trovava nemmeno li. Alla ragazza non rimase altro che controllare nel suo baule. Si sentiva un po’ stupida. Fortunatamente della sua roba nel baule c’era rimasto ben poco. Aveva lasciato le borsette che si era portata via giusto per non lasciarle ad impolverare nell’armadio a casa. Qualche paio di scarpe che sicuramente in viaggio non sarebbero state comode. E nell’angolo più remoto, nascoste fra una vecchia felpa oramai troppo piccola per essere indossata, c’erano loro. Le lettere di corrispondenza fra lei e Severus. Quelle della scorsa estate. Aveva deciso di portarne via solo qualcuna. Insieme al sacchetto con il bracciale verde. Sapeva che Hermione non voleva si portassero via oggetti facilmente smarribili però lei non poteva lasciarlo li. Era il braccialetto per Eveline. Era sempre stato con lei. Ad occupare il resto del baule c’erano solo libri scartati. Alcuni erano perfino dei vecchi anni di scuola. Dal primo al quinto anno. Giulia si stava quasi arrendendo quando vide una copertina nascosta sotto la pila di libri del quarto anno. Era azzurra. Apparteneva ad un libro che insegnava a mantenere la calma con esercizi di respirazione. Gliel’avevano regalato le sue cugine qualche compleanno fa. La ragazza prese la pila di libri e la spostò sul pavimento. L’appoggiò in bilico. Talmente tanto che i libri scivolarono uno sopra l’altro ad effetto domino. Spargendosi intorno a lei. Giulia sbuffò. Stava per prendere il libro che le interessava, ancora incastrato nel baule, quando vide qualcosa sbucare da uno dei suoi volumi di testo. Era rovesciato quindi non poteva leggerne il titolo. Una busta bianca però faceva contrasto con la copertina scura. La ragazza la sfilò piano. Help, I have done it again I have been here many times before. Sul davanti non c’era scritto nulla. Quando la girò però spalancò gli occhi dallo stupore. Con la sua calligrafia c’erano scritte due parole. Una della due era un nome. “Per Severus…” lesse. Giulia aprì la busta con mano tremante. Il foglio era riempito della sua calligrafia. Era perfetta, senza sbavature nell’inchiostro. Però era un po’ stropicciata. Hurt myself again today and, the worst part is there's no-one else to blame. La ragazza la riconobbe subito. Come non ricordarsene. Quanta fatica aveva fatto a scrivere quella lettera. E quanta fatica aveva fatto per recuperarla senza che lui se ne accorgesse. E ancora quanto amore aveva messo in quelle righe. D’istinto gli occhi si fissarono sulle prime parole. Iniziando a scorrerle. Senza più riuscire a fermarsi. Be my friend, hold me, wrap me up, unfold me. “Caro Professor Piton, se lei sta leggendo questa lettera devo forse dedurre che sono riuscita a consegnargliela una buona volta. Forse non riconosce la mia scrittura, ha molti altri studenti e di certo non le avrà memorizzate tutte. Sono una sua studentessa e questo lo potrà intuire da se…mi ha vista molto spesso nel suo ufficio, la maggior parte delle volte con aria impacciata e gli occhi perennemente rivolti al pavimento, o nei rari casi di coraggio semplicemente rivolti verso di lei. Il fatto è che quando la vedo il mio cuore si ferma e non riesco più a sentire la voce della mia ragione. So che dovrei farmi coraggio e parlarle di persona, ci ho provato, mi creda…ma è troppo difficile. Non perché lei sia considerato il più temibile professore di Hogwarts, semplicemente perché lei riesce a togliermi ogni parola di bocca solo con uno sguardo. Mi bastano i suoi occhi su di me e perdo il controllo. Sono così timida che non riesco nemmeno a pronunciare queste parole a voce per quanto vorrei. So che rimarrei zitta facendo l’ennesima pessima figura. Oramai è una scena continua e forse già dopo questa indicazione sa chi sono. Non vada subito a vedere la firma infondo alla lettera, aspetti. Mi lasci parlare, o meglio scrivere. Prometto che ora arriverò al dunque. Penso che lei sia un uomo intelligente e di bell’aspetto. Senza contare tutta la pazienza che sta usando con me da qualche mese a questa parte. La verità è che già dal primo anno sono rimasta affascinata da lei, dai suoi occhi, da quella sua aria tenebrosa e così severa. Ho sempre saputo che in lei c’è del buono, me lo ha dimostrato. Ora non posso più contenere questi sentimenti perché sono diventati troppo evidenti. Mi piace. Mi piace immensamente professore. Mi piace per ogni cosa che fa. So che lei mi considera come la goffa studentessa di Grifondoro, cerca guai, che non sa fare altro che assillarla. Le chiedo solo di accettare questa mia lettera e tutti i sentimenti che ho riversato in queste righe. Sono una codarda senza ritegno. Immatura. Incredibilmente timida. Ma principalmente innamorata. Grazie per essere arrivato fino alla fine, senza stracciare questo foglio (solo per la curiosità di scoprire la mia identità magari, ma mi fa piacere lo stesso). Non mi resta che concludere qui. Probabilmente non riuscirò più a guardarla in viso e forse mi pentirò anche di averle fatto leggere questo scritto. Però sentivo che dovevo fare qualcosa. Con amore, Giulia Wyspet.” lesse. La ragazza rimase bloccata a bocca aperta per qualche minuto. Era la lettera che aveva scritto al quarto anno. Quella che aveva scritto per Severus al limite delle sue crisi isteriche amorose. Quando tutte le sere si fermava davanti al suo ufficio per confessargli quel piccolo peso che si portava nel cuore. Ma puntualmente non ci riusciva tornando in dormitorio in lacrime. I am small, I'm needy, warm me up and breathe me. Era stata Hermione a suggerirle di scrivergli una lettera. L’aveva ricopiata almeno una decina di volte e non era ancora soddisfatta. Non sapeva ancora se consegnarla o no quando si accorse di averla persa. Era finita nelle mani del diretto interessato e lei si era data da fare per riprendersela. In quel momento era apparso Silente. Come un gigante Cupido dalla barba bianca. Le aveva fatto bere la pozione. Ed eccola a tuffarsi nel pensatoio. Era nato tutto da li. Ouch I have lost myself again, lost myself and I am nowhere to be found, yeah I think that I might break, I've lost myself again and I feel unsafe. Non credeva nemmeno di averla conservata. Giulia si asciugò gli occhi umidi col dorso della mano. Poi con l’altra girò il libro che conteneva la lettera. Sorrise. Nemmeno a farlo apposta l’aveva infilata ne libro di Pozioni. Era davvero ovvia. Sentiva il cuore battere forte. Rileggendo quelle righe aveva riprovato tutta la tensione e la paura che aveva avuto nello scriverle. La paura di una reazione eccessiva. Di un rifiuto. Di un allontanamento da parte di Piton. Poi come in un film le scorsero davanti tutte le volte in cui Silente l’aveva aiutata. Senza giudicarli. Senza mettere freno a questo amore strano. Sapeva che Severus sarebbe stato responsabile. Lo conosceva come un figlio. Piano la ragazza sistemò i libri e li rimise nel baule. Lasciando fuori quello che le serviva. Ripose la lettera nel primo libro della pila. Senza realmente capire cosa stesse facendo. “Hey Giulia! Che ci fai li per terra?” si sentì chiamare. Giulia si voltò. Hermione se ne stava in piedi vicino alla porta con aria perplessa. “È da venti minuti che ti aspettiamo…pensavamo fossi stata rapita…” sbottò. La ragazza scosse la testa e si asciugò ancora gli occhi. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Tutto ok?” le chiese. Giulia annuì. “Ecco io…non…io non trovavo il regalo così ho pensato di incartare questo…” spiegò. Porgendo il libro ad Hermione. Quest’ultima storse il naso. “Bastava che mi chiamassi…come minimo avrai messo sotto sopra tutta la stanza…” sbuffò. La ragazza si fece piccola piccola. Ritrovare quella lettere l’aveva scossa talmente tanto. Magari ricordandosi di come stava prima di conoscere veramente Piton l’avrebbe aiutata. O forse era solo una terapia masochista. Intanto il prefetto aveva tirato fuori il pacchettino dalla sua borsetta ampliata. “Forza svampita, andiamo…” la chiamò. Giulia annuì e la seguì per tornare dal gruppetto. Avevano già iniziato a fare le congetture su cosa potessero voler dire gli oggetti. “Magari bisogna pronunciare delle parole magiche…” provò Anna. Guardando la sua agenda. Hermione si sedette sul letto accanto a Ron e scosse la testa poco convinta. “Pimpulu pampulo parimpampù!” recitò seria la castana. Ma l’agenda non si mosse di un millimetro. “Benvenuti alla decadenza del mondo magico…” sospirò esasperato il prefetto. Anna però non si arrese. “Cristallo lunare, entra in azione!” recitò ancora. Hermione prese un cuscino. Dapprima era per soffocare l’amica. Poi decise che era meglio schiaffarselo sulla faccia e coprire la voce. Almeno non avrebbe avuto ripercussioni legali. Giulia si rigirava il suo bigliettino fra le mani. Harry si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. Lei sobbalzò e lasciò cadere il pezzo di carta. Il ragazzo si chinò e lo raccolse. Per poi restituirlo. Giulia gli sorrise. “Tutto bene Giulia? Mi sembri un po’ pensierosa…” osservò il Prescelto. La ragazza alzò le spalle. “Nulla…mi sono solo ricordata delle cose…” rispose vaga. L’amico la guardò poco convinto. “Stai pensando a…a…al vecchio gufo?” le chiese. Avrebbe usato il termine assassino. Però Harry aveva capito che doveva contenersi almeno con lei. Giulia sospirò. “Non riesco a chiamarlo per nome…diamogli un nome in codine che dici?” propose in tregua il moro. L’amica sorrise. “Si…stavo pensando a lui…ma oramai mi capita così spesso che non ci bado quasi più…prima lo pensavo con serenità…ogni volta che però mi figuro il suo viso in mente sento il cuore battere all’impazzata…non d’amore ma d’apprensione…” confessò. Harry abbassò lo sguardo. In effetti non capiva come una dolce ragazza come lei potesse essere innamorata di un bastardo come Piton. E soprattutto come potesse non odiarlo ed essere ancora in pena per lui dopo che l’aveva abbandonata. “Hey voi due asociali…guardate che ci siamo anche noi…” li interruppe Anna. in realtà Ron ed Hermione avevano iniziato una sessione di sbaciucchiamento. “Sarà dura andare avanti così per molto tempo…” sospirò ancora la castana affranta. Giulia sorrise divertita. “Dobbiamo trovarci un passatempo alternativo…” osservò Harry. Anna prese un cucino ed iniziò a fare l’imitazione dei due piccioncini. L’amica e il moro trattennero una risata. Il prefetto tirò un calcio alla castana. Che cadde a sedere in giù sul pavimento. “Quando è troppo, è troppo…guerra!” esclamò Anna. Buttandosi a mo di wrestler su Hermione. Armata di cuscino. Così iniziò la battaglia di cuscini. Dopo dieci minuti si deposero le armi e tutto tornò alla normalità. Il campo di battaglia venne ripulito e il gruppo ricominciò a parlare di argomenti seri. “No davvero…che ci dovrei fare di un libro di fiabe?” commentò stizzita il prefetto. La castana alzò le spalle. “Magari a Voldemort serve solo un po’ di relax…non credo che Lucius o Piton gli raccontino le favole la sera…magari possiamo mandarci la nostra Giulia a cantargli la ninna nanna…” propose. “Alzi la mano chi vuole ignorare le risposte della qui presente signorina Haliwell da d’ora in avanti…” propose Hermione, facendo saettare in aria la mano. Harry, Ron fecero altrettanto. “Sono solo risposte creative…” la difese Giulia. “Alzi la mano chi vuole escludere anche a signorina Wyspet…” aggiunse il prefetto. L’amica la spintonò. “Io posso accendere e spegnere le luci, sai che bello!” ironizzò Ron. “Certo che Silente poteva lasciarci indizi più chiari…a Giulia non ha nemmeno lasciato il cioccolatino…solo la carta…” sbottò Anna. Il Prescelto guardò il boccino fra le mani. “Hermione…hai detto che i boccini hanno memoria tattile giusto?” osservò. Hermione annuì. “Peccato che quel boccino ha visto da vicino non solo le tue mani Harry, ma anche la tua bocca e per poco il tuo stomaco…” rimbeccò acida la castana. Il moro sobbalzò. “Hai ragione Anna!” esclamò. Poi se lo picchiettò sulle labbra. Giulia strabuzzò gli occhi. “Hey sta comparendo una scritta!” esclamò. Il moro sorrise soddisfatto. “Mi apro alla chiusura…” lesse. Il gruppetto si guardò dubbioso. “In effetti Anna non ha tutti i torti però…non è che Silente ci abbia lasciato messaggi così chiari…” le diede ragione Ron. Anna si allungò sul bordo del letto. Era stufa di pensare. “In tal caso possiamo sempre consultare i vecchi libri di magia oscura di mia nonna…” propose. Hermione la guardò inorridita. “Te li sei portati dietro?!” soffiò. La castana unì le dita indici delle mani a formare una croce per simulare un esorcismo. “Tu leggi libri di magia oscura?” boccheggiò Harry. Anna sbuffò. “Oh andiamo! Non fare quella faccia…grazie a quei libri io sapevo cosa fossero gli Horcrux molto prima di te…” sbottò. “Però non mel’hai mai detto…” rimbeccò subito l’altro. “Quando ho scoperto cosa stavi cercando di farti dire dal Lumacone, tu hai iniziato ad insultarmi e dopo cinque minuti mi hai dato uno schiaffo...se non sbaglio Potter…” sbottò pronta la castana. Il Prescelto la guardò per metà colpevole. Quando lo chiamava per cognome era terribilmente simile a Malfoy. “Uno a zero per Anna Alvis Haliwell…” decretò Ron. Il prefetto lo zittì. “Ti prego Ron non mettertici anche tu…” lo rimproverò. Giulia scosse la testa. “Quello che è stato è stato…ora siamo di nuovo uniti ed è inutile che storciamo il naso sui possibili metodi da usare…Anna ha dei libri oscuri, tanto meglio! Voldemort di certo userà tutti i suoi mezzi per uccidere Harry e difendere i suoi Horcrux, per far trionfare il suo regime di terrore…che saranno mai dei libri…” esordì. Gli altri rimasero a bocca aperta. Dopo qualche minuto fu Hermione ad intervenire. “Sapete…a me questa storia del regime non sembra nuova…” osservò. Anna sospirò. “Bhe sai Herm, non è la prima volta che Voldie tenta di avere il potere supremo…” precisò ovvia. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Non sono stupida Anna…lo so…intendevo…nel mondo babbano è già successo un disastro del genere…” spiegò. Ron la guardò curioso. Non ne sapeva quasi nulla di storia babbana. “Stai forse parlando…” iniziò a dire Giulia. Hermione sorrise amara. “Hitler, Mussolini e i lager non vi dicono nulla?” concluse per lei. Il rosso rimase in attesa. “Chi sono? Vostri amici?” chiese. Il prefetto lo guardò indignato. “Stai scherzando spero Ron…” esclamò. Il ragazzo divenne del colore dei suoi capelli dall’imbarazzo. “Hitler era un dittatore che voleva il trionfo di un’unica razza, quella ariana…i lager erano i campi di sterminio in cui finivano tutti quelli che non erano considerati “sangue puro”…” spiegò spiccia Giulia. Ron rimase atterrito. “È stato il più grande genocidio nella storia babbana…praticamente omicidio legalizzato…” aggiunse Hermione. Harry abbassò la testa. Non ne sapeva molto. Aveva letto qualcosa nei libri di Dudley. Però gli era bastato per capirne la gravità. “Mione…tu come sai tutte queste cose?” le chiese il rosso. Il prefetto alzò le spalle. “Quando ero piccola vidi un documentario sui lager per sbaglio…chiesi spiegazioni a mia madre e non soddisfatta cercai dei libri in biblioteca…non ti dimenticare che io leggo di tutto Ron…” raccontò. “Quando sei così piccola alla scuola babbana non ti raccontano certe cose…col passare del tempo però ho letto qualche testimonianza…mi ricordo che una volta mia madre lo paragonò al vecchio regime di Voldemort…” osservò anche Giulia. Anna annuì. “Quindi Herm secondo te Voldemort è come Hitler…Mussolini sarebbe il Ministro della Magia…e i lager?” chiese. Hermione sospirò. “Non ci sono lager…solo sterminio a freddo…” rispose. Ron scosse la testa incredulo. “Vedete? Alla fine babbani e maghi non sono poi così differenti…” commentò. Il gruppetto rimase in silenzio a riflettere. Avevano unito due argomenti già pesanti di per se che sommati davano ancora più ansia e angoscia che mai. Giulia ripensava a tutti quei filmati visti in tv. In effetti dei lager lei era venuta a conoscenza grazie a un film italiano. Era un po’ stata aiutata da sua nonna Clotilde, però aveva capito. E il film le era piaciuto parecchio, anche se aveva pianto. Si intitolava “La Vita è Bella” ed aveva per protagonista un famoso attore italiano. Di cui però non si ricordava il nome. Però il modo in cui salutava la donna che amava, quello se lo ricordava. Inutile dire che invece Anna si era buttata a capofitto sugli aspetti più tragici. Era incredibile di come a soli 10 anni si fosse seduta in veranda e si fosse messa a sfogliare un libro di immagini dei campi di sterminio. Solo dopo aver imparato il tedesco aveva capito quanto i tedeschi stessi fossero stati crudeli anche solo nella ricerca dei nomi. Ron si sentiva estremamente stupido. Suo padre parlava solo degli oggetti babbani. Di storia non ne sapeva nulla ed era mortificante che la sua ragazza sapesse più di lui. Anche se oramai c’era abituato. “E se cambiassimo argomento?” propose poi. Hermione scosse la testa. “Non possiamo lasciar cadere questo argomento ogni volta che ne parliamo…non verremo mai a capo di nulla così!” rimbeccò. Anna lasciò ciondolare il braccio fuori dal letto. “Ha ragione Ron…è stancante parlare sempre di quello...quando partiremo ne potremo parlare tutto il tempo che vuoi Herm…” commentò. Il prefetto sbuffò. Fu così che anche per quella volta si passò ad una discussione più leggera. Il gruppo parlò fino a tarda ora. Per finire con l’addormentarsi. Anna rimase infondo al letto stiracchiata. Con le mani penzolanti verso il pavimento. Hermione era appoggiata a Ron. Quest’ultimo aveva la schiena incastrata nella testiera del letto. Harry stava sul bordo opposto e gli rivolgeva la schiena. Giulia era rannicchiata al centro. Aveva creduto di poter dormire. Però si era svegliata dopo solo una mezzora. Tutti riposavano profondamente e non aveva voglia di svegliare le sue amiche per riportarle alla loro camera. Decise che sarebbe scesa e avrebbe preparato il suo thè caldo e biscotti al cioccolato. Piano sgusciò via dal letto e scese gli scalini della botola. Per finire nel corridoio principale. Qualche camera da letto aveva la porta socchiusa. Da quelle infondo si sentiva un gran russare. In punta di piedi la ragazza passò davanti alle stanze. Quella scena le sembrava famigliare. Arrivò alle scale. Le sembrava di essere tornata indietro di un anno. E si vedeva. In camicia da notte con Snakey in braccio. Stavolta però non sarebbe capitombolata. Con attenzione Giulia scese le scale. Alzando gli occhi non si trovò davanti Severus. Non più. Sospirando con una certa amarezza la ragazza si diresse in cucina. Cercando di fare meno rumore possibile mise l’acqua a bollire. Doveva essere l’una passata. I pallidi raggi lunari erano le uniche fonti di luce. La ragazza allungò una mano per aprire la credenza più alta. Come si aspettava non ci riuscì. Così prese la sedia e vi si arrampicò. Aprì l’alta e vi trovò ciò che Fred nascondeva sempre per lei. Una scatola di biscotti con sopra uno strato di cioccolata. Sapeva che se li avesse lasciati più in basso se li sarebbero mangiati gli altri. Invece lui li conservava solo per lei. Giulia li prese e chiuse la credenza. Poi si sistemò sulla sedia. Aspettò che l’acqua bollisse poi la versò nella tazza insieme alla bustina del solito thè al limone. Dopo qualche minuto tolse la bustina e ci aggiunse i suoi quattro cucchiai abbondanti di zucchero. Aprì la scatola e prese il primo biscotto. Mentre lo intingeva nel thè Giulia iniziò a vagare cin lo sguardo per la cucina. Subito sotto all’orologio che segnava lo stato dei membri della famiglia (per le riunioni allargate alla Tana si aggiungevano anche i nuovi abitanti), c’era un foglio che arrivava quasi fino al pavimento. Erano tutte le cose da sistemare e da preparare per il matrimonio. Certi punti erano spuntati di rosso. Altri avevano un punto di domanda vicino. I wanted you to know, I love the way you laugh, I wanna hold you high and steal your pain away. Chissà se tutte le mamme erano così esagitate come Molly. Sperava davvero che sua madre non si comportasse con così tanta enfasi. La ragazza morse il biscotto. Era convinta che il suo sarebbe stato un matrimonio tranquillo. Pochi invitati. Rinfresco e cerimonia. Assolutamente nulla di bianco. Ogni volta che si vedeva sull’altare le si figurava la sua immagine in un vestito viola scuro. Mentre lui. In un perfetto smoking nero e verde. Forse i colori non stavano proprio bene. Però captava i desideri del suo futuro consorte. E come lei si rifiutava di vestirsi di bianco lui poteva scegliere i colori che più gli si addicevano. I keep your photograph; I know it serves me well, I wanna hold you high and steal your pain. Era strano però. Per quanto avessero parlato del loro futuro. Di Eveline. Perfino della casa in cui trasferirsi. Mai avevano accennato al matrimonio in se. Era così scontato? Oppure sembrava così lontano da non prenderlo nemmeno in considerazione. Giulia non era sicura di voler ancora cantare per Fleur e Bill. Era felice per loro. Però poteva cantare quelle note d’amore quando il suo cuore era in pezzi? 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. La ragazza scosse la testa e mangiò un altro biscotto. Era davvero troppo tragica. Infondo Severus non l’aveva lasciata. Non era morto. E l’amava. Era anche per lei che andava avanti con la sua farsa ogni giorno. Per cercare di garantire un futuro a tutti. Alla loro prossima famiglia. E nessuno lo capiva. Però era anche vero che più si diceva certe cose più si sentiva triste e anche un po’ patetica. Quando ripeteva a se stessa che non era stata abbandonata, sembrava meno credibile ogni volta che lo diceva. Aveva bisogno di un segno tangibile. Che non fosse una rosa abbandonata sulla sua scrivania. Che non fosse delle frasi riferite da Draco ad Anna per lei. Che non fosse un semplice sguardo dal fondo di un bar. You've gone away, you don't feel me here, anymore. Giulia lo voleva abbracciare. Gli voleva parlare. Voleva rispondere alle sue battutine sarcastiche. Voleva tornare a quella sera. A Spinner’s End. Sdraiati sul letto di Piton. A guardare Sex and the City. Come due nuovi Carrie e Mr Big. Senza pressioni da fuori. Senza scadenze. Un contesto in cui la loro unica preoccupazione era se mangiare il dessert o fare ancora l’amore. La ragazza fissò gli occhi sulla tazza. Era quasi un’ossessione pensarci oramai. Ed era solo l’effetto di una distanza prolungata. Chissà come si sarebbe sentito Piton se l’avesse cercata alla Tana. O avesse provato a contattarla. E lei. Lei non ci sarebbe stata più. Lui avrebbe capito subito che era finita nell’ennesima missione suicida guidata dall’amicizia. E si sarebbe arrabbiato. The worst is over now and we can breathe again, I wanna hold you high, you steal my pain away. Giulia mangiò un altro biscotto. Poi fermò le sue iridi nocciola sul dorso della mano. Le scritte che aveva fatto vedere a Scrimgeour erano la prova di quanto fosse testarda. E di quanto Severus si fosse sempre dato da fare per proteggerla e rimediare ai suoi danni. Come quando al quarto anno aveva inventato una sessione speciale di ripetizioni per giustificare la sua violazione di coprifuoco con la McGranitt. In realtà erano stati insieme. A leggere sotto l’albero in giardino. E anche se lui aveva precisato che non l’avrebbe coperta l’aveva fatto. Infondo era pur sempre il suo Severus. There's so much left to learn, and no one left to fight. Quel Severus che la sgridava sempre perchè si ficcava in ogni guaio possibile. Quel Severus che le correggeva i temi la sera. Quel Severus che la faceva sempre sedere nella sedia davanti alla sua scrivania. Quel vecchio gufo che anche se voleva fare il duro la viziava sempre. Quel Severus che aveva aperto il suo cuore. La ragazza sospirò. Tutti questi erano ricordi. Ricordi, ricordi, solo e sempre ricordi. Sarebbe stato mai possibile costruire un futuro senza dover tornare a pensare ogni cinque minuti al passato? Era bello ricordarsi le sensazioni che provava. Era bello pensare a quanto era entusiasta ogni volta che scattava il coprifuoco e lei sfrecciava fuori dal dormitorio verso i sotterranei. Era bello ricordare di sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che pensava a Severus. Ma lei voleva riviverle tutte quelle cose. Aveva paura che a forza di usare i ricordi, questi si deteriorassero finendo per diventare banali e noiosi. I wanna hold you high and steal your pain. Si annoiava ad ascoltare i propri pensieri a volte. Era diventata una persona ossessionata. Una persona concentrata solo su qualcun altro. Fra poco sarebbe dovuta partire e avrebbe dovuto lasciare Piton ridotto a quella foto che si portava sempre con se. Doveva essere concentrata solo su come distruggere Voldemort. E se nel peggiore dei casi fosse morta in quel tentativo? Avrebbe lasciato Severus avvolto ancora una volta in un dolore atroce. Giulia scosse veloce la testa. Non sarebbe successo. Lei non sarebbe morta. Si fidava di Harry e dopotutto erano cinque cervelli uniti! Avrebbero ricavato qualcosa. Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. La ragazza stava mangiando l’ennesimo biscotto, quando un rumore la distrasse. Due limpidi occhi verdi fecero capolino dall’ombra. Harry avanzò piano per paura di disturbare. “Hey…” disse solo. Lei sorrise. “Hey…non riuscivo a dormire…così ho provato con un rimedio personale…” spiegò. Il ragazzo si avvicinò timido. “Molto personale…e soprattutto leggero e poco dolce…” commentò divertito. Giulia gli fece segno di sedersi vicino a lei. “Sono stato svegliato dal russare di Ron e da un calcio di Anna…” raccontò poi Harry. Obbedendole. L’amica rise. “Ti va un po’ di thè?” propose. Il moro annuì ma a fermò. Con un colpo di bacchetta duplicò la tazza di lei. “Ora che posso…ne approfitto!” esclamò. Giulia gli passò la scatola di biscotti. “Se ti disturbo basta che me lo dici e me ne vado…” esordì ancora il Prescelto. Ma l’amica scosse la testa. “Figurati…stavo solo pensando…di nuovo…” spiegò. Harry annuì un poco a disagio. Gli sarebbe piaciuto consolarla. Come lei aveva fatto con lui quella volta di Cho. Però non aveva un’alta opinione del suo partner. Non sapeva cosa dirle. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. “Harry…quando hai capito per la prima volta che Ginny ti piaceva?” esclamò d’improvviso Giulia. Il ragazzo sobbalzò. “Ehm…ecco…quando l’ho capito? Bhe…quando l’ho vista in piene effusioni con Dean Thomas…mi è salita una rabbia…all’inizio pensavo fosse solo perché era come una sorella minore…ma mi sa che il mio affetto è sfociato in qualcos’altro…” raccontò. L’amica annuì. Stringendo la tazza fra le mani. “Sarai molto triste al pensiero di doverti separare da lei…ne avete già parlato?” gli chiese. Harry alzò le spalle. “Più o meno…fra sua madre che ci tiene costantemente impegnati e fra il fatto che lei è già abbastanza giù perché dovrà tornare a scuola da sola non è facile parlare di certe cose…” spiegò. Giulia sospirò. “Hai mai pensato di tornare a scuola in incognito? Magari ricorrendo a qualche pozione cambia aspetto o cose del genere?” aggiunse poi. Il moro scosse la testa. 'Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. “Così facendo non potrei portare a termine la missione che Silente mi ha dato…io ho solo una via da percorrere Giulia…però tu, Hermione, Anna e Ron potete scegliere…” osservò. La ragazza sorrise amara. “Herm e Anna sono Mezzosangue e io senza di loro a scuola non torno…mi piacerebbe tanto tornare ai vecchi tempi in cui Hogwarts era un posto per tutti, ma per fare ciò io devo seguirti Harry…e credo che allo stesso modo lo pensino gli altri…e poi ti vogliamo bene…” rispose. Il Prescelto arrossì. “E se io non fossi capace di far tornare quel mondo? Solo perché sono sopravvissuto una volta non vuol dire che ricapiterà e che Voldemort cadrà di nuovo…” esordì poi acido. Giulia scosse la testa sicura. “Se Silente ha riposto in te le sue speranze un motivo c’è…tu ne sei capace Harry…e se ti serve aiuto noi ci saremo…Herm sarà l’intelligenza, Anna la forza, Ron la praticità e io…io sarò la spalla che ti sorreggerà nei momenti di sfiducia…” spiegò. Il ragazzo sorrise. “Fatico a credere che una persona come te si lasci andare alla tristezza Giulia…” osservò. La ragazza sospirò arresa. “Eppure lo faccio…ultimamente anche troppo spesso per i miei gusti…” confessò. Harry la guardò dispiaciuto. Così prese tutto il coraggio che aveva. “Lo so che il vecchio gufo mi ucciderà…però…” disse. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. Poi si avvicinò e strinse Giulia in un caldo abbraccio. Lei chiuse per qualche minuto gli occhi. Anche se in effetti non era del suo abbraccio che aveva bisogno, il gesto era da apprezzare comunque. “Grazie Harry…” sussurrò. I due rimasero così per qualche minuto. Il moro era diventato paonazzo. I due si staccarono e tornarono a bere i loro thè. Superato l’imbarazzo ricominciarono a parlare tranquillamente. Come fossero tornati a quella vecchia amicizia iniziata sette anni prima in un vagone dell’Espresso per Hogwarts. 'Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. Giulia era felice di riuscire a parlare con lui come non fosse successo nulla che li avesse allontanati. Infondo erano sempre stati uniti in ogni avversità. Anno dopo anno avevano affrontato draghi a tre teste, ragni giganti, lupi mannari e basilischi. Lei stessa aveva capito quale peso avesse messo Silente sulle spalle di Harry. E cosa ciò comportasse. Quella sera finalmente comprese. Che anche Harry si sentiva insicuro e fragile quanto lei. Non erano poi tanto diversi. Tutti e due volevano sostegno e aiuto. E senza dire una parola. Solo con quell’abbraccio improvvisato. Entrambi capirono che quel sostegno e quell’aiuto l’avrebbero trovato l’uno dall’altra e viceversa. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away.
Edited by kikyo91 - 7/3/2011, 02:04
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