Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Jealousy, Siamo gelosi quando vediamo l'altro troppo perfetto e noi troppo imperfetti. (G. Soresina)

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Mrs Béà.Snàpé
view post Posted on 26/6/2009, 11:34




Bellissimo qst capitolo! *me si morde in segno di impazienza per il prossimo caitolo*
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 27/6/2009, 01:21




Brava Lete!!
Finalmente abbiamo assistito all'iniziazione di Perdita.Però,non se l'è cavata male,onestamente credevo combinasse un macello!xD

Ah,io l'elfo lo gradirei in verde marcioso,così mi si abbina al portavivande Avery!!xD
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 5/7/2009, 15:44




Capitolo 13



Spinner’s End, 16 luglio 1996. Una e mezza.



Perdita e Piton si smaterializzarono direttamente nel corridoio di casa, giusto in tempo perché la ragazza si appoggiasse alla parete e iniziasse a vomitare quel poco cibo che aveva in corpo.
Piton si accostò stancamente alla parete opposta, appoggiando la testa al muro e chiudendo gli occhi.
Ce l’aveva fatta.
Ce l’aveva fatta.
Espirò lentamente, cercando di non agitarsi, non adesso che tutto era finito.
Il suo cuore riprese lentamente il battito regolare e la mente tornò libera da preoccupazioni e fredda.
Riaprì gli occhi, osservando la Serpeverde che, appoggiata con un braccio alla parete, continuava a essere sopraffatta da conati.
Sbuffò, avvicinandosi a quella piccola figura.
Perdita si confondeva con la parete, nell’oscurità di quel corridoio non illuminato. Esile e bassa, coperta da quel mantello nero. Con una mano appoggiata alla parete mentre l’altro braccio, il sinistro, penzolante lungo il fianco. Debolmente sanguinante.
Con malavoglia il professore le tirò indietro i capelli, abbassandole la testa in attesa che gli spasmi di nausea finissero.
Non era un effetto collaterale del suo incantesimo quello.
Quella era paura.
Vera.
-E’ finita Adams.-
Forse lo aveva mormorato più a se stesso che alla ragazza che, stremata, faceva profondi respiri fra uno sforzo e l’altro, pulendosi frettolosamente il mento sul bordo della maglia.
Piangeva.
Con gli occhi chiusi.
Anche se chiudere gli occhi non le impediva di vedere nella mente l’immagine di quell’uomo sofferente in ginocchio e sentire nelle orecchie il fastidioso ronzio delle sue inutili preghiere.
Severus espirò, troppo stanco perfino per spazientirsi.
Almeno al buio non vedeva quelle lacrime troppo famigliari.
E sperava che quella fosse l’ultima volta che quella sciocca gli mostrava uno spettacolo del genere.
Anche se, anche lui, una volta, si era rannicchiato in quello stesso punto.
***
Spinner’s End, 31 ottobre 1981

Piton si materializzò nel corridoio di casa propria.
Testa china e occhi bassi.
Lily.
Si accasciò a terra.
No, non poteva crederci.
Lily.
Strozzò in gola un singhiozzo che nell’ufficio del Preside non si era concesso, nascondendo il volto fra le mani.
Lily che ride di una sua espressione troppo seria...
Lily che lo consola dopo l’ennesima litigata dei genitori ...
Lily che lo prende in giro per la sua aria concentrata ...
-Lily-
Le lacrime avevano iniziato a scendere lentamente.
Piangeva.
Da quanto tempo non piangeva?
Da quando l’aveva conosciuta.
Lily.
I suoi capelli rossi.
Il suo sorriso sincero.
La sua vita sottile.
Le sue mani piccole e tozze.
I suoi occhi verdi.
-No...-
No, non poteva essere morta.
Non poteva essere morta!
LILY!
Abbassò ancora di più la testa, cercando di scomparire al buio opprimente di quel corridoio.
Black ...
BLACK!
Non lo avrebbe mai, mai perdonato!
E Potter, quello stupido Potter ...!
“Hanno riposto la fiducia nella persona sbagliata” .
No, non la sua Lily.
Lily si fida di tutti.
Aveva avvicinato persino uno come lui.
Non era sua la colpa, non di Lily.
La colpa era di Black, era di Potter, era di Silente, era di Voldemort, era SUA!
Soprattutto sua.
Ma non Lily.
Non la sua Lily!
No, non potevano averla sporcata così.
Non lo meritava.
Non la sua Lily!!!
L’avevano sporcata, tutti.
Prima lui a parole, chiamandola Mezzosangue.
Poi quell’idiota di Potter, toccandola con quelle stesse mani con cui aveva toccato chissà quante altre ragazze.
E ora il Signore Oscuro, con la sua Maledizione.
-Lily...!-
Una bambina che si dondolava in altalena, guardandolo stupita.
Una studentessa che copiava le sue risposte ad un compito ringraziandolo sottovoce.
Un’amica che gli sorrideva incoraggiante durante un’interrogazione.
Una ragazza che arrossiva, consegnandogli un pacchetto verde scuro.
Una strega che rideva, tenendo stretto in mano il suo diploma, concedendogli un’occhiata fugace.
Una donna che sposava un altro.
-Perché...? -
Incassò di più la testa nelle spalle, continuando a piangere in silenzio.
Non doveva andare così.
No, non doveva essere così.
Lui doveva fidanzarsi con Lily, una volta finita la scuola.
Loro dovevano andare a fare un picnic al parco, con lui che prendeva in giro la sua pessima cucina e lei che lo stuzzicava con un rametto, ridendo.
Loro dovevano sposarsi e andare a vivere in quella casa, quella all’incrocio con Hamlet Street.
Quel villino che a lei piaceva tanto perché, diceva, era lontano dal caos del centro e non isolato dal mondo.
Perché c’era un piccolo giardino dove voleva vedere un giorno giocare i suoi figli e salutare la mattina il marito che andava al lavoro.
Perché era il suo, e quindi il loro, sogno.
Ma non c’era mai stato quel “loro”.
E non ci sarebbe più stato un “lei”.
-Lily!-
“Suo figlio è sopravvissuto”.
Doveva farlo sentire meglio?
Il figlio di quell’uomo, di quel mostro che l’aveva allontanata da lui?
Quel bastardo con il sangue di Potter era vivo???
E Lily ...dov’era Lily?
-No...-
Una preghiera strozzata.
Lui, LUI voleva morire.
-Morire ... -
MORIRE!
Perché, perché vivere adesso?
Niente di quello che voleva si era realizzato.
E adesso che Lily era morta niente aveva più un senso.
Perché vivere?
Che motivo c’era?
Perché era morta?
Per quel mostro, per salvare la vita a quell’errore che non doveva nascere!
O doveva nascere, perché Lily lo voleva.
Era lui che non lo aveva mai accettato.
“Suo figlio è vivo. Ha i suoi occhi, esattamente i suoi occhi.”
I suoi occhi...
I suoi occhi puri e sinceri, incastonati nel volto di un altro.
-No...! Lily...-
“Aiutami a proteggere il figlio di Lily.”
Proteggere il figlio di Lily.
Il figlio di UN ALTRO!
La causa della SUA morte!
Ma se lo voleva lei ...
Se era per lei, sì, qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa.
-Cev?-
Piton alzò la testa, osservando la figura contro luce che camminava a fatica verso si lui.
Non si era accorto di averla svegliata.
Non si era accorto che aveva acceso la luce.
Non si era accorto che era scesa dalle scale.
Non gliene fotteva niente.
Voltò la testa, impassibile.
La piccola si stropicciò gli occhi, assonnati, avvicinandosi ancora un po’.
-Ceeev?-
-Vattene.-
Avrebbe difeso il figlio di Lily.
Per lei.
Per l’amore che aveva per la sua Lily.
Ma no, non doveva saperlo nessuno.
“La parte migliore di te”.
No.
Non c’era più nessuna parte migliore.
Era morta.
Quella sera.
Con lei.
Era lei.
La piccola si bloccò, corrugando la fronte, preoccupata.
Cev aveva fatto la voce cattiva...
-Ma... -
-VATTENE!-
Piton aveva voltato la testa di scatto, verso di lei, urlando.
La sua condanna sarebbe stata quella.
Proteggere nell’oscurità l’ombra della donna che amava rincarnata nel figlio del suo peggior incubo.
Ansimava, agitato.
Frustrato.
Perso, come mai prima d’allora.
No, prima non si sarebbe mai perso.
Perché prima c’era lei.
Ma adesso ...
La bambina, spaventata, era caduta a terra e aveva iniziato a piangere rumorosamente mentre lui, distrutto, tornò a nascondere il volto fra le braccia.
***

________________________________________________________________________________

Piton aprì gli occhi, pensieroso.
Era stata solo la sua immaginazione o ...
Ecco!
Di nuovo.
Severus si alzò dal letto, uscendo dalla porta con la bacchetta ben salda in mano.
Da dove veniva quel rumore?
Uscì lento in corridoio, avviandosi con circospezione verso il bagno da dove usciva luce.
Schiuse con due dita la porta, il minimo indispensabile per poter vedere cosa stava succedendo là dentro.
Sbuffò, alzando gli occhi al cielo e riponendo la bacchetta nella tasca del pigiama.
Adams.
-Che stai facendo?-
Perdita alzò di scatto la testa, fissando con occhi pesti e gonfi la figura altera del docente.
-Brucia! Brucia da morire!-
Emise l’ennesimo singhiozzo, tornando a nascondere il volto fra le braccia.
Era seduta per terra, con il braccio sinistro completamente immerso nell’acqua della vasca da bagno quasi straripante. Il rubinetto lasciava scivolare un lento rivolo d’acqua mentre dal Marchio, rosso, uscivano pigri e sottili rivoli di sangue.
Patetico.
-Credi forse che questa messinscena serva a qualcosa?-
Piton sbuffò, lisciandosi con una mano la fronte.
Ma che ore erano?
Non potevano essere passate più di sei, massimo otto ore da quando erano tonati.
Non poteva già farle così male.
Un ennesimo singhiozzo strozzato contro il braccio che le stringeva la spalla.
-Tu non conosci il significato della parola “orgoglio”, vero?-
Orgoglio?
E cosa c’entrava adesso l’orgoglio?
Sentiva un male del diavolo, ‘fanculo all’orgoglio!
Avrebbe fatto qualsiasi cosa per non sentire più niente!
Severus la superò indifferente, iniziando ad armeggiare svogliatamente in un mobile, alla ricerca di qualcosa.
-Continua a uscire sangue ... morirò dissanguata!-
Piton si bloccò, trattenendo una risata. E l’istinto di schiantarla.
Ma quanto era insulsa?
-Magari Adams, sarebbe una fortuna. Per tutti.-
Un singhiozzo più forte della ragazza che adesso, tremava visibilmente.
Che noia.
Piton si alzò, tenendo in mano l’asciugamano che stava cercando e immergendolo senza tanta attenzione nella vasca.
-Le ferite non devono essere immerse nell’acqua se vuoi che si cicatrizzino velocemente. Dovresti saperlo.-
Chiuse il rubinetto e tolse il tappo dello scarico, lasciando che l’acqua, ormai quasi straripante, scendesse gorgogliante nello scarico.
Perdita alzò appena la testa, guardando preoccupata i suoi gesti.
Il professore strizzò l’asciugamano, trattenendo a fatica un’imprecazione quando l’acqua in eccesso gli bagnò gran parte delle maniche e della maglia del pigiama.
-Avanti, dammi il braccio.-
Perdita spalancò gli occhi, tormentata.
Perché?
Cosa voleva farle ancora?
-Adams, non lo ripeterò di nuovo.-
La ragazza, poco convinta, alzò il braccio verso il professore che, facendo attenzione a non toccare il Marchio, lo avvolse nell’asciugamano bagnato.
-Ahia!-
Piton la fulminò, obbligando la ragazza a trattenere altri gemiti.
-Muoviti.-
Severus si alzò, avviandosi impassibile al piano di sotto seguito docilmente da Perdita che, incurante dell’acqua che impregnava l’asciugamano, si stringeva forte la spalla.
La portò in cucina, mettendo un pentolino d’acqua sul fuoco e sparendo nel corridoio.
La Serpeverde si lasciò cadere stancamente sulla sedia.
Basta.
Basta!
BASTA!
Non ne poteva più!
Il braccio le bruciava tanto che sembrava staccarsi, la testa pulsava all’impazzata, una nausea fottuta non le permetteva quasi di respirare...
Perché tutto questo?
Perché lei?
Aprì di scatto gli occhi, sentendo un rumore. Piton, silenzioso al suo fianco, stava estraendo da quella piccola borsa che si portava dietro quando usciva alcune fialette.
Cosa doveva sopportare ancora?
-Togliti l’asciugamano.-
Perdita si ritrasse un po’.
Quello straccio bagnato era l‘unica cosa che le permetteva di non gridare per le fitte di bruciore che sentiva. Perché voleva che lo togliesse?
Piton non riuscì questa volta a trattenersi e, imprecando ad alta voce, le tolse a forza l’asciugamano, lasciando ben visibile il Teschio sul braccio della ragazza.
Era di un rosso accesso.
Rosso fuoco.
La ragazza spalancò gli occhi, fissando alternativamente il suo braccio e quello del professore che si era arrotolato le maniche prima, per strizzare l’asciugamano.
Vederli così vicini...
Perché erano uno nero e l’altro rosso?
Alzò lo sguardo sul docente, incapace di chiederglielo.
Piton si voltò, andando a mettere alcune erbe nell’acqua del padellino, ormai calda.
-Diventerà nero anche il tuo nel giro di quattro, cinque mesi.-
La ragazza si morse un labbro.
Che bella notizia.
Un tatuaggio da malavitoso sul braccio.
Nero, per giunta.
Severus prese una tazza dalla credenza, versandovi il liquido giallastro e mescolando piano.
Eileen beveva sempre camomilla prima di dormire.
Si ricordava la sua tazza con le margherite, color panna.
L’odore dolciastro che invadeva la cucina.
Il suo canticchiare a bocca chiusa un motivetto allegro mentre lui, là vicino, la guardava in estatica contemplazione.
Gli piaceva osservare sua madre muoversi in cucina, elegante e silenziosa.
Gli piaceva sentire il suo continuo e allegro chiacchiericcio.
Gli piaceva vedere il suo sorriso, calmo e malinconico.
-Aspetta che si raffreddi.-
Allungò la tazza alla Serpeverde, iniziando a mescolare in una boccetta due liquidi dagli odori forti e sgradevoli.
Restarono diversi minuti in silenzio.
Perdita ad osservare la tazza, senza il coraggio di toccarla e Severus concentrato su quella boccetta che, a un certo punto, sembrò soddisfarlo.
Senza alcuna espressione il professore prese il braccio della ragazza, stendendolo meglio davanti a sé, mentre intanto versava un po’ di quella sostanza, ora più simile alla gelatina, su una mano.
Lentamente e con delicatezza iniziò ad accarezzarle l’avambraccio, spalmando un sottile strato di crema sui segni rossi.
Perdita gemette, cercando di ritrarre in braccio tenuto però saldamente dal professore.
-BRUCIA! Brucia, brucia tantissimo! Male...!-
-E’ impossibile Adams. Gli attacchi forti di dolore arrivano solo dopo dieci, dodici ore. Adesso siamo appena a metà tempo. Il massimo che puoi sentire è un fastidioso formicolio.-
Piton, impassibile, continuava a cospargere la crema, facendo attenzione a coprire tutti i segni del Marchio.
-A me fa male! Tantissimo! Professore, mi lasci! Mi lasci per favore, basta! Fa male! Fa MALE!-
-SOPPORTA.-
Severus la fulminò con gli occhi, placando all’istante le lamentele della giovane che, sorpresa, si strinse con più forza la spalla.
Aveva esaurito la pazienza.
Al diavolo!
Sapeva che faceva male.
Logico.
Era una ferita magica, impressa nella pelle.
Ma da oggi in poi avrebbe dovuto conviverci.
Doveva abituarcisi.
E già iniziavano male. Aveva resistito appena sei ore senza la medicazione.
Sarebbe stato uno svezzamento più lungo del previsto.
A meno che, come sospettava, non fossero state la paura e l’agitazione che aveva addosso ad aumentare il dolore.
Perdita tornò a fissarsi il braccio. Strano, al bruciore di prima si stava lentamente sostituendo un piacevole frescolino...
Chiuse gli occhi, iniziando a respirare lentamente, cercando di immagazzinare quel momento di tregua da quelle fitte lancinanti.
Una volta soddisfatto, Piton iniziò a avvolgerle una lunga benda bianca attorno al braccio, sempre in silenzio e pensieroso.
La sua prima medicazione gliela aveva fatta Lucius, in qualità di suo Garante.
A Villa Malfoy.
Dove si era trasferito, entusiasta, una volta terminata Hogwarts, per apprendere come diventare Mangiamorte.
In quei ricordi gli sembrava spesso di vedere uno sconosciuto con il suo volto.
-Cos’è successo?-
Finalmente le era tornata una voce normale, non più isterica come prima. Sempre irritante, certo, ma almeno non più roca per il pianto.
-Sei entrata nelle fila dei Mangiamorte.-
Perdita scosse la testa, dubbiosa.
No, non era quello ...
Avvicinò la sedia al professore, preoccupata, mentre lui continuava a bendarle in Marchio.
-Io ... Professore, non sono stata io a uccidere quell’uomo...-
Piton sorrise, beffardo.
Ah, se n’era accorta?
Allora forse non era così stupida come credeva.
-Io ... io lo vedevo ma era... era come se non fossi io ma qualcun altro. Sentivo la mia voce, vedevo i miei movimenti, ma io ... non ero io!-
Strinse con più forza la spalla, agitata mentre Piton fissava la benda con un laccetto, assicurandosi che fosse salda.
-Eri sotto la maledizione Imperius.-
Perdita lo fissò con gli occhi sbarrati mentre lui, impassibile, le metteva la camomilla, ormai fredda, in mano.
-Te l’ho lanciata io prima che uscissimo.
La ragazza, come in trance, portò la tazza alle labbra, iniziando a bere senza però distogliere lo sguardo dall’insegnante.
-Era l’unico modo per farti lanciare l’Avada Kedavra. Non ne saresti stata in grado. Sei troppo debole.-
In silenzio Piton incominciò a riordinare le fiaschette di pozioni nella borsa, attento e concentrato.
-Ma come ...-
-Ti comandavo attraverso la Legilimanzia. Ti avevo ordinato di eseguire i miei ordini quando ti fossero tornati alla mente, cosa che facevo mediante la Legilimanzia. Gli ordini te li avevo dati qui ma tu non potevi eseguirli poiché ti era stato ordinato di farlo quando te ne fossi ricordata.-
Quindi, quando Avery le aveva dato il permesso di uccidere, Piton attraverso la Legilimanzia aveva cercato nella sua mente il ricordo di lui che le ordinava all’entrata di scagliare l’Avada Kedavra.
Operazione difficile e dai tempi diluiti, anche a causa dell’apprendimento dell’Occlumanzia che la ragazza aveva deciso, inconsciamente, di utilizzare anche in quello stato di trance e contro di lui.
Per fortuna era riuscito a superare le sue difese.
Ma il vero problema era stato Mulciber.
Era un gran conoscitore dell’Imperius, il migliore fra loro che sapesse utilizzare quella Maledizione.
Fortunatamente era riuscito a distrarlo, distogliendo la sua attenzione dalla ragazza. E era perfino riuscito a catturare l’interesse anche degli altri Mangiamorte, impedendo che si rendessero conto che qualcosa non andasse.
-Ma, se l’avessero scoperta...-
-Saremmo morti entrambi.-
Certo, pensandosi adesso, era stato un gesto azzardato.
Troppo azzardato.
Per pura coincidenza il Signore Oscuro non era stato presente.
Lui se ne sarebbe accorto subito.
O forse no.
Non sapeva dirlo.
Sapeva solo che era stata una mossa davvero rischiosa.
Lo avrebbe rifatto?
Forse no.
Forse.
Perdita inghiottì a vuoto.
Aveva rischiato la vita per lei?
Lui?
Ma perché?
-E adesso?-
Piton chiuse la borsa, incontrando finalmente gli occhi della ragazza.
-Adesso sei ufficialmente una Mangiamorte. E la tua missione è quella di avvicinare Potter o uno dei suoi amichetti per carpire loro informazioni che potrebbero essere utili al Signore Oscuro. Non agitarti, ho già in mente un piano.-
Perdita aprì la bocca, per non emettere alcun suono e richiuderla, pensierosa.
Era davvero finita?
O il peggio iniziava adesso?
D’istinto si accarezzò il braccio dove il Marchio, addormentato e non più bruciante, le permetteva di essere un po’ più razionale.
-Faremo delle medicazioni ogni due ore all’inizio. Aumenteremo l’intervallo di tempo progressivamente. Vedrai il rossore scurirsi sempre di più fino a quando, una volta diventato completamente nero, non sarà più necessario curarlo e bendarlo. Dovrai fare attenzione una volta tornata a Hogwarts che le tue compagne di dormitorio non lo vedano, ma di questo parleremo nei prossimi giorni.-
Perdita annuì, finendo di bere.
Già, adesso c’erano dei prossimi giorni.
Per lei poteva metterle quella dannatissima crema anche ogni mezzora se questo bastava a non farle sentire male.
-Sentirai delle fitte più forti e improvvise. Non agitarti, è normale all’inizio. Passano subito.-
E quanto aveva riso lui, con Lucius, Mulciber e Avery per quelle fitte?
Quanto lo rendeva orgoglioso quel dolore?
Quanto lo faceva sentire importante, fiero?
E quanto gli bruciavano adesso quei ricordi?
-Va’ a dormire. Verrò io a cambiarti la fasciatura fra due ore.-
Perdita si alzò, indecisa.
Doveva ringraziarlo?
L’aveva salvata...
Però era a causa sua se si era trovata in quella situazione ...
Doveva scusarsi per la scenata?
Ma il braccio le faceva davvero male, non era uno scherzo ...
Piton alzò sprezzante un sopracciglio
-Vuoi dirmi altro?-
Perdita lo fissò negli occhi.
-No.-



Ecco qui la spiegazione del capitolo pecedente... riassumendo Perdita non ha proprio alcun merito!
E' stato Piton a fare tutto.
:lool:
Che ne pensate?

Baci!
 
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Astor
view post Posted on 5/7/2009, 16:11




Che anche io voglio un tatuaggio da malavitoso, che più passa il tempo più getterei Perdita e le sue lamentele in un calderone pieno di olio bollente e che non puoi farmi aspettare sempre così tanto tra un capitolo ed un altro!
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 5/7/2009, 16:18




CITAZIONE (Astor @ 5/7/2009, 17:11)
Che anche io voglio un tatuaggio da malavitoso, che più passa il tempo più getterei Perdita e le sue lamentele in un calderone pieno di olio bollente e che non puoi farmi aspettare sempre così tanto tra un capitolo ed un altro!

Evviva!
Sono riuscita a farti odiare Perdita!
Me felice! :wii:
Per il tatuaggio chiederemo al prof delucidazioni...
Per il tempo fra un capitolo e l'altro... ehm... beh... ops!
XD
 
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try-try
view post Posted on 5/7/2009, 19:31




CITAZIONE
che non puoi farmi aspettare sempre così tanto tra un capitolo ed un altro!

quoto e straquoto
 
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Redshine
view post Posted on 9/7/2009, 21:23




Si, effetivamente questa ragazza è frignona, lamentosa ed isterica, ma non ha avuto una gran possibilità di sciegliere. Comunque, tanti complimenti, soprattutto per le descrizioni di Severus...sono perfette!!! Ti prego però, non lasciarci troppo tempo senza aggiornare!!!
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 12/7/2009, 23:03




Allora, prima di lasciarvi al nuovo capitolo,sono necessarie alcune precisazioni: ringrazio di cuore Astor, Try e Redshine che hanno recensito... vi voglio bene! Ma la notizia migliore dovete ancora sentirla. Pronte? Ho una beta!!! Astor mi ha gentilmente concesso la sua betatura! Ergo, da questo capitolo in poi, la storia presenterà decisamente meno errori e personaggi tenuti IC come solo lei sa fare.

GRAZIE ASTOR!

Capitolo 14


Spinner’s End, 16 luglio 1996.

Il cigolio famigliare della porta d’ingresso gli diede il benvenuto. Piton buttò senza riguardo la borsa per terra, togliendosi stanco il mantello. Bene, Potter era dai Weasley. E stava bene. Soprattutto. Silente era stato chiaro. Sembrava avesse superato il trauma per la morte di Black. Meglio così. La ferita del Preside invece, si era stabilizzata. Quel vecchio pazzo aveva anche la forza di andare in giro a convincere ex professori a tornare a insegnare. Lumacorno sarebbe diventato il novo insegnante di Pozioni. E lui... Difesa. Sospirò, appendendo il mantello all’attaccapanni all’ingresso. La cattedra maledetta era finalmente sua. Neanche il tempo di risolvere un problema che gliene si presentava subito un altro, dannazione!
-Professor Piton ...-
Severus si voltò lentamente, incontrando gli occhi della ragazza che gli sorrise imbarazzata dalla porta del soggiorno.
-Buon ... buongiorno ...-
Piton gli scoccò un’occhiata gelida.
-E’ sera Adams.-
Perdita sbuffò, contrariata. Sempre gentile ... Beh, quel giorno l’umore nero del professore non sarebbe riuscito a farle passare la felicità. Continuando a sfregarsi i capelli con l’asciugamano tornò al divano, sedendosi rumorosamente fra le carte che c’erano sopra. Le lettere. Da quando era lì non ne aveva aperte molte e adesso le era toccato controllare in quali Mary avesse messo i soldi. Aprirle una per una visto che all’esterno non erano datate. Che sfortuna.
-Hai mangiato?-
Piton stava osservando contrariato il caos che quella ragazzina aveva creato nel suo soggiorno. Doveva aver trovato il pacchetto di lettere che aveva lasciato sul tavolino. Metà delle buste adesso giacevano strappate sul pavimento e un’altra parte erano aperte sul divano dove si confondevano con un galeone, molteplici falci e alcuni timidi zellini.
-Ah-ah ...-
Perdita annuì assorta mentre strappava l’ennesima lettera senza neanche leggerla.
-Spero che tu abbia intenzione di riordinare dopo.-
-Ah-ah ...-
Il professore, irritato per le laconiche risposte della ragazzina, decise di andare in cucina a preparasi qualcosa. La ragazza, sentendolo allontanarsi, alzò la testa, guardando le sue spalle sparire in cucina. Ma perché si comportava così? Che antipatico ...Eppure ...eppure era certa di averlo intravisto diverse volte quella notte, mentre le rifaceva la fasciatura, silenzioso. Non l’aveva mai svegliata. E lei si ricordava solo delle mani gentili che la giravano e le placavano il bruciore crescente al braccio con carezze attente. Forse era un sogno. Strappò con decisione l’ennesima lettera nella quale aveva visto anche la firma di Matt. Che nervi ...Non riusciva a capirlo. Lui l’aveva salvata. Era un sogno anche quello? Si scompigliò i capelli bagnati, sorridendo. No, non era un sogno. Era viva. Ce l’aveva fatta. In un modo o nell’altro, era ancora viva.
Viva! Viva! VIVA!
Raccolse frettolosamente le carte gettate per terra e, seminandone un po’ per il corridoio, entrò in cucina, diretta verso la pattumiera. Ecco fatto! Quindici galeoni, ventisette falci e tredici zellini. Sì, poteva ritenersi soddisfatta. Si pulì le mani sui pantaloni, voltandosi con un sorriso ebete stampato in faccia. Piton era al suo solito posto, sorseggiando impassibile una tazza di caffè e squadrandola con aria di sufficienza. La ragazza continuò a guardarlo fisso, mordendosi un labbro. Forse avrebbe dovuto aspettarlo per cena ... Sarebbe stata una cosa carina ... In fondo era suo padre. Beh, nel senso che avevano metà codice genetico in comune, mica altro. Condividevano solo un paio di cromosomi, niente di più. Le cose importanti erano altre ...
-Intendi restare lì a fissarmi ancora per molto Adams?-
La Serpeverde sbatte le palpebre, imbarazzata. Piton la stava osservando con un sopracciglio alzato e la tazza a mezz’aria, con la solita espressione di scherno e superiorità.
-N ... no ... -
Sì, aveva fatto bene a non aspettarlo per cena. DECISAMENTE bene. Si voltò pronta per uscire, maledicendo tutti i suoi pensieri. Che figura! Era sempre il solito. E il solito sarebbe rimasto. Tornò in soggiorno, trovandolo sorprendentemente rassicurante. Perché quel giorno non avrebbe visto randagi tramutati in persone morire alla parete opposta. O schizzi di sangue. O gli occhi di Piton ferirle la mente. Sorrise. Sì, nonostante il dolore al braccio, la stanchezza per i giorni prima e la freddezza di Piton quella era una giornata fantastica. Severus si bloccò, prima di chiederle “gentilmente” perché mai si fosse bloccata così, all’improvviso, impedendogli di raggiungere la sua poltrona. Sorrideva. Sorrideva con quella sua aria stupida e ingenua, accarezzandosi con due dita la spalla e trattenendo quasi il fiato. Ma cosa aveva da sorridere?
-Oh, mi scusi!-
Perdita si spostò velocemente, dandosi mentalmente della stupida per non essersi accorta prima che Piton era dietro di lei, pronto per cambiarle la fasciatura. Si sedette velocemente sul divano, iniziando a srotolare la benda. Lentamente Piton riprese ad accarezzarle il braccio, con movimenti lenti e circolari. Era ... una bella sensazione. Di cura. Di attenzione. Perdita sorrise senza volerlo.
-Non devi far entrare il Marchio a contatto con l’acqua altrimenti è inutile che ti sparga sopra un unguento, non credi?-
-Mi scusi, ma con questi capelli è un disastro. Sono sempre unti. Mary diceva che era stress, secondo me era sfiga. Adesso che ho conosciuto lei so che è stress dovuto a sfiga genetica.-
Perdita gli sorrise, convincendo l’insegnante che non aveva neanche ascoltato quello che aveva detto e che sì, lo avrebbe rifatto presto perché non si ricordava quello che le aveva detto. Ridacchiò fra sé e sé, incapace di restare in silenzio in una giornata speciale come quella. Piton le scoccò un’occhiata truce, incapace di chiedere ulteriori spiegazioni e tornò alla fasciatura. Aveva le braccia sottili e le ossa sporgenti. Come lei.

***

Covo dei Mangiamorte, 20 settembre 1981


Le urla si confondevano con i canti e le risate.
Severus scese lentamente i gradini, afferrando senza pensarci le chiavi della cella e camminando a passo veloce.
Era riuscito a farsi dare quel compito.
Doveva approfittarne.
Pochi minuti da solo con lei prima che morisse.
Era tutto ciò che aveva.
E tutto ciò lo doveva sfruttare al massimo.
Le urla aumentarono, mescolate a singhiozzi convulsi.
Ma niente lacrime, poteva giurarlo.
Anche senza vederla.
Si fermò davanti alla cella, respirando profondamente.
La donna era incatenata alla parete, sorridente verso di lui.
Rise, alzando la testa di scatto e puntando quei dannatissimi occhi verso di lui, per poi sistemarsi in una posizione terribilmente innaturale.
Con un gesto secco si tolse la maschera bianca.
Non voleva più scappare.
Doveva affrontare quello che era successo.
Non era un codardo.
Le sbarre di ferro cigolarono tristi mentre la donna muoveva le catene in modo da crearsi uno strano accompagnamento musicale.
-Vola vola vola ... più non si ferma ... oh, la luuuce! Però... no, in inverno INVERNO! Sciocchi, stupidi scarafaggi... Ah, ah, ah ...-
Piton non fece caso più di tanto alle parole sconnesse che pronunciava.
L’ultima volta non era così.
Bellatrix doveva essersi particolarmente divertita quella notte.
Aprì la borsa, estraendo una pozione e una benda, per poi avvicinarsi cautamente alla donna.
Gli occhi pazzi di lei gli saltarono addosso e quando stava per tamponarle una ferita sul gomito, la sentì divincolarsi selvaggiamente per quanto le era possibile in quello stato.
-FOTTUTI BASTARDI! Voi ... voi ... non avrete mai la lista! Non vi dirò dov’è! Non lo saprete mai!-
Un attimo di lucidità si ritrovò a pensare Piton con tristezza.
L’odio che si vedeva riversato contro altro non era che la prova che gli serviva. Un minimo di lucidità. Un briciolo di ragione le era rimasta.
Altri spasmi. E risa. E singhiozzi.
Severus le afferrò il mento, alzandole la testa e incontrando con dolore i suoi occhi.
Doveva riuscirci.
Ora o mai più.
Entrò nella sua mente con dolcezza, cercando di superare una per una tutte le barriere che gli si ponevano davanti. Ecco, un’altra parete. Dura. Resistente.
Piton cercò di forzare anche quell’ostacolo ma le urla della donna lo riportarono alla realtà, obbligandolo ad allontanarsi carico di insulti.
Altre risate.
Sospirò.
Forse anche superando quella barriera non avrebbe comunque saputo niente. Probabilmente la sua memoria era stata compromessa dalle Cruciatus e dalle torture di quella volta.
O della volta prima.
Però l’Occlumanzia era rimasta.
Forte.
Severus prese una garza, imbevendola di un liquido rosato.
Doveva curarle le ferite gli avevano detto.
Così sarebbe resistita di più quella sera.
L’ultima della sua vita.
Si avvicinò di nuovo, senza molta attenzione, prendendole a forza il braccio e appoggiando sulla ferita fresca la garza.
Un urlo più alto degli altri e movimenti inconsulti.
-LURIDO SCHIFOSO! Lasciami! Lasciami! LASCIAMI!-
Piton si dovette allontanare, imprecando a bassa voce per il morso che gli aveva dato a una mano.
-Non voglio la vostra pietà, vermi! Uccidetemi, uccidetemi pure! Torturatemi! Ma la lista ... non l’avrete mai! MAI! Non saprete mai! E voi ...Azkaban ...-
Altre risate spasmodiche.
-Severus, tutto bene?-
Lucius si era appena affacciato alla cella, disgustato dall’odore immondo e dal sangue sporco della donna.
-Ho sentito delle urla ...-
Piton tornò alla sua borsa, rovistando in cerca di una pozione calmante.
Si obbligò a ghignare.
-Bryson non apprezza le mie cure.-
Malfoy annuì, dubbioso.
-Non ...-
-No.-
Non era successo altro.
Non aveva fatto altro.
L’aveva appena toccata.
Basta.
Non quella volta.
Mai più.
Lucius lo avvertì del poco tempo che gli restava e si allontanò il più velocemente possibile.
Piton tornò verso la donna, che adesso, stranamente calma, lo fissava con aria sorpresa e quasi felice.
-Severus ... Piton? Sei Piton?
***
-Prof, lei sa se ho un secondo nome?-
Beh? Perché si era fermato? E perché aveva fatto quella faccia? Era suo padre, no? Almeno il suo nome lo avrà saputo! Piton riprese lentamente a fasciarle il braccio. Il suo nome ... Così ridicolo e insulso. Eppure così importante.
-No.-

***

Spinner’s End, 9 ottobre 1981

Piton estrasse l’ennesimo libro dal mucchio, sfogliandolo controvoglia e mormorandogli qualche svogliato incantesimo.
La piccola disegnava intanto con qualche pastello sul tavolino del soggiorno, seduta per terra.
Eccolo lì.
Lucrece Emerald Bryson.
Sbuffò gettando il libro nel caminetto e togliendosi la giacca.
Faceva un caldo insopportabile, nonostante la finestra aperta.
Ma quello era l’unico modo che aveva trovato per scoprire il prima possibile dove fosse la lista e liberarsi presto della marmocchia.
Di certo l’elenco era protetto da un incantesimo ignifugo e quindi, se per caso fosse stato protetto da qualche incantesimo per lui troppo potente da sciogliere, la avrebbe trovata lo stesso.
E poi quello era un ottimo modo per tenere impegnata la mente.
Meglio non pensare.
Non pensare a niente.
Non a quello che era successo.
Non a Lily.
Purtroppo restavano ormai pochi scatoloni da controllare.
Aprì l’ennesimo, estraendo una vecchia coppia mangiucchiata dell’ “Amleto”.
Sbuffò, aprendo la copertina e trovando in prima pagina la solita noiosa scritta.
Lucrece Emerald Bryson.
Che razza di nome ...
E che strana mania quella di scrivere su ogni libro il proprio nome.
Dopo aver pronunciato poco convinto le solite maledizioni, gettò anche quel libro nel fuoco che lo accettò ben volentieri.
Silente aveva detto che stava cercando nel modo sbagliato ...
Ma in che altro modo poteva cercare?
Non aveva nessun indizio, nessun fottutissimo indizio che lo potesse portare a quella lista.
Tirò fuori dallo scatolone l’ennesimo libro, senza guardare.
Oh, meraviglioso.
Un libro per bambini.
“Vola, vola, vola ...”
L’immagine di una streghetta sorridente su una scopa lo salutava dalla copertina in movimento mentre, ogni tanto, una timida ape rosa le iniziava a ronzare contenta attorno.
Sospirò, maledicendo la sua precisione che lo obbligava a controllare anche quel testo.
Ed eccola lì.
La solita calligrafia.
Con un nome diverso.
Perdita Pyrite Bryson.
Ah, ecco come si chiamava la bambina.
Ed ecco perché ogni tanto, parlando di sé in terza persona, diceva “Per”.
Bryson doveva essere già impazzita quando le aveva scelto quel nome.
Un personaggio shakespeariano e una pietra.
Proprio come lei.
Emerald, coma la pietra preziosa. Come il verde dannato dei suoi occhi.
Lucrece, la protagonista di un poema narrativo dello scrittore. L’eroina che aveva portato alla cacciata dei Tarquini da Roma. Un nome tragico, che già racchiudeva dentro di sé il proprio destino.
Certo, un nome originale, ma comunque sopportabile.
Non ridicolo come quello della piccola che adesso, stanca per la tarda ora, sonnecchiava con la testolina appoggiata al tavolo.
Pyrite, l’oro degli sciocchi. La pietra scambiata spesso per oro ma che in realtà ne è solo una pallida imitazione. Una cosa apparentemente preziosa, ma in realtà senza alcun valore.
Come la lista che stava cercando, pensò con rammarico.
Preziosa per i Mangiamorte che volevano scoprire se ci fossero traditori fra loro e senza valore per gli Auror che non potevano utilizzare quei dati come prove nei processi.
E terribilmente preziosa per lui.
Perdita, la principessa smarrita del “Racconto d’Inverno”. Una stupida commedia shakespeariana in cui una neonata veniva creduta illegittima per una sciocca questione di gelosia e abbandonata dal padre. Come ogni commedia che si rispetti però la bella principessa verrà ritrovata. E tutti vissero per sempre felici e contenti.
Se solo anche lui avesse trovato quella lista...
Corrugò appena la fronte, incredulo del pensiero appena fatto.
Un indizio?
Che quelli fossero degli indizi lasciati dalla Bryson per far ritrovare la lista agli Auror?
Una cosa senza valore, come la pirite, persa e poi ritrovata, perdita.
Che davvero intendesse indicare la lista?
No, era follia.
Bryson non avrebbe mai ...
Ma… e se fosse stato vero?
Ma dove poteva trovarla?
Un titolo gli risuonò nella mente.
“Racconto d’inverno”.
La sua Pirite, la lista, era dove c’era Perdita, un personaggio del “Racconto d’Inverno”.
Piton rovesciò la scatola, agitato, incurante di aver svegliato la bambina che adesso lo guardava in modo torvo e minaccioso perché aveva interrotto i suoi sogni.
Lo aveva visto ...
Lo aveva visto quel libro ...
Eccolo!
La copertina consumata, le pagine giallognole e un nome.
Perdita Pyrite Bryson.
L’unico libro da adulti con il nome della piccola.
Piton sospirò, stringendo fra le mani quel sottile libricino.
Non aveva neanche bisogno di controllare.
Era lì.
Ne era sicuro.

***

-Peccato ... tutti miei compagni hanno due nomi. E poi sono stufa che la gente sbagli a pronunciarlo e dica Pirditha. E’ un nome stupido e inutile. Speravo di poterlo sostituire con il secondo ...-
Come aveva fatto Matt.
Piton finì la fasciatura, controllando di averla fissata abbastanza. Perdita sorrideva, ancora più felice che quel bruciore latente che sentiva continuamente fosse stato quasi completamente zittito dalla medicazione. Severus tornò alla sua poltrona, pensieroso, e iniziò a leggere un libro, interrotto da chissà quanto tempo. La Serpeverde lo fissò, sorridendo a se stessa sovrappensiero. Fastidiosa. Terribilmente fastidiosa.
-E adesso?-
Piton alzò appena gli occhi dal libro, osservandola annoiato.
-Adesso cosa?-
-Cosa accadrà?-
Non sembrava affatto preoccupata. Solo ...curiosa.
-Sei un’infiltrata ad Hogwarts fra gli studenti così come io lo sono fra gli insegnanti e l’Ordine della Fenice.-
Voltò lentamente pagina, rubacchiando qualche parola da quel libro che, ormai, conosceva a memoria. Come tutti gli altri che aveva lì, del resto.
-Quindi sono una spia?-
-Esattamente.-
-E cosa spio?-
La fissò, leggermente più infastidito.
-Potter.-
-Oh ...-
Perdita incrociò le gambe sul divano, pensierosa. Certo Potter non le era simpatico, anzi, ma anche l’idea di spiarlo era migliore di quello che l’aveva attesa il giorno prima. In fondo, era viva. Se il costo era quello di fare da badante a quell’idiota, ne valeva la pena.
-E perché devo spiare Potter?-
Severus chiuse il libro. Non sarebbe andato avanti con la lettura quella sera, lo aveva capito.
-Per una profezia.-
Che lui, LUI aveva riferito.
E per la quale lei, LEI si era sacrificata.
-Quella di cui parlava la Gazzetta?-
-Precisamente.-
Gli occhi poco intelligenti ancora fissi su i lui della ragazza lo convinsero a continuare.
-Secondo questa profezia Potter è l’unico in grado di sconfiggere l’Oscuro Signore. Per questo tu dovrai sorvegliarlo.-
Ah, adesso era più chiaro! O no?
-Per impedirglielo?-
Piton alzò un sopracciglio stringendo convulsamente nelle mani la copertina del libro che leggeva prima. Stava scherzando, vero? A giudicare da quell’espressione no, non stava scherzando. Che Salazar l’aiutasse.
-No ... ovviamente no. Questo è ciò che dovrai far credere ai Mangiamorte.-
A dire il vero non aveva capito. Ma lei non era una Mangiamorte? E allora perché doveva tramare contro i Mangiamorte? L’espressione scura di Piton le suggerì di non approfondire il discorso.
-E come farò a sorvegliare Potter?-
-Ti avvicinerai a lui o, meglio, a uno dei suoi amichetti. Potter è troppo prevenuto, non legherebbe mai con una Serpeverde. Direi che il candidato ideale per questa farsa è Weasley.-
Weasley ...cosa? La donnola? No no no no no no no ...
-Cosa? Cioè, cosa devo fare con Weasley? “Legare”... cosa?-
-Diventargli amica ed estorcergli informazioni senza che se ne accorga.-
La solita voce piatta e melliflua, leggermente annoiata ma sempre, sempre, canzonatoria.
-Non dovrò mica andarci a letto, vero?-
Piton non riuscì a trattenere un sorriso. Davvero era riuscito a far entrare una persona del genere fra i temutissimi Mangiamorte? Era più in gamba di quanto pensasse.
-Le modalità per giungere a queste informazioni sono molteplici e non necessariamente di natura amorosa anche se, pensandoci bene, una tattica del genere con uno come Weasley potrebbe funzionare ...-
Perdita represse un conato al solo pensiero. Certo, meglio dello Sfregiato, ma... Weasley!
-Piuttosto faccio sesso con la Mezzosangue ...-
Piton si irrigidì sulla poltrona, fulminandola con lo sguardo.
-Non.Pronunciare.Quella.Parola.-
Troppi ricordi.
Troppe ferite.
La ragazza lo fissò sorpresa. Perché no? Cioè, non pensava che Piton fosse purista ... “sesso” era una parola normale, neanche troppo volgare!
-E comunque è una pessima idea. Granger è una ragazza intelligente, potrebbe capire tutto. Anzi, ti converrà starle il più lontano possibile.-
Lei prima stava scherzando ... non si sarebbe mai fatta la Mezzosangue, neanche sotto Cruciatus! Beh, forse sotto Crucitatus sì, ma non era quello il caso!
-Weasley è il soggetto migliore.-
Perdita storse il naso, contrariata. Che schifo. Avvicinare un Grifondoro. Un Weasley poi. Con QUEI vestiti...
Un leggero picchiettio contro la finestra impedì alla ragazza di ribattere. Un gufo reale era in attesa. Piton andò ad aprire e, dopo aver mormorato il contro incantesimo per poter aprire la finestra, prese le lettere, un bel pacchetto quel giorno, e iniziò a dividerle. La Serpeverde era in trepidante attesa ma preferiva tenersi a debita distanza, onde evitare qualsiasi vicinanza con l’animale. Piton tornò a sedersi alla sua poltrona, lasciando la finestra aperta e senza incantesimo. Tanto ormai non poteva più scappare da nessuna parte. Ogni due ore doveva cambiare la fasciatura e, senza quella, non sarebbe andata lontano. E poi aveva come la sensazione che, quel giorno, non fosse così impaziente di andarsene come per gli altri.
-Tieni.-
Perdita lo ringraziò giuliva, iniziando con aria civettuola a leggere i vari mittenti. La prima era di Millicent ... chissà se la voleva invitare a casa sua per qualche giorno! La mise di lato, sorridente. Quella conteneva certamente buone notizie. E poi ...Uff, la solita. La ragazza aprì con indifferenza e dopo aver fatto scivolare fuori due galeoni e tre zellini stracciò la lettera. E l’ultima busta cos’era?
-I G.U.F.O.!!! Ci sono i miei risultati dei G.U.F.O.!-
Piton socchiuse gli occhi, fulminandola con lo sguardo e sperando che capisse di abbassare il tono di voce. Ma la Serpeverde era troppo indaffarata a scartare la lettera per leggere i messaggi subliminari del docente. Chissà com’era andata ... Chissà se avrebbe potuto prendere un M.A.G.O. in Antiche Rune o Incantesimi ... Perdita lesse velocemente i risultati, incredula. Li lesse di nuovo. No, non era possibile.
Una S di Artimanzia. Solo? Perché così poco? Le era sembrato di essere andata bene ...
Una O di Incantesimi. Lo sapeva, era bravissima in quella materia.
Una O di Trasfigurazione. Uao, sapeva di essere sufficiente, ma non così brava!
Una... cosa? Una D in Antiche Rune? Ma era ridicolo! Aveva controllato la traduzione, l’aveva fatta uguale! Beh, tranne le ultime cinque righe, ma il senso c’era!
O di Erbologia? Ma erano diventati tutti scemi? Aveva rovesciato il vaso per terra , estirpato la pianta tranciando metà delle radici e innaffiato così tanto da far debordare l’acqua.
Come diavolo erano andati i suoi compagni se lei, in quel modo, aveva preso una O?
La A di Storia della magia era invece abbastanza fattibile. Era riuscita a copiare metà delle date da Tiger e i nomi de personaggi che non ricordava da Millicent, scambiandoli con i luoghi delle guerre e delle alleanze.
Ma no, non era possibile.
Non lei.
Lei non poteva aver preso E sia in Pozioni che in Difesa. L’esaminatore doveva essersi fumato un Orclumpo prima di darle il voto.
-Quelli non sono i tuoi reali voti, Adams.-
Perdita lo fissò corrucciata da sopra la pergamena.
-Come?-
Piton ghignò per l’espressione terribilmente stupida e sorpresa della ragazza.
-Ho detto a Mulciber, un nostro infiltrato al Ministero, di modificarteli in modo che tu possa frequentare gli stessi corsi di Potter che, prevedibilmente, saranno quelli necessari per diventare Autor. E certamente Weasley lo imiterà.-
Perdita rilesse i voti e le materie, leggermente desolata.
-Ma perché non mi ha fatto dare anche Antiche Rune?-
-Perché sicuramente lo frequenterà Granger e, ne abbiamo discusso prima, devi starle alla larga.-
La ragazza sospirò, sedendosi sul divano.
Beh, pazienza. Non sarebbe mai entrata nel Wizangamot. Però aveva preso quattro G.U.F.O. e non era cosa da poco! E con ottimi voti poi! Certo, forse non suoi, ma dopo tutto quello che aveva passato, meritava anche un aiutino!
-Almeno sa se Incantesimi e Trasfigurazione sono i miei veri voti?-
-No, Mulciber non me ne ha parlato.-
Perché infierire? Farle sapere i suoi reali risultati di certo non avrebbe modificato la situazione attuale. Al massimo, comunicandoglieli, avrebbe potuto solo causarle una leggera depressione. Più o meno come era venuta a lui. Per Salazar. Certo, da insegnante aveva capito già da un po’ che non poteva aspettarsi risultati soddisfacenti da lei. Ma un padre poteva aspettarsi qualcosa in più, soprattutto ricordando i SUOI di risultati. Ma, in fondo, lui si poteva veramente definire suo padre? Anche se prima di Hogwarts l’aveva vista solo per poco più di un mese? Perdita si strinse una spalla, sorridendo e complimentandosi con se stessa per poi porgere, imbarazzata, la lista a Piton.
-Beh, è andata bene, no?-
Severus alzò appena un sopracciglio, indeciso se accettare il foglio e offenderla o rifiutare il foglio e offenderla.
Optò per la seconda.
-Ovviamente dovrai mantenere questa media anche durante l’anno per non far insospettire nessuno.-
Perdita ridacchiò, ritirando il braccio e rileggendo i suoi risultati. Certo, mantenere a livello di E Pozioni e Difesa ... era uno scherzo vero?
Piton ricominciò a controllare la sua posta. Tutto nella norma tranne ... due buste.
Una terribilmente rosa antico e terribilmente simile a quelle che Adams riceveva quotidianamente e che si divertiva a stracciare senza leggere. E una rovinata, con molti indirizzi diversi scritti e cancellati più volti. Doveva aver viaggiato molto prima di trovare il destinatario.
-Prof, scusi, ma quella è mia ...-
Perdita, vista la lettera rosa, si allungò per prenderla ma Piton la spostò in tempo.
-No Adams, è indirizzata a me.-
La ragazza sbuffò. Ma perché non la ascoltava?
-Sì, ma non è niente di importante... -
-Questo lo deciderò io.-
Piton ripose la lettera in tasca. La avrebbe stracciata dopo, lontano da sguardi indiscreti. Non voleva che si facesse una cattiva idea su di lui. Non sapeva cosa contenessero quelle lettere né chi le scrivesse ma non voleva saperlo. Riguardavano Adams, non lui. E lui non voleva essere tirato in mezzo a chissà quali storie. Perdita iniziò a leggere la lettera di Millicent, con la testa leggermente piegata di lato e le gambe distese sul divano mentre Severus, contrariato dalla posizione della ragazza, si rigirava fra le dita l’altra busta. Aveva un brutto presentimento. Ma, in fondo, cosa poteva esserci di tanto brutto? Strappò la busta deciso, estraendo la lettera bianca e iniziando a leggere.
No.
Non era possibile.
-Prof, tutto bene?-
Piton alzò gli occhi, osservando con disgusto quel marrone scuro così conosciuto.
-E’ sbiancato all’improvviso ... non si sente bene?-
Perdita era rimasta nella stessa posizione di prima e teneva ancora in mano la lettera della compagna di casa. Severus si obbligò a forza a distogliere lo sguardo da lei, fingendo indifferenza e borbottando qualche imprecazione.



Ecco qui, se qualcuna di voi è curiosa o vuole ricapitolare, i veri risultati ottenuti da Perdita e quelli che le ha dato Mulciber:

Voti di Perdita:
Aritmanzia A
Difesa T
Pozioni S
Incantesimi A
Trasfigurazione O
Antiche Rune A
Erbologia D

Voti dati a Perdita da Mulciber:

Aritmanzia S
Difesa E
Pozioni E
Incantesimi O
Trasfigurazione O
Antiche Rune D
Erbologia O



Ancora un grazie alla mia alfa, beta, epsilon...


 
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try-try
view post Posted on 13/7/2009, 14:35




potessi avere anche io un mulciber che mi "magheggia" i voti cosi!bellissimo capitolo ma una domanda:come fa piton a sbiancare?non è bianco come un lenzuolo gia di suo?diventa trasparente cosi XD
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 21/7/2009, 11:46




Bene , eccoci qui!
Capitolo un po' tranquillo questo che vi apprestate a leggere...
La calma prima della tempesta!
Il sdici infatti chiarirà la maggior parte dei vostri dubbi (se ne avete) su Per e Sev...
E adesso i ringraziamenti!

Try: Il tuo Mulciber prsonale è in arrivo. Ho scelto il color malva, va bene? XD

Astor:Non mi uccidi se ti ringrazio anche qui per la betatura, vero? Tvb!

StregaInnamorata: Non so quando riuscirai ad arrivare fino a questo punto, ma, in quel caso, GRAZIE e fammi sapere cosa ne pensi!


Capitolo 15

Spinner’s End, 29 luglio 1996.

-Muoviti Adams. Ti lascio qui se fra cinque minuti non ti trovo all’entrata, chiaro?-
Piton richiuse per l’ennesima volta la porta dietro di sé, sistemandosi il colletto. La ragazza, sbuffando, emerse scompigliata da sotto il cuscino, borbottando un “arrivo” addormentato.
Era la terza volta che la chiamava. Per Salazar. E per fortuna che voleva sbrigarsela in fretta. Quindici minuti dopo, dieci di troppo, Perdita scese sonnecchiante le scale, cercando con poca convinzione di farsi la coda ai capelli con un elastico verde e, contemporaneamente, di non cadere dalle scale. Piton la fulminò. Le nove. Erano GIA’ le nove di mattina.
-Muoviti.-
Severus era già pronto per la solita medicazione che, adesso, doveva applicarle con un intervallo di quattro ore. La Serpeverde sbuffò, stropicciandosi ancora un occhio assonnata. Le nove. Erano solo le nove di mattina. Perché aveva tanta fretta di andare a Diagon Alley? Cos’ aveva da fare Piton di tanto urgente? Piton...Era praticamente da una settimana che non si vedevano ...
Il professore andava e veniva fra riunioni dei Mangiamorte, visite a Silente, incontri con i membri dell’Ordine della Fenice, la ricerca di Karkaroff... e lei se ne restava tranquilla a casa, a trangugiare le schifezze che riusciva a cucinarsi e godersi finalmente un po’ di meritate vacanze. E, certo, imprecare contro Godric per le improvvise fitte al braccio e pregando che Piton non ritardasse la medicazione di neanche un secondo.
Le era sembrato pensieroso in quei giorni, quelle poche volte che lo aveva visto. E ancora di più le poche volte che gli aveva parlato. Certo le loro conversazioni erano sempre state limitate, ma mai essenziali come in quei giorni. “Bende”. “Finito”. “Arrivederci”.
Non che uno dei due volesse approfondire il rapporto, logico.
Ogni volta che Piton rincasava la sera tardi Perdita aveva già cenato o era rinchiusa in camera a leggere uno dei suoi libri di o su Allock. E la mattina Piton usciva di casa presto, senza svegliarla Un paradiso insomma. Per Severus era come se la ragazza non esistesse. Per Perdita era come se la casa fosse solo sua. Unico momento di incontro ogni quattro ore, per sì e no cinque minuti. Perfetto. Eppure la sera prima Piton si era preso il disturbo di bussare alla porta della sua camera, trovando la ragazza in adorazione delle pagine patinate di una rivista per streghe con un vecchio servizio fotografico con Allock e, dopo aver espresso tutto il suo disgusto con un’alzata di sopracciglio, l’aveva informata che la mattina dopo si sarebbero recati presto a Diagon Alley per prendere il necessario per il seguente anno scolastico. A luglio. Terribile. Lei di solito non riusciva mai a procurarsi i libri per il primo giorno di scuola. Fortunatamente Mary riusciva sempre a farglieli avere in tempo.
-Andiamo, siamo già in ritardo.-
Perdita sbuffò sistemandosi la manica della maglia per evitare che si vedesse la fasciatura. Beh, aveva sonno lei la mattina! Durante le vacanze dormiva sempre fino a tardi e NESSUNO si sarebbe mai permesso di svegliarla presto. Dopo i risultati che aveva avuto ai G.U.F.O. poi! Se gli Adams lo avessero saputo sarebbero stati in sua venerazione per due mesi. E invece le toccava Piton come tutore. Di certo non c’era da aspettarsi nessun premio per gli ottimi risultati. L’unica speranza era che la curiosità di Mary la portasse a scoprire i suoi voti e convincere Stuart a comprarle quel paio di orecchini che avevano visto assieme mesi prima. Pansy ne sarebbe stata terribilmente invidiosa. Piton le passò distrattamente una giacca, obbligando la ragazza a sbuffare e indossarla. Non solo doveva mettere le maniche lunghe con quel caldo, ma anche una giacca per sicurezza. Certo, se qualcuno avesse visto il Marchio sarebbero stati guai però … faceva un caldo insopportabile così!
-Adams.-
-Arrivo!-
Severus sbuffò, afferrandole il gomito contrariato e iniziando la Smaterializzazione. Dannazione, non potevano essere visti insieme, lo sapeva! Doveva restare segreto il fatto che fosse lui il suo tutore per quel periodo o addio alla copertura. Gli unici che lo avrebbero saputo sarebbero stati Albus e, probabilmente, Minerva. Il Preside voleva mettere al corrente anche quella dannata strega. Non di tutto, ovvio, ma solo che sarebbe stato suo tutore fino a fine ottobre. Però quel giorno, proprio quel giorno dovevano uscire. DOVEVA farla uscire. E, sinceramente, l’idea di dover sopportare la sua vicinanza per quel giorno invece che andare alla ricerca di Karkaroff non gli sembrava poi così male. E anche lei sembrava felice di quell’uscita. Era la prima volta da quando aveva il Marchio che usciva di casa. Doveva provare. Doveva provare a vedere come se la cavava. Se no come avrebbe fatto ad Hogwarts dove condivideva perfino la camera da letto con altre tre ragazze? E poi era il ventinove luglio.
-Siamo arrivati. Ci rivediamo qui fra tre ore. Pensi di essere in grado di sopravvivere per questo lasso di tempo?-
Perdita prese i galeoni che Piton le aveva dato in mano, contandoli attentamente e con gli occhi lucidi.
-Io ... sì, ecco, credo di sì ... -
Severus alzò gli occhi al cielo, dubbioso se fosse sicuro lasciarla andare in giro da sola. Beh, in fondo aveva diciassette anni. E poi anche fossero venuti i Mangiamorte lei era uno di loro, no? Non avrebbe rischiato nulla. Se invece fossero venuti gli Auror o non si sarebbero accorti del Marchio o, se lo avessero visto, non le avrebbero comunque fatto nulla.
-Tre. Ore.-
Perdita riuscì appena a vedere il mantello nero che svolazzava per la via principale, perdendosi in chissà quale negozio.
Perfetto. Si era finalmente liberata del professore psicopatico. Adesso poteva finalmente respirare. Con disinvoltura si tolse la giacca, appallottolandosela al braccio. Che caldo insopportabile! Piton le aveva detto che non dovevano farsi vedere assieme per non far saltare la copertura, ma stava davvero esagerando. Chi poteva andare a comprare materiale scolastico a fine luglio?
Sbuffando iniziò a camminare per la via principale. Oh, Olivander era chiuso. Che strano. E anche la gelateria là vicino. Saranno andati in vacanza assieme? Perdita iniziò a sbirciare attraverso le vetrine, per poi iniziare, di mala voglia, a comprare il necessario per l’anno scolastico.
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Ecco, anche i libri erano a posto adesso. Quanto era grosso quello di Difesa? Rabbrividii al solo pensiero di doverlo studiare tutto. E SERIAMENTE per giunta. L’unica speranza era che l’insegnante di quell’anno fosse come la Umbridge se no era la fine. Però aveva trovato tutto. E ormai mancavano appena pochi minuti allo scadere delle tre ore. Beh, un’uscita breve ma intensa. Meglio di niente insomma. Si era fatta un giretto, comprata un paio di riviste di moda e un libro inedito di Allock. Una strega le aveva anche venduto in esclusiva un amuleto contro i Lupi Mannari! E poi aveva visto le vetrine del negozio dei Weasley. Beh, per due perdenti che non avevano avuto alcun successo a scuola quella baracca era già qualcosa. Almeno non erano a Hogwarts a scaldare i banchi per niente. Certo, se non fossero stati, come diceva Malfoy, “traditori del loro sangue”, li avrebbe potuti trovare perfino simpatici. Peccato però che in quella famiglia non se ne salvasse uno. Dei soldi di Piton le erano perfino avanzati più di cinque Galeoni. Ma ovviamente lui non lo avrebbe mai saputo. Perdita iniziò a incamminarsi lentamente lungo il viale, trascinando a fatica le due buste con gli acquisti fatti e lasciando pendolare la giacca dal braccio, in modo che venisse per metà trascinata per terra. Chissà se Piton era già lì? Iniziò a guardarsi attorno, indifferente. Uffa, non aveva visto nessuna delle sue compagne. Sperava che almeno Daphne fosse andata quella mattina in giro a fare shopping. Sì, le sarebbe veramente piaciuto vedere una faccia amica. Oltre al muso sempre imbronciato del professore. Ma cos ...?
Accidenti!
Perdita si morse un labbro, cercando di respirare profondamente e di fissare un punto preciso del pavimento, concentrando lì la sua attenzione, come le aveva detto di fare Piton quando le veniva una fitta. Dannazione che bruciore!
Di nuovo! La Serpeverde lasciò di scatto le borse cadere per terra, stringendosi la spalla. Non doveva stringersi il braccio le aveva detto. Creava sospetti. Era paranoico! Insomma, la gente non aveva di meglio da fare che osservare un passante che si stringe un braccio e ipotizzare subito che fosse un Mangiamorte? Prevenuti ... Che si facessero gli affari propri! E poi che male ...!
-Signorina, tutto bene?-
Perdita si voltò appena, sforzandosi di sorridere.
-Oh, sì ... stavo ... stavo guardando questi ... -
Cercò velocemente di mettere a fuoco le cose esposte davanti al negozio.
Oh no. Tutto ma non quello. No.
-Sono carini vero? Vengono dalla Finlandia ...-
Perdita finse un cenno di interessato assenso. La fitta stava passando. Bene. Poteva allontanarsi da quel luogo nefasto e da quel grasso impiccione. E, soprattutto da quegli animali. Pulciosi. Sudici. Rognosi. ANIMALI.
-Ne vuole prendere in mano uno?-
-NO!-
Il proprietario del Serraglio Stregato la fissò un attimo, perplesso per quella risposta violenta e immediata. L’ultima cosa che voleva sulla faccia della terra era toccare uno di quei sudicissimi esseri. Erano degli incroci fra topi e scoiattoli a dire il vero. Avevano la taglia e le orecchie di topi, ma il musetto e la coda da scoiattoli. Disgustosi. Uno in particolare, con un bel pelo fulvo e curato, la fissava con occhioni lucidi e speranzosi. Si distingueva dagli altri. Sembrava più nobile e fiero rispetto ai compagni, più scuri o grigiastri e timorosi. Davvero. Disgustoso. E poi stavano facendo un fracasso intollerabile.
-Ma è sicura di sentirsi bene? Le fa male una spalla?
Ma a lui cosa importava? Diavolo, e adesso? Perdita sorrise, stringendosi un po’ più la spalla, agitata. Che poteva inventarsi?
-Sono Ratatosk, giusto?-
Oh no. Quella voce no.
-Sì professor Piton. Ratatosk dal pelo corto. Mi sono arrivati stamattina dalla Finlandia.-
Perdita si voltò appena, sentendo l’oscura presenza del docente alle proprie spalle. Non la degnava di uno sguardo. Però l’aveva tolta da un impiccio.
-Non sembrano tanto in salute.-
Mentre Piton continuava a distrarre il venditore, la ragazza decise di allontanarsi un po’, cercando di non dare nell’occhio.
-Sì, beh, alcuni sono morti nel trasporto. Capita spesso, non sono creature tanto resistenti.-
Piton ghignò, osservando con la coda dell’occhio la ragazza che si allontanava di qualche passo. Il rumore fatto da quegli esserini aumentò fastidiosamente. Piton alternò lo sguardo fra la gabbia e le sue spalle. Oh no.
-Ne vuole uno Professore?-
Severus sbuffò. Quella ragazza creava sempre problemi …
-A quanto pare ...-
Il proprietario del Serraglio sorrise, iniziando ad armeggiare attorno al lucchetto.
-Non ne resterà deluso! E’ un piatto molto prelibato, sa? Il suo serpente la ringrazierà per questa prelibatezza! -
-Non ne dubito ... -
Voltandosi lentamente fece un cenno veloce alla ragazza, indicando una viuzza secondaria.
Perdita rimase un attimo immobile, cercando di decifrare le espressioni di Piton.
Gli era venuto uno strano tic?
All’occhiata di odio liquido che le lanciò il professore, la ragazza capì miracolosamente cosa volesse dire a si avviò veloce, dopo aver maldestramente afferrato le borse degli acquisti.
-Le do quello fulvo? E’ un bell’esemplare maschio, in salute … penso che il suo serpente si divertirà non poco a rincorrerlo nella teca dove lo tiene! -
Piton estrasse dalla tasca un paio di galeoni, dandoli al vecchio mago.
-Mi dia il primo che salta fuori.-
-Ma ...ma così le sfuggirà!-
Possibile che quell’uomo non conoscesse nulla su quegli animali?
-E a lei cosa importa? L’ho pagato, no?-
L’uomo borbottò qualcosa, aprendo la gabbia. Uno di quegli esserini saettò fuori, iniziando a dirigersi a tutta velocità verso il vicolo dove si era rintanata la ragazza, seguito in lontananza da Piton.
-Prof!!!-
Perdita strozzò il grido, appiattendosi di più contro la parete. Lo scoiattolino stava saltellando davanti a lei, squittendo gioiosamente.
-Abbassa la voce Adams.-
La ragazza non lo ascoltò nemmeno, imprecando contro l’esserino che si stava avvicinando ai suoi pantaloni.
-Lo mandi via! Deve essere scappato dal Serraglio!-
Piton alzò appena un sopracciglio. Allora quello zotico di Hagrid aveva avuto ragione all’ultimo consiglio di classe a dire che non era assolutamente portata per la sua materia.
-No, l’ho comprato.-
Lo sguardo della ragazza saettò disgustato verso l’insegnante. Era forse impazzito? Comprarsi una fonte di germi e malattie varie? Per cosa poi? Almeno i gufi portavano la posta!
-Allora allontani da me il suo topo! Perfavore!-
-Temo che sia impossibile.-
Il docente avanzò lentamente verso i due, lasciando che lo scoiattolino gli corresse agile fra i piedi senza rallentare. La ragazza strabuzzò gli occhi. Che schifo!
-Ma perché?-
Il Ratatosk si era voltato nuovamente verso di lei e ora puntava dritto e sicuro ai suoi pantaloni.
-I Ratatosk sono dei comunissimi e diffusissimi roditori del nord della Finlandia, il cui unico utilizzo è quello di pasto per rettili.-
Oh per Salazar no ... le stava scalando i pantaloni! La ragazza si immobilizzò sul posto, incapace di muoversi.
-Sono del tutto innocui Adams. Non hanno grandi caratteristiche magiche se non la capacità di essere completamente autosufficienti e in grado di procurarsi il cibo da soli, abilità dovuta, fra l’altro, al clima particolarmente rigido al quale sono abituati e che ne ha sviluppato l’istinto di sopravvivenza e il senso dell’orientamento.-
E perché adesso quell’immondo esserino la fissava così beato, appeso alla sua maglia? Almeno fosse stato quello fulvo ma no! Doveva essere uno dei tanti, banalissimi, grigi che c’erano in quella gabbia. Anzi, probabilmente anche uno dei più brutti a giudicare dal pelo mancante a chiazze in diverse parti del corpo e con l’unico dente sporgente scheggiato.
-E’ comunque sconsigliato che vengano a contatto con gli uomini ed esposti alla folla, come erano prima. Sembra infatti, che fra questi esseri e un umano possa svilupparsi una specie di ... “empatia”-
Empatia? Cosa diavolo voleva dire? E perché adesso quel sudicio portatore sano di malattie le si stava accoccolando fra la spalla e il collo? C’era, una specie di vampiro?
-In altre parole si riconoscono in un umano e lo scelgono come loro compagno di vita. Se ne rimangono separati troppo a lungo, muoiono di inedia. Esattamente quello che è successo agli altri Ratatosk che vedevi morti nella gabbia presumo. Avranno visto il “loro” umano ma non saranno stati acquistati.-
Era probabile che fossero lì da diversi giorni, nonostante le parole del venditore.
Lo scoiattolino squittì nell’orecchio della ragazza, iniziando poi a strusciare docilmente il musetto contro il suo mento.
-Cioè, vuole dire che questo “coso” si è innamorato di me?-
-Più o meno … -
Magnifico. Non riusciva a rimorchiare un ragazzo ma, a quanto pare, era un ottimo partito per i roditori. Avrebbero potuto fare un’uscita a quattro. Lei, il topo, Raptor e l’iguana.
La galleria degli orrori.
Piton le si avvicinò, iniziando ad accarezzare la testolina dell’animale, convincendolo a salire sulla sua mano e a far quindi riprendere fiato alla ragazza.
Che strane creaturine.
Così piccole e capaci di provare un sentimento tanto forte.
Un amore disinteressato e devoto.
Totale.
Per il quale si era disposti a morire.
-E adesso che ne fa?-
Perdita si stava pulendo i vestiti e le mani, disgustata, con la giacca che aveva lasciato prima cadere per terra, passandola ripetutamente su tutte le zone che l’animale aveva toccato.
-La cosa non mi riguarda.-
Piton abbassò leggermente la mano, lasciando che lo scoiattolino saltasse a terra e ricominciasse a disegnare veloce cerchi attorno alle gambe della ragazza, di nuovo schifata e immobile.
-Cosa? Ma ... e questo?-
-E’ te Adams che ha scelto.-
Già, probabilmente da subito.
Prima stava aspettando che la ragazzina arrivasse quando sentì un rumore stridulo e improvviso che lo aveva obbligato ad avvicinarsi al Serraglio. Aveva individuato subito la ragazza e, lì vicino, la fonte di quel rumore. La gabbia dei Ratatosk. E uno di loro correva all’impazzata da una parte all’altra della gabbietta, cercando disperatamente di uscire. Non ci voleva molto per capire cosa fosse successo.
-Cioè???-
-E’ tuo.-
-Cosa? No!-
Lo scoiattolino risalì velocemente per il corpo della ragazza, iniziando a correrle divertito sulle spalle, la testa e lungo le braccia. Piton osservò la scena mentre la ragazza si dimenava cercando di convincere lo scoiattolo a scendere.
-Potrebbe esserci utile invece. A Hogwarts non potremmo parlarci troppo spesso per non destare sospetti e questo Ratatosk potrebbe portare messaggi all’interno della scuola senza farsi vedere. Te l’ho detto, hanno un ottimo senso dell’orientamento e olfatto ben sviluppato. Basterà addestrarlo un po’ e riuscirà a trovarci in ogni luogo del castello. E poi è autosufficiente, non avrà fortunatamente bisogno delle tue “cure”.-
Anche perché, vedendo come lo stava trattando, non avrebbe resistito più di un giorno. Piton aveva comunque la vaga impressione che alla fine sarebbe stato quel cosino a prendersi cura di lei.
Perdita intanto, stava agitando convulsamente un braccio, cercando di far scendere lo scoiattolino che, saldamente attaccato al suo polso, sembrava divertirsi parecchio.
-Ma io ... -
-Adesso basta storie. Torniamo a casa. Qui rischiamo di dare troppo nell’occhio.-
Piton convinse senza fatica l’animale a lasciare il polso della ragazza e a salire sulla propria spalla mentre la Serpeverde, raccolte le borse degli acquisti, si avvicinava con circospezione all’insegnante cercando di stare il più lontano possibile da quell’essere.
Appena giunti a Spinner’s End il Ratatosk sparì su per le scale, squittendo, per conoscere meglio casa.
-Ma vuole tenerlo veramente?-
Perdita fissava il professore con occhi seriamente preoccupati.
Piton sbuffò appena, aiutando la ragazza a portare in soggiorno le borse.
Certo, quello non lo aveva previsto. Affatto. Però era una cosa utile, in effetti. Così potevano davvero comunicare senza creare sospetti. Lo aveva fatto per quello. Solo. Per Quello. Oltre che per rispettare il sentimento dell’animale. Per nient’altro. Non c’entrava il fatto che quel giorno fosse il ventinove luglio.
-Si ferma a pranzo?-
La ragazza aveva parlato senza guardarlo, mentre toglieva i libri e i vari oggetti dalle borse, sistemandoli sul tavolino davanti al divano, ben attenta a nascondere le riviste e il libro di Allock che però, vista l’improbabile copertina giallo cangiate, si faceva notare facilmente.
-Sì.-
Piton estraeva concentrato tutti gli ingredienti che aveva preso, dividendoli fra quelli necessari per la medicazione di Albus e quelli per la ragazza.
Perdita si alzò, diretta verso la cucina.
-Apparecchio ... per due?-
Si era fermata sulla porta, indecisa e quasi sorpresa da quello che aveva detto. Severus, con la solita espressione cinica ma leggermente corrucciata, le annuì pensieroso.
La Serpeverde andò in cucina, inquieta. Beh, perché era così sorpresa? In fondo avevano già mangiato assieme. Una volta. La sera che era arrivata a Spinner’s End. Meglio dimenticare. Tifa aveva preparato quella cosa oscena che lei neanche aveva avuto il coraggio di assaggiare. E poi lui le aveva parlato della lista.
Certo, pensandoci bene, era “strano” pranzare così con un suo insegnate. E anche viverci assieme. E anche tutto quello che era successo con lui da quando aveva lasciato Hogwarts non era normale.
Lo aveva odiato quando l’aveva portata la prima volta dai Mangiamorte.
Ne aveva avuto paura quando le insegnava l’Anatema che uccide.
Gli era grata per quando l’aveva salvata alla Prova.
Certo, rispetto a qualche mese prima, avevano “approfondito” il rapporto.
Da quando era entrata a Hogwarts in tutto ci aveva parlato poche volte l’anno, il minimo indispensabile, come con tutti gli altri professori. Durante le interrogazioni o per motivi scolastici visto che era il suo Capocasa, come quali G.U.F.O. affrontare e quale carriera intraprendere. Pensandoci bene quella era stata in assoluto la loro chiacchierata più lunga.
Ma allora perché l’idea di pranzare assieme a lui le metteva addosso quella strana inquietudine?
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-Deve andare?-
Piton rimise le sue preziose boccette nella borsa, annuendo. Beh, sinceramente era un sollievo sapere che sarebbe uscito.
Il pranzo si era svolto in assoluto silenzio, fra forchettate nervose e occhiate veloci. In fondo, di che dovevano parlare? Praticamente non si conoscevano ...
L’unico particolarmente felice per quella situazione era sembrato lo scoiattolino che, squittendo beato, era riuscito a recuperare da chissà dove un biscotto e si era messo tutto contento a mangiarlo a tavola assieme a loro.
-Va da “loro”?-
-Sì.-
-Ah.-
Lo scoiattolino saltò agilmente sul tavolo, annusando incuriosito il braccio della ragazza, ancora appoggiato lì e fasciato.
-E mi lascia qui da sola con “lui”?-
Piton alzò gli occhi, incontrando quelli di lei.
-Sì.-
Aveva la stessa espressione stupida e ingenua. Come quella volta.

***
Spinner’s End, 21 settembre 1981

Piton alzò la testa, corrucciato.
Cos’era stato quel mormorio?
Si stava svegliando?
Allungò il collo, cercando di decifrare l’espressione della bambina distesa sul divano di fronte a lui.
Sì, l’effetto della pozione doveva essere finito.
Era durato anzi più del previsto.
Chiuse il libro, rimettendolo nel mucchio. Nessuna traccia della lista. E Silente con le sue frasi sibilline non era certo di aiuto. Però era certo che fosse fra quei libri. Così gli aveva detto lei. Sperando che fosse lucida in quel momento.
-Mmmm ...-
La piccola si stiracchiò, strofinandosi un occhio e sbadigliandogli in faccia.
Il cuore del ragazzo perse un battito.
Quegli occhi.
Aveva i SUOI occhi marrone scuro.
Non quelli verdi dei Bryson, non quelli neri dei Piton.
I suoi.
-Titi?-
La bambina si guardò attorno, cercando qualcuno.
Quando incontrò la sua sagoma ricurva sulla poltrona, lo fissò accigliata.
-Titi?-
Severus sospirò.
Come si spiega a una bambina di due anni che dice parole senza senso che non avrebbe più rivisto la madre? La bambina intanto, intraprendente, era scesa a fatica dal divano, camminando con fare scoordinato verso di lui.
-Tu chi sei?-
Già, lui chi era? Chi era per lei?
Piton alzò a fatica lo sguardo, incontrando il sorriso sdentato e asimmetrico di lei.
-Iochi con me?-
Sbuffò trattenendo un sorrisino di scherno. Che razza di situazione ...
La bambina intanto si stava guardando attorno, positivamente sorpresa dalla situazione.
-Ascolta ... tua madre ... -
-Dov’è Lulu?-
Piton aggrottò la fronte.
Lulu ... Lucrece Bryson?
Perché la chiamava così? Che fosse già impazzita quando l’aveva avuta?
No, forse era ancora sana. Era logico che non volesse farsi chiamare da lei “mamma”.
Però tutto quello non sarebbe successo se non avesse tenuto la bambina. Era stata pazzia anche quella? O amore? Ma se era amore, allora perché non farsi chiamare madre?
Non lo avrebbe mai saputo.
-Non tornerà più.-
Appena un sussurro. Una consapevolezza.
-E Titi?-
Piton alzò la testa, fissando sorpreso la bambina. Ma non aveva capito cosa le aveva detto? Non le importava nulla?
E chi era questa Titi? Un suo giocattolo? Un peluches? Di sicuro non una persona, Bryson gli aveva assicurato che nessuno sapeva di lei. Comunque, qualunque cosa fosse, adesso era cenere.
-Anche.-
-Oh.-
La piccola si afferrò ai suoi pantaloni, rimettendosi in equilibrio.
-Sei sola.-
Sola.
Per colpa sua.
E, soprattutto, “era”.
“Era” per colpa sua.
La piccola lo fissò con un’espressione stupida. Stupida e terribilmente ingenua.
-No, ci sei tu!-
E gli regalò il primo di tanti, sdentati, sorrisi.
***
-Tornerò tardi.-
Si alzò lentamente. In fondo come giornata doveva ammettere che non era stata male. Almeno non aveva pensato a “quella” lettera. Non sapeva ancora cosa fare. Avrebbe voluto chiedere consiglio a Silente, ma aveva troppi pensieri più importanti. E poi, cosa voleva sentirsi dire? Era una decisione che spettava a lui. E che lui aveva già preso. Perdita lo seguì fino al corridoio, frugando in tasca.
-Tenga, l’ho comprato stamattina.-
Piton la fissò incredulo, prendendo in mano una ridicola collanina.
-E’ un amuleto contro i Lupi Mannari. Le servirà se ci fosse anche quel Fenrir-
Lo scoiattolino ai piedi della ragazza, ritto sulla zampine posteriori, annuì con aria saccente, come a conferma di quanto detto dalla padroncina. Piton sbuffò, appoggiando l’oggetto sul tavolino d’ingresso.
-Adams, lo sai vero che questa roba è inutile chincaglieria?-
La ragazza lo fissò sorpresa.
-Chincaglieria?-
-Sì. Chincaglieria.-
-Prof, ma come parla?-
Perdita ridacchiò mentre il Ratatosk si metteva a correre allegro fra le gambe della ragazza e le sue. Severus non sapeva DAVVERO cosa rispondere. Era davvero così sciocca da credere che quel piccolo oggettino senza magia potesse difendere qualcuno dalla forza di un Mannaro? Ma, soprattutto ... si stava preoccupando per lui? La Serpeverde smise di ridere, mentre lo scoiattolino balzò sul tavolo porgendo la collanina al professore. Piton la prese controvoglia, nascondendola in una tasca del mantello e il roditore tornò al fianco della ragazzina che gli sorrise per la missione compiuta. Beh, in fondo non era così male. Se non le saltava addosso ma si teneva a debita distanza e badava a se stesso in tutto e per tutto, potevano anche conviverci. L’importante era che avesse dato a Piton quell’amuleto. Non voleva rischiare che diventasse un Mannaro. Sarebbe stato un problema. Una volta al mese non avrebbe potuto farle la medicazione e lei avrebbe sentito quell’insopportabile bruciore. Tutto qui. Non c’erano altri motivi. No, certo che no. No ...
D’istinto si strinse la spalla, salutando con un veloce “arrivederci” il professore che la fissava scettico.
-Andiamo Zar!-
Lo scoiattolino si voltò verso la ragazza, sorpreso mentre Piton decise di rimandare ancora di qualche minuto la smaterializzazione.
-Come lo hai chiamato?-
Perdita riapparve dalla porta, fissando alternativamente i due. Beh, che c’era di strano?
-Zar, in onore di Salazar Serpeverde, no?-
Il Ratatosk corse verso di lei, iniziando a fare capriole in aria e a squittire mentre la ragazza, imbronciata, gli ordinava senza successo di smetterla.
Piton sospirò, convinto che il grande Salazar, uno dei maghi più potenti della storia del mondo magico, nonché fondatore della nobile Casa Serpeverde, fucina di stregoni malvagi e dediti alla pratica proibita delle Arti Oscure, non avrebbe certo gradito sapere che il suo illustre nome fosse stato dato a quel roditore, cibo prelibato per serpenti.
 
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view post Posted on 21/7/2009, 13:49
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Ciao!
Non ho mai commentato adeguatamente questa fanfic, mi limitavo sempre a leggerla e basta....
adesso ti dico che mi piace tantissimo!!!!!!!!!!!
Continua!!!!

CITAZIONE
Avrebbero potuto fare un’uscita a quattro. Lei, il topo, Raptor e l’iguana.

Mi sono sbellicata qua!!! Ahaha
 
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try-try
view post Posted on 21/7/2009, 22:46




CITAZIONE
Magnifico. Non riusciva a rimorchiare un ragazzo ma, a quanto pare, era un ottimo partito per i roditori. Avrebbero potuto fare un’uscita a quattro. Lei, il topo, Raptor e l’iguana.
La galleria degli orrori.

:lool: :lool: :lool: :lool: :lool: :lool: :lool: che forza!!!!!
senti di la verita:il 29 luglio...è il suo compleanno vero?
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 21/7/2009, 22:52




Try: Non posso parlare!!!
Ma tieni a mente la data, presto sarà spiegata (presto... insomma, si spiegherà tutto poco alla volta!) L'unico mio problema per la fantomatica cena era immaginare le coppie: Per/Raptor e iguana/topo o Per/iguana e Raptor/topo? (Per/topo e Raptor/iguana no, troppo banale!) Il sondaggio è aperto! XD

Iurin:Grazie! Tranquilla, la storia continua anche se temo che al prossimo cpaitolo rischierò il linciaggio... Cmq non posso abbandonare così Perdita. Devo ancora torturarla per bene...
 
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try-try
view post Posted on 21/7/2009, 22:58




CITAZIONE
Cmq non posso abbandonare così Perdita. Devo ancora torturarla per bene...

quanto sei perfida...
 
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::•StregaInnamorata•::
view post Posted on 22/7/2009, 19:50




Ciao Lete! Ebbene si sono arrivata fin qui! Quando comincio a leggere non mi ferma più nessuno!E' la mia droga! (Da brava Corvonero)
E la tua storia mi prende un sacco davvero!Brava brava brava!
Anche io voglio un Ratatosk! E' troppo carina quella piccola palla di pelo!
Sarebbe contentissimo infatti Salazar, nel sapere che il suo nome è stato dato a un ratto, ahah!Grandissima!

Un bacio
 
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134 replies since 14/5/2009, 20:33   1704 views
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