Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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~D r e a m e r •
view post Posted on 9/12/2012, 01:02




Mimiiii!! Gomenasai...era tipo qualcosa come mille anni che non bazzicavo da queste parti e così mi sono persa anche gli ultimi aggiornamenti!! >.<
Mii sono riletta gli ultimi capitoli, dall'arrivo al "Camping Horcrux" fino all'ultimo..a proposito grazissime per la dedica compleannosa!! <3
Che posso dirti che non ti abbia già detto mille e mille volte? La storia mi piace sempre molto, il modo fresco e simpatico che hai di raccontare quello che succede aiuta molto nella lettura! Soprattutto hai il grande merito di rendere divertente uno dei pezzi più noiosi dell'intera saga..ovvero quella del bosco. Mamma che palle a leggerla, mi ricordo che non vedevo l'ora che finisse.
Ecco, nella tua ff invece mi piace.
Ho adorato tantissimo il pezzo di Sev e Giulia....che teneri gli amori miei!! Carino anche il pezzo ambientato ad Hogwarts con le confidenze romatiche tra Draco e Blaise.
Non vedo l'ora di leggere il seguito, quindi aggiorna il prima possibile!! <3

Ah, odio ufficialmente Ron!! Ti prego fa che Anna lo imbavagli xD
 
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kikyo91
view post Posted on 14/12/2012, 17:22




Saaalve bimbe *-* ebbene si, sono stata rapita dal verme solitario della scrittura xD inutile dire che ho iniziato già il capitolo dopo di questo xD legatemi u_u diciamo che quest è il regalino di Santa Lucia in ritardo *^*
Avvertenza: scene inquietudinali Haliwell, violenza verbale gratuita e taaanto astio *^*
In questo capitolo troviamo We Found Love (che è questa versione di Sistiana e non quella tunze tunze di Rihanna u_u).
Spero che il cap vi piaccia, son circa 11 pagine di word xD doveva essere più lungo ma per ora mi son fermata qui u.u
Buona lettura bimbe <3


Ventisettesimo Capitolo
Ignari di cosa stava accadendo nella loro vecchia casa, il gruppetto ricominciò un’altra giornata in fuga. Hermione rimase a fare la guardia per un’ora. Poi decise di entrare e svegliare l’allegra combriccola. Iniziò con Anna, che sembrava quella con il sonno più tranquillo. Mentre questa si metteva a sedere imprecando provò con Giulia. Aveva il medaglione stretto in una mano. Ancora nel dormiveglia la ragazza storse il naso. Il prefetto le batté ancora una mano sulla spalla. “Ti ho detto mille volte di no Josh…smettila di insistere…” biascicò l’amica. Hermione la guardò dubbiosa. “Starà facendo degli incubi…” suggerì la castana. Ancora intenta a stropicciarsi gli occhi. Il prefetto cercò ancora di svegliare l’amica. “Avanti Giulia…sono Hermione…” la chiamò. Giulia si scrollò di dosso le pacche del prefetto. Aveva perfino un’espressione schifata in viso. “Ok, non deve dormire con quel coso vicino…” decretò veloce Anna. Scendendo dal suo letto con un balzo piuttosto goffo. Hermione allungò una mano e le rubò il medaglione. D’improvviso la ragazza smise di divincolarsi e l’espressione tornò serena. Il prefetto riprovò a svegliarla e stavolta funzionò. Giulia si alzò piano a sedere, sbadigliando. “Buongiorno ragazze…” sussurrò. La castana si avvicinò. “Stavi facendo un brutto sogno?” le chiese in colpa Hermione. La ragazza si stiracchiò. “Non proprio…erano soltanto…ricordi…” provò a spiegare. Le amiche la guardarono curiosa. “Ho rivissuto un paio delle giornate trascorse con Josh…il che è strano perché non penso mai a lui…” raccontò ancora Giulia. Anna si appoggiò alla sbarra del letto. Mentre il prefetto si sedette vicino a lei. “Credi che…sia colpa del medaglione?” provò. La ragazza alzò le spalle. “Se su di me ha solo l’effetto di riportare alla mente i ricordi penso che sia giusto che lo tenga io…non posso permettergli di toglierti energia Herm e nemmeno di far paura ad Anna…” commentò sincera. La castana si voltò dall’altra parte. “Non…non mi fa paura…” sussurrò. Hermione sospirò. “Ora che ci penso…Josh è un purosangue…quindi anche lui ora è tornato ad Hogwarts…” osservò all’improvviso Giulia. Il prefetto annuì. “Spero che non commetta stupidaggini nei confronti di Severus…” aggiunse poi la ragazza. Anna sbuffò. Rubò di mano ad Hermione il medaglione e se lo mise al collo. Nascondendosi la collana a croce di Draco sotto la maglietta. Non voleva che due cose così diverse entrassero in contatto. “Smettiamola con questi discorsi inutili e diamoci una mossa…dobbiamo andarcene da qui…” concluse secca. Per poi allontanarsi verso il cucinino. Il prefetto e Giulia si guardarono. “Più tardi annoterò i vari comportamenti di ognuno di noi mentre ha con se il medaglione…forse la risposta sta nei sentimenti che ci suscita…” esordì la prima. La seconda scosse la testa. “Prima ce ne sbarazziamo meglio è…” commentò. Hermione si alzò e diede una rapida occhiata verso Ron. “Ah Giulia…grazie per stanotte…Harry mi ha detto che sei stata tu a farlo addormentare…” la ringraziò. Giulia arrossì. “Figurati Herm…sei la più intelligente qui, hai bisogno di dormire per far girare meglio i neuroni…” sorrise timida. Il prefetto scosse la testa divertita. Poi le porse una mano per alzarsi. “Herm…credi che io abbia qualcosa che non va?” le chiese l’altra accettando l’aiuto. Hermione la guardò stupita. “Ecco…io…il medaglione non fa nessun effetto su di me…sono contenta perché così posso tenerlo io ed evitare che dia fastidio a voi…però…ho paura perché non è normale…” confessò Giulia. Il prefetto sorrise intenerita. “Secondo me sei così buona che perfino il potere del medaglione si indebolisce standoti vicino…” la prese in giro. La ragazza arrossì. “Herm!” la richiamò. “Dopotutto hai saputo far innamorare Piton…che sei speciale lo sapevamo già tutti…” sorrise Hermione. Giulia l’abbracciò subito. Ecco ritornata la cara mamma Hermione. Insieme andarono a fare colazione al cucinino. Svegliarono anche Harry e Ron ed iniziarono i preparativi per il trasferimento. A metà mattinata avevano già radunato tutte le loro cose e nascosto o eliminato i segni di un loro possibile passaggio. Hermione aveva annullato tutti gli incantesimi di protezione. Così all’ora di pranzo si erano già smaterializzati nella loro successiva meta. Stavolta avevano scelto il limitare in un piccolo villaggio fra le campagne. Si erano sistemati in un piccolo bosco nei dintorni e la vicinanza del borgo era perfetto per provvedere alle esigenze di cibo. Decisero che si sarebbero stabiliti in quel luogo per massimo una settimana. Dovevano cambiare spesso posto in modo da non lasciare troppe tracce in giro. Quella stessa giornata fu impiegata a montare la tenda e a ricomporre gli incantesimi di difesa. Inoltre Harry ed Hermione fecero un rapido giro di perlustrazione. Il villaggio era piuttosto tranquillo e non c’era pericolo di ficcanaso. Quando si fece buio si ritirarono nella tenda. Quella sera la cena consistette nell’ultima manciata di bacche e funghi dal bosco precedente. Ron cacciò fuori subito la lingua. “Non si poteva andare a prendere del cibo decente già da oggi?” sbottò. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Se il cibo non è di suo gradimento signorino, può benissimo alzare le chiappe da li e procurarsi qualcosa da solo…” rimbeccò acida. Aveva tenuto lei il medaglione per tutta la giornata. Il rosso incrociò le braccia al petto offeso. “Sono ancora convalescente…” le ricordò. La castana lo guardò scettica. “Per quanto andrai ancora avanti così Weasley? Dovrai aiutare anche tu prima o poi…qui non siamo a casa tua, non c’è mamma che ti rimbocca le coperte e ti prepara tutti i manicaretti che vuoi…” lo punzecchiò stufa. Ron ridusse gli occhi a fessure. “Parli bene tu…vivi a razioni di the…guardi quello che non ti piace, storci il naso e rifiuti schifata…io almeno mangio anche se fa tutto schifo…” osservò. Hermione sospirò. “Almeno io non mi lamento ogni due per tre…perché non stai un po’ a digiuno Weasley?” ghignò ancora Anna. Il rosso strinse i pugni. “Certo, mi nutrirò anche io solo di teina, girando ogni notte fuori dalla tenda come un fantasma…non so come tu faccia a stare in piedi Anna, sto iniziando a sospettare che tu non sia umana…” commentò sarcastico. La castana sogghignò. “Addirittura non umana! Grazie dei complimenti signorino Weasley…certo, se fossi un vampiro avrei una fornitura di sangue a vita solo con te…” sibilò. Le guance di Ron divennero porpora. Stava decisamente perdendo la pazienza. “Ringrazia solo che sei una donna Anna…ho una voglia immensa di tirarti un pugno sul naso…” rimbeccò secco. Anna appoggiò i gomiti sul tavolo, per poi congiungere le mani e appoggiarci a sua volta il mento. “Fallo pure Weasley…però non torneai a casa intero ti avverto…” ghignò ancora. Gli occhi fissi sul diretto interessato. D’improvviso Harry batté un pugno sul tavolo facendo sobbalzare tutti i presenti. Giulia per poco rovesciò il bicchiere d’acqua che aveva fra le mani. “Ora piantatela! Per Merlino sembrate due bambini!” li rimproverò il moro. La castana lo fulminò con lo sguardo. “Non sono affari tuoi Potter…” sibilò in serpentese. Harry rimase immobile per qualche secondo. Lui non lo parlava mai, anzi lo evitava il più possibile. “Calmati, è inutile accanirsi uno contro l’altro…” rispose piano, anche lui in serpentese. Gli altri tre furono piuttosto stupiti. Nonostante non capissero cosa si stessero dicendo capivano che non erano discorsi tranquilli. “Non dicevi così l’anno scorso Potter…” sbottò ancora in un sibilo Anna. Alzandosi e scostando in malo modo la sedia. “Anna dove vai?” pigolò quasi Hermione. La castana alzò le spalle. “Me ne starò fuori…certe persone mi danno il voltastomaco…” disse solo. Iniziando poi ad avviarsi. “Sarà meglio…averti davanti mentre mangio rende la cena più penosa di quello che è…” esordì Ron. Anna si fermò. Poi si voltò di scatto impugnando la bacchetta. Il rosso rimase col fiato sospeso. Gli occhi della castana erano spalancati. Si mordeva il labbro inferiore. Sembrava che stesse cercando di controllarsi. Rimase così fino a che le labbra iniziarono a muoversi in un sussurro. Hermione si portò le mani alla bocca spaventata. Anna però si bloccò. Senza dire nulla si affrettò ad uscire dalla tenda. Ron tirò un sospiro di sollievo. “Hai…hai visto anche tu?” commentò sbigottita il prefetto. Giulia annuì. “Stava per evocare una Maledizione…” assentì ancora scossa. Non c’erano dubbi. Le prime lettere erano quelle dalla Cruciatus. Harry scosse la testa. “Dobbiamo toglierle quel medaglione…” esordì. Il rosso storse il naso. “Buona la scusa di comportarsi in questo modo per colpa dell’Horcrux…io non ho trovato molta differenza con la Anna del solito…” sbottò. Gli altri tre si voltarono allibiti. “Ron, per l’amor del cielo mangia e non dire stupidaggini…” lo rimproverò Hermione. Poco dopo si ristabilì il silenzio. Si poteva vedere la sagoma della castana. Era seduta schiena contro l’entrata. Gambe al petto. Avrebbe voluto scappare. Fuggire da quella stupida tenda. Forse ce l’avrebbe anche fatta a farsi inghiottire dalla notte. Ma poi dove sarebbe andata? La prima immagine che le si figurò in mente fu la calda atmosfera di casa sua. Casa Haliwell. Che però ora era vuota. Non ci avrebbe trovato nessuno della sua famiglia. Ne l’abbraccio di sua madre che in quel momento desiderava tanto. Il cuore le faceva male. Si era resa conto di cosa stava facendo e si era bloccata. Si era spaventata. Eppure non le era ancora venuto in mente di togliersi quello stupido medaglione dal collo. Non voleva. Doveva vincere lei. Era più forte di tutto, perfino del frammento dell’anima di Voldemort. O almeno così sperava che fosse. La castana rimase seduta di fuori tutta la notte. Solo quando Harry andò a darle il cambio dormì. Alle sette tutta la combriccola si alzò fuorché lei. Giulia ed Hermione decisero di andare in avanscoperta al villaggio. Il Prescelto aveva suggerito di usare il mantello dell’invisibilità ma era la soluzione più scomoda. Quando erano bambini entrarci in tre o cinque non era un problema. Ora in due già si stava stretti. Così le ragazze optarono per dei semplici incantesimi per mutare il colore dei capelli e quello degli occhi. Erano dei trucchetti imparati su normali giornaletti da streghe teenager che duravano solo qualche ora. Appena passate le nove una rossa e una mora si avventurarono in direzione del villaggio. Sulle spalle normali cappotti invernali e bacchetta nascosta nella cintura. Ad Harry fu dato il compito di sorvegliare la tenda e tenere d’occhio sia Anna che Ron. Dopo soli quindici minuti di cammino Hermione e Giulia arrivarono all’inizio del villaggio. Passavano abbastanza inosservate ed inoltre quella mattina sembrava esserci molta folla. Le due si insinuarono fra la gente senza difficoltà. “Hai sentito Anna stanotte?” chiese d’improvviso il prefetto. L’amica annuì. Un paio d’ore dopo che tutti loro si erano messi a letto, la castana si era lasciata andare ad un pianto sommesso. Rannicchiata fuori dalla tenda. “Forse sarebbe meglio che andasse da sua nonna in Transilvania…” sussurrò Giulia. Hermione sospirò. “E tu da Piton ad Hogwarts…” aggiunse. Le due si guardarono sconsolate per qualche minuto. Fino a che la ragazza scosse energicamente la testa. “Ora basta deprimersi! Siamo venute a far la spesa no?” trillò sicura. Il prefetto sorrise di poco. In effetti c’erano parecchie bancarelle di cibo nei dintorni. Loro però dovevano scegliere qualcosa di facilmente conservabile. Volevano comunque comprare qualcosa di sfizioso da portare in dono ad Anna. “Peccato che non ci siano lecca lecca al sangue qui…” osservò Giulia. Hermione annuì. La castana ne faceva scorta a quintali quando passavano a Mielandia. Solo che quello era un villaggio chiaramente babbano. C’erano solo cose comuni. D’improvviso Giulia si fermò. E strattonò veloce la manica del prefetto per attirare attenzione. “Guarda Herm!” la chiamò. L’amica si voltò per farle segno di abbassare la voce. Ma la ragazza le indicò la bancarella davanti a se. Hermione si bloccò. Era ricolma di libri. Colonnine ben impilate di tomi di ogni dimensione e spessore. Dai più nuovi a quelli già ingialliti nel tempo. “Ce ne sono tantissimi!” esclamò meravigliata Giulia. Aveva la tipica espressione da bambina esagitata. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Davanti a quello spettacolo sentiva già il cuore più leggero. Era incorreggibile. “Andiamo….non abbiamo ne tempo ne soldi per…questo…” stentò a dire. Se l’avesse sentita Mark! Quale bestemmia aveva detto. Giulia la guardò stupita. “Ma Herm…è da tanto che non curiosiamo fra libri…magari troviamo qualcosa di bello…” cercò di convincerla. Gli occhi nocciola imploranti. Hermione si voltò dall’altra parte. “Nemmeno per sogno! Siamo qui per un altro motivo…” ripetè. Cercando di essere convincente. La ragazza scosse la testa divertita. Scorse veloce la bancarelle poi si fermò ad un cartello. “Herm…” cantilenò quasi. “Che…che c’è?” rispose l’altra riluttante. “Libri di seconda mano a metà prezzo…prendi due paghi uno…è pieno di offerte…” gongolò Giulia. Il prefetto sentì di non riuscire più a trattenersi. Quelle parole erano musica per le sue orecchie. “Solo una sbirciatina…ed useremo soldi nostri e non quelli del gruppo…” decretò infine. L’amica iniziò a saltellare felice. In realtà anche nei soldi del gruppo c’erano i loro, però avevano comunque deciso di tenere una piccola parte di denaro ognuno per se. Così Hermione iniziò la ricerca. Si fiondò subito sui libri più spessi e antichi. Rimuginando sottovoce e scartando quelli più pesanti e scomodi da portare in viaggio con loro. Giulia sorrise contenta. Era esattamente quello che ci voleva. Musica e lettura avevano salvato più volte i Tre Uragani dalla noia e dall’inquietudine d’animo. Scorse quale titolo interessante. Poi si soffermò su una trilogia. Erano impacchettati assieme e c’era la promozione prendi tre paghi due con omaggio. Il primo libro in copertina aveva raffigurato un ciondolo in fiamme, con un volatile incastonato dentro un cerchio. “Hunger Games…” lesse curiosa. “Hanno già fatto il primo film su quella trilogia…due tributi di dodici distretti che vengono offerti in sacrificio negli Hunger Games, in cui solo uno poi sopravvive…ragazzi dai dodici ai diciotto anni che si uccidono l’un l’altro in un’arena…” riassunse in breve il prefetto. Giulia sorrise. Se solo non avesse avuto le braccia cariche di libri l’amica avrebbe di sicuro levato in aria la mano più veloce di una saetta per prendere parola. Come succedeva sempre a lezione. “Ad Anna potrebbero piacere…” osservò poi. Hermione storse il naso. “Io le procurerei qualcosa di tranquillo…una libro di favole?” suggerì. L’amica scosse la testa divertita. “Per Anna queste sono favole…ha letto di peggio in questi anni, rammenti?” precisò. Il prefetto alzò le spalle arresa. “Io punto sui classici…dovremmo prendere qualcosa che ci possiamo scambiare…” commentò ancora saggia. Giulia gonfiò le guance a pesce palla. “A me però interessano questi…” sussurrò. Hermione si lasciò scappare un sorriso. Se l’amica usava queste espressioni anche con Piton, non si meravigliava di certo che l’accontentasse sempre. “E va bene, comprali…però poi cerca qualcosa di utile…” si arrese. La ragazza batté le mani entusiasta. “Grazie mamma Herm!” sorrise. Il prefetto sospirò. Sembrava di essere tornare alle loro scampagnate a Londra dei pomeriggi estivi. O i loro sabati in gita ad Hogsmeade. Quanto gli mancava l’atmosfera tranquilla di quelle giornate. “Vuoi prendere qualcosa anche per Ron?” le chiese poi Giulia. Hermione la guardò scettica. “L’unico modo per far aprire un libro a quel bradipo è regalargliene uno di culinaria…ma dato le ristrettezze in cui siamo non è il caso…” commentò amara. L’amica trattenne una risata. “Spero che scene come quelle di ieri a cena non capitino più…” esordì tristemente il prefetto. Giulia annuì. “Che ne dica Ron, Anna è influenzata da quel medaglione…non avrebbe mai cruciato qualcuno per un motivo così stupido…altrimenti metà Hogwarts sarebbe estinta!” osservò. Hermione poggiò l’ennesimo libro scartato insieme agli alti. “Ron mi preoccupa ancora di più…se continua ad essere così passivo temo che un giorno perderò la pazienza perfino io…” confessò. L’amica sorrise e le si avvicinò. “Si può diventare così scontrosi solo per mancanza di cibo? Che diamine, ha detto delle cose orribili ad Anna ieri sera…” continuò il prefetto. Giulia le batté una mano sulla spalla. “Forse siamo troppo critiche nei suoi confronti Herm…è vero che difendiamo sempre a spada tratta Anna…” ammise. Hermione scosse la testa. Nonostante fosse il suo ragazzo era stufa di giustificarlo. “Anna sa controllare la fame, Harry ha fatto giorni digiuni quando era dai suoi zii, io ho perfino mangiato lasagne mezze congelate e tu non ti lamenteresti nemmeno sotto tortura…lui invece è sempre stato abituato a tre pasti caldi al giorno e alle coccole della mamma…ma ha diciassette anni, è ora di crescere e dargliele tutte vinte non lo raddrizzerà…” spiegò. Giulia la guardò divertita. “Sembri una perfetta mammina sai?” la prese in giro. Il prefetto arrossì. “Mi preoccupo soltanto…ammetto che correndo da lui ogni volta in cui alza un mignolo con espressione ferita predico bene e razzolo male…ma ho paura che se lo ignoro o lo rimprovero finirà con l’esplodere e l’atmosfera si appesantirà ancora…” aggiunse. L’amica la guardò intenerita. “E poi…mi manca il vecchio Ron…mi manca il mio bradipo mollaccione…” sussurrò ancora Hermione. Giulia scosse la testa e l’abbracciò. “Con Mark è sempre stato tutto più facile…perché sapevo bene che lui è più razionale e più maturo perfino di me…” si lasciò sfuggire il prefetto. L’amica la tenne ancora stretta. “Vedi cosa faccio Giulia? Confronti, confronti sempre e solo confronti…ho scelto Ron e quindi dovrei amare ogni suo difetto e lasciar correre…invece mi fa innervosire sempre di più…” spiegò Hermione. Giulia sorrise. “Herm, hai letto troppi romanzi rosa mi sa…lasciar correre in una relazione vuol dire voltare le spalle ai problemi, quando invece bisogna affrontarli e risolverli…solo così si vivrà bene in coppia…” osservò. Il prefetto scosse la testa divertita. “Ecco che arriva il saggio dell’Himalaya…” la prese in giro. L’amica le diede una leggera spinta. “Avanti Rossella O’hara, troviamo qualche bel libro e torniamocene in accampamento…” disse. Hermione sorrise e tornò a setacciare la bancarella. Alla fine Giulia prese la trilogia, una copia economica di Orgoglio e Pregiudizio (nonostante ce l’avesse già a casa, moriva dalla voglia di re immergersi nella storia fra Darcy e Lizzy) e qualche altro libro che la attraeva. Il tutto per poche sterline. Il prefetto invece si era buttata su biografie, Ragione e Sentimento e poesie. Le due si incamminarono con due sacchetti a testa, fra spesa e acquisti letterari. “Che bello, adoro quando mi danno gli omaggi se compro qualcosa!” esclamò contenta Giulia. Alzando verso il cielo limpido il regalino. Era insieme alla trilogia ed era grande come il palmo della sua mano. Era un ciondolo con collana. Lo stesso uccello dentro al cerchio che c’era sulla copertina del primo libro. “Da quanto ho capito è il simbolo della protagonista…” iniziò a dire curiosa. Hermione sorrise. “È una ghiandaia imitatrice Giulia…” precisò. L’amica la guardò estasiata. “Ma Herm…sai davvero tutto!” commentò. Il prefetto arrossì. “Non proprio tutto…” biascicò. Anche se non ci credeva nemmeno lei. “Come mai un libro di poesie? Hai già finito quello che ti ha regalato Mark?” le chiese ancora la ragazza. Hermione scosse la testa tristemente. “Solo qualche poesia…non…non ho il coraggio di leggerlo quando c’è anche Ron nei dintorni…e poi tutto il mio “tempo libero”, se così si può chiamare, lo passo curando lui…” ammise. Giulia storse il naso. “È giunta l’ora di dare una svegliata a quel bradipo…” decretò. Al prefetto scappò una risata. Poco dopo arrivarono alla tenda. Harry e Ron erano seduti nel cucinino. Le due poggiarono i sacchetti con un tonfo sul tavolo. Il rosso allungò il collo verso quello più vicino a lui. “Abbiamo fatto affaroni!” esordì ancora esagitata Giulia. Il moro sorrise divertito. Era bello vedere le amiche di buonumore gli davano la forza di superare le giornate. “Spero che in quei sacchetti ci sia almeno un panino con porchetta…” sbottò Ron. Hermione scosse la testa esasperata. “Abbiamo preso tutto il cibo sostanzioso e facilmente conservabile che abbiamo trovato…senza contare il nutrimento per il cervello!” decantò quasi. Harry sbirciò negli altri due sacchetti. “Libri!” trillò Giulia. Il rosso fece un’espressione a dir poco schifata. “Sarà divertente farli arrosto…dobbiamo usarli per alimentare il fuoco primordiale?” commentò acido. Il prefetto si passò una mano sugli occhi. “Avanti Ron! I libri sono il cibo dell’anima!” citò solenne Giulia. “Io preferirei riempire il mio stomaco…” sbuffò ancora capriccioso Ron. Hermione lo fulminò con lo sguardo. “Peggio per te allora caro mio…” rimbeccò. “Avreste fatto meglio a spendere quei soldi per più cibo…” osservò quasi ovvio il rosso. Il prefetto sbuffò. “Erano soldi nostri Ron, quelli del gruppo ci sono bastati per il cibo…non possiamo passare ad ingozzarci tutta la giornata…” precisò. Ron la guardò incredulo. Poi incrociò le braccia al petto. Giulia iniziò a guardarsi in giro. “Sbaglio o manca qualcuno qui? Anna dov’è?” chiese preoccupata. Harry alzò le spalle. “Appena si è svegliata ha visto che non c’eravate ed è uscita…è fuori da quasi un’ora…” spiegò. I due uragani rimasti si scambiarono un’occhiata. “Perché lei può dormire fino a tardi e a noi tocca la levataccia?” piagnucolò ancora Ron. Hermione lo guardò truce. “Smettila Ron…è una cosa seria…Anna ha ancora l’Horcrux addosso e non so cosa potrebbe combinare…” lo zittì. Il rosso la guardò allibito. “Ma Mione…la difendete sempre!” pigolò con l’aria da cucciolo bastonato. Il prefetto però non si fece intenerire. “Anna è la mia migliore amica insieme a Giulia…se la mia migliore amica piange a notte fonda vuol dire che non sta bene e se non sta bene è mio compito cercare di aiutarla…” spiegò. Come se fosse in presenza di un bambino particolarmente capriccioso. Ron scosse la testa. “Io sono il tuo ragazzo!” le ricordò. Hermione sospirò esasperata. “Andiamo a cercarla Herm? Io sono preoccupata…” la chiamò Giulia. Il prefetto annuì e insieme all’amica uscirono dalla tenda. Lasciando il rosso a bocca aperta. Le due camminarono verso il folto del bosco ma non vi trovarono anima viva. Continuarono ad avanzare per almeno un quarto d’ora, fino al limitare degli alberi. Subito dopo ad una collinetta, una radura solitaria si estendeva per pochi metri. Il silenzio era interrotto da strani rumori. Hermione e Giulia si avvicinarono caute. Discesero la collinetta e la videro. Anna era proprio davanti a loro. E si stava accanendo su un povero albero. Era ferma in un punto e scagliava incantesimi a ripetizione. “Stupeficium!” esclamò. Le amiche si guardarono dubbiose. Ma non dissero nulla. La castana non era soddisfatta e digrignò i denti. “Pietrificus Totalus!” provò ancora. Però anche stavolta Anna sembrava delusa. Aveva il respiro affaticato e la voce le tremava. Hermione e Giulia decisero di avvicinarsi piano. Un rumore improvviso poteva essere il risultato di una fattura verso di loro. d’improvviso un lampo si fece strada negli occhi della castana. La bocca contratta in un ghigno. “Crucio!” esordì. Il tono quasi isterico. Il prefetto spalancò gli occhi. Anna alzò gli occhi al cielo e tornò a puntare la bacchetta contro l’albero. “Avada…” iniziò a dire. Ma qualcosa la bloccò. “Anna fermati!” la implorò Giulia. La castana sentì il respiro morirle in gola. Da quanto andava avanti così? Piano si voltò verso le amiche. Le mani le tremarono e la bacchetta cadde a terra. “Anna che stai facendo?” commentò Hermione. Visibilmente scossa. Anna si morse il labbro inferiore e abbassò lo sguardo. “Che ci fate qui?” sussurrò. “Noi…siamo tornate e non ti abbiamo trovata…eravamo preoccupate e siamo venute a cercarti…” raccontò Giulia. La castana teneva gli occhi bassi. Non aveva il coraggio di guardare le amiche. “Io…non volevo che mi vedeste così…” biascicò. La voce tremante. Le due si avvicinarono. “Perché sei scappata qui?” le chiese Hermione. Anna alzò le spalle colpevole. “Voi non c’eravate…non volevo discutere ancora con Ron…ecco…avete visto cos’è successo ieri sera no? Non volevo…non volevo che finisse male…Harry non sarebbe stato in grado di fermarmi…solo voi ci riuscite…” spiegò. Le amiche si guardarono dubbiose. “È tutta colpa del medaglione…ti sta controllando…” commentò agitata il prefetto. La castana sospirò. “Pensavo di riuscire a sconfiggerlo…pensavo che sarei rimasta me stessa…ma a quanto pare la vera me stessa è questa…io sono così…sono cattiva…sono violenta e senza freni…” confessò. Le altre due la guardarono incredule. “L’ho capito ieri sera…per uno stupido battibecco ho quasi cruciato Ron…sentivo una voce dentro di me che mi implorava… ‘fallo Anna, fallo! Vedrai che starai meglio!’ diceva…io però volevo soltanto scappare e tornarmene a casa…” disse ancora Anna di getto. Giulia si avvicinò e le mise le mani sulle spalle. Poi iniziò a scuoterla. “Quella voce era l’Horcrux Anna…ti sta istigando alla violenza e alla cattiveria e lo sai benissimo anche tu…” cercò di farla rinsavire. Ma la castana scosse la testa. “Il medaglione sta facendo leva su qualcosa che in me c’è già…sta solo scoprendo la mia vera natura…” osservò triste. Hermione puntò le sue iridi su di lei. “Hai ragione Anna…tu sei violenta, cattiva e non so cos’altro…” le diede corda. Giulia si voltò stupita. Anna non osava alzare la testa. Il prefetto si avvicinò e d’improvviso l’abbracciò. “Ce l’hai detto tu stessa questo inverno sciocca! Ci hai detto ‘voi due siete i filtri che incanalano la mia cattiveria…dovete starmi vicino…’ e noi così faremo…credi davvero che le tue amiche non sappiano riconoscere quando non sei in te?” ricordò. La castana spalancò gli occhi. Giulia sorrise e si unì all’abbraccio. “Ha ragione Herm…non scambiare il tuo cuore per quello di Voldemort, non è dignitoso e di certo non gli farebbe piacere…secondo me si è pure offeso ora…” osservò. Anna si crogiolò per qualche minuto in quella stretta sicura. Che sciocca che era stata. Quella notte avrebbe tanto voluto un abbraccio come quello. E pensare che le sarebbe bastato andare dalle sue amiche! Il medaglione le aveva offuscato la mente e la cosa migliore che aveva pensato era stata sfogare la sua rabbia su un povero albero a caso. Appena si sciolsero dalla stretta Giulia le tolse l’Horcrux e se lo mise al collo. La castana riprese la bacchetta e, nel tacito accordo di non dire nulla a Harry e Ron, tornarono alla tenda. Tuttavia la diretta interessata non chiese scusa il rosso. Hermione, allarmata dagli effetti del medaglione, chiamò in riunione speciale tutto il gruppetto e decise che quelle giornata l’avrebbero dedicata interamente ad analizzare l’oggetto. Il pranzo fu più sostanzioso e sembrò sollevare un po’ gli animi. Nonostante ciò Ron insisteva per tornare a dormire il più presto possibile. Inoltre si rifiutava di parlare al prefetto per come lo aveva trattato durante la mattina. “Allora ricapitoliamo…tutti voi sentite un cuore che batte quando tenete l’Horcrux fra le mani, dico bene?” iniziò a dire Hermione. Picchiettava pensierosa la matita sul block notes. Aveva scritto brevi frasi per riassumere i suoi ragionamenti fino a quel momento ed ora era decisa a raccogliere i pareri esterni. Gli amici annuirono insieme. “Tu Anna cosa provi nello specifico?” chiese ancora il prefetto. Anna si schiacciò contro lo schienale della sedia. Teneva le gambe incollate al petto e le abbracciava. Il viso quasi nascosto dietro le ginocchia. Harry la osservava da quando le tre erano riapparse in tarda mattina. Era successo qualcosa e anche se gli dispiaceva che nessuna gliene avesse parlato era contento di rivedere Anna tornata in se. Nonostante avesse un atteggiamento meno irruento del solito, l’amica sembrava stare bene. “Il battito del cuore è talmente forte che sembra sincronizzarsi col mio…sento una scarica nel petto e quando la sento io…divento irosa, violenta e fatico a controllare la rabbia…non riesco a dire altro…” riassunse svelta la diretta interessata. Il Prescelto si avvicinò piano con la sua sedia. “Perfetto…tu Harry?” proseguì il prefetto. Il moro alzò le spalle. “Mi fa innervosire…non riesco a concentrarmi e mi brucia la cicatrice…” rispose solo. Hermione annuì e annotò qualcosa. “Tu Ron?” continuò poi. Il rosso grugnì, ancora con le braccia conserte. Anche se il pranzo lo aveva sedato un poco rimaneva arrabbiato. “Ho capito, grazie…tu Giulia?” si spostò ancora il prefetto. La ragazza arrossì timida. “Io…io non sento nulla…ecco, a parte i ricordi di stanotte non mi succede nulla…non sono ne stanca, ne violenta, ne arrabbiata…stanotte lo terrò ancora io e vedrò se ancora mi farà lo stesso effetto…nel caso dovessi stare bene sarò io a portarlo indosso così voi potrete stare tranquilli…non voglio che vi faccia del male…” disse d’un fiato. Hermione si morse il labbro pensierosa. Mentre Harry si era chinato verso Anna e le aveva fatto una carezza sulla testa. Era stato più forte di lui. “Sei stata brava…e sono felice che tu stia meglio…” le sussurrò in serpentese. La castana ne rimase stupita. In effetti a parte al secondo anno non aveva mai sentito il moro parlare in quella lingua. Era addirittura incuriosita dal fatto di poter parlare così senza essere additata o rimproverata. Il prefetto iniziò a rimuginare ed un silenzio invase la tenda per almeno dieci minuti. “Magari…se il medaglione starà tutto il tempo con Giulia lei riuscirà a purificarlo…” sussurrò d’improvviso Anna. Gli altri si voltarono verso di lei. “Anna…non credo di essere così potente, sono una studentessa, non una sacerdotessa…non riesco nemmeno a pulire come si deve la mia stanza, figuriamoci purificare un Horcrux!” commentò sincera Giulia. La castana però storse il naso. “Però tu sei buona…tanto buona ed innocente…” le ricordò. “Senza offesa Anna però non credo basti solo il cuore puro di una diciassettenne per sconfiggere un pezzo di anima di Tu-Sai-Chi...non è di certo uno sprovveduto…” sbottò secco Ron. Anna non rispose e si limitò ad appoggiare il mento sulle ginocchia. Per quella giornata almeno si era decisa di ignorare il rosso e tutte le provocazioni o gli attacchi rivolti a lei. Aveva bisogno di serenità e concentrazione. “Però non ha tutti i torti…Giulia è davvero buona come nessuno al mondo e forse Voi-Sapete-Chi non era preparato a questo…infondo come non sappiamo cosa può distruggere gli Horcrux, non siamo a conoscenza di cosa non li distrugge…” ragionò Harry. Ron si voltò di scatto. Ora anche il suo migliore amico iniziava a dare cedimenti di senno? Giulia abbassò gli occhi sul medaglione. “Credete davvero che io…potrei fare una cosa del genere?” disse in un sospiro. Hermione alzò le spalle. “Finché non si prova purtroppo non si può sapere…” osservò saggia. La ragazza guardò di sfuggita i suoi amici. Harry la stava osservando. La sua espressione quasi la implorava di fare qualcosa. Avevano bisogno di muoversi almeno di un passo e quel passo poteva essere lei. Così Giulia si convinse. Strinse fra le mani il medaglione con tutta la forza che aveva. Pensò a tutte le cose belle che le erano capitate. A tutte le cose belle che le sarebbero capitate. A quello che provava quando abbracciava chi voleva bene. Al sorriso dei suoi genitori, all’affetto dei suoi amici e ai sentimenti dell’uomo che amava. Si concentrò con tutta la sua forza. Cercò di imporre al medaglione di distruggersi, di tornare un normale oggetto, di espellere l’anima di Voldemort. Ma passati cinque minuti non successe proprio nulla. Gli altri sospirarono delusi. “Bene, ora che abbiamo sprecato tempo per cercare di confermare opinioni assurde, cosa c’è per cena?” commentò amaro Ron. Anna lo guardò truce. “Mi spiace ragazze…sono davvero inutile…” concluse triste Giulia. Il prefetto le sorrise dolcemente. “Non ti preoccupare…era solo una teoria…vorrà dire che ci inventeremo qualcos’altro…” la consolò. Poi si voltò verso il rosso. “E tu…vedi di avere un po’ più di rispetto per chi cerca di contribuire in modo attivo alla ricerca…” lo rimproverò Hermione. Ron ridusse gli occhi a fessure. “Stai cercando di dire che non contribuisco abbastanza?” rimbeccò. Il prefetto aprì la bocca per replicare ma fu preceduta. “In realtà non contribuisci affatto Ron…” precisò Anna. Poi si morse subito la lingua. Bene, il proposito di starsene buona si era già dileguato. Almeno era un buon segno che fosse tornata normale. “Nessuno ha chiesto il tuo parere…” soffiò il rosso. Harry si tolse per un attimo gli occhiali e si passò stanco la mano sugli occhi. “Ragazzi non ricominciate…” li implorò. La castana fece finta di nulla e fece la linguaccia a Ron. “Non capisco che cos’abbiate tutti contro di me ultimamente…” commentò poi quest’ultimo. Hermione poggiò la matita sul tavolo. “Nessuno è contro di te Ron…semplicemente dobbiamo darci appoggio l’un con l’altro ed i tuoi continui battibecchi con Anna non aiutano…” spiegò. Il rosso scosse la testa. “Eppure rimproverate sempre me…l’anno scorso era un ‘tutti contro Harry’, ora sono io il prescelto?” osservò. Il prefetto allungò una mano verso di lui. Ma Ron non diede segno di contraccambio. Giulia scosse la testa. Eppure credeva di aver ripristinato un po’ di sale in quella zucca vuota la sera in cui l’aveva fatto addormentare! Invece si comportava peggio di prima. “Ok ragazzi, break! Preparo la cena che è meglio…” decretò infine quest’ultima. Il rosso annuì concorde. “Siccome è stata una giornata lunga e piena di casino, in via eccezionale preparerò il famoso risotto ai funghi di casa Wyspet…però vi avverto, un sola porzione a testa perché ci dovrà bastare anche per i pasti di domani…” precisò ancora Giulia. Anna si leccò le labbra. Finalmente qualcosa cucinato come si deve. Così mentre l’amica si avviava alle pentole per cucinare gli altri rimasero seduti a fare congetture. Ron invece osservava lo smuoversi di ingredienti, acqua e fornelli. Il risotto fu molto apprezzato tanto che Giulia dovette proibire la seconda porzione. Dopo cena Anna si avviò subito fuori per il turno di guardia. Aveva nascosto l’mp3 nella tasca della felpa. Quella sera aveva addosso la solita maglia di Manson e per cercare di tirarsi su di morale si era messa pure la felpa. Era più grande di almeno tre taglie e le stava enorme. Però c’erano gli occhi con le lenti bianche sul retro e il viso del suo Marilyn davanti. Si tirò su il cappuccio e si mise anche il chiodo. Accoccolata nei suoi strati di vestiti si sedette a gambe incrociate. Anche se non faceva pienamente freddo la sera autunnale preferiva trascorrerla al caldo. In più avrebbe tanto voluto una delle sigarette di Blaise. Ma le aveva finite già quando era alla Tana. Non aveva crisi di astinenza o simili, solo la calmavano. Erano passati solo pochi minuti quando qualcuno si aggiunse a lei. “Niente più ipotesi?” chiese solo la castana. Harry scosse la testa sincero. “L’animo si è affievolito e Herm tenta di mettere insieme qualcosa con i suoi appunti…Ron se n’è già andato a letto e Giulia lava i piatti…” descrisse. Anna annuì senza dire nulla. Il moro si sedette vicino a lei. Le loro ginocchia urtarono. “Non hai freddo con le calze a rete?” chiese curioso lui. La castana scosse la testa. “La rete tiene più caldo di quanto si pensi…ho portato anche calze pesanti però con queste mi sento più libera nei movimenti e a mio agio…” spiegò. Harry allungò le gambe davanti a se. “Non penso di averti mai vista con dei jeans…” osservò divertito. Anna sorrise. Era stanca già all’inizio della giornata. Per colpa dell’Horcrux non aveva dormito granché bene e perciò non era in vena di attaccar briga con nessuno. “Anche da piccola odiavo i pantaloni…stretti, larghi, di tuta…vestivo sempre Gothic Lolita e lo adoravo…poi ho scoperto le maglie giganti dei gruppi e mi sono data a qualcosa di più pratico…” raccontò. Il moro annuì curioso. Era raro avere certi momenti di calma con lei. “Harry…perché non parli mai in serpentese?” disse all’improvviso la castana. Il Prescelto si voltò stupito. Yellow diamonds in the light as we're standing side by side. “Oggi l’ho parlato…” le ricordò. Anna scosse la testa. “Intendo…in generale…” precisò. Il moro alzò gli occhi al cielo. “Non ho mai avuto occasione di parlarlo con nessuno e poi…non è una lingua che mi attrae particolarmente…” confessò. La castana tirò su le gambe. E le portò al petto abbracciandole. Poi appoggiò una guancia in modo da guardare il suo interlocutore. “Se non la parlasse Tu-Sai-Chi non sarebbe una brutta lingua, ci scommetto…è bello parlare coi serpenti, sono simpatici!” esclamò. Harry la guardò stranito. Quell’aria innocente non le si addiceva per nulla. Anzi, la faceva sembrare più inquietante del solito. As your shadow crosses mine what it takes to stay alive. “Tu la parlavi a scuola? O a casa?” le chiese poi lui. Anna scosse la testa. “Mia madre mi ha proibito di parlarla…quando ha scoperto che sapevo farlo ha dato di matto…ma non è una brutta cosa, l’ho ereditata da mia nonna Artemisia e quindi non può essere brutta…” spiegò. Parlava con un tono infantile. Come fosse una bambina che raccontava qualche episodio. Sembrava addirittura Giulia. “Devo ammettere che al secondo anno è stato un sollievo sapere che potevi parlarlo anche tu…” commentò il moro. La castana sospirò. “Ho pensato la stessa cosa anche io…” concordò. Ci fu un silenzio di qualche minuto. It's the way I'm feeling, I can't just deny but I've gotta let it go. “Ho sempre pensato di essere diversa per colpa del serpentese…non ho mai pensato di essere…speciale…” disse ancora Anna. Harry la guardò dubbioso. “L’estate fra il quarto e il quinto anno sono stata ospite per la prima volta a casa Malfoy…avevo quattordici anni e una paura immensa di essere odiata dai genitori del ragazzo che amavo…sembravo perfino timida…” iniziò a raccontare. Il moro la osservava curioso. Non si fermava mai ad ascoltare le avventure dei Tre Uragani, perché di solito le tenevano per se. Anche se a dire il vero non si era mai sprecato di andare a chiede nulla. Probabilmente era una delle mille differenze dell’amicizia fra maschi e femmine. We found love in a hopeless place. “E i Malfoy…cavolo mi sembravano perfetti…Narcissa è così bella da togliere il fiato e Lucius…così autoritario…avevo paura di fare enormi gaffe…” continuò a dire la castana. Harry sorrise. Se la poteva immaginare, lei così piccola davanti a quegli adulti così importanti. “A cena conversammo e mi sembrò di essere ad un’interrogazione…ero agitatissima! Poi Draco andò nella sua camera e per sbaglio lo persi di vista…finii in un corridoio, ma erano tutti uguali per me! Così seguii le voci che sentivo…arrivai in una specie di salotto, alle pareti delle librerie alte fino al soffitto…al centro della stanza c’erano Lucius e Narcissa seduti su due poltrone di velluto nero…sembrava un quadro…” descrisse ancora Anna. Il moro si voltò ad osservarla. Ora aveva il mento appoggiato alle ginocchia e guardava diritta davanti a se. We found love in a hopeless place. “Lucius parlava una lingua molto famigliare…fui stupita nel sentirla usare in un ambiente domestico…Narcissa non diceva nulla, annuiva e basta…mi fu spiegato poi che l’unico in grado di parlare il serpentese al cento per cento è Lucius…Cissy lo capisce però non è interessata ad applicarsi e Draco…bhe, quando era un piccolo Schiopodo non si era premurato di fare pratica, per cui aveva dimenticato quasi tutto subito…” spiegò la castana. In realtà non sapeva perché stesse raccontando tutto ciò ad Harry. Però l’immersione nei ricordi la stava facendo tornare lucida e la tranquillizzava. Perché fermarsi? We found love in a hopeless place. “Insomma, mi ero persa ed ero finita proprio nella tana del lupo…così feci l’unica cosa che mi parve sensata…bussai piano alla porta e chiesi scusa per l’intrusione…ovviamente parlai in serpentese…i Malfoy si voltarono estremamente stupidi e sul viso di Lucius si formò un sorriso quasi compiaciuto…mi fecero entrare e iniziammo a conversare in quella lingua che mia madre giudicava tanto brutta…eppure io mi sentivo a mio agio…” continuò Anna. Il moro l’ascoltava rapito. Non si era mai chiesto come fossero i Malfoy nell’ambito casalingo. Come non si era mai nemmeno premurato di fare un saluto come si deve a Draco. Nonostante fosse il ragazzo di una delle amiche che aveva fin da piccolo. Doveva ammettere di aver lasciato la sua mente a crogiolarsi nel pregiudizio. We found love in a hopeless place. “Dopo un po’ Draco arrivò nella stanza e rimase stupefatto…i suoi genitori mi avevano fatto sedere e mi avevano chiesto altre cosa sulla mia famiglia, sulle mie abitudini, su di me…e nonostante Narcissa ci rispondesse nella nostra lingua avevamo conversato amabilmente…non mi sembrava più un’interrogazione! Forse anche Lucius deve averlo annotato e conservato nella mente perché ogni volta in cui è successo di essere su un argomento scomodo o imbarazzante in cui ero in difficoltà lui incominciava col serpentese…e io mi scioglievo subito…poi col tempo non è più successo e le chiacchiere in quella lingua sono diventate solo un piacere serale…” concluse la castana. Stava sorridendo. Ed Harry giurò anche di aver visto le sue guance colorirsi. Così era quella la vera Anna? Quella che si faceva viva solo nel più intimo con le amiche e con Malfoy? Shine a light through an open door, love and life I will divide. Ancora minuti di silenzio. Poi fu di nuovo la castana a prendere parola. “Harry?” lo chiamò. Il ragazzo le fece un cenno con la testa. “Cosa farai appena finirà tutto? La prima cosa quando torneremo alla vita normale?” chiese. Il moro alzò le spalle. A dire il vero non si era mai fermato a pensare al dopo. Era sempre rimasto ancorato alla delusione delle ricerche attuali. “Forse…ecco…probabilmente, anzi, sicuramente parlerò a Ginny…” confessò. Arrossendo anche. Anna sorrise. “Ti manca tanto vero?” commentò. Harry annuì. “Quanto a te manca Draco presumo…” rispose. La castana sospirò. Turn away cause I need you more, feel the heartbeat in my mind. “Eggià…mi manca il mio Schiopodo platinato…che appena mi vedrà mi farà una testa tanta per tutta questa missione…” precisò. Il moro annuì arreso. “Non sai di cos’è capace Ginevra Weasley…quando si arrabbia mi fa perfino paura…” confessò. Anna trattenne una risata e si sbilanciò per dargli uno spintone. “Sei un mollaccione Potter!” lo prese in giro. Però con tono giocoso. Senza sarcasmo o l’ironia di quando chiamava qualcuno per cognome. It's the way I'm feeling, I can't just deny but I've gotta let it go. Harry rise. “E tu cosa farai?” le chiese a sua volta. La castana alzò le spalle. “Ho promesso a Herm che saremmo tornate a scuola…anche se non mi vedo in nessuna delle carriere magiche…” confessò. Il moro alzò gli occhi al cielo. La luna splendeva fra le fronde degli alberi. “Io non so se tornerò a studiare…però vorrei diventare Auror…” spiegò. Non voleva programmare nulla del suo futuro. Però la sua propensione per quella professione era l’unica cosa sicura che sapeva. Anna ghignò. “Lo immaginavo…” commentò. We found love in a hopeless place. “Io da grande voglio solo essere felice…” aggiunse poi. Harry la guardò intenerito. Una folata di vento fece tremare le foglie negli alberi intorno a loro. La castana rabbrividì. Così il moro si decise. “Accio coperta!” esclamò. Facendo apparire il lenzuolo sulle sue ginocchia. Se lo mise sulle spalle e aprì il braccio verso l’amica. Anna scosse la testa divertita. Il Prescelto era incorreggibile. Però decise che per quella volta poteva fare uno strappo alla regola. Così si avvicinò e Harry le coprì le spalle con la coperta. Erano braccio contro braccio. We found love in a hopeless place. Era tutto così strano. L’atmosfera quella sera era ovattata e carica di ricordi. “In effetti starti così vicino mi da una certa inquietudine Anna…” esordì il moro. La castana si voltò dubbiosa. “Mi hai invitato tu a dividere la coperta…” osservò. Harry sorrise. “Lo so…però temo che appaia Malfoy da qualche cespuglio pronto a cavarmi gli occhi…” spiegò. Citando l’episodio infausto del dormitorio dell’anno prima. Anna trattenne una risata. “Non essere sciocco Potter…se Draco non ti ha cavato gli occhi allora non vedo cosa ti potrebbe fare per una semplice coperta…” lo prese in giro. Anche se in effetti non sarebbe piaciuto molto al biondo vederla così vicino ad un altro ragazzo. Essendo il Prescelto poi. “Cosa dovrei dire io allora? Finirei per fare a botte con la piccola Weasley…” precisò ancora lei. Il moro ridacchiò. “Avanti, Ginny non è così gelosa…” la rimproverò. Ma Anna lo guardò scettica. We found love in a hopeless place. “Non ricordo di aver mai avuto momenti del genere noi due, sai?” commentò ancora Harry. La castana annuì. “Crescere ci ha portati su due strade diverse…e poi se devo confidarmi lo faccio con Giulia ed Herm…anche se devo ammettere che è stato piacevole anche con te…” disse d’un fiato. Il moro sorrise. “Harry…sai…due anni fa io e le altre siamo tornare allo Specchio delle Brame di Silente…” iniziò a dire Anna. Harry la guardò curioso. We found love in a hopeless place. “Però abbiamo visto uno sprazzo di vita futuro…tutte e tre…per questo io so che c’è un futuro, un nostro futuro…dobbiamo solo muoverci a crearlo…” sospirò la castana. Il Prescelto la osservava stupito. “Vita futura?” ripetè incredulo. Anna sorrise. “Io ho visto me e Draco fra tanti anni…ho visto anche i nostri figli…” spiegò. Harry sbarrò gli occhi. “Lo stesso vale per Giulia ed Herm…è una piccola sicurezza nel casino del giorno d’oggi…e quando sono particolarmente giù di morale penso che infondo tutto si risolverà…” confessò ancora la castana. Il moro annuì. Lui non era più tornato allo Specchio dal primo anno, quando aveva affrontato Raptor proprio la sotto. Aveva visto i suoi genitori nel riflesso. Però l’idea che avesse potuto scoprire qualcosa sul futuro gli lasciava una vena di amarezza. Avrebbe visto lui e Ginny? Oppure non avrebbe visto nulla? Infondo se le sue amiche sarebbero sopravvissute, non è detto che a lui sarebbe toccata la loro stessa sorte. Yellow diamonds in the light and we're standing side by side, as your shadow crosses mine. “Harry non morirai…non pensarci nemmeno…” lo ammonì subito Anna. Il ragazzo sobbalzò. “Lo ammetto, siamo in alto mare…procediamo a tentoni nel buio però non è la fine! Siamo in cinque, ce la possiamo fare!” iniziò ad incoraggiarlo la castana. Harry la guardò stupito. Di solito era Giulia quella dei discorsi positivi! “Lo dobbiamo alle persone che ci stanno aspettando, a quelli che abbiamo lasciato senza voltarci indietro…ma soprattutto lo dobbiamo a noi stessi…io non voglio sposarmi e mettere al mondo dei figli per farli vivere in questo schifo!” osservò ancora Anna. Il moro annuì concorde. “Portare l’Horcrux ti ha fatta diventare più saggia?” commentò divertito. La castana alzò le spalle. “Mi ha solo dato una scossa…per quanto io possa essere cinica, sadica, l’affetto delle persone che mi circonda è più forte di uno stupido medaglione…l’ho capito oggi, non devo dare niente per scontato…” spiegò solo. Harry sospirò. Però non le chiese cosa fosse successo quella mattina. We found love in a hopeless place. “Se sei stanca puoi andare a riposarti…starò io qui…” si offrì il ragazzo. Anna scosse la testa. “Per ora reggo bene…il risotto di Giulia mi ha tirato su…” sorrise. Harry le diede una piccola spinta con la spalla. La castana ricambiò subito con più forza. Che comunque non bastava per farlo oscillare nemmeno di un millimetro. “Non basta così poco per abbattermi Haliwell…” la punzecchiò divertito. Anna sbuffò. “Inutile che fai lo spavaldo Potter…” rimbeccò acida. Poi si guardarono. E scoppiarono a ridere insieme. “Dopo stasera la tua reputazione con me si è rovinata Anna…arrenditi…” la prese in giro Harry. Scompigliandole i capelli. La castana si sistemò la frangia indispettita. “Se osi a raccontarlo a qualcuno ti castro Potter…sappilo…” soffiò. Il moro scosse la testa divertito. Ecco tornata la cara vecchia Haliwell. A cui infondo lui voleva bene così com’era. I due rimasero sotto la coperta. Riparati dagli spifferi del vento. Con la barriera di incantesimi che li proteggeva. Per riservare almeno a quella serata un gusto più dolciastro rispetto all’amarezza degli ultimi tempi. We found love in a hopeless place.

Edited by kikyo91 - 14/12/2012, 17:49
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 14/12/2012, 19:04




Che capitolone blea *-* Anna ha dato il meglio di sè!ahahhaa grandissima!! :lol: certo che Ron è insopportabile... <_< come in questa parte nel libro..lo hai reso alla perfezione!brava! <3
Però mi è dispiaciuto vedere Anna mentre perde le staffe ç__ç maledetto medaglione! :angry: spero che al più presto lo distruggono :angry: sev arriva al più presto con il tuo patronus *-* e spadaaaa!!!!:P
Uh carrrine Giulia (brava e buona come sempre) *-* ed Herm!fanno shopping di libri :P stranamente comprano Hunger vero blea?? :P
Mi piace molto la parte finale con Anna e lo sfregiato...che in questo capitolo.....sembra meno stupido e antipatico!!!Mi ha stupito la "nuova" Anna che apre il cuore ad Harry con i ricordi di villa Malfoy!! :P
Grazie per questo nuovissimo e graditissimo aggiornamento blea *_* un bacione grande grande <3
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 16/12/2012, 00:29




Macciao!! Premetto che sono in fase vaneggiamento influenzale e quindi se scriverò qualche cavolata perdonami xD
Comunque che dire? Anna è stata per caso posseduta? Mi ha lasciato veramente di stucco questo suo atteggiamento con Harry...mi è piaciuto molto il fatto che si sia aperta con lui e che gli abbia raccontato qualcosa di privato. Anche Harry stranamente non mi è stato molto sulle balls...merito tuo!!
Ron è odioso e continuo nel dire che Anna dovrebbe imbavagliarlo e gettarlo da qualche parte xD
La parte di Giulia ed Herm in versione shoppping libresco l'ho adorata...e mi ha fatto pure ricordare che devo comprare il seguito di Hunger Games!!
Sono sempre più curiosa di sapere come procederà la storia...rimango in attesa di aggiornamenti!!
 
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kikyo91
view post Posted on 25/12/2012, 21:04




Maaaa buon Natale *^* eh si, sono banale ma vi voglio regalare un aggiornamento ** se la giornata non è stata come volevate ecco una piccola full immertion nel mondo dei tre uragani ** sembro una tizia che promuove i viaggi xD anyway, mi dilungo sempre D: questo cap mi ha scombussolato parecchio i piani, nonostante avessi già spoiler futuri e programmini della ff scritti .-. quindi da d'ora in poi spero si andrà abbastanza velocemente xD come al solito sono sadica, perchè ho già scritto il capitolo dopo xD *scappa dalla folla inferocita e si nasconde al banco 3*
Avvertenze: occità, violenza verbale gratuita (mi spiace Ire, niente calzino in bocca a Ron ancora xD), non ho trascritto le parti che del libro, anche perchè penso che tutte le conosciate già xD
in questo cap abbiamo How You Remind Me (dei Nickelback) e Green Finch and Linnet Bird (della cara vecchia e sempre gradita OST del film Sweeney Todd **).
Spero che il cap nuovo vi piaccia, e sia un buon regalo di Natale per voi che mi seguite/supportate/sopportate sempre <3
Ora vi lascio alla lettura *^*


Ventottesimo Capitolo
Mentre Harry e Anna chiacchieravano fuori, Giulia lavava i piatti canticchiando a bassa voce. Hermione scorreva gli occhi sugli appunti presi in giornata. Anche se non c’era nulla che potesse effettivamente essere utile. “Sai Herm…speravo di riuscire a purificare veramente l’Horcrux, mi sono impegnata…” confessò timida la ragazza. Il prefetto alzò gli occhi intenerita. “Sarebbe stato tutto più facile, indubbiamente…ma la fortuna non è dalla nostra parte per cui dobbiamo arrangiarci…” commentò realistica. Giulia annuì d’accordo. Finì di asciugare i piatti e si sedette accanto all’amica. “Chissà se Severus ci ha seguite tutto il giorno…” osservò sottovoce. Hermione sospirò. “Non so in che modo possa farlo Giulia…secondo me te l’ha detto solo per spronarti a dare il massimo…” la liquidò. Poi si ricordò dell’episodio avvenuto il giorno prima. Non ne aveva parlato con le sue amiche. “Forse hai ragione…” ammise. Piano frugò nella tasca dei jeans e porse il biglietto all’amica. Giulia la guardò dubbiosa. Prese il biglietto e lo aprì. Lesse mentalmente. E sbarrò gli occhi. “Quando?” esclamò. Il prefetto le fece segno di abbassare la voce. “Ieri mattina…prima di venirvi a svegliare…è apparso dal nulla, era piegato a mo di uccellino…però non credo che Mark fosse nei paraggi…” raccontò. L’amica le passò il foglietto e lei lo nascose ancora nei jeans. “Probabilmente ha convinto Severus a recapitarlo da parte sua…sai che con le parole Mark ci sa fare alla grande…” ipotizzò Giulia. Hermione non poté far altro che annuire. Ecco se lo sapeva. Il suo migliore amico riusciva ad intortare tutti con immensa facilità. “Mark riuscirebbe perfino a convincere Tu-Sai-Chi a darsi all’ippica se volesse…” commentò. L’amica ridacchiò divertita. Anche il prefetto si lasciò sfuggire un sorriso. Poi le due si voltarono verso l’uscita della tenda. Si vedevano le sagome di Harry ed Anna. “Hai visto come anche lui difende Anna?” osservò poi il prefetto. Giulia annuì fiera. “Mi fa piacere che siano tornati ad andare d’accordo…” sorrise. D’improvviso una coperta sparì dal letto del moro. Videro i due sistemarsela sulle spalle. Hermione e Giulia si guardarono stupite. “Ok, inizio a preoccuparmi per Anna…” ammise la prima. La seconda le diede un pugno leggero sul braccio. “Mione!” si sentì chiamare all’improvviso. Il prefetto levò gli occhi al soffitto esasperata. “Non mi parla per tutto il giorno, ma se gli serve qualcosa ecco che sbraita il mio nome…” commentò acida. Giulia scosse la testa arresa. “Mione!” ripetè Ron. Hermione sospirò ed iniziò a contare mentalmente fino a dieci. “Misericordia santissima…” esalò. Per poi alzarsi e andare dal rosso. Era bello che steso al centro del letto. Cercava di allungare una mano per prendere il bicchiere poggiato sullo sgabello, accanto al materasso. “Eccomi Ron, che cosa c’è?” rispose lei. Ron si fece piccolo piccolo. “Acqua…” boccheggiò come se si stesse disidratando da ore. Il prefetto si passò una mano sugli occhi. Lei, la più intelligente maga della sua età, era stata presa per una balia. “Se ti fossi spostato di qualche centimetro ci saresti arrivato Ron…” lo rimproverò. Però prese il bicchiere e glielo porse. Il rosso la guardò e gongolante bevve un lungo sorso. Hermione si sarebbe aspettata almeno un grazie, ma a quanto pare era diventato un optional. “Posso andare?” chiese quasi disperata. Voleva tornare a sedersi, rimuginare sulle ipotesi e parlare con Giulia. Questo era quello di cui il suo cervellino aveva bisogno. Però Ron storse il naso. “Perché parlate a bassa voce?” commentò quasi infastidito. Il prefetto inclinò la testa. “Pesavamo stessi dormendo, non volevamo disturbarti…” rispose subito. Spudorata menzogna. Hermione Granger, da quando sapeva mentire così bene? In realtà non voleva farsi sentire da lui. Avrebbe dato di matto sapendo che Mark le aveva inviato un bigliettino. Per non parlare di tutto il resto legato ai loro ipotetici nemici. Il rosso la osservò sospettoso. Poi il suo sguardo si addolcì. “Mione rimani qui con me…il braccio sta meglio, possiamo ricominciare a dormire insieme…” la invitò. Il prefetto rimase a bocca aperta. Infondo desiderava anche lei tornare riposare fra le sue braccia, però il modo in cui la stava trattando era veramente irritante. “Ronald Weasley, non mi parli l’intera giornata, mi chiami per motivi totalmente futili e ora vuoi anche che rimanga a dormire con te?” boccheggiò incredula. Ron annuì innocente. “Ti ho perdonato, tranquilla…” si limitò a dire. Fu la goccia che fece traboccare il vaso per Hermione. “Tu mi hai perdonata? Per cosa, per essere andata ad aiutare la mia migliore amica ignorando i tuoi capricci?” sbottò quasi isterica. Il rosso si irrigidì. “Quella che merita delle scuse qui sono io, razza di bradipo insensibile! E ora, se non le dispiace Re Weasley, me ne torno a far lavorare il cervello su cose utili!” trillò ancora il prefetto. Girando i tacchi e tornando a sedersi in cucina. Giulia trattenne a stento una risata. “Herm vuoi una camomilla?” propose. Hermione crollò sulla sedia, braccia conserte ed espressione corrucciata. “Grazie Giulia, mi faresti un enorme favore…” sibilò. L’amica si alzò e le preparò una tisana di erbe con tanto miele. Ron non la chiamò più per tutta la serata. Lei e Giulia rimasero a riflettere ancora per qualche ora. Giusto per far passare l’irritazione. Quando anche Anna rientrò scattò il cambio della guardia. Harry aveva insistito per rimanere fuori. Giulia provò a proporsi al posto dell’amico ma non ci fu verso. Così i Tre Uragani poterono andare a riposarsi tutte e tre. Ci fu solo il tempo di aggiornare la castana sul bigliettino di Mark. Poi sprofondò nel mondo dei sogni. Giulia faticò di più a prendere sonno. Aveva ancora il medaglione e il battito che sentiva la distraeva. Lo nascose sotto al cuscino e chiuse gli occhi. Hermione invece si rigirò un paio di volte. Finché arresa prese il block notes con gli appunti e ricominciò ad analizzarli. Nel cucinino lasciavano sempre accesa una piccola luce, in modo da non essere mai completamente avvolti nell’oscurità. Quindi aveva l’illuminazione sufficiente per leggere le note. Oramai era abituata a studiare ad ogni ora del giorno e della notte quindi finché ci fosse anche solo un riflesso ce l’avrebbe fatta senza difficoltà. Dopo aver scorso una riga almeno cinque volte il prefetto capì che qualcosa non andava. Non riusciva a concentrarsi e non era certo colpa di quella luce lieve. Piano si voltò verso il letto di Ron. Hermione spostò di lato gli appunti e affondò la testa nel cuscino. Non ci poteva credere. Si sentiva in colpa! Quando era lei che aveva perfettamente ragione. Però le dispiaceva avergli urlato contro. Dopotutto era sempre Ron. Il suo bradipo innamorato che l’abbracciava quando aveva il sonno agitato a Grimmauld Place. Quello che la faceva ridere nei momenti cupi. Quello che aveva baciato quasi un anno prima al ballo di Halloween. Il prefetto sospirò arresa. Il suo letto sembrava più scomodo del solito. Così si decise e si alzò a sedere. Percorse con passo felpato la tenda e si fermò accanto al letto del rosso. Never made it as a wise man, I couldn't cut it as a poor man stealing. Quest’ultimo dormicchiava beato. A pancia in su con il braccio meno sano fermo vicino al torace. L’espressione tranquilla sul viso. I capelli scompigliati. Hermione ebbe la forte tentazione di accoccolarsi contro di lui. Aveva bisogno dei suoi abbracci e dei suoi baci. Dei piccoli gesti d’amore che le aveva sempre dato con tenerezza. Quei gesti non capitavano più da giorni. All’inizio curarlo non le era pesato. Era anche colpa se si era spezzato. Però man mano che il tempo passava iniziava a diventare un bambino capriccioso. Non era il suo Ron quello che rispondeva male alle sue amiche. Non era il suo Ron quello che battibeccava per nulla. Non era il suo Ron che si offendeva perché aveva preferito andare a cercare Anna invece di stare con lui. Tired of living like a blind man, I'm sick of sight without a sense of feeling, and this is how you remind me. Il prefetto sospirò stanca. Forse un’altra camomilla l’avrebbe calmata. Anche se sapeva che era tutto solo una scusa. Era il suo orgoglio che la spingeva ad allontanarsi e magari le avrebbe anche suggerito di darsi una botta in testa per prendere sonno. Hermione si morse il labbro inferiore. Era veramente combattuta. Forse si sarebbe potuta intrufolare nel letto delle sue amiche. Però non sarebbe stata la stessa cosa. Una mano si poggiò sulla tasca dei jeans. Dove stava il biglietto di Mark. L’anno prima le era sembrato tutto un grande caos. Prima le serate di ronda con Ron. In cui cercava di diventare di più che una semplice amica. Poi l’arrivo di Lavanda. E le vacanze di Natale. L’entrata in scena di quel bel ragazzo che dichiarava di essere innamorato di lei. L’amicizia con Mark. La gelosia di Ron. L’aiuto di tutti i suoi amici per farli mettere assieme. Perfino Pansy. This is how you remind me of what I really am. Il prefetto si sentiva abbastanza stupida. In piedi davanti al letto del suo ragazzo. Senza sapere cosa fare. All’improvviso Ron iniziò ad agitarsi. Aprì gli occhi e aprì la bocca per parlare. Ma vedendo Hermione già li vicino si bloccò. “Sono qui Ron…va tutto bene…” gli disse solo. Sedendosi sul bordo del letto e passandogli una mano sulla fronte. Il rosso era rimasto abbastanza sorpreso. Pensava che fosse infuriata con lui! “Cosa ci facevi li in piedi?” le chiese. Il prefetto arrossì. “Non…non riuscivo a dormire…” rispose solo. Ron allungò la mano del braccio sano e le fece una carezza sulla guancia. Il prefetto era deciso a non farsi intenerire. Eppure sentiva qualcosa nel petto. Qualcosa che superava perfino il suo orgoglio. This is how you remind me of what I really am. “Ti fa male il braccio?” gli chiese a sua volta. “Mi da fastidio…” rispose il rosso. “Bene…vuol dire che sta guarendo…” precisò Hermione. Ron sorrise. “Ora è meglio che io torni a letto…” esordì il prefetto. Il sorriso sul viso del rosso si spense. Mentre il prefetto si alzava. D’istinto Ron le prese una mano. Alzandosi di poco su un gomito. Hermione lo guardò supplichevole. Perché era tremendamente difficile essere arrabbiata a quell’ora della notte? “Non andare via Mione…” la pregò il rosso. Il prefetto scosse la testa. Ma non sciolse le loro mani unite. It's not like you to say sorry, I was waiting on a different story. “Sei ancora arrabbiata con me?” le chiese Ron. Con l’espressione di un cucciolo abbandonato. Hermione lo maledì mentalmente. “S…si Ron…oggi sei stato veramente insopportabile…” si lasciò sfuggire. Il tono secco. Il rosso la guardò dispiaciuto. “Io però voglio che tu rimanga qui con me…” la implorò ancora. Il prefetto si morse la lingua. Non voleva andarsene via. Non voleva tornare in quel letto freddo. “Non finché non avrò le scuse che merito…” si azzardò a dire. Ringraziando il proprio cervello che in quel momento l’aveva vinta sul suo cuore. Del resto era quasi sempre stato così. This time I'm mistaken for handing you a heart worth breaking. Ron storse il naso. Sapeva di non essersi comportato nel migliori dei modi. Forse era colpa della fame e delle condizioni in cui vivevano. Così diverse da quelle a cui era abituato. Eppure non riusciva ad ammettere di essersi sbagliato al cento per cento. Rimase in silenzio per qualche minuto. Hermione lo guardava in attesa. I suoi occhi volevano raggiungerlo e stare con lui. Però non accennava a muoversi. “Scusa Mione…” sussurrò solo il rosso. Il prefetto spalancò gli occhi. Per paura che fosse solo frutto della sua immaginazione. And I've been wrong, I've been down, to the bottom of every bottle. Senza aspettare Ron la tirò verso di lui. Il prefetto gli cadde quasi addosso. “Domani dovrai chiedere scusa a tutti…” ordinò poi quest’ultima. Il rosso annuì distratto. Lasciò che Hermione si sistemasse accanto a lui. E l’abbracciò forte. Il prefetto si accoccolò e le loro gambe si intrecciarono. Poggiò le mani sul suo petto e Ron le schioccò un bacio sulla fronte. Per poi tirarle su il viso e baciarla come si deve. Hermione si crogiolò in quel momento ritrovato. Un bacio dolce, per nulla prepotente. ‘Quelli da far tremare le gambe’ come dicevano sempre Anna e Giulia. Quello che lei aveva desiderato da tanto. These five words in my head scream ‘are we having fun yet?'. “Mi sei mancata tanto queste notti Mione…” confessò poi Ron. Il prefetto arrossì. “Anche tu…” rispose. Nascondendo il viso nel suo petto. Il rosso la baciò ancora sulla fronte. Per poi appoggiare la guancia sulla sua testa. Hermione chiuse gli occhi. Era così bello tornare stretta a lui. Passare le notti abbracciati e dormire senza incubi. Le dispiaceva perché alle amiche non era concesso vedere i loro amori. Eppure per lo stesso motivo lei voleva godersi ogni singolo attimo vicino a Ron. E se davvero il giorno fosse rimasto così scontroso e antipatico, la notte poteva benissimo essere il loro rifugio d’amore. Non era corretto nei confronti suoi e delle sue amiche. Il suo orgoglio ringhiava. Yet, yet, yet, no, no. Ma non ci poteva fare nulla. Immancabilmente stava bene nelle sue braccia. Attorniata dal profumo di menta. Come quello del dentifricio. Le metteva una sicurezza incredibile. Hermione si strinse di più a lui. “Piano Mione…mi stritoli così…” la prese in giro Ron. Sorridendo. Il prefetto arrossì. “Era da tanto che…non ci concedevamo un po’ di coccole…” ammise. Il rosso annuì. Allungò una mano e le scacciò un ciuffo dagli occhi. Yet, yet, yet, no, no. Hermione aprì gli occhi e puntò le iridi nocciola su di lui. Ron ebbe un tuffo al cuore. Quello sguardo così puro. Così dolce e rassicurante. Gli aveva fatto ricordare qualcosa che si nascondeva in lui. “Mione io…” iniziò a dire. “Dimmi Ron…” gli sorrise il prefetto. Il rosso si perse in quell’espressione. Era così bella la sua Hermione. It's not like you didn't know that, I said I love you and I swear I still do. “Allora?” lo esortò ancora il prefetto. Ron abbassò di poco lo sguardo. Sembrava stesse rimuginando su qualcosa. Hermione lo osservò curiosa. “Ron…” sussurrò. Facendogli una carezza sulla guancia. Il rosso le prese la mano e se la portò alle labbra. Per farle un piccolo baciamano. Le guance del prefetto si imporporarono subito. “Secondo te per quanto andremo avanti così?” le chiese. Cambiando del tutto argomento dal motivo per cui l’aveva chiamata. “Così…come?” ripetè dubbiosa Hermione. “Facendo ricerche nel nulla…” rispose quasi ovvio Ron. And it must have been so bad, 'cause living with me must have damn near killed you. Il prefetto scosse la testa. “Non lo so Ron…spero non per molto…” commentò sincera. Il rosso incrociò le sue dita con quelle della mano che aveva portato alle labbra. “Pensavo che Harry avesse in mano di più che qualche suggerimento vago…” aggiunse amaro. Hermione sospirò arresa. “Anche io, però questo è quello che abbiamo e ci dobbiamo adeguare…ne salteremo fuori in qualche modo…” decretò. Sperando di suonare convincente. Ron la guardò poco convinto. And this is how, you remind me of what I really am. “Ora dormiamo Ron…è tardi…” concluse il prefetto. Il rosso annuì. E la strinse ancora a se. “Buonanotte Mione…ti amo…” le sussurrò. Hermione arrossì. “Buonanotte anche a te Ron…anche io ti amo…” rispose subito. Era da tanto che non se lo dicevano. Così entrambi chiusero gli occhi. Le gambe intrecciate. Pochi minuti dopo si addormentarono tranquilli. Senza far caso ad un angolo bianco che spuntava dalla tasca dei jeans del prefetto. This is how, you remind me of what I really am.
Durante la notte Giulia aveva dato il cambio ad Harry. Preparandosi ovviamente una buona tazza di the per farle compagnia. Anna aveva ronfato della grossa. Per recuperare il sonno agitato dell’Horcrux. Hermione e Ron avevo dormito tutto il tempo abbracciati. Quando Giulia entrò nella tenda per svegliare tutti li trovò ancora così. “Avanti ciurma! È ora di svegliarsi!” decretò. Iniziando a sbraitare. Ma nessuno le diede retta. Tutti continuavano a rimanere nel mondo dei sogni. Harry si era perfino addormentato con gli occhiali. La ragazza scosse la testa divertita. In mattine come quella ci sarebbe proprio voluto il suo amato felino Billy Joe. Avrebbe sgambettato sugli stomaci di tutti e li avrebbe svegliati a suon di fusa. Però lui non c’era e quindi lei si sarebbe dovuta arrangiare da sola. Doveva cercare nella borsetta di Hermione la sveglia, non era possibile che se la fosse dimenticata a casa! Giulia iniziò a rimuginare su un modo per attirare l’attenzione. Le venne in mente solo una cosa. O meglio, una canzone abbastanza subdola che le amiche avrebbero riconosciuto facilmente. Decisa a farsi insultare già di prima mattina, la ragazza si mise in posizione subito fuori dal cucinino. “Green finch, and linnet bird, nightingale, blackbird, how is it you sing?” iniziò a gorgeggiare. Aspettò qualche secondo ma non ebbe ancora nessun effetto. Così Giulia si avvicinò al letto a castello. “How can you jubilate sitting in cages never taking wing?” continuò. Anna continuò a ronfare. La ragazza si arrampicò di poco sulla scaletta. “Outside the sky waits beckoning! Beckoning! Just beyond the bars...” proseguì. Cercando di fare un tono più acuto possibile. La castana storse il naso e si girò dall’altra parte. Giulia sospirò esasperata. “How can you remain staring at the rain maddened by the stars? How is it you sing anything? How is it you sing?” cantò ancora. Anna grugnì. La ragazza scese dalla scala e si avvicinò a Ron ed Hermione. “Green finch and linnet bird, nightingale, blackbird how is it you sing?” ripetè. I due continuarono a dormire beati. A quanto pare questo era un caso da super sveglia! Giulia non si diede per vinta e si inginocchiò dalla parte in cui c’era il prefetto. “My cage has many rooms damask and dark...nothing there sings, not even my lark…” continuò. Hermione si agitò ancora nel sonno. La ragazza sbuffò e si avviò verso la cucina. “Larks never will, you know, when they're captive. Teach me to be more adaptive. Ah...” esordì. Completo di gorgheggio alla Biancaneve lungo e squillante alla fine. Anna si alzò a sedere di scatto. “Johanna! Una Johanna clandestina!” iniziò a strepitare. Per poi ricadere assonnata sul cuscino. Giulia ridacchiò ed iniziò ad armeggiare con pentole, tazze e zucchero per la colazione. “Green Finch, and Linnet Bird, nightingale, blackbird, teach me how to sing…” ripetè nel mentre. La castana si stropicciò gli occhi inorridita. Hermione era stata raggiunta dall’ultimo acuto. Si era messa a sedere e Ron aveva fatto lo stesso. “Ma cosa…” biascicò Harry. Togliendosi gli occhiali spiaccicati sulla guancia. “If I cannot fly...let me sing…” concluse soddisfatta la ragazza. Anna saltò giù dal letto e la raggiunse. “Ma con tutte le canzoni che c’erano, proprio Johanna dovevi interpellare?” sbottò infastidita. “Non era una brutta canzone…” osservò Harry. Stiracchiandosi. Il prefetto scosse la testa divertita. Si voltò verso Ron ancora intontita dal sonno. “Buongiorno amore…” si lasciò sfuggire. Ma lui non sembrava in vena di replica. Il prefetto lo guardò dubbiosa. “Ti ha fatto male il braccio stanotte?” gli chiese ancora. “No…ho fame…” bofonchiò. Poi si alzò di malo modo e raggiunse gli altri nel cucinino. Hermione lo osservava sbigottita. Cos’era quella trasformazione? Eppure non le sembrava di aver fatto nulla di male. Ancora dubbiosa si alzò e raggiunse il gruppetto. Mangiarono tranquillamente, poi si rimisero al lavoro. Quel pomeriggio Harry sarebbe andato di nuovo al villaggio per una perlustrazione generale e recuperare altri viveri. Quando tornò però portò brutte notizie. Era pallido e sconvolto. Al villaggio si aggiravano dei Dissennatori. E lui non era riuscito ad avere la forza di evocare un Patronus. Non potevano rimanere nei paraggi. Così in fretta e furia raccolsero le loro cose e si trasferirono più a nord. Stavolta capitarono in una folta macchia d’alberi. L’unico sprazzo di vita nelle vicinanze era una fattoria. Rubando un po’ di uova e del pane messo a raffreddare sulle finestre che davano il giardino si garantirono l’approvvigionamento di qualche giorno. L’autunno imperversava oramai e tutte le verdi chiome si erano trasformate in vortici di rosso e arancione. I cinque erano oramai abituati a non rimanere spesso nello stesso posto, tanto che appena si aggirava anche solo uno spiraglio di movimento si spostavano. Hermione continuava a concentrarsi su come distruggere l’Horcrux. Giulia lo portava sempre, a parte le rare volte in cui l’insistenza di Harry era tale che glielo passava. Quando Ron risentiva particolarmente della fame o era più astioso del solito, veniva mandato a letto e con lui il medaglione. Se dormivano entrambi almeno potevano fare il male minore. Anna non si lamentava, cercava di attaccare briga il meno possibile, anche se certe uscite del rosso la facevano andare fuori dai gangheri. Inoltre tutti assieme si occupavano degli incantesimi e a rotazione la castana e Giulia si passavano il posto in cucina. Anche se la prima certe volte non mangiava ciò che cucinava, riusciva sempre in qualcosa di commestibile. Era oramai fine ottobre ed i ragazzi si erano stabiliti sulla riva di un fiume gallese. Quella sera Anna aveva tentato di cucinare dei pesci pescati per grazia ricevuta nel tardo pomeriggio da Harry. I cinque stavano seduti attorno al solito tavolo in cucina, guardando i piatti. Giulia ed Hermione le avevano fatto i complimenti. Harry oramai si crogiolava nella buona cucina delle amiche, anche se le porzioni e gli ingredienti non erano il massimo. Ron aveva divorato il suo pesce striminzito in un baleno. E ora guardava in modo astioso i piatti degli altri. La castana aveva passato il pesce e si era buttata su una buona dose di grissini salati. “Mia madre…sa far apparire del buon cibo dal nulla…” iniziò a dire il rosso. Il prefetto scosse la testa esasperata. Della sera in cui aveva ceduto ed avevano dormito assieme non era rimasto più nulla. Ron continuava ad essere irritato, pesante e certe volte avrebbe voluto ficcargli in bocca un calzino perché stesse zitto. La notte era tornata a dormire da sola e delle coccole che le aveva concesso non si era più vista nemmeno l’ombra. Come anche delle scuse alle sue amiche. Sembrava che gongolasse quasi a commentare in modo acido tutto. “Io non sono Molly e siamo fortunati se siamo riusciti anche a trovare del pesce…” sbottò subito Anna. “Che tu non hai nemmeno assaggiato…perché dovremmo mangiarlo noi allora?” replicò subito il rosso. Harry si passò una mano sulla fronte. Era stufo di queste scene. Oramai erano sempre più frequenti e mozzavano l’atmosfera già pesante del gruppo. “Te l’ho spiegato mille volte Ron…non mangio ne frutta, ne verdura, ne pesce…di carne non cen’è ma mi adatto, riesco a vivere benissimo di quel poco che trovo e anche se c’è un poco di fame da sopportare sto zitta e stringo i denti…è tanto difficile da capire?” spiegò la castana. Gliel’aveva spiegato mille volte. Lei era quella con le abitudini alimentari peggiori, eppure non si era lamentata nemmeno una volta. Si faceva bastare quello che c’era, anche se sapeva che le amiche erano preoccupate per lei. Ron le fece il verso. “Avanti Ron…la tua porzione l’hai avuto, magari domani avremo più fortuna…” cercò di calmarlo Hermione. Il rosso incrociò le braccia al petto. Era un gesto che faceva molto di frequente quando era nervoso. E lo era stato molte volte ultimamente. “Mai sentito il detto ‘o mangi sta minestra o salti sta finestra?’” lo punzecchiò Anna. Ron allungò una mano e le rubò due grissini. Iniziando poi a sgranocchiarli con gusto. La castana lo fulminò con lo sguardo. “Ditemi quando l’ora dell’asilo finisce per favore…” esordì stufa Giulia. Perfino la sua pazienza era messa alla prova dai continui battibecchi degli altri due. Il prefetto sospirò. Era sull’orlo di una crisi isterica. “Tua madre non può far apparire cibo dal nulla…nessuno può farlo…il cibo è la prima delle cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp sulla Trasfigurazione degli Elementi…” iniziò a dire. Almeno se avesse tirato l’attenzione su di se lui avrebbe lasciato stare Anna. “Oh, parla la nostra lingua, per favore!” sbottò acido Ron. Hermione si morse il labbro inferiore. “È impossibile fare del buon cibo dal nulla! Puoi Appellarlo se sai dov’è, puoi trasformarlo, puoi moltiplicare le quantità se ne hai già un po’…” osservò a denti stretti. “Bhe, non moltiplicare questo…fa schifo…” osservò ancora il rosso. Anna saltò in piedi. “Mi dispiace signorino se non sono una cuoca degna di sua madre…andrò a fustigarmi per l’atroce dispiacere che le ho dato!” recitò facendo la finta dispiaciuta. Il rosso le tirò una lisca di pesce dal piatto. La castana la evitò per un pelo. “State fermi!” esclamò Harry. Anna si bloccò stupita. Il moro si posò una dito sulle labbra in segno di silenzio. “C’è qualcuno!” sussurrò. Giulia sobbalzò. “Hai fatto l’incantesimo Mufflato vero?” chiese il Prescelto. La ragazza annuì. “Abbiamo fatto tutto Harry…” precisò allarmata Hermione. Un pesante scalpiccio e il rumore di pietre e rami spostati dissero loro che diverse persone stavano scendendo lungo il ripido pendio boscoso che conduceva alla stretta riva dove avevano montato la tenda. I Tre Uragani si guardarono subito. Che fosse Piton finalmente disposto ad uscire allo scoperto ed aiutarli? Oppure un attacco dai Mangiamorte veri e propri? Quando il gruppo raggiunse la riva le voci si fecero più forti ma non più comprensibili. Hermione subito corse alla sua borsetta e ne tirò fuori un paio di Orecchie Oblunghe per ciascuno. Tutti si infilarono i fili color carne nell’orecchio e spinsero l’altra estremità più in la dalla tenda possibile. Sopra il mormorio del fiume si potevano udire molte voci distinte. Parlavano una strana lingua, non la loro. Qualcosa composto da suoni gutturali. “Folletti!” sillabò senza parlare il prefetto. Il gruppo rimase in ascolto della conversazione per diversi minuti. Scoprirono che si trattava dei folletti Unci-unci, Gonci, il padre di Tonks Ted, il loro ex compagno di scuola Dead Thomas e un certo Dirk. Erano in fuga da molte settimane. Il gruppetto era concentrato a parlare delle ultime vicende di ognuno. Così Unci-unci spiegò di aver sostituito la spada di Godric Grifondoro con un falso. E raccontarono dei ragazzi che avevano tentato di rubare proprio la spada dall’ufficio del Preside Piton ad Hogwarts. Fra i ragazzi era presente anche Ginny Weasley. Questi ovviamente erano stati colti in flagrante dal Preside stesso. A sentire tutto ciò Giulia si morse la lingua. Lei sapeva. Capiva le vere intenzioni di Piton. Possibile che nessuno riuscisse a comprendere? Quando il gruppo dei fuggiaschi finì di mangiare, decisero che gli alberi sarebbero stati un riparo più opportuno. Così i nostri cinque nella tenta ritirarono le Orecchie Oblunghe. Harry si era bloccato sul pensiero di Ginny in balia di punizioni. Giulia era in completa agitazione. Se davvero Severus stava dalla loro parte, avrebbe dovuto accorgersi del cambio. Anna era frastornata dalla valanga di notizie. E Ron si era buttato allibito su una sedia. Hermione invece cerò di mantenere la calma. Si precipitò alla borsetta e ne estrasse il ritratto di Phineas Nigellius. “Se qualcuno ha scambiato la spada vera con quella falsa nell’ufficio di Silente, lui dovrebbe averlo visto! È appeso proprio accanto alla teca!” esclamò pronta. Puntando la bacchetta verso il ritratto. Le amiche si guardarono stupite. “Io l’ho sempre detto Herm che sei superintelligente!” la lodò la castana. “A meno che non stesse dormendo…” osservò Harry. Giulia stringeva la collana col serpentello ad anello in una mano. aveva il cuore che le martellava in petto. Il prefetto iniziò a chiamare e nel Phineas scivolò nel ritratto. Subito con un incantesimo la ragazza lo bendò per sicurezza. Iniziarono a tempestarlo di domande e all’inizio lui parve molto restio nel rispondere. Gli chiesero della punizione e scoprirono che i diretti interessati erano Luna, Ginny e Neville e che erano stato semplicemente spediti nella Foresta Proibita a fare qualche lavoretto per Hagrid. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Hermione ed Harry continuarono a fare domande sulla spada fino a che Phineas se ne andò alquanto irritato dal ritratto. Il prefetto lo ricacciò dentro la borsa e quasi iniziò a saltare di gioia. Il moro iniziò a percorrere la tenda a grandi falcate. Anna continuava a premersi le dita sulle tempie per arrivare a qualche conclusione. A Giulia scappò perfino un sorriso. “Ci sono! Ci sono! La spada può distruggere quel maledetto Horcrux!” trillò la castana. Hermione annuì fiera. “Esatto Anna! Le lame forgiate dai folletti assorbono solo ciò che le fortifica…quella spada è impregnata di veleno di Basilisco!” continuò a spiegare. Giulia batté le mani. “E Silente non me l’ha data perché ne aveva ancora bisogno, voleva usarla per aprire il medaglione…” aggiunse Harry. anche se era presto per lasciarsi abbandonare, l’euforia stava contagiando anche lui. “E deve aver capito che non te l’avrebbero lasciata se l’avesse messa nel testamento…” intuì ancora il prefetto. “Così ha fatto una copia…e ha messo quella falsa nella teca…” aggiunse Giulia. “Ma quella vera…dov’è?” arrivò al punto Anna. Così iniziarono a sparare possibili posti. Arrivando all’esclusione di Hogsmeade. “Tu che ne dici Ron? Ron!” lo chiamò poi il moro. Ron se ne stava ancora seduto. Espressione buia in viso e braccia conserte. “Ah, ti sei ricordato di me vedo…” osservò. Harry lo guardò dubbioso. “No…continuate pure, non vorrei rovinare l’atmosfera così allegra…” rimbeccò acido il rosso. I rimanenti quattro si guardarono perplessi. “Che problema c’è?” chiese seccata Anna. Ron alzò le spalle. “Problema? Nessun problema…non secondo voi almeno…” obbiettò. Sulla tela sopra la loro testa si udirono delle gocce. Aveva iniziato a piovere. “Tu hai un problema…avanti, spara…” lo invitò il moro. Il rosso si rabbuiò ancora di più in viso. Hermione trasalì. Si era ricordata solo ora che avevano lasciato tenere il medaglione a lui tutta la giornata. “D’accordo, sparo. Non aspettatevi che io inizi a saltellare felice per la tenda perché abbiamo ancora qualcosa da cercare…aggiungila alla lista di cose che non sai e facciamola finita…” sbottò. “Che non so?” boccheggiò Harry. L’entusiasmo sul suo volto scemò velocemente. Anche se il sostegno delle amiche l’aveva fatto andare avanti e pensare un po’ più positivo di quando non avrebbe fatto normalmente, aveva paura che prima o poi sarebbe venuto fuori il bandolo della matassa. E lui stesso lo temeva. “Non è che non mi stia divertendo da pazzi qui…sai, fra il braccio maciullato, niente da mangiare, il sedere gelato tutte le notti, le canzoncine della Vispa Teresa e le litigate con Morticia. Speravo solo che dopo settimane che giriamo in tondo magari avremmo ottenuto qualcosa di più che appunti scarabocchiati…” spiegò sarcastico Ron. Giulia ed Anna si guardarono. Hermione strinse i pugni. “Avanti Ron…” lo chiamò. Ma lui sembrò ignorarla di proposito. “Credevo che sapessi a cosa stavi andando incontro…” osservò Harry. Il rosso annuì. “Lo credevo anche io…” rimbeccò. “Allora che cosa non è all’altezza delle tue aspettative? Credevi che ci saremmo fermati in hotel lussuosi mangiando leccornie tutti i giorni? Che avremmo eliminato un Horcrux ogni due giorni e saremmo tornati da mammina per Natale?” sbuffò il moro. “Pensavamo che tu sapessi cosa stavi facendo!” gridò Ron. Alzandosi di scatto. Harry guardò le amiche. Era quello che pensavano anche loro? “Pensavamo che Silente ti avesse dato delle istruzioni, pensavamo che avessi un vero piano!” precisò il rosso. Ancora furente. “Ron…” lo chiamò ancora Hermione. Ma lui la ignorò per la millesima volta. Giulia scosse la testa e si mise in mezzo. “Ragazzi calmatevi ora…siamo stanchi e forse ci siamo esagitati troppo…” cercò di dire. “Mi spiace di avervi deluso…sono stato sincero con voi fin dall’inizio e vi ho detto ciò che mi aveva detto Silente…è comunque un Horcrux l’abbiamo trovato…” osservò ancora Harry. “Certo, da un momento all’altro ce ne sbarazzeremo e ne troveremo subito altri! Aspetta e spera…” lo canzonò Ron. Hermione era nel panico. Non era ancora riuscita ad assimilare le informazioni che si era tramutato tutto in caos. “Ron per favore togliti il medaglione…non parleresti così se non l’avessi addosso…” lo pregò. Il rosso si voltò e la trafisse con lo sguardo. “Dammi ascolto una buona volta!” lo implorò ancora il prefetto. Ron rimase immobile. Così Hermione prese coraggio e allungò le mani verso il medaglione. Il rosso la fermò per i polsi. Anna scattò in avanti per aiutare l’amica ma Harry la fermò. “Lasciami andare Ron! Ti prego ascoltami…io…io non ti riconosco più…” singhiozzò quasi il prefetto. Ron la spinse via senza controllo. Hermione barcollò e la castana la prese in tempo. Nel mentre un tintinnio si diffuse intorno a loro. Qualcosa era caduto. Ed ora luccicava ai piedi del rosso. Quest’ultimo se ne rese conto troppo tardi. Lo scatto di Giulia lo precedette. Quando vide cosa si ritrovava fra le mani rimase a bocca aperta. Una collana dal ciondolo di media grandezza. Un tubicino di vetro incastrato fra due placche. Quella sopra ritraeva una testa di drago. Il corpo sinuoso avvolgeva il tubicino, in cui c’era un liquido quasi trasparente. Per poi finire nella coda. Che formava la placca inferiore. Ron abbassò lo sguardo, quasi fosse rinsavito. Hermione lo riconobbe subito. Si sentì svenire. Per fortuna Anna la reggeva ancora. Il prefetto si tirò su con uno scatto secco. “Ron…perché…perché ce l’hai tu?” sussurrò. La voce le tremava e stringeva i pugni. Il rosso rimase con lo sguardo basso. Le spalle scosse. “Avanti rispondimi…Ron…” lo esortò ancora lei. Il diretto interessato si voltò ed osservò l’oggetto con puro odio. “Ronald Billius Weasley, perché diavolo hai il mio ciondolo?!” urlò Hermione. La castana ed Harry dovettero tapparsi le orecchie. Non l’avevano mai sentita gridare così forte. Sul viso del rosso si dipinse un sorriso beffardo. “Il tuo ciondolo? Dovrei forse dire…il ciondolo di Mark…” precisò. Il prefetto divenne paonazza. Stringeva ancora i pugni e sentiva la rabbia avanzare. “L’ha prestato a me! Me l’ha affidato e io come una cretina pensavo di averlo perso!” precisò con tono quasi isterico. Ron scosse la testa. “Te l’ho preso io…vuoi sapere la verità Hermione? Te l’ho rubato mentre ci smaterializzavamo dal Ministero…” confessò. Nella voce una vena alquanto cattiva. Hermione spalancò gli occhi. “Si mette male…” sussurrò Anna. Giulia scosse la testa. Di male in peggio. “Perchè? Per quale assurdo motivo?” sibilò il prefetto. Il rosso ghignò. Una cosa che rare volte gli avevano visto fare. “Perché io lo so Hermione! Non sono stupido come pensi, so che ti sei vista con lui e probabilmente siete in contatto anche adesso…” soffiò. Harry trasalì. “Come loro sono in contatto con Piton e Malfoy…vi conosco care mie…a voi non frega un emerito cavolo della missione, voi volete solo ricongiungervi ai vostri amori al più presto…per questo siete venute…” continuò a dire Ron. La castana digrignò i denti. Giulia le prese un braccio prima che potesse fare qualcosa. “E io Ron? Per chi credi che io sia venuta? Loro mi hanno seguita perché io volevo stare con te!” esclamò d’improvviso Hermione. Ron scosse la testa per nulla convinto. “Quella stupida collana…ho anche pensato di ridartela sai? Poi mi sono ricordato la tua reazione di quando hai scoperto che l’avevi persa…mi monta una rabbia ogni volta che ci penso…” raccontò. Il prefetto allungò una mano per riprendersi la collana dalle mani dell’amica. Ma il rosso gliela sottrasse da sotto il naso. “Smettila Ron! È il medaglione che ti fa parlare così…” lo implorò ancora Hermione. Per poi buttarsi subito al disperato tentativo di riprendersi il ciondolo. Però Ron era più alto di lei. “Pensi che la mia gelosia sia nata solo in questo mese? Ho visto quante volte la stringevi fra le mani…ho visto anche il libro di poesie nella tua borsa…e ho visto anche questo…” sbottò. Prendendo il prefetto per un braccio e sottraendole il biglietto dalla tasca dei jeans. Hermione trasalì. Ron lasciò cadere il bigliettino e lo calpestò con violenza. “Probabilmente anche quando ti ho sorpreso sola a Grimmauld Place stavi parlando con lui…menzogne, solo menzogne…mi devi dire qualcos’altro, cara la mia Mione?” la canzonò. Buttando il ciondolo a terra e prendendole il mento con una mano. Per fissarla negli occhi. Il prefetto si divincolò. “Quanta fiducia che hai in me Ron…” rimbeccò. Il rosso sostenne i suoi occhi sulle iridi nocciola dell’altra. “Se c’è quel Wright di mezzo, per nulla…chissà cos’avete combinato mentre io non c’ero…senza contare tutta questa amicizia con Harry…mi hai sorpreso Hermione, non pensavo che saresti venuta ad accucciarti da me con la coda fra le gambe quella notte fa, sai?” la prese in giro. Hermione aveva gli occhi lucidi oramai. Era arrabbiata, delusa, stanca. Continuava a ripetersi che era colpa del medaglione. “L’ho fatto nella speranza di riavere il mio Ron…ma qui davanti a me lui non c’è più…” rispose. Le amiche fissavano la scena immobili. Harry voleva intervenire ma era stato preso alla sprovvista. “Giocate tutti al campeggio felice, mentre la mia famiglia è in pericolo la fuori…” osservò ancora Ron. Il moro scosse la testa. “Perché sei ancora qui allora?” commentò. Il rosso alzò le spalle strafottente. “Non ne ho idea…” rispose subito. Harry incollò gli occhi a quelli di quello che credeva fosse il suo migliore amico. “Allora vattene a casa…” esordì. Ron si avvicinò a lui, ma il moro non arretrò. “Si, forse ci vado! Non hai sentito che cosa hanno detto di mia sorella? Ma per te conta come un peto di topo, vero, è solo la Foresta Proibita, Harry Ne-Ho-Viste-di-Peggio Potter se ne frega di cosa succede la dentro! Bhe invece a me importa!” esplose. “Ron avanti calmati…so che sei preoccupato per i tuoi, ma Ginny non è stata in pericolo…Piton non l’avrebbe mai permesso…” si intromise Giulia. Il rosso la fulminò con lo sguardo. “Oh smettila una buona volta Giulia! Se Piton è davvero questo gran buon uomo perché non sta aiutando noi? È decisamente dalla parte sbagliata e di certo non gliene importa un fico secco se mia sorella, o Luna o altri, o perfino noi finiamo male!” rimbeccò. La ragazza scosse la testa. “E poi il resto della mia famiglia? Chi ci pensa? ‘Ci manca solo che i Weasley abbiano un altro figlio ferito’, avete sentito?” ricordò ancora Ron. “Bill è stato sfregiato da Greyback e oramai la gente avrà già visto George senza un orecchio…non deve per forza significare che è successo qualcos’altro…” osservò Anna. Il rosso sorrise beffardo. “Certo, fai tutta la carina dietro a mio fratello Bill, poi te ne sparisci senza nemmeno dirgli nulla…che ne sai tu della mia famiglia? Hai sfruttato Percy e forse lo hai fatto anche con Bill…” la accusò. La castana strinse i pugni pronta a scattare nella rissa. Ma Giulia la afferrò per un polso. “Andiamo Ron…sono sicura che intendeva ciò che ha detto Anna…” provò ancora Hermione. “Ah sei sicura eh? Bene, allora non ci penso più…voi siete tranquilli, coi genitori al sicuro…” rispose subito Ron. Harry sbiancò. “I miei genitori sono morti!” gli ricordò. “I miei potrebbero finire allo stesso modo!” ringhiò ancora il rosso. “Anche i miei! Ma non per questo fuggo abbandonando le mie responsabilità…Ron, i miei sono sotto sorveglianza e siamo tutti Mezzosangue!” precisò Anna. Oramai era furiosa anche lei. “Chi è che si vantava della protezione eh Anna? Dopotutto sei una futura Malfoy no? È questa la protezione che ti da il tuo amato?” la punzecchiò Ron. Oramai senza controllo. La castana scattò per avventarsi su di lui ma Harry le si parò davanti. “Ora basta! Vai Ron, vai! Torna da loro, fai finta di guarire e rimpinzati delle coccole di mamma!” commentò acido. Il rosso fece uno scatto improvviso. Il moro reagì ma prima che potessero sfoderare le bacchette Giulia li precedette con la sua. “Protego!” esclamò. Un muro invisibili divise lei, le sue amiche ed Harry da una parte e Ron dall’altra. “Lascia qui l’Horcrux…” gli ordinò il Prescelto. Il rosso si tolse la catena e gettò il medaglione su una sedia. Poi si voltò verso Hermione. Lei lo guardava spaventata. Irritata. Delusa. E fra le mani finalmente il ciondolo di Mark. Fu quell’immagine che lo fece decidere. Veloce voltò le spalle al resto del gruppetto e sfrecciò via nella notte tempestata di pioggia. Il prefetto non provò nemmeno a corrergli dietro. Normalmente l’avrebbe fatto, avrebbe cercato di farlo ragionare. Ma tutto ciò che si era riversato su di lei nell’ultima ora l’aveva immobilizzata. Giulia rimosse l’incantesimo. Hermione crollò sulle ginocchia. Anna digrignava ancora i denti. Harry si voltò verso di loro. non aveva il coraggio di dire nulla. Nessuno l’aveva. Così rimasero per parecchi minuti. In silenzio. Mentre il picchiettare della pioggia continuava sulle loro teste.

Edited by kikyo91 - 25/12/2012, 21:21
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 25/12/2012, 22:54




Ma...ma...che odioso Ron in questo capitolo!!ispira mooooolta violenza....sante le ragazze ed Harry che non gli hanno lanciato qualche maledizione senza perdono!!!! :angry:
Ha rovinato quella bellissima scenetta romantica e dolce della sera precedente...è veramente uno stupido.. <_< povere le ragazze... :cry: soprattutto hermione ci sarà rimasta malissimo!uff che brutta situazione..
Nel prossimo capitolo,come minimo,dovrà fare il buono e chiedere tante volte SCUSA a TUTTI!ù.ù -_- non si offendono i tre uragani,la splendida voce della nostra Giulia..e Sev ç___ç
Grazie per il graditissimo regalino di Natale blea! <3 <3 ancora auguroni di buon Nataleee!<3
p.s sono felicissima che hai già scritto il nuovo capitolo *-* mi raccomando aggiorna al più prestooooo! :woot:
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 28/12/2012, 02:44




Oddio quanto odio Ron...altro che calzino in bocca!! Questo andrebbe preso e cruciato mille volte di seguito. Capisco la gelosia, capisco l'influenza del medaglione...ma mi sembra molto, molto esagerato!!
Povera Herm! La faranno santa!! xD
Il regalino è stato graditissimo, non vedo l'ora di leggere il seguito!!
 
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kikyo91
view post Posted on 15/1/2013, 22:34




Sera bimbe <3 siccome è la sera prima del mio compleanno e oggi sono andata molto avanti col capitolo dopo, ho deciso di aggiornare ** per i festeggiamenti, considerando che è anche il compleanno di Anna, tutto è pronto a mezzanotte al banco 3 =w=
Avvertenze: occtudine, natalizievolità fuori tempo. ho saltato la descrizione da parte di harm ed harry semplicemente perchè so che è inutile farvi rileggere pezzi del settimo libro che conoscete già u.u
In questo capitolo troviamo On My Own (dei Three Days Grace **) e Side By Side (di Sistiana, che mi ha fatto pensare subito ai tre uragani *^*).
Spero che l'aggiornamento vi piaccia,
buona lettura <3


Ventinovesimo Capitolo
Dopo interminabili minuti di silenzio qualcosa si mosse. “Andiamo a dormire…è decisamente ora…” decretò d’improvviso Giulia. L’ansia che aleggiava nella tenta era palpabile. Ognuno pensava ai risvolti che quella litigata aveva prodotto. “Io sto fuori di guardia…” si offrì subito Anna. L’amica non glielo impedì. Hermione stringeva fra le mani la collana di Mark. Riusciva a stento a tenere gli occhi aperti. Ed era ancora seduta a terra. “Su Herm…ti aiuto…” le sussurrò Giulia. Prendendola delicatamente per un braccio e tirandola su. Harry continuava ad osservarle. “Ragazze voi…siete venute solamente perché Hermione era legata a Ron…vero?” boccheggiò. Non con tono di rimprovero o astio. La castana lo ignorò. Passò vicino al ragazzo e si diresse subito fuori. Giulia non provò nemmeno a sostenere lo sguardo di Harry. “Ne parliamo domani ok?” disse solo. Il moro annuì. E quasi trascinandosi si buttò sul suo letto. Giulia fece spazio al prefetto nel suo. L’amica si era rannicchiata accanto a lei. Il ciondolo di Mark fra le mani. Continuava ad osservarlo con aria apatica. “Ron se n’è andato…” sussurrò d’improvviso. Giulia annuì. “Avrei dovuto saperlo…infondo il mio Ron non c’era più già da tempo…” sospirò ancora Hermione. Tuttavia non riuscì a trattenere un tremolio nella voce. Fu allora che la ragazza si avvicinò. E senza dire nulla l’abbracciò. Il prefetto tremò. Scoppiando improvvisamente a piangere. Giulia la strinse forse. Facendole poi delle carezze sulla testa. “Ssst Herm…stai tranquilla, è tutto passato…ci siamo noi con te…” iniziò a dirle. Cantilenando come fosse una ninna nanna. Dopo nemmeno mezzora Anna tornò dentro e le ritrovò così. “Mi sono stufata di stare fuori…per stanotte la guardia salta…” decise. Giulia annuì. Hermione si era calmata. Non piangeva più. Eppure la testa era colma di pensieri. Si sentiva tradita. Aveva cercato di giustificare Ron così tante volte. Aveva addirittura pensato che fosse un errore mettersi insieme prima di partire. Aveva legato i loro destini in modo indissolubile e così aveva trascinato nel marcio anche le sue amiche. “Se volete potete tornare a casa…” esordì il prefetto. Le altre due la guardarono dubbiose. La castana si fece spazio e si sedette alla sua sinistra. “Io rimarrò ad aiutare Harry…non c’è motivo perché voi rimaniate intrappolate in questa faccenda…è stata colpa mia, ho ceduto facilmente alle moine di Ron…però voi…potete andare…” spiegò Hermione. Anna si sporse verso di lei e le diede una leggera testata. “Non dire cavolate Herm…tu sei un buon motivo per rimanere…e poi oramai ci siamo fino al collo anche noi…siamo ricercate tutte e tre…” le ricordò. Il prefetto abbassò lo sguardo. Sentiva un’altra ondata di pianto imminente. Non riusciva a credere che fosse successo. La rabbia di Ron. Il modo in cui le aveva parlato. “Sono stata così stupida…non avrei dovuto accettare la collana…” commentò ancora. Rigirandosi il ciondolo fra le dita. Giulia la fermò, lo poggiò nei palmi delle sue mani e vi chiuse intorno le dita. “Ron era avvelenato dal medaglione…” le ricordò. Ma Hermione scosse la testa. “Mi ha abbandonata con così tanta facilità…” osservò poi malinconica. Anna sospirò. “Anche io vorrei poter voltare le spalle a tutto ed andare dai miei genitori…è la strada più facile no? Che Harry si arrangi e torniamo a fare la bella vita a casa…ma non è così semplice…” cominciò a dire. Il prefetto alzò le spalle. “Non so voi, ma quando Anna Alvis Haliwell inizia qualcosa, difficilmente non la porta a termine…” aggiunse la castana. Giulia annuì. “Nemmeno Giulia Wyspet si tira indietro!” concordò. Hermione strinse il ciondolo fra le mani. “E tu Granger? Mica ti sarai arresa così presto?” la punzecchiò Anna. Il prefetto scosse la testa decisa. “Sia mai! Hermione Jane Granger non molla!” esclamò. Le amiche si guardarono soddisfatte. Giulia abbracciò ancora il prefetto. Subito si aggiunse la castana. “Siete sicure di non voler andare via? Piton avrà di sicuro bisogno di te Giulia…e Anna…ti manca la tua famiglia…” si azzardò ancora Hermione. Anna sbuffò. “Vuoi piantarla?! Non ti liberi di noi…” precisò subito. Giulia annuì. “Ora l’importante è venire a capo di qualcosa qui…riguardo a Severus…sa che io non abbandonerei mai le mie amiche…” sorrise. Il prefetto chiuse gli occhi. Ricominciando a singhiozzare. Gli altri due uragani non poterono far altro che abbracciarla di nuovo. E così rimasero per tutta la notte. Unite e a sostenersi a vicenda. Perché era ciò che significava la loro amicizia. Sempre insieme, qualunque cosa fosse accaduta.
Hermione non riuscì a dormire nemmeno mezzora. Continuava a saltare da uno stato di dormiveglia a uno in cui la sua mente ragionava meglio del solito. Doveva essere mattina oramai. E lei aveva rinunciato ad un sonno tranquillo. Le parole che Ron le aveva sputato in faccia le risuonavano in testa come un disco rotto. La tormentavano come degli insetti fastidiosi che pungevano la pelle. I walk alone, think of home, memories of long ago. “Te l’ho preso io…vuoi sapere la verità Hermione? Te l’ho rubato mentre ci smaterializzavamo dal Ministero…”. Perché? “Perché io lo so Hermione! Non sono stupido come pensi, so che ti sei vista con lui e probabilmente siete in contatto anche adesso…”. Si, era vero. “Probabilmente anche quando ti ho sorpreso sola a Grimmauld Place stavi parlando con lui…menzogne, solo menzogne…mi devi dire qualcos’altro, cara la mia Mione?”. Si, Mark l’aveva baciata nell’esatto istante in cui le aveva messo la collana al collo. “Se c’è quel Wright di mezzo, per nulla…chissà cos’avete combinato mentre io non c’ero…senza contare tutta questa amicizia con Harry…mi hai sorpreso Hermione, non pensavo che saresti venuta ad accucciarti da me con la coda fra le gambe quella notte fa, sai?”. No one knows I lost my soul long ago. Quella notte le era costata l’orgoglio. Ecco la verità. Hermione sapeva che non avrebbe dovuto cedere. Anche se credeva di aver avuto una speranza. Era così grave che le mancasse il periodo in cui essersi messi insieme era la cosa più bella del mondo? Tutti gli ostacoli che avevano superato l’anno prima erano così vani? Tutte le coccole, i baci, i pomeriggi passati a tenersi per mano si erano volatilizzati così presto per lui? Avevano significato così poco? Il prefetto scosse la testa e si premette le mani sugli occhi per non piangere ancora. Si sentiva frustrata e delusa. Poi d’improvviso un altro flashback. Quella volta in cui erano andate in gita speciale ad Hogsmeade con Valentina e lei ne era uscita distrutta. Lied too much, she said that she's had enough. Ron si era intrufolato nella sua camera e lei gli si era accoccolata vicino. E mentre chiudeva gli occhi l’aveva sentito pronunciare delle parole. Che a ripensarci ora le facevano più male di una Cruciatus. “Ti amo Mione…non permetterò che succeda ancora qualcosa…non sarò lo stupido di sempre…ti ho già fatta soffrire abbastanza…”. “Stupido Ronald…stupida me…stupido bradipo e stupido amore…” soffiò acida il prefetto. Am I too much, she said that she's had enough. E nonostante fosse ancora infuriata. Nonostante avesse la voglia infinita di prenderlo a pugni. L’idea di non avere il suo Ron vicino le stringeva il cuore. Anche se forse faceva più male essere ignorata e trattata come una serva quando lui era così vicino. Standing on my own, remembering the one I left at home. Hermione abbassò lo sguardo per osservare il ciondolo incriminato. Come poteva essere stato solo quello a scatenare così tanto astio? Lei non capiva. O forse si sentiva giustificata per cosa le aveva fatto passare il rosso l’anno prima. Quando aveva tradito i suoi sentimenti per una confessione stupida e si era messo con Lavanda. In quel periodo se non fosse stato per le sue amiche e successivamente per Mark il suo umore sarebbe rimasto sotto terra perennemente. Si ricordava perfettamente quando aveva iniziato a frequentare il suo migliore amico. Forget about the life I used to know, forget about the one I left at home. Lui si era dichiarato e lei, che oramai aveva stupidamente deciso di restare fedele a Ron, gli aveva proposto solo amicizia. Il Serpeverde aveva represso i suoi sentimenti ed era diventato una delle persone più importanti per il prefetto. L’aveva aiutata a liberarsi, a vedere le cose sotto altri punti di vista. L’aveva spronata a fare di più, esattamente come facevano Anna e Giulia. Certo, qualche volta si era bloccata anche lei davanti al carisma e ai comportamenti ambigui di Mark, però era stata sempre amicizia. Anche quella volta del bacio post apocalittico. Hermione ci aveva ragionato fino a farsi fumare i neuroni. Lui l’aveva liquidato come un bacio a stampo e non ci aveva speso nemmeno cinque minuti di discorso. I need to run far away, can't go back to that place. Il prefetto scosse la testa arresa. Chissà come sarebbe stata la sua vita se non avesse dato una chance a Mark. Forse non si sarebbe mai messa con Ron. Sarebbe partita comunque per la missione per aiutare veramente Harry. Ma il rosso se ne sarebbe andato in ogni caso. Se lei non era una motivazione più che sufficiente a farlo rimanere decisamente c’era qualcosa che non andava. Forse era proprio lei che non andava. Hermione si premette le mani sulle tempie. Like she told me I'm just a big disgrace. Era stata così orribile con Ron? Si era sfogata su di lui per la frustrazione che le dava non riuscire a trovare una soluzione per eliminare l’Horcrux? Dopotutto lei era la strega più intelligente del suo anno. Non così tanto da tenersi stretto il suo ragazzo a quanto pare. Il prefetto scosse la testa con violenza. Doveva smetterla di pensare. Doveva smetterla di incolparsi. Oramai il peggio era accaduto. Ron se n’era andato e l’aveva lasciata nel guano di pipistrello. Accusandola anche di tradimento. Sarebbe dovuta essere furiosa e non passare il tempo a masochizzarsi su cosa avesse sbagliato! Non era lei che non andava! O almeno questo era ciò che cercava di ripetersi. Lied too much, she said that she's had enough. Hermione sentì qualcosa pesarle sulla spalla sinistra. Si voltò e vi trovò Anna. Dormiva con la guancia appoggiata a lei. Le gambe tenute di lato ancora nei pesanti anfibi. Una mano si apriva e chiudeva a scatti. Il prefetto gliela prese e la strinse piano. Poi osservò anche alla sua sinistra. Giulia si era addormentata con la parte destra del corpo appoggiata alla sottile sbarra di ferro del letto a castello. Le mani abbandonate in grembo. Hermione sospirò. Nonostante in testa avesse mille dubbi e domande, sapeva che doveva fare qualcosa. Se n’era stata fin troppo tempo a poltrire per servire quel bradipo che credeva fosse il suo ragazzo. Perché era chiaro che, siccome lui l’aveva abbandonata così, ci fosse un bel punto di domanda sulla loro relazione. Am I too much, she said that she's had enough. Doveva essere forte. Doveva essere brillante come lo era stata ad Hogwarts. Doveva far vedere quanto potesse essere tosta una Mezzosangue come lei. Voleva raccontare a testa alta ai suoi, una volta finita la guerra, come se la fosse cavata. Hermione Granger non se ne stava a piagnucolare. L’aveva già fatto abbastanza. Così piena di forza di volontà il prefetto si decise. Piano scivolò via dalla stretta della castana. L’adagiò sulle ginocchia di Giulia e lei si alzò. Con passo leggero si diresse in cucina. Fece una dose abbondante di caffè e la versò in quantità generosa nella tazza più grande che avessero. Poi andò a prendere i suoi appunti e si sedette al tavolo del cucinino. Erano cose sconnesse. Semplici ipotesi. E anche se ogni volta in cui scorreva il nome di Ron le veniva l’impulso di cancellarlo con furia dal foglio tenne gli occhi fissi sul block notes. Standing on my own, remembering the one I left at home. Doveva scaricare la tensione e la rabbia e sapeva che per lei la cosa migliori da fare era concentrarsi su altro. I minuti iniziarono a passare senza che se ne rendesse conto. Aggiunse quello che si ricordava della conversazione origliata ai fuggitivi della sera prima. E in poco tempo riuscì a concentrarsi come si deve. Il prefetto era talmente convinto che non si accorse nemmeno di non essere più sola. Fu un rumore a distrarla. Quando alzò gli occhi di scatto trovò Harry che sorseggiava a risucchio dalla tazza. “Scusa Herm…non volevo distrarti…” sussurrò subito. Hermione si passò una mano sugli occhi per riprendersi. Poi allungò una mano e bevve un lungo sorso di caffè. Forget about the life I used to know, forget about the one I left at home. “Non riuscivi a dormire vero?” intuì ancora il moro. Il prefetto annuì. Spostò gli appunti da una parte e prese la tazza fra le mani. “Nemmeno io…” concordò l’amico. Hermione abbassò lo sguardo. “Scusa per la scena piuttosto penosa di ieri sera…” si lasciò sfuggire. Harry la guardò stupito. “Non c’è motivo di scusarti…e non devi giustificare Ron solo perché sei la sua ragazza…” la rincuorò. Il prefetto sorrise amaro. “Non credo di esserlo più…” precisò. Il Prescelto storse il naso. “Questa volta ha veramente esagerato…ha sputato veleno su tutti…davvero non lo riconoscevo più ultimamente…” commentò. Hermione alzò le spalle. “Credevo che si sarebbe calmato…non è stata una buona idea fargli portare il medaglione…” osservò. Harry annuì. Aveva passato anche lui la notte a pensare. Si era sentito immensamente solo. E ogni tanto aveva aperto gli occhi ed aveva visto le tre nel letto di Giulia. Dormivano vicine e unite. Da vere amiche. Come aveva sperato sarebbe stato con Ron. Dopotutto si conoscevano da anni oramai. Non si aspettava un comportamento del genere. “Hermione…mi spiace di avervi dato l’impressione di essere…quello che non sono…” sussurrò d’improvviso. Il prefetto sospirò arreso. “Anche tu non hai nulla di cui scusarti Harry…sapevamo perfettamente a cosa andavamo incontro, dopotutto è una spedizione contro il male supremo, non una scampagnata estiva…” lo rassicurò. Il moro si voltò di poco verso le altre due che dormivano ancora. “Vogliono andare via?” chiese, con un cenno del capo. Hermione scosse la testa. “Gliel’ho chiesto anche io…ma vogliono rimanere…” rispose. Harry annuì. “Dobbiamo metterci d’impegno e non perdere nemmeno un minuto però!” decretò serio il prefetto. Il moro sorseggiò ancora il suo caffè. “Ce la faremo, ce la possiamo fare…” rincarò la dose Hermione. Harry si lasciò sfuggire un sorriso cinico. “Dobbiamo…” le ricordò. L’altra annuì con vigore. “Lo dobbiamo a noi stessi, ai nostri cari e al mondo magico…” aggiunse. Il Prescelto si raddrizzò sulla sedia. Passò i successivi cinque minuti con le iridi incollate a quelle dell’amica. “In ogni caso Harry…io non ti abbandonerò…” commentò ancora seria Hermione. Il moro sorrise. “Nemmeno io Herm…” concordò. Per poi prendere gli appunti e iniziare a leggerli concentrato. I due rimasero soli ancora per una buona mezzora. Scrissero qualche ipotesi e si scambiarono opinioni. Un sonoro sbadiglio li interruppe. Anna si era svegliata e di rimando anche Giulia. Harry non chiese nulla al trio. Non voleva ricadere nell’atmosfera di pesantezza che si era creata quando c’era anche Ron. Il gruppetto si riunì nel cucinino. Giulia preparò quello che era rimasto per colazione e nessuno nominò nemmeno di striscio il rosso. “Sbaglio o siamo già in ottobre?” esordì la castana. Giulia annuì. “Per essere precisi eravamo…oggi è il primo novembre…” osservò Hermione. Indicando la sgangherata radiosveglia. Anna spalancò gli occhi. “Quindi ieri sera era Halloween! Ci siamo persi Halloween!” boccheggiò sconvolta. Il prefetto si passò una mano sugli occhi esasperata. La castana si alzò di scatto facendo cadere la sedia. “Il pelato-senza-naso mi ha rubato anche Halloween! È più diabolico del Grinch! Ah ma se me la pagherà! Forza Herm, troviamo una soluzione per distruggere quel medaglione malefico!” esclamò convinta. Giulia sorrise. “Spirito giusto, causa sbagliata…” commentò. Harry scosse la testa divertito. Decisamente l’atmosfera pesante era passata. Nel giro di una settimana l’ordine si era ristabilito nella tenda. Anzi si andava più d’accodo di prima. Hermione riusciva a concentrarsi su tutto ciò di cui discuteva col resto del gruppo. Nessuno poi nominava Ron. Non volevano che il prefetto si rattristasse più di quando facesse già. Anche se si vedeva che le dispiaceva. Certe notti Anna e Giulia l’avevano sorpresa a singhiozzare nel sonno. Era l’ultima sera di permanenza nell’ultima postazione scelta. La cena si era sviluppata tranquillamente, mettendo in pausa le congetture sul medaglione. Il pasto non era stato abbondante e le risorse accumulate stavano finendo. Eppure nessuno si era lamentato o aveva manifestato cedimenti. La castana aveva smesso di litigare da quando Ron li aveva abbandonati. “Domani ci spostiamo più a nord…” esordì all’improvviso Harry. Mentre Giulia era intenta a lavare le scodelle e i piatti di alluminio nel minuscolo lavello. Anna si dondolava sulla sedia annoiata. Hermione scrutava ancora gli appunti presi ultimamente. Lo sguardo perennemente concentrato. “Hey…una volta finita la guerra…voi che volete fare?” se ne uscì dal nulla la castana. Il prefetto non alzò nemmeno gli occhi dal foglio. Harry invece la guardò divertito. “Te l’ho già detto Anna…” le ricordò. Anna però storse il naso. “E voi che farete?” chiese ancora. Dondolandosi come una bambina. Giulia sorrise ed alzò le spalle. “Non lo so…non ci ho mai pensato…per prima cosa torniamo a scuola, altrimenti mamma Herm se la legherà al dito per il resto della sua vita…” scherzò. Hermione annuì subito. “Esattamente…” concordò. “E poi?” rincarò la castana. La ragazza sospirò. “Forse potrei pensare a qualche specializzazione…ma non sono brava in niente in particolare…” confessò. “Sei brava in Pozioni se non sbaglio…” osservò il moro. Giulia scosse la testa. “Come all’ultimo anno ero eccellente in Difesa…solo per far contento Piton…” precisò quasi amaramente. Anna appoggiò i gomiti sul tavolo e il mento sui palmi delle mani. “Se già tu ti sei dovuta dar da fare, figurati Eve, con un padre preside che calvario dovrà affrontare!” esclamò. L’amica annuì divertita. “Penso che lei e Rosie faranno a gara a chi ha voti migliori…altrimenti prevedo tante Strillettere dalla cara mamma Granger…” aggiunse. Come al solito Hermione non alzò nemmeno lo sguardo. “Decisamente si…la media dovrà essere pari alla mia se non migliore, altrimenti la diseredo!” concordò. Anna ghignò. “Prevedo che Rosie sarà spessissimo ospite da me insomma…” la punzecchiò. Harry le guardava curioso. Si era ricordato che la castana gli aveva accennato della loro gita allo Specchio delle Brame. Però non si immaginava che avessero già dei nomi per la loro futura prole! “A parte gli scherzi, sono davvero in alto mare…non mi attrae nessuna carriera magica…” si ricompose Giulia. Anna alzò la mano. “Tu hai già un posto assicurato come modella, quindi non ti lamentare…” la rimproverò subito. La castana la guardò scettica. “Non controllo da così tanto tempo la mia mail…non avendo ricevuto risposta quelli dell’Alchemic mi avranno scartata sicuro…” sbuffò tragica. Harry scosse la testa. “Tu Herm vuoi tentare di entrare al Ministero?” le chiese poi. Il prefetto annuì. “Non divulgherò la branca di specializzazione finché non avremo i nostri M.A.G.O. però…” precisò. Il moro sorrise. Tipico di lei. Essere sicura degli obbiettivi ma non volerli rivelare troppo presto per scaramanzia. “E se mettessimo su una band?” propose ancora Anna. Giulia si voltò stupita. “Tu canti mentre io, Herm, Draco e Mark suoniamo! Possiamo chiedere anche ad Harry, Ginny e chi si vuole unire!” spiegò la castana. Harry trattenne una risata. “Io non suono un bel niente, devo studiare…” rifiutò subito Hermione. La castana le fece la linguaccia. “E Piton ci fa anche da Manager magari…” commentò divertita Giulia. Anna sbuffò. Ed incrociò le braccia al petto. “Uffi però…mai una volta che ascoltiate le mie idee…” si lamentò. “Se fossero costruttive e nel contesto in cui stiamo vivendo potremmo anche prenderle in considerazione…” la liquidò il prefetto con fare diplomatico. La castana gonfiò le guance. “Potresti specializzarti in psicologia magica…ti ci vedo come Psicomago Giulia…” commentò Harry. La ragazza sorrise e si asciugò le mani con uno straccio. “C’è ancora tempo…prima dobbiamo pensare ai M.A.G.O.…” precisò. “E prima ancora a come tornarci a scuola…quindi a come distruggere questo coso…” la corresse Hermione. Distogliendo finalmente l’attenzione dal block notes e picchiettando la matita sul medaglione al centro del tavolo. L’intero gruppetto si sciolse in un sospiro. Così il discorso cadde e si tornò al silenzio di concentrazione. L’ora di andare a dormire passò in un lampo, così come i giorni seguenti. Sembrava che tutto scorresse fin troppo velocemente e non fosse mai abbastanza per fare congetture. Il gruppetto iniziò a spostarsi sempre più di frequente. Ci furono delle volte in cui trovarono del cibo facile, come nei supermercati nelle vicinanze. Altre in cui dovettero razionare ciò che gli era rimasto. La tenda aveva sopportato allagamenti (nessun problema per Anna, che oramai dormiva anche con gli anfibi). Tempeste di neve. Sfuriate di vento. E così anche novembre era passato. Per arrivare al freddo più pungente di dicembre. Era l’ennesima sera passata a rimuginare. Fuori la neve scendeva ancora fitta e dentro i ragazzi erano avvolti dalle loro coperte e vestiti con strati su strati di vestiti. Hermione aveva perfino il cappello e la sciarpa. Leggeva tutta concentrata Le Fiabe di Beda il Bardo lasciatole da Silente. Harry scorreva gli appunti dell’amica, in cerca di qualche illuminazione mentale. Giulia si rigirava fra le mani in medaglione. Anna leggeva i libri che le avevano portato le compari da quella bancarella, oramai un mese e mezzo prima. D’improvviso il moro iniziò a cercare l’attenzione del prefetto. Era da molto che proponeva di andare a Godric’s Hollow, luogo della morte dei suoi genitori e della sua vecchia casa. Ci stava pensando da quando Ron era andato via. Fra lui ed Hermione si era creato una sorta di feeling, per cui stavano ore ed ore a confrontarsi i pareri. Stava facendo con lei ciò che aveva fatto con Giulia quando erano a Grimmauld Place. L’unica cosa che gli dispiaceva era che rimanevano sul fronte ricerche. Il prefetto non si era mai confidato con lui in quel mese e mezzo e ciò n po’ gli dispiaceva. Così, armato di nuova determinazione, iniziò a insistere e a proporre la sua meta. Hermione non batteva ciglio, anzi, cercava spiegazioni sulle fiabe. I due andarono avanti nel loro dibattito per un po’. Con Anna e Giulia come spettatrici. Oramai ci avevano rinunciato ad introdursi in quella strana complicità che li prendeva a volte. Dopo un lungo ed estenuante botta e risposta, Hermione accettò. Però prima avrebbero dovuto aspettare un buon momento. Fu una settimana dopo che venne finalmente l’ora di intraprendere questo nuovo passo. A patto però che le amiche rimanessero alla tenda. Era difficile muoversi in quattro col mantello dell’invisibilità ed era meglio che non dessero troppo nell’occhio. Era la Vigilia di Natale quando Harry ed Hermione appiattiti sotto al mantello, si smaterializzarono da fuori la tenda. Giulia ed Anna rimasero sedute al tavolo. Come unica compagnia il medaglione malefico. La castana spostava lo sguardo malinconico verso la radiosveglia. Il 24 impresso nel display le faceva più male del previsto. Credeva di essersi preparata psicologicamente a quella giornata da quando aveva realizzato che l’avrebbe passata ancora fra i boschi. Giulia dal suo lato era altrettanto demoralizzata. In effetti c’era rimasta male dell’abbandono da parte di Hermione. Le due sospirarono all’unisono. Poi si guardarono. “E rimasero in due…” sussurrò Anna. L’amica annuì. “Chi l’avrebbe mai detto…Herm ci ha piantate qui…” aggiunse poi la castana. Giulia alzò le spalle. “Evidentemente non staranno via molto…” cercò di giustificarla. Anna scosse la testa. “Sai cosa ti dico? Rivoglio la nostra Herm…” decretò convinta. La ragazza la guardò dubbiosa. “Andiamo Giulia, ammettilo…da quando Ron è andato via Hermione si è chiusa a riccio…non parla nemmeno più di Mark, si concentra tutto il tempo sul medaglione, confabula con Harry! Non facciamo nemmeno più le nostre chiacchierate…all’inizio scherzava ancora ma ora…non mi rimprovera nemmeno più se parlo a bocca piena!” le fece notare la castana. Giulia si morse il labbro inferiore. “Probabilmente vuole solo tornare a casa…” ipotizzò. La castana scosse la testa. “Anche io lo voglio! Però ecco…ho sempre pensato che tutto questo…campeggiare di qua e la…si insomma che questa situazione non fosse male solo perché c’eravate voi…Hermione invece sembra tornata al primo anno, quando ancora non ci conoscevamo bene…” ragionò ancora. La ragazza non disse nulla. Sostenne lo sguardo dell’amica e la invitò a continuare. “Non mi piace che ci estranei dai suoi pensieri…non mi piace! Soprattutto perché…perché la notte la sento piangere e fa davvero male…perché ora come ora mi piacerebbe alzarmi e infilarmi nel suo letto…abbracciarla e dirle che va tutto bene, che ci siamo noi con lei…ma per com’è ridotta ora mi liquiderebbe asciugandosi le lacrime di nascosto e dicendo che va tutto bene…” concluse quasi con rabbia Anna. Giulia la guardò intenerita. “Non possiamo farci niente…Herm è già sotto pressione, non possiamo di certo obbligarla a parlare con noi…” cercò di calmarla. La castana sbuffò ed incrociò le braccia al petto. Ed ancora le iridi slittarono alla radiosveglia. Giulia l’aveva notato. Probabilmente non si era nemmeno accorta di torturare l’anello di fidanzamento da tutto il giorno. Remember when we were young. We'd talk about what we'd become. “Sai Giulia…io credo che…sia così strano…” ricominciò a dire Anna. L’amica la guardò dubbiosa. “Essere qui…quando l’anno scorso eravamo…a scuola…” confessò finalmente la castana. Forse tenersi dentro tutto non era una buona soluzione. Giulia sospirò. “Cioè…eravamo a scuola capisci? Ero con Draco nella Stanza delle Necessità e lui…lui ora è solo, o forse è a consolarsi con la Parkinson…” soffiò ancora Anna. La ragazza scosse la testa divertita. Nothing we couldn't do, as long as it was me and you. “A Pansy non piace più Draco, te l’ha anche detto no? E lui…bhe non credo che ti tradirebbe Anna, lo sai…sono tre anni…” si lasciò sfuggire. La castana ebbe un sussulto. “Tre anni…già, tre anni proprio oggi…” disse. Lo sputò fuori come fosse qualcosa di incredibilmente amaro. Perché infondo era dura. Tre anni di fidanzamento eppure non era la con lui. The older we get the less we try to always be side by side. “In questo mondo è tutto così strano, davero…Herm non ci considera e siamo delle ricercate…ed è la Vigilia di Natale e io non sono con Draco…” ricominciò Anna. Giulia alzò le gambe sulla sedia e le abbracciò. Un anno prima in quel momento era con Severus. Stava addobbando il suo ufficio per passare la Vigilia insieme. Aveva fatto apparire un albero e lo avevano decorato insieme. Parlando, scherzando. Immaginando la vita futura. Si ricordava ancora quanti bei sorrisi avesse scorto sulle labbra del sul bel professore. Ed ogni sorriso le faceva vacillare il cuore. Chissà com’era diventato ora, quel suo bel professore. I'll be back in December, but you don't even care. Anna alzò gli occhi al soffitto. Non ne poteva più di vedere quella tela vecchia e appesantita dalla neve. Però era sempre meglio che fissare la data della radiosveglia. Ancora una volta e si sarebbe cavata gli occhi. Stava impazzendo. Era la Vigilia eppure per lei sembrava una giornata come le altre. Ma nel modo sbagliato. Se davvero doveva essere una giornata come altre, Allora voleva essere a casa sua, nella sua cucina. Sentire sua madre che la rimproverava perché non stesse aiutando ad apparecchiare la tavola per il cenone. Sentire le lamentele di Mary Kate, perché “Mamma non è giusto! Sto facendo tutto io e Anna se ne sta con le mani in mano!”. Già, quella piccola peste. Chissà come stava. Come stavano tutti. This Christmas, I can't believe I won't see you. “Giulia?” la chiamò. La ragazza inclinò di poco la testa. “Si?” le rispose subito. “Ecco...credi che le nostre famiglie siano ancora tutte alla Tana?” esordì. Giulia chiuse gli occhi per qualche minuto. “Penso di si…anche se dubito che stiano festeggiando ora…” ipotizzò. Poteva quasi vederli i suoi genitori. Magari seduti vicino sul divano di casa Weasley. Mary senza il suo solito cappellino natalizio ed i vestiti rossi. Sebastian con più rughe d’espressione e gli occhi stanchi. Il suo cuore si strinse in una morsa. “Mio padre sarà davvero infuriato…e deluso…” sospirò d’improvviso. Anna le sorrise a stento. “Il mio…bhe, sinceramente non lo so…non ho questo gran rapporto coi miei…più che altro ho sempre pensato a che sfuriata mi prenderò quando Bill mi vedrà…” osservò. On Christmas, I wish you all the best. “Continuo a pensarci…un terzo dei miei pensieri va ai miei e a Fred, a quanto posso aver fatto male a loro sparendo così…un terzo va Severus, solo e che forse sta anche meglio senza di me che gli complico la vita…e un terzo va a quello stupido medaglione…quando vorrei che si sciogliesse fra le mie mani…” spiegò Giulia. Prendendo l’Horcrux e stringendolo forte. La castana scosse la testa. “Vacci pianto…o ti romperai soltanto le dita così…” la avvertì. L’amica lasciò la presa e sospirò esausta. “Se ti consola anche io sono abbastanza divisa…ho persino pensato un paio di volte a quanto mi mancano le lotte con mia sorella per il bagno…” raccontò Anna. Sciogliendosi in un minuscolo sorriso. “This is first year, I won't have you here…on Christmas…” iniziò a cantare Giulia. Mento appoggiato alle ginocchia. La castana chiuse gli occhi. “Mi mancano quegli stupidi momenti che pensavo fossero scontati…sembra una di quelle morali da fiaba… ‘non ti accorgi di quel che hai finché non lo perdi’ e menate simili…” citò. La ragazza sorrise. “I can remember the moment that everything changed…but I have discovered I miss you every day…” continuò poi. Stringendo fra le mani il ciondolo a serpentello. Anna giro per l’ennesima volta l’anello con la pietra nera al suo anulare. Doveva essere dimagrita, non si ricordava di avere le dita così incredibilmente sottili. Da un anno quell’oggettino era stato sempre con lei. Con lei al suo compleanno. Con lei all’esame di Smaterializzazione. Con lei alla scoperta del Marchio Nero sul braccio di Draco. Quella sera di fine febbraio in cui avevano fatto l’amore per la prima volta nel dormitorio Serpeverde. “Dannazione…” sussurrò, con la voce tremula. “On Christmas I can't believe I won't see you, on Christmas I wish you all the best…” alzò il tono Giulia. Per offuscare i pensieri dell’amica. Peccato che la voce ora tremasse anche a lei. La castana strinse la croce ancora appesa al collo. I tatuaggi erano coperti da almeno cinque magliette. Quando avrebbe voluto approfittare dell’assenza di Hermione ed Harry per sgattaiolare fino al suo Draco. Come se fosse una normale serata di infiltrazione in zona Serpeverde. Però non era così. Lei non era nella Torre Grifondoro ne tantomeno le sarebbero bastati qualche passaggio segreto e delle scale umide a condurla da lui. “This is first year that I won't have you here, on Christmas…” concluse Giulia. “Quanto vorrei una sigaretta…ho bisogno di calmarmi Santo Manson!” ringhiò quasi Anna. L’amica annuì. Si alzò e piano la raggiunse. Abbracciandola d dietro lo schienale della sedia e appoggiando il mento sulla sua testa. “Va tutto bene Anna…ci sono io…va tutto bene…” iniziò a sussurrare. Come una nuova cantilena. La castana cercò di respirare regolarmente. Appoggiando le mani sulle braccia di Giulia. Rimasero così per qualche minuto. Fino a quando Anna le fece segno di essersi calmata. La ragazza si avvicinò al cucinino. Era ora di cena oramai. “Giulia senti…credi che Herm si arrabbierebbe se usassi il portatile?” chiese all’improvviso la castana. Giulia la guardò curiosa. “Puoi sempre accenderlo per poco…e comunque non credo che la rete wifi si connetta in mezzo ad un bosco…” osservò. Anna però non si diede per vinta. Andò alla borsa dell’amica e ne estrasse il pc rimpicciolito. Con un incantesimo lo fece tornare normale e lo accese. “Non c’è campo…” le fece notare divertita Giulia. La castana non alzò nemmeno la testa dallo schermo. “Ovvio che non c’è campo! Siamo in un bosco!” sbottò saccente. La ragazza capì la battuta sul campo-bosco dopo cinque minuti. “Dai, ora preparo un po’ di risotto…almeno la cena deve essere un po’ allegra no? Se vuoi puoi darmi una mano…” propose. Ma Anna non mollava. Puntò la bacchetta verso lo schermo e si concentrò. “Incanto Wireless!” esclamò. Giulia per poco lasciò cadere un coltello. Subito la castana ghignò. L’amica spalancò gli occhi. “Anna Alvis Haliwell, hai fatto funzionare un aggeggio babbano, in pieno bosco, mezze sepolte dalla neve!” commentò stupita. Anna gongolò. “Incantesimo brevettato da Mary Kate Haliwell! Brava la mia sorellina, non trovi?” sorrise sorniona. Giulia scosse la testa divertita. “Non navigarci tanto però…” la avvertì. La castana ghignò. “Perché, credi forse che Tu-Sai-Chi abbia un localizzatore di wifi magico?” la prese in giro. La ragazza alzò in naso finta offesa. “Potrebbe anche essere!” rimbeccò. Poi le due si guardarono. E scoppiarono a ridere. Fino a che fu Anna a fermarsi. Sobbalzò letteralmente alla sedia. “Giulia…non ci credo…mi…mi hanno risposto!” boccheggiò. Giulia appoggiò le pentole e capì che per momento doveva rinunciare a cucinare. Così si avvicinò all’altra per capire meglio. La castana aveva appena aperto una mail sulla sua casella di posta. Era una risposta da parte di quelli dell’Alchemic Gothic che avevano apprezzato le sue foto nel catalogo di Armony. La mail risaliva ad un mese prima. I due Uragani iniziarono a leggere contemporaneamente. In sostanza le proponevano di apparire nel catalogo dei prossimi arrivi. Le avrebbero mandato un book di abiti da analizzare e avrebbe anche potuto sceglierne uno da portarsi a casa dopo il set. Inoltre alla fine si scusavano per il ritardo della risposta. Anche loro stavano avendo un sacco di inconvenienti a causa della guerra magica incombente. Sapevano anche che lei fosse ricercata, per cui immaginavano che non si potesse far sentire spesso. Infine le auguravano una buona riuscita e la speranza di avere il più presto possibile la sua collaborazione. Alla lettura di quelle parole Anna strabuzzò gli occhi. “Loro sanno…loro sanno della magia…sanno che sono ricercata e…Santo Manson è un vero colpo di culo!” esclamò. Giulia sorrise trionfante. Ci voleva proprio qualcosa che la sollevasse d’animo! “Visto? Dovrai sopportarti il ritorno a scuola e poi avrai una carriere assicurata…” la punzecchiò. Tornando ai fornelli. La castana iniziò a dondolare sulla sedia impaziente. Poi il rumore dei tasti del portatile si propagò per tutta la tenda. Giulia scosse la testa divertita e si lasciò andare al suo risotto. Almeno l’atmosfera si era alleggerita. D’improvviso si fermò con il mestolo a mezz’aria. Abbassò lo sguardo e il sorriso si spense. Mancavano anche a lei le urla ed i rimproveri di Hermione in sottofondo. Ma ancor di più, le mancava il calore di una vera casa. Della loro vecchia casa. Di Hogwarts.
La neve non cessava di cadere da giorni oramai. In un luogo spesso nominato ultimamente, un ragazzo se ne stava pigramente sotto le coperte del dormitorio. Appoggiata sul comodino una bottiglia di assenzio. Il liquido verde brillante dondolava ad ogni movimento dell’oggetto. Draco se ne versava piccoli sorsi in gola. Si sentiva bruciare. Pensava che avrebbe sanato la sua mente fin troppo depressa in quei giorni. Però non aveva calcolato che avrebbe pensato ancora di più a lei. l’Assenzio era l’alcolico preferito di Anna. Non sapeva come facesse a reggerlo così bene. Lui solo dopo pochi bicchieri si sentiva già strano. Il biondo sbuffò e poggiò la bottiglia sul comodino. Aveva deciso di passare così la Vigilia. Ad ubriacarsi da solo in dormitorio. Perfino Blaise sen’era tornato a casa per le vacanze. L’aveva salutato con un sorriso sicuro in viso. “Vedrai, riuscirò a vedere Mary Kate…ci riuscirò!” aveva detto. Per poi trascinarsi dietro il baule. Draco l’aveva guardato andarsene con estrema invidia. Lui, Draco Malfoy, invidioso di qualcuno! Per di più del suo migliore amico. Questa sfilza di ricordi lo spinse a riprendere la bottiglia. Stavolta trincò con noncuranza e appena si staccò si sentì corroso dall’interno. La testa iniziò a girargli e lui ripiombò fra le coperte pesantemente. Gli occhi rivolti al soffitto. Un braccio premuto sulla fronte. Avrebbe voluto anche lui tornare a casa. Voleva vedere come stesse sua madre. Però dai piani alti avevano ordinato che sia lui, che Mark che Piton rimanessero ad Hogwarts. Quel cadavere senza naso ora decideva anche se dovesse o no tornare a casa nelle vacanze! Gliel’aveva comunicato in una stupida lettera suo padre. Draco rotolò a pancia in giù. Quanto avrebbe voluto tirargli un pugno sul naso. Ma se solo avesse osato permettere che a sua madre venisse fatto del male l’avrebbe cruciato. Il biondo ebbe un altro giramento di testa e sentì lo stomaco sobbalzare. Forse non era stata una buona idea. Almeno Piton gli avesse detto qualcosa, per Merlino! Lui e Mark non avevano più avuto notizie degli Uragani da mesi. Sapevano che Piton era andato a far visita a Giulia. E lui era sicurissimo che fosse a conoscenza degli spostamenti delle tre. Draco sospirò. Si sentiva così stupido. Aveva sempre fatto lo spavaldo, ma da quando si era scatenato tutto era sempre passato per l’idiota della situazione. Il ragazzino disgraziato che pensava con gli ormoni. Dov’era finita la sua superbia di quando era entrato ad Hogwarts? Prendeva sempre in giro Blaise per il suo lagnarsi di quanto gli mancasse Mary Kate. Eppure lui era ridotto in stati peggiori. Si era rammollito. Ecco dov’era finita la sua superbia, era sparita nello stesso momento in cui aveva visto Anna piangere nella Guferia. E poi le aveva chiesto di accompagnarlo al ballo. Quando era arrivato in dormitorio era stato subito tampinato da Pansy. Allora aveva perso la pazienza, ed ancora sconvolto da quello che aveva fatto pochi minuti prima, aveva urlato in mezzo alla Sala Comune che aveva già chiesto ad un’altra di andare con lui. Si ricordava ancora del cambiamento di colore di Pansy. Era impallidita e sarebbe svenuta, se non ci fosse stata subito dietro di lei Millicent a consolarla. Tutt’oggi però non gli portava rancore la Parkinson. Anzi, ora più che mai loro di Serpeverde facevano un gran bel gruppetto. Subito dopo averle urlato dietro si era defilato in dormitorio. Blaise lo stava aspettando, tutto gongolante. “Blaise, ho invitato la Haliwell al Ballo…” aveva boccheggiato. Per poi buttarsi sul proprio letto. L’amico lo guardava come se avesse detto la cosa più ovvia del mondo. “Bhe, che c’è? Non mi dici nulla?” l’aveva interpellato lui. Ma Blaise non fece altro che ghignare. “Congratulazioni! Vuol dire che i tuoi neuroni hanno iniziato a funzionare…” gli aveva risposto. Quella volta rischiò di dare un gancio destro sul naso del suo migliore amico. Perché infondo lui aveva già capito. Draco ringhiò. Possibile che tutti i pensieri dovessero arrivare a lei? “Maledizione Anna, togliti dalla mia testa!” sbottò esasperato. Oramai aveva capito che continuare a pensare a lei non l’avrebbe fatta apparire davanti a lui. “Non credo che imprecare sia un buon modo per pensare ad altro, sai?” commentò qualcuno. Il biondo non si voltò nemmeno. “Che vuoi?” soffiò. Mark scosse la testa divertito. “Di pessimo umore?” lo punzecchiò. Raggiungendolo. Notando così la bottiglia mezza vuota. “Stai cercando di avvelenarti forse?” chiese ancora. Facendo evanescere l’alcool. Draco grugnì. “Ognuno decide come passare la Vigilia Mark…io voglio affogarmi nell’assenzio, ok?” biascicò. L’altro sospirò esasperato. Poi sedette sul letto di fronte al suo. “Non ne dubito Draco ma…non credi sia un tantino eccessivo? Possiamo trovare un’altra alternativa…” propose. Il biondo gli fece segno con una mano di andare via. Come se volesse scacciare una mosca indesiderata. “Non mi sembra affatto un comportamento maturo…hai diciassette anni Draco, un po’ di vita su!” cercò motivarlo ancora l’amico. Draco lasciò cadere il braccio a penzoloni. Le dita che toccavano il pavimento. Mark scosse la testa. “A mali estremi, estremi rimedi…” ghignò. Così con un colpo di bacchetta fece comparire una bacinella d’acqua gelida sopra di lui. Poi gliela versò addosso senza troppi compimenti. Il biondo si alzò di scatto. “Mark Wright, io ti uccido!” ringhiò. Il Serpeverde rimase a braccia conserte. Un sorrisetto sbilenco soddisfatto in viso. “Ora che sei già più in te, che ne dici di fare qualcos’altro, dato che è la Vigilia di Natale?” propose ancora. Draco prese la bacchetta e si asciugò. “Tipo?” sbuffò. Era irritante che Mark finisse sempre per averla vinta. Ed era ancora più irritante perché aveva ragione. “Potremmo andare da Piton…infondo anche lui è solo nel suo ufficio…” ipotizzò. Il biondo lo guardò scettico. “Per passare la serata parlando dei ricordi sulle tre dell’Ave Maria? Di male in peggio insomma…” sbottò. Il rampollo Wright però non si arrese. “Sempre meglio che rimanere qui a sbronzarsi…” rimbeccò acido. Draco sospirò arreso. “E va bene…sei stressante Wright lo sai?” commentò. Mark ghignò. Poco dopo i due erano già sulla via dell’Ufficio del Preside. Quest’ultimo era come al solito chino sulle scartoffie. Non aveva più compiti da correggere, però la sua scrivania non era mai libera. Per colpa delle bravate di Ginny Weasley e dei suoi amichetti a lui toccava rivedere i vecchi decreti della Umbridge. Sembrava che facessero a gara per farlo impazzire. Se solo fossero stati buoni un attimo, gli avrebbero permesso di concentrarsi su quello che doveva veramente fare. Almeno per le vacanze di Natale sperava di avere una tregua. Era talmente esasperato che, quando il Signore Oscuro gli aveva fatto sapere che sarebbe dovuto rimanere a controllare Hogwarts, aveva tirato un sospiro di sollievo. Doveva ammettere che qualcosa di strano quella sera era successa. Prima di cena stava preparando la sfilza di carte da leggere, quando qualcosa l’aveva bloccato. Aveva sentito il ciondolo scottare ed era sicuro di aver sentito la sua voce. Giulia cantava e lui l’aveva sentita. Subito dopo il silenzio era tornato nel suo ufficio, ma lui era rimasto scosso da quell’episodio. Aveva continuato a pensarci anche a cena. Fino a quando, stufo di cercare spiegazioni, si era buttato sui decreti. Stava leggendo il decimo foglio, quando sentì qualcuno bussare. D’istinto alzò gli occhi all’orologio appeso sulla parete di fianco. Le nove precise. “Avanti…” disse soltanto. Mentre le iridi scure scivolarono sulla porta. In attesa. Il respiro però gli morì in gola quando vide la porta spalancarsi e apparire soltanto Draco e Mark. Piton distolse immediatamente lo sguardo e tornò a concentrarsi sui fogli. “Siamo noi prof…” disse il primo. Nonostante fosse Preside da tre mesi, il biondino insisteva ancora a chiamarlo così. Non osava ancora chiamarlo per nome, come invece faceva qualche volta Mark. “Ma come? Lavora anche alla Vigilia di Natale?” osservò stupito quest’ultimo. Severus sbuffò e poggiò il foglio. “Per me le festività non contando signor Wright…non le uso come scuse per marinare i miei doveri, come invece fate voi studenti…” rimbeccò pronto. Draco scosse la testa. Piton lo squadrò. Aveva una bruttissima cera. Una felpa extralarge di quei gruppi babbani e pantaloni di tuta. “Se solo la vedesse suo padre, signor Malfoy…le sembrano condizioni in cui andare in giro in ambiente scolastico?” lo rimproverò. Il biondo alzò le spalle. “Vacanze uguale vestiti casual…e poi ci siamo praticamente solo noi qui…” rispose a tono. Severus sospirò esasperato. “Ebbene, che ci fate qui? Dovete riferirmi qualcosa di utile?” li esortò. I due si guardarono ed insieme scossero la testa. Il preside li guardò alzando un sopracciglio. “Or dunque che ci fate qui?” ripetè stranito. Mark sorrise sornione. “Pensavamo di trascorrere tutti insieme la Vigilia…” disse con fare innocente. Per poco Piton cadde dalla sedia. “Questo suo tono mellifluo mi fa rabbrividire Wright…cosa state tramando?” li accusò. Draco alzò le mani in segno di pace. “Mi ci ha trascinato lui qui prof…io volevo starmene in dormitorio…” confessò. Severus spostò lo sguardo verso l’altro Serpeverde. “Una volta, una sola volta in cui il signor Malfoy ha un’idea sensata, mi spiega perché deve bocciarla signor Wright?” chiese. Mark fece il suo solito sorriso sghembo. “Draco voleva ubriacarsi in dormitorio…così invece che vederlo affogare nell’assenzio l’ho trascinato qui…” spiegò semplicemente. Severus si voltò e guardò truce il biondo. “Molto leale Mark, grazie mille…stronzo…” lo insultò. “Signor Malfoy, non le permetto di usare un simile linguaggio nel mio ufficio…dovrei punirla severamente anche solo per quello che stava per fare…” sibilò d’un fiato Piton. Draco alzò gli occhi al cielo esasperato. “Non ho fatto niente di male…me ne stavo tranquillo in dormitorio e questo spione è venuto a prelevarmi per infastidirla!” sbottò. Severus si passò una mano sulla fronte. “Come diavolo si è procurato dell’assenzio? Anzi no, non me lo dica…non lo voglio sapere…” rispose solo. Il biondo lo guardò innocente. Spintonando poi il compare vicino a lui. “Ho un’idea…che ne dite se rimanessimo qui a mangiare qualcosa e a chiacchierare un po’?” propose ancora Mark. Draco e Piton lo guardarono straniti. “Mark…ti sei drogato oggi? Sembri una Vispa Teresa sotto effetto di oppio…” commentò sinceramente perplesso il primo. Il ragazzo sospirò stufo. “Sto solo cercando di tirare su di morale la serata…andiamo, tu volevo sbronzarti pensando ad Anna mentre lei prof sperava che fosse Giulia ad aprire la porta…lo so…” raccontò spiccio. Severus si irrigidì. “Lo sa signor Wright…il suo fare così saccente è davvero irritante al di fuori delle lezioni…” sibilò acido. “Colpito ed affondato…” gongolò ancora Mark. Draco sospirò esasperato. “Davvero divertente questa Vigilia…” commentò. L’amico incrociò le braccia oramai deciso. “Gli elfi porteranno da bere e da mangiare a minuti oramai…ora, non possiamo semplicemente sederci e passare una tranquilla serata?” propose. A mo di mediatore diplomatico. Piton e il biondo si scambiarono uno sguardo perplesso. “Se spera di incantarmi con le sue solite moine signor Wright…” iniziò a dire il primo. “Sto solo cercando di rendere questa serata più penosa di quando sia già Severus…avanti, non ci perdiamo nulla!” lo interruppe il ragazzo. Draco si arrese e si buttò di peso su una delle due sedie davanti alla scrivania. Mark lo seguì subito. Piton scosse la testa. Decisamente il chiasso che faceva Giulia era mille volte più apprezzabile di quello di questi due mocciosi impertinenti. Come previsto, pochi secondi dopo dei piatti di cibo apparvero nella stanza a ritmo di schiocchi. Ed iniziarono a fluttuare. Severus liberò la scrivania con un colpo di bacchetta e il cibo si posò davanti a loro. C’era anche da bere. “I nostri elfi delle cucine sono troppo corruttibili…” sibilò Piton. Pizzicando la mano del biondo che stava per impugnare la bottiglia di vino elfico. “Lei ha già bevuto abbastanza per stasera signor Malfoy…ecco qui, si diverta!” ghignò. Passandogli una bottiglia di semplice gazzosa. Il biondo lo fulminò con lo sguardo ma accettò. C’era sempre il cibo su cui buttarsi. “In effetti avremmo dovuto pensare anche alle decorazioni…non è molto natalizio il suo ufficio…” osservò Mark. Guardandosi intorno insoddisfatto. Piton alzò gli occhi al soffitto spazientito. “Signor Wright, il Natale non è esattamente la mia ricorrenza preferita…” sbottò. Draco gongolò. “Già…è il 27 Marzo…” lo punzecchiò. Severus iniziò a contare mentalmente per non lanciare una fattura sul suo alunno degenerato. “Buon anniversario Draco…” tossicchiò di rimando Mark. Il biondo lo squadrò truce. Severus applaudì elegantemente. “La ringrazio per il sottile aiuto signor Wright…e ora, per gioia del mio apparato uditivo, abbuffatevi, così non dovrò più sentirvi pigolare…” li invitò. Draco non se lo fece ripetere ed azzannò una coscia di pollo. Mark fece il suo sorriso sghembo e seguì l’amico. Piton li osservava con il mento appoggiato alle mani. La Vigilia di Natale, bloccato a scuola e per di più in una specie di dopo cena con due suoi studenti. Stava veramente finendo il mondo! Che poi, a dirla tutta, l’esser bloccato a scuola non gli aveva mai fatto caldo ne freddo. Non era mai tornato a casa per le vacanze e non aveva mai trovato motivo di farlo. Anche quando Giulia era entrata concretamente nella sua vita si erano sempre visti a scuola. E se nei tempi passati aveva avuto mille dubbi sulle loro uscite del sabato sera, ora gli mancavano. “Prof…non le manca il vecchio ufficio?” gli chiese d’improvviso il biondo. Storpiando le parole per la bocca piena. Piton scosse la testa esasperato. “In primis, inghiotta signor Malfoy…non si parla a bocca piena!” lo rimproverò subito. Draco obbedì. “Comunque ho fatto in modo che non ci possa entrare più nessuno, mi basta questo…” rispose poi il professore. Mark annuì. “Incantesimo?” chiese. Piton lo guardò ovvio. “È per i ricordi legati a Giulia che non vuole che nessuno lo usi?” chiese ancora stupidamente il biondo. Severus prese la bottiglia di vino e se ne versò un po’ nel bicchiere. “Solito tatto da Schiopodo incavolato, eh Draco?” lo prese in giro Mark. Draco aprì la bocca per replicare, poi si accorse della gaffe. “Mi scusi prof…” disse solo. Il professore scosse la testa. “Apprezzo le scuse signor Malfoy…comunque devo ammettere che si, è principalmente per questo che non voglio che nessuno lo usi…tutti i miei libri, le pozioni e le cose preziose le ha sgomberate Giulia a fine anno…” rispose sincero. Il biondo annuì. “Anche Anna ha fatto così col mio baule…” concordò. Mark iniziò a sorseggiare piano la gazzosa, rubata poco prima all’amico. “Allora…il mio bigliettino…” esordì dal nulla. Piton annuì subito. “L’ho consegnato alla signorina Granger e ho avuto cura che lo trovasse…non si preoccupi…” precisò. Il Serpeverde sorrise di poco. In realtà avrebbe voluto consegnarlo di persona ad Hermione. Però non poteva spingersi ad un tale gesto. Sapeva che Severus era in contatto o comunque spiava le ragazze. Quindi darlo a lui e implorarlo quasi, era stato il miglior metodo. “Posso darle anche io qualcosa da far recapitare ad Anna?” chiese di rimando Draco. Piton lo guardò scettico. “Non sono il vostro postino signor Malfoy…non posso rischiare solo perché rimaniate in contatto…” lo rimproverò. Il biondo incrociò le braccia al petto offeso. “Non diranno nulla agli altri due beoti…non lo farebbero…ad essere sincero avrei preferito che Anna fosse scappata in Transilvania da sua nonna…” confessò. Mark alzò le spalle. “Non è che mi fidi così tanto di quel Potter poi…in giro si sentono solo voci su piani mirabolanti, ma da quanto sappiamo per concreto non ha ancora fatto assolutamente nulla!” criticò ancora Draco. L’amico gli poggiò una mano sulla spalla. “Non possiamo fare i conti nelle tasche degli altri Draco…non sappiamo cosa debba fare Harry e non dovremmo nemmeno saperlo…ricordi, siamo Mangiamorte…” rimembrò. Il biondo sospirò arreso. Per poi avventarsi ancora sul cibo. Severus intanto assisteva alla scena sorseggiando il suo vino. “Il brutto è che tante persone ci hanno rimesso…noi di Serpeverde siamo quelli guardati peggio…e io che credevo che le altre case fossero amorevoli e comprensive…” sibilò Mark. Draco sorrise amaro. “Prima o poi Ginny Weasley mi salterà al collo, ho seriamente paura…” ironizzò. Piton sospirò. In effetti quelli che gli stavano dando più grane erano i Grifondoro. Non era di certo una novità, però era impreparato a fronteggiarsi con rosso-oro che non fossero quelle sconsiderate degli uragani o quella testa calda di Potter. “Luna Lovegood mi saluta ancora…” elencò un po’ rincuorato Mark. “Una cosa positiva c’è…quel piantagrane di Corvonero che faceva il filo ad Anna ora corre dietro alle gonnelle di altre ragazze…e non mi rompe le scatole…” aggiunse ancora Draco. Il professore scosse la testa divertito. Decisamente, quella serata sarebbe stata più movimentata di quando aveva previsto. Forse non del tutto nel verso sbagliato.
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 15/1/2013, 23:52




Yeah ma che bello blea mia!!*-* finalmente hai aggiornato!<3 :woot:
Questo capitolo è un pò malinconico uffi... :cry: mi dispiace tantissimo per Hermione!!sta soffrendo per quello stupido.. :angry: si dovrà far perdonare per bene!!ù.ù quanta dolcezza i tre uragani...si consolano a vicenda..questa si che è vera amicizia ^_^ è un peccato che passano il Natale lontano dai loro amati...Herm ed Harry che vanno a godric's hallow ç.ç con quel serpentaccio di nagini! :cry:
Mi è piaciuta tantissimo la scenetta finale! :woot: dolcioso sev *-* sperava fosse giulia <3 e Draco mezzo ubriaco di assenzio!ahaah è il solito! :lol: per fortuna Mark ha avuto una splendida idea *-* almeno non trascorrono il Natale da soli!!!lo scambio di battute finali è veramente divertente! ;) ci voleva un tono più "leggero". (p.s. sev che applaude alla battutina di mark è è bellissimo :lol: :lol: )
Aspetto con ansia il prossimo capitolo blea un bacione grandeeee :luv:
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 16/1/2013, 01:17




Prima di tutto: Buon compleanno!!! Tanti auguri Mimi. <3
Venendo al capitolo...è tristissimoooo...sniff...malinconia portami via. Mi dispiace tantissimo per Hermione, si vede che soffre tanto, è diventata davvero un'altra persona. Meno male che ci sono Giulia e Anna a consolarla un po'.
Sono tenerissime insieme.
La scenetta finale tra i tre Mangiamorte è stata molto carina, ci voleva un po' di allegria, qualche risata per sdrammatizzare. Mi è piaciuto molto Severus in questa versione "rilassata".

Al prossimo aggiornamento bella....e ancora auguri!
 
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kikyo91
view post Posted on 22/2/2013, 00:47




Oh bimbe mie <3 lo so, avevo promesso di non sparire però è da un mese e più che non posto. Fustigatemi pureh *scappa* mazze chiodate al caVo banco 3 u.u *indica la Ire e il banco 3*
Sono solo 10 paginine di word, spero che le vostre diottrie non mi odino ancora ><
Avvertenze: neve. tanta neve. quindi munitevi di cappotto pesante e bevanda calda fra le mani u_u ah occtudine, DIABETANZA varia *fa occhiolino*
In questo capitolo troviamo Set Fire to the Rain (di Adele), In The Dark (dei Flyleaf, di cui consiglio caldamente l'ascolto u.u) e The Bench (da Freaks OST).
Detto ciò, spero che l'aggiornamento vi piaccia *^*
Buona lettura <3

Trentesimo Capitolo (accipicchiolina o.o)
Anna era rimasta connessa al wifi per una mezzoretta, giusto il tempo di aspettare la cena. Poi lei e Giulia mangiarono con sottofondo di canzoni natalizie alla radio. Si erano quasi convinte di poter recuperare quella Vigilia, quando fuori dalla tenda si smaterializzarono Harry ed Hermione. Qualcosa era andato storto però. Il primo gemeva di dolore, non si reggeva in piedi e delirava. Il prefetto lo trascinò dentro la tenda e con l’aiuto delle amiche lo mise nel letto più grande. Il medaglione al collo di Giulia la tirò verso il moro e si attaccò al suo petto. La ragazza se lo tolse immediatamente, aveva rischiato di finire soffocata. Hermione tentò in vano di staccarlo dalla pelle dell’amico ma non ci riuscì. Anna era già pronta alle maniere forti quando Giulia la fermò. Mise le mani tremanti sull’Horcrux e lo strinse forte. In pochi secondi questo si staccò. La ragazza lo scagliò sul letto più vicino. Così passarono la restante notte di Natale. A vegliare su Harry. A percepirne ogni parola e delirio. Sembrava essere in una sorta di trance. Nel mentre Hermione raccontò loro della pessima avventura, senza tralasciare un minimo particolare. Della visita alle tombe di James e Lily, di Godric's Hollow, della presunta Bathilda Bath e del serpente. A fine racconto il prefetto era talmente stremato che Giulia la mandò di filato a letto, almeno per riposare qualche ora. Lei ed Anna controllarono sia l’amica che Harry a turni. Fino all’arrivo del mattino, in cui il moro aprì gli occhi. La castana preparò il caffè e aspettarono Hermione per fare colazione. L’atmosfera era tornata intrisa d’ansia. Fu il prefetto ad intavolare il discorso. Dovevano parlare, chiarire, tenersi su di morale. Ma c’era anche un’altra cosa. Aveva preso una copia della biografia di Silente da casa di Bathilda. Così il gruppetto si mise a sfogliare e commentare i vari paragrafi. Ciò che ne venne fuori non era nulla di buono. Nel libro si raccontava della solida amicizia fra Silente e Grindewald, secondo mago più spregevole nella storia della magia (al secondo posto solo perché Voldemort l’aveva spodestato anni dopo). Hermione ed Harry iniziarono a discutere. Il moro era deluso, confuso. Stanco. Le ragazze non poterono far nulla se non lasciarlo stare come guardia fuori dalla tenda. Ore dopo Giulia gli portò una tazza di the caldo. La neve fuori continuava a cadere. Sperava che Harry avesse voglia di parlare, ma si limitò a fare un cenno di ringraziamento. La ragazza disse che appena la cena sarebbe stata pronta l’avrebbe chiamato e la sera avrebbe preso lei il turno di notte. Il silenzio oramai aleggiava imperterrito. Ognuno era chiuso nelle proprie considerazioni e nessuno aveva il coraggio di spicciare parola per primo. Nemmeno Anna, che con la coda dell’occhio sbirciava Hermione. Sembrava davvero tornata ai vecchi tempi, quando avevano iniziato a frequentarsi al primo anno. All’inizio, se loro non si alzavano al suono della sveglia, il prefetto le lasciava semplicemente dormire. Si alzava, si cambiava e in silenzio scendeva da sola a colazione. Dopo il Natale passato insieme invece Hermione aveva preso l’abitudine di far scattare immediatamente anche le sue amiche. La castana sperava che quella scintilla tornasse in lei. Non sapeva se sarebbe accaduto col ritorno di Ron o un’apparizione di Mark, sapeva solo che voleva la sua cara amica. Quella che la rimproverava per i suoi modi poco fini, ma che la scuoteva per farla rinsavire nei momenti peggiori. Era davvero una brutta situazione. Quella notte, mentre Giulia era seduta a rispettare il turno di guardia, Anna rimase sveglia. Sentiva Harry lamentarsi nel sonno. O meglio negli incubi. Hermione si concentrava sugli appunti e poi tornava a dormire. La castana invece si sedette in cucina. Prese uno specchietto e delle forbici e cercò di tagliarsi alla meglio la frangia. Le era cresciuta a dismisura e stava iniziando a superare il bordo degli occhiali. In genere se la faceva tagliare dalle sue amiche o qualche volta da sua madre. A Mary Kate invece non lasciava nemmeno in mano le forbici. Sapeva che le avrebbe fatto uno dei suoi scherzetti. I let it fall, my heart and as it fell, you rose to claim it. In quelle serate di silenzio aveva pensato molto spesso a sua sorella minore. Di tutte le volte in cui si era lamentata per il chiasso, per il pigolare insistente al telefono con Blaise. E doveva ammettere che le mancava. It was dark and I was over, until you kissed my lips and you saved me. Anna avvicinò le forbici mentre con le dita dell’altra mano teneva ferma la frangia. Ma tremava. Così sbuffò e si fermò. La scena si ripetè alte tre volte. In un impeto di nervoso scagliò le forbici sul tavolo. “Per Merlino, Anna! Non fare chiasso a certe ore!” sbottò d’improvviso Hermione. Si era alzata ed era appena entrata nel cucinino. My hands, they were strong, but my knees were far too weak, to stand in your arms without falling to your feet. “Tanto nessuno sta dormendo…” rimbeccò pronta la castana. Il prefetto scosse la testa. “Dovresti cercare di prendere sonno prima dell’arrivo del tuo turno…” consigliò. Anna gonfiò le guance a palloncino. “Sto sveglia quanto mi pare…” protestò. A mo di bambina. But there's a side to you that I never knew, never knew. Hermione sospirò spazientita. “Siamo passate ai capricci eh?” commentò. La castana ridusse gli occhi in fessure. Iniziando a fissare insistentemente l’amica. All the things you'd say, they were never true, never true and the games you'd play, you would always win, always win. Il prefetto non era cambiato solo caratterialmente in quei mesi di fuga. Aveva più occhiaie, l’espressione stanca e gli occhi rossi dati dal pianto. Come aveva già detto a Giulia, l’aveva sentita qualche notte. “Che cosa c’è ora?” sbuffò esasperata Hermione. Anna puntò le iridi su quelle di quest’ultima. “Se faccio silenzio si sentirà che piangi da sola…e io non voglio…” si lasciò sfuggire. But I set fire to the rain, watched it pour as I touched your face. Il prefetto spalancò gli occhi. “Io…io non…” iniziò a negare. Ma la castana batté un pugno sul tavolo. “Rivoglio la nostra Herm, rivoglio il terzo uragano! E non mi interessa se ora sei in una fase passeggera, io rivoglio la mia migliore amica!” esplose. Hermione aprì la bocca per ribattere. Ma non riuscì a dire nulla. Così si limitò ad abbassare lo sguardo. Well, it burned while I cried, 'cause I heard it screaming out your name, your name. “So che l’abbandono di Ron è stato un duro colpo…ti ha trattata male e se lo vedessi lo riempirei di botte…però coalizzarti con Harry e isolarti non è una buona cosa…” iniziò a spiegare Anna. Il prefetto si morse il labbro inferiore. “Se eviti i problemi, questi non spariscono, anzi iniziando ad asfissiarti perché diventano sempre più grandi…e una volta diventati enormi non riesci più a spazzarli via!” continuò la castana. Hermione alzò piano gli occhi. Fino ad incrociare quelli dell’amica. When laying with you I could stay there, close my eyes, feel you here forever, you and me together, nothing is better. “Noi siamo i Tre Uragani! Siamo sempre state noi tre…io non voglio perdere la mia so-tutto-io…non voglio abbuffarmi senza i tuoi rimproveri e non voglio essere abbandonata in una tenta schifosa la Vigilia di Natale perché ‘sotto al Mantello non c’è posto’! E se ti sembro infantile sgridami pure ecco!” proseguì Anna. Mentre la voce le diventata sempre più traballante. Il prefetto tremò di poco. 'Cause there's a side to you that I never knew, never knew. Lo sapeva. Lei aveva ragione. Fino a quel momento aveva cercato di nascondere le sue paure e si era impegnata per l’eliminazione del medaglione. Ma non c’erano risultati e ciò rendeva tutti i suoi sforzi frustranti. Era anche per questo che la notte si trovava a piangere. Anche se la ragione principale era che si sentiva sola. Sometimes I wake up by the door, and heard you calling, must be waiting for you. Senza Ron, il suo bradipo rosso e non quella furia che le aveva urlato dietro prima di andare via. E senza il suo migliore amico. Teneva ancora il bigliettino sporco e stropicciato nella tasca dei jeans. Even that when we're already over, I can't help myself from looking for you. E cosa ancora peggiore, le mancavano le sue amiche, nonostante vivessero tutte insieme. Si era isolata e quando cercava di riavvicinarsi qualcosa le diceva che era meglio rimanere nel proprio guscio. I set fire to the rain, watched it pour as I touch your face. Come la vocina che sentiva a undici anni. Quando non credeva di poter andare mai d’accordo con quelle due scapestrate che erano le sue compagne di stanza. “Io…io non ti sgriderò Anna…tu…hai ragione…” sussurrò d’improvviso. Anna rimase a bocca aperta. “Cosa…cos’hai detto?” esclamò incredula. Hermione sorrise. “Hai ragione…vi ho escluse e non mi sembra giusto…ci siamo sempre aiutate a vicenda e ora…mi hai fatto rinsavire Anna…grazie…” ripetè. La castana la guardò stranita ancora qualche minuto. Poi si sciolse definitivamente. Well, it burned while I cried, 'cause I heard it screaming out your name, your name. Senza dire nulla allungò le mani verso l’amica e iniziò a chiudere ed aprire le mani. Il prefetto scosse la testa divertita. Quello era uno dei modi delle sue compari per reclamare un abbraccio. Così si avvicinò piano e la accontentò. Anna la strinse forte. Rimasero vicine per cinque minuti buoni. Poi la castana tornò a guardare truce le forbici sul tavolo. I set fire to the rain, and I threw us into the flames. Hermione appoggiò le mani sui fianchi. “E ora…vediamo un po’ cosa si può fare per questa frangia…” esclamò. Prendendo poi le forbici. Anna gongolò. Il prefetto lisciò la frangia dell’amica e la tenne ferma con le dita. “Herm non tanto corta però!” la pregò subito la castana. Il prefetto sbuffò. “Ci conosciamo da sette lunghissimi anni…so come porti la frangia Anna…” rimbeccò. La castana ghignò soddisfatta. Decisamente la loro Hermione era tornata. Well, I felt something die, 'cause I knew that that was the last time, the last time, oh.
Giulia aveva sentito le amiche parlare. Avrebbe voluto entrare e abbracciare anche lei Hermione, però alla fine decise di rimanere fuori. Passò la notte guardando la neve cadere. Mentre mille pensieri le ronzavano in testa. più volte aveva avuto la sensazione di vedere qualcuno, nell’ombra. Poi aveva stropicciato gli occhi e si era detta di stare più attenta. Infondo stava facendo la guardia! Il giorno dopo cambiarono ancora posto e finirono nella Foresta di Dean. Uno dei luoghi visitati dal prefetto con i genitori, in tenera età. Le seguenti tre notti i Tre Uragani si alternarono nel turno di notte. Volevano che Harry riposasse, ma più cercava di dormire più tutto l’orrido che avevano scoperto e visto nei giorni precedenti gli tornava in mente. L’ultima sera il moro si era impuntato per dare il cambio ad Anna. Che alla fine cedette. Erano passate le undici oramai ed Harry era fuori da due ore buone. Aveva rotto la bacchetta nello spiacevole episodio di Godric’s Hollow ed Hermione si era offerta di prestargli la sua. Quest’ultima era riuscita a prendere finalmente sonno. Anna stava a pancia in giù sul suo letto. Nelle orecchie le cuffie e l’mp3 a tutto volume. Giulia invece dondolava sulla sedia in cucina. Leggeva lentamente uno degli ultimi libri comprati. La storia dell’arena della morte e dei giovani tributi l’avevano affascinata a tal punto da non riuscire più a staccarsi. Solo quando sentì più rumori sospetti da fuori alzò la testa. “Harry? Va tutto bene?” gli chiese. “Giulia…hai…hai evocato il tuo Patronus per caso?” rispose a sua volta il moro. La ragazza storse il naso dubbiosa. Si alzò e lo raggiunse. “No Harry…io…non ho evocato nulla…perché?” commentò. Harry si era allontanato dall’entrata. Aveva una mano tesa verso una cerva argentea. Appena Giulia uscì dalla tenda il moro la guardò. “Tu…tu stai qui! Io torno subito!” esordì. E senza dare il tempo all’amica di rispondere iniziò a seguire la cerva. La ragazza rimase immobile. Gli occhi fissi dove era sparito il coetaneo. “Una cerva…” boccheggiò. Nella mente ripetè questa parola cento volte. L’immagine luminescente del Patronus. Non era stata lei ad evocarlo. Però era il suo Patronus. L’aveva visto. Ed Harry l’aveva seguito. D’improvviso Giulia tremò. Entrò veloce nella tenda e scosse Anna. “Anna! Anna cavolo ascoltami!” iniziò a dire. La castana doveva essersi addormentata. Alzò la testa pesantemente e si stropicciò gli occhi. “Che c’è?” biascicò. L’amica si mordeva il labbro inferiore. “Sostituisci Harry nel turno…ecco…io devo andare…lui…appena torno vi spiego, promesso!” farfugliò. Anna la guardò dubbiosa. Ma Giulia si allontanò e corse fuori dalla tenda. Se il suo Patronus si era mostrato ad Harry non doveva essere un caso. Era tutto premeditato. Severus stava guidando il Prescelto. La ragazza continuò a correre. Affondando fra la neve soffice. Le Converse di tela oramai fradice. Si fermò solo quando capì di essersi persa. Aveva corso senza un filo logico. Cercando ogni minimo segnale che non aveva nemmeno trovato. Giulia si guardò in giro. I've written songs (in the dark, in the dark, in the dark). Bacchetta infilata nella cintura della gonna. Intorno a lei la neve aveva inghiottito tutto. Alberi, segni. Rumori. Si sentiva persa, ma allo stesso tempo qualcosa le diceva di proseguire nel nulla. Il ciondolo sotto gli strati di magliette e felpe scottava e pulsava. Non poteva essere casuale. Era sicura fosse un segno. I've felt inspired (in the dark, in the dark, in the dark). Il cuore le batteva a mille e non sapeva cosa fare. Sarebbe dovuta correre appresso ad Harry. Ma figuriamoci, l’istinto Wyspet mica seguiva una linea un minimo logica! “Andiamo Giulia…pensa…ascolta…” sussurrò la ragazza. Chiuse gli occhi e tirò la catenina del ciondolo. Lo strinse fra le mani giunte. Scottava davvero. I hide myself (in the dark, in the dark, in the dark). Nessun rumore. Solo il silenzio più assoluto. Sembrava che la neve avesse davvero inghiottito tutto. Giulia aprì gli occhi e cercò. Ma non riuscì a vedere nemmeno una luce. Neanche un solo fuocherello fatuo ad indicarle la strada. Stavolta doveva fare tutto da sola. Used to be afraid (of the dark, of the dark, of the dark). La ragazza sentiva solo il proprio cuore. e forse sarebbe stata proprio quello a guidarla fuori da quella via sbagliata. Piano Giulia iniziò a camminare. I piedi affondavano nella neve fresca ed immacolata. Those in the light know we die (in the dark, in the dark, in the dark, in the dark). Sempre tenendo le mani chiuse sul ciondolo iniziò a correre. Anche se davanti a lei si mostravano sempre gli stessi alberi. Anche se la neve continuava a confonderla. Giulia non smise di arrancare. Fino a quando sentì un rumore nuovo. Il passo appena fatto lo aveva prodotto. La ragazza abbassò lo sguardo. La neve sotto ai suoi piedi aveva scricchiolato. Era già stata calpestata. Lei però sapeva che non poteva essere opera sua. Il suo professore non avrebbe lasciato tracce così visibili. Nonostante ciò iniziò a seguire le impronte. Dopotutto Harry aveva seguito la cerva. Qualcosa avrebbe trovato, ne era sicura! There's only artificial light here my flaws hide well here. I segni sulla neve continuavano fino ad un laghetto ghiacciato. A terra però c’erano solo dei vestiti. Giulia aguzzò la vista. E mentre riprendeva fiato dalla corsa lo notò. Un’ombra stava scivolando sempre più lontano dal punto in cui si trovava. Decisa a non farsela scappare, la ragazza ricominciò la corsa. Con uno scatto si addentrò ancora nella foresta. I used to be afraid of cluttered noises, now I'm afraid of silence. Teneva gli occhi puntati sul suo obbiettivo. Era scivolata almeno un paio di volte, ma mai caduta. Se avesse perso anche solo un minuto per rialzarsi sapeva che se ne sarebbe pentita. Così la ragazza continuò nella sua precipitosa corsa. Non sapeva se ciò che stava inseguendo l’aveva vista. L’importante era che lei aveva visto lui. Fill this space, idle words. Si era allontanata molto dal punto iniziale di partenza. Giulia oramai non ce la faceva più. Il respiro affannato affiorava in piccole nuvolette bianche dalla sua bocca. Le mani infreddolite le tremavano. Ma non si arrese. Continuò ad avanzare a tentoni. La figura si fermò. Era parecchio lontana da lei. Come avrebbe fatto a raggiungerla, con metà articolazioni irrigidite dal freddo? I'm scared to death of light and silence, Jesus kill me inside this. La ragazza prese ancora un profondo respiro. Fece l’ennesimo passo in avanti. Denti stretti. “Io…io non ti lascerò andare proprio ora…” sussurrò. Così chiudendo gli occhi ricominciò a correre. Non si era mai sforzata in quel modo. Mai. Però era decisa. Raise me up to live again, like you did, like you did. Man mano che si avvicinava gli alberi iniziarono a diradarsi. Sperava di non aver girato in tondo e di non essere tornata alla pozza ghiacciata. La neve continuava a cadere su di lei ed i piedi affondavano. Non li sentiva quasi più. Stringendo i pugni Giulia proseguì nella sua ostinatezza. Fino ad arrivare in una zona quasi priva di alberi. Una distesa bianca si aprì davanti a lei. E dalla parte opposta dove si trovava una figura nera si stava allontanando. Now I am mute despite myself, all of them are gone. La ragazza sentì il ciondolo vibrare. Eppure lui non si fermava. Mentre lei non riusciva più a muoversi. Era affondata nella neve e sentiva le gambe cedere. Così fece l’unica cosa che le sembrò sensata. Nonostante avesse passato gli ultimi minuti correndo come una pazza alla ricerca del nulla. “Severus aspetta!” urlò. The silence overtakes me, the idle words forsake me and I am left to face me. La figura non si fermò. Giulia strinse la mani al ciondolo. Non poteva essersi sbagliata. Era lui. “Severus, per favore!” lo chiamò ancora. Stavolta con un tono decisamente disperato. Ma l’altro proseguì nel suo cammino. La ragazza sentì un nodo alla gola. Non poteva farlo. Perché non si fermava? Perché non l’ascoltava? I'm held accountable for every idle word curse the idle words. Giulia avanzò di qualche passo. Si sentiva sempre più pesante. La corsa l’aveva stremata e sembrava che la neve la volesse inghiottire di proposito. Non sapeva più cosa fare e la figura era arrivata ormai al punto in cui gli alberi tornavano fitti. Non avrebbe avuto la forza di seguirlo. “Ti prego!” tentò per l’ultima volta. La sua voce rimbombò intorno a loro. E la figura si bloccò. Non doveva voltarsi. Non doveva. Ma quell’ultimo richiamo gli aveva spezzato il cuore. I'm scared to death of light and silence, Jesus kill me inside this. Giulia respirava affannosamente. Gli occhi pieni di lacrime che cercava di trattenere. Si era fermato, era un progresso. Ora stava a lei fare quei passi che le mancavano per raggiungerlo. Stringendo i pugni la ragazza ricominciò ad avanzare. Non sentiva più le gambe. Trascinandosi vedeva la distanza assottigliarsi. Ma giunta a metà non ce la fece e cadde sulle ginocchia. Raise me up to live again, like you did, like you did. A sentire quel rumore il professore si girò. Maledicendo la propria testardaggine. Vedendola immobile nella neve la raggiunse. “Lo sapevo che eri tu…” sorrise di poco la ragazza. Piton scosse la testa. La prese in braccio e l’avvolse col suo mantello. Poi entrò nel fitto della foresta. La fede sedere sulla radice rialzata di un albero. Giulia se ne stava col fianco appoggiato al tronco. Le gambe a ciondoloni. Sulle spalle il mantello. “Signorina Wyspet…quel suo maledetto istinto la porterà alla morte prima o poi…” sbottò improvvisamente Severus. La ragazza lo guardò intenerita. Le sembrava tutto così strano. “Ci vuole di più per mettermi ko prof…dovrebbe saperlo oramai…” rispose solo. Piton le sistemò il mantello in modo che la scaldasse. “Le sembra un abbigliamento adatto alla neve questo?” commentò ancora. Giulia arrossì. Indossava le solite Converse di tela. La gonna a pieghe di velluto pesante. Calze grigie di lana. E sotto alla solita felpa viola della Converse tre magliette. “Io…ecco…sono uscita dalla tenda appena ho collegato il Patronus a lei…non…non ho pensato a mettermi un giubbotto o cos’altro…” confessò. Il professore scosse la testa esasperato. “Era esattamente quello che volevo evitare…se una persona la ignora, dovrebbe lasciare perdere l’inseguimento…” commentò acido. La ragazza abbassò lo sguardo. “Se una persona mi ignora la chiamo finché non mi parla…” lo corresse. Piton la guardò alzando un sopracciglio. “Una tecnica data dallo sfinimento…molto saggia e ponderata…” la rimproverò ancora. Giulia sorrise timida. “L’ho…l’ho adottata anche con lei…all’inizio…altrimenti non mi avrebbe mai fatto sedere in giardino a leggere con lei professore…” sussurrò. Severus sospirò arreso. C’era caduto in pieno per la millesima volta. Eppure quella missione doveva essere semplice e lineare. Vedendo Harry da solo fuori dalla tenda aveva sperato che lei non si intromettesse. Ed invece quella testa di Ippogrifo per prima cosa l’aveva chiamata. Infondo doveva immaginarlo. Nessuno sapeva che il suo Patronus era una cerva, così come quello di Giulia. Quest’ultima intanto si stringeva nel mantello. La stava scaldando, però avrebbe preferito un abbraccio del suo professore. Che se ne stava proprio davanti a lei. Forse stava pensando a come fare per sbarazzarsi della sua studentessa troppo determinata. La ragazza iniziò ad osservare Piton. Era vestito con la casacca da scuola. I pantaloni ben stirati e le scarpe bagnate dalla neve. Ora aveva un’espressione corrucciata in viso che lei aveva sempre trovato adorabile. Certo, mai quanto il sopracciglio alzato, però quante volte si era persa in quei momenti a lezione. Stavolta aveva qualcosa di diverso. Che la colpì come una doccia gelata. Quegli impenetrabili occhi scuri erano sempre belli. Ma stanchi. Sul viso del professore c’erano i segni del’età che non aveva mai dimostrato. “Severus?” lo chiamò Giulia. Piton si voltò. La ragazza fece uscire le braccia da sotto al mantello e le allungò verso di lui. Chiudendo ed aprendo le mani. Il professore la guardò dubbioso. “Abbraccio…” sillabò solo lei. Il diretto interessato scosse la testa divertito. Si avvicinò di qualche passo. Giulia si sporse e gli posò una mano sulla guancia. “È gelida signorina Wyspet…” commentò lui. Per poi chiudere gli occhi per qualche secondo. In modo da assaporarsi il dolce tocco della ragazza. Questo gesto la stupì. E dopo qualche minuto dondolò verso di lui e con l’altra mano prese un lembo della casacca. Tirandolo piano verso di se. Piton sospirò arreso. Fece ancora qualche passo verso di lei. Giulia strattonò ancora. Così alla fine il professore cedette. Raggiungendola. La ragazza si buttò sul suo petto senza pensarci. Rossa in viso. Severus le sistemò il mantello sulle spalle prima che cadesse a terra. “Quanto…quanto mi è mancato professor Piton…” sussurrò flebile la ragazza. Stringendolo ancora forte. Il professore si lasciò scappare un sorriso. Era esattamente quello che voleva evitare. Avere anche solo un contatto di sguardi con lei, implicava l’essere incatenato per ore. Figuriamoci ora che si era lasciato abbracciare! “Signorina Wyspet non posso stare qui…è già passato molto tempo e lei deve tornare dagli altri…” esordì. Cercando di mantenere un tono neuro. Giulia scosse la testa. Pian piano si sentiva meglio. “Devo tornare ad Hogwarts, non posso stare qui con lei…” ripetè Piton. L’unica soluzione era staccarla bruscamente da lui. Ma ne sarebbe mai stato capace? “La prego rimanga ancora un po’…” lo implorò la ragazza. Severus scosse la testa. Le mise le mani sulle spalle e chiudendo gli occhi la allontanò. Giulia lo guardò strabuzzando gli occhi. “Come al solito non mi ascolta…le ho detto che devo andare! È inutile che mi guardi così signorina Wyspet, non ci saremmo nemmeno dovuti incontrare!” rimbeccò acido. La ragazza abbassò le iridi nocciola. “Lo so…è già più di quanto speravo di ottenere…però…ecco…io volevo vederla! È per questo che l’ho inseguita nella foresta, volevo vederla…” disse solo. Iniziando a torturare l’orlo della gonna con le dita. Piton si passò una mano sugli occhi. Avrebbe tanto voluto mandare a quel paese tutto e rimanere con lei per il resto della giornata. Anzi, direttamente della vita. “Io so che lei ci segue, ci spia…sa le nostre mosse…e sapere che lei c’è mi da una grande forza…però allo stesso tempo, sapere che c’è e non poterle parlare, non poterla abbracciare è insopportabile…” confessò ancora Giulia. Severus si arrese. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Provo lo stesso anche io signorina Wyspet, mi creda…” disse poi. La ragazza tremò di poco. Così il professore tornò ad avvicinarsi e le permise di appoggiare la fronte contro il suo petto. I due rimasero per qualche minuto così. In silenzio. Con il ritmo dei loro respiri in sincrono. “Mi duole ricordarle che il tempo a nostra disposizione è già scaduto…” le ricordò all’improvviso. Giulia sobbalzò. E veloce gli cinse la vita con le braccia. Piton scosse la testa. “Esattamente come quando non voleva uscire dal mio ufficio…signorina Wyspet, se non lo fa da sola sarò costretto a staccarla ancora con la forza…” la avvertì. La ragazza sospirò. Anche se sembrava di più un guaito che un sospiro. Allentò solo la presa. Severus la guardò spazientito. “Signorina Wyspet…” la ammonì. Giulia lo liberò e si lasciò cadere le braccia in grembo. Poi alzò la testa per incrociare i loro sguardi. “Ora devo davvero andare…” ribadì Piton. Ciò di cui la ragazza si accorse però, le spezzò il cuore. Lui continuava a ripetere che doveva tornare ad Hogwarts. Continuava a scostarla. Eppure le sue iridi scure la imploravano di tornare all’abbraccio. Ed ancora peggio, la imploravano di andare con lui. “S…Severus…non…” iniziò a dire Giulia. Mentre gli occhi le si riempivano di lacrime. Il professore scosse la testa. Le stava già facendo del male, ma se avesse aperto bocca gliene avrebbe fatto ancora di più. Non ci sarebbe riuscito e le avrebbe chiesto di seguirlo. Perché, come aveva detto Draco mesi e mesi prima, mantenere la maschera del cattivo senza qualcuno che lo sostenesse davvero da vicino era diventato incredibilmente doloroso. La ragazza cercò di trattenere le lacrime. Ma alla vista di quegli occhi non ci riuscì. “Signorina Wyspet…la prego…” commentò secco Piton. Giulia si affrettò ad asciugarsi le guance con le mani ma era inutile. Forse sarebbe stato davvero meglio non averlo seguito. Severus sospirò. Sperava non l’avesse intuito. Lui la desiderava al suo fianco. Ma non poteva chiederle di abbandonare le sue amiche. Era un uomo grande e autonomo, poteva farcela benissimo da solo! Andarlo a spiegare al suo cuore però era un altro conto. La ragazza si lasciò sfuggire un singhiozzo. Mentre le lacrime scendevano ancora. Ultimamente andava sempre così. Si vedevano per caso e ogni volta la faceva piangere. Era davvero vita quella? Poteva farle tutto questo male ogni volta? Giulia stava a testa bassa. Il petto scosso dai singhiozzi. Cercava di trattenersi ma non ci riusciva. Il professore si avvicinò ancora. Allungò una mano e le asciugò le lacrime di una guancia con il pollice. Finendo per farle una carezza. Come aveva fatto lei con lui poco prima. La ragazza chiuse gli occhi. Quel tocco caldo e dolce le aveva fatto sobbalzare il cuore. Perché diamine era così difficile fare la persona matura e lasciarlo andare? Forse perché infondo lei non era mai stata la più matura dei due. Era la pecca dello stare con un uomo di ventidue anni più grande. Lei sarebbe sempre stata la bambina. “Starry nights city of lights coming down over me…” iniziò a cantare. Severus si bloccò. “Skyscrapers stargazers in my head…” continuò subito Giulia. Piton scosse la testa. Quella era la loro canzone. Una delle loro canzoni. La sera di oramai due anni prima. Quando in mezzo alla neve si erano scambiati il primo vero bacio. E come al solito, era stata lei a prendere l’iniziativa. “Are we we are, are we we are, the waiting, unknown…” sussurrò ancora. Cercando di bloccare i singhiozzi. Cercando di fermare le lacrime. “This dirty town is burning down in my dreams, lost and found the city bound in my dreams…” proseguì la ragazza. Severus mantenne la mano sulla sua guancia. Che poco dopo venne raggiunta da quella di Giulia. gli staccò la mano dal viso e la circondò con le sue. Erano ancora gelide. “And screaming, are we we are, are we we are the waiting…” continuò in un surrurro. La sua voce che interrompeva il silenzio ovattato. La neve continuava a cadere su di loro. I fiocchi si posavano morbidi sulle loro teste, sui loro vestiti. Esattamente come quella sera di due anni prima. “Professore?” lo chiamò d’improvviso. Piton inclinò la testa come cenno di risposta. And screaming, are we we are, are we we are the waiting. “Ecco…è come tanto tempo fa…secondo me è stata la magia della neve a farci incontrare…” spiegò Giulia. Gli occhi nocciola rivolti verso di lui. Le guance colorate d’imbarazzo. Severus scosse la testa divertito. Non poteva ignorarla. Non poteva rimanere indifferente ad una tale innocenza. “O semplicemente la sua testardaggine signorina Wyspet…” la corresse. La ragazza sorrise. Forget me nots, second thoughts, live in isolation. Piton la osservava come se fosse davvero tornato indietro nel tempo. Quanto si era crucciato quella sera, una volta rimasto solo nel suo ufficio. Quanto si era maledetto per aver ceduto così. Eppure non sen’era mai pentito. Dopotutto non era mai stato veramente bravo ad allontanarla da lui. Heads or tails, fairytales in my mind, are we we are, are we we are, the waiting, unknown. Giulia gli tirò di poco il braccio. Voleva che si avvicinasse ancora. Il professore sospirò arreso. La raggiunse piano. Poi divincolò la mano dalla stretta di lei. la ragazza lo guardava dubbiosa. E in attesa. Severus non poté fare a meno di cedere anche stavolta. Anche perché era quello che anche lui voleva. Così poggiò le mani sulla radice su cui era seduta Giulia. Si inclinò e la baciò. Senza dire nulla. Senza preavviso. La ragazza chiuse gli occhi. Con le guance in fiamme. Rage and love, the story of my life, the Jesus of suburbia is a lie and screaming. Piton aveva anche pensato ad un modo subdolo per tornare subito ad Hogwarts. Approfittare del bacio per smaterializzarsi. Senza saluti. Però lui non era così codardo. Non poteva lasciare sola Giulia nella foresta. Tantomeno ancora mezza infreddolita e persa. Aveva promesso di proteggerla e riportarla sana e salva dagli altri era un suo compito. Are we we are, are we we are the waiting, and screaming. Quando si staccarono, la ragazza sbatté un paio di volte le palpebre per essere sicura che fosse la realtà. “Signorina Wyspet…ce la fa a camminare? Deve tornare alla tenda…” le ricordò Piton. Giulia sospirò affranta. Si, era decisamente la realtà. Facendo un piccolo salto tentò di scendere dalla radice. Quando mise i piedi a terra le ginocchia le cedettero. Severus fu abbastanza veloce da prenderla per un braccio. “Grazie…” sussurrò la ragazza. Si sentiva tornata a quando andava a tentoni nel giardino. Senza pensare alla bacchetta infilata nella cintura della gonna. Arrancando per poter tornare al castello a seguito del suo bel professore. Che la prendeva in giro ad ogni caduta. Ma l’aiutata a rialzarsi quando finiva a sedere in giù. Are we we are, are we we are the waiting unknown. Severus le allacciò il mantello, in modo che non le scivolasse. Cercò di farle fare qualche passo ma le sue gambe erano ancora intorpidite. Così, cercando di celare l’ennesimo rossore poco dignitoso sulle sue guance, la prese in braccio. Giulia arrossì smisuratamente. Sembrava avvero la scena di una favola. I due proseguirono in silenzio per molti passi. Fino a che la ragazza iniziò a riconoscere i passi sulla neve. Le sue Converse avevano lasciato la stella impressa nelle sue orme. “Severus…ecco…mi…mi dispiace di averti fatto tardare…” si scusò d’improvviso. Il professore scosse la testa. “Non mi sarei dovuto fermare…” rispose solo. La ragazza appoggiò la guancia al suo petto. Mentre fra le mani stringeva due lembi della casacca. “Sev…tu…tu non volevi vedermi?” chiese ancora. Con un tono dispiaciuto. Piton si bloccò. Il primo pensiero che gli era saltato in testa quando si era accorto che lo stava seguendo era stato di fermarsi e rimandarla spedita all’accampamento. Poi aveva optato di ignorarla perché sapeva che se le avesse concesso anche un solo sguardo si sarebbe perso nello zucchero filato. Ma aveva abbassato la guardia e la tenacia di Giulia aveva avuto la meglio. “Come al solito lei è stata un’irresponsabile signorina Wyspet…si è lanciata all’inseguimento senza nemmeno pensare…e se non fossi stato io?” la rimproverò. La ragazza scosse la testa. “Io sapevo, ero certa che fosse lei!” rimbeccò sicura. Piton la guardò scettico. “Deve smetterla di fare ciò che le dice l’istinto e seguire il suo cervello…anche se ora come ora dubito ne abbia uno…” sbottò. “Io in realtà…ho solo seguito il mio cuore…” precisò timida Giulia. Severus sospirò esasperato. “Comunque…lei…lei non mi ha risposto!” gli ricordò decisa la ragazza. Il professore riprese a camminare. Ma Giulia cercò di divincolarsi dalla sua presa. “E ora che intende fare?” sbuffò spazientito. La ragazza cercò scendere, con scarsi risultati. “Me ne torno da sola…” bofonchiò. A mo di bambina offesa. Piton si lasciò sfuggire un sorriso. “Lei è davvero irrecuperabile signorina Wyspet…ha diciassette anni oramai, non le sembra il caso di comportarsi con più maturità?” la rimproverò ancora. Giulia incrociò le braccia al petto. “È proprio per evitare simili scene che l’ho ignorata prima…ogni volta in cui ci incontriamo per caso finisce sempre così…anzi, finisco sempre così…” sospirò arreso Severus. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Cedo…cedo sempre ed irrimediabilmente ai suoi capricci…ovviamente voglio vederla, ma in questo modo le faccio solamente un torto, perché subito dovrò ripartire…creda forse che mi faccia piacere doverla lasciare subito per tornare a stare da solo?” confessò infine il professore. Giulia lo guardò stupita. Piton mantenne lo sguardo davanti a se. Ignorando di nuovo le guance rosse per l’imbarazzo. Aveva una certa età, che diamine! La ragazza sorrise intenerita. Poi lo abbracciò. “Severus…farò qualsiasi cosa per poter risolvere tutto…e tornare a rivederci ogni giorno…” sussurrò. Il professore ghignò. “È una minaccia signorina Wyspet?” si lasciò sfuggire. Giulia gli diede un piccolo pugno al braccio. “Ora basta giocare, andiamo…” decretò poi Piton. Così i due avanzarono ancora. Fino ad essere ad una distanza abbastanza fattibile per la ragazza. Il professore la appoggiò a terra. Giulia si resse a lui qualche minuto. Poi si scostò. Rimanendo in piedi sulle sue gambe. “Grazie…per tutto professore…” esordì. Severus scosse la testa. “Dovere signorina Wyspet…e ora torni dalla sua esasperante combriccola…” rispose. La ragazza sorrise. Si slacciò il mantello. Poi cercò di alzarsi in punta di piedi e rimetterglielo sulle spalle. Sprofondò di poco nella neve. Con le dita gelate glielo allacciò. “Alla prossima Severus…” lo salutò. Tornando poi ad appoggiarsi a lui. Per sollevarsi di poco e dargli un piccolo bacio. Il professore non disse nulla. Appena Giulia si staccò si smaterializzò davanti a lei. Lasciando alla ragazza la sfuggente visione della sua espressione imbarazzata sul viso.
Giulia si avvicinò piano alla tenda. La neve cadeva più velocemente. Il vento si era aggiunto e lei non vedeva l’ora di tornare al “caldo”. Appena entrò nella tenda però, una scena alquanto singolare le si presentò. Hermione stava in piedi in mezzo al cucinino, mani sui fianchi. Davanti a lei un rosso dall’aria molto famigliare stava cercando di schivare i suoi insulti. “Oh Giulia eccoti! Peccato, ti sei persa la scena più bella!” gongolò divertita Anna. Il prefetto si voltò subito. “Per Merlino, Giulia! dove sei stata? Guardati, ti sarai congelata la fuori!” esclamò, a mo di mamma preoccupata. La ragazza scosse veloce la testa. “Ma no…sto…sto bene…è solo che prima ho cercato di seguire Harry, solo ho perso tempo venendo a chiamare Anna e mi sono persa…sono uscita dal bosco solo ora…” inventò. La castana la guardò scettica. Hermione sospirò e le portò una coperta. Sistemandogliela sulle spalle in modo che la scaldasse almeno un po’. Harry era nelle stesse condizioni, seduto sul suo letto. “Insomma, che mi sono persa?” chiese curiosa Giulia. Voltandosi verso Ron. Quest’ultimo le fece ciao con una mano. Il prefetto si girò dall’altra parte e incrociò le braccia al petto. “Ecco io…sono tornato…” disse solo il rosso. Anna ridacchiò. “Lui e Harry sono tortati dieci minuti prima di te…Herm ha iniziato a sbraitare come una pazza isterica…” la prese in giro. Hermione alzò il viso indignata e si girò. Dandogli la schiena orgogliosa. “In realtà sarei voluto tornare subito dopo avervi...ehm…lasciato quella notte…ma sono finito dritto in una banda di Ghermidori…ho inventato delle frottole e mentre si picchiavano sono riuscito a scappare…” raccontò Ron. Giulia annuì comprensiva. “Oh, mi dispiace davvero tanto Ronald…chissà che cosa hai passato…e noi? Potevamo anche essere morti per quanto ti interessava!” trillò subito il prefetto. Il rosso scosse la testa. “Non è affatto vero! Harry è sempre sul Profeta e alla radio, vi cercano dappertutto!” si difese. Hermione non si voltò nemmeno. “Avanti…Mione…” la chiamò Ron. allargando le braccia per accoglierla. Il prefetto lo guardò torvo. Poi si avventò su di lui tirandogli più pugni possibili. “Sparisci per settimane! Mi abbandoni qui! Mi accusi delle peggio cose e ora sai solo chiamarmi con quello stupido soprannome aspettandoti che ti perdoni! Sei davvero un stronzo Ronald Weasley! Ti odio!” lo insultò d’un fiato. Anna scosse la testa divertita. “L’aveva fatto anche prima, però Harry le ha dovuto tenere lontana la bacchetta…” raccontò. Giulia sospirò. “Ron mi ha salvato la vita…” aggiunse poi Harry. La castana ghignò. “E non le hai ancora detto la parte migliore…” lo invitò. Giulia li guardò dubbiosa. Il moro le lanciò qualcosa. La ragazza lo prese al volo. Quando vide di cosa si trattava spalancò gli occhi. L’Horcrux era aperto. Giulia li guardò esterrefatta. Si era persa così tante cose? Ma quanto diamine aveva corso per il bosco?! “La cosa incredibile è che è stata la cerva a portarci alla Spada di Grifondoro…e grazie a quella che l’abbiamo distrutto…” raccontò ancora Ron. Harry sorrise. “Che l’hai distrutto…è stato Ron a farlo…” lo corresse. Il rosso diventò subito paonazzo. Giulia occhieggiava incredula dovette sedersi subito per assimilare la notizia. “Giulia…sei sicura di non aver invocato il Patronus accidentalmente?” le chiese ancora il moro. La ragazza scosse subito la testa. Ron continuò poi il racconto della distruzione del medaglione, di come li aveva trovati e del salvataggio di Harry. nel frattempo Hermione si era seduta sul suo letto. Gambe accavallate e braccia conserte. Gli occhi ridotti a fessure. “Insomma…mi dispiace…davvero quella sera ho detto un sacco di cose che non pensavo…mi dispiace di avervi trattato male…” si scusò infine il rosso. Anna sventolò una mano nella sua direzione. “Fa nulla Weasley…i nostri battibecchi mi hanno fatta divertire un bel po’…” minimizzò. Giulia annuì. Il prefetto invece non proferì parola. “Credo sia giunta l’ora di andare a dormire…accendiamo qualche fiammella blu…per stanotte possiamo anche non fare il turno…” propose Harry. La castana invece scosse la testa. “Mi offro io…con un termos di the caldo però…” si offrì. Il moro acconsentì. Hermione scrisse qualche appunto sulla fine del medaglione. Mentre Giulia rimase seduta a gambe incrociate sul suo letto. Il Prescelto si addormentò subito. Ron gli aveva dato una bacchetta che era riuscito a portarsi via dallo scontro con i Ghermidori. Almeno per quella notte sperava di fare sonni tranquilli. Il rosso si era riappropriato del letto grande e ora se ne stava a dormicchiare tutto solo. Sapeva che fino a che Hermione non si fosse sbollita non sarebbe stato saggio avvicinarsi. Era passata almeno un’ora dal congedo e Giulia non aveva ancora preso sonno. Così si mise il cappotto pesante ed uscì. Anna se ne stava appoggiata alla tenda. Bacchetta in una mano e tazza fumante nell’altra. Nelle orecchie, l’mp3. Quando l’amica le si sedette vicino sobbalzò. I drink to you my fellow men, you walked with me until the end. “Oh compare! Qual buon vento!” esclamò la castana. L’altra sorrise. “Allegra?” le chiese. Anna alzò le spalle. Si tolse le cuffie e mise l’mp3 in tasca. “Diciamo che la distruzione dell’Horcrux mi ha tirata su di morale…in più Ron sembra essere tornato sano…non mi sembra una brutta situazione…” spiegò. Giulia annuì. Tirò su le gambe e le abbracciò. “Ron ci ha raccontato la sua avventura, ma della tua…non me ne hai ancora accennato…” la punzecchiò Anna. L’amica arrossì. The time has come to ease your crying, I cross my heart and hope to die. “Come volevasi dimostrare…appena Harry ha parlato di una cerva ho collegato immediatamente…” commentò ancora la castana. Giulia abbassò lo sguardo imbarazzata. “Non deve saperlo…” sussurrò. Anna annuì. Poi riempì la tazza dal termos e gliela offrì. La ragazza ne bevve solo un sorso. “Quindi che ti ha detto il pipistrellone?” la esortò. Giulia alzò le spalle. “Nulla…non voleva nemmeno fermarsi…e se non fossi stata mezza congelata in nella neve non mi avrebbe raggiunta…” spiegò spiccia. Anna storse il naso. “Simpatico…” soffiò. “Chi è simpatico?” chiese subito Hermione. “Oh, abbiamo la Bella Isterica nel Bosco qui con noi!” la annunciò la castana. Giulia ridacchiò. “Stai zitta Anna, te ne prego…” sbuffò il prefetto. Sedendosi vicino a quest’ultima. Tell my friends that I'm not gone, so play my song and sing along. “Una cerva eh?” commentò poi. Guardando sospettosa Giulia. Quest’ultima alzò gli occhi al cielo con fare innocente. “Ecco chi è simpatico…un certo Preston…” ghignò Anna. L’amica le diede uno spintone. Poi passò la tazza ad Hermione. “Hai intenzione di insultare Ron anche domani mattina? No perché se è così voglio essere svegliata presto!” gongolò ancora la castana. Il prefetto la guardò truce. “Insomma, l’unica che stanotte va in bianco sono io eh?” sbottò acida Anna. Giulia la guardò. E veloce raccolse un po’ di neve dal terreno. Poi la mise sulle gambe della castana. “Ora vai in bianco…” decretò. Hermione sospirò esasperata. Anna trasalì. “Toglimela! Toglimela subito! Sono bianco fobica!” sibilò. Giulia si lasciò sfuggire una risata. Anche il prefetto si sciolse. Portandosi una mano alla bocca per nascondere un sorriso. La castana si scrollò veloce la neve di dosso. Per poi riprendersi la tazza e bere un lungo sorso di the. Raise your glass and I'll raise mine, I cross my heart and hope to die. “Quindi è stato Piton a condurre Harry dalla spada?” riassunse improvvisamente Hermione. Giulia alzò le spalle. “Non mi ha detto nulla…abbiamo parlato come ai vecchi tempi, lui rimbeccava, io sorridevo…solite scene da Preston e Wyspet…” raccontò solo. Le amiche si guardarono. “Cos’è questa vena ironica nella voce signorina?” la punzecchiò Anna. La ragazza sospirò. “Era stanco…eppure non mi ha detto nulla…’devo andare signorina Wyspet’…mentre i suoi occhi aggiungevano ‘la prego, venga con me’…” confessò. Il prefetto abbassò lo sguardo. “Draco e Mark non devono fargli gran compagnia allora…” commentò quasi ingenuamente la castana. Poi le passò la tazza. Versandoci ancora una buona dose di the. Weary, slowly, leaves me burning. “Era bello quando ci tenevamo compagnia l’un l’altro…le serate passate in coppia o tutti insieme…” esordì Hermione. Poi bevve e subito dopo nascose il viso nella sciarpa di lana. “Come quando trascorrevamo le domeniche pomeriggio in biblioteca…oppure al compleanno di Giulia! Senza contare che Mark è riuscito a far andare a dormire Herm all’alba!” ricordò ancora Anna. Giulia sorrise. “Mark è anche riuscito a farla entrare in territorio Serpeverde…” precisò. Il prefetto arrossì. “Giulia è riuscita a far partecipare Piton a due feste! Direi che mi batte…” biascicò. La castana ghignò. Però nessuna aggiunse nulla. La neve cadeva ancora placida intorno a loro. Hermione bevve ancora un po’ di the. Un po’ troppo rumorosamente, facendo il rumore del risucchio. Giulia trattenne una risata. Il prefetto la spintonò imbarazzata. Anna scosse la testa divertita. I drink to you my fellow friends, you walked with me until the end. “Così proprio non va…dobbiamo trovare una soluzione…” aggiunse poi Hermione. Le altre due la guardarono dubbiose. “In cinque non riusciamo a combinare nulla di buono…forse se ci fossimo divise e avessimo fatto da spie in separata sede ora saremo molto più avanti…” spiegò amareggiata il prefetto. La castana storse il naso. “Ti ricordo che la volta in cui ci siamo divisi tu ed Harry siete finiti nelle fauci di Nagini…mentre noi due cantavamo e hackeravamo una rete wifi in mezzo ad un bosco…” puntualizzò. Il prefetto la guardò truce. “Voi avete usato quel trabiccolo portatile in mezzo ad una missione?!” squittì indignata. Giulia alzò le mani in segno di innocenza. “Hey io non centro! Cucinavo!” si giustificò. Anna iniziò a fischiettare come se nulla fosse. Hermione si passò una mano sugli occhi spazientita. And I'll keep staying by your side, I cross my heart and hope to die. “Sta di fatto che andando avanti così non caveremo un ragno dal buco…” ricominciò poi. La castana rabbrividì. “Perché proprio un ragno…” soffiò inorridita. Il prefetto le passò la tazza. “Anna, bevi e smettila di dire stupidaggini una buona volta…” le rimbeccò. Anna mise il broncio. Giulia sorrise. “A chi è che mancavano le prediche di mamma Herm?” le ricordò. La castana la fulminò con lo sguardo. Hermione richiamò la coperta dal suo letto. Se la avvolse sulle spalle e vi immerse il viso. Senza dire nulla Giulia le rubò un lembo. E si infilò anche lei al caldo. Anna rimase in disparte. La tazza fumante fra le mani. Col giubbotto di pelle chiuso fino al mento. Il prefetto si intenerì e le fece cenno di raggiungerle. Senza farselo ripetere la castana si fece piccola piccola accanto a Giulia. Tell my girl that I will live in every thought, in every fear. “Per quanto intendi rimanere arrabbiata con Ron?” chiese quest’ultima. Hermione alzò le spalle. “Fino a che non si scuserà a dovere…e anche oltre…” sbuffò. Anna si appoggiò alla spalla dell’amica. Chiudendo gli occhi. “Forse ‘nel mondo reale’ ha scoperto qualcosa di utile…” biascicò. “Che vuol dire ‘nel mondo reale’? Mica siamo in universo parallelo…” osservò il prefetto. La castana scosse di poco la testa. “Però con tutta questa neve e gli incantesimi siamo isolati dal mondo…siamo in una bolla di sapone che ci racchiude…” commentò. Giulia la guardò di sottecchi. E appoggiò la guancia alla sua testa. “E come una bolla di sapone possiamo scoppiare altrettanto facilmente…è già successo…ogni cosa ‘nel mondo reale’ può farci vacillare...” aggiunse. Hermione sospirò. I won't say goodbye, won't even try, I cross my heart and hope to die. “È per questo che dobbiamo creare un piano stabile da seguire…se proseguiamo ancora a tentoni cadremo…con il Medaglione siamo stati fin troppo fortunati…” spiegò d’accordo. Giulia annuì. Alzando la testa. La neve non smetteva di cadere. Sicuramente aveva già coperto le orme che aveva disseminato prima nel bosco. “Sarebbe tutto così semplice se potessi dire la verità…” sussurrò. Il prefetto sorrise amaramente. “Dubito che Harry crederebbe ad un aiuto da parte di Piton…nemmeno nel caso in cui gli sia stato imposto da Silente…non dopo aver letto la biografia…” osservò. La ragazza sospirò. “Sarebbe stato più facile se Silente avesse affibbiato la ricerca a Piton…dopotutto è un uomo maturo…in confronto ad un ragazzino di sedici anni sarebbe stata la scelta più saggia…” ragionò oggettivamente. Hermione si strinse nella sua parte di coperta. “E chi lo sa cos’avesse in mente…guarda cosa ci ha lasciato…io ho le Fiabe…tu la carta di un cioccolatino…e ad Harry…solo delle vaghe idee da assemblare…” commentò. Giulia mantenne le iridi nocciola al cielo. Weary, slowly, leaves me burning. “Ci sono così tante cose di Silente che non conoscevamo…mi chiedo…e se anche Severus non mi avesse detto tutto?” confessò poi. Il prefetto scosse la testa. “Ognuno ha dei segreti che non vuole rivelare…o comunque che non può rivelare fino ad un determinato momento…ho idea che ogni cosa sia stata studiata, mentre noi siamo solo delle pedine jolly che potrebbero cambiare il risultato finale…l’unico modo è capire come…” spiegò. Giulia sorrise. “Hai ragione Herm…e sai una cosa? Senza di te non riusciremmo ad andare avanti nemmeno un secondo…è vero che sei un genio…” la lodò. Hermione arrossì. “Io…mi limito solo a catturare ogni singolo particolare…poi grazie alla logica accantono ciò che non può essere utile…forse è per questo che vedo cose che gli altri tralasciano…” farfugliò. Giulia annuì. And maybe I will die before you all and there will be no reason, no remorse. Rimasero qualche minuto in silenzio. “Anna che non dice nulla…strano…” la richiamò poi il prefetto. Ma la castana era ancora appoggiata alla spalla di Giulia. Gli occhi chiusi. Il respiro calmo. Immersa nella coperta fino al naso. Le amiche si guardarono intenerite. “Dopotutto…domani è un altro giorno no?” esordì dal nulla Giulia. Prendendo la tazza vuota dalle mani dell’addormentata. Hermione alzò gli occhi al cielo divertita. “Ecco che appare Rossella O’hara…” la prese in giro. L’amica sorrise. Per poi tornare a guardare davanti a se. In sottofondo il respiro regolare di Anna. E vicino il calore del prefetto. And maybe I will leave you along the way, but everyday you'll stay it's gonna rain, rain, rain.

Edited by kikyo91 - 22/2/2013, 01:02
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 22/2/2013, 01:38




Stavo andando a dormire ma che dire....il nuovo aggiornamento di Leave mi ha spiazzato blea *-* appena ho visto la notifica su fb sono corsa a leggere!ed ho fatto bene!! :D almeno farò bei sogni!
Finalmente è arrivata la scena che aspettavo :wub: il patronus di Sev!!!!*-* sapevo che l'avrebbe riconosciuto subito Giulia!la scena dell'inseguimento è stata così emozionante e commuovente...sia con il freddo e sia con la neve la nostra eroina fa di tutto per incontrare il suo amato!questo è VERO amore! <3
Mi ha fatto tenerezza Sev!vederlo così stanco e giù di tono nel lasciare Giulia..ufffff ma quando finisce questa stramaledettissima guerra?>.< la scena del bacio....è stata super!ho ancora i brividi!!! :wub: sei stata grande blea!<3 dopo tanto tempo almeno un bacino ci voleva...*-* e dopo due anni esatti...sotto la neve...con la stessa canzone...hai creato un' atmosfera romantica!bravissima <3 <3 ho ancora gli occhi a cuoricino :P
Alla fine c'è anche il ritorno del figlio prodigo...ahahah Ron!divertente Hermione e i loro battibecchi *-* meno male che il rosso si è calmato .-. ora dovrà farsi perdonare...ù.ù Anna..fa sempre ridere..ahahhaha la solita simpaticona del gruppo!ma senza la sua ironia sarebbe tutto più triste ù.ù
E come ti ho detto l'altra sera...quando stavo guardando hp e i doni della morte parte 1 mi mancavano cosi tanto i tre uragani nelle scene della tenda <3 ormai sono entrare dentro di me <3
Al prossimo aggiornamento blea mia <3 :luv:
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 23/2/2013, 01:25




Mimiiii <3 Come al solito io leggo e poi mi dimentico di commentare..povera me xD
Comunque che dire? Questo capitolo mi è piaciuto un sacco, non vedevo l'ora di vedere la scena del Patronus...nel libro è uno dei miei pezzi preferiti e tu sei riuscita a renderlo perfettamente, in più hai aggiunto tutta la dolcezza di Giulia mista al "rigido"comportamento di Sev.
E' stata davvero una scena bellissima quella dell'inseguiimento nella neve...e poi il bacio!! Il bacio. Non dico altro. Ci voleva proprio!! Voglio vederli sposatiii!! ^^
Per il resto capitolo dolcioso e all'insegna dell'amicizia vera...la scena di Herm e Anna all'inizio mi è piaciuta molto, come quella finale con i tre Uragani fuori dalla tenda..davvero un bel momento!!
Aspetto il seguito con ansia. Ciao gnoccolah!! Kiss
 
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kikyo91
view post Posted on 19/3/2013, 01:36




Ma buonaseeeera *-* anzi, buon giorno/buona notte xD volevo aggiornare ad un'ora umana, ma poi mi sono persa a scrivere e la camomilla mi ha rapito D: si, lo so, questo vuol dire che ho già il prossimo cap pronto, sono sadica. Mi rendo conto che poi in questi capitoli scrivo di un sacco di cose, ma non so più nemmeno io come bilanciarmi con gli eventi D: o scorrono troppo in fretta o troppo lentamente, insomma, la Rolla mi ha fatta penare con sto campeggio .-. Anyway, per farmi perdonare in questo aggiornamento sono 13 pagine di word *^* *indica banco 3 per occhiali*
Avvertenze: occitudine (manemmenotanta), esagitazione e biscotti al cioccolato.
In questo cap troviamo One More Night (dei Maroon 5 u.u), I'm A Good Girl (di Christina Aguilera, dal film Burlesque **), Keep Holding On (di Avril Lavigne) e Tanti Auguri (di Raffaella Carrà u.u è inutile che mi guardate così, è colpa di Giulia D:) e Safe and Sound (di Taylor Swift).
Spero che il capitolo nuovo vi piaccia,
buona lettura <3

Trentunesimo Capitolo
Il risveglio non fu così traumatico. Anna era stata portata a letto da un’altrettanto assonnata Giulia. Avevano fatto compagnia ad Hermione fino all’ora in cui, anche quest’ultima, aveva deciso di lasciarsi andare al sonno. Come al solito, era stata la prima però ad aprire gli occhi. Il prefetto si era voltata di poco verso il letto matrimoniale. Ron dormiva beatamente. Stava su un lato. Un braccio appoggiato sul materasso. Nella parte vuota vicino a se. Quella che di solito riservava a lei. Hermione scosse la testa. Era decisa a non intenerirsi tanto facilmente. Le aveva dato della traditrice. E quando si era decisa a mettere a tacere l’orgoglio per una stupida notte lui l’aveva presa in giro. Le aveva fatto male. Ma ancor più delle dure parole che le aveva rivolto l’abbandono l’aveva ferita maggiormente. Non sarebbe bastato il suo sguardo da cane bastonato a fargliela passare liscia! Così determinata, il prefetto si alzò e si fiondò a preparare il caffè. Per quella giornata aveva in mente progetti grandiosi. Aveva teorie su cui lavorare e la distruzione del Medaglione aveva risollevato il morale anche a lei. In più era contenta perché non avrebbero dovuto più fare a turno per portarlo. Hermione iniziò a trafficare con l’acqua e la moka. Era talmente concentrata sui prossimi programmi che non aveva nemmeno sentito la radio accendersi. Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh. Non si rendeva nemmeno conto di essere osservata. Così continuò a sistemare tazze, cucchiai e zucchero sulla tavola. Infondo avrebbe dovuto svegliare gli altri in poco tempo. E ad essere sincera non le dispiaceva nemmeno svegliarsi per prima. Si sentiva un po’ mamma in effetti. Quando dovette girarsi per chiudere il coperchio della moka però, si irrigidì. Un rosso famigliare era in piedi all’entrata del cucinino. Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh. Il prefetto cercò di trovare una reazione adeguata. Ma l’unica cosa che le venne fu una smorfia alquanto stupida. Ron sorrise divertito. “Buongiorno Mione…” sussurrò solo. Rimanendo in piedi a fissarla. Hermione divampò. Maledicendosi mentalmente. Doveva rimanere calma! Calma e concentrata. “Giorno Ronald…” biascicò. Con un tono più freddo possibile. You and I go on at each other like we’re going to war, you and I go rough, we keep throwing things and slamming the door. Il sorriso si spense dal viso del rosso. Mentre il prefetto si voltò dandogli la schiena. Ron infilò le mani nelle tasche dei jeans. Si sentiva incredibilmente stupido. Si era dato del cretino mille e più volte per la scenata fatta quella sera. Ma si sentiva ancor più cretino per aver pensato che lei lo avrebbe accolto a braccia aperte. Lui doveva capirlo prima di tutti. Hermione Granger non era un tipo facile. Non lo era mai stata. Ed era anche per questo che a lui piaceva immensamente. You and I get so damn dysfunctional we start keeping score, you and I get sick, yeah I know that we can’t do this no more. Avrebbe potuto darle mille versioni della sua momentanea cecità mentale. Avrebbe potuto scusarsi in tutte le lingue del mondo. Eppure lei non ci sarebbe cascata. Era la strega più intelligente del suo anno dopotutto. E Ron si era decisamente cacciato in un guaio enorme. Anzi, di mastodontiche proporzioni. Non solo l’aveva insultata pesantemente. L’aveva ignorata. L’aveva presa in giro. Ma l’aveva ferita. Aveva ferito il suo orgoglio e il suo cuore. Esattamente come aveva fatto più di un anno prima. Quando, dopo la partita di Quiddich, aveva ricambiato senza ritegno il bacio di Lavanda Brown nella Sala Comune. But baby there you go again, there you go again, making me love you and I stop using my head, using my head, let it all go. Hermione aveva iniziato a versare il caffè nella sua tazza. Aveva scelto la più grande apposta. Anche se le mani le tremavano. Avrebbe tanto voluto scagliare il caffè bollente su quello stupido sorrisino che Ron le aveva rifilato un secondo prima. Che diamine aveva da sorridere? Credeva che un semplice richiamo col suo nomignolo, condito da un tono languido sarebbe bastato a farsi perdonare? Certo che no! Stupido bradipo senza neuroni. Now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you. Il rosso si avvicinò piano. In effetti aveva paura di qualche gesto avventato. Dopotutto la sera prima lo avrebbe schiantato se avesse potuto. Fortuna che Harry le aveva tenuto lontana la bacchetta! Infondo ora che era tornato si sentiva meglio. Essere di nuovo fra i suoi amici, senza Ghermidori alla costole. Aveva anche fatto una chiacchierata con il moro prima di andare a dormire. Mentre le ragazze erano in uno dei loro momenti ‘I Tre Uragani’. L’amico gli aveva confessato della spedizione natalizia, delle parole scambiate con Hermione. E del fatto che nel buio della notte si sentiva spesso il suo singhiozzare. Harry probabilmente gliel’aveva detto per farlo rinsavire. Per rendersi conto di quanto l’aveva fatta star male. E che se lui, Anna e Giulia l’avevano perdonato facilmente, con il prefetto non sarebbe stato così. Ora che si ricordava i racconti della sera prima, poteva notare gli occhi di Hermione. Non erano certo rossi come dopo un pianto, però erano stanchi. E le sue mani tremavano. Che fosse lui a farle questo effetto? So I cross my heart and I hope to die, that I’ll only stay with you one more night. Talmente concentrata com’era ad ignorarlo, il prefetto aveva messo in tavola solo quattro tazze inclusa la sua. Quando se ne accorse sobbalzò e si affrettò a prenderne una quinta. Ron scattò in avanti e fece gli stessi movimenti. Così si trovarono a faccia a faccia. Le mani appoggiate una sull’altra. Hermione arrossì e si staccò immediatamente. Era stato come se la pelle del rosso scottasse troppo. Ron prese la tazza e continuò ad osservarla di sottecchi. Il prefetto se ne stava a debita distanza. Sorseggiando a disagio il suo caffè. Era questo che le provocava ora? Non più abbracci e sorrisi. Solo rancore e dispiacere. Ciò che vedeva nei suoi occhi lo feriva. Però ammetteva che se lo fosse meritato. And I know I said it a milion times, but I’ll only stay with you one more night. “Mione…mi dispiace…” esordì all’improvviso. Senza provare ad avvicinarsi a lei. Probabilmente si sarebbe allontanata ancora di più. E questa era l’ultima cosa che Ron voleva. Hermione tenne stretta la tazza fra le mani. Lo sguardo diretto in un punto imprecisato della tenda. “Lo so che l’ho già detto…però non lo ripeterò mai abbastanza…” aggiunse ancora il rosso. “E fai bene…” soffiò sicuro il prefetto. Ron rabbrividì da quanto quella risposta fosse stata gelida. “Non possiamo…parlarne?” propose. Hermione rivolse le iridi al contenuto della tazza. Il caffè si muoveva agitato. Stava ancora tremando? Try to tell you no, but my body keeps on telling you yes, try to tell you stop, but your lipstick’s got me so out of breath. “Avanti, parla allora…” rimbeccò acida. Il rosso poggiò la tazza sul tavolo. “Io…ecco…mi dispiace Mione…ok, l’ho già detto però è quello che sento! E non lo dico perché è una frase di convenienza…è solo che è vero…mi dispiace…” iniziò a farfugliare. Il prefetto strinse la presa sulla tazza. Eccolo li. Proprio davanti a lei. Il suo bradipo incapace di fare un discorso serio e sensato senza biascicare e ripetersi. Lo conosceva così bene che sapeva, ne era certa, che sarebbe finito così. A dire le solite filastrocche banali per cercare di sedarla. Eppure ci stava riuscendo. Perché a lei tutto ciò sembrava incredibilmente carino. Era un segno che il vecchio Ron era tornato. Il suo Ron. Però non doveva caderci. “Discorso commovente Ronald…” soffiò dura. Il rosso si passò una mano fra i capelli intimidito. Colpito e affondato. I’ll be waking up in the morning, probably hating myself, I’ll be waking up inner satisfied, guilty as hell. “Quello che sto cercando di dirti è che…non credo a una parola di quello che ho detto quella sera…ecco io…non ero in me! Cioè, lo so che sembra la solita scusa da ‘non volevo, l’Horcrux mi ha posseduto’, però è la verità!” ricominciò a dire Ron. Aveva iniziato a battere nervosamente la punta del piede sinistro contro il terreno. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo. Sapeva che se l’avesse fatto ci sarebbe caduta in pieno. Controllo Granger, controllo! But baby there you go again, there you go again, making me love you and I stop using my head, using my head, let it all go. “Non so perché…ma quel coso funzionava ancora di più su di me! È come con Anna…faceva venire fuori la mia parte peggiore…e io…” continuò il ragazzo. Il prefetto non gli lasciò il tempo di proseguire. Prese coraggio e si voltò. “Da qualche parte le cose che hai detto l’Horcrux deve averle prese…quindi significa che almeno una volta le hai pensate! Sono stata davvero una stupida...” sbottò spazientita. Ron rimase a bocca aperta. “Non è affatto vero! Lo stupido sono io! Io non penso che tu…non credo che fra te e Mark ci sia qualcosa, anzi! Mi dispiace di averti rubato la collana…ma credimi Mione…quella sera, quando abbiamo dormito insieme io…volevo dirtelo…” si giustificò subito. Quasi in un guaito. Now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you. “E perché non l’hai fatto?” rimbeccò ancora Hermione. Stavolta la voce meno sicura. Il rosso aprì la bocca per replicare. Ma davvero non riuscì a trovare risposta. “Perché, pur sapendo che ci stavo male, non me l’hai detto? Mi hai mentito Ron, guardandomi negli occhi!” inveì ancora il prefetto. Il diretto interessato non riuscì a replicare. Rimase immobile. Con le iridi rivolte ancora verso di lei. “Credevi che nell’istante in cui ti fossi ripresentato qui ti sarei saltata fra le braccia?” sbottò quasi offesa Hermione. Il rosso si limitò ad alzare le spalle. “In effetti volevi saltarmi fra le braccia…per strangolarmi…” commentò poi. Il prefetto ridusse gli occhi in due fessure. “Credi che sia divertente Ronald? Credi che questo sia solo uno scambio di battute? Bhe, io non sto ridendo…” soffiò. “Questo l’avevo notato…” osservò subito Ron. So I cross my heart and I hope to die that I’ll only stay with you one more night. Già il fatto che continuasse a chiamarlo col nome intero non era un buon segno. Hermione non disse più nulla. Ricominciò a bere il suo caffè. Con gli occhi puntati su di lui. Ma in maniera più omicida di quando l’aveva vista pochi minuti prima. Forse l’idea di alzarsi e tentare un approccio diretto non era stata esattamente una buona mossa. Non l’aveva mai vista così infuriata. Anzi no, una volta c’era stata. Quando l’aveva accusata di aver dormito da Mark dopo il loro primo chiarimento. In cui lui non aveva promesso un bel niente e lei aveva sperato. Ripensando a quell’episodio Ron trasalì. And I know I said it a milion times but I’ll only stay with you one more night. Perché ad ogni emozione furente di Hermione lui aveva pronto un ricordo da associarvi? Ciò significava che l’aveva già commesso quell’errore. E lo stava ripetendo. “Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare Mione…ti prego, lo sai che non sono mai stato bravo…a…esprimere sentimenti…e quella roba li…” esordì. Allargando le braccia in segno di resa. Il prefetto distolse lo sguardo. “Idiota dalla sfera emotiva di un bradipo…” lo insultò sottovoce. Ron trattenne un sorriso. Era arrossita. “Io ti amo ancora Mione…mi spiace di essere stato un bradipo anche stavolta…ma non voglio buttare via tutto quello che abbiamo passato per delle parole in cui nemmeno credo…” cercò di spiegare. Hermione sospirò rumorosamente. Eccolo li. Un bradipo col cuore in mano. (Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)Yeah baby give me one more night. “È stato grazie alla tua voce che vi ho trovato! Grazie a te e al Deluminatore di Silente…” iniziò a raccontare. Il prefetto si voltò dubbioso. “La…la mia voce?” boccheggiò. Il rosso sorrise. “La mattina di Natale ero in un pub…e all’improvviso ti ho sentita…” continuò. Hermione cercò di fingersi disinteressata. “E...sentiamo…che cosa avrei detto?” sbuffò. “Il mio nome…mi chiamavi…allora ho acceso il Deluminatore ed è apparsa una sfera…che mi è entrata nel petto…allora ha capito che mi avrebbe condotto da voi…” concluse Ron. Il prefetto poggiò la tazza sul tavolo. Aveva già finito il suo caffè. Come anche la sua volontà di farla pagare al rosso. Ogni sua parola era sincera e lo sapeva. Ma non sapeva come fare a perdonarlo. (ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)Yeah baby give me one more night. “Se pensi che basti una storiella per intenerirmi, caschi male caro Weasley…” commentò. Cercando di essere più acida possibile. Il rosso la guardò delusa. “Vorresti farmi credere che non ti sono mancato nemmeno una volta?” biascicò. Hermione si morse il labbro inferiore. “Certo che mi sei mancato, Troll che non sei altro! Ma non è così facile passare sopra a tutte le accuse e…alla scenata…e…a tutto!” sbottò. Ron sorrise. “Tu mi sei mancata in ogni istante Mione…quella notte…quando abbiamo dormito insieme…io non volevo essere veramente cattivo…volevo solo averti ancora vicino…” cercò di spiegarsi. Il prefetto scosse la testa. “Insultandomi e scostandomi subito dopo esserti svegliato? Hai un modo molto curioso per dimostrarlo…” rimbeccò subito. Il rosso sospirò. “Ok, forse ero un po’ geloso…” ammise. Hermione lo fulminò con lo sguardo. “Di chi esattamente?” sillabò quasi. (ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh) Yeah baby give me one more night. “Di Mark…di Harry…di Anna e Giulia…l’Horcrux mi faceva pensare che mi stessi trascurando…anche se poi ho capito…quanto sono stato insopportabile…” aggiunse Ron. Il prefetto alzò gli occhi al cielo, in un chiaro segno di ‘era ora che lo ammettessi’. “Ti ho trattata male e mi dispiace…vedi, sarà la decima volta che lo dico in un quarto d’ora, miseriaccia!” ripetè il rosso. Hermione sospirò arresa. “Io mi fido di te Mione…e so che non potrei avere strega migliore al mio fianco…” confessò ancora Ron. Il prefetto arrossì. “Era più divertente se ve le davate di santa ragione…” li interruppe Anna. Giulia le tirò un pugno in testa. D’improvviso i due protagonisti si accorsero di essere bellamente spiati. In modo nemmeno tanto nascosto: i due uragani rimanenti se ne stavano beati al limitare del cucinino, insieme a Harry poco più in la. Il trio aveva assistito all’ultimo pezzo di conversazione senza fare il minimo rumore. Hermione divenne paonazza e si voltò di scatto. Dando la schiena a Ron. Quest’ultimo cercò di fare finta di niente. Anche se era diventato del colore dei suoi capelli. La castana li raggiunse e ghignando si versò un’abbondante dose di caffè. Giulia la imitò poco dopo. Sillabando le sue scuse verso l’amica. Il prefetto lasciò la tazza vuota nel lavello e si precipitò fra i soliti appunti e libri. Il resto della combriccola cominciò la colazione. Successivamente Harry e Ron vennero mandati alla ricerca di bacche pressoché inesistenti da Giulia. In modo da far calmare Hermione. Perfino Anna si sentiva dell’umore giusto per rendersi utile. La mattina passò veloce. La neve aveva smesso di cadere ed un fioco sole faceva capolino di tanto in tanto. Rimanendo comunque ovattato a causa delle bianche nubi. Era ora di pranzo ed il prefetto non aveva ancora detto una parola. Si era immersa nelle fiabe di Beda e ogni tanto scribacchiava qualcosa sull’ennesimo foglio. Giulia aveva deciso che era una buona occasione di festeggiare. Dopotutto Ron era tornato e avevano distrutto il medaglione. Così si era impegnata ed aveva iniziato a cucinare il suo solito risotto. Che almeno ricordava qualcosa di allegro a tutti. La castana aveva deciso di preparare il tavolo. Nonostante ci fossero solo i patti, forchette e bicchieri. Aveva appena sistemato i piatti quando il figliol prodigo le si affiancò. “Ti do una mano…” si propose Ron. Anna lo guardò stupita. Aveva iniziato ad abbinare i tovaglioli ai piatti. “Aiutare me non servirà a riconquistare Herm…” lo punzecchiò la castana. Il rosso alzò le spalle. “Non lo faccio per quello…ecco…lo faccio perché voglio davvero aiutarti…” biascicò in imbarazzo. Anna scosse la testa e gli diede un piccolo spintone. Essendo lui molto più alto e robusto non lo fece spostare di un centimetro. Così lei fece finta di niente e continuò ad apparecchiare. Subito fuori all’entrata della tenda Harry si esercitava con la nuova bacchetta. Ma gli resisteva. Era frustrante non avere più la sua. “Basta solo un po’ di pratica…vedrai che andrete d’accordo…” esordì d’improvviso Giulia. Il moro sobbalzò e per poco le infilzò un occhio con la bacchetta. “Non volevo spaventarti…” si scusò poi imbarazzata. Harry scosse la testa. “Scusa tu…è che questo dannato affare non vuole funzionare come si deve!” esclamò. Agitando convulsamente la bacchetta in aria. Giulia scosse la testa divertita. Gli prese delicatamente il polso e cercò di calmarlo. “Se continui così caverai un occhio a qualcuno…” sorrise. Il moro la guardò divertito. “E ricorda, si dice Leviosa, non Leviosà!” imitò. Poi i due lanciarono un’occhiata ad Hermione e Ron. Trattenendo una risata. “Giuliaaa! Quando si mangia? Io ho fame!” brontolò Anna. Iniziando a battere la forchetta sul tavolo. Il prefetto non alzò nemmeno lo sguardo. Prese un libro con la mano libera e lo tirò direttamente alla castana. Quest’ultima lo schivò, ma lo fece con un movimento talmente lanciato che si sbilanciò dalla sedia e cadde. Giulia sospirò. “È pronto Anna…ora a tavola!” li richiamò. I cinque si radunarono al tavolo della cucina. Ron si affrettò a spostare la sedia ad Hermione, ma questa non lo degnò di uno sguardo e si andò a sedere dalla parte opposta. Il rosso alzò gli occhi al soffitto avvilito. Giulia gli batté una mano sulla spalla e gli diede un’abbondante dose di riso. Quando ebbe finito di riempire tutti i piatti si sedette. “Buon appetito!” esclamò entusiasta Harry. Così il gruppetto pranzò con calma e finalmente senza litigi. Ogni tanto il prefetto guardava di sottecchi Ron. E in quei casi Anna dava un calcio da sotto al tavolo al diretto interessato. A fine pasto quest’ultimo aveva una caviglia dolorante. “Miseriaccia Anna, ma che cos’hai nelle zeppe di quegli anfibi, ferro?!” sbottò spazientito. La castana ghignò. Hermione si alzò. Era già diretta agli appunti e ai libri. Ma Giulia la fermò. “Non ti va di condividere cos’hai scoperto stamattina?” le chiese. Il prefetto osservò i compari storcendo il naso. “Devo ancora confermare delle cose…quando ne sarò sicura, vi chiamerò…” la liquidò solo. L’amica non poté fare altro che sorridere arresa. Conosceva il terzo uragano. Quando era così concentrata c’era poco da fare, doveva terminare la sua teoria prima di esporla. Quindi non rimase altro che far tornare il terzo uragano alle sue elucubrazioni. “Per Merlino Giulia, davvero un risotto ottimo!” esclamò ancora Ron. Giulia arrossì. Anna annuì soddisfatta. Per una volta si era fatta una mangiata coi fiocchi. “Fra poco esplodo…” biascicò. Il rosso la guardò divertito. “Anna che si abbuffa…era da quando siamo partiti che non vedevo certe cose…” scherzò. “Oh taci Weasley…sono talmente piena che non riesco nemmeno a cruciarti con lo sguardo…” soffiò acida. Harry scosse la testa divertito. Preso dall’euforia di quel pranzo si offrì di lavare i piatti. Ron lo assecondò in modo da rimanere lontano da Hermione. Forse farla sbollire era la soluzione migliore. Anna cercò di sbirciare gli appunti di quest’ultima, ma ottenne solo un altro libro in testa. La giornata proseguì blanda e la cena (ancora a base di risotto riscaldato) continuò in quell’atmosfera smorzata ma allegra. L’andazzo dei giorni successivi fu sempre lo stesso. I cinque si alternavano nei turni, a parte Hermione che oramai era concentrata e convinta nella sua ricerca. La sua attenzione era rivolta principalmente alle fiabe di Beda e alla biografia di Silente. C’era qualcosa che accomunava entrambi, qualcosa che lei si ricordava di aver già visto. Sottolineava i passi più importanti e li trascriveva. Le amiche avevano rinunciato a partecipare. Sapevano che il prefetto non lo faceva per cattiveria, in realtà sospettavano che fosse per non concentrarsi sul fatto che Ron fosse tornato. E che quindi avrebbe dovuto fare una chiacchierata col suo orgoglio da Granger. Giulia era diventata il cuoco della spedizione, mentre Anna aveva iniziato a divorare ogni libro che le altre avevano preso più di un mese prima. Ovviamente anche i loro spostamenti non si fermavano. Più erano isolati meglio era. Infine Ron ed Harry avevano riscoperto la loro amicizia. “Stufato di carne? Cos’è, Anna ha arrostito uno scoiattolo?” commentò divertito il primo, sedendosi a tavola. La castana gli tirò una gomitata. “Molto spiritoso…avrei preferito i pasticci di Mrs Lovett…” rimbeccò. Giulia sorrise. Quella mattina lei ed Harry erano riusciti a spingersi molto in la dalla nuova postazione ed erano capitati in un piccolo paesello. In due riuscivano a stare comodamente sotto al Mantello. Così erano riusciti ad accaparrarsi un po’ di carne. Ovviamente ad Hermione avevano precisato che l’avevano pagata. Lei lasciava sempre soldi sparsi quando andava in ricognizione in qualche fattoria o negozio. Anna invece aveva saltellato dalla gioia tutto il giorno. “Precisamente bistecca con funghi…è il massimo che la cucina Wyspet ha da offrire stasera…” spiegò Giulia. Iniziando a riempire i piatti. Lo stomaco di Ron brontolò. Doveva ammettere che da quando era tornato c’erano sempre stati dei pasti molto graditi. Appena servita anche la cuoca, il gruppetto si avventò sulla cena. “Santo Cielo Anna, mangia come si deve! Non sei un facocero!” la rimproverò indignata il prefetto. La castana la ignorò e continuò a sbranare la sua carne con ferocia. “Non…bisogna…denigrare i facoceri…Herm!” rimbeccò poi. Con la bocca piena. Hermione si passò una mano sugli occhi esasperata. Ron tentava di mangiare la sua cena con contegno e raffinatezza. Ci provava veramente col cuore. Anche perché la situazione sentimentale non era affatto migliorata. “Io mi sto ancora chiedendo di chi potesse essere la cerva di quella sera…” esordì all’improvviso Harry. Giulia per poco si strozzò con un pezzo di carne. Il prefetto dovette darle qualche colpetto sulla schiena e passarle un bicchiere d’acqua. “In effetti è strano…non ti fa ansia sapere che in giro c’è qualcuno col tuo stesso Patronus, Giulia?” commentò Ron. La ragazza alzò le spalle. “I Patronus cambiano…magari il mio prima non era una cerva…infondo abbiamo imparato ad evocare i nostri Patroni solo al terzo anno no?” gli ricordò. Il moro e il rosso si guardarono. “Quindi sostieni che il tuo sia cambiato nel tempo? Sotto influenza di chi?” chiese dubbioso il primo. Giulia si morse la lingua. Hermione sospirò. “Questo cosa importa? Abbiamo distrutto il medaglione! Magari una volta finita la guerra sapremo chi ringraziare…” si intromise Anna. Il prefetto sorrise senza farsi notare. Ogni tanto anche la castana riusciva a salvarle in corner. “Io credo…ecco che forse dovremo ritentare di analizzare ciò che ci ha lasciato Silente…infondo Herm lo sta facendo e mi pare che sia avendo risultati…” cambiò argomento Giulia. Anna alzò le spalle. “Forse se scrivo sull’agenda mi risponderà…sai che fregatura se le scrivo ‘scusa, sono Anna, mi puoi dire dove sono gli altri Horcrux?’ e lei mi risponde con una mappa…sarei capace di diventare isterica…” ipotizzò. Ron scosse la testa. “A me il Deluminatore è servito…Silente pensava che sarei voluto tornare...il boccino di Harry si spiega perché è un ricordo della prima partita a Quiddich…anche l’agenda e le fiabe…ma il tuo incarto del cioccolatino?” iniziò a ragionare. Giulia sospirò. “Temo che anche questo sia solo un ricordo…il giorno in cui Silente mi disse che la sua canzone preferita era Dreamer di Ozzy, quella che abbiamo cantato al funerale, mangiò un cioccolatino come quello dell’incarto…” raccontò. I ragazzi rimasero qualche minuto in silenzio. “Santo Manson, ora si che ci vorrebbe un dolce! Venderei l’anima per dei biscotti doppio cioccolato…” sospirò infine Anna. Giulia trattenne una risata. “Potevi rubarli dalla dispensa Ron! Non sai che non ci si ripresenta mai a mani vuote?” lo punzecchiò poi la castana. Ron la guardò dubbioso. “Non sei tornato a casa quando sei scappato?” si lasciò sfuggire Harry. Il rosso scosse la testa. “Nemmeno per sogno! Vi immaginate cos’avrei passato se Fred, George e Ginny avessero scoperto che vi ho abbandonati?! Mi avrebbero rispedito qui a calci in…” cominciò a dire. Hermione lo fermò con uno sguardo fulminante. “E allora dove sei stato?” chiese curiosa Giulia. Ron alzò le spalle. “Nella nuova casa di Bill e Fleur…Villa Conchiglia…” rispose. Per poco la castana cadde dalla sedia. “Hai…hai visto Bill?” farfugliò. Il rosso annuì. “Lui è sempre stato gentile con me…c’è rimasto male quando ha sentito cosa ho combinato, però me l’ha fatta passare liscia, perché è ancora più arrabbiato con qualcun’altra…” raccontò. Voltandosi subito verso Anna. Quest’ultima abbassò lo sguardo. “Così tanto arrabbiato?” sussurrò. “Furibondo è dir poco…anzi, direi più preoccupato…ha tirato un sospiro di sollievo quando gli ho detto che eri sana e salva…” spiegò ancora Ron. La castana iniziò a giocherellare con l’orlo della gonna. Hermione e Giulia si guardarono intenerite. “E lui…come sta? Loro cioè…lui e Fleur…” chiese Anna. Il resto del gruppo strabuzzò gli occhi. Doveva sentirsi davvero in colpa. Non solo aveva chiesto notizie di tutti e due, ma aveva anche chiamato la Delacour senza il soprannome! “Stanno bene…sono entrambi preoccupati per noi…da quello che ho sentito la nostra uscita di scena è stata tragica…a quanto pare hanno messo in giro anche dei volantini con le vostre facce…Bill me li ha descritti: sono proprio brutti! E ovviamente solo Harry è ricercato vivo…” continuò Ron. Il prefetto si portò le mani alla bocca indignato. “Credi che Bill riuscirà a perdonarmi?” sospirò ancora Anna. Il rosso sorrise. Senza nemmeno pensarci si sporse verso di lei e le fece una carezza sulla testa. “Anna, per quanto ti vuole bene Bill penso ti perdonerebbe anche se avadakedavrizzassi qualcuno…” la consolò. La castana si sciolse in un piccolo sorriso. Hermione guardava la scena intenerita. Infondo il vecchio Ron era tornato. Forse era arrivato il momento di fare pace? “Le buone nuove dal mondo di fuori sono sempre ben accette…ora però, lavaggio piatti!” trillò Giulia. Oramai si era impersonata nella perfetta casalinga. “Stavolta tocca a me…” si offrì Harry. Come al solito, il rosso si aggiunse. Mentre loro erano impegnati nel lavare, Giulia ed Anna sistemavano la tavola. Solo allora si accorsero della data sulla radiosveglia sgangherata. Era il 31 dicembre. “Hey ragazzi, è l’ultimo dell’anno!” commentò la prima. Da quando erano partiti il tempo sembrava scorrere più veloce. Eppure non avevano fatto questi gran progressi. I quattro finirono di sistemare per il dopocena, mentre Hermione continuava la sua lettura. Rimasero svegli in un tacito accordo. E a mezzanotte si fecero gli auguri. Per poi passare l’ora successiva a chiacchierare. Fino ad addormentarsi. Infondo, non era un capodanno così brutto. Avevano fatto una buona cena ed erano uniti finalmente. Consapevoli di poter contare sulla loro amicizia.
La neve smise di fioccare per qualche giorno. Quando però il gruppetto riposizionò la tenda vennero investiti da fredde folate di vento. La notte la temperatura calava talmente tanto che nemmeno le fiammelle evocate da Hermione erano sufficienti. Così, oltre alle coperte e agli strati di vestiti, si sedevamo tutti vicini sul letto. Anche se poi ognuno faceva ciò che voleva. Harry e Giulia si erano trovati a condividere le cuffie dell’mp3 di lei. Anna leggeva e perfino Ron aveva ceduto a quelle pagine. Casualmente si sedeva sempre vicino ad Hermione. E se la sentiva tremare, le appoggiava un braccio sulle spalle. All’inizio il prefetto si irrigidiva. Poi iniziò a non farci nemmeno più caso. I giorni passarono senza particolari avvenimenti. Provarono a concentrarsi sui doni lasciati da Silente, come aveva suggerito il rosso la cena di capodanno. Ma non trovarono nulla di rilevante. Quando il tempo iniziò a migliorare, anche i turni di ronda divennero più facili. Anna oramai si era abituata a portarsi dietro un libro. Bacchetta infilata nella cintura borchiata. “Noi andiamo in ricognizione! Magari riusciamo a rifornirci di qualcosa di caldo…” annunciò Hermione. Giulia la seguì subito fuori dalla tenda. La castana era concentrata nella lettura di un libro dalla copertina rossa. “Hey tu, devi fare la guardia, mica stimolare i neuroni…” la prese in giro la seconda. Anna le rifilò solo un grugnito. “Tu si che sei pronta al combattimento Anna!” commentò il prefetto. La castana alzò di poco lo sguardo. “Se non vi dispiace sto leggendo…” le ammonì. Le altre due si guardarono stupite. “È da Twilight che non ti vediamo così concentrata, dobbiamo preoccuparci?” scherzò Giulia. Anna storse il naso. “Devo ricredermi, Hunger Games è mille volte meglio!” precisò. “Non sarai preparata ad un attacco magico, ma almeno se ti perdessi da sola nel bosco saresti capace di sopravvivere…” osservò Hermione. La castana annuì sicura. “Preferirei saper tirare con l’arco, però devo ammettere che ho imparato tante cose…” le diede ragione. Il prefetto la guardò scettica. “Tipo?” chiese divertita Giulia. Anna alzò le spalle. “Tipo…tipo che…che salire sugli alberi è un buon modo di dormire senza che gli altri tributi mi ammazzino nel sonno…” rimbeccò. Hermione scosse la testa. “Mica siamo noi gli altri tributi…non ci dobbiamo uccidere a vicenda…” commentò. La castana sospirò. “Menomale! Non ho proprio voglia di dovervi inseguire in lungo e in largo…non credo ci siano aghi inseguitori nei dintorni…” ghignò. Giulia sorrise e le diede un pugno leggero sulla testa. “Bada agli altri due, Katniss dei miei stivali…noi andiamo a procacciare…” la prese in giro. Anna le fece la linguaccia. “Se lo trovate, portatemi un Gale magari!” chiese. Hermione scosse la testa. “Mi dispiace deluderti, ma non voglio un’altra bocca da sfamare in questa tenda! E poi, semmai un Peeta…” rimbeccò. La castana fece il finto gesto di tagliarsi la gola dal disgusto. Le amiche si avviarono con un sorriso. “Sono contenta che Anna impieghi le sue energie in qualcosa di costruttivo…” esordì poi il prefetto. Giulia annuì. “Anche se a me sembra strana…” osservò. Hermione si fermò ad analizzare un cespuglio di bacche. “L’hai notato anche tu?” la assecondò. Appena l’amica la imitò però il prefetto proseguì. “Non sono buone?” chiese ingenua. “La neve ha congelato tutto…e noi serve qualcosa di sostanzioso…non c’è un paese qui vicino?” rispose Hermione. Giulia alzò gli occhi al cielo. “Mi sembra di si…deve essere a dieci minuti di passo…” ragionò. Il prefetto annuì. “Comunque…riguardo ad Anna…hai visto che giorno è oggi?” riprese il discorso. L’altra annuì. “Fra cinque giorni è il 16 gennaio e lei non ha nominato nemmeno una volta la parola ‘compleanno’…” concordò. Hermione si fermò all’ennesimo cespuglio. “Che non si sia accorta di essere vicina?” provò. Giulia scosse la testa. “Lo sa benissimo…e di norma avrebbe già iniziato a trotterellare da settimane, in modo da non farcelo dimenticare…” le ricordò. Il prefetto scrutò ancora bacche ma non le raccolse nemmeno. “L’anno scorso per i diciassette si è fatta i tatuaggi…forse ricollega tutto a Draco e quindi preferisce non festeggiare…” ipotizzò. La ragazza sospirò. “Anna che non festeggia il compleanno, impossibile! No, non possiamo lasciarlo passare così!” esclamò convinta. Hermione alzò le spalle. “Non possiamo di certo organizzare una mega festa, invitando pure Draco magari…” rimbeccò. Giulia abbassò lo sguardo. “Farei tutto il possibile per riuscire a farli vedere almeno per il compleanno di Anna…forse se mando il Patronus a Piton…” provò ancora. Il prefetto la guardò poco convinta. “Decisamente no…hai ragione…” ritrattò affranta l’altra. Hermione però si picchiettò l’indice sulla guancia. “Non possiamo invitare Draco, è vero…ciò non toglie che una piccola festicciola non ci possa stare…dopotutto con qualche spicciolo in più potremmo riuscire a comprarle almeno dei biscotti…” propose. Giulia iniziò a saltellare contenta. “Ottima idea! Le facciamo una sorpresa!” esclamò entusiasta. Il prefetto sorrise. “Con dolci, musica e un bel regalo…” concordò. L’altra batté le mani entusiasta. Approfittando della ronda per cercare provviste le due iniziarono ad accordarsi sugli atteggiamenti da adottare per il compleanno. Si sarebbero comportati in modo indifferente come l’anno prima, per poi far finire la giornata con una bella festa a sorpresa. Normalmente qualcuno non ci sarebbe caduto due volte, però Anna non era tipo da sospettare dello stesso stratagemma. Quando tornarono alla tenda le due complici fecero sapere il piano anche ad Harry e Ron, che si unirono felici. I giorni successivi fecero di tutto per nascondere i preparativi. Era bello concentrarsi su un obbiettivo che non fosse distruzione e desolazione. Anche se ovviamente i compiti della ricerca non venivano trascurati. Dato però che l’unica che sembrava avere qualcosa di concreto era Hermione, non fu difficile gestire i turni per sviluppare la festa. La castana non sospettava nulla. La mattina del 16 gennaio, venne svegliata come al solito dalle amiche. All’inizio sembrò essere delusa, poi tornò al solito atteggiamento d’indifferenza. Si piazzò fuori dalla tenda a leggere. Cosa che favorì l’organizzazione degli ultimi preparativi. Continuando con le rispettive faccende la giornata passò. In realtà Giulia ed Hermione erano un po’ dispiaciute di festeggiare solo la sera, a tal punto che la prima ebbe la tentazione di farle gli auguri svariate volte. Però sia loro che gli altri due componenti si trattennero. La cena consisteva in spaghetti con prosciutto e panna. Il giorno prima Giulia ed Harry avevano fatto scorta grossa. Volevano concedersi un po’ di lusso, anche se Anna non lo sapeva. “Complimenti Giulia! Cucina eccellente!” la lodò Ron. Anche se oramai lo faceva ogni sera. La ragazza arrossì. Si alzò ed iniziò a sparecchiare. “Chi vuole un po’ di caffè?” propose Harry. La castana alzò le spalle. “A chi tocca la guardia stasera? Anna? Ron?” chiese d’improvviso Hermione. Il rosso si stupì nel sentire il suo nome. La sua bella evitava perfino di chiamarlo ultimamente. “Non c’è luce per leggere a quest’ora…io passo…” sbuffò Anna. Le amiche si guardarono divertite. Si vedeva che stava ripensando all’idea di ignorare il suo compleanno. “Io direi di saltare stasera…” propose ancora il moro. La castana lo guardò dubbiosa. “Già…dopotutto fa ancora freddo e non ci possiamo permettere un malanno…” concordò il prefetto. Giulia le diede una gomitata. “Considerando che qualcuno fra noi da oggi è più vecchio…” aggiunse. Anna si voltò. Hermione sorrise. Con un gesto di bacchetta spense tutte le fiammelle che davano luce alla tenta. “Hey, un blackout!” esclamò la castana. “Ma le fiammelle non vanno ad elettricità…” le ricordò Ron. “Che significa?” biascicò ancora Anna confusa. D’improvviso le fiammelle si riaccesero. In mezzo al tavolo era stato piazzato un pacchetto di biscotti triplo cioccolato. Sulla confezione, scritto a pennarello nero, troneggiava un grande “Buon compleanno Anna”. La castana strabuzzò gli occhi. “Auguri!” esclamò il resto del gruppetto all’unisono. Anna rimase senza fiato. “Pensavi che ce ne fossimo dimenticati, eh sciocchina?” la prese in giro Harry. Dandole un piccolo spintone verso i biscotti. La castana prese il pacchetto e lo strinse fra le braccia. “Purtroppo non abbiamo abbastanza soldi per prenderti un vero regalo, però pensavamo che almeno il dolce ti sarebbe piaciuto…” spiegò intenerita Hermione. Anna si morse il labbro inferiore. Tremò di poco. “Ragazzi io…certo che mi piace…grazie…” biascicò quasi commossa. Ron scosse la testa divertito. Le appoggiò una mano sulla testa e le scompigliò la frangia. “E ora, diamo inizio alla festa!” esordì allegra Giulia. In un secondo la musica riempì la tenda. Erano riusciti a stregare la vecchia radio e ad attaccarci gli mp3. Anna si guardò in giro per qualche minuto. Non riusciva a crederci. Aveva deciso di non dire nulla sul compleanno perché non le sembrava il caso. Nonostante l’umore si fosse sollevato non credeva che i compari avrebbero voluto dare importanza ad una cosa così futile. E sapeva che il suo solito stressare di ogni anno avrebbe solo fatto innervosire. Forse però si sbagliava. Dopotutto erano i suoi amici. “Bhe, non dici nulla? Nemmeno un discorso da diciottenne?” la punzecchiò il prefetto. “Che cosa devo dire? Sono la diciottenne più fortunata del mondo…” iniziò a dire la festeggiata. Giulia scosse la testa divertita. Anna abbassò lo sguardo imbarazzata. “Lo sapete che non sono brava… con…i ringraziamenti…e le esternazioni…smielate…quella è Giulia!” si scusò. Le amiche sorrisero. Senza dire nulla la strinsero in un abbraccio. Ron ed Harry si guardarono. Unendosi subito. Anche se con la loro altezza sovrastavano le tre senza problemi. Quando l’abbraccio fu sciolto iniziò la festa. Giulia iniziò a saltellare per tutta la tenda. Animata dalla musica. Hermione cercò di muoversi senza sembrare un ippopotamo con lo stomaco sottosopra. Anna aprì il pacchetto di biscotti e li offrì agli altri. “Avrei venduto l’anima per questo triplo cioccolato…” biascicò poi in estasi. Gustandosi il primo. Giulia rise. “Non serve Anna…dopotutto, siamo brave ragazze, no?” le fece l’occhiolino. La castana riconobbe la canzone in sottofondo. “The dress is Chanel, the shoes YSL…the bag is Dior, Agent Provocateur…my address today, LA by the way…above Sunset Strip, the hills all the way!” iniziò a canticchiare. Hermione scosse la testa divertita. “My rings are by Webster, it makes their heads twirl…” aggiunse. “They all say, ‘Darling, what did you do for those pearls?’” commentò ancora Giulia. Anna saltò a sedere sul tavolo e accavallò le gambe. “What! I am a good girl!” esclamò finta indignata. Poi le tre scoppiarono a ridere. Harry e Ron le guardarono divertiti. Le scene dei tre uragani mancavano. “E voi due cosa fate li impalati? Avanti, si balla!” esordì Giulia esagitata. Poi si fiondò a prendere per mano Harry per farlo ballare. Ron iniziò a battere le mani. “La festeggiata non può starsene seduta a guardare…” osservò ancora il prefetto. La castana posò i biscotti e saltò giù dal tavolo. “Su le mani Grifondoro! Si fa festa!” si animò. In memoria delle serate passate in Sala Comune con dj Fred e George. Giulia si avvicinò ad Hermione. “Non ha nemmeno commentato l’assenza di alcolici…deve essere proprio contenta…” commentò quest’ultima. In effetti Anna pareva davvero euforica. Era il suo vero atteggiamento di compleanno. Adorava essere festeggiata e divertirsi. Come tutte le ragazze della sua età del resto. “Meglio così…l’ultimo compleanno vi ricordo che l’abbiamo finito spiaccicati sul pavimento…” ricordò poi Ron. Le due ridacchiarono. La musica continuava a riempire la tenda. Anna oramai saltellava in giro e anche Harry si era fatto trascinare. D’improvviso la melodia cambiò. Divenne più lenta. Il rosso si voltò verso il prefetto. Si fece coraggio e si avvicinò. “Mione…vuoi…vuoi concedermi questo ballo?” esordì. Facendo anche un piccolo inchino. Hermione arrossì. Stava per incrociare le braccia al petto e ignorarlo. Ma Anna fu più veloce. Le si precipitò addosso, spingendola fra le braccia di Ron. “Ops…ho perso l’equilibrio!” ghignò poco convinta. Il prefetto scosse la testa imbarazzato. Però non spinse via il rosso. “E va bene…” sospirò arresa. Sul viso di Ron si aprì un enorme sorriso. Le prese la mano e la condusse un po’ più in la. Poi le poggiò le mani sui fianchi mentre lei le metteva sulle sue spalle. Evitando comunque di guardarlo negli occhi. You’re not alone, together we stand, I’ll be by your side…you know, I’ll take your hand. La castana annuì soddisfatta. “Da quando sei cupido? Non vedo le alucce rosa…” la prese in giro Giulia. Anna cacciò fuori la lingua in segno di disgusto. “E spero bene che non mi spuntino mai! Altrimenti, tintura nera e via!” sbottò. Harry scosse la testa divertito. “E poi di che vi stupite? L’ho fatto anche al ballo di Halloween dell’anno scorso…” precisò ancora la castana. Giulia arrossì. “Con me no…” la punzecchiò il moro. Anna lo fulminò con lo sguardo. “A te non serve Potter…sei il Prescelto…” rimbeccò subito, aggiungendo particolare enfasi all’ultima parola. Harry storse il naso. “Cosa sono questi pregiudizi?” commentò divertito. La castana gli fece la linguaccia. “Sbaglio o al seguito avevi sia Ginny che Romilda Vane?” gli ricordò. Il moro alzò gli occhi al soffitto con fare innocente. “Ecco, quindi bocca cucita Potter!” lo zittì Anna trionfante. Giulia trattenne una risata. Da quando le loro litigate si erano trasformate in finti battibecchi erano delle scenette abbastanza buffe. “Ora basta voi due! Piuttosto, biscotto?” li richiamò. Porgendo la scatola alla festeggiata. Questa saltellò felice. When it gets cold and it feels like the end, there’s no place to go…you know, I won’t give in…no, I won’t give in. Intanto, gli altri due cercavano di ballare. O almeno, Ron sperava di non fare schifo, mentre Hermione non si lamentava se le pestava i piedi. Era una situazione abbastanza imbarazzante. E strana. Considerando poi che stavano insieme da mesi. Non avevano nemmeno chiarito cosa fossero. Il prefetto alzò di poco lo sguardo. Incrociando per un attimo le iridi chiare di lui. “Mi dispiace per i tuoi piedi…” si scusò d’improvviso quest’ultimo. Hermione scosse la testa. “Non è nulla…sapevo che rischio correvo a ballare con te…” si lasciò sfuggire. Ron sorrise imbarazzato. “Mi conosci bene oramai…” osservò. Il prefetto si morse il labbro inferiore. “So che sembrerà estremamente presuntuosa come domanda da parte mia ma…non mi hai ancora perdonato?” le chiese il rosso. Hermione sobbalzò. Keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough, we’ll make it through. “Sono tornato da quasi un mese e non mi rivolgi nemmeno la parola…” le fece notare il rosso. Il prefetto avrebbe voluto dirgli di stare zitto e ballare. Però non era corretto. Come non era stato corretto nemmeno il suo comportamento. Evitare di parlargli, rinchiudersi nelle ricerche e cercare di comportarsi come se lui non esistesse non funzionava. “Evidentemente non ho nulla da dirti…” biascicò lei. Le mani di Ron sui suoi fianchi tremarono. “Allora cosa siamo? Devi ammettere che è una situazione piuttosto confusa…” commentò. Hermione abbassò lo sguardo. “Io…non lo so…” sussurrò. Il rosso si decise e, mentre ancora ballavano, le prese il mento con una mano. Obbligandola a guardarlo negli occhi. “Non mi ami più?” le chiese diretto. Il prefetto cercò di liberarsi dalla presa. Just stay strong, ‘cause you know I’m here for you, I’m here for you. “No…certo che no! Io…ti amo ancora…solo che è difficile…” confessò. Ron la guardò dubbioso. Posando di nuovo la mano sul suo fianco. “Se per te abbandonarmi è così facile…chi dice che non succederà ancora? Non sono un giocattolo che puoi buttare via quando ti stanchi di me…” aggiunse Hermione. Il rosso scosse la testa. “È una cosa terribile…tu per me non sei un giocattolo Mione! Non lo sei mai stato!” la corresse sicuro. Il prefetto sospirò. “Eppure io mi sono sentita così…non voglio essere ferita ancora, non da te…perché sei importante…” biascicò. Ron la tirò a se. Appoggiando la guancia sulla testa di Hermione. Immerso fra i suoi ricci castani. “Mi incollerei a te con la supercolla se potesse essere sufficiente per convincerti…” esordì. Il prefetto trattenne un sorriso. “Stupido…” commentò. Nascondendo il viso nel suo petto. Il rosso la strinse ancora. There’s nothing you could say (nothing you could say), nothing you could do (nothing you could do), there’s no other way when it comes to the truthh. “Se continuano così vomito…” soffiò Anna. Lei, Giulia ed Harry erano rimasta in disparte a dividersi i biscotti. Per gustarsi la scena. “Dai, sono carini!” sospirò la seconda. Il terzo scosse la testa. “Alla fine Ron è pur sempre Ron…come si fa ad odiarlo?” commentò divertito. La castana ghignò. “Io lo stavo per affatturare se te lo ricordi bene…” precisò. Giulia le diede un piccolo spintone. “Se dovessimo elencare tutti quelli che hai picchiato o affatturato in diciotto anni, domani mattina saremo ancora svegli…” osservò. Harry rise. Anna fece il dito medio ad entrambi. There’s no other way when it comes to the truth, so keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough, we’ll make it trough. D’improvviso la musica cambiò. Un ritmo più movimentato prese posto del lento. Però Hermione e Ron rimasero abbracciati. “Li abbiamo persi…” decretò infine Anna. Giulia le rubò i biscotti di mano e li poggiò. Poi batté le mani. “Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più in la…sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha!” iniziò a cantare. La castana ed Harry si guardarono poco convinti. Giulia sorrise e prese per le spalle la prima. “Non oserai…” sibilò. “La mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai, il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai!” continuò euforica l’altra. Iniziando a spingere Anna in avanti per iniziare un trenino. “Harry aiuto!!!” lo supplicò. Ma il moro alzò le mani in segno di resa. “Traditore!!” ringhiò quasi la castana. Giulia continuò a spingerla muovendosi a ritmo. “Ma girando la mia terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è!” completò. Alla fine la castana si dovette arrendere. Per ripicca però trottò diritta verso i due piccioncini. Sequestrando Hermione. Senza preavviso la staccò dal rosso e le mise le mani sulle spalle. “Un trenino?!” esclamò sorpresa. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, com'è bello far l'amore io son pronta e tu?” esclamò ancora Giulia. Continuando a guidare le altre due. Harry oramai rideva. Ma appena il trenino gli fu vicino, Anna allungò una mano e lo trascinò in mezzo. Il moro non poté far altro che unirsi. “Tanti auguri, a chi tanti amanti ha! Tanti auguri, in campagna ed in città!” cantò ancora Giulia. Il trenino, oramai a ritmo, si diresse verso l’ultimo componente. Ron non ebbe tempo di fuggire perché Harry lo arpionò subito. Così i cinque continuarono a ballare in fila indiana. Oramai assorbiti dalla canzone e dall’allegria di Giulia. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante farlo sempre con chi hai voglia tu!” proseguì quest’ultima. Hermione scosse la testa divertita. Non ci poteva credere. Scene del genere non capitavano da un sacco. “E se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello, che problemi non ha!” si introdusse Anna. Poi arrivò l’assolo musicale. Il trenino si sciolse, ma Giulia non diede l’opportunità alla festeggiata di scappare. “Tutti dicono che l'amore va a braccetto con la follia, ma per una che è già matta tutto questo che vuoi che sia!” esclamò. Prendendo a braccetto la castana ed iniziando a girare. Harry e Ron iniziarono a battere le mani a tempo. “Tante volte l'incoscienza è la strada della virtù…litigare, litigare per amarsi sempre di più!” continuò Anna. Hermione e il rosso si guardarono. E sorrisero. Subito la castana lasciò Giulia e prese a braccetto il prefetto. Iniziando a far girare anche lei. “Ma girando la mia terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è!” precisò Giulia. Anna ghignò mentre Hermione aveva iniziato a ridere. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, com'è bello far l'amore io son pronta e tu?” completò la prima. “Tanti auguri, a chi tanti amanti ha! Tanti auguri, in campagna ed in città!” ripetè Giulia. Facendo il tipico gesto con la testa a caschè della cantante. “Anna mi gira la testa!” commentò divertito il prefetto. La castana si fermò e guardò Giulia. Poi si fiondarono da Harry e Ron. Prendendoli a braccetto e facendoli girare. Hermione si appoggiò al tavolo. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù! L'importante farlo sempre con chi hai voglia tu!” ricominciò Giulia. La castana fece piroettare ancora il Prescelto. Poi scambiò il partner con l’amica. Il prefetto batteva le mani a tempo. “E se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello, che problemi non ha!” esclamò poi Anna. Fermandosi. Giulia la imitò. Per poi raggiungere Hermione. “Trovi un altro più bello, che problemi non ha!!” conclusero le tre all’unisono. Quando la canzone finì il gruppo esplose in un mare di risate. “Voi siete matte!” commentò fra le risa Ron. Giulia sorrise. “Tutti dicono che l’amore va a braccetto con la follia, ma per…” ricominciò. Anna si fiondò a metterle una mano sulla bocca prima di arrivare al bis definitivo. Anche perché tutto il gruppetto aveva ancora il fiatone. Approfittando della canzone lenta si spostarono al tavolo. “Sembra di essere a una delle vecchie feste in Sala Comune...” commentò poi il rosso. La castana sospirò. Abbandonando la testa sul tavolo. “Già…con meno gente però!” precisò stupidamente. Giulia allungò una mano e le scompigliò i capelli. Anna grugnì. Hermione diede una rapida occhiata alla radiosveglia. “È tardi…forse è meglio se andiamo a dormire…” osservò. La castana sbadigliò sonoramente. “Era decisamente un si…” commentò Harry. Giulia andò a scollegare gli mp3. Anna prese la scatola di biscotti e la abbracciò. “Mica vorrai portarteli a dormire?” chiese curioso il prefetto. La castana annuì convinta. Hermione scosse la testa. “Così se mi sveglio e ho un languorino posso sfamarmi subito!” spiegò poi quasi ovvia Anna. Giulia si stiracchiò e si tuffò sul suo letto. Harry si buttò a pancia in giù nel suo. Mentre la castana si arrampicava sui pioli del letto a castello. Il prefetto stava per fare lo stesso ma Ron la prese per mano. “Dormiamo insieme Mione?” le propose. Hermione sorrise intenerita. Ma scosse la testa. “Non ancora Ron…” sussurrò. Poi si levò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Sciogliendo le loro mani. Il rosso sospirò. Ok, forse non era proprio quello che si aspettava. Però avevano fatto molti progressi. Così, senza obbiettare, andò al letto matrimoniale. “Io spengo eh!” avvertì il prefetto. “Buonanotte!” esclamò Giulia. Ancora un poco euforica. “…‘notte!” biascicò Anna. “Buonanotte…Nox!” rispose infine Hermione. Così ogni fiammella si spense. E il silenzio prese il posto delle note movimentate di qualche minuto prima.
Il silenzio era iniziato da un’ora buona ormai. Di tanto in tanto si poteva sentire il fruscio di coperte. O lo scricchiolio delle molle di un letto. Anna poteva vedere gli altri dormire. Il sonno l’aveva colta solo per la prima mezzora. Poi si era svegliata di soprassalto. Ed ora se ne stava a fissare il soffitto. Le mani ancora strette alla confezione di biscotti. Si sentiva stanca. Eppure non riusciva a riaddormentarsi. La sua parte egoista avrebbe voluto scendere il letto a castello e svegliare Giulia. Le sue ninne nanne erano fenomenali. Mentre la sua parte più razionale la faceva rimanere inchiodata alle coperte. Aveva perfino provato a contare le pecore. Forse una camomilla era una buona soluzione. L’unica cosa che sapeva era che non doveva soffermarsi troppo a pensare. Perché sapeva che quel cuore bastardo che aveva le avrebbe fatto pensare a Draco. Ecco, troppo tardi! I remember tears streaming down your face when I said, I'll never let you go, when all those shadows almost killed your light. La castana scosse la testa. Doveva dormire. Eppure. Chissà cosa stava facendo a quell’ora lo Schiopodo platinato. Il giorno dopo ci sarebbe stata lezione. Quindi stava sicuramente dormendo. Oppure facendo baccano con Blaise e Mark. Chissà poi com’era la vita nella nuova Hogwarts. Piton aveva detto a Giulia che i Grifondoro avevano deciso di lasciare i loro posti vuoi. In Sala Grande, a lezione. Chissà come se la stavano spassando Pansy e Millicent a farla da padrone. Anna sospirò. Era ridotta così male che le mancavano perfino loro. I remember you said, don't leave me here alone, but all that's dead and gone and passed tonight. Anna si girò su un fianco. Il letto scricchiolò. Hermione dormiva beata nel letto a poca distanza. Era rannicchiata in posizione fetale. E stringeva fra le mani il ciondolo di Mark. Probabilmente lei non se ne rendeva conto. Ma lo faceva spesso nel sonno. Forse era per questo che aveva detto di no a Ron. Oppure semplicemente perché doveva ancora fare due conti con l’orgoglio. Lei non le dava torto. Eppure per la prima volta il rosso le faceva tenerezza. Anche se si erano fatti la guerra fino ad un mese prima. Comunque Anna non sapeva cosa si provasse. Se Draco l’avesse trattata in quel modo l’avrebbe picchiato a sangue probabilmente. Al biondino però pareva che gli fossero bastate le loro risse in passato per evitare di pensare anche solo lontanamente al litigio. In effetti loro non avevano mai litigato pesantemente. Just close your eyes, the sun is going down. Certo, le aveva mentito l’anno prima, riguardo al Marchio Nero. All’inizio era mortificata. Avrebbe ricordato per sempre cos’aveva provato quella sera. La prima cosa che aveva pensato era “no, ti prego. Non lui”. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tirare fuori Draco da quella faccenda. Però lei non aveva nessun potere in merito. Era una delle cose che più la faceva infuriare del fatto che Draco fosse un Mangiamorte. Voldemort aveva il controllo sulla sua vita. Invece era un privilegio che doveva avere solo lei. You'll be al right, no one can hurt you now. La castana si stropicciò gli occhi. Poi appoggiò i biscotti e si inforcò gli occhiali. Non si sarebbe di certo addormentata continuando a fare congetture. Così decise di alzarsi. Scese i pioli del letto a castello e si mise gli anfibi. Giulia dormiva della grossa. A pancia in giù, con la testa di lato. La guancia spiaccicata al cuscino. Anna mise la bacchetta nella cintura borchiata e si diresse verso l’uscita. Forse una camminata le avrebbe fatto bene. o anche solo un po’ dell’aria fresca. Quando aprì la tenda però, il vento gelido le schiaffeggiò la faccia. Così decise di appellare il giubbotto e la sciarpa. Perfino i paraorecchi di Jack Skeletron. Come, morning light, you and I'll be safe and sound. Era il diciassette gennaio. Lei aveva diciotto anni. Ed era ricercata. Sembrava un buon inizio per una sorta di diario. D’improvviso si rese conto di non aver ancora scritto nulla sul quadernetto lasciatole da Silente. Infondo non sembrava una cattiva idea. Ci avrebbe pensato la mattina però. Non aveva la forza di scrivere nulla. La castana affondò le mani nelle tasche del chiodo e fece qualche passo fuori. Non nevicava più. Il manto bianco che copriva il terreno era ormai duro e non più immacolato. Anna chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Che però la fece rabbrividire. Si sarebbe presa una broncopolmonite probabilmente. Don't you dare look out your window darling, everything's on fire…the war outside our door keeps raging on. “Stupido Draco…” sussurrò. Mark aveva mandato un biglietto ad Hermione. Piton aveva usato il Patronus e Giulia l’aveva inseguito. E lei? Non era nemmeno sicura che Draco sapesse l’Incanto Patronus. D’improvviso qualcosa le cadde sulla testa. La castana tirò fuori una mano dalla tasca e se lo tolse. Era speranzosa. Quando vide che era solo una foglia la gettò a terra imprecando. “Sono io la stupida…” si corresse. Abbassando lo sguardo sconsolata. Da quando la sua vita era diventata un auto compiangere la mancanza di Draco? Da quando non stava più bene solo con se stessa e le amiche? Infondo le avevano organizzato una bellissima festa e si erano divertiti. Eppure lei avrebbe tanto voluto che ci fosse anche quello Schiopodo Platinato. Quel furetto biondo che l’anno prima si era tatuato la sua iniziale in un gesto d’amore. Hold on to this lullaby, even when the music's gone, gone. ‘Non ti rendi conto delle cose che hai finché non le perdi’ le avevano sempre detto. E ovviamente lei aveva snobbato ogni parola. Perché sarebbe dovuto toccare proprio a lei di perdere qualcosa? Alla fine però era successo. Nonostante avesse sempre considerato Hogwarts la sua vera casa e le sue amiche la famiglia, casa sua le mancava. Anche i piccoli atti di quotidianità come battibeccare con Mary Kate per il bagno o parlare in serpentese per far arrabbiare sua madre. Senza contare la sua altra famiglia. Quella che l’aveva accolta anche se avesse sangue misto. Chissà cosa stavano passando i Malfoy. Chissà come stava Narcissa. Chissà se si fosse presentata alla loro porta. L’avrebbero rinnegata davanti al Signore Oscuro? O l’avrebbero difesa? Anna scosse energicamente la testa. Certamente no. Perché Anna Alvis Haliwell non ne aveva bisogno. Una Haliwell si difende da sola. Come stava sicuramente facendo sua madre in quel momento. Just close your eyes, the sun is going down. Per un attimo la castana ebbe la tentazione di mandare il Patronus alla Tana. Per dire che stava bene. E poi farlo fermare a Villa Conchiglia. Le mancava anche Bill. Sperava davvero che la perdonasse. Come diavolo aveva fatto ad incasinarsi la vita così tanto?! Avrebbe tanto voluto tornare a dormire fra quelle lenzuola verdi e argento. Quella che l’avevano ospitata per gli scorsi tre anni. Chissà se Draco si sentiva solo quanto lei senza avere nessuno accanto nel sonno. Oramai erano abituati a dormire insieme. You'll be alright, no one can hurt you now. L’ennesima folata di vento fece tremare la castana. Così decise di tornare dentro. Avrebbe tanto voluto fare una capatina al villaggio vicino per rubare anche solo una misera sigaretta. Anche se non era molto consigliabile fumare in un bosco. Poi Anna iniziò a guardarsi in giro. Se quello che diceva Giulia era vero, Piton li teneva sottocontrollo. Che la stesse vedendo anche ora? “Non è che vorrei fare la precisina prof…ma si che ricorda che fino a due ore fa era il mio compleanno?” iniziò a dire. Senza rivolgersi ad un punto preciso. Intorno a lei solo le chiome degli alberi mosse dal vento. “Mi pare alquanto scortese non aver ricevuto i suoi auguri…senza contare quelli di Draco…” continuò. Sentendosi un po’ una stupida a parlare da sola. La castana storse il naso. “Spero mi stia ascoltando…perché se è così voglio Draco…ora, qui, un attimo solo! Solo per tirarlo per le orecchie e sgridarlo perché si è dimenticato il mio compleanno…” proseguì. Cercando di mantenere il tono spavaldo. Dopo aver pronunciato ancora ad alta voce il suo nome però, la voce aveva iniziato a vacillare. Come, morning light, you and I'll be safe and sound. “Non chiedo tanto, non le pare? Draco, per dieci minuti…anche solo un’occhiata di sfuggita…un abbraccio…un bacio…” biascicò. Fermandosi giusto prima che il tono diventasse ancora più patetico. Oramai aveva la voce rotta dal tremolio. Anna spostò di poco gli occhiali e si premette le mani congelate sugli occhi. Era decisamente ora di andare a dormire. Iniziò ad avanzare verso la tenda. Fino a quando qualcosa le cadde sulla testa. la castana sbuffò. L’avrebbe incenerita quella stupida foglia! Con una mano prese quel qualcosa e lo tenne stretto. Nel momento in cui lo identificò sentì le lacrime salire. Just close your eyes, you'll be alright. Si voltò subito in cerca di qualcuno. Eppure c’era solo lei nei dintorni. Così si limitò ad aprire il foglio. Era un biglietto. Più grande di quello che aveva ricevuto Hermione. “Non preoccuparti. Buon compleanno stupida. Ti amo, D.” lesse. Un sorriso si aprì sul viso di Anna. Rimase qualche minuto ferma. Poi si asciugò le lacrime con i palmi delle mani. “Grazie…” sussurrò. Sempre senza un punto di riferimento intorno a lei. Poi rientrò nella tenda. Senza sapere che qualcuno, lontano da lei, aveva sorriso nel momento stesso in cui l’aveva vista leggere il biglietto. Come, morning light, you and I'll be safe and sound.

Edited by kikyo91 - 19/3/2013, 02:18
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 19/3/2013, 02:36




Comincio dal finale che mi ha commosso..Anna quanto può essere adorabile? :wub: soprattutto in questi aspetti dolciosi del suo carattere riservati a Draco! Sev è veramente un cavaliere oscuro xD protettore e anche il nuovo "cupido"!xD *-* amore lui <3 (quanto mi manca un bell'incontro tra giulia e sev ç_ç) coooomunque partendo dall'inizio ù.ù Ron almeno per me e in parte anche per herm sta recuperando punti!! :D non è più l'odioso dell'ultimo periodo ci voleva!la situazione stava diventando troppo pesante!.-.
La scena della festicciola per il compleanno di Anna è stata carinissima..i tre uragani non si smentiscono mai!*-* 18 anni!!come sono cresciuteeeeeee ç__ç *piange in un angoletto xD* finalmente con il lento herm e ron si sono chiariti "quasi" definitivamente! :P
Grazie per il nuovo aggiornamento blea *_* visto che hai scritto già il nuovo capitolino aspetto con impazienza!*-* un bacione grandissssssssssssssssssimo! :luv:
p.s ti ho già detto che sei bravissssssssima?ù.ù :luv2:
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4788 views
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