| Ma buonaseeeera *-* anzi, buon giorno/buona notte xD volevo aggiornare ad un'ora umana, ma poi mi sono persa a scrivere e la camomilla mi ha rapito D: si, lo so, questo vuol dire che ho già il prossimo cap pronto, sono sadica. Mi rendo conto che poi in questi capitoli scrivo di un sacco di cose, ma non so più nemmeno io come bilanciarmi con gli eventi D: o scorrono troppo in fretta o troppo lentamente, insomma, la Rolla mi ha fatta penare con sto campeggio .-. Anyway, per farmi perdonare in questo aggiornamento sono 13 pagine di word *^* *indica banco 3 per occhiali* Avvertenze: occitudine (manemmenotanta), esagitazione e biscotti al cioccolato. In questo cap troviamo One More Night (dei Maroon 5 u.u), I'm A Good Girl (di Christina Aguilera, dal film Burlesque **), Keep Holding On (di Avril Lavigne) e Tanti Auguri (di Raffaella Carrà u.u è inutile che mi guardate così, è colpa di Giulia D:) e Safe and Sound (di Taylor Swift). Spero che il capitolo nuovo vi piaccia, buona lettura <3
Trentunesimo Capitolo Il risveglio non fu così traumatico. Anna era stata portata a letto da un’altrettanto assonnata Giulia. Avevano fatto compagnia ad Hermione fino all’ora in cui, anche quest’ultima, aveva deciso di lasciarsi andare al sonno. Come al solito, era stata la prima però ad aprire gli occhi. Il prefetto si era voltata di poco verso il letto matrimoniale. Ron dormiva beatamente. Stava su un lato. Un braccio appoggiato sul materasso. Nella parte vuota vicino a se. Quella che di solito riservava a lei. Hermione scosse la testa. Era decisa a non intenerirsi tanto facilmente. Le aveva dato della traditrice. E quando si era decisa a mettere a tacere l’orgoglio per una stupida notte lui l’aveva presa in giro. Le aveva fatto male. Ma ancor più delle dure parole che le aveva rivolto l’abbandono l’aveva ferita maggiormente. Non sarebbe bastato il suo sguardo da cane bastonato a fargliela passare liscia! Così determinata, il prefetto si alzò e si fiondò a preparare il caffè. Per quella giornata aveva in mente progetti grandiosi. Aveva teorie su cui lavorare e la distruzione del Medaglione aveva risollevato il morale anche a lei. In più era contenta perché non avrebbero dovuto più fare a turno per portarlo. Hermione iniziò a trafficare con l’acqua e la moka. Era talmente concentrata sui prossimi programmi che non aveva nemmeno sentito la radio accendersi. Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh. Non si rendeva nemmeno conto di essere osservata. Così continuò a sistemare tazze, cucchiai e zucchero sulla tavola. Infondo avrebbe dovuto svegliare gli altri in poco tempo. E ad essere sincera non le dispiaceva nemmeno svegliarsi per prima. Si sentiva un po’ mamma in effetti. Quando dovette girarsi per chiudere il coperchio della moka però, si irrigidì. Un rosso famigliare era in piedi all’entrata del cucinino. Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh. Il prefetto cercò di trovare una reazione adeguata. Ma l’unica cosa che le venne fu una smorfia alquanto stupida. Ron sorrise divertito. “Buongiorno Mione…” sussurrò solo. Rimanendo in piedi a fissarla. Hermione divampò. Maledicendosi mentalmente. Doveva rimanere calma! Calma e concentrata. “Giorno Ronald…” biascicò. Con un tono più freddo possibile. You and I go on at each other like we’re going to war, you and I go rough, we keep throwing things and slamming the door. Il sorriso si spense dal viso del rosso. Mentre il prefetto si voltò dandogli la schiena. Ron infilò le mani nelle tasche dei jeans. Si sentiva incredibilmente stupido. Si era dato del cretino mille e più volte per la scenata fatta quella sera. Ma si sentiva ancor più cretino per aver pensato che lei lo avrebbe accolto a braccia aperte. Lui doveva capirlo prima di tutti. Hermione Granger non era un tipo facile. Non lo era mai stata. Ed era anche per questo che a lui piaceva immensamente. You and I get so damn dysfunctional we start keeping score, you and I get sick, yeah I know that we can’t do this no more. Avrebbe potuto darle mille versioni della sua momentanea cecità mentale. Avrebbe potuto scusarsi in tutte le lingue del mondo. Eppure lei non ci sarebbe cascata. Era la strega più intelligente del suo anno dopotutto. E Ron si era decisamente cacciato in un guaio enorme. Anzi, di mastodontiche proporzioni. Non solo l’aveva insultata pesantemente. L’aveva ignorata. L’aveva presa in giro. Ma l’aveva ferita. Aveva ferito il suo orgoglio e il suo cuore. Esattamente come aveva fatto più di un anno prima. Quando, dopo la partita di Quiddich, aveva ricambiato senza ritegno il bacio di Lavanda Brown nella Sala Comune. But baby there you go again, there you go again, making me love you and I stop using my head, using my head, let it all go. Hermione aveva iniziato a versare il caffè nella sua tazza. Aveva scelto la più grande apposta. Anche se le mani le tremavano. Avrebbe tanto voluto scagliare il caffè bollente su quello stupido sorrisino che Ron le aveva rifilato un secondo prima. Che diamine aveva da sorridere? Credeva che un semplice richiamo col suo nomignolo, condito da un tono languido sarebbe bastato a farsi perdonare? Certo che no! Stupido bradipo senza neuroni. Now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you. Il rosso si avvicinò piano. In effetti aveva paura di qualche gesto avventato. Dopotutto la sera prima lo avrebbe schiantato se avesse potuto. Fortuna che Harry le aveva tenuto lontana la bacchetta! Infondo ora che era tornato si sentiva meglio. Essere di nuovo fra i suoi amici, senza Ghermidori alla costole. Aveva anche fatto una chiacchierata con il moro prima di andare a dormire. Mentre le ragazze erano in uno dei loro momenti ‘I Tre Uragani’. L’amico gli aveva confessato della spedizione natalizia, delle parole scambiate con Hermione. E del fatto che nel buio della notte si sentiva spesso il suo singhiozzare. Harry probabilmente gliel’aveva detto per farlo rinsavire. Per rendersi conto di quanto l’aveva fatta star male. E che se lui, Anna e Giulia l’avevano perdonato facilmente, con il prefetto non sarebbe stato così. Ora che si ricordava i racconti della sera prima, poteva notare gli occhi di Hermione. Non erano certo rossi come dopo un pianto, però erano stanchi. E le sue mani tremavano. Che fosse lui a farle questo effetto? So I cross my heart and I hope to die, that I’ll only stay with you one more night. Talmente concentrata com’era ad ignorarlo, il prefetto aveva messo in tavola solo quattro tazze inclusa la sua. Quando se ne accorse sobbalzò e si affrettò a prenderne una quinta. Ron scattò in avanti e fece gli stessi movimenti. Così si trovarono a faccia a faccia. Le mani appoggiate una sull’altra. Hermione arrossì e si staccò immediatamente. Era stato come se la pelle del rosso scottasse troppo. Ron prese la tazza e continuò ad osservarla di sottecchi. Il prefetto se ne stava a debita distanza. Sorseggiando a disagio il suo caffè. Era questo che le provocava ora? Non più abbracci e sorrisi. Solo rancore e dispiacere. Ciò che vedeva nei suoi occhi lo feriva. Però ammetteva che se lo fosse meritato. And I know I said it a milion times, but I’ll only stay with you one more night. “Mione…mi dispiace…” esordì all’improvviso. Senza provare ad avvicinarsi a lei. Probabilmente si sarebbe allontanata ancora di più. E questa era l’ultima cosa che Ron voleva. Hermione tenne stretta la tazza fra le mani. Lo sguardo diretto in un punto imprecisato della tenda. “Lo so che l’ho già detto…però non lo ripeterò mai abbastanza…” aggiunse ancora il rosso. “E fai bene…” soffiò sicuro il prefetto. Ron rabbrividì da quanto quella risposta fosse stata gelida. “Non possiamo…parlarne?” propose. Hermione rivolse le iridi al contenuto della tazza. Il caffè si muoveva agitato. Stava ancora tremando? Try to tell you no, but my body keeps on telling you yes, try to tell you stop, but your lipstick’s got me so out of breath. “Avanti, parla allora…” rimbeccò acida. Il rosso poggiò la tazza sul tavolo. “Io…ecco…mi dispiace Mione…ok, l’ho già detto però è quello che sento! E non lo dico perché è una frase di convenienza…è solo che è vero…mi dispiace…” iniziò a farfugliare. Il prefetto strinse la presa sulla tazza. Eccolo li. Proprio davanti a lei. Il suo bradipo incapace di fare un discorso serio e sensato senza biascicare e ripetersi. Lo conosceva così bene che sapeva, ne era certa, che sarebbe finito così. A dire le solite filastrocche banali per cercare di sedarla. Eppure ci stava riuscendo. Perché a lei tutto ciò sembrava incredibilmente carino. Era un segno che il vecchio Ron era tornato. Il suo Ron. Però non doveva caderci. “Discorso commovente Ronald…” soffiò dura. Il rosso si passò una mano fra i capelli intimidito. Colpito e affondato. I’ll be waking up in the morning, probably hating myself, I’ll be waking up inner satisfied, guilty as hell. “Quello che sto cercando di dirti è che…non credo a una parola di quello che ho detto quella sera…ecco io…non ero in me! Cioè, lo so che sembra la solita scusa da ‘non volevo, l’Horcrux mi ha posseduto’, però è la verità!” ricominciò a dire Ron. Aveva iniziato a battere nervosamente la punta del piede sinistro contro il terreno. Hermione non alzò nemmeno lo sguardo. Sapeva che se l’avesse fatto ci sarebbe caduta in pieno. Controllo Granger, controllo! But baby there you go again, there you go again, making me love you and I stop using my head, using my head, let it all go. “Non so perché…ma quel coso funzionava ancora di più su di me! È come con Anna…faceva venire fuori la mia parte peggiore…e io…” continuò il ragazzo. Il prefetto non gli lasciò il tempo di proseguire. Prese coraggio e si voltò. “Da qualche parte le cose che hai detto l’Horcrux deve averle prese…quindi significa che almeno una volta le hai pensate! Sono stata davvero una stupida...” sbottò spazientita. Ron rimase a bocca aperta. “Non è affatto vero! Lo stupido sono io! Io non penso che tu…non credo che fra te e Mark ci sia qualcosa, anzi! Mi dispiace di averti rubato la collana…ma credimi Mione…quella sera, quando abbiamo dormito insieme io…volevo dirtelo…” si giustificò subito. Quasi in un guaito. Now you’re stuck on my body, on my body, like a tattoo and now I’m feeling stupid, feeling stupid, coming back to you. “E perché non l’hai fatto?” rimbeccò ancora Hermione. Stavolta la voce meno sicura. Il rosso aprì la bocca per replicare. Ma davvero non riuscì a trovare risposta. “Perché, pur sapendo che ci stavo male, non me l’hai detto? Mi hai mentito Ron, guardandomi negli occhi!” inveì ancora il prefetto. Il diretto interessato non riuscì a replicare. Rimase immobile. Con le iridi rivolte ancora verso di lei. “Credevi che nell’istante in cui ti fossi ripresentato qui ti sarei saltata fra le braccia?” sbottò quasi offesa Hermione. Il rosso si limitò ad alzare le spalle. “In effetti volevi saltarmi fra le braccia…per strangolarmi…” commentò poi. Il prefetto ridusse gli occhi in due fessure. “Credi che sia divertente Ronald? Credi che questo sia solo uno scambio di battute? Bhe, io non sto ridendo…” soffiò. “Questo l’avevo notato…” osservò subito Ron. So I cross my heart and I hope to die that I’ll only stay with you one more night. Già il fatto che continuasse a chiamarlo col nome intero non era un buon segno. Hermione non disse più nulla. Ricominciò a bere il suo caffè. Con gli occhi puntati su di lui. Ma in maniera più omicida di quando l’aveva vista pochi minuti prima. Forse l’idea di alzarsi e tentare un approccio diretto non era stata esattamente una buona mossa. Non l’aveva mai vista così infuriata. Anzi no, una volta c’era stata. Quando l’aveva accusata di aver dormito da Mark dopo il loro primo chiarimento. In cui lui non aveva promesso un bel niente e lei aveva sperato. Ripensando a quell’episodio Ron trasalì. And I know I said it a milion times but I’ll only stay with you one more night. Perché ad ogni emozione furente di Hermione lui aveva pronto un ricordo da associarvi? Ciò significava che l’aveva già commesso quell’errore. E lo stava ripetendo. “Dimmi cosa posso fare per farmi perdonare Mione…ti prego, lo sai che non sono mai stato bravo…a…esprimere sentimenti…e quella roba li…” esordì. Allargando le braccia in segno di resa. Il prefetto distolse lo sguardo. “Idiota dalla sfera emotiva di un bradipo…” lo insultò sottovoce. Ron trattenne un sorriso. Era arrossita. “Io ti amo ancora Mione…mi spiace di essere stato un bradipo anche stavolta…ma non voglio buttare via tutto quello che abbiamo passato per delle parole in cui nemmeno credo…” cercò di spiegare. Hermione sospirò rumorosamente. Eccolo li. Un bradipo col cuore in mano. (Ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)Yeah baby give me one more night. “È stato grazie alla tua voce che vi ho trovato! Grazie a te e al Deluminatore di Silente…” iniziò a raccontare. Il prefetto si voltò dubbioso. “La…la mia voce?” boccheggiò. Il rosso sorrise. “La mattina di Natale ero in un pub…e all’improvviso ti ho sentita…” continuò. Hermione cercò di fingersi disinteressata. “E...sentiamo…che cosa avrei detto?” sbuffò. “Il mio nome…mi chiamavi…allora ho acceso il Deluminatore ed è apparsa una sfera…che mi è entrata nel petto…allora ha capito che mi avrebbe condotto da voi…” concluse Ron. Il prefetto poggiò la tazza sul tavolo. Aveva già finito il suo caffè. Come anche la sua volontà di farla pagare al rosso. Ogni sua parola era sincera e lo sapeva. Ma non sapeva come fare a perdonarlo. (ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh)Yeah baby give me one more night. “Se pensi che basti una storiella per intenerirmi, caschi male caro Weasley…” commentò. Cercando di essere più acida possibile. Il rosso la guardò delusa. “Vorresti farmi credere che non ti sono mancato nemmeno una volta?” biascicò. Hermione si morse il labbro inferiore. “Certo che mi sei mancato, Troll che non sei altro! Ma non è così facile passare sopra a tutte le accuse e…alla scenata…e…a tutto!” sbottò. Ron sorrise. “Tu mi sei mancata in ogni istante Mione…quella notte…quando abbiamo dormito insieme…io non volevo essere veramente cattivo…volevo solo averti ancora vicino…” cercò di spiegarsi. Il prefetto scosse la testa. “Insultandomi e scostandomi subito dopo esserti svegliato? Hai un modo molto curioso per dimostrarlo…” rimbeccò subito. Il rosso sospirò. “Ok, forse ero un po’ geloso…” ammise. Hermione lo fulminò con lo sguardo. “Di chi esattamente?” sillabò quasi. (ooh, oh oh oh, ooh ooh ooh ooh) Yeah baby give me one more night. “Di Mark…di Harry…di Anna e Giulia…l’Horcrux mi faceva pensare che mi stessi trascurando…anche se poi ho capito…quanto sono stato insopportabile…” aggiunse Ron. Il prefetto alzò gli occhi al cielo, in un chiaro segno di ‘era ora che lo ammettessi’. “Ti ho trattata male e mi dispiace…vedi, sarà la decima volta che lo dico in un quarto d’ora, miseriaccia!” ripetè il rosso. Hermione sospirò arresa. “Io mi fido di te Mione…e so che non potrei avere strega migliore al mio fianco…” confessò ancora Ron. Il prefetto arrossì. “Era più divertente se ve le davate di santa ragione…” li interruppe Anna. Giulia le tirò un pugno in testa. D’improvviso i due protagonisti si accorsero di essere bellamente spiati. In modo nemmeno tanto nascosto: i due uragani rimanenti se ne stavano beati al limitare del cucinino, insieme a Harry poco più in la. Il trio aveva assistito all’ultimo pezzo di conversazione senza fare il minimo rumore. Hermione divenne paonazza e si voltò di scatto. Dando la schiena a Ron. Quest’ultimo cercò di fare finta di niente. Anche se era diventato del colore dei suoi capelli. La castana li raggiunse e ghignando si versò un’abbondante dose di caffè. Giulia la imitò poco dopo. Sillabando le sue scuse verso l’amica. Il prefetto lasciò la tazza vuota nel lavello e si precipitò fra i soliti appunti e libri. Il resto della combriccola cominciò la colazione. Successivamente Harry e Ron vennero mandati alla ricerca di bacche pressoché inesistenti da Giulia. In modo da far calmare Hermione. Perfino Anna si sentiva dell’umore giusto per rendersi utile. La mattina passò veloce. La neve aveva smesso di cadere ed un fioco sole faceva capolino di tanto in tanto. Rimanendo comunque ovattato a causa delle bianche nubi. Era ora di pranzo ed il prefetto non aveva ancora detto una parola. Si era immersa nelle fiabe di Beda e ogni tanto scribacchiava qualcosa sull’ennesimo foglio. Giulia aveva deciso che era una buona occasione di festeggiare. Dopotutto Ron era tornato e avevano distrutto il medaglione. Così si era impegnata ed aveva iniziato a cucinare il suo solito risotto. Che almeno ricordava qualcosa di allegro a tutti. La castana aveva deciso di preparare il tavolo. Nonostante ci fossero solo i patti, forchette e bicchieri. Aveva appena sistemato i piatti quando il figliol prodigo le si affiancò. “Ti do una mano…” si propose Ron. Anna lo guardò stupita. Aveva iniziato ad abbinare i tovaglioli ai piatti. “Aiutare me non servirà a riconquistare Herm…” lo punzecchiò la castana. Il rosso alzò le spalle. “Non lo faccio per quello…ecco…lo faccio perché voglio davvero aiutarti…” biascicò in imbarazzo. Anna scosse la testa e gli diede un piccolo spintone. Essendo lui molto più alto e robusto non lo fece spostare di un centimetro. Così lei fece finta di niente e continuò ad apparecchiare. Subito fuori all’entrata della tenda Harry si esercitava con la nuova bacchetta. Ma gli resisteva. Era frustrante non avere più la sua. “Basta solo un po’ di pratica…vedrai che andrete d’accordo…” esordì d’improvviso Giulia. Il moro sobbalzò e per poco le infilzò un occhio con la bacchetta. “Non volevo spaventarti…” si scusò poi imbarazzata. Harry scosse la testa. “Scusa tu…è che questo dannato affare non vuole funzionare come si deve!” esclamò. Agitando convulsamente la bacchetta in aria. Giulia scosse la testa divertita. Gli prese delicatamente il polso e cercò di calmarlo. “Se continui così caverai un occhio a qualcuno…” sorrise. Il moro la guardò divertito. “E ricorda, si dice Leviosa, non Leviosà!” imitò. Poi i due lanciarono un’occhiata ad Hermione e Ron. Trattenendo una risata. “Giuliaaa! Quando si mangia? Io ho fame!” brontolò Anna. Iniziando a battere la forchetta sul tavolo. Il prefetto non alzò nemmeno lo sguardo. Prese un libro con la mano libera e lo tirò direttamente alla castana. Quest’ultima lo schivò, ma lo fece con un movimento talmente lanciato che si sbilanciò dalla sedia e cadde. Giulia sospirò. “È pronto Anna…ora a tavola!” li richiamò. I cinque si radunarono al tavolo della cucina. Ron si affrettò a spostare la sedia ad Hermione, ma questa non lo degnò di uno sguardo e si andò a sedere dalla parte opposta. Il rosso alzò gli occhi al soffitto avvilito. Giulia gli batté una mano sulla spalla e gli diede un’abbondante dose di riso. Quando ebbe finito di riempire tutti i piatti si sedette. “Buon appetito!” esclamò entusiasta Harry. Così il gruppetto pranzò con calma e finalmente senza litigi. Ogni tanto il prefetto guardava di sottecchi Ron. E in quei casi Anna dava un calcio da sotto al tavolo al diretto interessato. A fine pasto quest’ultimo aveva una caviglia dolorante. “Miseriaccia Anna, ma che cos’hai nelle zeppe di quegli anfibi, ferro?!” sbottò spazientito. La castana ghignò. Hermione si alzò. Era già diretta agli appunti e ai libri. Ma Giulia la fermò. “Non ti va di condividere cos’hai scoperto stamattina?” le chiese. Il prefetto osservò i compari storcendo il naso. “Devo ancora confermare delle cose…quando ne sarò sicura, vi chiamerò…” la liquidò solo. L’amica non poté fare altro che sorridere arresa. Conosceva il terzo uragano. Quando era così concentrata c’era poco da fare, doveva terminare la sua teoria prima di esporla. Quindi non rimase altro che far tornare il terzo uragano alle sue elucubrazioni. “Per Merlino Giulia, davvero un risotto ottimo!” esclamò ancora Ron. Giulia arrossì. Anna annuì soddisfatta. Per una volta si era fatta una mangiata coi fiocchi. “Fra poco esplodo…” biascicò. Il rosso la guardò divertito. “Anna che si abbuffa…era da quando siamo partiti che non vedevo certe cose…” scherzò. “Oh taci Weasley…sono talmente piena che non riesco nemmeno a cruciarti con lo sguardo…” soffiò acida. Harry scosse la testa divertito. Preso dall’euforia di quel pranzo si offrì di lavare i piatti. Ron lo assecondò in modo da rimanere lontano da Hermione. Forse farla sbollire era la soluzione migliore. Anna cercò di sbirciare gli appunti di quest’ultima, ma ottenne solo un altro libro in testa. La giornata proseguì blanda e la cena (ancora a base di risotto riscaldato) continuò in quell’atmosfera smorzata ma allegra. L’andazzo dei giorni successivi fu sempre lo stesso. I cinque si alternavano nei turni, a parte Hermione che oramai era concentrata e convinta nella sua ricerca. La sua attenzione era rivolta principalmente alle fiabe di Beda e alla biografia di Silente. C’era qualcosa che accomunava entrambi, qualcosa che lei si ricordava di aver già visto. Sottolineava i passi più importanti e li trascriveva. Le amiche avevano rinunciato a partecipare. Sapevano che il prefetto non lo faceva per cattiveria, in realtà sospettavano che fosse per non concentrarsi sul fatto che Ron fosse tornato. E che quindi avrebbe dovuto fare una chiacchierata col suo orgoglio da Granger. Giulia era diventata il cuoco della spedizione, mentre Anna aveva iniziato a divorare ogni libro che le altre avevano preso più di un mese prima. Ovviamente anche i loro spostamenti non si fermavano. Più erano isolati meglio era. Infine Ron ed Harry avevano riscoperto la loro amicizia. “Stufato di carne? Cos’è, Anna ha arrostito uno scoiattolo?” commentò divertito il primo, sedendosi a tavola. La castana gli tirò una gomitata. “Molto spiritoso…avrei preferito i pasticci di Mrs Lovett…” rimbeccò. Giulia sorrise. Quella mattina lei ed Harry erano riusciti a spingersi molto in la dalla nuova postazione ed erano capitati in un piccolo paesello. In due riuscivano a stare comodamente sotto al Mantello. Così erano riusciti ad accaparrarsi un po’ di carne. Ovviamente ad Hermione avevano precisato che l’avevano pagata. Lei lasciava sempre soldi sparsi quando andava in ricognizione in qualche fattoria o negozio. Anna invece aveva saltellato dalla gioia tutto il giorno. “Precisamente bistecca con funghi…è il massimo che la cucina Wyspet ha da offrire stasera…” spiegò Giulia. Iniziando a riempire i piatti. Lo stomaco di Ron brontolò. Doveva ammettere che da quando era tornato c’erano sempre stati dei pasti molto graditi. Appena servita anche la cuoca, il gruppetto si avventò sulla cena. “Santo Cielo Anna, mangia come si deve! Non sei un facocero!” la rimproverò indignata il prefetto. La castana la ignorò e continuò a sbranare la sua carne con ferocia. “Non…bisogna…denigrare i facoceri…Herm!” rimbeccò poi. Con la bocca piena. Hermione si passò una mano sugli occhi esasperata. Ron tentava di mangiare la sua cena con contegno e raffinatezza. Ci provava veramente col cuore. Anche perché la situazione sentimentale non era affatto migliorata. “Io mi sto ancora chiedendo di chi potesse essere la cerva di quella sera…” esordì all’improvviso Harry. Giulia per poco si strozzò con un pezzo di carne. Il prefetto dovette darle qualche colpetto sulla schiena e passarle un bicchiere d’acqua. “In effetti è strano…non ti fa ansia sapere che in giro c’è qualcuno col tuo stesso Patronus, Giulia?” commentò Ron. La ragazza alzò le spalle. “I Patronus cambiano…magari il mio prima non era una cerva…infondo abbiamo imparato ad evocare i nostri Patroni solo al terzo anno no?” gli ricordò. Il moro e il rosso si guardarono. “Quindi sostieni che il tuo sia cambiato nel tempo? Sotto influenza di chi?” chiese dubbioso il primo. Giulia si morse la lingua. Hermione sospirò. “Questo cosa importa? Abbiamo distrutto il medaglione! Magari una volta finita la guerra sapremo chi ringraziare…” si intromise Anna. Il prefetto sorrise senza farsi notare. Ogni tanto anche la castana riusciva a salvarle in corner. “Io credo…ecco che forse dovremo ritentare di analizzare ciò che ci ha lasciato Silente…infondo Herm lo sta facendo e mi pare che sia avendo risultati…” cambiò argomento Giulia. Anna alzò le spalle. “Forse se scrivo sull’agenda mi risponderà…sai che fregatura se le scrivo ‘scusa, sono Anna, mi puoi dire dove sono gli altri Horcrux?’ e lei mi risponde con una mappa…sarei capace di diventare isterica…” ipotizzò. Ron scosse la testa. “A me il Deluminatore è servito…Silente pensava che sarei voluto tornare...il boccino di Harry si spiega perché è un ricordo della prima partita a Quiddich…anche l’agenda e le fiabe…ma il tuo incarto del cioccolatino?” iniziò a ragionare. Giulia sospirò. “Temo che anche questo sia solo un ricordo…il giorno in cui Silente mi disse che la sua canzone preferita era Dreamer di Ozzy, quella che abbiamo cantato al funerale, mangiò un cioccolatino come quello dell’incarto…” raccontò. I ragazzi rimasero qualche minuto in silenzio. “Santo Manson, ora si che ci vorrebbe un dolce! Venderei l’anima per dei biscotti doppio cioccolato…” sospirò infine Anna. Giulia trattenne una risata. “Potevi rubarli dalla dispensa Ron! Non sai che non ci si ripresenta mai a mani vuote?” lo punzecchiò poi la castana. Ron la guardò dubbioso. “Non sei tornato a casa quando sei scappato?” si lasciò sfuggire Harry. Il rosso scosse la testa. “Nemmeno per sogno! Vi immaginate cos’avrei passato se Fred, George e Ginny avessero scoperto che vi ho abbandonati?! Mi avrebbero rispedito qui a calci in…” cominciò a dire. Hermione lo fermò con uno sguardo fulminante. “E allora dove sei stato?” chiese curiosa Giulia. Ron alzò le spalle. “Nella nuova casa di Bill e Fleur…Villa Conchiglia…” rispose. Per poco la castana cadde dalla sedia. “Hai…hai visto Bill?” farfugliò. Il rosso annuì. “Lui è sempre stato gentile con me…c’è rimasto male quando ha sentito cosa ho combinato, però me l’ha fatta passare liscia, perché è ancora più arrabbiato con qualcun’altra…” raccontò. Voltandosi subito verso Anna. Quest’ultima abbassò lo sguardo. “Così tanto arrabbiato?” sussurrò. “Furibondo è dir poco…anzi, direi più preoccupato…ha tirato un sospiro di sollievo quando gli ho detto che eri sana e salva…” spiegò ancora Ron. La castana iniziò a giocherellare con l’orlo della gonna. Hermione e Giulia si guardarono intenerite. “E lui…come sta? Loro cioè…lui e Fleur…” chiese Anna. Il resto del gruppo strabuzzò gli occhi. Doveva sentirsi davvero in colpa. Non solo aveva chiesto notizie di tutti e due, ma aveva anche chiamato la Delacour senza il soprannome! “Stanno bene…sono entrambi preoccupati per noi…da quello che ho sentito la nostra uscita di scena è stata tragica…a quanto pare hanno messo in giro anche dei volantini con le vostre facce…Bill me li ha descritti: sono proprio brutti! E ovviamente solo Harry è ricercato vivo…” continuò Ron. Il prefetto si portò le mani alla bocca indignato. “Credi che Bill riuscirà a perdonarmi?” sospirò ancora Anna. Il rosso sorrise. Senza nemmeno pensarci si sporse verso di lei e le fece una carezza sulla testa. “Anna, per quanto ti vuole bene Bill penso ti perdonerebbe anche se avadakedavrizzassi qualcuno…” la consolò. La castana si sciolse in un piccolo sorriso. Hermione guardava la scena intenerita. Infondo il vecchio Ron era tornato. Forse era arrivato il momento di fare pace? “Le buone nuove dal mondo di fuori sono sempre ben accette…ora però, lavaggio piatti!” trillò Giulia. Oramai si era impersonata nella perfetta casalinga. “Stavolta tocca a me…” si offrì Harry. Come al solito, il rosso si aggiunse. Mentre loro erano impegnati nel lavare, Giulia ed Anna sistemavano la tavola. Solo allora si accorsero della data sulla radiosveglia sgangherata. Era il 31 dicembre. “Hey ragazzi, è l’ultimo dell’anno!” commentò la prima. Da quando erano partiti il tempo sembrava scorrere più veloce. Eppure non avevano fatto questi gran progressi. I quattro finirono di sistemare per il dopocena, mentre Hermione continuava la sua lettura. Rimasero svegli in un tacito accordo. E a mezzanotte si fecero gli auguri. Per poi passare l’ora successiva a chiacchierare. Fino ad addormentarsi. Infondo, non era un capodanno così brutto. Avevano fatto una buona cena ed erano uniti finalmente. Consapevoli di poter contare sulla loro amicizia. La neve smise di fioccare per qualche giorno. Quando però il gruppetto riposizionò la tenda vennero investiti da fredde folate di vento. La notte la temperatura calava talmente tanto che nemmeno le fiammelle evocate da Hermione erano sufficienti. Così, oltre alle coperte e agli strati di vestiti, si sedevamo tutti vicini sul letto. Anche se poi ognuno faceva ciò che voleva. Harry e Giulia si erano trovati a condividere le cuffie dell’mp3 di lei. Anna leggeva e perfino Ron aveva ceduto a quelle pagine. Casualmente si sedeva sempre vicino ad Hermione. E se la sentiva tremare, le appoggiava un braccio sulle spalle. All’inizio il prefetto si irrigidiva. Poi iniziò a non farci nemmeno più caso. I giorni passarono senza particolari avvenimenti. Provarono a concentrarsi sui doni lasciati da Silente, come aveva suggerito il rosso la cena di capodanno. Ma non trovarono nulla di rilevante. Quando il tempo iniziò a migliorare, anche i turni di ronda divennero più facili. Anna oramai si era abituata a portarsi dietro un libro. Bacchetta infilata nella cintura borchiata. “Noi andiamo in ricognizione! Magari riusciamo a rifornirci di qualcosa di caldo…” annunciò Hermione. Giulia la seguì subito fuori dalla tenda. La castana era concentrata nella lettura di un libro dalla copertina rossa. “Hey tu, devi fare la guardia, mica stimolare i neuroni…” la prese in giro la seconda. Anna le rifilò solo un grugnito. “Tu si che sei pronta al combattimento Anna!” commentò il prefetto. La castana alzò di poco lo sguardo. “Se non vi dispiace sto leggendo…” le ammonì. Le altre due si guardarono stupite. “È da Twilight che non ti vediamo così concentrata, dobbiamo preoccuparci?” scherzò Giulia. Anna storse il naso. “Devo ricredermi, Hunger Games è mille volte meglio!” precisò. “Non sarai preparata ad un attacco magico, ma almeno se ti perdessi da sola nel bosco saresti capace di sopravvivere…” osservò Hermione. La castana annuì sicura. “Preferirei saper tirare con l’arco, però devo ammettere che ho imparato tante cose…” le diede ragione. Il prefetto la guardò scettica. “Tipo?” chiese divertita Giulia. Anna alzò le spalle. “Tipo…tipo che…che salire sugli alberi è un buon modo di dormire senza che gli altri tributi mi ammazzino nel sonno…” rimbeccò. Hermione scosse la testa. “Mica siamo noi gli altri tributi…non ci dobbiamo uccidere a vicenda…” commentò. La castana sospirò. “Menomale! Non ho proprio voglia di dovervi inseguire in lungo e in largo…non credo ci siano aghi inseguitori nei dintorni…” ghignò. Giulia sorrise e le diede un pugno leggero sulla testa. “Bada agli altri due, Katniss dei miei stivali…noi andiamo a procacciare…” la prese in giro. Anna le fece la linguaccia. “Se lo trovate, portatemi un Gale magari!” chiese. Hermione scosse la testa. “Mi dispiace deluderti, ma non voglio un’altra bocca da sfamare in questa tenda! E poi, semmai un Peeta…” rimbeccò. La castana fece il finto gesto di tagliarsi la gola dal disgusto. Le amiche si avviarono con un sorriso. “Sono contenta che Anna impieghi le sue energie in qualcosa di costruttivo…” esordì poi il prefetto. Giulia annuì. “Anche se a me sembra strana…” osservò. Hermione si fermò ad analizzare un cespuglio di bacche. “L’hai notato anche tu?” la assecondò. Appena l’amica la imitò però il prefetto proseguì. “Non sono buone?” chiese ingenua. “La neve ha congelato tutto…e noi serve qualcosa di sostanzioso…non c’è un paese qui vicino?” rispose Hermione. Giulia alzò gli occhi al cielo. “Mi sembra di si…deve essere a dieci minuti di passo…” ragionò. Il prefetto annuì. “Comunque…riguardo ad Anna…hai visto che giorno è oggi?” riprese il discorso. L’altra annuì. “Fra cinque giorni è il 16 gennaio e lei non ha nominato nemmeno una volta la parola ‘compleanno’…” concordò. Hermione si fermò all’ennesimo cespuglio. “Che non si sia accorta di essere vicina?” provò. Giulia scosse la testa. “Lo sa benissimo…e di norma avrebbe già iniziato a trotterellare da settimane, in modo da non farcelo dimenticare…” le ricordò. Il prefetto scrutò ancora bacche ma non le raccolse nemmeno. “L’anno scorso per i diciassette si è fatta i tatuaggi…forse ricollega tutto a Draco e quindi preferisce non festeggiare…” ipotizzò. La ragazza sospirò. “Anna che non festeggia il compleanno, impossibile! No, non possiamo lasciarlo passare così!” esclamò convinta. Hermione alzò le spalle. “Non possiamo di certo organizzare una mega festa, invitando pure Draco magari…” rimbeccò. Giulia abbassò lo sguardo. “Farei tutto il possibile per riuscire a farli vedere almeno per il compleanno di Anna…forse se mando il Patronus a Piton…” provò ancora. Il prefetto la guardò poco convinta. “Decisamente no…hai ragione…” ritrattò affranta l’altra. Hermione però si picchiettò l’indice sulla guancia. “Non possiamo invitare Draco, è vero…ciò non toglie che una piccola festicciola non ci possa stare…dopotutto con qualche spicciolo in più potremmo riuscire a comprarle almeno dei biscotti…” propose. Giulia iniziò a saltellare contenta. “Ottima idea! Le facciamo una sorpresa!” esclamò entusiasta. Il prefetto sorrise. “Con dolci, musica e un bel regalo…” concordò. L’altra batté le mani entusiasta. Approfittando della ronda per cercare provviste le due iniziarono ad accordarsi sugli atteggiamenti da adottare per il compleanno. Si sarebbero comportati in modo indifferente come l’anno prima, per poi far finire la giornata con una bella festa a sorpresa. Normalmente qualcuno non ci sarebbe caduto due volte, però Anna non era tipo da sospettare dello stesso stratagemma. Quando tornarono alla tenda le due complici fecero sapere il piano anche ad Harry e Ron, che si unirono felici. I giorni successivi fecero di tutto per nascondere i preparativi. Era bello concentrarsi su un obbiettivo che non fosse distruzione e desolazione. Anche se ovviamente i compiti della ricerca non venivano trascurati. Dato però che l’unica che sembrava avere qualcosa di concreto era Hermione, non fu difficile gestire i turni per sviluppare la festa. La castana non sospettava nulla. La mattina del 16 gennaio, venne svegliata come al solito dalle amiche. All’inizio sembrò essere delusa, poi tornò al solito atteggiamento d’indifferenza. Si piazzò fuori dalla tenda a leggere. Cosa che favorì l’organizzazione degli ultimi preparativi. Continuando con le rispettive faccende la giornata passò. In realtà Giulia ed Hermione erano un po’ dispiaciute di festeggiare solo la sera, a tal punto che la prima ebbe la tentazione di farle gli auguri svariate volte. Però sia loro che gli altri due componenti si trattennero. La cena consisteva in spaghetti con prosciutto e panna. Il giorno prima Giulia ed Harry avevano fatto scorta grossa. Volevano concedersi un po’ di lusso, anche se Anna non lo sapeva. “Complimenti Giulia! Cucina eccellente!” la lodò Ron. Anche se oramai lo faceva ogni sera. La ragazza arrossì. Si alzò ed iniziò a sparecchiare. “Chi vuole un po’ di caffè?” propose Harry. La castana alzò le spalle. “A chi tocca la guardia stasera? Anna? Ron?” chiese d’improvviso Hermione. Il rosso si stupì nel sentire il suo nome. La sua bella evitava perfino di chiamarlo ultimamente. “Non c’è luce per leggere a quest’ora…io passo…” sbuffò Anna. Le amiche si guardarono divertite. Si vedeva che stava ripensando all’idea di ignorare il suo compleanno. “Io direi di saltare stasera…” propose ancora il moro. La castana lo guardò dubbiosa. “Già…dopotutto fa ancora freddo e non ci possiamo permettere un malanno…” concordò il prefetto. Giulia le diede una gomitata. “Considerando che qualcuno fra noi da oggi è più vecchio…” aggiunse. Anna si voltò. Hermione sorrise. Con un gesto di bacchetta spense tutte le fiammelle che davano luce alla tenta. “Hey, un blackout!” esclamò la castana. “Ma le fiammelle non vanno ad elettricità…” le ricordò Ron. “Che significa?” biascicò ancora Anna confusa. D’improvviso le fiammelle si riaccesero. In mezzo al tavolo era stato piazzato un pacchetto di biscotti triplo cioccolato. Sulla confezione, scritto a pennarello nero, troneggiava un grande “Buon compleanno Anna”. La castana strabuzzò gli occhi. “Auguri!” esclamò il resto del gruppetto all’unisono. Anna rimase senza fiato. “Pensavi che ce ne fossimo dimenticati, eh sciocchina?” la prese in giro Harry. Dandole un piccolo spintone verso i biscotti. La castana prese il pacchetto e lo strinse fra le braccia. “Purtroppo non abbiamo abbastanza soldi per prenderti un vero regalo, però pensavamo che almeno il dolce ti sarebbe piaciuto…” spiegò intenerita Hermione. Anna si morse il labbro inferiore. Tremò di poco. “Ragazzi io…certo che mi piace…grazie…” biascicò quasi commossa. Ron scosse la testa divertito. Le appoggiò una mano sulla testa e le scompigliò la frangia. “E ora, diamo inizio alla festa!” esordì allegra Giulia. In un secondo la musica riempì la tenda. Erano riusciti a stregare la vecchia radio e ad attaccarci gli mp3. Anna si guardò in giro per qualche minuto. Non riusciva a crederci. Aveva deciso di non dire nulla sul compleanno perché non le sembrava il caso. Nonostante l’umore si fosse sollevato non credeva che i compari avrebbero voluto dare importanza ad una cosa così futile. E sapeva che il suo solito stressare di ogni anno avrebbe solo fatto innervosire. Forse però si sbagliava. Dopotutto erano i suoi amici. “Bhe, non dici nulla? Nemmeno un discorso da diciottenne?” la punzecchiò il prefetto. “Che cosa devo dire? Sono la diciottenne più fortunata del mondo…” iniziò a dire la festeggiata. Giulia scosse la testa divertita. Anna abbassò lo sguardo imbarazzata. “Lo sapete che non sono brava… con…i ringraziamenti…e le esternazioni…smielate…quella è Giulia!” si scusò. Le amiche sorrisero. Senza dire nulla la strinsero in un abbraccio. Ron ed Harry si guardarono. Unendosi subito. Anche se con la loro altezza sovrastavano le tre senza problemi. Quando l’abbraccio fu sciolto iniziò la festa. Giulia iniziò a saltellare per tutta la tenda. Animata dalla musica. Hermione cercò di muoversi senza sembrare un ippopotamo con lo stomaco sottosopra. Anna aprì il pacchetto di biscotti e li offrì agli altri. “Avrei venduto l’anima per questo triplo cioccolato…” biascicò poi in estasi. Gustandosi il primo. Giulia rise. “Non serve Anna…dopotutto, siamo brave ragazze, no?” le fece l’occhiolino. La castana riconobbe la canzone in sottofondo. “The dress is Chanel, the shoes YSL…the bag is Dior, Agent Provocateur…my address today, LA by the way…above Sunset Strip, the hills all the way!” iniziò a canticchiare. Hermione scosse la testa divertita. “My rings are by Webster, it makes their heads twirl…” aggiunse. “They all say, ‘Darling, what did you do for those pearls?’” commentò ancora Giulia. Anna saltò a sedere sul tavolo e accavallò le gambe. “What! I am a good girl!” esclamò finta indignata. Poi le tre scoppiarono a ridere. Harry e Ron le guardarono divertiti. Le scene dei tre uragani mancavano. “E voi due cosa fate li impalati? Avanti, si balla!” esordì Giulia esagitata. Poi si fiondò a prendere per mano Harry per farlo ballare. Ron iniziò a battere le mani. “La festeggiata non può starsene seduta a guardare…” osservò ancora il prefetto. La castana posò i biscotti e saltò giù dal tavolo. “Su le mani Grifondoro! Si fa festa!” si animò. In memoria delle serate passate in Sala Comune con dj Fred e George. Giulia si avvicinò ad Hermione. “Non ha nemmeno commentato l’assenza di alcolici…deve essere proprio contenta…” commentò quest’ultima. In effetti Anna pareva davvero euforica. Era il suo vero atteggiamento di compleanno. Adorava essere festeggiata e divertirsi. Come tutte le ragazze della sua età del resto. “Meglio così…l’ultimo compleanno vi ricordo che l’abbiamo finito spiaccicati sul pavimento…” ricordò poi Ron. Le due ridacchiarono. La musica continuava a riempire la tenda. Anna oramai saltellava in giro e anche Harry si era fatto trascinare. D’improvviso la melodia cambiò. Divenne più lenta. Il rosso si voltò verso il prefetto. Si fece coraggio e si avvicinò. “Mione…vuoi…vuoi concedermi questo ballo?” esordì. Facendo anche un piccolo inchino. Hermione arrossì. Stava per incrociare le braccia al petto e ignorarlo. Ma Anna fu più veloce. Le si precipitò addosso, spingendola fra le braccia di Ron. “Ops…ho perso l’equilibrio!” ghignò poco convinta. Il prefetto scosse la testa imbarazzato. Però non spinse via il rosso. “E va bene…” sospirò arresa. Sul viso di Ron si aprì un enorme sorriso. Le prese la mano e la condusse un po’ più in la. Poi le poggiò le mani sui fianchi mentre lei le metteva sulle sue spalle. Evitando comunque di guardarlo negli occhi. You’re not alone, together we stand, I’ll be by your side…you know, I’ll take your hand. La castana annuì soddisfatta. “Da quando sei cupido? Non vedo le alucce rosa…” la prese in giro Giulia. Anna cacciò fuori la lingua in segno di disgusto. “E spero bene che non mi spuntino mai! Altrimenti, tintura nera e via!” sbottò. Harry scosse la testa divertito. “E poi di che vi stupite? L’ho fatto anche al ballo di Halloween dell’anno scorso…” precisò ancora la castana. Giulia arrossì. “Con me no…” la punzecchiò il moro. Anna lo fulminò con lo sguardo. “A te non serve Potter…sei il Prescelto…” rimbeccò subito, aggiungendo particolare enfasi all’ultima parola. Harry storse il naso. “Cosa sono questi pregiudizi?” commentò divertito. La castana gli fece la linguaccia. “Sbaglio o al seguito avevi sia Ginny che Romilda Vane?” gli ricordò. Il moro alzò gli occhi al soffitto con fare innocente. “Ecco, quindi bocca cucita Potter!” lo zittì Anna trionfante. Giulia trattenne una risata. Da quando le loro litigate si erano trasformate in finti battibecchi erano delle scenette abbastanza buffe. “Ora basta voi due! Piuttosto, biscotto?” li richiamò. Porgendo la scatola alla festeggiata. Questa saltellò felice. When it gets cold and it feels like the end, there’s no place to go…you know, I won’t give in…no, I won’t give in. Intanto, gli altri due cercavano di ballare. O almeno, Ron sperava di non fare schifo, mentre Hermione non si lamentava se le pestava i piedi. Era una situazione abbastanza imbarazzante. E strana. Considerando poi che stavano insieme da mesi. Non avevano nemmeno chiarito cosa fossero. Il prefetto alzò di poco lo sguardo. Incrociando per un attimo le iridi chiare di lui. “Mi dispiace per i tuoi piedi…” si scusò d’improvviso quest’ultimo. Hermione scosse la testa. “Non è nulla…sapevo che rischio correvo a ballare con te…” si lasciò sfuggire. Ron sorrise imbarazzato. “Mi conosci bene oramai…” osservò. Il prefetto si morse il labbro inferiore. “So che sembrerà estremamente presuntuosa come domanda da parte mia ma…non mi hai ancora perdonato?” le chiese il rosso. Hermione sobbalzò. Keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough, we’ll make it through. “Sono tornato da quasi un mese e non mi rivolgi nemmeno la parola…” le fece notare il rosso. Il prefetto avrebbe voluto dirgli di stare zitto e ballare. Però non era corretto. Come non era stato corretto nemmeno il suo comportamento. Evitare di parlargli, rinchiudersi nelle ricerche e cercare di comportarsi come se lui non esistesse non funzionava. “Evidentemente non ho nulla da dirti…” biascicò lei. Le mani di Ron sui suoi fianchi tremarono. “Allora cosa siamo? Devi ammettere che è una situazione piuttosto confusa…” commentò. Hermione abbassò lo sguardo. “Io…non lo so…” sussurrò. Il rosso si decise e, mentre ancora ballavano, le prese il mento con una mano. Obbligandola a guardarlo negli occhi. “Non mi ami più?” le chiese diretto. Il prefetto cercò di liberarsi dalla presa. Just stay strong, ‘cause you know I’m here for you, I’m here for you. “No…certo che no! Io…ti amo ancora…solo che è difficile…” confessò. Ron la guardò dubbioso. Posando di nuovo la mano sul suo fianco. “Se per te abbandonarmi è così facile…chi dice che non succederà ancora? Non sono un giocattolo che puoi buttare via quando ti stanchi di me…” aggiunse Hermione. Il rosso scosse la testa. “È una cosa terribile…tu per me non sei un giocattolo Mione! Non lo sei mai stato!” la corresse sicuro. Il prefetto sospirò. “Eppure io mi sono sentita così…non voglio essere ferita ancora, non da te…perché sei importante…” biascicò. Ron la tirò a se. Appoggiando la guancia sulla testa di Hermione. Immerso fra i suoi ricci castani. “Mi incollerei a te con la supercolla se potesse essere sufficiente per convincerti…” esordì. Il prefetto trattenne un sorriso. “Stupido…” commentò. Nascondendo il viso nel suo petto. Il rosso la strinse ancora. There’s nothing you could say (nothing you could say), nothing you could do (nothing you could do), there’s no other way when it comes to the truthh. “Se continuano così vomito…” soffiò Anna. Lei, Giulia ed Harry erano rimasta in disparte a dividersi i biscotti. Per gustarsi la scena. “Dai, sono carini!” sospirò la seconda. Il terzo scosse la testa. “Alla fine Ron è pur sempre Ron…come si fa ad odiarlo?” commentò divertito. La castana ghignò. “Io lo stavo per affatturare se te lo ricordi bene…” precisò. Giulia le diede un piccolo spintone. “Se dovessimo elencare tutti quelli che hai picchiato o affatturato in diciotto anni, domani mattina saremo ancora svegli…” osservò. Harry rise. Anna fece il dito medio ad entrambi. There’s no other way when it comes to the truth, so keep holding on, ‘cause you know we’ll make it trough, we’ll make it trough. D’improvviso la musica cambiò. Un ritmo più movimentato prese posto del lento. Però Hermione e Ron rimasero abbracciati. “Li abbiamo persi…” decretò infine Anna. Giulia le rubò i biscotti di mano e li poggiò. Poi batté le mani. “Se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più in la…sono un cuore vagabondo che di regole non ne ha!” iniziò a cantare. La castana ed Harry si guardarono poco convinti. Giulia sorrise e prese per le spalle la prima. “Non oserai…” sibilò. “La mia vita è un roulette i miei numeri tu li sai, il mio corpo è una moquette dove tu ti addormenterai!” continuò euforica l’altra. Iniziando a spingere Anna in avanti per iniziare un trenino. “Harry aiuto!!!” lo supplicò. Ma il moro alzò le mani in segno di resa. “Traditore!!” ringhiò quasi la castana. Giulia continuò a spingerla muovendosi a ritmo. “Ma girando la mia terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è!” completò. Alla fine la castana si dovette arrendere. Per ripicca però trottò diritta verso i due piccioncini. Sequestrando Hermione. Senza preavviso la staccò dal rosso e le mise le mani sulle spalle. “Un trenino?!” esclamò sorpresa. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, com'è bello far l'amore io son pronta e tu?” esclamò ancora Giulia. Continuando a guidare le altre due. Harry oramai rideva. Ma appena il trenino gli fu vicino, Anna allungò una mano e lo trascinò in mezzo. Il moro non poté far altro che unirsi. “Tanti auguri, a chi tanti amanti ha! Tanti auguri, in campagna ed in città!” cantò ancora Giulia. Il trenino, oramai a ritmo, si diresse verso l’ultimo componente. Ron non ebbe tempo di fuggire perché Harry lo arpionò subito. Così i cinque continuarono a ballare in fila indiana. Oramai assorbiti dalla canzone e dall’allegria di Giulia. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, l'importante farlo sempre con chi hai voglia tu!” proseguì quest’ultima. Hermione scosse la testa divertita. Non ci poteva credere. Scene del genere non capitavano da un sacco. “E se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello, che problemi non ha!” si introdusse Anna. Poi arrivò l’assolo musicale. Il trenino si sciolse, ma Giulia non diede l’opportunità alla festeggiata di scappare. “Tutti dicono che l'amore va a braccetto con la follia, ma per una che è già matta tutto questo che vuoi che sia!” esclamò. Prendendo a braccetto la castana ed iniziando a girare. Harry e Ron iniziarono a battere le mani a tempo. “Tante volte l'incoscienza è la strada della virtù…litigare, litigare per amarsi sempre di più!” continuò Anna. Hermione e il rosso si guardarono. E sorrisero. Subito la castana lasciò Giulia e prese a braccetto il prefetto. Iniziando a far girare anche lei. “Ma girando la mia terra io mi sono convinta che non c'è odio non c'è guerra quando a letto l'amore c'è!” precisò Giulia. Anna ghignò mentre Hermione aveva iniziato a ridere. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù, com'è bello far l'amore io son pronta e tu?” completò la prima. “Tanti auguri, a chi tanti amanti ha! Tanti auguri, in campagna ed in città!” ripetè Giulia. Facendo il tipico gesto con la testa a caschè della cantante. “Anna mi gira la testa!” commentò divertito il prefetto. La castana si fermò e guardò Giulia. Poi si fiondarono da Harry e Ron. Prendendoli a braccetto e facendoli girare. Hermione si appoggiò al tavolo. “Com'è bello far l'amore da Trieste in giù! L'importante farlo sempre con chi hai voglia tu!” ricominciò Giulia. La castana fece piroettare ancora il Prescelto. Poi scambiò il partner con l’amica. Il prefetto batteva le mani a tempo. “E se ti lascia lo sai che si fa...trovi un altro più bello, che problemi non ha!” esclamò poi Anna. Fermandosi. Giulia la imitò. Per poi raggiungere Hermione. “Trovi un altro più bello, che problemi non ha!!” conclusero le tre all’unisono. Quando la canzone finì il gruppo esplose in un mare di risate. “Voi siete matte!” commentò fra le risa Ron. Giulia sorrise. “Tutti dicono che l’amore va a braccetto con la follia, ma per…” ricominciò. Anna si fiondò a metterle una mano sulla bocca prima di arrivare al bis definitivo. Anche perché tutto il gruppetto aveva ancora il fiatone. Approfittando della canzone lenta si spostarono al tavolo. “Sembra di essere a una delle vecchie feste in Sala Comune...” commentò poi il rosso. La castana sospirò. Abbandonando la testa sul tavolo. “Già…con meno gente però!” precisò stupidamente. Giulia allungò una mano e le scompigliò i capelli. Anna grugnì. Hermione diede una rapida occhiata alla radiosveglia. “È tardi…forse è meglio se andiamo a dormire…” osservò. La castana sbadigliò sonoramente. “Era decisamente un si…” commentò Harry. Giulia andò a scollegare gli mp3. Anna prese la scatola di biscotti e la abbracciò. “Mica vorrai portarteli a dormire?” chiese curioso il prefetto. La castana annuì convinta. Hermione scosse la testa. “Così se mi sveglio e ho un languorino posso sfamarmi subito!” spiegò poi quasi ovvia Anna. Giulia si stiracchiò e si tuffò sul suo letto. Harry si buttò a pancia in giù nel suo. Mentre la castana si arrampicava sui pioli del letto a castello. Il prefetto stava per fare lo stesso ma Ron la prese per mano. “Dormiamo insieme Mione?” le propose. Hermione sorrise intenerita. Ma scosse la testa. “Non ancora Ron…” sussurrò. Poi si levò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. Sciogliendo le loro mani. Il rosso sospirò. Ok, forse non era proprio quello che si aspettava. Però avevano fatto molti progressi. Così, senza obbiettare, andò al letto matrimoniale. “Io spengo eh!” avvertì il prefetto. “Buonanotte!” esclamò Giulia. Ancora un poco euforica. “…‘notte!” biascicò Anna. “Buonanotte…Nox!” rispose infine Hermione. Così ogni fiammella si spense. E il silenzio prese il posto delle note movimentate di qualche minuto prima. Il silenzio era iniziato da un’ora buona ormai. Di tanto in tanto si poteva sentire il fruscio di coperte. O lo scricchiolio delle molle di un letto. Anna poteva vedere gli altri dormire. Il sonno l’aveva colta solo per la prima mezzora. Poi si era svegliata di soprassalto. Ed ora se ne stava a fissare il soffitto. Le mani ancora strette alla confezione di biscotti. Si sentiva stanca. Eppure non riusciva a riaddormentarsi. La sua parte egoista avrebbe voluto scendere il letto a castello e svegliare Giulia. Le sue ninne nanne erano fenomenali. Mentre la sua parte più razionale la faceva rimanere inchiodata alle coperte. Aveva perfino provato a contare le pecore. Forse una camomilla era una buona soluzione. L’unica cosa che sapeva era che non doveva soffermarsi troppo a pensare. Perché sapeva che quel cuore bastardo che aveva le avrebbe fatto pensare a Draco. Ecco, troppo tardi! I remember tears streaming down your face when I said, I'll never let you go, when all those shadows almost killed your light. La castana scosse la testa. Doveva dormire. Eppure. Chissà cosa stava facendo a quell’ora lo Schiopodo platinato. Il giorno dopo ci sarebbe stata lezione. Quindi stava sicuramente dormendo. Oppure facendo baccano con Blaise e Mark. Chissà poi com’era la vita nella nuova Hogwarts. Piton aveva detto a Giulia che i Grifondoro avevano deciso di lasciare i loro posti vuoi. In Sala Grande, a lezione. Chissà come se la stavano spassando Pansy e Millicent a farla da padrone. Anna sospirò. Era ridotta così male che le mancavano perfino loro. I remember you said, don't leave me here alone, but all that's dead and gone and passed tonight. Anna si girò su un fianco. Il letto scricchiolò. Hermione dormiva beata nel letto a poca distanza. Era rannicchiata in posizione fetale. E stringeva fra le mani il ciondolo di Mark. Probabilmente lei non se ne rendeva conto. Ma lo faceva spesso nel sonno. Forse era per questo che aveva detto di no a Ron. Oppure semplicemente perché doveva ancora fare due conti con l’orgoglio. Lei non le dava torto. Eppure per la prima volta il rosso le faceva tenerezza. Anche se si erano fatti la guerra fino ad un mese prima. Comunque Anna non sapeva cosa si provasse. Se Draco l’avesse trattata in quel modo l’avrebbe picchiato a sangue probabilmente. Al biondino però pareva che gli fossero bastate le loro risse in passato per evitare di pensare anche solo lontanamente al litigio. In effetti loro non avevano mai litigato pesantemente. Just close your eyes, the sun is going down. Certo, le aveva mentito l’anno prima, riguardo al Marchio Nero. All’inizio era mortificata. Avrebbe ricordato per sempre cos’aveva provato quella sera. La prima cosa che aveva pensato era “no, ti prego. Non lui”. Avrebbe dato qualsiasi cosa per tirare fuori Draco da quella faccenda. Però lei non aveva nessun potere in merito. Era una delle cose che più la faceva infuriare del fatto che Draco fosse un Mangiamorte. Voldemort aveva il controllo sulla sua vita. Invece era un privilegio che doveva avere solo lei. You'll be al right, no one can hurt you now. La castana si stropicciò gli occhi. Poi appoggiò i biscotti e si inforcò gli occhiali. Non si sarebbe di certo addormentata continuando a fare congetture. Così decise di alzarsi. Scese i pioli del letto a castello e si mise gli anfibi. Giulia dormiva della grossa. A pancia in giù, con la testa di lato. La guancia spiaccicata al cuscino. Anna mise la bacchetta nella cintura borchiata e si diresse verso l’uscita. Forse una camminata le avrebbe fatto bene. o anche solo un po’ dell’aria fresca. Quando aprì la tenda però, il vento gelido le schiaffeggiò la faccia. Così decise di appellare il giubbotto e la sciarpa. Perfino i paraorecchi di Jack Skeletron. Come, morning light, you and I'll be safe and sound. Era il diciassette gennaio. Lei aveva diciotto anni. Ed era ricercata. Sembrava un buon inizio per una sorta di diario. D’improvviso si rese conto di non aver ancora scritto nulla sul quadernetto lasciatole da Silente. Infondo non sembrava una cattiva idea. Ci avrebbe pensato la mattina però. Non aveva la forza di scrivere nulla. La castana affondò le mani nelle tasche del chiodo e fece qualche passo fuori. Non nevicava più. Il manto bianco che copriva il terreno era ormai duro e non più immacolato. Anna chiuse gli occhi e fece un profondo respiro. Che però la fece rabbrividire. Si sarebbe presa una broncopolmonite probabilmente. Don't you dare look out your window darling, everything's on fire…the war outside our door keeps raging on. “Stupido Draco…” sussurrò. Mark aveva mandato un biglietto ad Hermione. Piton aveva usato il Patronus e Giulia l’aveva inseguito. E lei? Non era nemmeno sicura che Draco sapesse l’Incanto Patronus. D’improvviso qualcosa le cadde sulla testa. La castana tirò fuori una mano dalla tasca e se lo tolse. Era speranzosa. Quando vide che era solo una foglia la gettò a terra imprecando. “Sono io la stupida…” si corresse. Abbassando lo sguardo sconsolata. Da quando la sua vita era diventata un auto compiangere la mancanza di Draco? Da quando non stava più bene solo con se stessa e le amiche? Infondo le avevano organizzato una bellissima festa e si erano divertiti. Eppure lei avrebbe tanto voluto che ci fosse anche quello Schiopodo Platinato. Quel furetto biondo che l’anno prima si era tatuato la sua iniziale in un gesto d’amore. Hold on to this lullaby, even when the music's gone, gone. ‘Non ti rendi conto delle cose che hai finché non le perdi’ le avevano sempre detto. E ovviamente lei aveva snobbato ogni parola. Perché sarebbe dovuto toccare proprio a lei di perdere qualcosa? Alla fine però era successo. Nonostante avesse sempre considerato Hogwarts la sua vera casa e le sue amiche la famiglia, casa sua le mancava. Anche i piccoli atti di quotidianità come battibeccare con Mary Kate per il bagno o parlare in serpentese per far arrabbiare sua madre. Senza contare la sua altra famiglia. Quella che l’aveva accolta anche se avesse sangue misto. Chissà cosa stavano passando i Malfoy. Chissà come stava Narcissa. Chissà se si fosse presentata alla loro porta. L’avrebbero rinnegata davanti al Signore Oscuro? O l’avrebbero difesa? Anna scosse energicamente la testa. Certamente no. Perché Anna Alvis Haliwell non ne aveva bisogno. Una Haliwell si difende da sola. Come stava sicuramente facendo sua madre in quel momento. Just close your eyes, the sun is going down. Per un attimo la castana ebbe la tentazione di mandare il Patronus alla Tana. Per dire che stava bene. E poi farlo fermare a Villa Conchiglia. Le mancava anche Bill. Sperava davvero che la perdonasse. Come diavolo aveva fatto ad incasinarsi la vita così tanto?! Avrebbe tanto voluto tornare a dormire fra quelle lenzuola verdi e argento. Quella che l’avevano ospitata per gli scorsi tre anni. Chissà se Draco si sentiva solo quanto lei senza avere nessuno accanto nel sonno. Oramai erano abituati a dormire insieme. You'll be alright, no one can hurt you now. L’ennesima folata di vento fece tremare la castana. Così decise di tornare dentro. Avrebbe tanto voluto fare una capatina al villaggio vicino per rubare anche solo una misera sigaretta. Anche se non era molto consigliabile fumare in un bosco. Poi Anna iniziò a guardarsi in giro. Se quello che diceva Giulia era vero, Piton li teneva sottocontrollo. Che la stesse vedendo anche ora? “Non è che vorrei fare la precisina prof…ma si che ricorda che fino a due ore fa era il mio compleanno?” iniziò a dire. Senza rivolgersi ad un punto preciso. Intorno a lei solo le chiome degli alberi mosse dal vento. “Mi pare alquanto scortese non aver ricevuto i suoi auguri…senza contare quelli di Draco…” continuò. Sentendosi un po’ una stupida a parlare da sola. La castana storse il naso. “Spero mi stia ascoltando…perché se è così voglio Draco…ora, qui, un attimo solo! Solo per tirarlo per le orecchie e sgridarlo perché si è dimenticato il mio compleanno…” proseguì. Cercando di mantenere il tono spavaldo. Dopo aver pronunciato ancora ad alta voce il suo nome però, la voce aveva iniziato a vacillare. Come, morning light, you and I'll be safe and sound. “Non chiedo tanto, non le pare? Draco, per dieci minuti…anche solo un’occhiata di sfuggita…un abbraccio…un bacio…” biascicò. Fermandosi giusto prima che il tono diventasse ancora più patetico. Oramai aveva la voce rotta dal tremolio. Anna spostò di poco gli occhiali e si premette le mani congelate sugli occhi. Era decisamente ora di andare a dormire. Iniziò ad avanzare verso la tenda. Fino a quando qualcosa le cadde sulla testa. la castana sbuffò. L’avrebbe incenerita quella stupida foglia! Con una mano prese quel qualcosa e lo tenne stretto. Nel momento in cui lo identificò sentì le lacrime salire. Just close your eyes, you'll be alright. Si voltò subito in cerca di qualcuno. Eppure c’era solo lei nei dintorni. Così si limitò ad aprire il foglio. Era un biglietto. Più grande di quello che aveva ricevuto Hermione. “Non preoccuparti. Buon compleanno stupida. Ti amo, D.” lesse. Un sorriso si aprì sul viso di Anna. Rimase qualche minuto ferma. Poi si asciugò le lacrime con i palmi delle mani. “Grazie…” sussurrò. Sempre senza un punto di riferimento intorno a lei. Poi rientrò nella tenda. Senza sapere che qualcuno, lontano da lei, aveva sorriso nel momento stesso in cui l’aveva vista leggere il biglietto. Come, morning light, you and I'll be safe and sound.
Edited by kikyo91 - 19/3/2013, 02:18
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