Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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~ Disturbia
view post Posted on 23/8/2010, 15:54




Lo sconto per il banco tre è geniale!!Mi raccomando vi aspetto al banco tre con la nuova collezione autunno-inverno xDD
Oddio gnocca,ho gli occhi in fiamme...questi capitoli così fitti mi uccideranno prima o poi.
*compra litro di collirio*
Anyway è un capitolo divertente e leggero,scorre bene e fa sorridere.
Non invidio per nulla i tre urgani...una giornata intera con Fleur avrebbe ucciso anche i più forti.xD
Carinissima la parentesi riunione in stile "Signore degli Anelli"...ci volevano proprio i nostri eroi!!
Kisu

Irene
 
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ElyTheStrange
view post Posted on 30/8/2010, 14:24




Cariniinoo lo shoppiniininiinoooùùùùùù *è schizzata*
Bel capitolonzo, anche se commento con millemila anni di ritardo, davvero leggero e divertente! La sorella di Fleur mi sta sulle palle a priori, ma io odio i francesi e tant'è... non so che altro scrivere O_______________________O non ce la posso fare... al prossimo chapter mea lovsina!
kisssssssssssss
Ely
 
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kikyo91
view post Posted on 4/10/2010, 21:02




non sono morta non sono mortaaa *___*
xDDD macciau dalla Mimi *w* che finalmente è tornata in Italia ed è in 5 superioreee *__* *esulta* scusate u_u è una conquista personale oramai xD
comunque chiedo infiniramente perdono se vi ho fatto aspettare ç_ç *pur avendo i capitoli già pronti* cattiva me <.< *si picchia*
al banco 3 ci sono le fruste con cui potrete flagellarmi *-* ma banco alle ciance ù.ù
Avvertenze:i fatti sono presi dal libro originale della Rolla, ovviamente cambiati a mio piacimento/surrealità *-* armatevi di fazzoletti se siete sensibili al sangue e bevete una camomilla contro la nevrosi u_u
In questo capitolo troviamo Break (dei Three Days Grace *ç*) e Close Your Eyes (di Olivia inspì Reira, anche detta dei Trapnest xD).
Spero che questo capitolo mi faccia perdonare per quanto vi ho fatto aspettare e mi risparmi qualche fustigata bonus *-*
ora vi lascio xD
buona lettura bimbe <3

ps. grazie dei commenti ** vi adoro >*<

Quattordicesimo Capitolo
I giorni iniziarono a passare veloci. Fin troppo per i tre uragani. Più si avvicinava la fine del mese e più l’incontro con Harry era vicino. Moody era quasi ogni sera a cena alla Tana. E non mancava volta in cui cercasse di dissuadere Anna e Giulia a partecipare alla missione. Se fosse andato avanti così la castana l’avrebbe chiuso in qualche sgabuzzino. L’aria di imminente battaglia però non guastava l’umore della quasi sposina. Che cinguettava per la casa senza contenersi. La data del matrimonio era stata prefissata per il 6 agosto ed ogni sera c’era un nuovo dettaglio da discutere. Essendo Bill quasi sempre al lavoro chi doveva sorbirsi i cambiamenti di programma erano Anna e Giulia. a quanto pare la loro buona volontà di damigella e cantante improvvisata era stata punita con l’insistenza di Fleur. Era oramai arrivata l’ultima settimana di luglio. Quel venerdì ci sarebbe stato il compleanno di Harry. Moody aveva deciso che tre giorni prima sarebbero passati a prelevarlo da Privet Drive. La domenica sera l’intero Ordine si era riunito in salotto per discutere i dettagli del piano. Anna si era estraniata già da subito e si era appostata sulle scale con l’mp3. Era il turno di Fleur di lavare i piatti. Per cui si era trascinata in cucina Giulia per decidere le canzoni per il matrimonio. Ron era stato bloccato in salotto. Aveva deciso di prendere parte alla missione ed era rincuorato che Hermione fosse stata esclusa. Lei non gli aveva detto nulla del piccolo incontro con Mark avvenuto a Notturn Alley. Ed in più sapeva che Moody in un modo o nell’altro avrebbe inglobato le sue amiche nel piano fatidico. Ciò non le piaceva. Era agitata da giorni e faceva incubi continui. Senza contare quanto si sentisse inutile. Non vedeva l’ora arrivasse settembre per poter diventare maggiorenne. Lo scoscio di acqua in cucina accompagnava le voci in salotto. Qualcuno aveva alzato ancora la voce. Ma non di certo per sovrastare il rumore dei piatti. Stavano litigando ancora. Giulia sospirò stufa. Ogni volta che l’Ordine si riuniva finiva sempre così. Qualcuno perdeva le staffe. E Lupin batteva pugni su ogni superficie libera per richiamare la calma. Se solo ci fosse stato Severus. Lei non aveva mai partecipato alle riunioni quando c’era lui. Però era sicura che le cose non andassero così. Un improvviso rumore la distrasse dai suoi pensieri. Fleur aveva fatto urtare due bicchieri. Ora muoveva la bacchetta per dare il ritmo alla spugna. Quando finalmente ebbe sistemato le stoviglie si sedette vicino alla ragazza. E le passò un foglietto. Sopra c’erano scritti almeno trenta titoli di canzoni. La calligrafia era minuta, storta e piena di ghirigori leziosi. “Ovviamonte non le dovrai cantare tutte…possiamo selezionorle…” precisò. Giulia iniziò a leggere i titoli. Per sua fortuna erano tutte in inglese. Lei in francese non lo sapeva. Al massimo lo spagnolo. Ne conosceva qualcuna. Iniziò ad indicarle e la Veela le passò una penna per sottolinearle. Erano per la maggior parte canzoni lente e smielate. La ragazza notò anche che molte erano dei Lifehouse. Pregò con tutto il cuore di non arrivare a quel titolo. Purtroppo verso la fine il suo sguardo sbatté contro quelle poche lettere. Everything. La loro canzone. Giulia sussultò. Fleur la osservò dubbiosa. L’aveva cantata solo per Severus. Si ricordava del primo compleanno del professore festeggiato assieme. Quasi due anni prima. Gli occhi le si offuscarono. Le dispiaceva che Piton non ci fosse al matrimonio. Avrebbe voluto che la guardasse mentre cantava. Bill l’avrebbe invitato di sicuro. “Tutto bene Giulià?” la chiamò Fleur. La ragazza sobbalzò. Annuì svelta e sottolineò la canzone. “Che palle…di la continuano a litigare…” sbottò Anna. Entrando in cucina. Allungò una mano verso un bicchiere appena asciugato. Ma la Veela le diede un piccolo schiaffo sulla mano per fermarla. La castana si voltò alzando un sopracciglio. “Li ho appena lavati!” rimbeccò Fleur. Anna incrociò le braccia al petto. “E secondo te come posso bere del thè freddo? Iniettandomelo in vena?” soffiò acida. La Veela scosse la testa. Con un colpo di bacchetta le versò il thè nel bicchiere più piccolo che ci fosse. Poi ne offrì un po’ anche a Giulia. “Anche tu parteciperai alla missione Fleur?” le chiese quest’ultima all’improvviso. La francese alzò le spalle esili. “Non ho molta scelta…anche se Bill non vorrebbe…Moody ha scià detto che io starò in coppia con lui…quindi non corro pericoli…” spiegò. Anche se nella voce c’era un certo tono inquieto. Le altre due si guardarono. “Moody ci braccherà finché non gli diremo di si…” sospirò Giulia esausta. Anna scosse la testa e battè una mano sulla spalla dell’amica. “Allora aspetterà fino a che campa…” sbottò. “Mi rimane ancora molto da vivere, sai ragazzina?” gracchiò una voce all’improvviso. Malocchio era appena entrato in cucina e zoppicava verso il lavabo. Fleur si scansò. Quell’uomo le metteva paura. La castana lo fulminò con lo sguardo. “Non stavo parlando con te…” sbuffò. Dietro di lui entrarono anche Tonks e Bill. Quest’ultimo scompigliò i capelli ad Anna e diede un leggero bacio sulla fronte alla Veela. La prima invece si sedette vicino a Giulia. “Come va la riunione tesoro?” cinguettò Fleur. Sbattendo le lunghe ciglia. Il rosso alzò le spalle. “Non va…continuiamo a discutere…” riassunse. Tonks sbuffò. “Finché qualcuno si impunta sulle cose è ovvio che non ci smuoviamo di un millimetro…e la data è fra quattro giorni…” puntualizzò. Guardando storto Moody. Che aveva appena buttato giù metà bicchiere di Whisky Incendiario in un fiato. “Ha ragione lei Malocchio…siamo in numero giusto è inutile continuare a pressare sullo stesso punto…Anna e Giulia non combatteranno…” le diede ragione Bill. Moody buttò il bicchiere sporco nell’acqua del lavabo. Fleur fece una smorfia schifata. “Questo lo vedremo…” rimbeccò poi l’uomo. Passando vicino a Giulia ed Anna le prese ognuna per un braccio. La prima venne trascinata giù dalla sedia in malo modo. La seconda si ribellò fin da subito. Tonks guardò Bill esasperata. “Moody lasciale…” sospirò quest’ultimo spazientito. Ma Malocchio le condusse in salotto. Davanti a tutti i genitori e membri dell’Ordine. “Leva quelle manacce di dosso a Giulia Moody…abbiamo cose più importanti di cui parlare che convincerle a unirsi alla missione…” sbottò crudo Fred. La castana provò a scalciare ma Moody le torse il braccio facendola finire a sedere a terra. Andrew si alzò. “Non permetterti di trattare così mia figlia!” ringhiò. Anna di rimando gli tirò un calcio nella gamba buona. Sembrava più un’incontro di wrestling che una riunione. Bill andò dalla castana e l’aiutò a tirarsi su. Giulia cercò di liberarsi ma Malocchio era decisamente più forte di lei. “Siccome le signorine fanno le difficili, dico che è arrivata l’ora di farle diventare del tutto membri dell’Ordine della Fenice…” esordì. Mary si passò una mano sugli occhi esasperata. “Non dire sciocchezze Moody…non è il momento…” commentò seria Ilary. “Però mamma ha ragione lui…” intervenne Christian. La madre lo fulminò con lo sguardo. “E chi ti dice che noi vogliamo fare parte dell’Ordine?” sbuffò Anna. Malocchio la squadrò con l’occhio ballerino. “Non avete molta scelta…o state da questa parte della linea o andate da quell’altra…non credo che Molly sarebbe felice di ospitare dei Mangiamorte sotto il suo tetto…dico bene?” commentò. La signora Weasley annuì energicamente. “Ma che mucchio di cavolate…” sbuffò Giulia. L’intera stanza si voltò verso di lei. Finalmente la ragazza si liberò dalla presa di Malocchio. “Noi non siamo Mangiamorte e non lo saremo mai…come non saremo membri dell’Ordine perché siamo state costrette…Silente non lo vorrebbe…” aggiunse poi. “E per inciso, nessuno vi ha chiesto di trascinarci in questa casa…” precisò Anna. “Ma che assurdità! Cosa pretendete? Di rimanervene con le mani in mano mentre gli altri rischiano la vita?” trillò indignata Molly. “Non esiste solo bianco o nero Moody…perché tutti i maghi devono essere etichettati in questo modo?” esordì Hermione. Entrando in salotto. Aveva sentito le urla fino in camera. “Esiste bene a male però…” le fece notare Christian. La castana scosse la testa. Non capiva perchè il fratello fosse così ottuso. “Vorresti dire che se noi non entriamo nell’Ordine saremmo cattive?” dedusse. Lupin sospirò. Fra poco si sarebbe messo ad ululare dall’esasperazione. “Il mio Ron è già entrato nell’Ordine…non ha avuto un momento di esitazione…” spiegò fiera Molly. Nella direzione di Ilary e Mary. Le due madri però non ebbero il minimo tentennamento. Erano contente di come le figlie si stavano imponendo. Hermione sgranò gli occhi. Possibile che tutti i maschi della sua vita prendessero le decisioni senza consultarla?! “Il punto è questo…ci serve ancora una coppia per la missione…” riprese a dire Moody. “Non dovrebbero aggiungersi anche Kingsley e Hestia? Non dimentichiamo che c’è anche Fleur…” tentò di dissuaderlo Ilary. “Non bastano! Ci servono dei maghi che vadano all’azione e alcuni che si stabilizzino nelle varie postazioni! Avevamo deciso che gli ultimi membri avrebbero condotto la procedura in aria!” ricordò severo Moody. Rimasero tutti zitti. Anna e Giulia si guardarono. “Chi tace acconsente…quindi, Anna si trasformerà in Harry e Giulia la difenderà…” decretò infine Malocchio. Nessuno aveva più la forza di ribattere. L’unica strada era quella. La castana scosse la testa. “Giulia si trasformerà…e la difenderò io…lei non ci sa fare con le Maledizioni…” si propose rassegnata. Moody annuì. “Perfetto! Dunque, illustriamo alle nuove colleghe il piano!” commentò trionfante. Hermione si appoggiò al muro. Era diventata invisibile. Come Ginny e Mary Kate. A lei sarebbe toccato stare a casa ad aspettare notizie. Era una parte straziante. Finita la riunione tutti si divisero nelle proprie camere. Ginny e Mary Kate stavano già dormendo. Ognuna si cambiò in silenzio. La prima che chiuse gli occhi fu il prefetto. Anna invece si voltò verso Giulia. si spostò verso il bordo del letto. Le luci erano già state spente. “Hey Giulia…” la chiamò. La ragazza si voltò. Anche lei si mise sul bordo del letto per sentirla meglio. “Dimmi…” rispose. La castana chiuse gli occhi per un attimo. “Siamo state incastrate alla fine…” commentò. Giulia annuì affranta. “Spero tanto che Voldemort non mandi Sev, Draco e Mark allo sbaraglio…” sospirò. Anna storse il naso. “È impossibile che con un’occasione come questa non raduni tutti i Mangiamorte…” osservò obbiettiva. La ragazza abbassò lo sguardo. Allungò una mano verso il pavimento e la fece dondolare piano. “Secondo te sanno che…ecco…che noi siamo state arruolate?” chiese. La castana schiacciò una guancia contro il cuscino. “Non penso che lo sappiano…però non preoccuparti…ti proteggerò io…anche se non so come farò…per la prima volta non voglio colpire nessuno…perché so che potrei prendere di mira Draco…o gli altri…” rispose sincera. Giulia fermò la mano. “La guerra non è ancora iniziata e già ho paura…” commentò. Anna sorrise ironica. Poi un rumore fece voltare entrambe. Hermione aveva iniziato ad agitarsi nel sonno. Lo faceva ogni notte oramai. “Pensi che sia per Mark?” chiese ancora la ragazza. La castana scosse la testa. “Per Mark…per noi…per i suoi genitori…Herm è una persona dall’animo forte ma sai che quando i nervi prendono il sopravvento è difficile per lei controllarli…” spiegò. Giulia si alzò su un gomito per guardare l’amica. Scalciava il lenzuolo. Girava di qua e di là la testa. “E se chiamassimo un esorcista?” commentò divertita. Anna ghignò. “Magari provo a benedirla con il Whisky Incendiario…” propose. La ragazza trattenne una risata. Poi tornò ad affondare la testa nel cuscino. “Anna?” la chiamò. La castana fece un mugolio di risposta. “Noi tre dobbiamo stare sempre assieme…dobbiamo salvarci a vicenda…vero?” disse ancora Giulia. Anna sorrise. “Certo…nemmeno l’esorcismo di Herm ci separerà!” confermò. La ragazza ridacchiò. “Accendi un diavolo in me!” canticchiò ancora Giulia. La castana le fece da coretto sottovoce. Un’altra risata sommessa sfuggì. E le due poterono tornare alla ricerca del sonno. Hermione si era calmata. E sulla stanza regnava un silenzio fin troppo innaturale. Quando si svegliarono il giorno dopo il prefetto raccontò dell’ennesimo incubo. Moody venne a cena anche quella sera. Ed ancora rifinitura di dettagli per il piano. Doveva essere tutto perfetto. Così fra inquietudini, obbiezioni e qualche battibecco si arrivò alla giornata fatidica. La missione si sarebbe attuata con il calare del buio serale. Tutti i membri della Tana avevano un nodo in gola fino dalla mattina. Anna non aveva mangiato nulla. Non era nemmeno scesa a colazione. Se ne stava sul suo letto sfatto a fissare il vuoto. Si stava preparando psicologicamente. Tanto sapeva che Hermione le avrebbe portato almeno una fetta di torta. La rimproverava sempre quando non mangiava. Ma anche quando mangiava e si strafogava come un suino. Quando sentì uno strano ticchettio pensò che fosse solo l’orologio della camera. Poi si ricordò che l’unico orologio in casa Weasley era quello al piano di sotto. Svelta la castana iniziò a seguire il rumore. Proveniva dal suo baule! Subito si tuffò alla ricerca. Appena trovò la fonte rimase pietrificata. Era la palla con la neve che le aveva dato Draco. Si illuminava ad intermittenza e faceva quello strano ticchettio. “Forse quel cretino si è sbagliato e ha fatto un incantesimo d’esplosione…” osservò acida Anna. O magari la stava solo chiamando. Senza pensarci disse l’unica cosa che si ricordava. “Acceptio!” esclamò. La palla smise si lampeggiare e l’immagine della faccia del biondo sostituì la luce. “Ti sarei grato Haliwell se mi rispondessi subito la prossima volta…” sbottò spazientito. La castana sbatté le palpebre per rendersi conto che quello era davvero lui. Poi una fitta al cuore le arrivò. Doveva forse parlargli della sera? “Allora come va piccola?” le chiese. Anna alzò le spalle. “Non male…e tu?” rispose. In realtà andava malissimo. Solo dettagli infondo. “Nevrotico è dir poco…qui tutti sono impazziti per qualcosa…ma nessuno mi vuole dire nulla…che palle odio essere messo all’oscuro di tutto…anche Mark e Piton sono indaffarati e mi hanno abbandonato qui da solo…” si lagnò Draco. La castana tirò un sospiro di sollievo. Forse almeno lui era stato risparmiato dalla missione. Anzi forse i Mangiamorte nemmeno sapevano che la sera Harry sarebbe scappato. “Povero piccolo Schiopodo platinato…io sono sommersa nelle chiacchiere di Flebo…spero che il matrimonio arrivi presto e finisca tutto…” si sciolse Anna. Il biondo ghignò. “Vedi di farti filmare mia dolce damigella…voglio vederti sorridere e spargere fiori ai piedi di Miss Delacourt…” la prese in giro. La castana le fece la linguaccia. “Draco…allora torni a scuola a settembre?” gli chiese poi. Draco annuì a malincuore. “Quindi…non ci potremmo più vedere…” concluse Anna. Non sapeva perché stava andando così sul sentimentale. Il biondo scosse veloce la testa. “Posso scriverti quando andrò in gita ad Hogsmeade…possiamo incontrarci la…con un travestimento ovvio…però poi possiamo stare alla locanda per tutto il giorno…che ne dici?” propose. La castana sbuffò. “Mi sento come se tu fossi sposato e io fossi la tua amante…fare tutto di nascosto dopo un po’ stufa…” confessò. Draco sospirò. Gli dispiaceva vederla così sconfortata. “Sono sposato con Voldemort…ecco cosa…” ironizzò. Alla visione del Signore Oscuro in abito da sposa Anna non riuscì a trattenere una risata. “Pensa che sexy la sera in tanga e reggicalze…” immaginò. Il biondo si ritrasse schifato. “Ora rischio di vomitare la colazione…” esordì. La castana sorrise. Sentì dei movimenti al piano di sotto. Ed un rumore di passi. “Ora devo andare…sta salendo qualcuno…” gli disse. Draco annuì. “Ti chiamo presto…promesso…” a salutò. Anna lo guardò scettica. “Ciao stupido…ti amo…” ricambiò. Il biondo ebbe giusto il tempo di fare ciao ciao con la mano. “Ti amo anche io piccola…” sussurrò infine. Poi la castana dovette buttare la palla fra i vestiti nel baule. La porta si spalancò ed entrarono Giulia ed Hermione. “Perché sei seduta sul pavimento?” chiese dubbiosa la seconda. Anna incrociò le braccia al petto. “Sto spolverando il pavimento con il sedere…” rispose di getto. Il prefetto scosse la testa esasperata. Giulia rise e le porse un tovagliolo. “Herm ti ha conservato un pezzo di torta al limone…” spiegò. La castana si alzò e tornò sul suo letto. “Com’è la situazione giù?” chiese. Hermione iniziò a sistemare le sue lenzuola. “Un po’ di nervosismo generale…sono andati quasi tutti al lavoro e torneranno per pranzo…Molly ha fatto cadere due volte in caffè sulla giacca di Arthur…” raccontò. Anna mangiò il primo boccone di torta. Le tre rimasero a parlare della colazione. Poi aiutarono Fleur con le faccende. L’ora di pranzo arrivò in un baleno ma nessuno sembrava avere appetito. Appena sparecchiato Moody iniziò subito a dare ordini. Insieme a lui a pranzo si erano aggiunti il nominato Kingsley, la mora Hestia, un famigliare Mundungus Fletcher e Hagrid. I primi due erano del Ministero, il terzo un vecchio mascalzone. Il quarto fu felice di rivedere tutti i ragazzi. Dopo le eventuali presentazioni Moody aveva iniziato a dare ordini. Nonostante fosse solo primo pomeriggio. Prima riunì tutte le coppie. Bill e Fleur, che sarebbero partiti su un Thestral. Ron e Tonks, su una scopa. Arthur e Fred, sempre su scopa. Lupin e George, su scopa. Anna e Giulia, ovviamente su una scopa. Ed infine Moody stesso con Mundungus. Kingsley e Hestia sarebbero stati nei paraggi per intervenire in caso di bisogno. Malocchio spiegò le varie direzioni da prendere. Anna e Giulia sarebbero dovute arrivare a casa Wyspet. Uno dei posti più lontani dalla casa di Harry. Li ad attenderle ci sarebbe stata una Passaporta. Gli altri membri dell’Ordine sarebbero stati appostati, come i due funzionari del Ministero. Ginny, Mary Kate, Molly ed Hermione sarebbero rimaste a casa ad attendere le varie Passaporte. Moody spiegò il piano almeno una decina di volte. Alla decima Anna fu tentata di tirargli un pugno sul naso. Ci fu giusto un’ora di pausa per bere un thè e riprendersi dalle spiegazioni. Erano tutti incredibilmente nervosi. Finalmente giunse l’ora di partire. Hermione andò dalle amiche e le abbracciò. “State attente mi raccomando…vi voglio bene…” sussurrò. La castana fece le corna. “Herm con quel tono da funerale non ci aiuti mica sai!” sbottò. Il prefetto aveva già gli occhi lucidi. Non riuscì nemmeno a tirarle il consueto scappellotto. Poi andò a salutare Ron. Facendogli le stesse raccomandazioni. Unite ad un bacio sulle labbra. Quando Moody diede il segnale e il gruppo partì alla volta di Privet Drive. Quella sera l’aria era piacevole. Giulia stava seduta sulla scopa, con le mani sui fianchi di Anna. Loro e Tonks con Ron volavano alla stessa altezza. Le due conduttrici si guardarono in tono di sfida ma Malocchio represse subito la tentata corsa. Dovevano essere più serie. Non era un gioco. Arrivarono nel giardino sul retro di Privet Drive. Appena poggiarono un piede a terra gli incantesimi di Disillusione sparirono. Quello che si faceva notare di più era di certo Hagrid. La porta che dava sul giardino di aprì. Rivelando un Harry alquanto stupito. Ron andò a dargli una pacca sulla spalla. Anna lo salutò con una mano. Giulia lo abbracciò da parte di Hermione. il ragazzo condusse tutto il plotone in cucina. Li Moody spiegò il piano. Tutti i membri dell’Ordine ebbero conati di vomito nel risentire tutta la manfrina. A quanto pareva però Harry non era d’accordo. Iniziò a inveire ad alta voce. Non gli pareva giusto che così tante persone rischiassero la vita per lui. Giulia fece segno ad Anna di tenere la bocca chiusa per evitare di dire qualcosa di sbagliato. Prima se ne andavano da li prima tornavano al sicuro. Dopo quindici minuti Harry acconsentì alla procedura. Anche se la parte di prendergli i capelli con la forza aveva attirato l’attenzione della castana. Dopotutto anche se le aveva chiesto scusa dopo aver ferito Draco, l’aveva accusata subito dopo la morte di Silente. E una piccola vendetta ci stava. Tonks la estraniò dai suoi propositi. Pian piano ognuno bevve la sua parte di pozione. Giulia si allungò e perse i capelli chiari e gli occhi nocciola. Si cambiò i vestiti e tornò vicino all’amica per non confondersi con gli altri. “Penso che questo sarebbe l’incubo di Piton…trovarsi a letto con Harry…” commentò sottovoce Anna. La ragazza le diede una gomitata. In effetti non era diventata lo studente preferito di Severus. Le varie coppie si riunirono. E passarono in giardino. “Bene, tutti pronti per piacere! Dobbiamo partire esattamente alla stessa ora o l’azione diversiva non avrà senso!” decretò Moody. I diversi Harry si guardarono nervosi. “Buona fortuna a tutti! Ci vediamo fra un’ora alla Tana. Al mio tre. Uno…due…tre!” disse ancora Malocchio. Allo scoccare del tre tutti presero quota. Giulia si strinse ad Anna senza ricordarsi di essere un Harry. “Devo dire che questa cosa mi fa ribrezzo…” soffiò la castana. L’amica si staccò di poco. Il cuore le batteva a mille. Si alzarono sempre più di quota fino a che la casa non si vide più. Tonight, my head is spinning I need something to pick me up. “Non è poi così male…infondo sta andando tutto bene…” commentò positivamente la ragazza. In meno di un minuto tutto il gruppo fu circondato. Figure nere incappucciate ogni dove. Anna tirò un sospiro esasperato. “Tu ed Herm non sapete proprio stare zitte eh? Gufare…ecco qual è il vostro lavoro!” si lamentò. Giulia si morse il labbro in colpa. I've tried but nothing is working, I won't stop, I won't say I've had enough. Subito iniziarono ad esserci bagliori di ogni colore. Quelli che si notavano di più erano senz’altro quelli verdi. Uno passò vicino alla guancia della castana. “Santo Manson! Qua bisogna muoversi! Tieniti forte…Harry…” le ordinò. L’amica si attaccò a lei. Veloce Anna iniziò a sfrecciare nel cielo. Tonight, I start the fire, tonight I break away. Sembrava tutto tranquillo. Che i Mangiamorte non le avessero prese di mira? Nemmeno a pensarlo che altri lampi le sfiorarono. Tre incappucciati le inseguivano. “Riesci a vedere chi sono?” chiese la castana. Giulia si voltò di poco. Sotto ai cappucci c’erano le maschere. Da una però spuntavano dei capelli neri scarmigliati. Break! Away from everybody. “Forse…una è Bellatrix…” esordì la ragazza. La figura lanciò una risata agghiacciante. “Ok…quella è decisamente Bellatrix…” confermò ancora Giulia. Anna era concentrata. Teneva una mano sul manico di scopa e l’altra pronta con la bacchetta. “Che provi solo ad avvicinarsi la cara zietta Lestrange…” soffiò. Break! Away from everything. L’amica si voltò per cercare di riconoscere le altre due figure. Bellatrix era in testa e si avvicinava sempre di più. Dietro di lei i compari sembravano fare fatica a stare al suo passo. Sotto alle maschere non si scorgeva nulla. Mentre gli occhi pieni di follia della Lestrange diventavano sempre più visibili. “Non per metterti fretta…ma la tua cara parente vorrebbe avere un incontro ravvicinato…e non mi sembra il caso…” la avvertì Giulia. Anna aumentò la velocità. Ringraziando mentalmente Bill per averle regalato una scopa così buona prima di ritirarsi dal Quiddich. If you can't stand the way this place is take, yourself to higher places. L’amica dietro di lei vide un altro getto sfrecciarle vicino all’orecchio. Questa volta era verde. Subito dopo un altro rosso. Colpì la castana ad un braccio e la scopa oscillò. Iniziarono a perdere quota. Oh oh. Anna si fermò tentando di riprendere il controllo. Senza esitare Bellatrix le affiancò. La castana imprecò. “Ma chi abbiamo qui…due bambini in fuga…” ghignò. Con la voce stridula. Anna strinse la bacchetta. Giulia si aggrappò a lei chiudendo gli occhi. At night I feel like a vampire, it's not right I just can't give it up. “Avada Kedavra!” urlò la prima. La Mangiamorte lo schivò e si allontanò di qualche metro. Ringhiava furiosa. Forse non se lo aspettava. “Ora siamo morte vero?” intuì Giulia. La castana si voltò verso di lei. “No cara…solo inesorabilmente fottute…” la corresse. I'll try to get myself higher, let's go we're gonna light it up. Bellatrix alzò la bacchetta al cielo pronta a scagliare la sua Maledizione. Qualcosa però la distrasse. Il suo sguardo si fissò su un punto lontano e senza dire nulla si lanciò al suo inseguimento. Perfino gli altri due Mangiamorte ne rimasero stupiti. Tonight we start the fire, tonight we break away. “Questo è quello che si chiama un gran culo…” osservò Giulia. Anna ghignò soddisfatta. “Che scurrile signorina Wyspet!” la rimproverò. L’amica le diede un colpetto sulla spalla. Se erano sopravvissute dopo aver provocato Bellatrix eliminare gli altri due non sarebbe stato difficile. Break! Away from everybody. Come fosse un’eroina di un film western la castana fece roteare la bacchetta fra le dita. Poi la puntò su quello a sinistra. Il Mangiamorte si chinò di poco verso il compare. Sembrava si stessero parlando. Ad un cenno di quello a destra e l’obbiettivo imitò Bellatrix. Se ne andò talmente velocemente che non videro nemmeno la scia. Break! Away from everything. Le due ragazze si guardarono dubbiose. La castana spostò la bacchetta verso quello rimasto. Si sentiva potente. Aveva voglia di giocare. Quindi iniziò con un incantesimo poco rilevante. Giusto per fargli qualche graffio. Appena il Mangiamorte fu colpito però cadde in picchiata verso il suolo. Stavolta Anna e Giulia rimasero basite. If you can't stand the way this place is take, yourself to higher places. “Così sono questi i temibili Mangiamorte eh…” commentò ironica la prima. La seconda boccheggiò per qualche secondo. “Quando Voldie fa le selezioni deve fargli fare delle prove più dure mi sa…” concordò. La castana tornò a prendere quota e ricominciò il viaggio. Non vennero disturbate più da nessuno. Arrivarono sane a salve davanti a casa Wyspet. Fortunatamente era tarda ora e nessuno aveva le luci accese. Giulia fu rincuorata da rivedere casa sua. Fuori stava una statuetta raffigurante un Buddha giallo. L’aveva comprato sua madre in un impeto di pazzia. Era senz’altro quella la Passaporta. Allungò una mano ma sent’ un tonfo. Quando si voltò vide Anna in ginocchio per terra. “Hey Anna! Anna che ti succede?” la chiamò. Si mise in ginocchio per vedere meglio. Il taglio sul braccio si era allargato. Il sangue sgorgava e ribolliva in maniera preoccupante. “Quella stronza di Bellatrix…ma questa me la paga…” ringhiò sofferente la castana. Giulia si strappò un pezzo di camicia e lo avvolse intorno al braccio dell’amica. “Dobbiamo tornare alla Tana…” decretò. Poi si alzò e aiutò Anna ad appoggiarsi a lei. Prese la statuetta e subito vennero risucchiate. Atterrarono in malo modo fra l’erba. Giulia tirò su l’amica e attraversarono i pochi passi che le separavano dalla Tana. Quando entrarono rimasero di sasso nello scoprire che erano le seconde arrivate. Harry e Hagrid avevano avuto un contrattempo ed il secondo era malandato e sdraiato sul divano. “Oh ragazze! Menomale che siete arrivate!” pigolò Molly. Bloccandosi nel vedere Anna. Il pezzo di camicia non aveva fermato il sangue. Continuava a sgorgare e la ragazza si aggrappava sempre di più a Giulia. La signora Weasley la fece stendere su un altro divano. Ne erano stati sistemati molti. “Hermione presto corri!” la chiamò la donna. Il prefetto accorse. Il respiro le morì in gola. “Che è successo?” esalò. Andando dalla castana. La ragazza alzò le spalle. Era ancora nelle sembianze di Harry. “Siamo stati circondati…ci hanno inseguito tre Mangiamorte…Bellatrix l’ha colpita…” riassunse. Hermione si portò le mani alla bocca. “Loro sapevano…sapevano che saremmo partiti prima…” intervenne serio Harry. Quello vero probabilmente. Lanciò uno sguardo ad Anna. “Harry, non è il momento di pensare certe cose! Ti rendi conto che siete arrivati solo voi? Pensa a questo piuttosto!” lo rimproverò il prefetto. Giulia liberò la castana dalla fasciatura improvvisata. Il braccio era penzolante e sanguinolento. Non prometteva nulla di buono. “Herm che facciamo?!” la chiamò. Hermione la raggiunse. “È una ferita oscura…nessun incantesimo che sappiamo può andare bene…” commentò in panico. L’amica la guardò tremante. Le era già successa come situazione. Ma era troppo agitata per pensare. Sotto ai loro piedi il sangue formava una pozza. La ferita produceva un rumore strano. Quasi stesse davvero ribollendo. Anna inarcò la schiena e tirò un urlo. Ginny bloccò Mary Kate sulla soglia del salotto. Il prefetto si inginocchiò vicino a lei. Giulia stava tornando in se. Scagliò gli occhiali sul pavimento. In quel momento si sentirono altri rumori. Dalla porta entrarono Lupin e George. Ma era chiaro che qualcosa non andava. Il primo sorreggeva il ragazzo. Che stava perdendo molto sangue. Molly era appena andata dal figlio quando Lupin prese Harry per un braccio e lo trascinò in cucina. Quando ebbe avuto la conferma che fosse il vero Harry lo lasciò andare. Poi puntò la bacchetta su Giulia. “Che cos’è diventato il Molliccio al terzo anno, quando è arrivato il turno di Anna?” le chiese. La ragazza continuava a voltarsi dal professore all’amica. “Un…un fenicottero rosa…” boccheggiò. Lupin abbassò la bacchetta e tornò da George. Hermione non sapeva più che fare. C’erano due feriti e gli altri chissà dov’erano. Il pavimento era cosparso di Passaporte perse. Tutto stava andando storto! Giulia vedeva l’amica contorcersi. Era come se fosse stata ferita lei. “Professor Lupin l’emorragia non si ferma!” strillò il prefetto. Remus si chinò verso Anna. Giulia si morse il labbro. D’improvviso le venne un flash. La pozza di sangue. Quando aveva trovato Piton in ufficio. Aveva le sue pozioni nel baule! Svelta corse di sopra e si tuffò alla ricerca. Severus gliel’aveva spiegato. Le aveva detto che molte delle sue pozioni personali erano a scopo curativo. I Mangiamorte dovevano riassettarsi da soli. Lui usava una boccetta azzurra. La stessa che aveva usato per guarire lei dalle ferite del Ministero. Finalmente la ragazza la trovò. Ne prese altre due per sicurezza e tornò di sotto. Per poco scivolò sulla pozza vicino al divano. Sotto gli sguardi dubbiosi di Hermione, oramai in lacrime, e Lupin, Giulia stappò la boccetta. Si strappò un altro lembo di camicia e pulì al meglio la ferita. Anna inarcò ancora la schiena. Prima che il sangue uscisse a flotte la ragazza prese un’abbondante dose di pomata e la spalmò sulla ferita aperta. La castana tirò ancora un urlo. Poi pian piano smise si scalciare. Il rumore svanì. E il sangue non ricominciò ad uscire. Anna era terribilmente pallida. Respirava affannosamente. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Veloce si fece largo e andò da George. Aveva metà faccia e collo coperto di sangue. Aveva perso un orecchio. La ragazza passò un po’ di pomata sulla ferita. Come aveva fatto alla castana. Dalla cucina si sentì un altro tonfo. Kingsley e Hestia fecero capolino nel salotto. Il primo fece la domanda di riconoscimento a Lupin. Stava per farla anche alle altre ma Remus gli disse che era già stato fatto. “E gli altri dove sono?” chiese ancora l’Auror. “Non sono ancora arrivati…siamo tutti qui…” spiegò Lupin stanco. Mancava ancora un sacco di gente all’appello. “A quanto pare molta gente che dovrebbe essere ad Azkaban è a piede libero…” osservò ancora Kingsley. Spostando lo sguardo su Anna e George. “Come vedi per ora due feriti…Anna e Giulia sono state inseguite da Bellatrix e George ha perso un orecchio…” riassunse Lupin. L’Auror sembrò stupito. “Perso un…” iniziò a ripetere. Ma Remus lo precedette. “È stato Piton…” confessò. Giulia scivolò sulla pozza di sangue creata tra quello di Anna e George. La boccetta era oramai vuota. Tutto il pavimento era un disastro. “Co…cosa?!” esclamò. Hermione accorse ad aiutarla. “Gli è caduto il cappuccio durante l’inseguimento…il Sectusempra è una sua specialità…vorrei poter dire di averlo ricambiato, ma sono riuscito a stento a tenere George sulla scopa dopo che è stato ferito: perdeva troppo sangue…” raccontò Kingsley. Giulia si tenne alla spalla del prefetto. Sapere che Severus non era stato ferito la rincuorava. Però. Perché aveva fatto del male a George? Questo la turbava. Dalla cucina si levò altro baccano. “Fammi passare Hestia! Mi farò riconoscere solo dopo aver visto mio figlio! Adesso fatti indietro se ci tieni alla pelle!” urlò Arthur. Nessuno l’aveva mai sentito urlare così. Il signor Weasley e Fred entrarono subito. Pallidi ma illesi. Si precipitarono dal ragazzo. “Arthur! Oh per Merlino! Ringrazio il cielo!” sospirò Molly. Il marito si inginocchiò accanto al figlio. Fred rimaneva a bocca aperta davanti alla ferita di suo fratello. “Come ti senti George?” gli chiese Molly. Le dita di George sfiorarono il lato della testa. “Romano…” mormorò. “Che cos’ha che non va? Ha subito un danno al cervello?” esclamò terrorizzato Fred. “Romano…sai…mi sento un po’ romano…come il foro…il foro Fred, hai capito?” ripetè il fratello. L’altro avrebbe voluto strozzarlo come minimo. “Patetico! Con un mondo di battute possibili sulle orecchie, scegli romano?” sbottò. George abbozzò un lieve sorriso. Fred si guardò intorno per vedere chi fosse arrivato. All’inizio non l’aveva vista. Per poco ebbe un infarto nel vedere anche Giulia coperta di sangue. La ragazza si affrettò a scoprirsi spalle e pancia per far vedere che fosse intatta. “Sto bene Fred! Io sto bene, stai tranquillo!” lo consolò. Correndo da lui per prenderlo in caso svenisse. Fred tirò un sospiro di sollievo. Nessuno notò che Ginny ed Harry erano spariti. Lupin e Kingsley uscirono. Poi altro fracasso. Remus rientrò con Tonks fra le braccia. Con loro Ron. Hermione si buttò fra le braccia del fidanzato singhiozzando. “Bellatrix cel’ha messa tutta per uccidermi…mi vuole quasi quanto vuole Harry…fino a pochi minuti prima avevamo dietro solo Rodophus…poi è apparsa anche lei…dal nulla!” raccontò. Giulia sgranò gli occhi. “Prima ha inseguito me ed Anna…poi ha visto qualcosa ed è corsa via…” boccheggiò. Tonks deglutì a fatica. “Ha visto me e Ron…” sospirò. “Anna come sta?” chiese ancora. La ragazza alzò le spalle. “Ha tentato di mandarla via ma lei l’ha colpita…all’inizio non sembrava grave ma quando siamo atterrate ha iniziato a perdere sangue…” spiegò. La castana aveva il respiro regolare. Si tirò su piano sui gomiti. La ferita stava ancora assorbendo la pomata. “Se solo l’avessi presa…” sospirò. Giulia si chinò verso di lei e l’abbracciò piano. “L’importante è che sei qui…” sussurrò. Chiuse per un attimo gli occhi. Anna si crogiolò in quel gesto. Finalmente si era ripresa. Ma l’avrebbe fatta pagare a Bellatrix. Ne era certa. Kingsley interruppe il racconto. Sia lui che Hestia dovevano tornare al Ministero. Così rimasero gli altri membri dell’Ordine. Mancavano ancora quattro persone però. “E Bill? Dov’è?” chiese Anna. Gli altri evitarono il suo sguardo. Prima che qualcuno potesse risponderle un Thestral atterrò quasi in cucina. L’animale tornò in giardino. Mentre Bill e Fleur varcavano la soglia e raggiungevano tutti. Molly si lascò sfuggire un ringraziamento. Poi corse ad abbracciare il figlio. Che però la strinse in modo freddo. “Malocchio è morto…” annunciò. La Veela annuì. Le guance rigate da limpide lacrime. Il rosso raccontò di come avevano i Mangiamorte avevano cercato di colpire Mundungus. Lui si era smaterializzato e la Maledizione aveva preso in pieno viso Moody. Disarcionandolo e facendolo piombare al suolo. Tonks tremò fra le braccia di Lupin. Anche se avevano avuto molte discussioni in quei giorni lei gli era molto affezionata. E lei era la sua pupilla al Ministero. Senza dire nulla Bill andò alla credenza e prese la bottiglia di Whisky Incendiario. Con un colpo di bacchetta fece apparire tanti bicchieri quante erano le persone li presenti. Più uno che rimase sospeso. Li riempì e levò il suo. “A Malocchio!” annunciò. “A Malocchio!” ripeterono tutti assieme. Anche i Tre Uragani. Poi tutti bevvero. Chi, come Anna, Fred e Ron tutto d’un fiato. Altri piano. Ancora nell’elaborazione del lutto. Quella era la fine della spaventosa giornata. Solo dopo il brindisi Bill si accorse di Anna. Del divano macchiato di rosso. E del pavimento. Si precipitò da lei. “Bambolina come stai?” le chiese. La castana fece un piccolo sorriso. “Ora sto bene…grazie a Giulia…è lei che mi ha guarito…” la lodò. Fred abbracciò forte l’infermiera improvvisata. “Chi ti ha ridotto così?” disse ancora il rosso. Quasi in un guaito. “Bellatrix…ha evitato la mia Avada…non mi sono nemmeno vendicata…” sbottò insoddisfatta Anna. Harry la guardò in modo a dir poco truce. “Andrew e Sebastian sono andati a recuperare il corpo di Moody…Ilary e Mary gli guardano le spalle…” precisò ancora Bill. “Voldemort sapeva che avremmo condotto Harry al sicuro stanotte…” singhiozzò Tonks. “Ma non sapeva con chi avrebbe viaggiato…quindi ha pensato bene di attaccare gli Auror più esperti…” aggiunse Lupin. “Tutto sciusto…ma non spiega come fasceva a sapere che spostavamo Arrì questa notte…qualcuno si è fatto sfuscire qualcosa…” intervenne Fleur. Nessuno ribatté. Harry manteneva gli occhi verdi su Anna e Giulia. Era un chiaro segno di che cosa ne pensasse. “Ne siete sicuri?” commentò. Hermione spalancò la bocca incredula. “Ah bhe grazie mille Harry…se questo è il ringraziamento per aver partecipato ad una missione suicida in tuo onore allora prego!” rimbeccò stufa la castana. “Anna! Harry non ha colpa di quello che è successo stasera!” la rimproverò Molly. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Anna poggiò la testa sul poggiolo del divano. Era stanca e debole. Il suo limite di irritazione era notevolmente abbassato. “Vedo che non hai imparato nulla dall’anno scorso Harry…non si accusano ingiustamente le persone…” recitò il prefetto. Harry la guardò scettico. “Peccato che io avessi ragione l’anno scorso Hermione…” le fece notare. Giulia strinse i pugni. “Certo Harry…hai ragione anche stavolta…ci siamo fatte inseguire da Bellatrix per divertirci, tanto siamo tutte e due spie no? È questo che vuoi dire?” esplose. Fred la trattenne per un braccio. “Non intendo questo Giulia…solo che…” iniziò a giustificarsi Harry. La castana sbuffò. “Ti fidi molto di noi devo dire…” commentò ironica. Il ragazzo aggrottò la fronte. “Nemmeno voi vi siete fidate l’anno scorso devo ricordarvi…” rimbeccò pronto. Giulia scosse a testa. “Se solo ti fossi fatto guidare dal buon senso e non dalla tua fama di Prescelto avresti saputo come parlare…ti abbiamo dato fiducia per cinque anni Harry, siamo stati sempre insieme! Ce la siamo sempre cavata…” esordì. Harry tenne gli occhi bassi. “Era un male tentare di impedire a Draco di uccidere Silente?” sbottò. Anna rimase impassibile. “Non l’avrebbe fatto Harry e tu lo sai…non riusciva nemmeno a scagliare una Maledizione a te!” gli ricordò. Stavolta il ragazzo si voltò verso Giulia. “Infatti l’ha fatto Piton…e c’è chi ancora lo difende…ora ha ferito George, quante vite vuoi che rovini ancora?” rispose. La ragazza strinse i pugni. “Harry tu sei accecato dall’odio! Devi vedere oltre se vuoi capire come stanno le cose…” gli consigliò. Ma Harry sorrise amaramente. “Non sono tutti buoni come credi tu Giulia…lui tanto meno degli altri…ha ucciso i miei genitori, ha ucciso Silente…quella che deve aprire gli occhi sei tu…” rimbeccò. Giulia rimase a bocca aperta. “Se davvero è successo qualcosa fra voi non era così importante per lui…eri una sua studentessa…ha solo giocato con te e tu ovviamente l’hai preso sul serio…lo difendi anche se fa del male alle persone a cui vuoi bene?” concluse Harry. La ragazza scattò in avanti ma Fred la prese in tempo per i fianchi. L’altro arretrò. “Ora calma…siamo tutti stanchi e stressati…la cosa migliore è farsi una buona doccia ed andare a dormire…quindi andate…noi rimaniamo svegli finché non tornano i vostri genitori…” decise Lupin. Bill prese in braccio Anna. Fred tenne Giulia per i fianchi. E Ron andò di sopra. Ginny, Mary Kate e Fleur li seguirono in silenzio. Quest’ultima si soffermò a guardare Harry. “Disci a Giulià di aprire gli occhi…però il primo che dovrebbe farlo sei tu Arrì…” osservò. Per poi continuare e salire le scale. A turno le ragazze si fecero una doccia e si misero a letto. Bill, Fred e Ron diedero la buonanotte a tutte. Mary Kate e Ginny, non avendo per nulla sonno sgattaiolarono nel cortile sul retro. Fleur tornò in salotto con Bill. Ed i tre uragani rimasero da soli. All’inizio ci fu silenzio. Poi si sentirono solo i singhiozzi di Hermione. “Hey Herm…non piangere…noi siamo qui…” sussurrò Giulia. Ma il prefetto continuava. Anna si voltò verso di lei a fatica. “Herm…sai una cosa? Ho quasi avadakedavrizzato Bellatrix…” ghignò. Hermione spalancò gli occhi. “Tu…cosa?!” boccheggiò. La castana gongolò. “C’è mancato tanto così!” si vantò. Definendo una misura piccola con due dita. Da dietro Giulia si alzò e riprodusse la tessa misura solo in quantità più larghe. “Guarda che ti vedo sai…” la riprese Anna. La ragazza si ributtò sotto le coperte. “E…e ora come stai?” le chiese il prefetto. La castana sorrise. “La mia pellaccia è dura a morire sai!” commentò. Hermione scosse la testa e si asciugò le lacrime. Un ticchettio risuonò nell’aria. “Che cos’è questo rumore?” notò Giulia. Anna deglutì a fatica. La luce della palla si intravedeva dal suo baule. Il prefetto allungò il collo per vedere. A fatica la castana strisciò e prese l’oggetto. Le amiche la guardavano dubbiose. “Acceptio…” accettò. Poi le altre due capirono. Accadde come la mattina. La faccia di Draco prese il posto della luce. Solo che stavolta aveva un’espressione che Anna conosceva bene. Non ebbe nemmeno il tempo di aprir bocca che il biondo iniziò subito. “Tu mi farai morire di crepacuore un giorno Haliwell! Me lo sento! No ma dico, ti ha dato di volta il cervello? Sei una sciagurata!” la insultò. La castana alzò un sopracciglio. Dai loro letti le amiche sentivano la sfuriata. “Alt stop frena un momento Malfoy! Che ho fatto?” sbottò la sciagurata. Draco diventò quasi paonazzo. “Che hai fatto?! Che hai fatto?! Ti sei quasi fatta ammazzare da mia zia, ecco che hai fatto!” disse d’un fiato. Anna si morse il labbro imprecando sottovoce. “Ma…come…come fai a saperlo?” boccheggiò poi. Il biondo la guardò scettico. “Non ti ricorda nulla questo?” le fece notale. Alzando la manica della camicia e facendo vedere un graffio su una spalla. La castana rimase senza fiato. Era doveva aveva colpito l’ultimo Mangiamorte rimasto! L’ultimo dei tre che le aveva inseguite! “Eri…eri tu…” sussurrò. A questo punto Giulia ed Hermione decisero di intervenire. Con un balzo andarono sul letto dell’amica. Il prefetto non osava guardare nemmeno negli occhi il ragazzo. Era troppo scombussolata per la serata. “Certo che ero io scema! Io e Mark abbiamo tentato di sviare Bellatrix ma tu la dovevi provocare no?!” la rimproverò ancora Draco. Anna abbassò lo sguardo. “E io che cavolo ne sapevo che eravate voi?! Ti è passato per la mente Schiopodo dal cervello ridotto, che cercavo solo di salvare me e Giulia?!” ringhiò. Il biondo si voltò verso la ragazza. “Quell’Harry…eri tu quindi…” intuì. Giulia annuì imbarazzata. Draco sospirò stufo. “E menomale che oggi mi hai detto che andava tutto bene! Lo sai che non mi piace quando mi menti Anna…” aggiunse. La castana strinse i pugni. “Tu mi hai detto che non ne sapevi niente! In teoria nemmeno Voldemort doveva sapere del piano di stasera! Si può sapere come avete fatto a saperlo?” sbottò. Il biondo tossì per non farsi sentire. “È stato Mundungus…non so bene i dettagli ma è stato lui a spifferare l’orario dell’incontro…” rispose. Hermione spalancò la bocca. “Quel maledetto nano malefico!” sibilò. “Complimenti Granger, questi si che sono insulti…comunque ho visto che almeno tu hai avuto un po’ di senno e te ne sei stata a casa…” osservò seccato Draco. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. “Vai a quel paese Malfoy! Io sono rimasta a casa perché sono minorenne! Avrei voluto partecipare volentieri…” rimbeccò furente. Giulia sospirò. “Avanti…avanti…ora basta litigare vi prego…” cercò di calmarli. Ora sapeva cosa provava Lupin. Il biondo annuì. “E comunque appena Bellatrix ha trovato qualcun altro da inseguire Mark è tornato da Piton…a quanto pare mentre tentava di far allontanare Alecto ha colpito per sbaglio uno dei gemelli Weasley…mentre io ho fatto finta di venir colpito in modo grave…” raccontò. I tre uragani si guardarono. E Giulia sospirò rincuorata. “Piuttosto….tu come stai?” chiese ancora Draco. Anna si voltò stizzita per la ramanzina. “Sto bene…grazie a Giulia…ma che diavolo di incantesimo mi ha lanciato quella zitella?” sbottò. Il biondo scosse la testa esasperato. “Uno dei classici di Bellatrix Lestrange…‘Dissanguo’…la parte colpita diventa allergica al suo stesso sangue e così cerca di espellerlo vomitandolo in pratica…come avrai capito si muore dissanguati…” spiegò. Hermione rabbrividì. “Si, l’ho notato grazie! E comunque sei molto istruito vedo…” soffiò acida la castana. Draco sbuffò. “Purtroppo affronto spesso la zia negli allenamenti…devo sapere che incantesimi usa di più altrimenti ci rischio anche io…” spiegò. Anna lo guardò ancora adirata. Poi però si sciolse in un sospiro stanco. “Tu come stai? Sei tutto intero?” chiese. Le amiche nascosero un sorriso. Il biondo annuì. “Sono forte io!” si vantò. Hermione lo guardò poco convinta. “Ti ricordo che si sei fatto mettere ko da un incantesimo di terz’ordine…” osservò. Draco le fece la linguaccia. “Era una copertura ti ricordo!” le fece il verso. Il prefetto fece un sorrisino sornione. Dal corridoio si sentì rumore di passi. Giulia andò a sbirciare aprendo di poco la porta. “Sono arrivati i nostri genitori…mi sa che stanno venendo a controllarci…” le avvertì. Hermione balzò veloce sul suo letto. “È destino che le nostre chiamate finiscano così…” osservò il biondo. Anna sospirò. “Buonanotte amore…e…grazie per aver cercato di aiutarmi prima…ti amo…” lo salutò. Draco sorrise. “Notte anche a te…vedi di non metterti nei casini prima che la ferita sia guarita…ti amo…” ricambiò. Poi la palla tornò un insulso oggetto. Giulia la prese e la mise nel baule dell’amica. Per tornare anche lei al suo letto. I tre uragani si tirarono il lenzuolo fino alle spalle. La porta si aprì piano con un cigolio. “Ragazze…non dormite ancora? Sarete stanche…” commentò Mary. La figlia si alzò di poco. “Stavamo per spegnere la luce…voi siete appena tornati?” chiese. La madre entrò nella stanza seguita da Sebastian, Ilary e Andrew. “Si tesoro…per stasera è tutto finito…” rispose la donna. Gli Haliwell si affiancarono al letto della castana. Il braccio era stato fasciato e ripulito. “Come stai ora piccola?” le chiese Andrew. Anna storse il naso. “Non sono moribonda eh…semmai è andata peggio a George…” osservò. Il padre scosse la testa divertito. “La solita piccola impertinente…non avrai mica risposto così anche a Bellatrix?” commentò Ilary. La castana ghignò. “In verità la voleva chiamare zitella, ma io l’ho trattenuta…” raccontò Giulia. Era meglio evitare una predica all’amica sul fatto di usare le Maledizioni Senza Perdono solo in casi d’emergenza. “Sei stata brava…Bill ha detto che hai curato tu sia lei che George…” la lodò ancora la donna. La ragazza arrossì. Sebastian gonfiò il petto fiero. “Questo è lo spirito dei Wyspet!” esordì. Mary gli tirò una gomitata. “Vogliamo parlare di quello dei Cohen, da cui la nostra piccola ha ereditato la calma e la praticità?” gli ricordò. Giulia sorrise divertita. Hermione guardava questo piccolo sprazzo di vita famigliare. E le venne da pensare ai suoi genitori. Si sentiva davvero inutile. Ed in più le mancavano. Chissà cosa stavano facendo? “Tu Hermione come ti senti? Ripresa un po’ dalla confusione?” le chiese d’improvviso Mary. Il prefetto sobbalzò ed annuì. “Ora andiamo a recuperare Ginny e Mary Kate…è tardi e devono dormire anche loro…buonanotte Tre Uragani sconsiderati…” le salutò Ilary. “Buonanotte!” ricambiarono le tre in coro. Come perfette bambine. I genitori uscirono dalla stanza e chiusero la porta. “Domani mi aspetta una bella strigliata sulle Maledizioni…almeno avessi preso Bellatrix così potevo esserne fiera almeno…” sussurrò affranta Anna. Giulia ridacchiò. “Ci facciamo delle identità false e torniamo a scuola a settembre? Io non voglio andare a combattere…” si lagnò ancora la castana. La ragazza tirò un calcio al materasso. “Hey guarda che sono convalescente!” le ricordò Anna. Giulia fece finta di nulla. “Ma Herm? Si è già addormentata?” chiese poi. La castana affondò la testa nel cuscino. “E che ne so…mica sono un gufo che riesco a girare la testa a 365 gradi…devo chiedere a Piton che mi insegni come si fa…sai, da bravo maestro gufo…” ghignò. L’amica tirò ancora un calcio. E stavolta il materasso traballò. “Io…io non sto dormendo…” intervenne Hermione in un sussurro. In realtà le era venuto un gran nodo alla gola. Stava piangendo silenziosamente. Per un attimo aveva anche pensato di fingere di dormire. “Che cos’hai Herm?” le chiese Giulia. Il prefetto singhiozzò. “Oddio hanno aperto i rubinetti delle cascate del Niagara…” commentò acida Anna. Poi si mise a pancia in su e voltò solo la testa per vedere l’amica. Non poteva appoggiarsi sul braccio ferito. “Sei sensibile come un dito in un orecchio Anna…” la rimproverò la ragazza. La castana si rivoltò e la guardò dubbiosa. “Si dice che i diti nell’orecchio siano molto sensibili invece…” la corresse. Giulia sospirò affranta. “Per la precisione sono ‘le dita’ non ‘i diti’…” precisò Hermione. Ancora fra i singhiozzi. “Ditemi quando la finite di coalizzarvi contro di me, così partecipo alla conversazione…” sbottò stizzita Anna. La ragazza le fece la linguaccia. Poi i tirò su di poco per vedere il prefetto. “Perché piangi Herm?” ripetè. Hermione nascose il viso sotto al lenzuolo. Mugugnò qualcosa ma nessuna della altre due lo capì. Così le toccò tornare in superficie. “Mi mancano i miei genitori…” sussurrò. Giulia annuì. “Sei in pena per loro?” intuì. Il prefetto alzò le spalle. “Mi mancano…vorrei fossero qui con me…lo so che è un pensiero stupido per la mia età…però non ci saranno più per molto tempo…dovrei abituarmici…” spiegò. La castana fece saettare le iridi castane verso di lei. “È per loro che fai incubi ogni notte?” osservò. Hermione scosse la testa. “Non lo so…so solo che sono brutti sogni che riguardano tutti quelli a cui voglio bene…” rispose. Giulia si alzò a sedere. E si guardò in giro pensierosa. “Ma non devi preoccuparti…sono al sicuro…gli hai garantito una buona copertura…e appena vi riabbraccerete sono sicura che gli sarai mancata anche tu…” provò a dire Anna. Il prefetto singhiozzò. “No Anna…non gli manco…non sanno nemmeno più che esisto…loro…loro non hanno più una figlia…” sussurrò. Con la voce tremula. L’ansia di quella giornata era stata assimilata da tutti tranne che da Hermione. Aveva mantenuto dentro di se troppe emozioni. Ed ora avrebbe solo voluto un abbraccio di sua madre. Ma non era possibile. Giulia ci pensò. E per scacciare la tristezza trovò un solo rimedio. “Haiiro no kumo no sukima kara taiyou no hohoemi koboreru…” iniziò a cantare. Piano. Il prefetto si raggomitolò in posizione fetale. La castana rimase con gli occhi fissi al soffitto. “Umaretate no kaze kami wo nade katari kaketeru no kikoreru?” continuò la ragazza. Hermione sentiva le lacrime scendere. Aveva avuto paura quel pomeriggio. Paura di non poter vedere più le sue amiche. Ron. E gli altri a cui voleva bene. Ginny e Mary Kate si facevano forza a vicenda. Molly girava a grandi passi il salotto. E lei se ne stava seduta sul divano a sperare. Inutile. Lei era inutile. “Curling curling under your breath…” sussurrò Giulia. la sua voce inondava la stanza come un fiume in piena. Così dolce e delicata. Anna sentiva la ferita bruciare. Ma non era nulla paragonato a quello che aveva sentito quando era ancora aperta. Era stata così sicura che la sua Avada avrebbe colpito Bellatrix. Che quando si era sentita svenire una volta tornata a terra la delusione l’aveva sopraffatta. Aveva creduto di morire. Lei. Così spavalda e sprezzante. Se per colpa sua fosse successo qualcosa a Giulia non se lo sarebbe mai perdonato. E poi aveva ferito Draco. Certo era un graffio superficiale. La sua era magia buona dopotutto. Però le dispiaceva lo stesso. Ed il modo in cui si era arrabbiato con lei. La faceva sentire in colpa. Faceva sempre di testa sua. E quelli che pagavano erano gli altri. “Close your eyes, close your eyes…put your thoughts to sleep, listen for your heartbeat…” sospirò Giulia. Hermione non provò più ad asciugarsi le lacrime. Le sgorgavano senza volere oramai. Poggiò la mano sotto alla sua guancia. Sul cuscino. Sentì qualcosa di freddo batterle contro la pelle. Fu allora che smise di singhiozzare. Portò una mano al suo polso. E lo sentì ancora. Le piccole placche dorate del bracciale. Quello che le aveva dato sua madre prima dell’incantesimo. Era il primo regalo che le aveva fatto papà. Il prefetto chiuse gli occhi e portò le mani al petto. Strinse a se il bracciale fortissimo. Ora si ricordava le parole di sua madre. “Come hai detto tu, fra poco non mi saprò nemmeno di essere stata Jane Granger…quindi voglio che lo tenga tu…ed ogni volta che ti mancheremo, guardalo…noi saremo sempre li con te”. Poteva sentire la sua voce entrarle nel cuore. La sua immagine di quando era piccola e la teneva in braccio. Di quando le aveva spiegato di Hogwarts. Lo sguardo di quando le aveva raccontato dei primi approcci con Ron. Dell’amicizia con Mark. Ed ancora altre parole. “Non dimenticare Hermione…questa è la magia babbana…”. “Katachi wo oimotomeru koto ni anata no kokoro sasageru no? Akai yuuhi wa subete byoudou ni yasashiku somete kureru no ni…” continuò la ragazza. Anna sospirò. Sentiva gli occhi pesanti. Aveva anche pianto mentre la ferita ribolliva. Aveva due scie di mascara sulle guance. E probabilmente avrebbe macchiato tutto il cuscino. Ma non aveva voglia di alzarsi e struccarsi. Era troppo stanca. E quello era stato solo il trailer della guerra. Il film sarebbe arrivato di li a poco. Però era un film che lei non voleva vedere. Inutile fare capricci. Non rimaneva che aspettare. “Circling circling inside of you…” proseguì Giulia. Hermione non piangeva più. Si sentiva svuotata di tutto. Anche dei brutti pensieri che l’avevano accompagnata tutto il giorno. Certo le mancavano ancora i suoi genitori. Però piangere non li avrebbe fatti arrivare da lei. Doveva solo aspettare. Per Ron aveva aspettato anni e anni. Era un’esperta oramai. Che differenza faceva attendere qualche mese? E poi non era sola. Anna e Giulia erano state sempre con lei. La stavano aiutando anche ora. Erano la sua seconda famiglia. Così piano chiuse gli occhi anche lei. Il respiro tornato regolare. Le guance solo umide. Niente più lacrime. “Close your eyes, close your eyes...put your thoughts to sleep, let your brilliance float to the surface…” concluse la ragazza. Si voltò verso le amiche. Si erano addormentate entrambe. Lei si lasciò sfuggire un sorriso. Anche se spesso prendevano in giro il prefetto chiamandolo ‘mamma Hermione’ nelle occasioni come quella si sentiva lei un po’ la mamma di turno. Era bello cantare per loro. Per tranquillizzarle. Se poteva fare qualcosa di utile per farle stare meglio era felice. Come aveva fatto con la pomata per Anna e George. Anche se sperava di non doverla più usare. Chissà come si sentiva Severus. Le era venuto d’istinto pensarlo. Draco gli dirà che anche lei era in mezzo a quel casino. E si preoccuperà. Giulia lo conosceva ormai. Prima la rimproverava. Poi la abbracciava e si calmava. Harry non conosceva tutto questo. Severus non aveva ferito George intenzionalmente. E questo la confortava. Tutte le maldicenze. Tutto il rancore che il ragazzo provava per Piton. Non sapeva che in realtà lui aveva amato sua madre più di se stesso. Che era la sua gioia. Che quella volta della profezia aveva fatto solo un errore. E Silente l’aveva capito e perdonato. L’aveva tenuto accanto a lui come un figlio. Gli voleva molto bene. Come anche Severus. Giulia tutto questo lo sapeva. Lei aveva visto tutti i lati del professore. Già da quando era solo una studentessa si chiedeva che cosa ci fosse dietro quegli occhi scuri. Pian piano il suo vero carattere era venuto fuori. Quando le aveva sorriso la prima volta la ragazza si era sentita in paradiso. Sperava che Mark e Draco gli tenessero buona compagnia. Quando l’aveva visto a Notturn Alley sembrava stanco. Giulia avrebbe tanto voluto ritrovarsi a scuola a settembre. Senza che nulla fosse cambiato. Silente e i suoi discorsi. Le occhiate torve della McGranitt. Le sbronze della Cooman. E subito dopo cena trotterellare nei corridoi per precipitarsi nel suo ufficio. Aprire la porta e trovarsi davanti Piton. Intento come sempre a sistemare qualche scartoffia. O a correggere i compiti di quegli sciagurati dei suoi alunni. La ragazza si lasciò scivolare sotto le coperte. Non ci doveva più pensare. Doveva smetterla di tornare ad inciampare nei ricordi. Era tutto sfumato. Ora doveva pensare solo al suo presente. Così chiuse gli occhi. Cercando di ritrovare la pace come le sue amiche. Ma a lei non sarebbe servita una canzone. Solo delle semplici parole. Pronunciate dalla stupenda voce del suo principe. “Buonanotte professor Piton…” “Buonanotte signorina Wyspet…”.

Edited by kikyo91 - 4/10/2010, 22:15
 
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chocola91
view post Posted on 4/10/2010, 21:31




ok risolto finalmente..ho potuto leggere il continuo bellissima storia spero che aggiornerai presto..non vedo l'ora che sev e giulia si rincontrino.....
 
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ElyTheStrange
view post Posted on 5/10/2010, 17:12




Eccomi, bel capitolone pieno di azione!! Però... c'è un però... ho qualche commento da fare:

1- Herm è più grande di quelli del suo anno, infatti è nata nel 79, non nell'80.

2- Molly: non mi piace per niente come l'hai dipinta, lei è una mamma chioccia che non voleva assolutamente che i suoi figli combattessero.

3- Moody: per quanto fosse burbero non avrebbe mai messo le mani a dosso a nessuno, nè aveva una visione così ristretta del mondo da costringere due ragazzine a combattere in una missione così delicata.

4- Harry: ancora una volta mi ritrovo a dirti che non mi piace il modo in cui lo fai agire, Harry non è così e inoltre (specialmente a questo punto della storia) ha un miliardo di buoni motivi per odiare Piton.

Detto questo, sperando che tu non te la prenda a male, ti rinnovo i miei complimenti per lo stile e la freschezza con cui scrivi. Mi dispiace muoverti delle critiche, ma credo nella sincerità come prima cosa.

baciuz,
Ely
 
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kikyo91
view post Posted on 5/10/2010, 18:11




CITAZIONE (ElyTheStrange @ 5/10/2010, 18:12)
Eccomi, bel capitolone pieno di azione!! Però... c'è un però... ho qualche commento da fare:

1- Herm è più grande di quelli del suo anno, infatti è nata nel 79, non nell'80.

2- Molly: non mi piace per niente come l'hai dipinta, lei è una mamma chioccia che non voleva assolutamente che i suoi figli combattessero.

3- Moody: per quanto fosse burbero non avrebbe mai messo le mani a dosso a nessuno, nè aveva una visione così ristretta del mondo da costringere due ragazzine a combattere in una missione così delicata.

4- Harry: ancora una volta mi ritrovo a dirti che non mi piace il modo in cui lo fai agire, Harry non è così e inoltre (specialmente a questo punto della storia) ha un miliardo di buoni motivi per odiare Piton.

Detto questo, sperando che tu non te la prenda a male, ti rinnovo i miei complimenti per lo stile e la freschezza con cui scrivi. Mi dispiace muoverti delle critiche, ma credo nella sincerità come prima cosa.

baciuz,
Ely

ma figurati tesora non me la prendo a male *-* apprezzo molto la tua sincerità x3 lo so che tendo troppo a indirizzare i personaggi che non prediligo in ruoli che non gli si addicono xD

comunque, giusto per non lasciare le tue critiche senza risposta:

1- so che Herm è più grande delle altre, però nella scorsa ficcy avevo precisato che avevo modificato questo paritolare perchè non mi piaceva l'idea che Herm fosse di un anno più grande *-*

2. Molly purtroppo io la vedo più pettegola che mamma coccolona xD questo si deve essere visto molto xD

3. Moody non so nemmeno perchè mi è uscito così *-* mah sarà che sono una scrittrice di parte xD chiedo venia per essermi fatta trascinare la mano ç_ç

4. immaginavo che Harry avrebbe fatto polemica come in Boulevard *-* comunque non rassegnarti, non sono così cattiva da far passare l'occhialuto come insesibile vipero per tutta la ficcy xD *non fa anticipazioni* =w=

ci tenevo a chiarire questi punti, comunque ripeto che le critiche son ben accette ^__^ grazie tesora <3
 
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~ Disturbia
view post Posted on 5/10/2010, 23:07




*corre trafelata* Avevo letto l'aggiornamento ieri sera,ma poi sono crollata dal sonno...quindi ecchime qui!!
A me il capitolo è piaciuto come sempre...so che quando si scrive si tende a far agire i personaggi secondo dei nostri schemi mentali artefatti (anche se si dovrebbe evitare) ...lo faccio anche io!XD
Ad ogni modo mi sono piaciuti gli intermezzi tra le ragazze...il loro modo di affrontare la cosa.Sono adulte ormai *si commuove*
Il pezzo finale poi mi è piaciuto tantissimo *.*

Kisu,

Irene
 
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BeyJay
view post Posted on 31/10/2010, 17:14




eccomè! non ho commentato i capitoli precedenti v.v frustami pure ;___;
tralasciando le torture.... lo amoooo!!! massì!!! amo questa fanfic!! lo già dettoo?? :D
Tralasciando questi delirii, da dove cominciare?
beh i vari capitoli sono strepitosi, sopratutto dove ci sono sevvie draco e mark *____*
I tre uragani li amo sempre di più! (pensavo di essere già arrivata all'apice v.v)
Giulia è il mio amore!! dopo sevvi ovvio U__U
Anna spacca tutto! e Herm è semplicemente Herm!
Mi dispiace per tutti i casini che ha povera stellina ç__ç tra genitori mancanti, crisi di inutilità (che poi tesoro granger se tu sei inutile noi cosa siamo, bruscolini fritti?!?!?!) e crisi di fidanzato. è anche veo che Ronnino mi sta piacendo molto come carattere rispetto all'ameba descritta/o dalla Row, però io voglio Herm con Mark *__* e lei forse si sta accorgendo di provare qualcosa o almeno spero +_+ va bene che Herm ha bisogno di un migliore amico, come giu e anna, e mark lo fa benissimo però mark è mark è serpeverde è mangiamorte e si insomma basta deve stare con Herm!!
ok ok bene.... giulia ed anna invece... mi è piaciuto come si sono imposte quando malocchio voleva cotringerle a partecipare alla mission-salva-harry. hanno fatto bene si ecco brave!
Certo malocchio non mi è piacuto, molto Occ, come anhce harry ma ci può anche stare con harry. in questa tua fic mi sta davvero mooooolto sulle palle!!!!
però serve secondo me.... per mettere un po' di... scontrosità.. buh non so come dire .-.
Ci emme cu.... bei capitoli, bella storia, bei personaggi, bellissimo modo di scrivere *___*
in sintesi voglio il continuooooooooo
assolutamenteeee...! avevo già detto che è una droga per me??si?? bè lo confermo!! voglio troppo leggere il continuooo!! posta ti prego!! salvamiii da questo tormento ç__ç

bene. ciauuuuuu *___*
 
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kikyo91
view post Posted on 22/11/2010, 21:24




ma buonaseeeera fanciulline mie *-*
ecco qua che dopo l'uscita del settimo film part one vi rifilo finalmente un aggiornamento u.u *si nasconde per evitare orda di pomodori* in verità volevo finire il capitolo dopo per postare questo, ma non ho resistito xD e dire che lo volevo postare venerdì sera o.ò seviziate la scuola *A* mi tiene lontana dalla ficcy ç_ç *reduce da simulazione di terza prova* ma bando alle ciancccccie *-*
Avvertenze: occtà solita, diabetanza e anche rientro di caratteri che prima erano anomali xD dopo il settimo film mi son sentita un pò in colpa verso personaggi maltrattati, peccato che questo cap l'avev o scritto almeno un mese fa o.ò comunque ho anche cambiato la futura trama della ficcy che seguirà di più il corso degli eventi del libro *si fustiga per non spoilerare*
Detto ciò, in questo chappy troviamo Il Tempo Se Ne Va (di Celentano, gentilmente passata dalla Emily **) e Without You (dei Three Days Grace, giusto per masochizzarci u.u).
Per farmi perdonare sono ben 19 pagine di word *-* *passa già occhiali alla Ire con rifornimento al banco 3* ora mi stoppo e vi lascio all'aggiornamento u.u grazie dei commenti *__* e grazie di stare ad aspettare sempre i miei tempi da bradipo ç_ç vi amoh <3
Buona lettura <3

Quindicesimo Capitolo
All’alba la pioggia iniziò a picchiettare sui vetri. Le nuvole coprivano il sole e non accennavano ad andare via. Sembrava che anche il tempo celebrasse il lutto per Moody. Quando Giulia si svegliò le tapparelle della camera erano ancora abbassate. Piano si alzò e uscì in punta di piedi dalla stanza. Le sue amiche dormivano ancora. L’unica sveglia era Fleur. La ragazza scese le scale ancora assonnata. Dovevano essere circa le dieci. Ed in casa sembrava non esserci nessuno. Chissà quanto c’era da sbrigare al Ministero dopo la sera prima. Forse George era rimasto a casa dal lavoro. Avrebbe tanto voluto andare a scusarsi. E raccontagli del perchè era stato ferito. Non poter dire a nessuno la verità era sconfortante. Giulia sbadigliò e prese una fetta della torta alle nocciola fatta il giorno prima dalla madre di Anna. Poi si versò un po’ di thè. Era meglio lasciar dormire le sue amiche. Dalla sua posizione poté vedere che era stato lasciato solo un divano e il pavimento era tornato pulito. Chissà quanto erano stati alzati i suoi genitori. Quando sentì un rumore sobbalzò. Si voltò di poco giusto per vedere Harry entrare in cucina. La ragazza non era molto dell’umore per parlare con lui. Non era da lei legarsi le cose al dito ma quello che le aveva detto la aveva ferita. “In una relazione cosa succede lo sanno veramente solo i due che ne fanno parte”. L’aveva detto Steve, il marito di Miranda, in un episodio di Sex and the City. E lei ci credeva. Harry aveva sputato sentenze su qualcosa che non conosceva. Non era più come quando si confidavano tutto. “Non…non volevo spaventarti…” disse solo il ragazzo. Poi iniziò a guardarsi in giro. A Giulia dispiaceva essere così mal disposta nei suoi confronti. I geni gentili Cohen glielo impedivano. Così fece un piccolo cenno verso la credenza. Dove stava il resto della torta. Harry capì e tagliò anche lui una fetta. Insieme a un bicchiere di succo di zucca. “Sono andati tutti a fare la spesa…George è su che risposa…” spiegò ancora lui. La ragazza annuì. Ingoiando l’ennesimo boccone. Harry la guardò un po’ dubbioso. “Giulia…perché non vuoi parlare con me?” le chiese. Con il tono più dispiaciuto del mondo. Giulia sospirò. “Non mi va di parlarti…tutto qui…” sviò. Il ragazzo scosse la testa. “È per quello che è successo ieri sera? Credi che quello che è successo ad Anna sia per colpa mia?” disse. La ragazza sbuffò. “Certo che no Harry! È solo che…” cercò di rispondere. Harry la guardò in attesa. “Solo che…cosa?” la invitò. Giulia scosse la testa stufa. “Non mi va di parlarti per quello che mi hai detto mentre litigavi con Anna…” confessò. Dapprima il ragazzo non si ricordò. Poi le parole lo colpirono come una doccia fredda. Aprì la bocca per dire qualcosa ma la ragazza lo precedette. “Non voglio che tu aggiunga una sola parola Harry…mi è bastata la discussione di ieri…” lo bloccò. Harry le puntò le iridi verdi addosso. Gli occhi nocciola di Giulia le incontrarono. Quelli erano gli occhi che avevano tormentato Piton per tutti questi anni. Quelli erano gli occhi di Lily. Lei avrebbe dovuto odiarli a morte. Eppure non voleva accanirsi su di lui solo per una gelosia. Tra l’altro inutile. “Quello che mi hai detto mi ha ferita Harry…tu parli e non pensi che quello che dici ha un peso…sai già che sto male per conto mio e il tuo continuare ad accusare non fa stare meglio né me né Anna…” gli spiegò. Il ragazzo abbassò lo sguardo. La ragazza prese il piatto, oramai vuoto, il bicchiere e li posò nel lavabo. “Giulia io…” tentò di dirle Harry. Lei scosse la testa decisa. “Non pretendo di avere le tue scuse perché ti conosco Harry…piuttosto che dare ragione a Piton preferiresti buttarti in pasto a Voldemort…puoi dire quello che vuoi, me ne lavo le mani, però non venire a giudicare quello che c’è fra me e Severus…” rimbeccò. Il ragazzo rimase a bocca aperta. Giulia uscì dalla cucina e andò a cambiarsi in camera. Poi prese l’mp3 e si rifugiò nel posto in cui Harry non l’avrebbe trovata di sicuro. Fece scendere la scala che andava alla stanza di sopra. Quella che l’anno prima Molly aveva dato a Piton. La ragazza si rinchiuse li. Seduta sul letto con la musica a tutto volume. Poteva vedere il giardino frustato dalla pioggia. D’improvviso quella casa le era diventata troppo stretta. Avrebbe voluto scappare per un po’. Non riusciva più a sostenere lo sguardo di Harry. Quegli occhi verdi la bruciavano come acido. Così con gli occhi chiusi e la colazione ancora sullo stomaco si addormentò di nuovo. Non aveva voglia di pensare. Voleva solo estraniarsi da tutto. E ci riuscì solo grazie alla solita canzone dei Lifehouse. Everything.
Di sotto i ritmi erano ancora lenti. Harry era rimasto solo in cucina a riflettere per una mezzoretta. Ron l’aveva raggiunto poco dopo. Seguito da Anna ed Hermione. Il prefetto ed il rosso si erano scambiati un tenero bacio. E ora stavano seduti sulla stessa sedia. Lei sulle gambe di lui. Si dividevano anche un pezzo di dolce. La castana li guardava decisamente schifata. “Vi prego smettetela o vomito la colazione che devo ancora mangiare…” li pregò. Facendo finta di ficcarsi due dita in gola. Harry scosse la testa divertito. “Guarda che anche tu facevi lo stesso a tavola…” le ricordò. Anna alzò un sopracciglio con aria superiore. “Io non imboccavo Draco…gli tiravo il cibo, che è diverso…” precisò. Hermione si distrasse dal suo momento di diabete per voltarsi scettica. “Io mi ricordo che gli lasciavi gli scarti di quello che non piaceva a te…” puntualizzò. La castana fece finta di niente. Il prefetto tornò ad imboccare il suo orsacchiotto adorato. Harry allungò il collo per vedere oltre le scale. “Ma Giulia dov’è?” sospirò al limite della sopportazione Anna. Il ragazzo abbassò lo sguardo in colpa. “Che le hai fatto?” soffiò la castana. Harry storse il naso. “Io non le ho fatto nulla! È lei che non mi vuole parlare!” sbottò. “E fa bene…” commentò acida Anna. Il ragazzo sbuffò. “Toccale Piton e diventa peggio di Herm se prende T ad un compito…” commentò la castana. Hermione si staccò da Ron e la guardò storto. “Quando mai ho preso T!” trillò. Il rosso le scompigliò i capelli. Poi prese un pezzo di torta. “Che scoperte però…quindi da due anni Giulia e Piton facevano i piccioncini e noi non ci siamo mai accorti di nulla…” osservò parlando a bocca piena. Il prefetto gli tirò una gomitata alle costole. “Parla per te…” rimbeccarono in coro lei e Anna. Harry sospirò. “Piton…innamorato…cioè…e dire che l’ho anche visto sbaciucchiarsi con lei al suo compleanno…fa un certo effetto…” rabbrividì Ron. Hermione scosse la testa. E dire che lui sapeva nemmeno la metà di quello che era successo. La castana finì il thè e si accasciò sul tavolo. Vedere i due piccioncini la straziava. “Questo diabete mi ucciderà…” soffiò. Il prefetto sorrise sorniona. “Ti ci dovrai abituare cara…sai Harry? Partono con noi anche loro tre!” esclamò contento il rosso. Harry rimase a bocca aperta. “Anche io ho fatto quella faccia quando l’ho saputo…” sussurrò contrariata Anna. Allungando le braccia sul tavolo. Hermione scosse la testa esasperata. Poi notò che la canottiera le copriva a malapena il reggiseno. Quel giorno era rosso con piccoli croci nere. Ed Harry stava occhieggiando giusto in quella direzione. Il prefetto trattenne una risata. Si chinò verso Ron e gli sussurrò qualcosa all’orecchio. Anche lui cercò di non ridere. La castana li guardava seccata. Poi si accorse delle iridi verdi che per poco le cadevano nella scollatura. Irritata tirò un urletto e si alzò. “Santo Manson Harry! Potrei essere tua sorella da quanto ci conosciamo! Un po’ di amor proprio e per Ginny almeno!” lo rimproverò. Il ragazzo si rizzò a sedere imbarazzato. Anna uscì dalla cucina e si buttò sul divano. Non vedeva l’ora che Giulia rispuntasse. Harry si sentiva a disagio a fare il terzo incomodo. Così imitò l’altra ed uscì. Di andare in salotto non se ne parlava. La castana l’avrebbe cruciato come minimo. Ma non era colpa sua! Da quando l’aveva interrotta sul più bello con Draco qualche mese prima si ritrovava a guardarla in modo diverso. Come anche Giulia. Ma gli occhi cadevano solo su Anna. Hermione nemmeno a parlarne! Era la ragazza del suo migliore amico! Affranto il ragazzo si diresse nel giardino sul retro. Magari li avrebbe avuto pace. Rimase a guardare la pioggia picchiettare sul terreno fino a quando sentì delle voci nuove in cucina. Il gruppetto che era andato a fare la spesa era tornato. Ron ed Hermione si erano spostati ed erano stati arruolati per varie faccende. All’ora di pranzo arrivarono anche Sebastian, Andrew, Arthur e Fred. Mancava ancora Giulia. Il prefetto la andò a cercare ma chi la trovò fu Fred. Quando ci furono tutti si iniziò a mangiare. Aveva cucinato ancora Ilary. Anna stava per aggredire delle patatine fritte. Ma la madre le mise sotto al naso due buone bistecche di carne bianca. La castana storse il naso. “Sei ancora convalescente cara…devi mangiare carne!” le ricordò Ilary. La figlia adocchiò due braciole rosso vivo qualche piatto in avanti. Spinse via il piatto e prese due di quelle. Fleur rabbrividì. “Se devo recuperare sangue tanto vale mangi queste no mà?” ghignò. La madre rabbrividì. “E io che mi lamentavo del scibo di Bill…” mugolò la Veela. Portandosi un fazzoletto al naso. Appena Anna iniziò a tagliare le braciole uscì qualche schizzo di sangue. Hermione si allontanò di poco. Giulia invece sbadigliò. Sebastian le passò delle bistecche impanate. “Non hai dormito stanotte bimba?” le chiese lui. La ragazza scosse la testa e sbatté gli occhi. Si prese una bistecca e qualche patatina poi passò il piatto. Molly aiutò George a servirsi. “Mamma non serve che mi tagli la carne…ho perso un orecchio, non tutte e due le mani!” sbottò. La donna lo guardò male. Fred sbuffò. “E se chiudessi il negozio per questo pomeriggio? Eh George?” propose. Il fratello lo guardò dubbioso. Iniziando a far colare abbondante ketchup sulle patatine. “C’è poca gente oggi? Strano…nel fine settimana i clienti raddoppiano…” osservò. Fred alzò le spalle. Stava giocando con la forchetta. “No…è che…mi annoio senza di te…” mugugnò. George ghignò. “Che sentimentale fratellino!” lo prese in giro. Ma Molly incrociò le braccia al petto. “Oh che idiozie Fred! George si sta ancora riprendendo e non è il caso che venga al negozio! Puoi benissimo mandarlo avanti da solo…” lo rimproverò. Il figlio si morse la lingua per risponderle. Mary scosse la testa divertita. “Se ti senti solo puoi sempre portare con te i ragazzi…sono sicura che si annoieranno a stare tutto il giorno a casa..” suggerì. Mary Kate e Ginny gongolarono. “Ovviamente tutti i ragazzi maggiorenni…” precisò Ilary. Le due borbottarono e tornarono al loro pranzo. Hermione non obbiettò. Lei non si divertiva a stare tutto il giorno in mezzo ai loro scherzi. “Fra questi è incluso anche Harry…lo so che ti servirebbe un po’ di svago caro…ma è pericoloso anche solo farti uscire in cortile…” aggiunse Molly. Il moro si fece mogio sulla sedia. I due uragani rimasti e Ron si guardarono. “Penso che rimarrò a fare compagnia a Harry ed Hermione…” rifiutò quest’ultimo. La madre sorrise fiera. Ilary osservò le ragazze rimanenti. “Anna non è in grado di andarsene in giro come nulla fosse per Diagon Alley…è ancora in convalescenza, come George…” la tirò fuori. La castana storse il naso non molto d’accordo. “Io sto bene!” replicò. Ma la madre la ignorò. “Quindi nulla Fred…mi dispiace ma dovrai tornartene in negozio da solo…” concluse Sebastian. Quasi trionfante. Giulia però si era oramai svegliata del tutto. “Posso…posso andare io con Fred…” provò a dire. Alzando la mano timida. Il padre sospirò. “È pericoloso bambina…andare da sola a Diagon Alley…” cercò di dissuaderla. Mary quasi gli piantò un coltello in una mano. “Avanti Sebastian…tua figlia è un peperino e poi è con Fred…non vedo che male di sia…starà al negozio e lo aiuterà un po’…” ribatté Arthur. Sebastian si irrigidì. Fred battè le mani. “Stia tranquillo signor Wyspet! Giulia starà sempre con me!” lo rassicurò. L’uomo lo guardò storto. “È proprio per questo che non mi fido…” sussurrò. Mary gli tirò una gomitata nelle costole. Il pranzo continuò senza interruzioni. Dopo il consueto caffè gli uomini si prepararono per andare al lavoro. Giulia salutò le amiche e seguì fuori Fred. Arrivati fuori dal cancello si smaterializzarono. Dopo qualche minuto della solita sgradevole sensazione riaprirono gli occhi a Diagon Alley. La pioggia aveva smesso di scendere però un sacco di nuvole oscuravano il cielo. Le strade erano bagnate e grigie. L’atmosfera non era delle migliori. Eppure c’era molta gente. Chi potesse essere raccomandabile non si sapeva con certezza. “Tienimi la mano ora…non voglio che il mio scricciolo venga portato via dalla folla…altrimenti poi tuoi padre mi amputa l’orecchio imitando George…” ordinò Fred. Prendendo la mano a Giulia. questa arrossì ed annuì da brava bambina. Il rosso la condusse fra la gente. Molti la spinsero e nessuno ovviamente le chiese scusa. Si sentiva piccola e senza l’amico probabilmente si sarebbe persa. Quando erano andate a fare spese con Fleur non era così. In pochi passi arrivarono al negozio. Appena Fred inserì le chiavi, le vetrine e l’enorme pupazzo sopra all’entrata si accesero in mille luci e suoni. “Prego Mademoiselle…” la invitò. La ragazza entrò ad occhi spalancati. Man mano che faceva un passo qualcosa iniziava a suonare o a fare caos. Sembrava di essere finita nel film che aveva visto con le ragazze qualche settimana prima. Si sentiva un po’ Coraline. In effetti la proposta di accompagnare il rosso in negozio era stata la sua salvezza per quel pomeriggio. Le sembrava che le parole dette ad Harry avessero fatto un certo effetto su di lui. Doveva lasciarlo riflettere. E lei non voleva averlo intorno. Si sarebbero dovuti sopportare per i prossimi mesi. “Se vuoi puoi fare un giro fra gli scaffali…o anche di sopra…fai come se fosse il tuo negozio…io devo sistemare le vetrine…” spiegò Fred. Giulia sobbalzò. “Io…io voglio aiutarti!” esclamò. Trotterellando verso di lui. Era quasi arrivata che inciampò su un tappetino. Il rosso la prese al volo. “Sistema qualche decorazione…stai attenta ai mini elfi con i capelli tricolore…quelli sono pestiferi…” commentò divertito. La ragazza si tirò su e annuì. Fred andò al bancone. “Come mai te ne sei scappata qui piccola?” le chiese all’improvviso. Giulia prese un elfo dalla scatolina vicino alla vetrina di destra e lo poggiò. “Perché volevo farti compagnia…” rispose solo. Il rosso la guardò poco convinto. “Giulia tu non le sai raccontare le bugie…” le ricordò. La ragazza arrossì. “Evitare Harry non è la soluzione…devi parlarci…” osservò saggio Fred. Giulia annuì. “L’ho fatto…ci ho parlato a colazione…però…non voglio vederlo…spero che rifletta ed inizi a dare un peso alle sue parole…deve smetterla di sputare sentenze su me o Anna…” rimbeccò sicura. Il rosso sorrise divertito. “Sembra che cel’abbiate tutte e tre con lui…anzi…Hermione più che altro è occupata a tener ferme le labbra di mio fratello…” sghignazzò. La ragazza rise. “Anna cel’ha con lui perché parla male di Draco…è vero che le sue supposizioni l’anno scorso erano esatte, però per colpa della sua impulsività Harry l’ha quasi ucciso…” spiegò. Fred strabuzzò gli occhi. “Harry ha origliato Anna e Draco mentre si stavano parlando in uno dei bagni…lei sapeva già che lui era un Mangiamorte, ma lui non voleva dirle in che cosa consisteva la sua missione...Harry ha sentito tutto e ha iniziato ad aggredire verbalmente Malfoy…i due hanno iniziato a lottare e Harry gli ha scagliato un incantesimo che non aveva mai usato…morale: Anna ha chiamato Piton con il Patronus e lui l’ha curato…Draco è rimasto svenuto per un po’…” raccontò in un fiato Giulia. Il rosso scosse la testa. “Così Harry non si fida di Anna e viceversa…” indovinò. La ragazza annuì poi però ridacchiò. “Quella è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso…Harry si è scusato ma diciamo che ha reso impossibile la vita a quei due tutto l’anno…come quella volta in cui è stato Harry a rischiare…ha pedinato Anna nei sotterranei ed è entrato quando…diciamo…lei e Draco erano in piena azione…Draco voleva cavargli gli occhi…” gli raccontò ancora. Stavolta Fred non poté fare a meno di scoppiare a ridere. “Ora capisco perché Anna cel’ha tanto con lui! E capisco anche perché certe volte gli occhi di Harry sembrano cadere addosso a lei!” commentò cercando di riprendere fiato. Giulia sorrise. Il rosso passò altri cinque minuti buoni a ridere. Poi si riprese. “E tu piccola? Ha fatto qualcosa anche a te?” le disse. Lei alzò le spalle. “Oramai sono abituata a sentire la gente che parla male di Severus…però che mi si dica che quello che c’è fra noi è solo un gioco mi fa infuriare!” rispose. Fred annuì comprensivo. “Però vedila dal suo punto di vista…a tutti sembra strano che un professore come Piton, che è considerato un gufo senza cuore, stia con te…per noi sembra strano anche solo che sappia amare…” osservò. Giulia alzò un sopracciglio poco d’accordo. “Ma solo io ho un’alta opinione di Severus?” sospirò affranta. Il rosso si astenne dall’annuire. Il campanello della porta tintinnò ed i due abbandonarono il discorso. Erano entrati i primi clienti. Erano un bambino piccolo e cicciottello e al seguito una donnona che doveva essere la madre. Giulia si avvicinò cordiale. “Buongiorno, in che cosa posso esservi utile?” chiese. Il bimbo la guardò a bocca aperta. “Dov’è George?” boccheggiò. Lei gli sorrise. “È malato…io sono la sua sostituta per oggi…anche se faccio più danni che rendermi utile…” spiegò. La donnona ricambiò il sorriso e spinse in avanti il bimbo. “Avanti Brian, di alla signorina che cosa vuoi!” lo invitò. Il bambino arrossì e mise il broncio. Fred scosse la testa divertito. “Soliti yoyo artificiali signora Mayer?” intuì. La donnona annuì. Il rosso prese delle scatole e le mise in un sacchetto. Poi premette due tasti sulla cassa. La cliente si avvicinò e gli porse i soldi. Il bambino era rimasto imbambolato a guardare Giulia per tutto il tempo. Quando la madre gli aveva fatto segno della porta lui si era diretto sicuro da Fred. “Senti Fred…io preferisco la signorina a George…non la puoi tenere?” gli disse. Tirandogli una manica della giacca. Il rosso sorrise e gli scompigliò i capelli. “Oh andiamo Brian! Che sciocchino che sei!” lo richiamò divertito la madre. Il bambino corse da lei. Giulia era arrossita. Però rideva. “Ciao ciao Brian…” lo salutò con la mano. Il bimbo si attaccò alla gonna della madre ed uscì. Una volta rimasti soli Fred scoppiò a ridere. “Questa gliela devo dire a George stasera!” esclamò. La ragazza sospirò. “Potresti accogliere i clienti…in effetti è più piacevole guardare te che George…” commentò ancora il rosso. Giulia arrossì e andò a picchiare l’amico sulla spalla. “Piantala Fred!” lo richiamò. Lui non smetteva di ridere. Il campanello della porta iniziò a tintinnare all’impazzata. La ragazza si salvò dall’accoglienza e corse al piano di sopra. Trotterellando sulle scale a chiocciola. Infondo non era stata una brutta idea andare al negozio. In silenzio iniziò a girare per gli scaffali. Gli scherzi del primo piano erano tutti di vecchia produzione. I nuovi erano di sotto, più in vista. Giulia si ricordava ancora quando li comprava anche lei certi giochi. Quante volte Percy aveva preso per la collottola lei ed Anna per aver fatto esplodere qualcosa! Da piccole erano due pesti. La ragazza si fermò davanti ad un peluche. Era un drago dalla pancia enorme. Un corno sulla punta del muso. Sullo stesso ripiano era pieno di boccette. Tutte avevano un liquido di un colore diverso. L’etichetta ne decifrava il gusto. C’era perfino quella rossa al sangue! Giulia la prese e la guardò curiosa. D’improvviso il drago si animò ed aprì la bocca. Poi prese la boccetta dalle sue mani e ne bevve un sorso. Dopo qualche secondo iniziò a vomitare palline rosse. La ragazza lo guardò dubbiosa. Ne prese una per assaggiare e sobbalzò nel sentirne il gusto. Sapeva davvero di sangue! Era un qualcosa di salato. Lei lo sapeva perché ogni volta che si graffiava sulle mani aveva la brutta abitudine di succhiare il sangue finché non usciva più. Era un brutto vizio passatole da Anna. “Vedo che hai trovato Asdrubale il drago vomitoso…” commentò divertito Fred. Giulia annuì ingoiando la caramella. “Un drago che si ubriaca e che vomita caramelle…questa mi mancava…” osservò. Il rosso alzò le spalle. “Pensa che George voleva farle uscire da…diciamo un altro posto meno fine…” raccontò. La ragazza rise. Poi le venne un’idea. “Senti Fred…posso finire la boccetta ed usare anche un goccio di quella al limone? Voglio portare un regalo a Herm e Anna…” chiese. Fred annuì. “Certo piccola…fai come se tutto qui fosse tuo…George vorrebbe lo stesso…se giù la situazione diventa critica ti vengo a chiamare…” decretò. Giulia saltellò felice. Si levò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. “Grazie mille Fred!” lo ringraziò. Il rosso le scompigliò i capelli. “Il minimo per la mia sorellina acquisita…” osservò. Poi la salutò e tornò di sotto. La ragazza diede al drago la boccetta al sangue per riempirne un sacchetto per Anna. Subito dopo ne fece al limone per Hermione. Mise i sacchetti in borsa e riprese il giro. Si perse fra le scatole colorate e la ampolle. Mentre fuori aveva ricominciato a piovere insistentemente. E la strada non accennava a svuotarsi dalla gente.
Alla Tana le cose procedevano come al solito. Come aveva previsto Ilary la noia regnava sovrana. Ginny e Mary Kate stavano a confabulare in cucina. La prima non aveva ancora avuto un momento per stare sola con Harry e perciò avevano deciso di architettare un piano. Hermione si era defilata in camera di Ron e si stava facendo coccolare. Esasperata dal diabete Anna sen’era rimasta in camera. Sdraiata a pancia in giù sul suo letto. Si era infilata giusto una t-shirt e un paio di pantaloncini obbligata da sua madre. Trovava irritante vederla in giro in camicia da notte tutto il giorno. Così la castana si era chiusa nella stanza. Aveva visto per un po’ il catalogo in modo da trovarsi tutti i difetti esistenti. Poi si era stufata ed aveva preso il pc dal baule di Giulia. “Convalescente un corno!” aveva sbottato. Premendo il pulsante di accensione. Come prevedibile lo sfondo era una mega foto di Billy Joe. Anna escluse subito di accedere al Messenger. Tanto le sue amiche erano li con lei. Iniziò invece a navigare sui suoi soliti siti. Tornata a casa aveva scoperto l’esistenza di un social network chiamato Vampire Freaks. Per il suo stile andava a pennello e le sue foto facevano successo. In più era pieno di ragazzi carini. Inoltre accedeva regolarmente anche a My Space. Anche Giulia cel’aveva solo che il suo era abbandonato da mesi. Diceva che era un sito difficile da usare. Alla castana non dava così tanto fastidio. Tra l’altro fra gli amici aveva molti dei suoi cantanti preferiti. Era incredibile come delle pagine web potessero connettere persone così diverse! Anna scorse le ultime notizie. Manson non pubblicava messaggi sul blog da mesi, mentre Jeffree Star aggiornava il suo quasi ogni giorno. Senza contare che lei passava ore e ore a guardare le foto delle ragazze che per lei erano l’emblema della bellezza. Le vere modelle alternative e non lei. Finita per caso su un catalogo di un negozio. Infondo le sarebbe piaciuto diventare come loro. Si fermava spesso a pensare che tutte quelle persone vivessero la loro vita all’insaputa di tutto il mondo magico dietro di loro. “Quasi quasi mi riguardo un po’ di foto…Santo Manson che noia però…” si lamentò ancora la castana. Poi con un clic finì sulla sua mail. Le ultime erano quasi tutte pubblicità. Quando però vide un indirizzo dalle lettere famigliari per poco cadde dal letto. Sbatté le palpebre più e più volte. Veloce aprì la mail. Era di quelli dell’Alchemic Gothic. Armony doveva avergli passato il suo recapito. Era una semplice mail di presentazioni. Non accennavano alla proposta di lavoro però le dicevano quanto avessero apprezzato la sua immagine con i loro vestiti. Anna cercò di non esaltarsi. Doveva scrivere una mail di risposta seria e razionale. Così si limitò a ringraziare dei complimenti e a presentarsi a sua volta. Aggiunse qualche complimento e una breve storia sulla prima volta che notò la marca di vestiti. Rilesse per una decina di volte poi premette invio. Non ci poteva credere! Lei non aveva mai avuto aspirazioni di vita. Non si vedeva in nessuna carriera del mondo magico. E se questa era l’alternativa che il Santo Manson aveva scelto per lei, perché non aiutare il corso delle cose? Un po’ più allegra la castana tornò alla pagina di foto delle sue eroine. Una delle sue preferite era sicuramente Dita Von Teese. Oltre ad essere l’ex di Manson era una gran bella donna. Al primo posto stava sicuramente Amy Lee. La vocalist degli Evanescence. L’aveva adorata dal primo momento in cui aveva visto il video di Bring Me To Life, a soli sette anni. Al secondo posto seguiva Raquel Reed. Principalmente modella ma anche cantante dai capelli azzurri. Anna aveva visto così tante volte i suoi scatti da saperli a memoria. Dopo averli visti tutti si accorse che non era sola. Da fuori la porta qualcuno la guardava. E lei non era stupita di vedere chi fosse. “Harry se vuoi dirmi qualcosa muoviti…non stare li come un palo, mi metti ansia…” gli ordinò. Il ragazzo trasalì. In verità si era imbambolato li davanti perché non sapeva dove andare. “No…io…ecco…non volevo disturbarti…” rispose titubante. La castana si voltò e lo guardò scettica. “Come se fosse la prima volta…” soffiò. Poi tornò a puntare le iridi sullo schermo. Harry non disse nulla per qualche minuto. “Quello cos’è?” esordì dopo. “Non hai mai visto un computer portatile Potter?” sbottò Anna. Il ragazzo tossicchiò. Certe volte lei aveva lo stesso tono di Malfoy. “Si…che l’ho visto…ma non pensavo ve lo foste portato dietro…” osservò in modo ancora più stupido. La castana alzò le spalle. “Non si sa mai…Herm si rifiuta di usarlo ma a me e Giulia fa comodo ogni tanto…” spiegò spiccia. Nel frattempo Harry era entrato e si era seduto sul letto del prefetto. L’altra si morse la lingua per evitare di precisare che non gli aveva dato il permesso di ficcanasare. “Questo cos’è?” chiese ancora. Indicando il catalogo. Anna sospirò esasperata. Era peggio di un bambino. Senza aspettare risposta il ragazzo lo prese e lo sfogliò. Rimanendo di sasso nel riconoscerla. “Ma…questa sei tu!” esclamò. La castana ghignò. “Sei perspicace eh…” commentò sarcastica. Harry continuò a vedere il catalogo. Riconoscendo anche le altre due. “E così sei diventata una modella…” la punzecchiò. Anna tossicchiò. “È stato solo un lavoretto da niente…conosco la proprietaria del negozio...però forse ho trovato un altro ingaggio per una marca di vestiti gothic…quello si che non è male…” precisò. Era incredibile ritrovarsi a parlarne con lui. Fino alla sera prima si guardavano in cagnesco! “Bhe se ti diverte come lavoro perché no? E poi il fisico cel’hai…” la lodò ancora il ragazzo. Stavolta la castana si voltò. “Che apprezzi il mio fisico lo so già Harry…” rimbeccò acida. Harry arrossì fino alla punta delle orecchie. Poggiò il catalogo e si guardò la punte delle scarpe. Poi però alzò la testa e ricominciò a fissare Anna. La gambe dondolavano fino a far arrivare i piedi al cuscino. Erano magre e candide. Le caviglie erano sottili. Non sapeva come faceva a portare quei pesanti anfibi. La castana notò lo sguardo inquisitore. Le venne un brivido alla schiena. La metteva abbastanza a disagio questa continua analisi. “Hai finito di scannerizzarmi o ti ci vuole ancora molto?” sbottò irritata. Il ragazzo si rizzò a sedere ancora più imbarazzato. Lei era molto diversa da Ginny. Quest’ultima era più pienotta sia di seno che di fianchi. Aveva preso indubbiamente da sua madre. Però non era esagerata. Era di peso medio mentre era chiaro che Anna era più sottopeso. “Harry smettila! Mi dai fastidio…” lo richiamò ancora la ragazza. Harry spostò veloce lo sguardo sul comodino accanto a lui. “Scusa…non lo faccio apposta…” sussurrò. La castana scosse la testa. “Se hai sovraffollamento ormonale fattelo curare da Ginny…” sbuffò. Il ragazzo storse il naso. “Io non ho sovraffollamento ormonale! Quello è Ron!” sbottò. Anna lo guardò scettica. “Sembra che tu non abbia mai visto una ragazza Harry…sei da ricovero…” lo corresse. Harry incrociò le braccia al petto corrucciato. La castana si mise a sedere con le gambe incrociate. “E comunque…io e Ginny…ecco…lei non cura i miei ormoni!” esordì ancora il ragazzo. Anna inclinò la testa divertita. “Allora si che capisco il perché sei così represso…” lo prese in giro. Harry la guardò male. “Non si danno mica tutti da fare come conigli come te e Malfoy…” rimbeccò. La castana ghignò. “Invidioso?” soffiò. Il ragazzo sbuffò. “Di chi, di Malfoy? No grazie…” sbottò acido. Anna ridacchiò in modo alquanto agghiacciante. “Fino a due minuti fa mi fa i complimenti e ora non mi vuole più…no no Potter, così non si conquistano le ragazze…” cantilenò. Il ragazzo ridusse gli occhi a due fessure. Quella vipera era un concentrato di serpe e Bellatrix messe assieme. “Ti ricordo che io una ragazza cel’ho già…” commentò. La castana annuì. “Anche io ho già il ragazzo…quindi è già risolta la faccenda…e poi senza offesa, ma non sei il mio tipo…” lo punzecchiò ancora. Harry si alzò e si fermò al bordo del letto di lei. “E quale sarebbe il tuo tipo?” le fece il verso. Anna alzò un sopracciglio. Si stava divertendo un mondo a provocarlo. Se la prendeva sempre per tutto. “Alto, capelli lunghi, ciuffo nero da un lato, piercing e tatuaggi…” descrisse. Il ragazzo fece un piccolo sorriso. “Nemmeno Malfoy è così…” obbiettò. La castana scosse la testa e sospirò. “Oh Harry, Harry piccolo Harry…non sempre le persone che scegliamo sono l’esatta copia di come vorremmo sai?” rispose. Allungando una mano e picchiettandogli il dito indice sul naso. Harry scattò e le prese il braccio. “Interessante…” commentò. Anna non credeva alle sue orecchie. Finalmente il Prescelto aveva deciso di contrastare i suoi giochi. “Tesoro…guarda che se Ginny non ti cura gli ormoni non è che devo farlo io…” osservò pronta. Il ragazzo le prese la mano. Sentì le dita scheletriche fra le sue. La castana però sentiva una forte sensazione sgradevole. Si liberò da quel gesto e si alzò sul letto. Era alta un po’ più di lui. “Smettila fare l’impavido Harry…” lo rimproverò. Poi gli mise le mani sulle spalle e lo spinse in la. Harry cadde con sedere e filo di materasso sul letto di Hermione. Con un balzo Anna tornò a sdraiarsi sul suo. Il ragazzo scosse la testa e non poté fare a meno di ridere. L’altra lo guardò truce. “Cos’è, sei impazzito ora?” sospirò esausta. Harry sorrise. “Non mi ero mai reso conto che risponderti fosse così divertente, sai Anna?” commentò. La castana gli tirò il cuscino. “E io non mi ero mai resa conto che fossi anche un minimo divertente, sai Harry?” gli fece il verso. Il ragazzo la ritirò il cuscino. Era bello tornare a scherzare così. Come se tutto quello che fosse successo l’anno scorso non fosse mai esistito. Poi d’improvviso tornò serio. “Senti…credi che Giulia mi parlerà ancora?” chiese. Anna abbandonò la testa sul materasso. “Forse…se le chiedi scusa si…quello che le hai detto, anzi, che ci hai detto ieri sera era molto pesante, te ne rendi conto vero?” rispose. Harry annuì di poco. “Non ritirerò le mie accuse perché infondo è ciò in cui credo…però credo di essermi spinto troppo in la valutando la relazione di Piton e Giulia…anche se mi suona strano solo pensarla questa accoppiata improbabile…” confessò sincero. La castana sbuffò. “Ma tu la smetti mai di giudicare le persone?” sbottò. Il ragazzo alzò le spalle. “Comunque si, sembra strano ma Piton è capace di amare…darebbe la vita per salvare Giulia, e non scherzo…quello che c’è fra loro è un legame solido, si fidano l’uno dell’altra…e anche se con te non si è mai dimostrato così, Piton è un brav’uomo…l’ho capito quando mi ha fatto ripetizioni al quarto anno…lui ha creduto in me e io gliene sarò immensamente grata…” raccontò Anna. Harry sospirò. “Un brav’uomo...stento a crederlo…” rimbeccò. La castana non lo corresse. Non avrebbe potuto. “E comunque chi riuscirebbe a resistere a voler bene a Giulia? È la ragazza più dolce di questo mondo…” aggiunse poi lui. Stavolta Anna sorrise. Su qualcosa almeno erano d’accordo. “Così lei se la svignava nel suo ufficio ogni sera…” ripetè il ragazzo. La castana sospirò. “Stai cercando di fartelo entrare in testa eh?” commentò. Harry annuì. “Però lei non mi sembra che sia dispiaciuta di tutto quello che è successo…crede ancora in lui…” puntualizzò. Anna sbuffò stufa. “Come io credo in Draco ed Herm crede in Mark…comunque se vuoi sapere di più sulle motivazioni di Giulia, parlane direttamente con lei…vedrai che apprezzerà…” gli suggerì. Il ragazzo sorrise soddisfatto. “Ti rendi conto che abbiamo appena avuto un dialogo civile?” osservò poi. La castana gli fece la linguaccia. “In verità non volevo parlarti nemmeno io…ma sono troppo debole per litigare tutto il giorno…considerando che dovremo vederci per i prossimi mesi…” confessò. Harry scosse la testa divertito. “È Hermione che vi ha costrette a venire?” chiese. Anna rise. “Si capisce così tanto?” rispose. Il ragazzo si passò una mano sulla fronte. Soffermandosi sulla cicatrice. “Non so se sia peggio il dover andare via o vedere Ron e Hermione sbaciucchiarsi in continuazione…” esordì. La castana ghignò. “Senza dubbio la seconda…noi prima o poi torneremo a casa…ma quei due non si staccheranno mai…” decretò. Harry si lasciò scappare una risata. “Ma da quanto quei due si piacevano?” chiese curioso. Anna lo guardò storto. “Ron è il tuo migliore amico e non sai nemmeno questo?!” boccheggiò. Il ragazzo tossicchiò. “Non è che siamo andati molto d’accordo quest’anno…” le fece notare. La castana sospirò. “Allora mettiti comodo mio caro…per tutta la spiegazione ci vorrà come minimo fino all’ora di cena…” lo preparò. Harry appoggiò i gomiti sulle ginocchia. “Avanti allora…” le diede il via. Anna stava per iniziare ma il ragazzo la bloccò. “Dimenticavo…per quanto io consideri Malfoy un’idiota anche voi eravate una bella coppia…l’importante è che facesse felice te…mi dispiace per tutto…” si scusò. La castana rimase senza parole per qualche minuto. Da dove veniva tutta quella saggezza? Che il Prescelto fosse cresciuto una buona volta? Questo era quello che lei sperava. Così almeno quando sarebbero partiti avrebbero potuto vivere in pace e senza litigi. Con quel presupposto Anna iniziò il racconto. Ancora incredula di stare parlando con Harry come ai vecchi tempi. Quando le cose non erano ancora così complicate.
Fuori la pioggia scendeva incessante. Il campanello del negozio dei Tiri Vispi Weasley però non aveva smesso di suonare. Giulia era scesa a dare una mano. Non credeva che gli affari potessero andare così bene. Al primo momento di pausa Fred si accasciò accanto alla cassa. “Ora si che ci vorrebbe una mega cioccolata calda al caramello…” sospirò già stanco. Giulia sorrise. “In effetti cioccolata e marshmellows non sarebbero male…” concordò. Poi trotterellò alla vetrina più vicina. Verso metà via c’era uno dei pochi bar rimasti aperti. “Che dici, faranno cioccolate d’asporto?” propose. Il rosso alzò le spalle. “Potrei fare un salto veloce…” osservò. La ragazza scosse la testa. “Io però non so dove sono tutti gli scherzi…perderei un sacco di tempo e combinerei disastri come mio solito…ci vado io al bar!” lo corresse. Fred la guardò scettico. “Ho promesso a tuo padre di tenerti sempre attaccata a me…non posso lasciarti andare da sola…” rimbeccò. Giulia sbuffò. “Ma sono grande io! Non è lontano!” protestò. Il rosso sorrise divertito. “Hai la bacchetta con te?” le chiese. Lei annuì sicura. Fred aprì la cassa e ne tirò fuori una banconota. “Ecco qua…però mi raccomando Cappuccetto Rosso, non passare per il bosco e vai diretta dalla tua nonnina…non fermarti a cogliere fiori…” le raccomandò a mo di mamma. La ragazza sorrise. Prese i soldi e si avviò. Appena uscita però tornò dentro. Aveva scordato l’ombrello. Il rosso la guardò oramai abituato a quella sua sbadataggine. Giulia aprì l’ombrello e si immerse nella folla di Diagon Alley. Il bar non era lontano. Però le altre persone dovevano avere una gran fretta. La spintonavano di qua e di la senza nessun riguardo. La ragazza si fece spazio. Sapeva la direzione di tutta quella gente. C’erano state anche lei e le sue amiche qualche giorno prima. Subito si chiese se ci potesse essere la minima probabilità di ritrovare quella persona. Magari era stato mandato a sbrigare qualche altra faccenda. Giulia si morse il labbro inferiore. Non poteva allontanarsi così tanto ed andare a controllare. Avrebbe fatto preoccupare Fred. Però la voglia di vedere Piton e la curiosità di sapere se era così vicino erano forti. La ragazza fece mente locale. Severus non voleva che lei si aggirasse da sola per Notturn Alley. E ad essere sincera non l’attraeva così tanto come posto. Così la lealtà vinse la curiosità. Veloce Giulia arrivò al bar. Lasciò l’ombrello chiuso fuori ed entrò. I tavoli erano quasi tutti occupati. Si sentiva piccola di fronte a tutti quei maghi adulti. Anche se oramai lo era anche lei. Goffa si appoggiò al bancone per attirare l’attenzione di un cameriere. Un uomo stava per avvicinarsi ma qualcosa da un tavolo lo distrasse. C’era qualcuno che faceva baccano. “Allora, non si può avere un servizio decente in questa topaia da quattro soldi?!” gracchiò una voce di donna. Giulia ebbe un brivido alla schiena. Doveva aver sentito male. “Avanti zia calmati…non fare casino…” la richiamò qualcun altro. La ragazza cercò di sporgersi per sbirciare. “Oh quante storie Draco! Sei davvero un mollaccione! Questo posto lo incenerisco se voglio!” soffiò ancora la prima. Ad udire di quel nome Giulia non poté che dare ragione ai suoi sensi. Infatti a tre tavoli più in la stavano sedute due figure. Avevano indosso un lungo mantello. I cappucci erano abbassati. Un paio di stivaletti neri lucidi spuntavano da sotto al tavolo. Il tacco vertiginoso. Era chiaro a chi appartenessero. “Non puoi incenerire tutto quello che vedi zia…sei una piromane!” sbottò ancora il biondo irritato. Bellatrix si chinò verso di lui e gli passò l’indice sotto al mento. Poi gli tirò su il viso. “È divertente Draco…appena il Signore Oscuro mi darà l’ok proverai anche tu…” ghignò. Draco si voltò dalla parte opposta. Aveva le braccia incrociate al petto e lo sguardo di chi vorrebbe essere dappertutto fuorché in quel posto. In più teneva la testa bassa. Come a nascondere il viso. Giulia lo capiva bene. Si vergognava a dover andare in giro con una psicopatica del genere. E poi erano criminali. Era incredibile di come Bellatrix potesse andare in giro a piede libero! La ragazza si appoggiò al bancone. Era così strano quel nuovo mondo. In cui le persone per bene dovevano nascondersi solo perché erano Mezzosangue. E gli assassini giravano come se nulla fosse a bere nei bar. Il rumore di vetri rotti attirò ancora l’attenzione di Giulia. “Zia sei davvero maleducata…” la rimproverò ancora Draco. Bellatrix aveva un sorrisone soddisfatto da orecchio a orecchio. Ai suoi piedi un bicchiere rotto. Una cameriera si affrettò a pulire. Mentre stava raccogliendo i vetri la strega allungò un piede e le schiacciò la mano per terra. La ragazza strinse i pugni. Avrebbe voluto prenderla per i capelli e farle pulire tutto. La cameriera mugugnò dolorante. Il biondo alzò gli occhi al cielo esasperato. Dalla sala si levò un bisbiglio. Bellatrix non mollò la presa e passò lo sguardo su tutti i presenti. Giulia si affrettò ad abbassarsi. Se l’avesse riconosciuta sarebbe stato un disastro! D’improvviso gli altri clienti trattennero il fiato. “Bellatrix smettila di comportarti da cafona…se non vuoi bere niente non fare queste sceneggiate sgradevoli…” decretò una terza voce. Stavolta la ragazza si alzò e allungò il collo per vedere. La cameriera si era alzata. Ed era filata veloce in bagno. La Lestrange sbuffò. “Non mi diverto ad uscire con voi due…siete noiosi…” si lagnò. Come fosse davvero una bambina capricciosa. Draco la fulminò con lo sguardo. Il terzo si sedette accanto a lui. un cameriere li raggiunse subito con un vassoio. Poggiò le tre ordinazioni sul tavolo con mano tremante. Bellatrix sogghignò. Ed iniziò a sorseggiare un liquido trasparente. “Zia non mettermi vicino quella roba…ha un odore schifoso…” sbottò il biondo. La donna gongolò e si avvicinò. “Che razza di uomo sei Draco? Alla tua età tuo padre beveva alcolici già dalle sette del mattino!” lo rimproverò. Draco storse il naso. “Davvero un bell’esempio…” soffiò. “Nipote impudente! Guarda che io lo faccio per te! Ti devo proprio far dare una strigliata…non mi si manca di rispetto così!” urlò quasi Bellatrix. Il terzo sospirò stanco. “Draco ha ancora le ferite di ieri da recuperare…se bevesse alcool lo prenderei a schiaffi io personalmente…” la contraddisse. La donna poggiò pesantemente il bicchiere sul tavolo. La ragazza temette che si rompesse anche questo. “Allora, a che negozio tocca chiudere?” chiese visibilmente irritata Bellatrix. Draco bevette un lungo sorso di caffè. I suoi nervi stavano per cedere. “Per oggi nessuno...lo sai che siamo qui solo in visita specifica…” rispose acido il terzo. La donna corrucciò la fronte. “Non posso incendiarne nemmeno uno? Dai Severus, uno piccolo piccolo!” lo pregò. Sbattendo le folte ciglia. Giulia si astenne dal tirarle il primo vaso che trovava. Come osava fare gli occhi dolci a Piton?! Quella vecchia megera! “No Bellatrix…non se ne parla…” rispose Severus. Rabbrividendo schifato. Bellatrix sbuffò. “È la giornata giusta per fare fuori il negozio dei Weasley…non vedo l’ora di dar fuoco a tutti quei bei giocattoli…” cantilenò quasi. La ragazza si sentì mancare. Non voleva che succedesse nulla a Fred. “Piantala zia...sei irritante…” la riprese Draco. La donna lo guardò male. “Sbaglio o hai dimenticato che io sono più importante di te Draco? Da quando ti è permesso darmi ordini?” soffiò. Il biondo ghignò. “E chi ha deciso che tu sei più importante zia?” rimbeccò. Piton sbuffò al limite. “I vostri battibecchi famigliari lasciateli al castello, qui siamo in pubblico e gradirei che conteneste le vostre litigate da bambini dell’asilo…abbiamo una reputazione da mantenere!” li zittì. Bellatrix non replicò. Si limitò ad affogare l’ira nel drink. Draco invece si voltò verso il professore con aria stanca. Giulia stava assistendo a tutto ancora al bancone. Fino a quando una cameriera non la chiamò, distraendola dalla scena. “Scusi signorina...in che cosa posso esserle utile?” disse. Era quella che aveva subito le manie di sadismo di Bellatrix poco prima. Una mano era fasciata. La ragazza prese un sospiro. “Ecco…fate cioccolate calde per asporto?” le chiese. La cameriera scosse la testa. “Mi dispiace…” rispose cordiale. Giulia diede un’occhiata al menù appeso sulla parete dietro al bancone. “Allora prenderò…due cappuccini per asporto e…quattro bignè piccoli al cioccolato…” ordinò. La cameriera le sorrise. Aveva ancora gli occhi lucidi. Tornò dopo dieci minuti con l’ordinazione. Era tutto chiuso in un sacchetto. La ragazza pagò. Mentre aspettava il resto si accorse di essere osservata. Gli occhi grigi di Draco erano fissi su di lei. Giulia arrossì. Il biondo ghignò e senza farsi vedere dalla megera vicino a lui tirò una gomitata a Piton in un fianco. Poi la indicò con un cenno della testa. Il professore si bloccò. La ragazza alzò una mano timida. E ora? Avrebbe voluto potersi avvicinare e salutarlo. Abbracciarlo. Severus cercava di non dare nell’occhio. Bellatrix era ancora sull’attenti. “Voglio ancora un giro…” esordì. Per poi alzarsi. Draco strabuzzò gli occhi. Subito si alzò di rimando. “Zia! Stai seduta…te lo prendo io…” le disse. La donna lo guardò sospettosa. “Da dove arriva tutta questa gentilezza Draco?” gracchiò. Il biondo deglutì a fatica. “Non hai detto tu che devo essere più obbediente e controllato nei tuoi confronti?” rispose mellifluo. Bellatrix lo osservò per qualche secondo. Poi ghignò. “Vedo che qualche volta mi ascolti…bravo marmocchio…” lo lodò. Scompigliandogli i capelli. Draco aspettò che si risedesse e poi si allontanò. Tirando un sospiro di sollievo. Giunto al bancone si mise proprio davanti a Giulia. Copriva del tutto la sua immagine. “Si può sapere che ci fai tu qui? Non vi è bastato il casino di ieri sera?” la rimproverò. La ragazza arrossì. “Io…io non sapevo che ci foste voi qui!” rimbeccò. Il biondo la guardò. “Tu e Piton siete peggio di due calamite…ovunque va lui cinque minuti dopo appari anche tu…” sbottò. Giulia gli tirò un piccolo pugno sul petto. “Spiritoso…” sbuffò. Draco ghignò. “Piuttosto, c’è anche Anna?” chiese. Allungando il collo verso l’uscita. La ragazza scosse la testa. “Io sono venuta a fare compagnia a Fred al negozio Weasley…George e Anna sono stati confinati a casa con la scusa delle convalescenza…” spiegò. Il biondo si immobilizzò. “Convalescenza? Ma…Anna sta bene vero?” boccheggiò. Giulia sorrise. “Certo scemo…l’hai vista anche tu ieri sera no? È che sua madre esagera come sempre…” lo tranquillizzò. Draco tirò un altro sospiro di sollievo. “Comunque ti conviene filare ora…prima che mia zia si insospettisca ancora…” le consigliò. La ragazza annuì. Ma timidamente si sporse di lato per puntare ancora le iridi nocciola su Piton. Il biondo sospirò esasperato. “Non credo che potrete vedervi più di così oggi…per me non ci sono problemi, ma sai, una vecchia megera ci sta attaccata coma una cozza allo scoglio…” la avvertì. Giulia tornò ad abbassare lo sguardo. “Capisco…bhe…se ti chiede qualcosa sai dove sono…” rispose un po’ delusa. Draco sorrise. “Ah Draco…grazie per aver difeso Astrid dall’attacco…” lo ringraziò poi lei. Il biondo alzò le spalle. Forse a disagio. “Lo so che non è facile…però…ecco…potresti tenere lontana Bellatrix dal negozio dei gemelli?” gli chiese ancora la ragazza. Draco annuì. “Lo sto già facendo…” rispose. Sogghignando. Giulia sorrise. La cameriera tornò finalmente con il resto. La ragazza prese il suo pacchetto. “Draco…non ti devi sentire in colpa…Anna lo sa come sei veramente ed anche io ed Herm…ti vogliamo tutti bene…” gli disse. Il biondo la guardò divertito. “Grazie Giulia…mancava la frase da diabete no?” la prese in giro. Giulia gli fece la linguaccia. Poi lo salutò facendo ciao con la mano. Ed uscì. Prese l’ombrello e si ributtò sulla strada. Fino ad arrivare a negozio. Non c’erano nuovi clienti. Fred l’aiutò ad aprire la porta. Poi iniziarono a consumare la merenda. Lei non sapeva se raccontare della scena al rosso. Dopotutto c’era di mezzo anche il suo negozio. Non se la sentiva di mentirgli. Ed era stata via molto. Non era in grado di elaborare una scusa decente. Così gli raccontò della simpatica combriccola. Fred non ne fu particolarmente sorpreso. Sapeva che Bellatrix moriva dalla voglia di dare fuoco al negozio. Ma lui e George avevano già ideato misure di sicurezza. “Piuttosto, il Pitonchio non ti ha detto nulla?” chiese ancora. Mangiando un bignè. Giulia scosse la testa. “Non poteva…Bellatrix cel’ha con me e con Anna…sarebbe stata capace di aggredirmi li in bar…” sospirò. Poi gli pulì con un tovagliolo i lati della bocca. Sporchi di cioccolato. Fred sbuffò divertito. “Però ho parlato con Draco…se Piton chiederà qualcosa gli dirà dove sono…se vuole vedermi io sono qui…” aggiunse la ragazza. Il rosso annuì e le passò l’altro bignè. Quando ebbero finito ripulirono il bancone ed aspettarono. Giulia rimase a trotterellare vicino alla porta. Qualche volta si voltava verso la strada. Scrutava attraverso le vetrine. Ma vedeva sempre la solita gente incappucciata. Eppure sperava. Anche se la sua logica diceva che Severus non si sarebbe mai abbandonato ad un gesto così. Non avrebbe rischiato di farsi seguire da Bellatrix. Lui non era impulsivo come lei. Quando si erano visti a Notturn Alley le stava anche per dire qualcosa. Prima di andare a cercare Hermione. Chissà se erano novità importanti. La ragazza venne distratta dall’arrivo di altri clienti. E fu così che andrò avanti fino alle sei. Dalla porta entrarono solo ragazzini o genitori. Di Piton nemmeno l’ombra. Giulia si rassegnò quando Fred chiuse a chiave il negozio. Poi le strinse la mano e si smaterializzarono. Arrivati alla Tana l’idea di avere avuto un pomeriggio faticoso e chiassoso fu spazzata via. Infatti le urla che arrivavano dalla casa si sentivano anche in cortile. I due si guardarono perplessi ed entrarono. In cucina c’erano due schieramenti. Molly e Ilary da un lato e Ginny e Mary Kate dall’altro. Erano le due Weasley ad avere parola in quel momento. “Nemmeno per sogno mamma! Senza di lei a Hogwarts non ci rimetto piede!” sbraitò la minore. Incastrando la baby Haliwell in un abbraccio. La madre scosse la testa esasperata. “Ginevra Molly Weasley, tu tornerai a scuola, non voglio più sentire obbiezioni!” la zittì. Ginny tirò un urletto irritato. “Allora ci tornerò anche io!” si intromise Mary Kate. Ilary si passò una mano sulla fronte stufa. Quella discussione stava andando avanti da una buona mezzora. “Ti rendi conto di quello che dici tesoro? È decisamente impossibile che io ti mandi ad Hogwarts fra le braccia dei Mangiamorte!” sbottò. La figlia per tutta risposta ridusse gli occhi a fessure. “La fai facile tu, sei Purosangue! Io non lascerò Ginny da sola, mai! Non ho scelto io di essere una Mezzosangue, quindi decido io se tornare o no a scuola!” rimbeccò. Ilary rimase a bocca aperta. “Signorina attenta a come parli sai! Non mancare di rispetto a tua madre in questo modo!” la rimproverò. Fred e Giulia si guardarono attoniti. “È meglio se ce la svigniamo prima di diventare vittime fra lo scontro generazionale…” propose il primo. La seconda annuì. Così salirono. Il rosso andò a trovare George. Mentre la ragazza andò alla sua camera. Quando sentì due voci famigliari rimase quasi di sasso. Anna era sdraiata sul suo letto. Harry stava seduto su quello di Hermione. Non si stavano uccidendo a vicenda. E nemmeno insultando. “E così Ginny usa quella bocca solo per litigare con sua madre eh? Povero Harry…” commentò la castana. Il ragazzo non si scompose. “Oramai le tue battutacce a sfondo sessuale non mi toccano Anna…e comunque anche tua sorella non scherza in quanto a litigi…” osservò. Anna gli fece la linguaccia e si mise sulla testa il cuscino. “Se non la smette di gracchiare giuro che scendo e le tappo quel forno di bocca a suon di calci!” minacciò. Harry rise. Giulia rimase a guardarli allibita. I due la notarono. “Tranquilla tesoro…siamo sobri e si, stiamo avendo una conversazione civile…” le confermò la castana. La ragazza entrò e si andò a sedere accanto a lei. Il ragazzo la guardava un po’ imbarazzato. “Harry, non avevi qualcosa da dire a Giulia?” lo invitò Anna. Si era arresa a dover interpretare la parte dell’ambasciatrice della pace. Giulia lo guardò curiosa. Era già incredibile che quei due avessero chiarito. Che ora gli fosse tornato un po’ di sale in zucca? “Ehm…si…ecco Giulia…io…ho parlato con Anna oggi e ho riflettuto su quello che mi hai detto stamattina…” iniziò a dire Harry. La ragazza annuì. “Mi sono reso conto che quello che ho detto ieri sera era il frutto di uno dei miei giudizi…oramai io ho lo stereotipo di Piton come un pipistrello troppo cresciuto e senza cuore…mi è difficile capire come possa starti anche solo simpatico…” continuò il ragazzo. Giulia alzò un sopracciglio. La castana ridacchiò. “Nonostante la mia personale opinione non posso sapere come sia stato quello che c’era fra voi…come ho detto ad Anna non ritirerò le accuse fatte ieri perché ci credo, però ti chiederò comunque scusa perché tu sei sempre stata sincera con me...so che non avresti mai emesso giudizi del genere se avessi avuto relazioni importanti…anche quando Cho mi ha rifiutato mi sei stata vicino e mi hai abbracciato, come fai sempre…mi dispiace di essermi comportato come una cacca di drago…” si scusò Harry. La ragazza arrossì. Quelle erano le parole magiche che voleva sentire da quando lui aveva iniziato a comportarsi come uno stupido egocentrico. “Diciamo pure come una vera merda…” lo corresse Anna. Il ragazzo la guardò male. “Non serve enfatizzare…” la riprese. Giulia sospirò. Poi puntò ancora le iridi nocciola su quelle verdi di lui. come aveva fatto quella mattina. Non bruciavano più. “Grazie…apprezzo la tua sincerità…ora si che riconosco il vecchio Harry…quello con cui sono cresciuta…” sorrise. Stavolta toccò ad Harry arrossire. Il sorriso di quella ragazza era qualcosa di meraviglioso. Non poteva dare torto a Piton di essersene innamorato. “Santo Manson quanto diabete!” si intromise Anna. Spezzando definitivamente quell’atmosfera di nervosismo e contrasto che si era insinuata in loro dall’anno prima. Così i tre scoppiarono a ridere. L’ennesimo urlo dal piano di sotto li interruppe. “Harry, vai a portare via la tua fidanzata prima che la madre la distrugga…” lo pregò Giulia. Il ragazzo annuì e si alzò. Lasciandole finalmente da sole. “Sono ancora incredula…la convivenza nei prossimi mesi non sarà così pessima…” esordì Anna. L’amica strinse i pugni. “Piton è buono…e io glielo proverò vedrai…” disse decisa. La castana sorrise e l’abbracciò. Giulia approfittò del tempo libero fino a cena per raccontarle del piccolo incontro al bar. Dopo l’avrebbe riassunto anche ad Hermione. Questa era stata chiusa tutto il pomeriggio nella camera di Ron. I due se ne erano stati sul letto abbracciati. Scambiandosi baci e parlando. “Avanti Ron! Siamo qui da tutto il giorno, chissà cosa penseranno gli altri!” squittì imbarazzato il prefetto. Alzandosi a sedere. Il rosso la trascinò ancora vicino a lui. “Che maliziosa che sei Mione!” la punzecchiò. Hermione arrossì. E nascose il viso fra le mani. Ron gliele tolse e le prese il mento. Sollevandoglielo per poterla baciare. Come al solito dal dolce si passò al bacio più prepotente. Al prefetto piaceva. Non si era spinta così in la con Krum e ogni cosa era nuova. Quando si staccarono avevo il fiatone. “Ci sai fare tu eh? Esercitato molto con Lavanda…” commentò. Il rosso storse la bocca. “Ancora con questa storia Mione? Tel’ho già detto, preferirei baciare un San Bernardo bavoso che replicare con quella!” sbottò. Hermione ridacchiò. “Che bisogno c’è, ci sono io per i baci ora…” lo corresse. Ron scosse la testa divertito e la baciò ancora. A risentirsi il prefetto si sarebbe quasi presa a schiaffi. Quando stava con lui diventata un’ochetta imbecille. E quando la baciava si perdeva completamente. Non capiva più nulla. Il rosso continuò a baciarla e pian piano le lasciò tutto il letto. Scivolandole sopra. Hermione era concentrata nel bacio e non se ne accorse subito. Ron le spostò i capelli e iniziò a baciarle il collo. Mentre appoggiava una mano sulla pancia. A sentire quel contatto il prefetto si irrigidì. Solo allora si figurò la situazione. Divenne paonazza. Il rosso continuò a seguire la linea del collo fino ad arrivare alla spallina della canotta. La spostò di poco rivelando quella del reggiseno. Hermione si morse il labbro inferiore. Era bloccata. Non sapeva assolutamente che fare. Era una di quelle situazioni per cui Mark l’aveva sempre presa in giro. La mano sulla pancia di lei aveva iniziato a salire nel frattempo. “Mi dispiace dover interrompere i vostri sollazzi carnali, ma la cena è pronta…” li interruppe una voce. Fred aveva aperto la porta e loro non sen’erano accorti. Dietro di lui Anna e Giulia ridacchiavano divertite. Il prefetto arrossì fino alla punta dei capelli e Ron uguale. La prima non ringraziò mai abbastanza il gemello per averli interrotti. Veloce si tirò su e raggiunse le amiche. Il rosso rimase li da solo. A boccheggiare come un pesce. “Io…io arrivo subito…” disse solo. Fred sogghignò e si allontanò per andare da George ad aiutarlo. E a raccontargli le nuove apparenti prodezze. Giulia e Anna trascinarono Hermione nel bagno con la scusa di lavarsi le mani. “E brava Herm! Ti avvinghi a lui come una piovra e non ci dici niente!” commentò la castana. Il prefetto si lavò le mani veloce e si sedette sull’orlo della vecchia vasca da bagno. “Non pensavo che Ron si fosse svegliato così tanto…” osservò divertita l’altra. Il prefetto scosse la testa. “Ragazze basta…devo ancora realizzare cosa stava per succedere…” le richiamò isterica. Le due si guardarono perplesse. “Devo dedurre che dopo cena ci sarà una bella seduta psichiatrica…” esordì Anna. Hermione annuì impercettibilmente. Giulia la prese per mano e la sollevò. Per poi andare tutte e tre a cena. L’atmosfera dell’incontro verbale di poco prima sembrava essersi calmata. Però i lottatori erano ancora piuttosto nervosi. Madri e figlie non si guardavano nemmeno. Ron si era ripreso dallo shock e parlottava con Harry. Fleur, ignara di litigi e situazioni imbarazzanti, continuava ad elencare il numero degli invitati dalla sua parte al matrimonio. Molly così fu fortunatamente sviata dalla discussione di poco prima. “Harry e Ron si trasferiranno in soffitta…caro, credi che si potrebbe allargare con la magia la stanza delle ragazze per far posto a Gabrielle?” propose ad Arthur. I tre uragani per poco si strozzarono alla prospettiva della nuova coinquilina. L’uomo si grattò il mento con la mano dubbioso. “È impossibile tesoro…i letti sono già abbastanza stipati…però Gabrielle potrebbe dormire con qualcuno…troppo grande per dormire con i suoi, però con Fleur ci starebbe…tu sei disposta?” commentò. La Veela sorrise cordiale. “I signori Delacourt staranno nella nostra camera e gli altri parenti arriveranno il giorno del matrimonio…quindi direi che siamo apposto…” concluse Molly soddisfatta. Ma Fleur tossicchiò. “Veramonte…sci sarebbe un’altra persona che arriva con i miei scenitori e mia sorella…” precisò. La signora Weasley sospirò. “È il migliore amico di Fleur…non può mancare…” spiegò spiccio Bill. Le ragazze si guardarono stupite. Da quando la Veela aveva un migliore amico?! Oltre che la seduta psicologica a Hermione avrebbero dovuto fare anche un interrogatorio alla sposina. La cena proseguì con il matrimonio come argomento principale. Dopo il dolce tutti si radunarono in salotto. I tre uragani ne approfittarono per svignarsela in camera. Avrebbero avuto almeno un’ora prima che qualcuno si aggiungesse al discorso. Hermione se ne stava seduta su suo letto. La gambe incrociate. Giulia ed Anna si divisero il letto di quest’ultima. “Ebbene Herm…dicci, cos’è che ti turba…” la invitò. Il prefetto la guardò scettica. “Non ti atteggiare a psicologa…non vorrei che Freud si rivoltasse nella tomba…” la richiamò. La castana alzò il naso a mo di snob. “Giusto a titolo informativo cara, ti vorrei rimembrare che è esistita una Anna Freud!” esclamò fiera. Hermione sospirò spazientita. Giulia ridacchiò. “Il dibattito è molto interessante signorine, però noi ci siamo riunite per parlare di altro…nevvero?” ricordò poi. Il prefetto storse il naso. “Herm, lo sapevamo tutti che questo momento sarebbe successo…tu e Ron fate coppia fissa e non potete rimanere a inseguire api insieme al padre di Giulia per sempre…” osservò Anna. La ragazza le diede uno spintone mentre Hermione sbuffò. “Anche se è successo sia a te che a Giulia non vuol dire che debba succedere anche a me…non…non è il momento!” trillò. La castana la guardò alzando un sopracciglio. “E ti pare che fra me e Draco sia successo in un momento rose e fiori? Avevo appena scoperto che era un Mangiamorte…” precisò. Giulia alzò la mano. “Io la prima volta che ci ho provato sono stata rifiutata…” commentò. Hermione scosse la testa. “Erano altre situazioni! Io e Ron non abbiamo scadenze imminenti…non vedo perché farlo ora…” sbottò. Le amiche si guardarono. “Herm guarda che Ron non è un animale primordiale! Se gli dici di no chiaramente capirà…ho capito che ha gli ormoni in visibilio, però non ti farà fare nulla contro volontà…” propose Giulia. Anna annuì. “E nel caso che fosse un tale cretino potresti sempre mollarlo e andare da Mark…” aggiunse. La ragazza le diede una spinta. Il prefetto arrossì. “Non voglio più parlarne…” sussurrò. Le altre due sospirarono. “Piuttosto, prima ho sentito Ginny che si lamentava con Harry del fatto che è stato con te qui tutto il pomeriggio…” esordì d’improvviso Giulia. Tanto per cambiare argomento. Hermione strabuzzò gli occhi. “Se è gelosa fatti suoi…è lui che è rimasto qui a parlare…abbiamo fatto un discorso civile e ci siamo chiariti…” soffiò irritata Anna. Il prefetto sospirò tranquillizzata. “Sai Herm…oggi…Fred mi ha mandato a comprare la merenda in un bar vicino al negozio…li ho trovato Draco, Bellatrix e Piton in una delle loro missioni…” confessò Giulia. Hermione per poco cadde dal letto. “Grazie a Draco lei non mi ha vista…però ecco…non ho nemmeno scambiato una parola con Sev…non potevo avvicinarmi…ho detto a Draco che ero al negozio dei gemelli nel caso Piton chiedesse qualcosa…speravo venisse anche solo a salutarmi…l’ho aspettato…ma non è venuto…” continuò a raccontare la ragazza. Il prefetto aprì la bocca per dare una valida spiegazione ma l’amica la bloccò. “Lo so che in missione non può fare nulla per rischiare di sbilanciarsi però ci sono rimasta comunque male…mel’ha detto lui quel pomeriggio a Notturn che non ci potremo vedere per un po’…aveva un’occasione e sel’è lasciata scappare…” concluse Giulia affranta. Tirando le ginocchia contro il petto. Anna si avvicinò e appoggiò una guancia sulla sua testa. “Che depressione…” commentò infine Hermione. Ci fu qualche minuto di silenzio. In cui ognuna cercava il modo per risolvere il problema dell’altra. I loro pensieri però furono interrotti da un bussare. “Ragazze…” esordì Sebastian. Aprendo la porta. Il prefetto arrossì ripensando ai discorsi precedenti. “Ciao papà…che c’è?” biascicò Giulia. L’uomo la guardò ed entrò. “Ecco…Anna, Hermione…dovrei parlare un attimo con Giulia…da solo...potreste lasciarci da soli?” chiese. La figlia rimase a bocca aperta. Un discorsetto da suo padre mancava proprio a coronare la giornata già abbastanza allegra. Anna si alzò e le diede una pacca sulla spalla. Poi uscì dalla stanza con Hermione. Richiudendosi la porta alle spalle. Giulia rimase sul letto della castana. Il padre si avvicinò e si sedette accanto a lei. Si era cambiato dal lavoro e giacca e cravatta erano stati sostituiti da pantaloni di tuta e una vecchia t-shirt della squadra di Quiddich dei suoi anni. Sembrava più giovane così. Quel vestito da dove è sbucato, che impressione vederlo indossato, se ti vede tua madre lo sai questa sera finiamo nei guai. “Di cosa mi devi parlare?” chiese la ragazza. Sebastian si guardò intorno. Era tornata sana e salva dal pomeriggio passato col volpone quindi sua moglie ne aveva approfittato per rimembrargli il modo poco cortese con cui aveva continuato a trattare i due ragazzi. Per completare il quadro Mary non si era nemmeno lasciata sfuggire un particolare sul presunto innamorato. Alla fine lui era stato spinto a fare una chiacchierata con la figlia. In realtà il suo fine era di chiarire le cose ma, se ci fosse stato veramente questo ragazzo, di scoprire qualcosa su di lui puntando sulla sincerità reciproca. Giulia continuava a guardarlo dubbiosa. È strano ma sei proprio tu quattordici anni o un po' di più, la tua barbie è da un po' che non l'hai e il tuo passo è da donna ormai. “Ecco…si…io…volevo parlarti di un po’ di cose…anzi, chiederti spiegazioni a dire il vero…” iniziò a dire il padre. La ragazza inclinò la testa. Che avesse finalmente capito che lei stava con Piton? Molte cose si sarebbero semplificate. “Vedendoti andare così d’accordo con Fred mi sono fatto supposizioni sbagliate…io credevo che tu stessi con lui…” confessò Sebastian. Un po’ imbarazzato. Giulia arrossì a dismisura. “Ma…pa…papà! Noi non stiamo…noi non siamo…si insomma…Fred è il mio migliore amico!” trillò. Il padre tirò un impercettibile sospiro di sollievo. Quando la figlia si fu ripresa dalla tachicardia riprese. Al telefono è sempre un segreto, quante cose in un filo di fiato e vorrei domandarti chi è ma lo so che hai vergogna di me. “Papà è dal primo anno che siamo così amici…lui è sempre stato come un fratello per me…mi ha sempre protetto…” sbottò. Sebastian storse il naso. Il volpone rosso era di troppo. Lui doveva proteggerla. “Ma tesoro…non ti serve qualcuno che ti protegga…non ti fidi più del tuo papà?” chiese. Con quell’aria da cane bastonato. Giulia sospirò esasperata. “Non puoi tenermi lontano da ogni forma maschile che esista…” sbuffò. Il padre sviò il suo sguardo. “Non ho niente contro il fatto che tu stia con Ron o Harry…” la corresse. La ragazza alzò un sopracciglio. Sebastian stavolta la guardò bene. Quel gesto gli era famigliare. “Sono fidanzati tutti e due…” aggiunse lei. Sebastian fischiettò innocente. La figlia scosse la testa. La porta chiusa male e tu, lo specchio, il trucco, il seno in su' e tra poco la sera uscirai delle sere non dormirò mai. “So che il fatto che io sia cresciuta è un trauma per te papà...però non puoi sospettare di Fred…non potrei desiderare amico maschio migliore di lui!” lo difese. Il padre incrociò le braccia al petto. “Giurami che non ti ha toccato nemmeno con un dito e lo lascio stare…” cercò di contrattare. Giulia rimase a bocca aperta. L’uomo davanti a lei stava seriamente mettendo alla prova i composti geni Cohen. Fra poco gli avrebbe fatto magiare un cuscino. “Giuralo tesoro…giura che oltre a quegli abbracci in cui purtroppo vi vedo sempre impegnati non ha fatto nulla…” la istigò Sebastian. Alla ragazza vennero in mente tutti gli anni passati. Rimase impalata senza dire nulla. Mentre le immagini di lei e Fred scorrevano nella sua mente. Il primo incontro. Gli scherzi ad Hogwarts. I suoi abbracci. Tutte le volte che tifava per lei nelle risse. Il suo primo bacio. Quando la consolava dopo averla trovata fuori dall’ufficio della Umbridge con le mani distrutte. E intanto il tempo se ne va e non ti senti più bambina, si cresce in fretta alla tua età non me ne sono accorto prima. Il padre la osservava attento. Già il fatto che stesse esitando era un brutto segno. Ma se davvero quel ragazzino le aveva fatto qualcosa l’avrebbe trucidato. A costo di chiudere Molly in uno sgabuzzino. “Dunque?” la richiamò. Giulia sobbalzò. “No…non mi ha mai fatto nulla di male papà…” confermò. L’uomo la guardò poco convinto. La ragazza si spostò sul bordo del letto vicino a lui. Le gambe inclinate di lato. “Papà…devi sapere una cosa…” iniziò a dire. Sebastian si irrigidì. Forse gli avrebbe detto la verità sul presunto ragazzo. Anche se lui era ancora convinto che fosse Fred. “So che non vuoi tollerare il fatto che i ragazzi che mi stanno intorno pensino a me…ecco…come tu pensavi alla mamma alla mia età…” continuò. Il padre deglutì a fatica. Giulia puntò le iridi nocciola sulle ginocchia. Non poteva credere di star facendo proprio quel discorso. E intanto il tempo se ne va coi sogni e le preoccupazioni, le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni. “Un giorno però io avrò una famiglia…e i bambini non nasceranno sotto i cavoli…è inevitabile che io faccia certe cose…” disse d’un fiato. Sebastian impallidì. “Ma il matrimonio è molto lontano tesoro…” boccheggiò. La ragazza si morse il labbro. Le vennero in mente le volte in cui era rimasta a dormire da Severus. Rimanevano sotto le coperte. E dopo aver fatto l’amore parlavano del futuro. “Bambina…sei arrossita…” osservò irritato il padre. Giulia inclinò la testa per far si che i capelli le nascondessero le guance. “Avanti, chi è il bellimbusto che ti ha messo in testa tutti questi pensieri?” le chiese ancora lui. La ragazza scosse veloce la testa. “Questi sono miei pensieri…sto solo cercando di fare un discorso serio con te papà…quando abbiamo litigato pensavo avessi iniziato a considerarmi più matura…” spiegò. Sebastian si bloccò. Lui continuava ad issare il muro di papà geloso. Però l’unica cosa che voleva Giulia era un discorso alla pari. Farsi donna è più che normale ma una figlia è una cosa speciale. “Avanti tesoro…parla pure, ti ascolto…” esordì. Allungando una mano e tirandole indietro una ciocca di capelli per scoprirle il viso. Lei si voltò di poco. “Per me l’ideale di amore siete tu e la mamma…siete felici assieme e anche io voglio essere così…essere amati e amare è una cosa importante per me e fare l’amore, come il bacio, è una conseguenza che deve venire da se…non c’è un’età…basta che sia qualcosa di profondo, l’unione di due corpi e anime…” raccontò. Fu la volta del padre di rimanere a bocca aperta. Le sue parole erano così concrete. Che fosse davvero innamorata di questo misterioso ragazzo? Il ragazzo magari ce l'hai qualche volta hai già pianto per lui. “Quello che mi hai appena detto è…è bellissimo tesoro…” la lodò. Giulia sorrise imbarazzata. Aveva solo espresso tutto ciò che provava quando stava con Severus. Purtroppo non sapeva quando avrebbe riprovato quelle sensazioni. Le mancavano da morire. E avere il professore a pochi passi di distanza da lei senza poterlo nemmeno abbracciare era stata una dura prova. Non era giusto. Non era giusto che una come Bellatrix potesse fargli gli occhi dolci ogni giorno. Non era giusto che potesse vederlo quando voleva. Non era giusto che lei vivesse con lui. Questi pensieri le fecero tremare il cuore. La ragazza strizzò gli occhi per evitare di iniziare a piangere. La gonna un po' più corta e poi malizia in certi gesti tuoi e tra poco la sera uscirai delle sere non dormirò mai. “Ora che siamo in confidenza bambina…te la sentiresti di parlarmi…di…di quel ragazzo?” le chiese il padre un po’ titubante. Non voleva rovinare il momento. Però era troppo curioso. Giulia sospirò. Forse era arrivato il momento. L’occasione che tanto aspettava. “Ecco…lui…lui è più grande di me…però ci intendiamo davvero bene…conversiamo e anche se sembriamo molto diversi abbiamo tante cose in comunque…” iniziò a dire. Sebastian sorrise. Era riuscito a smuovere la situazione finalmente! Ora doveva solo stare calmo e ascoltare. “Lo stimo come persona…è tanto forte e riesce sempre a tirarmi su di morale con un suo sorriso…sai sorride raramente quindi ogni volta che riesco a farlo ridere è una cosa bella per me…è una conquista…” continuò a raccontare la ragazza. Il padre annuì. La descrizione purtroppo gli fece pensare subito ad un uomo. Ma cercò di scacciare subito quell’idea. E intanto il tempo se ne va e non ti senti più bambina, si cresce in fretta alla tua età non me ne sono accorto prima. “È gentile con me…anche se faccio sempre disastri quando cerco di aiutarlo…ha una sottile ironia che rende i nostri discorsi sempre frizzanti…gli rispondo a tono e lo vedo che si diverte…” proseguì Giulia. Sebastian fece un piccolo sorriso. “Sembra un ragazzo perfetto…” commentò. La figlia scosse la testa. “Per me lo è, però lui si fa un sacco di paranoie…è logico e razionale…mentre io sono la casinista…stare con lui mi fa sentire bene…” rispose. La voce tremula. Il padre annuì. E le fece una carezza sulla testa. Non poteva negare di essere geloso di questa nuova entità. “È per lui che sei sempre così pensierosa?” le chiese. Giulia alzò le spalle. Stava per replicare. Ma sentì qualcosa bloccarle le parole. Le era venuto un enorme nodo in gola. “Appena tutto si sistemerà…potresti…potresti invitarlo a cena…sono sicuro che anche a tua madre farebbe piacere conoscerlo…” si sforzò Sebastian. La ragazza strinse i pugni. “Papà…sia tu che la mamma lo conoscete già…” sussurrò. Il padre la guardò dubbioso. Prima che potesse chiedere spiegazioni però Giulia scoppiò a piangere. Sebastian rimase impietrito. “Scusa…papà… potresti andare? Voglio rimanere da sola…” lo pregò la figlia. E intanto il tempo se ne va coi sogni e le preoccupazioni, le calze a rete han preso già il posto dei calzettoni. L’uomo non disse nulla. Si alzò e si avviò verso la porta. Era contento per il breve dialogo così serio. Però la visione di Giulia in quegli stati lo uccideva. La guardò ancora un ultima volta. Poi uscì e chiuse la porta. La ragazza rimase seduta sul bordo del letto. La testa bassa. Le lacrime che scendevano senza freni. I pugni chiusi. Le spalle tremanti dai singhiozzi. Non avrebbe voluto farsi vedere così. Ma era abbattuta. Pensava di poter superare certi momenti. Forse non era così.
Hermione e Anna si erano trasferite al piano di sotto. Sedute sulle scale aspettavano il ritorno di mr Wyspet. Sentirono il pavimento scricchiolare sempre più vicino. Sebastian le sorpassò poco dopo. Le due amiche si alzarono subito e corsero in camera. Trovarono Giulia con la faccia immersa nel cuscino. Tremava e sembrava soffocare dei singhiozzi. Hermione rimase a bocca aperta. Anna si avvicinò piano e si sedette sul letto. “Che ti ha detto il barbagianni stavolta?” le chiese. La ragazza sobbalzò. Poi si voltò di poco per vedere la castana. “Mio padre non…non centra stavolta…” sussurrò. Il prefetto andò accanto al letto e si inginocchiò. Aveva il viso di fronte a quello di Giulia. Inclinò la testa e allungò una mano per farle una carezza. “Vuoi raccontarci quello che è successo?” disse. A mo di mamma premurosa. La ragazza tirò su con il naso. E si girò di fianco. Anna fece levitare una scatola di fazzoletti fino a loro e gliene porse uno. L’amica lo accettò e si asciugò le lacrime. “Gli ho parlato un po’ di Severus…non penso abbia capito che è lui…volevo dirglielo una volta per tutte ma mi sono interrotta…non ce la faccio più…pensavo di poter sopportare questa situazione ed invece sono così…debole…e lagnosa…” spiegò. Hermione scosse la testa. “Non sarà sempre così…” cercò di rassicurarla. Continuando a farle carezze. “Però ora è così…mi sono sempre detta di essere forte, di farlo per tutte noi e per lui…sta passando cose ben peggiori mentre io ho una casa e pasti assicurati…” commentò ancora Giulia. Anna storse in naso. “Tesoro…puoi concederti di crollare qualche volta…è normale…ognuno ha il suo modo di reagire…io per esempio mi faccio venire le crisi isteriche…la nostra mammina qui invece si butta a pesce sul suo ragazzo…” precisò. Il prefetto arrossì e la spintonò. La ragazza sospirò. “Forse partire con Harry è l’unica soluzione possibile…almeno avremo altro a cui pensare…” aggiunse Hermione. Le tre si guardarono. Se anche Giulia era arrivata a simili livelli emotivi era il segno che nulla stava andando bene. L’indizio che confermava il bisogno di staccare la spina da tutto. Per concentrarsi solo su u obbiettivo comune.
Nel mentre non solo alla Tana si manifestava il tumulto generale. Al castello Malfoy i Mangiamorte sciamavano nei corridoi. Come al solito qualcuno si era rifugiato nella propria stanza. Nell’attesa di dell’arrivo di uno dei suoi due compari. Draco era rimasto solo tutta la sera. Era seduto sul suo letto e continuava a sbuffare. Da quando erano tornati da Diagon Alley sia Piton che Bellatrix si erano dileguati. Il primo sen’era sparito fra le sale del maniero. La seconda era andata a fare un giretto di sadica tortura chissà dove. E lui se ne stava buono da bravo bambino. Appena qualcuno avrebbe aperto la porta lui avrebbe scodinzolato come un cagnolino. Si faceva proprio pena. Moriva dalla voglia di richiamare Anna. Però sapeva che era rischioso. Voldemort era furioso per essersi perso Harry. E il biondo sapeva dove si trovasse. Anche se non ci voleva un genio per scoprirlo. Lui però non voleva mettere in pericolo la vita della sua amata e dei suoi amici e famigliari. Quindi se ne stava più lontano possibile dal Signore Oscuro. Stava iniziando a sfruttare quel ruolo secondario che gli era stato affidato. Voldemort doveva aver perso tutta la fiducia in lui dopo che aveva fallito il compito su Silente. Così l’aveva confinato a svolgere compiti inutili. Draco però non se ne lamentava. Sapeva di non poter tener testa ai poteri dell’Oscuro e se gli avesse letto nella mente probabilmente avrebbe trovato solo Anna. E ciò era proprio quello che lui non voleva. Un rumore dal corridoio distrasse il biondo dai suoi pensieri. Svelto si alzò e andò ad aprire di poco a porta per vedere. Qualcuno camminava a grandi falcate vero quelle stanze. Draco avrebbe potuto riconoscere quei passi dovunque. Senza pensarci uscì dalla camera. Piton gli passò davanti senza nemmeno salutarlo. “Hey prof! Aspetti!” lo chiamò. Severus non disse nulla. Si limitò e raggiungere la sua stanza e a chiudersi la porta alle spalle. Aveva passato l’ultima ora in compagnia dei suoi futuri colleghi professori. Voldemort aveva attuato una riforma ferrea ad Hogwarts e volente o nolente lui doveva rispettarla. Aveva ancora il regolamento in mano. Avrebbe voluto bruciarlo. Dalla porta iniziarono a bussare. Piton se lo aspettava. “Draco non cominciare…sono stanco e non sono in grado di farti da balia stasera…” rimbeccò acido. Il biondo smise. “Non sono venuto per fare i capricci prof…voglio solo un po’ di compagnia…” precisò. Oramai sapeva come trattare con Severus. Quest’ultimo sbuffò. “Non sono esattamente una buona compagnia come sai…in questo momento meno del solito…aspetta che torni Mark…” lo liquidò. Ma Draco scosse la testa. Ricominciò a bussare. Dopo cinque minuti Piton stava passando dall’esasperazione all’idea di omicidio. “Prometto di stare buono…” provò ancora il biondo. Severus si passò una mano sugli occhi esausto. “Abbiamo passato tutto il pomeriggio insieme Draco…sono stufo di averti sempre fra i piedi…” si lasciò sfuggire. Ancora il ragazzo si fermò. Dapprima avrebbe voluto girare i tacchi e tornarsene in camera imbronciato. Poi però decise di non fare il gioco del suo interlocutore. “Tanto lo so che lo dice per farmi andare via…avanti prof solo dieci minuti…poi me ne vado…” ci riprovò. Severus trattenne un’imprecazione. Se era solo per dieci minuti tanto valeva accontentarlo. Era come avere a che fare con un bambino. “E va bene…puoi entrare Draco…ma solo dieci minuti…” acconsentì. Il biondo entrò quasi saltellando. Si fiondò a sedersi sul letto in mezzo alla stanza. Godendosi l’improvviso silenzio Piton si rilassò. Poggiò il foglio con le regole sul comodino e si tolse il mantello. Draco si avvicinò piano e rubò il foglio. “E questo cos’è?” chiese curioso. Severus scosse la testa. “Nuovo regolamento della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts…” iniziò a leggere il biondo. Il professore non disse nulla. Almeno se leggeva si distraeva e non dava noia a lui. “Regola numero uno: nella Scuola sono beneaccetti solo i Purosangue. I Mezzosangue sono banditi dai territori scolastici e tanto meno saranno ammessi all’anno…la regola fondamentale eh?” continuò Draco. Severus alzò le spalle. Per quanto volesse opporsi non aveva potuto farci nulla. “Regola numero due: la scadenza del coprifuoco è alle 21.00, tranne per la Casata dei Serpeverde, per cui sarà allungato alle 22.00. Qualunque allievo venga sorpreso fuori dal proprio dormitorio dopo la scadenza del coprifuoco verrà severamente punito…per la serie pari opportunità per tutte le Casate…” proseguì il biondo. Dapprima fu soddisfatto della regola. Poi si ricordò del piccolo particolare che sarebbe stato da solo. Piton si era seduto poco lontano da lui. aveva sentito così tante volte quelle stupide regole che gli davano la nausea. “Regola numero tre: gli studenti saranno costretti a mantenere un linguaggio rispettoso verso i docenti. Se sorpresi a fare il contrario verranno puniti dal docente preso in causa, che gli infliggerà la punizione che meglio si adatta al danno subito…sbaglio o è già la seconda volta che si cita una punizione?” commentò Draco. Piton sorrise amaro. “Tutti i comportamenti non idonei alla politica scolastica verranno puniti…” riassunse. Il biondo storse la bocca. “Ma che schifo!” sbottò. “Ecco…questo ti costerebbe una punizione, quindi vedi di regolarti Draco…non puoi più fare quello che vuoi…” lo rimproverò Severus. Draco buttò il foglio per terra. “Davvero una grande fregatura…l’unica cosa bella è il coprifuoco allungato, ma senza Anna è inutile…” si lagnò. Il professore sospirò esasperato. “Mi rendo conto che il nuovo regolamento eliminerà le vecchie abitudini tue e della signorina Haliwell, il che è una cosa buona, però potrete vedervi fino alle 21.00…un buon modo per organizzare il vostro tempo…” commentò obbiettivo. Il biondo scosse la testa. “No prof…Anna non tornerà a scuola…” rimbeccò. Piton lo guardò. Era vero. Anna era una Mezzosangue. “È per il suo bene Draco…non vorrai forse che venga torturata da tutta quella marmaglia di Mangiamorte che ci sarà a scuola no?” commentò. Draco strinse i pugni. “Non è affatto giusto che le cose vadano così…la scuola è un diritto che ogni mago dovrebbe avere…Purosangue e non!” soffiò. Severus alzò un sopracciglio. “Non mi sembrava questa la tua opinione quando saltavi beatamente le lezioni per stare con la tua compare…” lo punzecchiò. “Sto parlando sul serio…se solo potessi far tornare Anna a scuola mi metterei a studiare seriamente e prenderei ottimi voti…questo doveva essere il nostro ultimo anno, con i diplomi e tutto il resto! Sarebbe dovuto essere l’anno più bello…e io me lo sono bruciato come uno stupido…” sospirò ancora il biondo. Piton non rispose. Capiva quanto fosse stata dura per il ragazzo veder stravolgere il suo mondo. Lui che era un adulto ancora non lo aveva pienamente accettato. Il professore non aveva bei ricordi del suo settimo anno, però almeno ne aveva. In quel momento si ricordò di una sera. In cui era stato chiamato nell’ufficio di Silente. Era il quarto anno forse. O il quinto. E stavano discutendo del più e del meno. Allora Albus gli aveva accennato al fatto di voler introdurre una nuova usanza. Un ballo di fine anno per festeggiare i diplomati M.A.G.O.. Silente adorava organizzare feste per i suoi studenti. L’ennesima lamentela di Draco lo riportò alla realtà. “Mi mancherà perfino quella perfettina di Hermione…almeno facevamo i compiti tutti assieme la domenica…” sbottò. Piton ragionò ancora. Anche la Granger era una Mezzosangue, per di più con tutti e due i genitori babbani. Per lei era pericoloso anche solo girare per strada. Facendo questi collegamenti un terzo si aggiunse. Solo che questo lo interessava da vicino. Giulia era una purosangue. Però né Anna né Hermione sarebbero tornate. Quindi di rimando nemmeno lei. What if I walked without you? What if I ran without you? “Dimmi una cosa Draco…sai per certo che Anna non tornerà a scuola?” gli chiese. Il biondo annuì sicuro. “Mel’ha detto quando ci siamo incontrati a Notturn…” rispose. Il professore rimase immobile. Draco lo osservò. Lo conosceva abbastanza bene da sapere cosa stava pensando. “Scusi se interrompo i suoi pensieri…però che ruolo le ha dato Voldemort nella scuola?” esordì. Piton prese un profondo respiro. “L’oscuro Signore mi ha promosso…sarò il tuo preside…” rispose. Il biondo per poco cadde dal letto. “Ma…ma è grandioso prof! Cioè preside…e Giulia lo sa? Sapendolo tornerebbe sicuramente a scuola!” esclamò. Lo sapeva perfino lui che quello era l’unico modo per tirar su di morale l’uomo. Severus però scosse la testa. Draco rimase allibito. “E che cosa sta aspettando?! Le mandi una lettera, la contatti in qualche modo!” lo invitò. Ma il professore sorrise amaro. What if I stand without you? I could not go on. “Non è così facile Draco…Giulia non tornerà solo perché io sono il preside…vuole difendere le sue amiche e così farà, cacciandosi in un migliaio di guai per giunta…” rimbeccò. Il biondo sbuffò. “Lei è proprio una testa dura…vuole proprio affrontare tutto questo da solo? Se proprio non vuole il sostegno mio o di Mark, chiami lei…così non si caccerà nelle solite missioni suicide…come ieri sera per esempio…lei e Anna stavano per finire incenerite da Bellatrix…” si lasciò sfuggire. Severus si voltò esterrefatto. “Che cosa intendi dire?” boccheggiò. Draco si allontanò di poco. “Ecco…ha…ha presente Anna no? Sulla scopa con lei c’era un Harry ma…quello era Giulia dopo la Pozione Polisucco…” spiegò. Piton si appoggiò una mano sugli occhi. L’aveva lasciata a inizio mese nella speranza che stesse attenta. E già andava ad affrontare l’orda di Mangiamorte. Però qualcosa non gli quadrava. What if I lived without you? What if I love without you? “Draco…tu come fai a saperlo?” osservò. Il biondo impallidì. “Ecco…ho i miei metodi prof…anzi preside…” lo liquidò. Piton lo guardò poco convinto. “Non si preoccupi! Starò più lontano possibile da Voldemort in modo che non possa sapere nulla…stavolta sono preparato!” lo assicurò il ragazzo. Il professore non commentò. Stava ancora digerendo la notizia. Era stanco dal pomeriggio e quella chiacchierata si rivelava essere peggio di una confessione. “Draco, i dieci minuti sono passati…ora vai…” gli ordinò. Draco lo guardò deluso. “Ma…stavamo chiacchierando…” osservò. Severus scosse la testa. “La condizione era questa…” gli ricordò secco. Il biondo si alzò imbronciato. Aveva iniziato a dirigersi verso la porta quando si fermò. What if I died without you? I could not go on. “Comunque professore sappia che Giulia la aspettava oggi pomeriggio…” esordì. Piton si voltò esausto. “Non sono fatti che ti riguardano…” rimbeccò acido. Draco incrociò le braccia al petto. “Giulia voleva salutarla…ed invece lei sen’è rimasto li a guardarla come una statua…” rispose ancora. Severus si alzò. Iniziava a perdere la pazienza. “Che cosa avrei dovuto fare? C’era Bellatrix, non potevo rischiare che sospettasse qualcosa! Tu non ti rendi conto di cosa comporta essere quello che siamo noi!” esclamò. Il biondo scosse la testa. “Rischiare…sempre e solo questa parola eh? Giulia è grande e maggiorenne e sa cavarsela da sola…per darle anche solo un abbraccio sarebbe disposta a sfidare mia zia a duello!” sbottò. Il professore fissò il suo sguardo su di lui. Gli occhi ridotti a fessure. “Che cosa ne sai di quello che pensa lei Draco?” soffiò. Draco sorrise. You left my side tonight, and I just don't feel right, but I cant let u out of sight. “È quello che io farei per Anna…sfiderei mari e monti per poterla vedere un minuto…non le spezza il cuore sapere che potrete vedervi sempre meno? E lei spreca un’occasione come quella di oggi per paura di un rischio…” spiegò. Piton non disse nulla. Le parole del ragazzo lo stavano colpendo come acqua gelata. “Avrebbe potuto chiedere il mio aiuto…avrei distratto io Bellatrix...le avrei spianato la strada…anche se non per molto sarebbe stato comunque qualcosa…” concluse il biondo. Il professore sbuffò. “Draco smettila di farti simili fantasie e vattene nella tua stanza…non voglio più sentire la tua voce almeno fino a domani…” lo cacciò. Draco alzò le spalle e andò alla porta. “Mi mandi pure via…sta di fatto che sa che io ho ragione…e come le ho già detto, si sta comportando da vero pirla…buonanotte professore…anzi, preside…” lo salutò. Poi chiuse la porta quasi sbattendola. Without you I'm no one, I'm nothing at all. Piton si sedette di peso sul letto. La testa fra le mani. Era incredibile che un ragazzino facesse la predica a lui! E la cosa peggiore era che aveva ragione. Solo che lui agiva in buona fede. Giulia era molto legata alle sue amiche e di sicuro non sarebbe tornata solo per lui. Non voleva che le abbandonasse per rinchiudersi in quella scuola che nemmeno lui voleva dirigere. Non voleva farle vedere ciò che Hogwarts sarebbe diventata. Però questa nuova notizia lo aveva abbattuto. Non solo avrebbe dovuto fare la parte del preside assassino ma non ci sarebbe stata nessuna Giulia a trovarlo la sera. What if I lie without you? What if I rise without you. Se all’inizio era quasi infastidito da quella presenza che lo disturbava sempre, il silenzio non riusciva più a sopportarlo. Ed averla vista in quel bar nel pomeriggio era stato un altro colpo. Era così bella e i suoi occhi nocciola stavano fermi su di lui nell’attesa di un qualche gesto. Da bravo scemo il professore non aveva fatto nulla. Aveva recitato talmente tanto la parte del Mangiamorte freddo che la stava recitando anche con lei? Vedere il suo sguardo a Notturn Alley. Vedere i suoi occhi lucidi mentre le diceva che non si sarebbero più potuti vedere per chissà quanto. Per la prima volta stava realmente pensando a cosa sarebbe successo se Voldemort non avesse comandato la sua vita. And what if I dream without you? I could not go on. Avrebbe continuato la sua estate fra Silente e le lettere di Giulia. Magari si sarebbero anche visti a Londra. Poi sarebbe iniziato l’anno scolastico. E l’avrebbe vista trotterellare nel suo ufficio. L’avrebbe vista prendere parte a tutti i passaggi importanti. L’avrebbe accompagnata fino ai M.A.G.O. e l’avrebbe vista danzare al ballo che Silente avrebbe organizzato. Conoscendola Giulia lo avrebbe trascinato fra i suoi coetanei in festa. Sarebbe stato un anno memorabile forse. Ed infine sarebbero stati solo due persone. Liberi da ogni etichetta formale come studentessa e professore. Tutto questo era solo un’inutile illusione. Lui non era tipo da farsi simili castelli in aria. Eppure tutti quei verbi al condizionale erano entrati quando Draco aveva aperto la porta della sua camera. You left my side tonight, and I just don't feel right, but I cant let u out of sight. Severus si alzò e andò a sciacquarsi il viso. Vedendosi allo specchio non poté fare a meno di notare l’aspetto smunto e i segni della stanchezza. Come faceva Giulia ad amare un viso così? Non l’aveva mai capito. Non aveva mai capito come potesse essersi innamorata di lui. E se lei aveva veramente paura che lui smettesse di amarla per colpa della lontananza, il professore era impaurito il doppio. Temeva che tutto questo finisse da un momento all’altro. Che fosse solo un sogno a breve termine. Una di quelle bolle di sapone con cui Giulia giocava quando facevano il bagno. Without you I'm no one. Si era sentito troppo fortunato e tutte le missioni peggiori che gli venivano affidate erano la sua punizione. Aveva sempre pensato di non meritare la felicità. Suo padre gli diceva sempre che non meritava proprio nulla. Quando poi quella stessa felicità l’aveva tolta a Lily si era convinto di essere quel mostro che suo padre gli diceva di essere. Aveva pensato tante brutte cose nella sua vita. Ma tutto era svanito con l’arrivo di quel piccolo angelo dagli occhi nocciola. I'm nothing at all. Il professore si cambiò veloce e si infilò sotto le coperte. Quel letto non gli era mai sembrato così freddo e vuoto. Automaticamente pensò alla porta che si apriva. A lei che entrava in punta di piedi. Addosso quella sua maglietta dei Green Day che amava tanto. Lo raggiungeva quasi saltando. E gli si stringeva vicino. Quando Severus chiuse gli occhi poté sentirle chiaramente. Le parole sussurrate in una tarda serata di fine marzo. Mentre due corpi si univano in un solo. Nothing at all. Il nero della notte veniva sopraffatto dal candido zucchero filato. “Ti amo...e lo farò per sempre…grazie…grazie di esistere…e di stare con me…”.
 
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chocola91
view post Posted on 23/11/2010, 08:27




bello bello bello...mi piace moltissimo questo capitolo...aggiorna presto baci
 
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~ Disturbia
view post Posted on 25/11/2010, 14:14




Oddio *.* cioè,ho le lacrime!! Che bello il finale di questo capitolo.Tutto il capitolo,veramente! Mi è piaciuto molto il fatto di aver concentrato tutto sui ruoli di ognuno all'interno della storia e delle responsabilità che ne derivano.Molto bella pure la scena tra Giulia e il padre...fino all'ultimo ho sperato che riuscisse a dirgli la verità!
Go on Mimi!!
Kiss

Irene
 
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^^Hachiko_Temari^^
view post Posted on 28/11/2010, 19:13




TU DONNAH! non mi hai detto che hai aggiornato! IO TI CRUCIO! Ti perdono solo se è un capitolo sevvoso e giulliettoso come piace a me!

*si mette a leggere*

AMORE MIOOOOOOOOOOOOOOOOOO hai messo la canzone che ti ho passatto *-* se non ci sono io a passarti un po' di musica italiana con pippio che avevi una canzone per sebastian e giulia! XDD

ti amoooooooooooooooooooooooooooooooooooo <3<3

da quando ron è...un orsacchio adorato? *rabbrividisce* sembra Lavanda...:@
e scusa...GIULIA E' IMPAZZITA?! in mezzo ad un bar dove c'è Bella si mette a fare ciao ciao con la manina?! WTF?!
e Draco ha ragione: Piton è un pirla, assolutamente figo e affascinante, ma pirla v_v
Dopo la nostra chiamata di oggi non è solo pirla ma anche invecchiato di cinque anni e brizzolato xDD

Dai donna, non puoi capire come sono importanti per me Anna e Giulia. Quando ho trovato questo sito dovevo iscrivermi tra le Anti-Piton poi...ho letto la tua FF, della dolcissima Giulia mi sono innamorata subita. Lei riusciva a vedere un lato di Severus che io non capivo, così ho iniziato a pensare e, alla fine, me ne sono innamorata...solo grazie a te. Durante i brutti momenti c'erano Anna e Draco che mi sollevavano il morale, Herm e Ron (ugh >_<) che passavano quello che passavo io e Giulia che era quello che volevo essere...
Gli ultimi due mesi di scuola dell'anno scorso che ho studiato tutto il tempo tutti i giorni per non essere rimandata e c'era il circondario a tenermi con i piedi per terra. Stampavo i capitoli clandestinamente la sera. Ora ho di nuovo un brutto capitolo della mia vita e per fortuna ci siete ancora voi.
Mi hai cambiato la vita, tesorah.

ORA NON PERDERE TEMPO E SCRIVI!!!
 
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miss_preston
view post Posted on 4/3/2011, 10:51




Mi sono rimessa in pari con gli aggiornamenti quindi mi applaudo da sola!!! *clapclap*
E adesso veniamo a noi...
...questi capitoli sono molto,molto belli e ci sarebbero talmente tante cose da dire. Mi piace molto come concili la storia con la ff e come descrivi l'evoluzione dei personaggi.
Anche in versione vecchia megera,Bellatrix mi piace da morire...mentre i siparietti alla Tana sono sempre stupendi perchè abbiamo un misto di vita vissuta e una parte di malinconia;quella poi la comunichi benissimo,si avverte quest'aria di pesantezza.
Diversi passaggi mi hanno commossa mentre altri mi hanno divertita e intrigata.
Mi è piaciuta la scena del pomeriggio di Giulia al negozio ( con visita al bar annessa),Bellatrix che beve e incita Draco a farlo, Severus e Giulia che si pensano prima di dormire e il discorso di lei con il padre...davvero toccante. Poi ancora l'interazione fra Draco e Severus è bellissima,mentre spassosi Herm e Ron interrotti da Fred e le ragazze.
Ormai è un po' che nè io nè tu aggiorniamo come ai vecchi tempi,però fa sempre piacere leggersi...spero di potere trovare presto un tuo aggiornamento.
ps
SPOILER (click to view)
mi piace molto questo rapporto fra Anna e Harry...forse a te l'idea disgusta ma a me una parentesi di follia fra di loro non dispiacerebbe.
 
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¬ J è
view post Posted on 6/3/2011, 03:33




Mi sono finalmente messa alla pari!!!! Che dire, questa fic mi piace molto, il rapporto tra i tre Uragani e i rispettivi compari sono descritti benissimo, nonostante sia un nuovo personaggio, Mark mi piace molto!!
Però devo dire che l'Ordine ha ragione, si devono schierare in fin dei conti Sev, Draco e Mark lo sono... Anche se come spie :P

Unica cosa che non condivido è come risalta Moody, povero è il mio eroe. Io che quando è morto ho pianto come una fontana e mi sono unita al brindisi bevendo Wisky babbano X°°°D

Comunque per il resto sono felice che i chap siano così lunghi, alemno ho tanto da leggere *-*
Bella storia davvero, aspetto un aggiornamento!!! :D
 
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kikyo91
view post Posted on 7/3/2011, 01:30




buonaseeeeeeeeera =w= anzi buonanotte xD
come promesso su fb ho approfittato del primo giorno di vacanze di carnevale per scirvere *w* e ovviamente ecco sfornato un aggiornamento <3 (in verità è vecchiotto, sapete no la mia politica del "prima finisci al capitolo dopo così poi cel'hai già pronto" xD) non fustigatemi u.u thanks in particolare alla Irelovva con il suo banco 3 *w* che per omaggio delle 14 pagine di questo nuovo capitolo (come ai vecchi tempi xD dovevo farmi perdonare no? u.u) vi regalerà nuovi occhi o se preferite occhiali xD ma bando alle cianciole u.u
Avvertenze: chap tranquillo più o meno, in preludio di catastrofe xD *si spoilera*
sono contenta di leggere tutti i vostri commenti *_* waw mi soddisfate sempre <3
In questo capitolo troviamo: The Voice Within (di Christina Aguilera *-* l'ho scritto nel periodo in cui ero in fissa per lei xD), la canzoncina di Cenerentola (dei topinii *-*) e la sigletta di Dolce Candy (diadatta a Dolce Giulia xD), Breathe Me (di Sia u.u) e Broken (dei Seether). Cavolo posso farci una compilation con sto capitolo o.ò
detto questo vi ringrazio ancora per i commenti <3
spero che il chap vi piaccia *-*
Buona lettura *O*

Sedicesimo Capitolo
Quella sera Anna e Hermione tentarono di tirare su il morale a Giulia. Quando quest’ultima si fu calmata passarono all’opzione più leggera che ci fosse. Un film. Anzi ad un classico. Per finire la serata proprio in allegria scelsero la Bella e la Bestia della Disney. Nessuna delle tre lo aveva guardato. Alla fine il prefetto pianse. La ragazza si era sfogata fino a prima. Si limitava a stringere il peluche mentre le spalle le tremavano. La castana fu sorpresa più volte a guardare in alto per evitare che le lacrime le scendessero. Finito di disperarsi per il film il trio andò a letto. Si addormentarono subito. La mattina dopo la prima a svegliarsi fu Giulia. Ma non si alzò. Rimase sdraiata a guardare il soffitto per un tempo infinito. Un sacco di pensieri affollavano la sua testa. L’amarezza della sera prima era andata via. Però sentiva un vuoto dentro di se. Sapeva che si sarebbe colmato solo stando fra le braccia di Piton. Ma era impossibile. Era irritante come questa parola capitolava così spesso nelle sue frasi e pensieri. Per lei nulla era mai stato impossibile. Era perfino riuscita ad andare indietro nel tempo attraverso un Pensatoio! Eppure non riusciva a controllare le proprie emozioni. D’improvviso si sentì schiacciare contro il letto. Si sentiva pesante. Ma cos’avrebbe potuto fare? Le sue amiche dormivano ancora e non voleva disturbarle. Aveva già dato loro pena la sera prima. Cercando di non fare rumore Giulia si alzò. Scivolò via dal letto ed uscì dalla stanza. La luce la colpì il pieno. D’istinto chiuse gli occhi. Poteva andare da Fred forse. Stare con lui l’avrebbe risollevata. A passo di bradipo attraversò il corridoio e si fermò alla camera dei gemelli. Quando aprì la porta vide solo un letto occupato. George sonnecchiava beatamente. La ragazza sospirò delusa. Avrebbe voluto farsi coccolare un po’. Oramai arresa ad andare a fare colazione si allontanò dalla stanza. Però si bloccò quando sentì una voce. Cantava una canzone fin troppo conosciuta. Curiosa Giulia seguì il canto. Ritrovandosi ad affacciarsi nella camera dei suoi. Mary stava facendo il letto. Nel mentre piroettava. “She hides like a child…but she's always a woman to me…” canticchiò. Poi si fermò nel notare la figlia. Che arrossì. “Hey bambina…come mai già sveglia? Sono solo le dieci…” la salutò. La ragazza alzò le spalle. “Mi sono svegliata e non riesco più a prendere sonno…” rispose. Mary annuì intenerita. “Io ho quasi finito qui…se vuoi mi aspetti e ti preparo la colazione…” propose. Giulia annuì piano. Poi entrò e si appoggiò al muro. La donna andò alla finestra per recuperare i cuscini messi in bilico a far prendere aria. Di sottecchi guardò la figlia. “Tesoro...tuo padre mi ha raccontato del vostro discorso…” le disse. La ragazza arrossì ancora. “La sua reazione mi ha stupito…era un po’ agitato però mi ha anche detto che ti ha chiesto di invitare da noi il tuo ragazzo speciale…comunque non ha capito che è Piton…” osservò Mary. Giulia sospirò. “Glielo stavo per dire…solo che…non cel’ho fatta…sono scoppiata a piangere…” confessò. La madre annuì. Si allontanò dai cuscini e si sedette sul letto ancora per metà sfatto. “Oh so anche questo…tuo padre era abbastanza abbattuto più per quello che per la faccenda del ragazzo in se…” precisò. “Io non volevo dargli un dispiacere…” sussurrò la ragazza. Mary scosse la testa. E le fece segno di sedersi vicino a lei. La figlia ubbidì. Young girl, don't cry I'll be right here when your world starts to fall, ooh. “È forse successo qualcos’altro tesoro? Magari ieri quando sei andata con Fred?” le chiese. Giulia abbassò lo sguardo. “L’altra sera stavo male perché Piton aveva colpito George…poi ho scoperto che si è trattato solo di un errore…ieri pomeriggio invece sono andata a prendere la merenda per me e Fred e ho trovato Draco, Sev e Bellatrix nel bar…Draco ha fatto in modo che sua zia non mi vedesse ed è venuto da me…gli ho detto che ero al negozio dei gemelli perché Piton mi aveva vista…io l’ho aspettato fino alla chiusura ma…” raccontò. “…ma lui non è mai arrivato, dico bene?” concluse per lei Mary. La ragazza annuì. Young girl, it's alright, your tears will dry, you'll soon be free to fly, ooh. “Io…lo so che è stupido prendersela per una cosa del genere però ci sono rimasta male…lui stesso mi ha detto che non ci potremo più vedere per tanto tempo e pensavo che volesse sfruttare almeno quest’occasione…” spiegò. La donna sospirò. Poi mise un braccio sulle sue spalle e appoggiò la guancia sulla sua testa. “Tesoro mio capire cosa passa per la testa degli uomini è più difficile che sconfiggere Voldemort in persona…se poi parliamo di Severus, la cosa diventa ancora più complicata…ha un ragionamento tutto suo…” esordì. Giulia si morse il labbro inferiore. Ed iniziò a stropicciare l’orlo della camicia da notte. When you're safe inside your room, you tend to dream of a place where nothing's harder than it seems. “Vorrei solo poter tornare all’anno scorso…a quando mi bastava fare due rampe di scale e qualche corridoio per arrivare da lui…bussare alla sua porta e salutarlo…ora è andato tutto in pezzi…” commentò. Mary scosse la testa. “Si può sapere dov’è finita la mia Giulia? La Giulia Wyspet che sorrideva anche quando si sbucciava le ginocchia o faceva esplodere calderoni di melma verde?” sbottò. La ragazza alzò le spalle colpevole. Lei non era mai stata pessimista. Non era mai rimasta a piangersi addosso. Reagiva sempre. No one ever wants or bothers to explain of the heartache life can bring and what it means. Come tutte le volte in cui una Pozione non le riusciva e esplodeva, inondando lei stessa e la classe di viscidume di ogni colore. Mentre Piton le urlava contro lei sorrideva imbarazzata. Ma sorrideva. Anche quando la Umbridge la punzecchiava a lezione. Anche quando litigava e si faceva male. Alla fine di ogni rissa c’era sempre il sorriso per lei. “Sono cresciuta troppo forse…la bambina che è sempre stata in me sta scomparendo, soffocata da pensieri che non vorrei fare…” sussurrò. Mary la guardò dubbiosa. When there's no one else, look inside yourself like your oldest friend, just trust the voice within. “Certe volte mi ritrovo a fare certi pensieri così egoistici…non sono da me…anche perché so che non dovrei…Severus ha sempre cercato di fare quello che è bene per me…lui non vuole una Giulia piagnona che si sconforta per nulla…” confessò la figlia. La donna sorrise intenerita. La tirò a se e la tenne stretta forte. “Non dire sciocchezze amore…tu non sei piagnona…è solo un momento difficile per tutti e tu sei giù di morale perché vorresti tanto averlo al tuo fianco…vorresti supportarlo e sostenerlo anche se sai che Piton non te lo permetterebbe…” iniziò a dire. Giulia poggiò la testa nell’incavo fra la spalla e il collo. Mentre Mary aveva preso ad accarezzarle la testa. Then you'll find the strength that will guide your way, you'll learn to begin to trust the voice within yea, oh. “E sai un’altra cosa? Lui non si è innamorato solo del tuo bel faccino con i suoi occhioni e il sorriso radioso…Piton ti ama perché sei una ragazza forte che sa affrontare tutto ciò che le si para davanti…entrambe sappiamo che farebbe di tutto per poter stare con te sempre…però è anche un uomo molto prudente e non vuole metterti in pericolo…” continuò. La ragazza sospirò. “Io non voglio aspettare…sono stufa di aspettare..” commentò. La madre sorrise. “Dopo aver aspettato per due anni immagino che tu non ce la faccia più…però questo è l’ultimo sforzo…se vuoi essergli d’aiuto devi farti forza e non farti prendere dalla tristezza…fallo per lui e per le tue amiche…ma fallo anche per te…” le disse. Giulia alzò lo sguardo. Incontrando quegli occhi dello stesso colore. Young girl, don't hide, you'll never change if you just run away, ooh, woh yeah. “Avanti Giulia…promettimi che sarai forte…che anche quando oramai sarai partita ed io non ci sarò tu non ti lascerai prendere dalla tristezza…” esordì Mary. La ragazza rimase immobile. Quanto avrebbe voluto diventare una madre buona come lo era sempre stata la sua. E quanto le sarebbe mancata una volta andata in missione. “Va bene mamma…te lo prometto…” rispose. La donna la abbracciò soddisfatta. “E ora fammi un sorriso…” le ordinò. Giulia non fece fatica ad ubbidirle. Le aveva dato un’energia che non si sentiva in corpo da giorni. Young girl, just hold tight, soon you're gonna see your brighter day, ooh. Il momento magico fu interrotto da un gorgoglio. Mary ridacchiò. Mentre la ragazza arrossì. “Che dici, finiamo di fare il letto e poi colazione?” le propose la madre. La figlia annuì e si mise subito al lavoro. Per quella giornata Giulia non ebbe più pensieri affollati in testa. Anche perché c’era altro da organizzare. La sera i tre uragani si erano riuniti nella loro camera per pianificare l’imminente partenza. Hermione era partita in quarta a selezionare i libri scolastici da portare in missione. Nel dubbio su quali portare alla Tana li aveva presi tutti. “Hey Herm dici che il trolley va bene o ho limite di peso al check-in?” la prese in giro Anna. Se ne stava sul letto del prefetto a pancia in giù. L’altra la guardò male. “Trasfigurazione? Mah non si sa mai…e Rune? Può capitare una traduzione in effetti…” la ignorò poi. Giulia la guardò dubbiosa. “Voldemort mica lascia scritto su porte in roccia testi in rune Herm…” osservò. Hermione sospirò esasperata. La castana rotolò di lato. “Magari è più pratico e ci mette direttamente una freccia gigante che indica dov’è il singolo Horcrux…” esordì. Stavolta il prefetto le tirò un inutile libro di Divinazione. Anna si scansò per evitarlo ma prese troppo slancio e cadde dal letto. Giulia ridacchiò. “Modera le parole Anna! Molly sta tutto il giorno con le orecchie tese per sapere dove andremo…suppongo che in questi giorni ci terrà più separate possibile per non confabulare…quindi dobbiamo approfittare di questi momenti…” la rimproverò Hermione. La castana sbuffò. “Insomma, che devo portare nell’allegra scampagnata?” chiese ironica. Il prefetto quasi si accasciò sul baule. “Prendi una borsa, la ampli con la magia e ci infili tutto quello che credi potrà servire…vi avverto, niente cose inutili come un intero armadio di vestiti o il computer…” elencò. Anna la guardò sofferente. “Il pc può essere utile Herm!” sbottò. L’amica la guardò scettica. “A cosa, a farci intercettare più facilmente?” rimbeccò. Giulia alzò un sopracciglio. “Herm…scusa se puntualizzo, ma non credo che Voldemort si sia armato di radar localizza pc…” precisò. Hermione storse il naso. “Voi non state prendendo sul serio la missione…” le richiamò. La castana inclinò la testa. “E tu stai facendo della missione il tuo capro espiatorio per tenere lontano le mani tentacolose di Ron da te…” le rispose a tono. Il prefetto arrossì. Anna gongolò e si alzò per andare al baule di Giulia. Quest’ultima non si era nemmeno sprecata a iniziare a fare la nuova valigia. L’unica che sembrava incredibilmente preoccupata era Hermione. La castana tirò fuori il pc e tornò sul letto del prefetto. Giulia allungò al collo per sbirciare. L’amica stava andando su un sito di streaming e stava spulciando una lista di titoli. “Che cosa guardi?” chiese curiosa. Anna storse la bocca. Poi decise. “Skins…con tutta questa noia casalinga ho bisogno di feste e alcool…” spiegò. Giulia si fiondò vicino all’amica. “Dove sei arrivata?” chiese. “A quando Sid crede che Cassie lo tradisca…” rispose l’altra distratta. Il prefetto scosse la testa esasperata. “Sappiate che avete perso dieci punti simpatia ciascuna…quel telefilm è una piaga sociale…non mostra affatto com’è la vita vera!” soffiò dura. La castana la guardò scettica. Poi cliccò sul link dell’episodio. “Io ho visto tutta la seconda serie…la terza la voglio vedere solo perché c’è Effy…” gongolò Giulia. Lasciando sola l’amica sul letto e tornando al suo baule. Anna si coprì le orecchie con le mani. “Non voglio sapere cosa succede!” sbottò. La ragazza ridacchiò. Hermione sbuffò e tirò in un angolo l’ennesimo libro. Odiava essere ignorata, specialmente quando si parlava di argomenti seri. “E comunque io preferisco Effy…Cassie è apatica…sembra un po’ Luna non trovi?” commentò poi la castana. Giulia alzò le spalle. “Non sembra ma Cassie sa quello che fa…io l’ammiro molto…ho pianto un sacco quando Sid è andato con Michelle…” rispose. Anna la guardò impietrita. “Non ci sono ancora arrivata a quel punto Santo Manson!” strillò. Il prefetto tirò un urletto esasperato. “La piantate di fare salotto? Dobbiamo parlare di cose più importanti, piuttosto che di stupidi telefilm!” le ammonì. La ragazza storse il naso. “Herm…non stiamo facendo salotto…siamo in camera…” puntualizzò. Le due amiche si guardarono schifate. “Questa battuta è pessima anche per l’umorismo inglese…” la smontò la castana. Giulia sorrise ed iniziò a svuotare il baule. Aveva preso praticamente tutti gli oggetti che aveva in camera sua. “A proposito di partenza…” iniziò a dire Hermione. Anna stoppò l’episodio perché si caricasse e tossicchiò. “Noi non stavamo parlando di partenze…” rimbeccò. Il prefetto la guardò truce. “Prima che Miss sesso droga e rock’n roll mi interrompesse, stavo dicendo…fra un giorno è il compleanno di Harry…voi avete un regalo?” continuò. Le altre due sentirono una scossa alla schiena. Era un chiaro segno negativo. Hermione scosse esasperata la testa. “Possiamo dividere il mio…” concluse arresa. Le amiche batterono le mani. Giulia tornò al suo trasloco. Oramai era attorniata da libri e oggetti vari. Aveva deciso di allargare la sua tracolla della Converse. Era piccola e pratica e poi l’aveva accompagnata sempre dovunque. Ora il difficile veniva nel decidere cosa portarsi dietro. “Sia chiaro, nemmeno cose di valore…se dovessimo essere scoperti o arrestati o qualsiasi cosa che implicasse una fuga repentina, non dobbiamo perdere tempo a raccogliere le cose, indi per cui tutto ciò che non è nella borsa va lasciato dov’è…non sarò responsabile della perdita di eventuali cimeli di famiglia…” recitò ancora il prefetto. Anna alzò un sopracciglio. “Hey sembra l’esercitazione anti incendio della scuola babbana…quando ero piccola ne ho fatta una all’asilo…pensavo incendiassero davvero l’edificio…” raccontò. Hermione si posò una mano sugli occhi. “Ora sappiamo che Anna è nata già senza neuroni…non li ha persi da piccola...” precisò Giulia. Il prefetto ridacchiò. La castana le ignorò e premette play. Le amiche continuarono la loro opera di riempimento bagagli. Come sottofondo le urla dei ragazzi del telefilm. Hermione aveva appena deciso di tenere l’ennesimo libro quando la porta si aprì con uno scricchiolio. “Hey ragazze…ce la siamo svignata da mia madre…” disse Ron. Ancora dietro la porta. Il prefetto sentì il battito cardiaco accelerare. “Possiamo entrare?” aggiunse poi Harry. Giulia sorrise divertita. Dopo la brutta esperienza con Anna al dormitorio quest’ultimo aveva imparato a bussare e non entrare precipitosamente nelle stanze altrui. “Certo, entrate pure…stavamo sistemando le cose per l’allegra scampagnata…” rispose. I ragazzi entrarono richiudendosi subito la porta alle spalle. La castana era ancora tutta concentrata con gli occhi fissi allo schermo del pc. “Un computer! Figo!” gongolò il rosso. Giulia si alzò in piedi e cercò di sistemare un po’ il disordine creatosi intorno al suo baule. “La connessione fatica, però se vuoi appena Anna ha finito puoi usarlo anche tu…” esordì. Essere gentile con il rosso senza doverlo nascondere al Prescelto era una bella soddisfazione. “Davvero? Grande!” esclamò il diretto interessato tutto compiaciuto. Poi andò a dare un bacio alla sua amata. Harry si sedette poco più in la di Anna. “Abbiamo messo insieme un po’ di libri e pozioni utili...” spiegò spiccia il prefetto. Giulia richiuse il suo baule e ci si sedette sopra. “Bisogna pensare all’alloggio provvisorio e al cibo però…” osservò. Il rosso le fece l’occhiolino. “Nessun problema! Abbiamo già impacchettato la tenda che abbiamo usato al Torneo Tre Maghi…piccola fuori ma abbastanza grande da contenere senza problemi tutti e cinque!” raccontò. “E per il cibo possiamo portarci via una scorta…quando finirà ci andremo a rifornire al villaggio più vicino…ovviamente senza dare nell’occhio…” completò Harry. Hermione tirò un sospiro di sollievo. Allora non era l’unica che pensava anche ai minimi dettagli! “Non ha attiva la protezione dal mondo esterno però…ci servirebbero degli incantesimi scudo e magari di camuffamento…” fece notare Giulia. Ron storse il naso. “In effetti non possiamo piantare una tenda in mezzo a boschi o ovunque sia e pretendere che passi inosservata…” le diede ragione. Anna inclinò la testa di lato e stoppò il telefilm. “L’unica che potrebbe fare incantesimi tanto potenti sarebbe Herm…però fino al suo compleanno non può usare a magia…” realizzò. Il prefetto sbuffò. “Grazie per avermelo ricordato Anna…” commentò acida. Il rosso le diede una pacca sulla spalla. “Finché Mione non sarà maggiorenne gli incantesimi li faremo tutti assieme…quattro bacchette saranno pur utili! Poi quando anche lei si aggiungerà saranno ancora più potenti!” esclamò convinto. Hermione sorrise. Anna si arrese e chiuse la finestra di streaming del telefilm. Si sentiva ancora un po’ strana. Era talmente abituata a dover odiare Harry che starsene li a ridere e parlare normalmente le suonava davvero strano. “Sapete una cosa? Mi mancava il vecchio gruppetto…” esordì Ron. Interrompendo il silenzio. Il moro annuì. “In verità tu eri sempre con noi Ron…Mark ti ha corretto interi temi se non ricordo male…” lo punzecchiò la castana. Il rosso tossicchiò. “Che sono pessimo nei compiti si sapeva…Mark ha dato di quelle strigliate a me e Draco…” bofonchiò. Harry si voltò di poco. E l’amico fece un sorriso imbarazzato. “Ve la spassavate insomma…” commentò il Prescelto. Giulia scosse la testa e si andò a sedere accanto a lui. Per tirargli un piccolo spintone. “Se non ti fossi paranoiato tanto saresti stato anche tu con noi…” lo prese un poco in giro. Harry storse il naso. “Ed avresti anche avuto voti più alti! Mentre Draco si faceva spiegare le cose da Herm perché Mark era occupato con Ron si copiava alla grande!” gongolò Anna. Hermione la guardò scandalizzata. poi si voltò verso Giulia. questa alzò le mani in segno di innocenza. “Io non l’ho mai fatto!” si discolpò subito. Harry sorrise. Alla fin fine era divertito. Si era perso praticamente tutto l’ultimo anno fra i compiti di Silente ed gli stratagemmi per incastrare Malfoy. Solo allora si rendeva conto di quanto gli fossero mancate le ragazze. “Però anche noi ne abbiamo combinate eh…” ricordò Giulia. Hermione si passò una mano sugli occhi esasperata. “Oh ti prego non me lo ricordare!” esalò. Anna ghignò. “Come quando in prima abbiamo quasi fatto esplodere l’aula di Pozioni?” iniziò a dire. Ron si fece scappare un sorriso. “O di quando al secondo anno avete dipinto i capelli di Pansy di rosa?” aggiunse. I tre uragani si guardarono e scoppiarono a ridere. “Questa non me la ricordavo!” esclamò Giulia. “E di quando al terzo anno Anna mi ha dovuto sostituire a Quiddich perché Malfoy mi aveva versato una pozione costipante nel succo?” completò Harry. Il gruppetto rise ancora. “E siccome non gli era bastato ha voluto pure disarcionarmi dalla scopa il bastardo!” sbottò la castana. “Senti, tu non ti sei ingoiata un boccino alla prima partita della tua vita!” rimbeccò ancora il Prefetto. “Se vogliamo metterla in questi termini direi che Giulia vi batte in pieno ragazzi…terzo anno, lezione di Pozioni…se era mangiata l’intestino di un animale sconosciuto credendo fosse liquirizia…” esclamò il prefetto. Giulia impallidì. “L’avevo rimosso!” biascicò nauseata. Gli altri tre oramai erano sull’orlo delle lacrime dal ridere. “Piton quella volta per poco si è messo a riderti in faccia!” sbraitò Ron. La ragazza arrossì e gonfiò le guance a palloncino in segno di protesta. Harry prese un profondo respiro per riprendere fiato. Poi le scompigliò i capelli. “Deciso, con questa vince Giulia…” decretò Anna. “Voi ridete, però quella sembrava davvero liquirizia! Ed era pure buona!” precisò ancora la diretta interessata. Hermione fece segno di conati di vomito. Prima che potessero tornare a tuffarsi nei ricordi la porta si aprì senza preavviso. Molly sbucò dal corridoio. “Eccovi qua branco di fuggitivi!” esclamò. Ron ed Harry si guardarono colpevoli. La castana si affrettò a nascondere il pc sotto le coperte. “Siete spariti giusto quando avevo bisogno di voi!” sbottò ancora la signoria Weasley. Il figlio tossicchiò. “Pensavamo avessimo finito abbiamo messo in ordine tutte le posate e controllato che i piatti fossero puliti…” commentò. Molly lo guardò storto. “Ci sono le lenzuola da piegare, i cuscini da sprimacciare…senza contare tagliare l’erba in giardino e mettere le trappole per i nani…” elencò convinta. “Ma che senso ha piegare le lenzuola se poi dobbiamo rimettere sui letti?” osservò Giulia. Anna annuì d’accordo. “E poi sono quasi le dieci mamma! Non possiamo fissare le trappole e tagliare l’erba…” aggiunse Ron. La donna si mise le mani sui fianchi. “Tesoro sei maggiorenne, lo puoi fare con la magia…ed Harry può tenere la lanterna…riguardo alle lenzuola servono per l’arrivo dei coniugi Delacour!” rispose pronta. “Che culo…” soffiò a bassa voce la castana. Molly la guardò male. “Avanti, svelti svelti! Le ragazze di sopra, voi in giardino!” ordinò. Battendo le mani a mo di sergente. Era palese a tutti che le cose appena elencate erano solo un diversivo per tenerli separati. Evitando così che tramassero qualcosa. La signora Weasley uscì dalla camera soddisfatta. Mentre il gruppo sospirò arreso. “Povera Cenerella…” esordì Giulia. Gli amici la guardarono dubbiosi. “Se sta un attimo tranquilla c’è qualcuno che le strilla Cenerella, Cenerella!” iniziò a cantare. Anna scosse la testa divertita. “Cenerentola!” la chiamò. Alzandosi sul letto. Hermione si posizionò vicino al comodino. “Cenerella, Cenerella…sempre in moto Cenerella! Su in soffitta, giù in cantina! Disfa i letti, vai in cucina!” continuò Giulia. Puntando un dito inquisitore sul prefetto. Che iniziò a far finta di fare il letto. “Lava i piatti, il fuoco accendi, poi lava, stira e stendi!” aggiunse Anna. Incrociando le braccia a mo di capriccio. Hermione se sedette sul comodino sospirando di fatica. “Comandan sempre loro e ripeton tutte in coro…” proseguì Giulia. “Al lavoro, al lavoro…Cenerella!” esclamò ancora all’unisono con la castana. Ron e Harry risero. Dal piano di sotto però non avevano apprezzato l’intermezzo canoro. “Avanti lavativi, prima iniziate e prima finite!” li richiamò Molly. I tre uragani si trascinarono arresi verso la stanza in soffitta. Quella in cui Giulia si era rifugiata il giorno prima. Anna dimostrò subito grande partecipazione buttandosi sulla parte di letto non occupata dalle lenzuola. “Avanti bella sfaticata alza quel sederone e aiutaci!” la chiamò la ragazza. La castana inarcò la schiena per far andare su il sedere. Sembrava un bruco. “Io coordino le operazioni…” la liquidò. Hermione scosse la testa ed iniziò a piegare le lenzuola. Giulia l’aiutò. Anna ogni tanto muoveva la bacchetta giusto per far vedere che partecipava. “Se io portassi con me la palla pacchiana farei correre a tutti un grosso rischio vero?” esordì all’improvviso. Il prefetto la guardò quasi ovvia. “Che schifo…” sbuffò la castana. Giulia scosse la testa e la coprì con un lenzuolo. L’amica iniziò a dimenarsi. Sembrava un fantasma in preda ad un attacco isterico. “Eddai non è divertente! Lo sapete che sono bianco fobica!” si lagnò Anna. “No tu sei psicopatica, è diverso…” la corresse Hermione. Giulia si lasciò sfuggire una risata. “Bene, almeno sappiamo che la nostra dolce Giulia è tornata normale…” sbottò la castana. Poi ghignò liberandosi del lenzuolo. Si sedette sul bordo del letto fissando l’amica. “Un sorriso che non si spegne mai, dolce Giulia a tutti porterai…la serenità della verità dolce Giulia ti accompagnerà…è tua amica la semplicità! Che ogni porta sempre ti aprirà…Giulia!” iniziò a cantare. Con voce smielata. E battendo le ciglia a mo di cerbiatta innocente. Il prefetto si ritrasse in preda ai brividi. Anna faceva più paura mentre faceva la finta diabetica che mentre cercava di spaventare davvero. Giulia la guardò alzando un sopracciglio. “Ti comporti con generosità anche nelle avversità…Giulia la felicità vedrai ritornerà…con te per sempre resterà!” continuò la castana. “Per sempre resterà!” le fece coretto Hermione. Camuffandolo con un attacco di tosse. L’amica scosse la testa divertita. “Dolce Giulia, candido fiore! Dolce Giulia col buonumore ovunque arriverai!” proseguirono Anna ed il prefetto in un perfetto coretto. Giulia tirò un cuscino a questo’ultima che lo evitò. “Dolce Giulia apri il tuo cuore! Dolce Giulia, candido fiore! Dolce Giulia, vieni qua…oh mia dolce Giulia!” continuarono. Con un acuto da far spaccare i vetri. La ragazza si tappò le orecchie. “Dolce Giulia apri il tuo cuore! Dolce Giulia col buonumore in tutto riuscirai!!!” conclusero la castana ed Hermione. Ributtandosi sul letto. Giulia si tuffò con loro per prenderle a cuscinate. “Siete pessime!” esclamò. Le amiche si munirono di cuscini e la battaglia ebbe inizio. Proprio come quella che facevano sempre in dormitorio. Dopo cinque minuti buoni si stancarono. Anna stufa risistemò tutto con un colpo di bacchetta. Così poterono passare la serata a sbirciare fuori dalla piccola finestra. Harry e Ron erano stati davvero mandati in giardino. Il primo teneva la lanterna per fare luce al secondo, che tentava di fissare le trappole senza rimanerci secco. Prima di rimettere a soqquadro tutta la stanza i tre uragani optarono per andare a dormire. Hermione scese a salutare il suo amato. Infondo quella che era iniziata come una giornata triste era finita bene. Sapevano che il giorno dopo sarebbe volato, come anche quelli antecedenti al matrimonio. Le tensione si era affievolita però. Anche grazie alla riconciliazione del vecchio gruppetto. Quello che aveva lottato fianco a fianco come ES al Ministero, al quinto anno. Ciò rincuorava tutti e soprattutto era il preludio a dei mesi in cui non ci sarebbe dovuto esser e il minimo screzio fra loro cinque. Il compito era già abbastanza difficile senza drammi personali. Dovevano essere persone mature e così potevano dire di aver iniziato con un presupposto più che giusto.
La mattina si svegliarono con il cinguettio nervoso della quasi sposina. A quanto pare tutta la famiglia Delacour si sarebbe trasferita due giorni dopo il compleanno di Harry. Molly si adoperò per tenere lontani i cinque anche quel giorno. Non successe nulla di eclatante. Certo il Prescelto era nervoso. A tutto pensava fuorché al suo compleanno. Andarono tutti a dormire la sera stanchi dopo una giornata passata all’insegna dell’obbedienza agli ordini della generalessa Molly. Harry e Ron erano già stati spostati in soffitta. E i tre uragani la mattina di quel 31 luglio si trovavano esattamente in quel posto. A saltare sul letto del festeggiato per svegliarlo giusto dolcemente. “Finalmente sei vecchio anche tu!” esclamò Anna. Che però contava già i mesi per diventare diciottenne. Il moro la guardava ancora assonnato. Giulia gli tirò via rudemente le coperte. “Parlate per voi…” sbottò Hermione. Ron scosse la testa divertito. Per i primi minuti Harry tentò di riprendersi la coperta ma poi ci rinunciò subito. Subito dopo però allungò la mano verso il comodino. Prese la bacchetta e la agitò. “Accio coperta!” esclamò. L’oggetto scivolò via dalle mano di Giulia per tornare a posarsi sul suo proprietario. Il moro si applaudì da solo. Anna lo guardò scettica. “I miei complimenti maestro…tu si che sei potente…ora si che ho paura…” commentò ironica. Harry sorrise divertito. “Ovviamente i regali a cena…” esordì Hermione pronta. Il moro scosse la testa. “Non dovevate…” protestò. Giulia lo zittì. “Noi dovevamo…sappiamo che ti fa piacere e quindi non usare le solite frasi di circostanza…” lo rimproverò dolce. Harry alzò le spalle arreso. “Ora scendiamo…vi aspettiamo giù per la colazione…” li avvertì il prefetto. I tre uragani scesero per permettere ai due di cambiarsi in santa pace. “Di la verità…un po’ ti fa piacere essere tornata ai vecchi tempi…” punzecchiò Anna verso Giulia. L’amica accennò ad un sorriso. “Non siamo tornate ai vecchi tempi…e comunque è molto meglio così che sentirvi litigare tutto il tempo…” si intromise Hermione. La castana la spintonò giù dall’ultimo gradino delle scale. “Siamo acidelle oggi eh Herm?” commentò. Il prefetto sbuffò. “Ho dormito male…ma dopo una buona tazza di caffè mi passerà…” rispose secca. Le amiche si guardarono ed alzarono le spalle. In cucina la madre di Giulia stava trafficando fra le credenze. Porse la colazione a tutte e tre. Ed annunciò che quella sera avrebbero riunito i tavoli in giardino ed avrebbero festeggiato tutti insieme il compleanno di Harry. Con torta. Cibi di ogni genere e musica. Almeno c’era uno sprizzo di allegria. Quando scesero anche Ron ed il festeggiato si unirono al pasto. Il gruppetto fu esonerato da ogni tipo di lavoro domestico, così s’ dispersero. Harry venne casualmente portato via da Ginny. Alle sei Anna e Giulia andarono ad aiutare all’allestimento della cena di compleanno. Inoltre stregarono una moltitudine di lanterne viola con il numero 17 che fluttuarono attorno alla tavolata per tutta la sera. Hermione, arresa all’essere l’ultima minorenne, iniziò ad appendere manualmente i festoni viola e oro su alberi e cespugli. Alle 19.00 in punto, quando anche il resto della oramai allargata famiglia Weasley tornò dal lavoro, si diede inizio alla cena. Si era creata un’atmosfera piacevole di gioco. Harry non credeva di potersi distrarre. Però doveva ammettere che quello che avevano fatto i suoi amici per lui lo stava divertendo parecchio. Era bello stare tutti in compagnia. Si sentiva veramente a casa. E la notizia che anche Hermione, Anna e Giulia sarebbero partite in viaggio con lui e Ron lo rincuorava. Ovviamente sarebbe stato meglio andare da solo ma aveva per amici un branco di teste di zucca. Nel momento in cui Molly fece sparire tutti i piatti oramai vuoti, un’enorme torta a forma di boccino levitò fino a davanti al festeggiato. La tavolata esplose in un applauso. Che si smorzò subito quando sentirono uno scricchiolio dal cancello. Erano quasi le nove di sera e con i tempi che correvano, nessuno pensò in meglio. Bill e Christian poggiarono una mano sulla bacchetta. Che ritirarono immediatamente quando videro il signor Weasley raggiungere il cancello in tutta fretta. E tornare con niente di meno che il Ministro della Magia. Rufus Scrimgeour fece capolino subito dietro Arthur. Tutti lo guardavano stupiti. Era molto invecchiato, sciupato. E cupo. “Mi dispiace interferire…soprattutto perché sto rovinando la festa…” esordì zoppicando fino al tavolo. “cento di questi giorni…” augurò al festeggiato. “Grazie…” rispose Harry. Senza aspettare un minuto il Ministro riprese parola. “Ho bisogno di parlarti in privato…anche col signor Weasley e le signorine Granger, Wyspet e Haliwell…” spiegò. “Noi? Perché noi?” chiese stupito Ron. “Te lo dirò quando saremo in un posto più intimo…esiste un posto del genere?” ribatté Scrimgeour. Arthur annuì e li condusse in salotto. I sei elementi entrarono nella stanza. A primo impatto il gruppetto pensò fosse perché il Ministro aveva saputo che non sarebbero tornati ad Hogwarts. Anna era pronta a sferrare le sua lingua biforcuta se necessario. Giulia era un tantino nervosa. Sperava solo che non fosse successo nulla di grave. Harry accese le lanterne con un colpo di bacchetta. Così poterono finalmente sedersi. Scrimgeour si mise nella vecchia poltrona del signor Weasley. Harry, Ron ed Hermione si strizzarono nel divano. Giulia si posizionò per terra a gambe incrociate davanti a loro. E sul poggiolo sempre della poltrona si mise Anna. Il Ministro iniziò a spiegare che doveva fare delle domande a tutti. Ognuno in separata sede. Ma il Prescelto ribatté che o parlava con tutti o non se ne faceva nulla. “Molto bene, allora starete insieme…sono qui, come certo sapete, a causa del testamento di Albus Silente…” iniziò a dire. I ragazzi si guardarono con occhi sbarrati. “A quanto pare è una sorpresa! Dunque non sapevate che Silente vi ha lasciato qualcosa?” commentò l’uomo. “A…a tutti? Proprio a tutti e cinque?” boccheggiò Ron. Scrimgeour annuì e aprì la bocca per dire qualcos’altro. Ma Harry si intromise obbiettando che Silente era morto da più di un mese e quindi come mai avessero aspettato tanto per dargli quello che spettava. “Non è ovvio? Volevano esaminare l’eredità! Non ne aveva diritto!” intervenne Hermione. L’uomo le rispose subito e i due iniziarono a discutere su una legge in vigore. Ovviamente l’unica che ci capiva era il prefetto. “Pensa di intraprendere una carriera di Magisprudenza, signorina Granger?” le chiese Scrimgeour. “Bo…spero di fare qualcosa di buono per il mondo!” rispose a pari tono Hermione. Ron e Giulia trattennero una risata. Che non sfuggì al Ministro. Beccandosi così uno sguardo truce. “Io mi farei rappresentare da lei…” concordò Anna. Harry ne approfittò per chiedere come mai non se le fossero tenute ancora le loro cose. Il prefetto spiegò che gli oggetti non potevano essere trattenuti per più di trentun giorni. Scrimgeour per farla tacere fece una domanda a bruciapelo a Ron. In che rapporti si trovava con Silente. Se lo conosceva bene. Il rosso era un po’ disorientato. Hermione intervenne in suo soccorso. Finalmente poco dopo il Ministro estrasse una pergamena. “‘Ultime volontà di Albus Percival Wulfric Brian Silente’…ecco, ci siamo…” cominciò a leggere. Il primo destinatario fu Ron. Che ebbe un Deluminatore. Ma dalla faccia del ragazzo si poteva intuire che non sapesse nemmeno cosa fosse. L’uomo non si fece scappare l’occasione e tempestò ancora di domande il poverino. Che lo sviò con semplici risposte ovvie. “‘A Hermione Jean Granger lascio la mia copia delle fiabe di Beda il Bardo, nella speranza che le trovi appassionanti ed istruttive…’” continuò poi il Ministro. A ruota vennero anche la serie di domande sgradevoli. Piccole frecciatine a cui il prefetto seppe tenere testa. “‘A Giulia Wyspet lascio questo biglietto, nella speranza che si ricordi di me ogni volta che lo leggerà…’” proseguì Scrimgeour. Passando a Giulia un piccolo bigliettino semitrasparente. La ragazza lo riconobbe subito. C’era scritto “La speranza è l’ultima a morire…”. “Interessante…sai perché mai Silente ti ha lasciato qualcosa di così singolare?” esclamò l’uomo. La ragazza alzò le spalle. “Silente amava le caramelle e i cioccolatini…i suoi preferiti erano quelli con le frasi poetiche nell’involucro…” rispose solo. Ovviamente il Ministro non era convinto. “Non credi ci possa essere un messaggio in codice?” provò a dire. Giulia scosse la testa. “Un messaggio c’è, ma è ben chiaro…di questi tempi l’unica cosa che si può fare è avere speranza e Silente ne aveva molta…forse è solo un modo per infondermi un po’ di fiducia…” provò a spiegare. Scrimgeour la squadrò e si arrese. Per passare alla penultima. “‘Ad Anna Alvis Haliwell lascio questo antico taccuino, che mi fu regalato da un personaggio molto singolare conosciuto in Transilvania…’” lesse. Anna allungò le mani e lui le passò una specie di agendina. Aveva la copertina in pelle e in rilievo in mezzo una pietra rossa. Contornata da pelle nera più morbida. Sembrava l’occhio di un drago. La castana la aprì ma i fogli erano tutti vuoti. Non c’era nemmeno segno di averne strappato qualcuno. L’unico indizio era una lettera iniziare a piè di pagina dietro la copertina. Un’iniziale. D. Anna capì al volo. “Come può esserti utile un’agenda vuota?” formulò l’uomo. La castana ghignò. “Era un caro ricordo di Silente…gli è stato donato da Dracula in persona…mia nonna in questo momento si trova la…erano molto amici loro tre…probabilmente conoscendo i miei gusti ha pensato che l’avrei utilizzata molto volentieri…” spiegò. Piegandosi in avanti per far scivolare i capelli davanti al tatuaggio sul petto. Il Ministro non l’aveva notato per fortuna. Così Anna gli sbandierò davanti l’iniziale scritta sul retro della copertina. L’uomo storse il naso confuso. Si arrese ed arrivò al pezzo scottante del testamento. Toccava ad Harry. Con loro somma delusione gli capitò solo il boccino che prese alla sua prima partita di Quiddich. Scrimgeour continuava ad insistere che ci fosse un messaggio nascosto, in quanto i boccini possedevano memoria tattile. Ciò venne egregiamente spiegato da Hermione, che non riusciva a frenare le risposte in gola. A quanto pare però nessuno a parte lei ne era a conoscenza. Forse si aspettavano chissà cosa. Invece quelli sembravano solo innocui oggetti senza un particolare scopo o messaggio criptato. Ma non era finita. Il Ministro aggiunse che non c’era solo il boccino per Harry. Silente gli aveva donato la Spada di Godric Grifondoro. Ovviamente non era proprietà del defunto preside, così l’uomo precisò che non potevano darla al ragazzo. Ciò scatenò un’orda di polemiche da parte di tutto il gruppetto. Fino a che Harry perse del tutto le staffe. Non poteva credere che il Ministro della Magia, colui che avrebbe dovuto proteggere il mondo magico, si rinchiudesse in ufficio a cercare di aprire un boccino! La gente moriva, Malocchio era morto e il Ministero non faceva nulla. Il moro urlò contro a Scrimgeour tutti i suoi pensieri più iracondi. Iniziò una duro scontro di parole che si sviluppò con un ravvicinamento dei due interlocutori. Harry alzò la bacchetta in segno di minaccia. “Hey! No! Vuoi dargli una scusa per arrestarci?” lo fermò Ron. “Ti sei ricordato che non sei a scuola eh? Ti sei ricordato che io non sono Silente, che perdonava la tua insolenza e le tue ribellioni? Puoi anche portare in giro quella cicatrice come una corona, Potter, ma non spetta a un diciassettenne dirmi come fare il mio lavoro! È ora che impari ad avere un po’ più di rispetto!” ansimò Scrimgeour, alitando in faccia al Prescelto. “È ora che lei se lo meriti…” ribatté pronto quest’ultimo. La porta del salotto si spalancò. Rivelando due coniugi Weasley alquanto sconcertati. “Noi…c’è sembrato di sentire urlare..” spiegò preoccupata Molly. Il Ministro arretrò. E guardando il buco nella maglietta del ragazzo si pentì di aver perso la pazienza. “Non è…non è nulla…io…mi rammarico per il tuo atteggiamento…sembri convinto che il Ministero non desideri quello che tu…quello che Silente desiderava…invece dovremmo lavorare assieme…” ringhiò quasi. “Non mi piacciono i vostri metodi, ministro…si ricorda?” replicò Harry. Alzando il pugno destro in cui ancora c’erano delle lettere cicatrizzate. Anna e Giulia gli misero sotto il naso anche le proprie mani. Anche se avevano avuto più punizioni di lui era solo grazie agli unguenti di Piton che le loro cicatrici non erano così evidenti come quelle del ragazzo. L’espressione del Ministro di indurì. Dopo di che si diresse impettito verso la porta. Arthur lo seguì e quando tornò annunciò che era sparito. Il gruppetto tirò un sospiro di sollievo. Tornarono tutti a tavola. I doni del testamento passarono per tutta la tavolata. E mentre Molly era distratta i cinque si accordarono di incontrarsi in soffitta dopo cena. Una mezzoretta dopo essere saliti in camera. Per finire con tranquillità si mangiò finalmente la torta. Per poi tornare tutti ai propri letti. I tre uragani aspettarono il tempo indicato. Seguirono le istruzioni salendo silenziosamente. Fino ad arrivare alla soffitta. Ron ed Harry erano già seduto sul letto a rigirarsi fra le mani la loro parte. “Certo che Silente poteva lasciarci delle istruzioni più precise…” sbottò Anna. “A proposito di cose da ricevere! Ecco qua Harry, il tuo regalo…” esclamò d’improvviso il rosso. Hermione trasalì. L’aveva lasciato in camera. Scambiò un’occhiata eloquente con Giulia. “Ovviamente il nostro geniaccio l’ha lasciato di sotto…lo vado a recuperare e torno veloce…non iniziate l’indagine senza di me!” esordì. Alzandosi e tornando al piano di sotto. Fortunatamente i genitori erano rimasti a parlare in salotto. Quindi la ragazza ebbe via libera. Si tuffò nel baule del prefetto. Pensando che essendo quasi tutto vuoto fosse facile trovare quello che più assomigliava ad un regalo. Eppure non c’era. Che lo avesse spostato per paura che Molly andasse a curiosare per cercare prove della loro futura fuga? Giulia sospirò. In effetti non sapeva nemmeno cosa Hermione avesse preso come dono. Non poteva nemmeno immaginarsi una grandezza approssimativa. Lo cercò sotto al letto. Fra le coperta. Nel cassetto del comodino. Ripetè la stessa cosa con la parte di Anna. Forse il prefetto aveva pensato che si sarebbe confuso bene con la sua perenne confusione. Seppur mettendoci più tempo il pacchetto non si trovava nemmeno li. Alla ragazza non rimase altro che controllare nel suo baule. Si sentiva un po’ stupida. Fortunatamente della sua roba nel baule c’era rimasto ben poco. Aveva lasciato le borsette che si era portata via giusto per non lasciarle ad impolverare nell’armadio a casa. Qualche paio di scarpe che sicuramente in viaggio non sarebbero state comode. E nell’angolo più remoto, nascoste fra una vecchia felpa oramai troppo piccola per essere indossata, c’erano loro. Le lettere di corrispondenza fra lei e Severus. Quelle della scorsa estate. Aveva deciso di portarne via solo qualcuna. Insieme al sacchetto con il bracciale verde. Sapeva che Hermione non voleva si portassero via oggetti facilmente smarribili però lei non poteva lasciarlo li. Era il braccialetto per Eveline. Era sempre stato con lei. Ad occupare il resto del baule c’erano solo libri scartati. Alcuni erano perfino dei vecchi anni di scuola. Dal primo al quinto anno. Giulia si stava quasi arrendendo quando vide una copertina nascosta sotto la pila di libri del quarto anno. Era azzurra. Apparteneva ad un libro che insegnava a mantenere la calma con esercizi di respirazione. Gliel’avevano regalato le sue cugine qualche compleanno fa. La ragazza prese la pila di libri e la spostò sul pavimento. L’appoggiò in bilico. Talmente tanto che i libri scivolarono uno sopra l’altro ad effetto domino. Spargendosi intorno a lei. Giulia sbuffò. Stava per prendere il libro che le interessava, ancora incastrato nel baule, quando vide qualcosa sbucare da uno dei suoi volumi di testo. Era rovesciato quindi non poteva leggerne il titolo. Una busta bianca però faceva contrasto con la copertina scura. La ragazza la sfilò piano. Help, I have done it again I have been here many times before. Sul davanti non c’era scritto nulla. Quando la girò però spalancò gli occhi dallo stupore. Con la sua calligrafia c’erano scritte due parole. Una della due era un nome. “Per Severus…” lesse. Giulia aprì la busta con mano tremante. Il foglio era riempito della sua calligrafia. Era perfetta, senza sbavature nell’inchiostro. Però era un po’ stropicciata. Hurt myself again today and, the worst part is there's no-one else to blame. La ragazza la riconobbe subito. Come non ricordarsene. Quanta fatica aveva fatto a scrivere quella lettera. E quanta fatica aveva fatto per recuperarla senza che lui se ne accorgesse. E ancora quanto amore aveva messo in quelle righe. D’istinto gli occhi si fissarono sulle prime parole. Iniziando a scorrerle. Senza più riuscire a fermarsi. Be my friend, hold me, wrap me up, unfold me. “Caro Professor Piton, se lei sta leggendo questa lettera devo forse dedurre che sono riuscita a consegnargliela una buona volta. Forse non riconosce la mia scrittura, ha molti altri studenti e di certo non le avrà memorizzate tutte. Sono una sua studentessa e questo lo potrà intuire da se…mi ha vista molto spesso nel suo ufficio, la maggior parte delle volte con aria impacciata e gli occhi perennemente rivolti al pavimento, o nei rari casi di coraggio semplicemente rivolti verso di lei. Il fatto è che quando la vedo il mio cuore si ferma e non riesco più a sentire la voce della mia ragione. So che dovrei farmi coraggio e parlarle di persona, ci ho provato, mi creda…ma è troppo difficile. Non perché lei sia considerato il più temibile professore di Hogwarts, semplicemente perché lei riesce a togliermi ogni parola di bocca solo con uno sguardo. Mi bastano i suoi occhi su di me e perdo il controllo. Sono così timida che non riesco nemmeno a pronunciare queste parole a voce per quanto vorrei. So che rimarrei zitta facendo l’ennesima pessima figura. Oramai è una scena continua e forse già dopo questa indicazione sa chi sono. Non vada subito a vedere la firma infondo alla lettera, aspetti. Mi lasci parlare, o meglio scrivere. Prometto che ora arriverò al dunque. Penso che lei sia un uomo intelligente e di bell’aspetto. Senza contare tutta la pazienza che sta usando con me da qualche mese a questa parte. La verità è che già dal primo anno sono rimasta affascinata da lei, dai suoi occhi, da quella sua aria tenebrosa e così severa. Ho sempre saputo che in lei c’è del buono, me lo ha dimostrato. Ora non posso più contenere questi sentimenti perché sono diventati troppo evidenti. Mi piace. Mi piace immensamente professore. Mi piace per ogni cosa che fa. So che lei mi considera come la goffa studentessa di Grifondoro, cerca guai, che non sa fare altro che assillarla. Le chiedo solo di accettare questa mia lettera e tutti i sentimenti che ho riversato in queste righe. Sono una codarda senza ritegno. Immatura. Incredibilmente timida. Ma principalmente innamorata. Grazie per essere arrivato fino alla fine, senza stracciare questo foglio (solo per la curiosità di scoprire la mia identità magari, ma mi fa piacere lo stesso). Non mi resta che concludere qui. Probabilmente non riuscirò più a guardarla in viso e forse mi pentirò anche di averle fatto leggere questo scritto. Però sentivo che dovevo fare qualcosa. Con amore, Giulia Wyspet.” lesse. La ragazza rimase bloccata a bocca aperta per qualche minuto. Era la lettera che aveva scritto al quarto anno. Quella che aveva scritto per Severus al limite delle sue crisi isteriche amorose. Quando tutte le sere si fermava davanti al suo ufficio per confessargli quel piccolo peso che si portava nel cuore. Ma puntualmente non ci riusciva tornando in dormitorio in lacrime. I am small, I'm needy, warm me up and breathe me. Era stata Hermione a suggerirle di scrivergli una lettera. L’aveva ricopiata almeno una decina di volte e non era ancora soddisfatta. Non sapeva ancora se consegnarla o no quando si accorse di averla persa. Era finita nelle mani del diretto interessato e lei si era data da fare per riprendersela. In quel momento era apparso Silente. Come un gigante Cupido dalla barba bianca. Le aveva fatto bere la pozione. Ed eccola a tuffarsi nel pensatoio. Era nato tutto da li. Ouch I have lost myself again, lost myself and I am nowhere to be found, yeah I think that I might break, I've lost myself again and I feel unsafe. Non credeva nemmeno di averla conservata. Giulia si asciugò gli occhi umidi col dorso della mano. Poi con l’altra girò il libro che conteneva la lettera. Sorrise. Nemmeno a farlo apposta l’aveva infilata ne libro di Pozioni. Era davvero ovvia. Sentiva il cuore battere forte. Rileggendo quelle righe aveva riprovato tutta la tensione e la paura che aveva avuto nello scriverle. La paura di una reazione eccessiva. Di un rifiuto. Di un allontanamento da parte di Piton. Poi come in un film le scorsero davanti tutte le volte in cui Silente l’aveva aiutata. Senza giudicarli. Senza mettere freno a questo amore strano. Sapeva che Severus sarebbe stato responsabile. Lo conosceva come un figlio. Piano la ragazza sistemò i libri e li rimise nel baule. Lasciando fuori quello che le serviva. Ripose la lettera nel primo libro della pila. Senza realmente capire cosa stesse facendo. “Hey Giulia! Che ci fai li per terra?” si sentì chiamare. Giulia si voltò. Hermione se ne stava in piedi vicino alla porta con aria perplessa. “È da venti minuti che ti aspettiamo…pensavamo fossi stata rapita…” sbottò. La ragazza scosse la testa e si asciugò ancora gli occhi. Il prefetto la guardò dubbiosa. “Tutto ok?” le chiese. Giulia annuì. “Ecco io…non…io non trovavo il regalo così ho pensato di incartare questo…” spiegò. Porgendo il libro ad Hermione. Quest’ultima storse il naso. “Bastava che mi chiamassi…come minimo avrai messo sotto sopra tutta la stanza…” sbuffò. La ragazza si fece piccola piccola. Ritrovare quella lettere l’aveva scossa talmente tanto. Magari ricordandosi di come stava prima di conoscere veramente Piton l’avrebbe aiutata. O forse era solo una terapia masochista. Intanto il prefetto aveva tirato fuori il pacchettino dalla sua borsetta ampliata. “Forza svampita, andiamo…” la chiamò. Giulia annuì e la seguì per tornare dal gruppetto. Avevano già iniziato a fare le congetture su cosa potessero voler dire gli oggetti. “Magari bisogna pronunciare delle parole magiche…” provò Anna. Guardando la sua agenda. Hermione si sedette sul letto accanto a Ron e scosse la testa poco convinta. “Pimpulu pampulo parimpampù!” recitò seria la castana. Ma l’agenda non si mosse di un millimetro. “Benvenuti alla decadenza del mondo magico…” sospirò esasperato il prefetto. Anna però non si arrese. “Cristallo lunare, entra in azione!” recitò ancora. Hermione prese un cuscino. Dapprima era per soffocare l’amica. Poi decise che era meglio schiaffarselo sulla faccia e coprire la voce. Almeno non avrebbe avuto ripercussioni legali. Giulia si rigirava il suo bigliettino fra le mani. Harry si avvicinò e le mise una mano sulla spalla. Lei sobbalzò e lasciò cadere il pezzo di carta. Il ragazzo si chinò e lo raccolse. Per poi restituirlo. Giulia gli sorrise. “Tutto bene Giulia? Mi sembri un po’ pensierosa…” osservò il Prescelto. La ragazza alzò le spalle. “Nulla…mi sono solo ricordata delle cose…” rispose vaga. L’amico la guardò poco convinto. “Stai pensando a…a…al vecchio gufo?” le chiese. Avrebbe usato il termine assassino. Però Harry aveva capito che doveva contenersi almeno con lei. Giulia sospirò. “Non riesco a chiamarlo per nome…diamogli un nome in codine che dici?” propose in tregua il moro. L’amica sorrise. “Si…stavo pensando a lui…ma oramai mi capita così spesso che non ci bado quasi più…prima lo pensavo con serenità…ogni volta che però mi figuro il suo viso in mente sento il cuore battere all’impazzata…non d’amore ma d’apprensione…” confessò. Harry abbassò lo sguardo. In effetti non capiva come una dolce ragazza come lei potesse essere innamorata di un bastardo come Piton. E soprattutto come potesse non odiarlo ed essere ancora in pena per lui dopo che l’aveva abbandonata. “Hey voi due asociali…guardate che ci siamo anche noi…” li interruppe Anna. in realtà Ron ed Hermione avevano iniziato una sessione di sbaciucchiamento. “Sarà dura andare avanti così per molto tempo…” sospirò ancora la castana affranta. Giulia sorrise divertita. “Dobbiamo trovarci un passatempo alternativo…” osservò Harry. Anna prese un cucino ed iniziò a fare l’imitazione dei due piccioncini. L’amica e il moro trattennero una risata. Il prefetto tirò un calcio alla castana. Che cadde a sedere in giù sul pavimento. “Quando è troppo, è troppo…guerra!” esclamò Anna. Buttandosi a mo di wrestler su Hermione. Armata di cuscino. Così iniziò la battaglia di cuscini. Dopo dieci minuti si deposero le armi e tutto tornò alla normalità. Il campo di battaglia venne ripulito e il gruppo ricominciò a parlare di argomenti seri. “No davvero…che ci dovrei fare di un libro di fiabe?” commentò stizzita il prefetto. La castana alzò le spalle. “Magari a Voldemort serve solo un po’ di relax…non credo che Lucius o Piton gli raccontino le favole la sera…magari possiamo mandarci la nostra Giulia a cantargli la ninna nanna…” propose. “Alzi la mano chi vuole ignorare le risposte della qui presente signorina Haliwell da d’ora in avanti…” propose Hermione, facendo saettare in aria la mano. Harry, Ron fecero altrettanto. “Sono solo risposte creative…” la difese Giulia. “Alzi la mano chi vuole escludere anche a signorina Wyspet…” aggiunse il prefetto. L’amica la spintonò. “Io posso accendere e spegnere le luci, sai che bello!” ironizzò Ron. “Certo che Silente poteva lasciarci indizi più chiari…a Giulia non ha nemmeno lasciato il cioccolatino…solo la carta…” sbottò Anna. Il Prescelto guardò il boccino fra le mani. “Hermione…hai detto che i boccini hanno memoria tattile giusto?” osservò. Hermione annuì. “Peccato che quel boccino ha visto da vicino non solo le tue mani Harry, ma anche la tua bocca e per poco il tuo stomaco…” rimbeccò acida la castana. Il moro sobbalzò. “Hai ragione Anna!” esclamò. Poi se lo picchiettò sulle labbra. Giulia strabuzzò gli occhi. “Hey sta comparendo una scritta!” esclamò. Il moro sorrise soddisfatto. “Mi apro alla chiusura…” lesse. Il gruppetto si guardò dubbioso. “In effetti Anna non ha tutti i torti però…non è che Silente ci abbia lasciato messaggi così chiari…” le diede ragione Ron. Anna si allungò sul bordo del letto. Era stufa di pensare. “In tal caso possiamo sempre consultare i vecchi libri di magia oscura di mia nonna…” propose. Hermione la guardò inorridita. “Te li sei portati dietro?!” soffiò. La castana unì le dita indici delle mani a formare una croce per simulare un esorcismo. “Tu leggi libri di magia oscura?” boccheggiò Harry. Anna sbuffò. “Oh andiamo! Non fare quella faccia…grazie a quei libri io sapevo cosa fossero gli Horcrux molto prima di te…” sbottò. “Però non mel’hai mai detto…” rimbeccò subito l’altro. “Quando ho scoperto cosa stavi cercando di farti dire dal Lumacone, tu hai iniziato ad insultarmi e dopo cinque minuti mi hai dato uno schiaffo...se non sbaglio Potter…” sbottò pronta la castana. Il Prescelto la guardò per metà colpevole. Quando lo chiamava per cognome era terribilmente simile a Malfoy. “Uno a zero per Anna Alvis Haliwell…” decretò Ron. Il prefetto lo zittì. “Ti prego Ron non mettertici anche tu…” lo rimproverò. Giulia scosse la testa. “Quello che è stato è stato…ora siamo di nuovo uniti ed è inutile che storciamo il naso sui possibili metodi da usare…Anna ha dei libri oscuri, tanto meglio! Voldemort di certo userà tutti i suoi mezzi per uccidere Harry e difendere i suoi Horcrux, per far trionfare il suo regime di terrore…che saranno mai dei libri…” esordì. Gli altri rimasero a bocca aperta. Dopo qualche minuto fu Hermione ad intervenire. “Sapete…a me questa storia del regime non sembra nuova…” osservò. Anna sospirò. “Bhe sai Herm, non è la prima volta che Voldie tenta di avere il potere supremo…” precisò ovvia. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Non sono stupida Anna…lo so…intendevo…nel mondo babbano è già successo un disastro del genere…” spiegò. Ron la guardò curioso. Non ne sapeva quasi nulla di storia babbana. “Stai forse parlando…” iniziò a dire Giulia. Hermione sorrise amara. “Hitler, Mussolini e i lager non vi dicono nulla?” concluse per lei. Il rosso rimase in attesa. “Chi sono? Vostri amici?” chiese. Il prefetto lo guardò indignato. “Stai scherzando spero Ron…” esclamò. Il ragazzo divenne del colore dei suoi capelli dall’imbarazzo. “Hitler era un dittatore che voleva il trionfo di un’unica razza, quella ariana…i lager erano i campi di sterminio in cui finivano tutti quelli che non erano considerati “sangue puro”…” spiegò spiccia Giulia. Ron rimase atterrito. “È stato il più grande genocidio nella storia babbana…praticamente omicidio legalizzato…” aggiunse Hermione. Harry abbassò la testa. Non ne sapeva molto. Aveva letto qualcosa nei libri di Dudley. Però gli era bastato per capirne la gravità. “Mione…tu come sai tutte queste cose?” le chiese il rosso. Il prefetto alzò le spalle. “Quando ero piccola vidi un documentario sui lager per sbaglio…chiesi spiegazioni a mia madre e non soddisfatta cercai dei libri in biblioteca…non ti dimenticare che io leggo di tutto Ron…” raccontò. “Quando sei così piccola alla scuola babbana non ti raccontano certe cose…col passare del tempo però ho letto qualche testimonianza…mi ricordo che una volta mia madre lo paragonò al vecchio regime di Voldemort…” osservò anche Giulia. Anna annuì. “Quindi Herm secondo te Voldemort è come Hitler…Mussolini sarebbe il Ministro della Magia…e i lager?” chiese. Hermione sospirò. “Non ci sono lager…solo sterminio a freddo…” rispose. Ron scosse la testa incredulo. “Vedete? Alla fine babbani e maghi non sono poi così differenti…” commentò. Il gruppetto rimase in silenzio a riflettere. Avevano unito due argomenti già pesanti di per se che sommati davano ancora più ansia e angoscia che mai. Giulia ripensava a tutti quei filmati visti in tv. In effetti dei lager lei era venuta a conoscenza grazie a un film italiano. Era un po’ stata aiutata da sua nonna Clotilde, però aveva capito. E il film le era piaciuto parecchio, anche se aveva pianto. Si intitolava “La Vita è Bella” ed aveva per protagonista un famoso attore italiano. Di cui però non si ricordava il nome. Però il modo in cui salutava la donna che amava, quello se lo ricordava. Inutile dire che invece Anna si era buttata a capofitto sugli aspetti più tragici. Era incredibile di come a soli 10 anni si fosse seduta in veranda e si fosse messa a sfogliare un libro di immagini dei campi di sterminio. Solo dopo aver imparato il tedesco aveva capito quanto i tedeschi stessi fossero stati crudeli anche solo nella ricerca dei nomi. Ron si sentiva estremamente stupido. Suo padre parlava solo degli oggetti babbani. Di storia non ne sapeva nulla ed era mortificante che la sua ragazza sapesse più di lui. Anche se oramai c’era abituato. “E se cambiassimo argomento?” propose poi. Hermione scosse la testa. “Non possiamo lasciar cadere questo argomento ogni volta che ne parliamo…non verremo mai a capo di nulla così!” rimbeccò. Anna lasciò ciondolare il braccio fuori dal letto. “Ha ragione Ron…è stancante parlare sempre di quello...quando partiremo ne potremo parlare tutto il tempo che vuoi Herm…” commentò. Il prefetto sbuffò. Fu così che anche per quella volta si passò ad una discussione più leggera. Il gruppo parlò fino a tarda ora. Per finire con l’addormentarsi. Anna rimase infondo al letto stiracchiata. Con le mani penzolanti verso il pavimento. Hermione era appoggiata a Ron. Quest’ultimo aveva la schiena incastrata nella testiera del letto. Harry stava sul bordo opposto e gli rivolgeva la schiena. Giulia era rannicchiata al centro. Aveva creduto di poter dormire. Però si era svegliata dopo solo una mezzora. Tutti riposavano profondamente e non aveva voglia di svegliare le sue amiche per riportarle alla loro camera. Decise che sarebbe scesa e avrebbe preparato il suo thè caldo e biscotti al cioccolato. Piano sgusciò via dal letto e scese gli scalini della botola. Per finire nel corridoio principale. Qualche camera da letto aveva la porta socchiusa. Da quelle infondo si sentiva un gran russare. In punta di piedi la ragazza passò davanti alle stanze. Quella scena le sembrava famigliare. Arrivò alle scale. Le sembrava di essere tornata indietro di un anno. E si vedeva. In camicia da notte con Snakey in braccio. Stavolta però non sarebbe capitombolata. Con attenzione Giulia scese le scale. Alzando gli occhi non si trovò davanti Severus. Non più. Sospirando con una certa amarezza la ragazza si diresse in cucina. Cercando di fare meno rumore possibile mise l’acqua a bollire. Doveva essere l’una passata. I pallidi raggi lunari erano le uniche fonti di luce. La ragazza allungò una mano per aprire la credenza più alta. Come si aspettava non ci riuscì. Così prese la sedia e vi si arrampicò. Aprì l’alta e vi trovò ciò che Fred nascondeva sempre per lei. Una scatola di biscotti con sopra uno strato di cioccolata. Sapeva che se li avesse lasciati più in basso se li sarebbero mangiati gli altri. Invece lui li conservava solo per lei. Giulia li prese e chiuse la credenza. Poi si sistemò sulla sedia. Aspettò che l’acqua bollisse poi la versò nella tazza insieme alla bustina del solito thè al limone. Dopo qualche minuto tolse la bustina e ci aggiunse i suoi quattro cucchiai abbondanti di zucchero. Aprì la scatola e prese il primo biscotto. Mentre lo intingeva nel thè Giulia iniziò a vagare cin lo sguardo per la cucina. Subito sotto all’orologio che segnava lo stato dei membri della famiglia (per le riunioni allargate alla Tana si aggiungevano anche i nuovi abitanti), c’era un foglio che arrivava quasi fino al pavimento. Erano tutte le cose da sistemare e da preparare per il matrimonio. Certi punti erano spuntati di rosso. Altri avevano un punto di domanda vicino. I wanted you to know, I love the way you laugh, I wanna hold you high and steal your pain away. Chissà se tutte le mamme erano così esagitate come Molly. Sperava davvero che sua madre non si comportasse con così tanta enfasi. La ragazza morse il biscotto. Era convinta che il suo sarebbe stato un matrimonio tranquillo. Pochi invitati. Rinfresco e cerimonia. Assolutamente nulla di bianco. Ogni volta che si vedeva sull’altare le si figurava la sua immagine in un vestito viola scuro. Mentre lui. In un perfetto smoking nero e verde. Forse i colori non stavano proprio bene. Però captava i desideri del suo futuro consorte. E come lei si rifiutava di vestirsi di bianco lui poteva scegliere i colori che più gli si addicevano. I keep your photograph; I know it serves me well, I wanna hold you high and steal your pain. Era strano però. Per quanto avessero parlato del loro futuro. Di Eveline. Perfino della casa in cui trasferirsi. Mai avevano accennato al matrimonio in se. Era così scontato? Oppure sembrava così lontano da non prenderlo nemmeno in considerazione. Giulia non era sicura di voler ancora cantare per Fleur e Bill. Era felice per loro. Però poteva cantare quelle note d’amore quando il suo cuore era in pezzi? 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. La ragazza scosse la testa e mangiò un altro biscotto. Era davvero troppo tragica. Infondo Severus non l’aveva lasciata. Non era morto. E l’amava. Era anche per lei che andava avanti con la sua farsa ogni giorno. Per cercare di garantire un futuro a tutti. Alla loro prossima famiglia. E nessuno lo capiva. Però era anche vero che più si diceva certe cose più si sentiva triste e anche un po’ patetica. Quando ripeteva a se stessa che non era stata abbandonata, sembrava meno credibile ogni volta che lo diceva. Aveva bisogno di un segno tangibile. Che non fosse una rosa abbandonata sulla sua scrivania. Che non fosse delle frasi riferite da Draco ad Anna per lei. Che non fosse un semplice sguardo dal fondo di un bar. You've gone away, you don't feel me here, anymore. Giulia lo voleva abbracciare. Gli voleva parlare. Voleva rispondere alle sue battutine sarcastiche. Voleva tornare a quella sera. A Spinner’s End. Sdraiati sul letto di Piton. A guardare Sex and the City. Come due nuovi Carrie e Mr Big. Senza pressioni da fuori. Senza scadenze. Un contesto in cui la loro unica preoccupazione era se mangiare il dessert o fare ancora l’amore. La ragazza fissò gli occhi sulla tazza. Era quasi un’ossessione pensarci oramai. Ed era solo l’effetto di una distanza prolungata. Chissà come si sarebbe sentito Piton se l’avesse cercata alla Tana. O avesse provato a contattarla. E lei. Lei non ci sarebbe stata più. Lui avrebbe capito subito che era finita nell’ennesima missione suicida guidata dall’amicizia. E si sarebbe arrabbiato. The worst is over now and we can breathe again, I wanna hold you high, you steal my pain away. Giulia mangiò un altro biscotto. Poi fermò le sue iridi nocciola sul dorso della mano. Le scritte che aveva fatto vedere a Scrimgeour erano la prova di quanto fosse testarda. E di quanto Severus si fosse sempre dato da fare per proteggerla e rimediare ai suoi danni. Come quando al quarto anno aveva inventato una sessione speciale di ripetizioni per giustificare la sua violazione di coprifuoco con la McGranitt. In realtà erano stati insieme. A leggere sotto l’albero in giardino. E anche se lui aveva precisato che non l’avrebbe coperta l’aveva fatto. Infondo era pur sempre il suo Severus. There's so much left to learn, and no one left to fight. Quel Severus che la sgridava sempre perchè si ficcava in ogni guaio possibile. Quel Severus che le correggeva i temi la sera. Quel Severus che la faceva sempre sedere nella sedia davanti alla sua scrivania. Quel vecchio gufo che anche se voleva fare il duro la viziava sempre. Quel Severus che aveva aperto il suo cuore. La ragazza sospirò. Tutti questi erano ricordi. Ricordi, ricordi, solo e sempre ricordi. Sarebbe stato mai possibile costruire un futuro senza dover tornare a pensare ogni cinque minuti al passato? Era bello ricordarsi le sensazioni che provava. Era bello pensare a quanto era entusiasta ogni volta che scattava il coprifuoco e lei sfrecciava fuori dal dormitorio verso i sotterranei. Era bello ricordare di sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che pensava a Severus. Ma lei voleva riviverle tutte quelle cose. Aveva paura che a forza di usare i ricordi, questi si deteriorassero finendo per diventare banali e noiosi. I wanna hold you high and steal your pain. Si annoiava ad ascoltare i propri pensieri a volte. Era diventata una persona ossessionata. Una persona concentrata solo su qualcun altro. Fra poco sarebbe dovuta partire e avrebbe dovuto lasciare Piton ridotto a quella foto che si portava sempre con se. Doveva essere concentrata solo su come distruggere Voldemort. E se nel peggiore dei casi fosse morta in quel tentativo? Avrebbe lasciato Severus avvolto ancora una volta in un dolore atroce. Giulia scosse veloce la testa. Non sarebbe successo. Lei non sarebbe morta. Si fidava di Harry e dopotutto erano cinque cervelli uniti! Avrebbero ricavato qualcosa. Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. La ragazza stava mangiando l’ennesimo biscotto, quando un rumore la distrasse. Due limpidi occhi verdi fecero capolino dall’ombra. Harry avanzò piano per paura di disturbare. “Hey…” disse solo. Lei sorrise. “Hey…non riuscivo a dormire…così ho provato con un rimedio personale…” spiegò. Il ragazzo si avvicinò timido. “Molto personale…e soprattutto leggero e poco dolce…” commentò divertito. Giulia gli fece segno di sedersi vicino a lei. “Sono stato svegliato dal russare di Ron e da un calcio di Anna…” raccontò poi Harry. Obbedendole. L’amica rise. “Ti va un po’ di thè?” propose. Il moro annuì ma a fermò. Con un colpo di bacchetta duplicò la tazza di lei. “Ora che posso…ne approfitto!” esclamò. Giulia gli passò la scatola di biscotti. “Se ti disturbo basta che me lo dici e me ne vado…” esordì ancora il Prescelto. Ma l’amica scosse la testa. “Figurati…stavo solo pensando…di nuovo…” spiegò. Harry annuì un poco a disagio. Gli sarebbe piaciuto consolarla. Come lei aveva fatto con lui quella volta di Cho. Però non aveva un’alta opinione del suo partner. Non sapeva cosa dirle. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. “Harry…quando hai capito per la prima volta che Ginny ti piaceva?” esclamò d’improvviso Giulia. Il ragazzo sobbalzò. “Ehm…ecco…quando l’ho capito? Bhe…quando l’ho vista in piene effusioni con Dean Thomas…mi è salita una rabbia…all’inizio pensavo fosse solo perché era come una sorella minore…ma mi sa che il mio affetto è sfociato in qualcos’altro…” raccontò. L’amica annuì. Stringendo la tazza fra le mani. “Sarai molto triste al pensiero di doverti separare da lei…ne avete già parlato?” gli chiese. Harry alzò le spalle. “Più o meno…fra sua madre che ci tiene costantemente impegnati e fra il fatto che lei è già abbastanza giù perché dovrà tornare a scuola da sola non è facile parlare di certe cose…” spiegò. Giulia sospirò. “Hai mai pensato di tornare a scuola in incognito? Magari ricorrendo a qualche pozione cambia aspetto o cose del genere?” aggiunse poi. Il moro scosse la testa. 'Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. “Così facendo non potrei portare a termine la missione che Silente mi ha dato…io ho solo una via da percorrere Giulia…però tu, Hermione, Anna e Ron potete scegliere…” osservò. La ragazza sorrise amara. “Herm e Anna sono Mezzosangue e io senza di loro a scuola non torno…mi piacerebbe tanto tornare ai vecchi tempi in cui Hogwarts era un posto per tutti, ma per fare ciò io devo seguirti Harry…e credo che allo stesso modo lo pensino gli altri…e poi ti vogliamo bene…” rispose. Il Prescelto arrossì. “E se io non fossi capace di far tornare quel mondo? Solo perché sono sopravvissuto una volta non vuol dire che ricapiterà e che Voldemort cadrà di nuovo…” esordì poi acido. Giulia scosse la testa sicura. “Se Silente ha riposto in te le sue speranze un motivo c’è…tu ne sei capace Harry…e se ti serve aiuto noi ci saremo…Herm sarà l’intelligenza, Anna la forza, Ron la praticità e io…io sarò la spalla che ti sorreggerà nei momenti di sfiducia…” spiegò. Il ragazzo sorrise. “Fatico a credere che una persona come te si lasci andare alla tristezza Giulia…” osservò. La ragazza sospirò arresa. “Eppure lo faccio…ultimamente anche troppo spesso per i miei gusti…” confessò. Harry la guardò dispiaciuto. Così prese tutto il coraggio che aveva. “Lo so che il vecchio gufo mi ucciderà…però…” disse. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away. Poi si avvicinò e strinse Giulia in un caldo abbraccio. Lei chiuse per qualche minuto gli occhi. Anche se in effetti non era del suo abbraccio che aveva bisogno, il gesto era da apprezzare comunque. “Grazie Harry…” sussurrò. I due rimasero così per qualche minuto. Il moro era diventato paonazzo. I due si staccarono e tornarono a bere i loro thè. Superato l’imbarazzo ricominciarono a parlare tranquillamente. Come fossero tornati a quella vecchia amicizia iniziata sette anni prima in un vagone dell’Espresso per Hogwarts. 'Cause I'm broken when I'm open and I don't feel like I am strong enough. Giulia era felice di riuscire a parlare con lui come non fosse successo nulla che li avesse allontanati. Infondo erano sempre stati uniti in ogni avversità. Anno dopo anno avevano affrontato draghi a tre teste, ragni giganti, lupi mannari e basilischi. Lei stessa aveva capito quale peso avesse messo Silente sulle spalle di Harry. E cosa ciò comportasse. Quella sera finalmente comprese. Che anche Harry si sentiva insicuro e fragile quanto lei. Non erano poi tanto diversi. Tutti e due volevano sostegno e aiuto. E senza dire una parola. Solo con quell’abbraccio improvvisato. Entrambi capirono che quel sostegno e quell’aiuto l’avrebbero trovato l’uno dall’altra e viceversa. 'Cause I'm broken when I'm lonesome and I don't feel right when you're gone away.

Edited by kikyo91 - 7/3/2011, 02:04
 
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