Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Jealousy, Siamo gelosi quando vediamo l'altro troppo perfetto e noi troppo imperfetti. (G. Soresina)

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Lete Lyoness
view post Posted on 9/6/2009, 21:52




CITAZIONE
Con questa cosa di Gilderoy, Per ha davvero perso un sacco di punti.

Per me quei punti non li ha mai avuti.
 
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Astor
view post Posted on 9/6/2009, 22:00




La tratti troppo male xD
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 9/6/2009, 22:00




Ma se la faccio vivere con Sev...
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 9/6/2009, 22:55




Concordo con Astor!
Perdita mi è calata non poco con quella passione focosa per Gilderoy XD
Uno meglio no?
Che so...uno gnomo della Gringott?
Sev invece è semplicemente sbaaaav
 
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view post Posted on 10/6/2009, 18:25
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Mi sono riportata in paroooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo

Alleluia!!!!!!!!!!!!


Adesso però continua subitissimo!!!!
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 11/6/2009, 22:00




Beh, visto l'etusiasmo credo vi meritiate un altro capitolo!!!^^

Capitolo 10



Spinner’s End, 29 giugno 1996, mattina presto

Ma perchè Piton la svegliava così presto?
Perché doveva esercitarsi dall’alba? Non era meglio dormire la mattina e andare a letto più tardi la sera?
Sbadigliando, Perdita immerse l’ennesima fetta di pane nel caffè lungo, pensierosa.
Meno sedici.
Fra sedici giorni sarebbe morta. O, nel migliore dei casi, sarebbe diventata una fuorilegge e nel giro di poco sarebbe andata ad Azkaban e sarebbe morta lì.
Improvvisamente l’idea di fare colazione non la entusiasmava più.
Piton, naturalmente, era già in salotto e stava spostando i mobili per la lezione di Occlumanzia. Era incredibile come non fosse possibile, secondo lui, fare lezione comodamente seduti sul divano. Fra l’altro, viste tutte le volte che cadeva a terra, almeno sarebbe caduta sul morbido.
E poi, quando diavolo aveva intenzione di insegnarle l’Anatema che Uccide?
Era stufa di agitare nell’aria la bacchetta imitandolo tutti i pomeriggi ...
-Tifaaa ...-
Stupida elfa, non c’era mai quando serviva. Il caffè si era raffreddato. Non vorrà pure che se lo scaldi lei?
-TIFAAA ... -
Niente. Imbevibile. Aveva bisogno di forze, per Salazar!
Si alzò accigliata, affacciandosi alla porta del soggiorno. Piton era inginocchiato a terra, vicino al divano dov’era sdraiata l’elfa.
Perdita si avvicinò a quello strano quadretto con circospezione.
-L’ha uccisa?-
-No.-
La solita voce annoiata di Piton la rassicurò. Certo, non che le importasse di quell’elfa. Però ... insomma, sarebbe stato il suo primo cadavere di elfa!
Elegantemente Piton stava estraendo sottili fili argentati dalla mente della creaturina per poi deporli senza attenzione in un piccolo calderone. Da questo, ogni volta che il docente compiva quel gesto, usciva un debole fumo giallognolo dall’odore di zolfo e il contenuto ribolliva.
-Mettiti laggiù e inizia a svuotare la mente, ho quasi finito.-
Perdita si diresse in fondo alla piccola stanza, continuando a sbirciare nella loro direzione.
-Ma che sta facendo?-
Ma perché non faceva quello che le aveva detto?
Avevano poco tempo e già non era molto brava.
-Le modifico la memoria. Adesso, se non hai altre domande inopportune da pormi, concentrati.-
Se non fosse stato per quella stupida elfa adesso sarebbe lì, da SOLO. Non costretto a fare da bambinaia alla figlia di Bryson.
***
Covo dei Mangiamorte, 1 marzo 1996

-Che cosa succede?-
Piton avanzava a testa alta fra i Mangiamorte radunati in quella sala. Non indossava il mantello ma solo la solita tunica nera che portava a Hogwarts.
-Grosse novità Severus, grosse novità!-
Magnifico. Come se non avesse già abbastanza problemi. Fra i vari decreti della Umbridge e la momentanea sparizione di Silente in giro per il mondo per le sue ricerche ne aveva abbastanza di pensieri. Primo fra tutti Harry.
Lanciò uno sguardo poco rassicurante a Bellatrix mentre Lucius gli si avvicinava agitato.
-Mulciber ha trovato un’elfa.-
-La cosa mi dovrebbe rendere particolarmente felice?-
-Avanti Severus, rilassati!-
-Non posso rilassarmi, Lucius. Io a quest’ora dovrei essere ad Hogwarts. Se qualcuno notasse la mia assenza sarebbe davvero difficile trovare una scusa plausibile.-
Malfoy ghignò e proprio quando stava per rispondere, Mulciber entrò nella stanza strattonando per un braccio un’elfa.
Piton alzò appena un sopracciglio, incontrando lo sguardo argenteo di Lucius.
Cosa diavolo...?
Il Signore Oscuro scese in quel momento le scale della villa, zittendo il sordo brusio che si era creato.
Mulciber, terribilmente estasiato, spinse l’elfa ai piedi di Voldemort che la fissò impassibile.
-Allora Mulciber, è lei?-
-Sì mio Signore, è lei.-
L’elfa, apparentemente sorda a tutte quelle frasi, si rialzò dolorante da terra e iniziò a spolverare con cura il sudicio grembiulino, prestando particolare attenzione a togliere tutti i pelucchi che vi si erano fermati sopra.
-Allora avanti, facci sentire cosa sa.-
Voldemort si sedette su una sedia dallo schienale alto, in attesa, mentre Bellatrix, servizievole, gli si pose devotamente al fianco.
Severus non capiva. Ma non dovevano entrare nell’Ufficio Misteri, di lì a qualche mese? Perché non stavano allora lì ad organizzare tutto? O a inventarsi modi per nascondersi, visto che molti dei presenti erano appena evasi da Azkaban?
Cosa c’era di così eccitante in quell’elfa?
Mulciber intanto si era abbassato all’altezza dell’elfa, sorridente.
-L’ha comprata mia moglie qualche settimana fa. All’inizio non ci ho dato molta importanza, come tutti del resto, ma poi ho sentito che questa stupida continuava a ripetere strane cose...-
-Tifa non è stupida. Tifa è solo vecchia. E Tifa non ripete strane cose. Padrona Lulu non avrebbe mai trattato Tifa così, né tenuto la casa in quel modo.-
L’elfa, offesa, continuava indifferente a lisciarsi il grembiule, incurante di trovarsi di fronte al più grande mago oscuro di tutti i tempi. Coraggio o follia?
Il Mangiamorte ghignò, guardando verso i suoi compagni.
-Avanti Tifa, parlaci ancora di questa “Lulu”...-
Dove voleva arrivare Mulciber?
Piton fissò i volti degli altri presenti, alcuni increduli come lui, altri divertiti.
Tifa alzò le orecchie in segno di felicità mentre gli occhioni si inumidivano piano.
-Padrona Lulu era tanto buona con Tifa. Padrona sapeva che Tifa era vecchia e allora non faceva fare tanto a Tifa. Padrona teneva la casa ordinata, così Tifa poteva dedicarsi alla Padroncina... Tifa ha anche visto nascere la Padroncina! Era così piccola... Se solo Tifa fosse stata a casa quella sera. Padrona Lulu aveva detto a Tifa di andare a prendere cose per la Padroncina. Tifa aveva lasciato a casa la Padroncina da sola che dormiva. A Tifa non piaceva lasciarla a casa da sola ma Padrona Lulu non voleva che Padroncina uscisse. Ma quando Tifa è tornata la casa di Padrona Lulu bruciava ... -
-Che cos’è questa storia Mulciber? Vorresti spiegarti meglio?-
-Padrona Lulu non avrebbe mai interrotto in modo così maleducato Tifa!-
Tutti i Mangiamorte risero mentre Rosier estraeva la bacchetta, indirizzandola verso l’elfa.
-Sta calmo Evan, ci serve ancora per un po’... Ma non avete ancora capito? La fantomatica “Lulu” altri non è che quella puttana di Lucrece Bryson!-
Bryson?
Piton represse la sorpresa, nascondendo il rimorso e i ricordi nell’angolo più lontano e nascosto della sua mente.
Ecco allora chi era quella “Titi” che la figlia di Bryson gli aveva nominato anni prima! Dannazione! Un’elfa! Perché non si era interessato di più a quell’argomento?
Tifa, intanto, si era incamminata con fare minaccioso verso il Mangiamorte, indice alzato
-Padron Mulciber non parla così di Padrona Lulu! Cattivo Padrone!-
Con un calcio poco gentile Mulciber allontanò da sé l’elfa, ridendo divertito.
-Non vedo però come questa informazione possa aiutarci Mulciber... Anche se l’elfa è stata sua domestica, come può tornarci utile questa notizia? A meno che... a meno che tu non intenda dire che la lista ce l’abbia lei!-
Emmeline Vance avanzò dalla fila dei Mangiamorte, tenendo gli occhi puntati su Tifa che, tranquilla, si era rimessa a pulirsi il grembiulino mentre bofonchiava qualche scusa nei confronti di “Padrona Lulu”.
-No, la Bryson non era così sprovveduta. Era troppo rischioso affidare un documento simile a un’elfa. Invece...-
Malfoy avanzò verso il compagno con aria incuriosita. Tipico dei Malfoy: capivano tutto in anticipo rispetto agli altri.
-Ma non avete sentito quello che ha detto prima? Lei si dedicava alla “Padroncina”! Ho usato la Legilimanzia su di lei e ormai non ho più dubbi. Bryson aveva una figlia.-
I mormorii aumentarono fra i seguaci del Signore Oscuro mentre Voldemort teneva gli occhi fissi sul Mangiamorte. Piton, nascosto dietro le spalle di Malfoy, strinse una mano a pugno.
Dannazione.
-Credi che sua figlia abbia la lista?-
Mulciber annuì vigorosamente alla richiesta del suo padrone.
-Basandomi sugli ultimi ricordi dell’elfa posso dire che adesso la ragazzina avrà quindici, sedici anni...-
-Sono solo congetture. E le informazioni in nostro possesso troppo poche.-
Piton superò Malfoy, fronteggiando Mulciber.
-Perché sei così pessimista Severus?-
Piton si voltò lentamente verso il Mangiamorte, concentrato.
-Non sono pessimista, ma realista. Secondo te la Bryson avrebbe tenuto nascosta la bambina per poi affidarle la lista?-
Rabastan Lastrange avanzò lentamente, contrariato.
-E’ una traccia! E’ la prima traccia che abbiamo da anni!-
Severus cercò di mantenere la calma. Doveva trovare un piano. Doveva trovarlo SUBITO.
-Sono solo ipotesi. La bambina non può avere la lista. In base a quanto dici tu al momento della morte della madre aveva due anni. E’ illogico pensare che sia riuscita a fuggire con l’elenco-
Yaxley affincò Mulciber, agitato.
-Avrebbe senso se considerassimo l’ipotesi che qualcuno l’abbia aiutata. Ma adesso questo non ha importanza! L’importate è trovare la lettera e scoprire chi era la spia fra noi. Sperando che non sia ANCORA qui con noi.-
Tutti i Mangiamorte si guardarono l’uni l’altro, insospettiti, mentre Voldemort contemplava in meditabondo silenzio tutta la scena.
-E come credi di farlo? Sai quante ragazzine quindicenni ci sono in Gran Bretagna? Le controllerai una per una?-
La voce di Piton non aveva cambiato espressione sempre calma e riflessiva, mentre i suoi occhi vagavano per la stanza trafiggendo tutti i presenti. Malfoy si avvicinò all’amico, cercando di capire cosa avesse in mente.
-Severus ha ragione. Le informazioni che abbiamo sono importanti ma non sufficienti. Potrebbe essere morta, potrebbe essersi trasferita, potrebbe essere perfino una Maganò...-
Piton allontanò la mano che Lucius gli aveva posto sulla spalla, avvicinandosi a passi lenti verso l’elfa.
-I Magonò sono pochi e registrati al Ministero. Basterà controllare se c’è qualcuno che corrisponde all’età e andare a controllare. Rokwood lavora ancora al Ministero, sarebbe facile per lui controllare i registri. Per il resto, Hogwarts è un ottimo punto di partenza. Se ha sviluppato dei poteri magici e non è stata portata chissà dove certamente frequenterà la scuola e con altrettanta certezza posso dire che sia mia alunna. Se così non fosse, potremmo iniziare le ricerche nelle altre scuole. Di Durmstrang se ne potrà occupare Karkaroff mentre di Beauxbatons Rosier. Se non risulterà nulla, potremmo dire con certezza che sia morta e di aver perduto la lista. Della ricerca ad Hogwarts mi occuperò, ovviamente, io visto che qui sono l’unico che può entrarvi indisturbato... Nel caso le mie ricerche non daranno frutti, cosa che dubito, potrete iniziare voi.-
Rokwood, contrariato di sentirsi dare ordini, avanzò minaccioso verso Piton, fermato però da Mulciber che tentò di convincere, senza grande successo, gli altri della buona idea.
-E come pensi di riconoscerla?-
La voce profonda del Signore Oscuro smorzò i toni, facendo calare un gelido silenzio nella stanza. Piton si voltò piano, fissandolo negli occhi.
-L’elfa. Sembra che le elfe domestiche con il ruolo di nutrici sembra abbiano la particolare capacità di riconoscere il “Padroncino” di cui si sono prese cura ad anni di distanza.-
Bellatrix scattò, irritata dall’interesse che Piton stava suscitando nei presenti e in particolar modo a Voldemort.
-E’ solo una teoria! Non hai alcuna certezza che...-
-E’ l’unica possibilità in nostro possesso, al momento. Se hai altre idee, Bellatrix, non devi fare altro che farti avanti e io mi libererò di questo insulso compito.-
La Mangiamorte ringhiò fra i denti qualche maledizione mentre Piton si voltava a fissare Tifa che, incurante di tutto, continuava ad accarezzare amorevolmente il grembiulino rosa che in origine, non era stato altro che una copertina della culla della piccola Bryson.
***
Piton estrasse anche l’ultimo ricordo dall’elfa, cancellandolo completamente. La avrebbe portata ad Hogwarts quella sera, quando sarebbe andato a trovare Silente, e l’avrebbe lasciata lì a lavorare. A Mulciber bastava dire che era morta. In fondo era solo una vecchia elfa, nessuno si sarebbe preso la briga di andare a controllare e a Hogwarts era al sicuro.
Si alzò da terra, preparandosi mentalmente alla lezione. All’ennesima, disastrosa lezione.
Certo Bellatrix aveva avuto ragione.
La mente della ragazzina sembrava predisposta all’Occlumanzia e questo era un vantaggio notevole. Peccato che i progressi fino a quel momento fossero stati minimi a causa dell’incompetenza della giovane.
Si domandò se veramente ce l’avrebbe fatta a insegnarle tutto quello che doveva sapere.
Potter, anche se era un disastro, almeno aveva una grande forza di volontà, dono di Lily. Oltre però a un’ insana pigrizia, ereditata dal padre...
Però Harry, certamente in quella situazione, ce l’avrebbe fatta. Se la sarebbe cavata, ne era certo.
E lei?
Si voltò verso la ragazza che, invece che fare quello che le aveva detto, guardava distrattamente fuori dalla finestra.
______________________________________

Perdita che piangeva nelle braccia di una donna che le spiegava cos’era esattamente il “menarca”, Perdita che camminava sotto l’ombrello abbracciata a un uomo che le sorrideva, Perdita che estraeva da una busta rosata una foto per poi stracciare la lettera senza leggerla...
-Adams. Alzati.-
Perdita sgranò gli occhi, ansimando.
Piton, in piedi di fronte a lei, la fissava con la solita aria di sufficienza mentre lei, in ginocchio sul pavimento, cercava di far cessare quel doloroso martellare che sentiva nella sua testa.
-Sono stanca....-
-Muoviti.-
Lentamente Perdita si alzò in piedi, appoggiandosi con la schiena alla parete di fondo del soggiorno, massaggiandosi la spalla.
Ormai fuori era notte e la luce fastidiosa del vecchio lampadario illuminava tristemente l’ambiente.
Tifa, ancora addormentata, sonnecchiava allegramente stringendo con le ossute manine il grembiulino e mormorando ogni tanto qualche parola senza senso.
Piton sbuffò. Niente. Erano ancora in alto mare. Perfino Minus sarebbe riuscito a leggerle nella mente. Certo qualche piccolo, PICCOLO progresso c’era stato, ma non era sufficiente.
Dovevano sbrigarsi o non sarebbe mai stata pronta in tempo.
Per non parlare poi dell’Anatema che Uccide...
-Su, avanti. Riproviamo. Questa volta cerca di restare più rilassata. Se ti agiti quando mi senti penetrarti la mente le sensazioni hanno il sopravento ed è più facile per un Legilimante scoprire i tuoi pensieri.-
Perdita alzò gli occhi al soffitto, fingendo di non sentirlo. Era distrutta. Voleva dormire. Voleva andare a casa Parkinson a provare i magnifici vestiti di Pansy, troppo larghi di seno e lunghi per lei, ma comunque irresistibili. Voleva andare a villa Zabini a sentire le storie esotiche che raccontava loro la madre di Blaise quando erano ospiti...
Voleva fare quello che faceva tutte le estati.
Non voleva fare il conto alla rovescia dei giorni che le restavano da vivere.
Non voleva passare così, in una casa squallida in compagnia di un professore misogino, i suoi ultimi giorni.
Si strinse la spalla, cercando di calmarsi.
-Adams, sto per attaccarti. Sei pronta?-
Ma quando ci metteva a mettersi in posizione di difesa, quella sciocca?
Quante storie!
Debole, lagnosa e piagnucolante.
Davvero, DAVVERO, insopportabile.
-Un attimo...-
-No Adams, non abbiamo attimi. Quando il Signore Oscuro vuole leggere una mente non aspetta che la persona in questione si prepari e non l’avverte. La maggior parte delle volte usa un incantesimo non verbale per cui devi essere sempre pronta, alla prima parvenza di Legilimanzia, a chiudere la mente.-
-Ma sono stanca!-
-Non credi che sia proprio questo il momento migliore per l’Oscuro Signore per leggere i tuoi pensieri?-
Perdita sospirò piano, reprimendo un moto di stizza e paura. Odiava quando parlava così. Riusciva solo a farla agitare. E poi, perché si impegnava tanto con la Legilimanzia? Lei non doveva uccidere qualcuno a metà luglio?
-Perché invece non mi insegna l’Avada Kedavra?-
Ecco, anche voce isterica doveva aggiungere nella lunga lista di difetti della Serpeverde.
Quella voce che lo aveva insultato così tanto...
-Se permetti spetta a me stabilire quando sarai pronta per quello e non lo sarai finché non riuscirai a chiudere la mente.-
-Vuole solo che impari a difendere i miei ricordi perché così Lei-sa-chi non scoprirà qualcosa su di lei! Il suo piano è quello di portarmi lì e farmi uccidere senza che nessuno venga a sapere che è lei il traditore!-
Piton alzò appena un sopracciglio, irritato.
Quanta impazienza per imparare la Maledizione che Uccide...
-Bene, se adesso hai finito il tuo patetico sfogo direi che potremmo proseguire con...-
Una luce argentata comparve all’improvviso fra i due, causando un urlo isterico alla Serpeverde e un brutto presentimento al Professore.
Una fenice argentata volò leggiadra verso Piton, fermandosi a pochi centimetri dal suo volto e iniziando a parlare con la stessa voce di Silente.
-Severus, mi dispiace disturbarti così all’improvviso ma avrei bisogno che tu mi raggiungessi subito qui a Hogwarts. Non ti disturberei a quest’ora se non fosse una questione così urgente...-
Piton imprecò, fiondandosi all’entrata a prendere il mantello e una piccola borsa che teneva vicino all’appendiabiti dove conservava alcune delle sue pozioni.
Quello stupido vecchio.
Quello. Stupido. Vecchiaccio.
Che davvero fosse stato così poco intelligente da toccare l’anello?
Se davvero fosse stato così non ci sarebbe stato molto da fare ... ma Silente non poteva essere davvero COSI’ stupido!
Tornò velocemente in soggiorno dove afferrò con mala grazia l’elfa, ancora addormentata.
Appena poco prima di Smaterializzarsi, si ricordò della ragazza.
Le si avvicinò velocemente, strappandole di mano la bacchetta.
-Continua ad allenarti nello svuotare la mente e va a dormire presto. Domani mattina riprenderemo gli allenamenti con tre ore di anticipo visto che le perderemo questa sera.-
-Ma ... -
Prima che Perdita potesse chiedere una qualsiasi cosa, Piton era già sparito dalla stanza.
Dove diavolo era andato?
E cosa diavolo era quella sottospecie di tacchino che era comparso all’improvviso?
E a lei cosa importava poi?
Piton non c’era e non sarebbe tornato tanto presto stando a quello che aveva detto.
Poteva finalmente riposarsi un po’!
Si avvicinò alla parete contro la quale c’era la poltrona di Piton e vi si sedette con poca grazia. Certo, di solito lei andava sul divano, ma dopo che c’era stata quell’elfa bavosa non avrebbe più potuto sedervisi sopra.
Si stiracchiò dolcemente, accoccolandosi contro lo schienale e abbracciandosi le spalle. Certo, era contenta che Piton avesse portato via quella stupida. Peccato che così, adesso, non ci sarebbe più stato nessuno a cucinare per lei quando Piton non c’era. E lei, di usare i fornelli, non voleva neanche sentirne parlare. E poi, adesso, sarebbe rimasta sola con Piton tutti i giorni. Tutti ... insomma, per quelli che le rimanevano. Almeno Tifa la viziava un po’. Piton invece la trattava sempre come la peggiore dei Tassorosso... Si accoccolò sulla poltrona. Allenarsi? Fuori discussione. Se proprio il quindici luglio doveva morire, meglio farlo dopo aver dormito. Possibilmente bene.
Rabbrividì per i pensieri appena fatti.
Meglio non pensare a quello che sarebbe accaduto. Adesso lei era lì, sola, abbastanza al sicuro, con tutti gli arti al posto giusto, senza qualcuno che cercava di ammazzarla o di invaderle la mente o di assaggiarla. Era tutto perfetto. Se avesse potuto congelare il tempo, lo avrebbe fatto.
Al diavolo Tu-sai-chi, al diavolo i Mangiamorte, al diavolo gli Adams, al diavolo Piton.
Solo lei.
________________________________________
Si chiuse la porta alle spalle, stancamente.
Silente era davvero pazzo.
Piton lasciò cadere pesantemente la borsa, ormai quasi vuota, all’ingresso e a fatica si appoggiò al tavolino del corridoio.
Era stremato.
Fermare la maledizione che aveva colpito Silente gli aveva prosciugato quasi tutte le energie.
E poi quei discorsi…
Severus si avviò stancamente verso il soggiorno, pensieroso e triste.
Un rumore regolare e antipatico gli fece alzare appena gli occhi sulla sua poltrona dove, sdraiata in una posizione assurda, Perdita russava debolmente.
Imprecò a bassa voce. Fantastico. Dormiva. Dor.mi.va.
Di certo non aveva fatto alcun esercizio come le aveva detto lui.
Beh, se ci teneva tanto a morire, pazienza!
Era una scelta sua!
Chi era lui?
Non poteva salvare tutti, non ci sarebbe mai riuscito!
E se poi quella stupida e Silente sembravano così felici di andare all’altro mondo, perché lui doveva opporsi?
E, soprattutto, perché i rimorsi e i sensi di colpa dovevano toccare proprio a lui???
Con stizza si sedette sul divano, nascondendo il volto nelle mani.
Uccidere Silente al posto di Draco.
Non riusciva a pensare ad altro.
Entro un anno Silente sarebbe morto certamente lo stesso, grazie alla sua azione avventata di quella notte. Toccare l’anello senza essersi assicurato che non ci fosse una maledizione! Un errore sciocco, stupido! Anche un mago di terza categoria non si sarebbe lasciato abbindolare così facilmente! E Silente??? Il GRANDE Silente, uno dei più grandi maghi di tutti i tempi, era stato sconfitto in questo modo banale e stupido.
Ma cosa diavolo aveva in mente in quel momento?
Era riuscito a fatica a bloccare la maledizione nella mano del Preside, ma se solo lo avesse chiamato prima avrebbe potuto fare di più.
Certo, Severus aveva riferito al Preside del piano di Lord Voldemort di quel pomeriggio, e, certamente Silente, aveva intuito dalle sue parole che volesse fosse lui a ucciderlo. Ma proprio per salvare la vita di Albus lui glielo aveva detto! Non per confermare la sua condanna a morte! Per mano sua poi!
Era in momenti come quelli che credeva che Voldemort e Silente fossero d’accordo e che lui non fosse altro che un semplice burattino nelle loro mani.
Una marionetta a cui far fare tutto il lavoro sporco, senza temere per quell’essere senz’anima.
Ma lui un’anima ce l’aveva, dannazione!
Martoriata e colpevole, ma che gli faceva ancora male, ricordandogli così, con insistenza, che esisteva.
Che c’era ancora.
E per questo stava pagando.
Piton alzò appena lo sguardo, osservando Perdita che si rigirava sulla sua poltrona, ignara di tutto e con una terribile espressione stupida sul volto.
Si massaggiò lentamente la fronte, cercando di recuperare un filo di razionalità.
Draco avrebbe cercato di uccidere Silente e lui avrebbe cercato di capire come, evitando che qualcuno si facesse del male. Draco però non si fidava più di lui dopo quello che era successo a Lucius al Ministero. E comunque, Draco non sarebbe mai riuscito nel suo intento e allora sarebbe toccato a lui porre fine alla vita di Albus. Così però Voldemort non avrebbe più avuto spie al suo servizio ...
Con uno scatto Piton tornò a fissare la Serpeverde.
Ma certo!
Era stato proprio lui, LUI a suggerire a Lord Voldemort indirettamente quel piano.
Adams.
Se riuscirà a entrare nei Mangiamorte e ad avvicinarsi a Potter sarebbe una spia certamente più preziosa di lui. Una volta morto Silente tutta Hogwarts sarà nelle mani di Voldemort e lui potrebbe venire allo scoperto, facendo credere a tutti che solo lui fosse l’infiltrato... Nessuno penserebbe mai che ci fossero due spie... e così il controllo su Hogwarts sarebbe totale visto che la ragazzina fornirebbe loro tutte le informazioni necessarie per smascherare possibili sobillatori. Voldemort aveva pensato a tutto...
Lui, Piton, uccide Silente. Hogwarts è nelle mani dei Mangiamorte. Adams passa loro informazioni che riguardano gli studenti e Potter cosicché possano controllare quelli e uccidere lui.
Così Voldemort otterrà tutto quello che voleva: la punizione per i Malfoy, la morte di Silente, la conquista di Hogwarts e il controllo sui suoi studenti oltre che preziosi informazioni su Harry.
E tutto perché lui gli aveva suggerito di far diventare la ragazza Mangiamorte.
Se così non fosse stato, lui non dovrebbe adesso uccidere Silente?
No, non poteva dirlo con certezza...
E poi, che importanza aveva?
Non era con i “se” che avrebbe salvato l’anima di Draco.
E sicuramente ormai più nulla avrebbe potuto salvare Silente.
Lui, proprio lui doveva ucciderlo.
Doveva uccidere l’unica persona che conoscesse la sua reale indole e la sua reale fedeltà.
L’unica persona che poteva dire di conoscerlo veramente.
L’unico uomo che conosceva le sue debolezze.
LA sua debolezza.
Lily...
Lei avrebbe certamente saputo cosa dirgli in quel momento. Avrebbe saputo consolarlo, come sempre. Aiutarlo.
Amarlo?
Sorrise.
Mai come in quel momento aveva sentito la sua mancanza.
Se avesse potuto fare qualcosa, qualunque cosa per tornare indietro o per riportarla in vita...
Avrebbe fatto di tutto per averla lì con sé in quel momento.
E invece...
Alzò lentamente gli occhi, osservando nell’ombra della stanza il sorrisino idiota sul volto della ragazza.
Era così impaziente di imparare l’Avada Kedavra?
Bene, lo avrebbe imparato.
Lui aveva rimandato il più possibile, ma ormai era giunto il momento.
E poi, mentre lui tentava in tutti i modi di ridurre al minimo il suo contatto con l’Anatema che uccide, lei sembrava non vedere l’ora di impararlo.
Perfetto.
-Adams.-
Perdita mugugnò qualcosa, contraria ad abbandonare così presto quel bel tepore e quelle rassicuranti immagini.
-ADAMS.-
Perdita aprì lentamente gli occhi, sbadigliando.
Non poteva già essere l’ora di alzarsi...
Si guardò un po’ attorno, aprendo e chiudendo la bocca impastata mentre si umettava le labbra secche. Finalmente riuscì a vedere una figura seduta sul divano poco distante da lei. Strinse un po’ gli occhi...
-Prof...?-
Piton sbuffò.
-Chi altri ti aspettavi di trovare?-
Un buongiorno davvero fantastico, non c’era che dire.
Perdita si sistemò meglio sulla poltrona, stropicciandosi gli occhi e reprimendo l’ennesimo sbadiglio mentre Piton, da parte sua, reprimeva l’ennesima scarica di rabbia contro quella ragazzina sciocca e superficiale.
-Va' a dormire.-
La Serpeverde stiracchiò il collo... porco Godric, che male! Ma in che posizione assurda aveva dormito? Cercò di trovare nel buoi gli occhi dell’insegnante anche se era già difficile distinguere la sua ombra dalla parete.
Era... strano. Aveva una voce... strana.
Stanca?
Piton POTEVA essere stanco?
-Prof, tutto bene?-
Piton contrasse la mascella. Tutto bene?
Certo, doveva solo salvare la vita a un’insulsa ragazzina, salvare l’anima di un borioso e arrogante bamboccio e uccidere l’uomo che lo conosceva meglio di chiunque altro.
Cosa c’era nella sua vita che non andava bene?
-Su.bi.to.-
Perdita, spaventata dall’improvviso tono minaccioso, si alzò velocemente dalla poltrona per poi sbattere contro l’angolo della porta del soggiorno e sparire, dolorante, sulle scale.


Piccolo spioler:
Nel prossimo capitolo ci sarà una delle mie scene preferite quindi ... non lasciatemi sola!
P.S.
Voldy che ri-scende le scale è dedicato ad Astor!!!

Bacio a tutte!!!

 
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~la nuit romantique
view post Posted on 11/6/2009, 22:38




Sono proprio curiosa di vedere il prossimo capitolo!Non ti preoccupare che non ti molliamo.Ormai siamo nel "giro" XD
Finalmente piano piano si viene a sapere qualcosa di più...bene!
 
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Astor
view post Posted on 11/6/2009, 22:42




Non so perchè, ma Perdita mi è sembrata particolarmente petulante in questo capitolo. Stai facendo di tutto per farmela odiare, ammettilo xD
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 11/6/2009, 22:44




Lo ammetto!!! ^^
E vedrai cosa ti combino nel prossimo ... :uhuh:
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 18/6/2009, 21:17




Capitolo 11



Spinner’s End, 30 giugno. Tre ore prima dell’alba.

Scese le scale lentamente, sbadigliando ogni due gradini.
Che sonno.
Che sonno terribile...
Si aggrappò velocemente allo scorrimano. Accidenti a quei gradini! Erano troppo alti...
Ma perché era in piedi a quell’ora?
Il sole non era ancora sorto e solo Piton poteva essere così normale, cioè cupo e cinereo, così presto.
Era dovuto andare a chiamarla tre volte prima che lei riuscisse a trovare chissà dove la forza per alzarsi.
Era-semplicemente-distrutta.
L’idea di far colazione non la sfiorò neppure. Il suo stomaco alla sola idea di dover digerire qualcosa si era andato a nascondere dietro i reni, chiedendo di riposare ancora un po’.
Come dargli torto.
Sbuffando andò subito in sala dove si accasciò stremata sulla poltrona, chiudendo gli occhi. Fantastico. Solo fare le scale l’aveva distrutta. Era appena sveglia e già ne aveva i beozar pieni di quella giornata. Meglio di così...
Almeno non avrebbe avuto problemi a svuotare la mente. Era già vuota. Se no non sapeva spiegarsi come mai sentisse l’eco nelle orecchie ogni volta che udiva un qualunque rumore.
Anzi ... cos’era quello che stava sentendo adesso?
Era come... un ...un guaito, un qualcosa di assurdo ...
A fatica si obbligò ad aprire gli occhi, per scoprire che una sottospecie di quadrupede pulcioso la fissava con la lingua a penzoloni dal pavimento.
-PROF!-
In un attimo, completamente sveglia, saltò sulla poltrona, osservando schifata l’essere.
Piton entrò proprio in quel momento nel soggiorno, inarcando contrariato un sopracciglio per quella scena.
-Adams, potresti scendere dalla MIA poltrona?-
-Quando farà uscire quel COSO! Ma come diavolo è entrato???-
Severus sbuffò, andando dalla parte opposta della stanza. Dopo aver appoggiato per terra una coppetta della cucina contenente uno strano liquido arancione, fischiò appena, richiamando il cagnolino.
-L’ho portato dentro io.-
Fortunatamente di randagi del genere Spinner’s End era piena.
Perdita scese dalla poltrona, mantenendosi a debita distanza dai due mentre Piton, accertatosi che il cane bevesse, gli fece una carezza veloce, raggiungendo poi la ragazza.
-Cosa diavolo le è saltato in mente?-
-So che i tuoi voti sono disastrosi in Cura delle Creature Magiche Adams, così come in molte altre materie, fra cui Difesa...-
Perdita gli scoccò un’occhiata di puro risentimento che Piton ignorò accuratamente, anzi, sembrava quasi avergli fatto piacere.
-... ma non preoccuparti, non dovrai occupartene.-
Già, se c’era una materia che proprio non sopportava, quella era Cura.
E se c’era una materia in cui non riusciva era proprio Difesa.
Il professore estrasse dalla tasca le loro due bacchette, consegnando quella più corta alla ragazza che l’accettò ben volentieri.
Perdita sbuffò.
Ecco che l’ennesima giornata di merda aveva inizio.
-Devo svuotare la mente?-
-No.-
Fissò l’insegnante sorpresa. Doveva fare Occlumanzia senza svuotare la mente adesso???
-Non volevi imparare l’Anatema che Uccide?-
La ragazza inghiottì a vuoto un paio di volte, stringendosi la spalla.
No, a dire il vero non “voleva” ma “doveva”.
Il concetto era diverso.
-Bene, quello laggiù sarà il tuo bersaglio. I movimenti e la formula li hai già imparati i giorni scorsi dunque, sperando che Salazar ti aiuti nel ricordare tutto, direi che puoi iniziare.-
Perdita spostò lo sguardo in fondo alla stanza, dove guardava Piton.
Dove prima c’era quel pulcioso cagnolino, adesso c’era un signore panciuto e di una certa età che, a gattoni, beveva dalla stessa coppetta di prima.
-Cosa...?-
-Pozione Polisucco. Non l’hai riconosciuta?-
No, a dire il vero no.
Anzi, a dirla tutta neanche si ricordava cosa fosse una Pozione Polisucco.
-Data agli animali questa pozione causa loro una momentanea modificazione dell’aspetto. Alcuni tratti restano animaleschi, certo, ma per noi sarà sufficiente così.-
Perdita osservò disgustata prima il professore e poi l’uomo che, accortosi di loro, abbaiò sorridente, iniziando a gattonare pesantemente verso di loro.
-Avanti Adams.-
Perdita indietreggiò, fino a toccare con le spalle la parete della stanza.
-Adams!-
Piton la fissò serio, osservando l’uomo che, a quattro zampe, stava annusando le scarpe della giovane che, dal canto suo, lo guardava inorridita e con occhi sbarrati. Severus lanciò una pallina fatta comparire da chissà dove in fondo alla stanza, attirando l’attenzione del cane trasformato che “corse” a cercarla.
-Smettila di perdere tempo e colpiscilo.-
Perdita lo fissò intimorita per poi fissare la propria bacchetta, spaventata.
-Ma ... perché ... io... -
Piton sbuffò. Tutto prezioso tempo perso.
-Devo ricordarti che a metà luglio ti sarà chiesto di uccidere un Babbano catturato dai Mangiamorte con la maledizione comunemente denominata Anatema che Uccide?-
No, se lo ricordava. Se lo ricordava eccome.
Ma...porco Godric! Non era facile...
Perdita sospirò, mettendosi in posizione.
Fece fare un veloce e approssimativo disegno in aria alla bacchetta per poi puntarla contro l’uomo che stava cercando di recuperare la pallina finita contro il divano addossato alla parete.
-A... Advada... Ke...Kedarva...-
Una scintilla di luce bluastra illuminò la punta della bacchetta per poi svanire a lasciare posto a un sottile filo di fumo, quasi stesse per prendere fuoco.
Piton osservò con aria di sufficienza la ragazza.
Peggio, MOLTO peggio di quello che si aspettava.
-Adams, mi stai prendendo in giro?-
Perdita incassò la testa fra le spalle.
No, non stava facendo apposta.
-Avada Kedavra. A-va-d-a- Ke-da-vra.-
La ragazza rabbrividì visibilmente.
Faceva paura solo nel sentirla nominare...
Piton sfoderò la sua bacchetta, portandosi alle spalle di Adams.
La Serpeverde voltò la testa, spaventata.
-Avanti, rifai il movimento.-
Perdita lo rifece, continuando però a voltare il collo sperando di vedere dove fosse o cosa stesse facendo Piton alle sue spalle.
L’insegnante sbuffò contrariato.
-Adams, concentrati!-
Con poca grazia le afferrò la base del collo, alzandole la testa e restandole vicino per osservare bene i movimenti. Le corresse la posizione del braccio, facendole abbassare la spalla e alzare il gomito spiegandole l’ampiezza della curva da tracciare nella prima fase e la velocità della stoccata finale.
Possibile che non lo avesse ancora imparato dopo tutto quel tempo che lo facevano?
Perdita cercò di rifarlo ma, dallo sbuffo che sentì alle proprie spalle, capì di non essere stata soddisfacente.
Piton le afferrò spazientito la mano con la bacchetta, iniziando a spiegarle per la millesima volta come fare e intanto muoveva il braccio della ragazza compiendo i movimenti corretti, prima lentamente, poi sempre più veloce.
-Avanti adesso. Recita la formula. Corretta.-
Piton alzò il braccio della ragazza, nella consueta posizione iniziale e incominciò a dirigerle il braccio.
-A... Avada... Kedavra?-
Un lampo di luce arancione uscì dalla punta della bacchetta, finendo a terra poco distante da loro.
-Già meglio... avanti, riprova da sola.-
Piton lasciò la mano della ragazza, portandosi di lato, attento.
L’uomo intanto, ignaro di quanto stava accadendo a pochi metri da lui, stava cercando in tutti i modi di grattarsi un orecchio con il piede, mossa che risultava alquanto problematica vista la sua mole e che lo portava a rotolarsi per terra.
Perdita, contenta che quella fastidiosa vicinanza fosse finita, ricominciò ad agitare la bacchetta in aria.
Severus la osservava serio e concentrato, indicandole sprezzante dopo ogni mossa dove aveva sbagliato e come correggersi.
Era ridicola. Sembrava stesse agitando la bacchetta a caso.
***
Spinner’s End, 4 ottobre 1981
-E’ morto.-
Severus si massaggiò gli occhi mentre Silente, sul divano di fronte a lui, teneva in grembo la bambina che, apparentemente sorda a quella chiacchierata, si stava divertendo a esplorare la folta barba del Preside.
-Lear Bryson. Ieri notte.-
Silente annuì debolmente, continuando a fissare la piccola che ridacchiava sotto voce.
-Sapeva qualcosa?-
-No Preside. Non era neanche a conoscenza dell’esistenza di... della bambina.-
La voce di Piton era particolarmente stanca e atona, cosa che non sfuggì né al vecchio Preside né alla piccola. La bimba iniziò a scalciare, convincendo Albus ad appoggiarla a terra, e si diresse verso il giovane. Piton alzò appena gli occhi, osservando con indifferenza il passo cadenzato e insicuro della bambina che lo raggiungeva. Sospirò. L’unico parente di sua madre che era riuscito a rintracciare era stato ucciso appena poche ore prima. Cosa ne avrebbe fatto di lei adesso?
La bambina lo raggiunse sorridente per l’impresa compiuta e, aggrappatasi alla sua gamba, cercò di attirare la sua attenzione. No, in quel momento no. Proprio non aveva voglia di assecondare i suoi capricci.
-Va via ...-
Più simile a una richiesta, a una preghiera che a un ordine.
La bimba si fermò, scrutandolo sorpresa e si voltò verso il Preside.
-Cev è triste?-
Silente sorrise dell’ingenuità della domanda, afferrando la tazza di the sul tavolo.
-Sì.-
La piccola, non soddisfatta, tornò ad osservare il giovane, piegando la testa di lato cercando di incontrare i suoi occhi.
-Pevchè?-
Severus voltò la testa dall’altra parte, troppo stanco e amareggiato per sgridarla o allontanarla a forza.
Non era ancora riuscito a trovare la lista e, giunto a quel punto, non era neanche più sicuro che fosse in uno di quei scatoloni di libri e oggetti vari che aveva portato via dalla casa di Bryson prima di darle fuoco.
Non era sicuro della promessa fattagli da Voldemort di risparmiare Lily nell’attacco che stava progettando per uccidere il piccolo Potter.
Non era riuscito a salvare Lear Bryson, l’unica persona che potesse occuparsi della bambina.
Non era riuscito a vedere Lily di nascosto quella mattina affacciata alla porta di casa a salutare con un bacio il marito che andava al lavoro.
Affondò le mani nei capelli, nascondendo il viso e chiudendo gli occhi.
Un incubo.
Ecco cosa stava vivendo.
Un incubo atroce.
Silente sorseggiava impassibile il suo the mentre la piccola, incuriosita, da qualcosa, si sporgeva verso la tasca di Severus.
Un gridolino eccitato obbligò Piton ad alzare lo sguardo vedendo la piccola sorridente agitare la sua bacchetta.
Sbuffò tristemente.
-Ridammela.-
-Gnò!-
La bambina si allontanò da lui, iniziando a battere la bacchetta contro gli scatoloni, il tavolino, il pavimento, il divano ...
Severus sospirò, lasciando che i suoi tristi pensieri lo annegassero nuovamente mentre Silente, tranquillo, sorrideva del ritmo sconcordato e improvvisato della bambina.
Davvero. Fastidioso.
Semplicemente. Insopportabile.
Severus si sforzò di alzare lo sguardo osservando come la bambina stava agitando la bacchetta contro i suoi preziosissimi libri, provocando suoni sordi.
-Basta.-
La bambina, ignorando il professore, arrivò sorridente e estasiata, alla finestra che, colpita dalla bacchetta, emetteva un suono cristallino e sofferente.
Di scatto Piton si alzò dalla poltrona e raggiunse la bambina, strappandole di mano la sua bacchetta per poi inginocchiarsi di fronte a lei.
-Bas-ta. Possibile che tu debba fare tutto questo rumore? Lo vuoi capire che questa è una bacchetta e non un giocattolo con cui colpire gli oggetti? Non mi sembra un concetto tanto difficile.-
Per tutta risposta la piccola ridacchiò, cercando in lontananza gli occhi azzurri di Silente che guardava verso di loro.
-Cev è aiabbiato!-
-Sì.-
Severus alzò un sopracciglio, incredulo.
Rideva?
Quella ... stava ridendo di lui?
E Silente le dava corda?
Lo stavano prendendo in giro?
La bimba gli regalò uno dei suoi soliti sorrisi sdentati, accarezzandogli una guancia con una manina paffuta.
-Cev non è più tiste...-
Piton, dopo un attimo di incredulità, sbuffò, alzandosi da terra.
-Non avere quell’aria compiaciuta.-
La piccola ridacchiò, rincorrendo a fatica il professore che stava tornando alla sua poltrona.
***


Spinner’s End, 30 giugno 1996. Notte.


Un getto di luce biancastra colpì in pieno la libreria del soggiorno, facendo cadere a terra alcuni libri posti sugli scaffali in alto.
Perdita sobbalzò mentre Piton osservò distaccato la scena.
-Finalmente.-
Certo, erano molto lontani dal raggiungere l’Avada Kedavra, ma quello era già qualcosa.
Almeno i gesti e le parole li aveva imparati.
Forse.
-Adesso, Adams, dovrai concentrarti di più sul bersaglio. Coraggio, puntalo.-
Perdita, stremata, indirizzò la punta della bacchetta contro l’uomo che adesso stava annusando con interesse i libri che erano caduti a terra.
Piton analizzò tecnicamente l’inclinazione della bacchetta, la corresse, e si mise a camminare alle spalle della ragazza.
-Le maledizione senza perdono, l’Anatema che uccide così come l’Imperius e la Cruciatus...-
Perdita rabbrividì. Sì, quell’ultima se la ricordava bene.
-... si basano soprattutto sulla volontà del mago che le scaglia. Più il tuo desiderio di uccidere la persona sarà forte più l’Avada Kedavra sarà efficace e potente. Convergi l’odio che nutri verso quella persona nella tua bacchetta, mescolalo a tutta la rabbia e rancore che possiedi e procedi.-
Perdita si voltò, ottenendo un’occhiata di rimprovero da Piton contrariato dal fatto che avesse abbandonato la posizione.
-Ma come posso odiare una persona che non conosco?-
Severus espirò impercettibilmente, avvicinandosi alla ragazza fino a fermarsi a pochi centimetri dal suo orecchio.
-Perché se non muore verrai uccisa tu. Credi sia una motivazione sufficiente?-
Perdita rabbrividì, stringendosi convulsamente la spalla.
Non sapeva se la paura fosse di più per le parole dette o per come le aveva dette.
-Muoviti adesso.-
La voltò a forza verso il cane trasformato, fermandosi poi di fianco a lei.
Numerosi tentativi andarono a vuoto causando altrettanti rimproveri del docente.
Sfinita e arrabbiata, Perdita riprovò, creando una luce giallastra che colpì l’uomo a una gamba. La ragazza si voltò raggiunte ed eccitata verso il professore.
-Ce ... Ce l’ho fatta! L’ho colpito! Prof! Ce l’ho fatta! L’ho ucciso!-
-No...-
Piton le fece un freddo cenno con il capo verso il cane trasformato. L’uomo gemeva, cercando di raggiungere con la lingua la gamba, per leccare la ferita. Inutilmente.
Lacrimante, iniziò a zampettare ancora più impacciato di prima verso Perdita che, sconvolta, indietreggiò.
Piton, impassibile, la bloccò per un gomito, impedendole di indietreggiare ancora.
-Gli incantesimi lanciati in modo scorretto possono avere qualsiasi tipo di risultato, un po’ come sbagliare gli ingredienti di una pozione.-
I guaiti che emetteva l’uomo man mano che si avvicinava e sforzava la gamba erano sempre più strazianti. Perdita spalancò gli occhi, cercando di allontanarsi ma la presa di Piton era troppo forte.
-Ti ricordi cosa succede se invece che due bicchieri di sciroppo di elleboro nel Distillato della Pace metti tre gocce di succo di Asfodelo, Adams?-
Il cane si faceva sempre più vicino e l’agitazione di Perdita nel sentire quelle grida di sofferenza stava crescendo così come il tono della voce di Piton per farsi sentire.
-No? Beh, ottieni una pozione con l’effetto esattamente opposto. Però non so cosa potrebbe accadere se al posto di due bicchieri ne mettesssi uno, o se invece che elleboro o Asfodelo mettessi ortiche secche. Potresti ottenere un risultato più forte o nulla, così come una pozione pericolosa o salvifica. Non si dice infatti che molte grandi scoperte furono fatte per errore?-
Perdita strattonò più forte il braccio, cercando di liberarsi da quella morsa e scappare da quegli occhi piangenti che la fissavano ingenui e piedi di dolore, implorando pietà. Ma era tutto inutile. Piton la teneva saldamente.
-Allo stesso modo se sbagli un incantesimo o una maledizione gli effetti di questa sono imprevedibili. Potresti non ottenere alcun effetto così come uno totalmente diverso da quello voluto.-
Il cane trasformato era ormai ai piedi della ragazza. Perdita alzò gli occhi, cercando di concentrarsi su altro ma l’unica cosa che riuscì a vedere fu la sottile striscia di sangue scuro che, da in fondo alla sala, raggiungeva i suoi piedi. Chiuse gli occhi, cercando di calmare quel martellio continuo del suo cuore.
-Apri gli occhi Adams e osserva!-
Piton la scosse violentemente, obbligandola ad aprire gli occhi. Ormai, a causa degli alti guaiti di sofferenza del cane, distingueva a fatica le parole del docente che le strinse con maggior forza il gomito, strattonandola poi vicino a sé per farsi sentire meglio.
-Prof... la prego...!-
Perdita si divincolò cercando di scappare ma Piton le afferrò con forza anche l’altro braccio, portandosi alle sue spalle e sussurrandole parole all’orecchio con voce melliflua.
-Guarda Adams. Guarda cosa hai fatto. Osserva gli occhi, memorizza i gemiti, respira la paura.-
Perdita cercò di appiattirsi il più possibile contro il corpo dell’insegnante mentre l’uomo, sempre più pallido e sofferente, stava disperatamente accarezzando i suoi pantaloni.
-Immagina adesso di sentire le sue richieste di pietà. Prova a sentire le sue preghiere ai tuoi piedi, le promesse e i giuramenti di ricompense fasulle. Cerca di fingere soddisfazione e orgoglio in quello che hai fatto e che farai ancora e ancora.-
La voce di Piton era fredda, una lama che feriva senza esitazione. Un crescendo di tono e rabbia.
Perdita osservò con disgusto i suoi pantaloni, impregnati di sangue. Poteva sentire quel liquido denso bagnarle le gambe e le scarpe mentre manate animalesche dell’uomo in cerca di aiuto lasciavano tracce rosse sulla sua maglia.
Il respiro calmo e regolare del professore si opponeva al suo, veloce e concitato.
Piton la afferrò per la vita, evitando che scappasse, e con l’altra mano puntò la bacchetta sulla fronte dell’uomo, ormai praticamente in ginocchio ai loro piedi e con la testa all’altezza del ventre della ragazza.
-Osserva Adams. Osserva cos’è quello che dovrai fare e di cui andavi tanto fiera prima.-
Perdita trattenne il respiro, non riuscendo neppure a ribellarsi a quello che sentiva.
-Avada Kedavra!-
Un sibilo di vento.
Un rumore sordo e incombente.
Un lampo deciso di luce verde uscì dalla bacchetta del professore, colpendo in piena fronte l’animale e causandogli un foro da una parte all’altra del cranio.
Erano puntati su di lei.
Quegli occhi vitrei.
Quelle pupille innaturalmente dilatate.
Quelle mute preghiere.
Con un rantolo soffocato l’uomo cadde pesantemente davanti ai suoi piedi.
La bacchetta di Piton ancora alzata.
Severus espirò debolmente, rallentando la presa.
Tremava.
Tremava esageratamente.
Per un attimo credette che sarebbe svenuta.
Sudava terribilmente e il respiro continuava a essere concitato.
Gli occhi sbarrati.
La bocca socchiusa.
La paura.
Abbassò la bacchetta e liberò Pedita dalla sua stretta.
La ragazza continuava a fissare, sconvolta, la scena.
Sentiva freddo.
Nausea.
Disgusto.
Paura.
Lasciò cadere per terra la propria bacchetta.
Osservò il corpo dell’uomo in quella posizione così innaturale.
La bocca spalancata.
Gli occhi ancora umidi e aperti.
Quel foro non troppo grande in mezzo alla fronte e un rivolo scuro che gli percorreva la guancia.
L’odore sporco del sangue.
No.
Non ce l’avrebbe mai fatta.
Aggirò a passi incerti la sagoma dell’uomo, per poi scappare su per le scale.
Piton sentì la porta della camera cigolare e sbattere violentemente.
Poi più nulla.
Sospirò, osservando quel finto cadavere umano.
L’ennesimo.
Non il primo e non di sicuro l’ultimo.
Con un gesto lento della bacchetta e un incantesimo non verbale fece scomparire il corpo.
Bastava così poco.
Osservò la striscia di sangue fino ai suoi piedi e recitò un altro incantesimo.
Due volte.
Era difficile far scomparire le macchie di sangue.
Ricordò la sua prima vittima.
Il babbano scelto per lui.
La sua “Prova”.
Quello stesso babbano di cui aveva conservato una ciocca di capelli come trofeo e che prima aveva mescolato alla Polisucco.
Ricordò gli incoraggiamenti di Mulciber.
I gesti di Rosier.
Gli sguardi di Lucius.
Con un altro incantesimo spostò la poltrona e il tavolino, facendo riprendere loro il loro posto naturale.
Ma, soprattutto, ricordava quel ragazzo.
Orgoglioso.
Fiero.
Potente.
Stupido.
Raccolse i suoi preziosi libri da terra, rimettendoli attentamente al loro posto, ordinati.
Era stato difficile.
Anche per lui, così determinato e sicuro.
Così pieno di cieca fiducia verso la “Causa”.
Era stato difficile anche se quello era un uomo che non aveva mai visto prima.
Con un gesto un po’ più violento spostò il divano.
La pallina colorata che aveva lanciato all’inizio era ancora lì.
Socchiuse gli occhi.
Alla fine ce l’aveva fatta comunque.
E aveva sorriso.
Soddisfatto.
Trinfatore.
Vincitore.
Sbuffò.
Che stupido.
Vincitore ...
E adesso Silente gli chiedeva di rifarlo.
Di più.
Gli chiedeva di farlo contro l’uomo che più di ogni altro ammirava e rispettava.
L’unico che lo avesse aiutato.
No.
Non ce l’avrebbe fatta.

 
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Astor
view post Posted on 18/6/2009, 21:24




CITAZIONE
-Adams, mi stai prendendo in giro?-

Troppo IC.

Povero cagnolino. Se io l'ho presa male, vuol dire che davvero è stata descritta benissimo questa scena, sono ammaliata, e dico sul serio.

Ipotizzo... il cagnolino era James? Ho capito tutt'altro??
 
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try-try
view post Posted on 18/6/2009, 22:30




povero cagnolino......*me piange disperata*sono troppo sensibile a queste scene sai?
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 19/6/2009, 14:25




Questo capitolo lo hai scritto davvero molto bene,soprattutto la scena del "cane".Devo ammettere che mi ha fatto una certa impressione.
Sev invece era del tutto IC,mi è piaciuto molto.
 
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Lete Lyoness
view post Posted on 24/6/2009, 23:24




Grazie ragazze!!!
Propongo un minuto di silenzio per il quadrupede... ma anche no! XD
Bene, altro capitoletto fresco fresco...
Buona lettura!!!

Capitolo 12


Spinner’s End, 15 luglio 1996, notte.

Una luce giallina colpì in pieno petto la signora, scagliandola contro la parete in fondo ala stanza.
La vecchia si rimise presto a quattro zampe, dolorante, soffiando contro la ragazza che, poco lontano, imprecava sottovoce.
-Non voglio neanche sapere a cosa stavi pensando questa volta Adams, ma quello che so per certo è che non era odio.-
Perdita sbuffò, appoggiandosi alla parete della sala mentre Piton, vicino alla finestra, la osservava a braccia conserte e con indifferenza.
Era riuscita una volta, una sola volta a compiere una vera Avada Kedavra. Era stato quattro giorni prima. Certo, non era un Anatema perfetto, ma aveva lasciato un solco abbastanza profondo per far morire l’ennesimo randagio di turno trasformato nell’ignaro postino di casa Piton. Certo non era un unico foro e, soprattutto, la morte non era proprio istantanea, ma sarebbe bastato. In fondo era giovane, frequentava ancora Hogwarts. Forse non avrebbero preteso una Maledizione perfetta.
Forse.
Comunque se ci fosse riuscita, sarebbe stata una fine terribilmente dolorosa per il malcapitato di turno.
SE ci fosse riuscita.
Certo era migliorata. Piton poteva essere soddisfatto dei suoi progressi in Occlumanzia, dovuti certo più agli sforzi suoi che a quelli della Serpeverde, ma ormai poteva affermare che probabilmente poteva resistere a un attacco di Bellatrix alla sua mente, almeno per qualche decina di secondi. Giusto il tempo perché lui se ne accorga e si inventi qualcosa per distogliere l’attenzione della Lastrange.
Aveva rinunciato a far raggiungere ad Adams un livello di Occlumanzia migliore.
Il tempo era troppo poco e lei era troppo stupida.
Quello, con il vantaggio di avere entrambi i genitori abili Occlumanti e una mente particolarmente predisposta, era il massimo che poteva ottenere da lei. Solo qualche decina di secondi.
Perdita si rimise stancamente in posizione, concentrandosi per l’ulteriore attacco.
Dopo la prima volta che lui le aveva mostrato cos’era VERAMENTE quello che doveva fare, le lamentele della ragazza erano diminuite esponenzialmente. E le loro conversazioni erano ridotte al minimo indispensabile.
Domande su come migliorarsi da lei e rimproveri per cosa aveva fatto da lui.
Non che rimpiangesse quelle poche parole che si erano scambiati prima, ovvio.
E poi così aveva avuto più tempo per pensare.
Perdita eseguì attentamente e correttamente i gesti con la bacchetta, pronunciò la formula scandendo bene le sillabe (il “ke” era risultato un po’ insicuro, ma poteva andare bene ... ) ma la luce violastra che uscì dalla bacchetta si infranse contro la parete riducendosi in mille scintille che fecero rizzare ancora di più il pelo non presente della “vecchia” che miagolò contrariata.
-Molto divertente Adams. Sono certo che se lo avesse visto il Preside ti avrebbe chiesto di rifarlo per il suo compleanno. Sarebbe stata una simpatica attrazione.-
Perdita lo ignorò, versandosi un generoso bicchiere d’acqua posto sul tavolino vicino a lei e bevendo frettolosamente.
Una sola volta.
Le era riuscito una sola volta.
Le altre erano state tutte, nessuna esclusa, terribilmente deludenti.
E se ne rendeva conto anche lei.
Ancora peggio quindi.
L’agitazione appanna la mente e non permette di agire chiaramente.
Piton le si avvicinò, versandosi con noncuranza un bicchiere d’acqua e incontrando quasi casualmente il suo sguardo.
A Perdita sfuggì un lamento strozzato. Bene. Era riuscita a opporre resistenza alla sua Legilimanzia per trenta, trentacinque secondi. Un tempo sufficiente. Ormai era diventata praticamente una cosa automatica alzare barriere nella sua mente ogni volta che incontrava i suoi occhi. Questo voleva dire che il suo segreto al sicuro.
Albus lo aveva informato, quando era andato a Hogwarts per controllare la ferita, che avevano trovato la lista. Era nell’Istituto. E adesso era al sicuro nell’Ufficio di Silente a Hogwarts, posto dove nessuno l’avrebbe mai cercata.
L’unico problema dunque adesso restava lei.
Anzi, la sua incapacità.
Perdita si appoggiò al tavolino, chiudendo un attimo gli occhi e abbracciandosi la spalla.
Non era mai stata così stanca e nervosa in vita sua.
Ormai non faceva altro che lanciare pallide imitazioni dell’Anatema che Uccide, difendersi dagli sguardi di Piton e sopportare le sue continue critiche.
Da praticamente quindici giorni era alla totale mercé del professore.
Lui le decideva tutto.
Lei eseguiva.
Mangia.
Colpisci.
Difenditi.
Bevi.
Muoviti.
Tutto.
Dormiva in modo irregolare, quando Piton glielo ordinava e cioè quando lui doveva andare chissà dove con quella stupida valigetta.
Giorno o notte non avevano più alcun senso.
C’era solo quel continuo e lancinante conto alla rovescia sopra la sua testa.
Sbuffando la ragazza riprese la sua bacchetta, pronta per ricominciare.
-Ferma.-
Alzò appena gli occhi su Piton, vicino a lei, freddo e impassibile.
Con un lento colpo di bacchetta colpì la vecchia che, con un “miao” soffuso, tornò al suo vero aspetto. Severus spalancò la finestra e, afferrata per la collottola, la buttò fuori senza tanta delicatezza.
Perdita lo fissò preoccupata.
-Perché? Perché lo ha fatto? Abbiamo ancora tempo! Devo allenarmi io...-
-No Adams. Non abbiamo più tempo.-
Perdita spalancò gli occhi incredula.
No, non poteva già essere arrivato il momento...
-Quanto manca?-
Piton sistemava a colpi di bacchetta il soggiorno, voltando le spalle alla ragazza, rispondendo con aria annoiata.
-Meno di un’ora.-
La “Prova” era fissata per le undici e allo stesso orario Silente sarebbe andato a prendere Potter per portarlo dai Weasley per il resto delle vacanze estive.
Lui invece avrebbe portato sua figlia a morire.
Silente teneva sempre per sé i compiti più facili.
-Posso ancora migliorare! Prof, mi impegnerò! Io ... -
-Ti dovevi impegnare fin dall’inizio Adams, non solo l’ultima ora. Adesso è tutto inutile.-
Perdita inghiottì a vuoto, stringendosi la spalla.
Allora ... era tutto finito?
Fra un’ora sarebbe morta?
O forse, nella disperazione del momento, sarebbe riuscita a uccidere quel Babbano?
Sì, ce l’avrebbe fatta.
Ce l’avrebbe fatta!
Ce la doveva fare per Salazar!
Sentiva che stava per impazzire.
Piton si voltò verso di lei, sentendo un gemito di nervosismo e paura.
-Siediti.-
La ragazza si sedette sul divano, con una remissività totale, tutta rannicchiata su se stessa.
Fosse potuta sparire ...
Piton andò velocemente in cucina, nascondendo il suo volto pensieroso alla ragazzina.
Si sedette stremato sulla sedia, appoggiò i gomiti al tavolo e si sorresse la testa con le mani.
Cosa doveva fare?
In quello stato era inutile illudersi.
Adams non avrebbe superato la “Prova”.
Questo era fin troppo palese.
Non poteva fare affidamento sul fattore fortuna. Lo aveva tradito già troppe volte.
Se n’era accorto già la settimana prima e aveva esposto il suo piano a Silente.
“Fa ciò che ritieni giusto” gli aveva detto.
Vecchio pazzo.
Albus era incapace di dare consigli chiari.
Possibile che le sue parole dovessero sempre essere interpretate?
E alla sua legittima richiesta di chiarimenti aveva risposto con un vago “Tu conosci già la risposta”.
In fondo non poteva certo incolpare Albus.
La colpa era sua, solo sua.
Era stato lui dopotutto a chiedere un consiglio a un vecchio incosciente con una maledizione racchiusa in una mano.
Come poteva pretendere che ragionasse ancora lucidamente?
Sbuffò massaggiandosi le tempie.
Che doveva fare?
Il suo piano avrebbe funzionato?
E se lo avessero scoperto?
Ne valeva la pena?
No no no!
Scattò in piedi, facendo battere violentemente lo schienale della sedia contro la parete.
Maledizione!
Era troppo rischioso!
Se avesse fallito sarebbe andato tutto in fumo!
Lui doveva difendere Harry, doveva salvare il figlio di Lily!
Non poteva rischiare di rovinare tutto per la figlia di Bryson!
Bryson ...
Dannazione, proprio adesso doveva tornargli in mente quella donna ...
Ricacciò violentemente indietro nella sua mente quelle parole e quei gesti, concentrandosi sul problema attuale.
Sbirciò dalla porta della cucina in soggiorno dove Perdita, ancora rannicchiata sul divano, si stringeva la spalla in silenzio.
In luttuoso silenzio.
Poteva lasciare che morisse?
Ma perché alla fine le decisioni peggiori doveva sempre prenderle lui?
Afferrò distrattamente una mela dal cesto della frutta, entrando poi a passo spedito nel soggiorno.
-Mangia.-
Lanciò la mela a Perdita che, immersa nei suoi pensieri, lasciò che il frutto rimbalzasse sul suo gomito e rotolasse poi sul divano.
Guardò prima la mela, indifferente, e poi Piton che, seduto sulla sua poltrona, mormorava “imbranata” ...
Una mela ... un po’ triste come ultimo pasto.
Si allungò sul divano, afferrandola e rigirandosela un po’ fra le mani.
Strano come non fosse poi così agitata all’idea di dover andare ad affrontare la “Prova”. Forse il sapere già in cosa consisteva la rendeva più coraggiosa.
Sì. Ce l’avrebbe fatta!
Ne era sicura!
Voleva vivere!
E Mary diceva sempre che volere è potere!
Morse la mela con decisione, per poi tossicchiare e sporgersi dal divano con il mento grondante succo. Dannazione! Si era sporcata la maglia ... Sbuffò contrariata, pulendosi il collo con la manica e lasciando gocciolare la mela sul pavimento.
Piton osservò scettico la scena, incapace di commentare.
No. Non ce l’avrebbe fatta.
Sicuramente.
Non era in grado.
Iniziò ad accarezzarsi pensieroso il mento, fissando un punto non precisato del pavimento.
Era fuori discussione mandare all’aria tutto quello che lui e Silente avevano fatto in quegli anni per quella stupida.
Però non poteva neanche lasciare morire così Adams...
Doveva fare qualcosa.
Doveva risolvere la situazione in modo da salvare tutti.
E senza far saltare la sua copertura di spia di Silente, ovvio.
E, possibilmente, senza morire anche lui.
Non prima di aver aiutato Harry il più possibile.
Sì, alla fine il piano che aveva in mente era la cosa migliore.
Restava il “problema-Mulciber” ...
Ce l’avrebbe fatta a distrarlo?
E, certo, doveva anche considerare la possibilità che altri si accorgessero di quello che faceva...
Il problema maggiore era Voldemort quindi.
Sarebbe riuscito a ingannare anche lui?
Difficile...
Certo, ogni volta che lo vedeva rischiava che venisse a scoprire cosa pensava veramente. Quindi lo ingannava tutte le volte.
Questa volta sarebbe stato diverso?
Osservò la ragazza che, finita la mela, ne teneva il torsolo in una mano e, concentrata, leccava innocentemente le proprie dita ancora bagnate di succo.
Che doveva fare?
-Muoviti.-
Perdita si bloccò all’improvviso, incapace di muoversi.
Stava per morire.
No, stava per uccidere.
Mentalmente ripeté i gesti e scandì bene la formula. Focalizzò i motivi per cui voleva vivere cercando di trasformarli in odio per chi non glielo permetteva.
Lasciò il torsolo per terra, andando veloce nel corridoio a mettere il mantello.
Piton la seguì, lento.
Sapeva cosa fare.
Doveva solo trovare il coraggio.
Perdita appoggiò la bacchetta al tavolino, indossando la mantellina.
Si voltò piano, con gli occhi puntati a terra.
Severus alzò un sopracciglio, irritato. Cosa cercava proprio adesso?
La Serpeverde incontrò lo sguardo cupo dell’insegnante e si voltò di scatto.
Era l’ultima volta che vedeva quella casa.
Forse.
Strano come un ambiente così proletario potesse anche piacerle rispetto a dove stava andando.
Sospirò lentamente, iniziando ad alzare la manica sinistra.
Glielo aveva detto Piton qualche giorno prima.
Doveva mostrare l’avambraccio sinistro.
Era ... un braccio.
Un normalissimo braccio.
Per il momento.
Se fosse andato tutto meravigliosamente bene dopo sarebbe diventato il simbolo di appartenenza ai Mangiamorte.
I seguaci di Tu-sai-chi.
Assassini.
Però almeno sarebbe stata viva.
E sarebbe stato il suo biglietto di sola andata per Azkaban.
Se tutto fosse andato MERAVIGLIOSAMENTE bene, certo.
Si voltò appena per prendere la bacchetta ma prima di afferrarla, qualcosa la bloccò.
Non era il suo riflesso nello specchio, sebbene terribile.
Non erano gli occhi gonfi e le occhiaie viola.
Non erano i capelli scomposti e le guance arrossate dall’ansia.
Era la bacchetta di Piton puntata alla sua schiena.
E un raggio di luce che la colpiva.
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Covo dei Mangiamorte, 15 luglio 1996. Ventitre e un quarto.

Piton si smaterializzò in mezzo alla sala, elegante.
Perdita, vicino a lui, teneva la testa chinata.
Severus diede una veloce occhiata attorno.
Non erano tanti. Appena una ventina di persone.
Riconobbe Mulciber in disparte fargli un cenno di saluto con il capo. Severus ricambiò impercettibilmente.
-Allora Severus, la tua “Protetta” è pronta per affrontare la prova?-
Bellatrix uscì dal gruppo di Mangiamorte, avanzando a testa alta e orgogliosa.
-Ovviamente Lestrange. Sarai tu “l’Esaminatore”?-
Piton si spostò lentamente, impedendo a Bellatrix di vedere la ragazza che, immobile, tremava alle spalle dell’insegnante.
Gli occhi della Mangiamorte divennero due fessure mentre li superava altera.
-No, non mi abbasso a tanto. L’ “onore” sarà di Avery...-
Avery?
Perfetto!
Per una volta la fortuna sembrava assisterlo.
Il Mangiamorte nominato si avvicinò al professore, sorridendogli amichevolmente.
-Lascia perdere quell’invasata di Bellatrix, Severus. Sono contenta che il Signore Oscuro abbia affidato a me quest’incarico.-
Piton rispose malevolmente al sorriso, fingendo indifferenza.
-E il nostro Signore...-
-Mi dispiace, ha detto che non assisterà all’ “Iniziazione”.-
Gli occhi di Piton scintillarono pericolosamente.
-E come mai?-
-Il Signore Oscuro ha cose più importanti da fare Piton che stare qui a guardare il fallimento di tua figlia.-
Certo ... Voldemort non pensava che Adams sarebbe stata in grado di passare la prova.
O, se lo pensava, non riteneva quell’evento abbastanza importante da richiedere la sua presenza.
Piton individuò senza difficoltà Greyback fra il gruppetto di persone che si stava ammassando per osservare la Prova.
Finora stava andando tutto meglio di quanto avesse sperato.
-Noi siamo pronti Severus. Vuoi dare alla tua Protetta qualche consiglio in qualità di Garante?-
Avery si era avvicinato amichevolmente mentre Bellatrix, particolarmente nervosa, prendeva a calci un uomo sulla quarantina, sdraiato per terra.
-No, tutto quello che doveva sapere gliel’ho già detto.-
Piton fissò profondamente gli occhi marroni della ragazza per poi raggiungere Mulciber che lo aspettava in disparte.
Era abbastanza vicino per controllare la scena ... sì, riusciva a vedere bene gli occhi della ragazza.
Perfetto.
Sperava solo che non ci fossero imprevisti.
Anche perché Greyback era già pronto ad assaggiare.
-E’ la tua prima Protetta, vero Severus?-
-Sì.-
Perdita intanto si era voltata e adesso si trovava di fronte al Babbano.
-Sono certo che andrà tutto bene ... -
-Ne sono certo anch’io.-
Mulciber ridacchiò, abituato alle affermazioni dell’ex compagno di dormitorio.
Ecco, Avery aveva iniziato a proclamare l’ introduzione.
-Come è stato ritrovarsi padre così, da un giorno all’altro?-
-Una gran bella scocciatura.-
La voce nasale di Perdita ripeté una formula rituale appena pronunciata da Avery.
Bene.
-Sei un grande mago, Severus. Non essere così teso! Sono certo che dovresti fare più spesso da Garante!-
L’amichevole spallata di Mulciber infastidì non poco l’insegnante che chiuse gli occhi trattenendo la rabbia e la concentrazione.
-Ne ho abbastanza dei miei alunni, grazie.-
Avery aveva ripreso a parlare solennemente e le voci si andavano sempre più affievolendo.
-Però per lei hai fatto un’eccezione.-
Piton si voltò. Il volto dell’amico era contratto mentre gli occhi stavano fissando intensamente la ragazzina.
Aveva notato qualcosa?
-Certo. Qualunque cosa pur di dimostrare la lealtà al mio Signore.-
E mandare al macello il proprio sangue era una delle cose che più potevano dare gioia a Lord Voldemort e confermare l’estrema, fasulla fiducia in quel folle progetto.
Piton fissò a sua volta l’esile figura della ragazzina che, intimorita, si stringeva la spalla.
-Piuttosto Mulciber... come sta il giovane Mark?-
Il Mangiamorte sobbalzò, guardando l’amico.
-Be...bene ...-
-Ha finito di frequentare Durmstrang due anni fa se non erro ...-
-Sì ...sì infatti!-
Mulciber distolse lo sguardo dalla ragazza, osservando distrattamente il resto della sala.
Perfetto.
-E come mai...-
Mulciber gli toccò un braccio, avvicinandosi al suo orecchio.
-Severus, ti prego. E’ il mio unico figlio.-
Piton ghignò mentre Bellatrix vicino ad Avery eseguiva una Cruciatus contro il Babbano.
Perdita indietreggiò di un passo, schifata.
-E non lo sacrificheresti per la Causa?-
Gli occhi di Mulciber si spalancarono mentre il volto impallidiva debolmente.
Ottimo.
-Io ... Severus ...-
Piton socchiuse gli occhi, facendo finta di non aver capito mentre le urla dell’uomo aumentavano sempre di più e Perdita indietreggiava di un altro passo, per poi fermarsi.
-Non tutti sono ... non tutti sono disposti come te a sacrificare ciò che hanno di più caro ...-
Ciò che aveva di più caro...
Cosa non aveva sacrificato per quella stupida guerra?
La sua giovinezza, la sua anima, il suo amore.
La sua Lily.
Bellatrix puntò lo sguardo su di lui al quale rispose prontamente con un sorrisetto di scherno, causando la rabbia della Mangiamorte che colpì nuovamente il Babbano.
-Soppesa bene le tue parole, se qualcuno ti sentisse ... -
La frase lasciata a metà e il tono volutamente alto di quell’affermazione fecero voltare appena la testa di Alecto Carrow, che, incuriosita, diede una gomitata al fratello lì vicino, bisbigliando qualcosa.
Tutto secondo i piani.
Anzi, tutto meglio dei suoi piani.
Lo sproloquio di Avery finalmente finì e Perdita rimase in silenzio a osservare l’uomo dolorante ai suoi piedi.
-Avrò bisogno del tuo aiuto Mulciber ...-
Il Mangiamorte, lieto che Piton avesse cambiato discorso, si affrettò a rispondere.
-Dimmi Severus! Cosa ti serve?-
Il tono di voce concitato non sfuggì neanche a Fenrir che, incuriosito, chiese a Peter Minus di cosa stessero discutendo quei due.
-Adams dovrà cercare di entrare nelle grazie di Potter o dei suoi insulsi amici per carpire loro informazioni ...-
Piton si concentrò, fissando attentamente gli occhi di Perdita che alzò lentamente e tremante la bacchetta.
Minus, intanto, era andato a chiedere a Rodulphus Lastrange e al suo gruppo se sapevano cosa Severus volesse da Mulciber.
-... e Adams non ha una media particolarmente eccellente ...-
Ecco che Perdita aveva iniziato a disegnare in aria con la bacchetta i gesti dell’Anatema che Uccide.
Nessun errore finora.
Minus e Rabastan si avvicinarono facendo finta di niente ad Alecto, chiedendo informazioni anche a lei.
-... quindi, visto che lavori come infiltrato al Ministero, non dovrebbe essere un problema per te modificare i risultati dei G.U.F.O di Adams per permetterle di frequentare le stesse lezioni di Potter ...-
Dannazione!
L’uomo si stava avvicinando piangente a Perdita che aveva appena iniziato a scandire “Avada”.
Piton socchiuse gli occhi, concentrato.
-Beh, non so Severus se questo sia possibile. Io lavoro in un altro ufficio, se qualcuno mi vedesse ...-
Mulciber si fermò, osservando la traiettoria degli occhi di Severus concentrati su Perdita.
Fortunatamente il docente se ne accorse in tempo e afferrò brutalmente il mantello del compagno sul petto, avvicinandolo a sé e fissandolo minaccioso, distogliendo però gli occhi dalla ragazza.
-Sono sicuro che troverai un modo. Si tratta sempre in fondo di rispettare un piano dell’Oscuro Signore e, visto che non gli dimostri la tua lealtà affidandogli la vita di tuo figlio potresti farlo almeno rischiando la copertura.-
Perdita si bloccò, senza completare la formula.
Dannazione!
Gli occhi di Bellatrix risero verso Piton mentre Greyback si stava già dirigendo verso la ragazza.
Avery, impassibile, bloccò con un gesto l’avanzata del Mannaro, obbligandolo a fermarsi.
Piton fulminò con lo sguardo la ragazza che si ricompose in un attimo, riprendendo la posizione iniziale mentre l’uomo, inginocchiato davanti a lei, piangeva sommessamente.
Piton lasciò la presa sul mantello di Mulciber, concentrandosi fino a sentire dolore.
-Sta tranquillo. E’ normale che qualcuno si blocchi. Ti ricordi la nostra Prova?-
E come dimenticarla?
Lui, Mulciber e Avery erano i Protetti mentre Malfoy e i rispettivi genitori dei ragazzi erano i Garanti.
Mulciber aveva esitato un po’ prima di colpire la sua vittima, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Avery lo aveva colpito subito, con un incantesimo non perfetto ma reputato sufficiente.
Lui invece aveva ucciso subito, senza esitazione.
-Allora, lo farai?-
Perdita stava nuovamente muovendo in aria la bacchetta, apparentemente concentrata.
Tutti gli occhi erano concentrati su di lei.
Un paio nero e profondo in particolare.
Mulciber sospirò, sconfitto.
-Sì, certo. I criteri di ammissione ai M.A.G.O. sono sempre gli stessi?-
Piton sbuffò un assenso poco convinto, tenendo gli occhi fissi sulla ragazza che aveva appena iniziato a recitare la formula.
-E per Difesa contro le Arti Oscure? Sai già chi Silente ha scelto come insegnante per quest’anno?-
-No, il vecchio non ha ancora deciso. Comunque per non rischiare dalle il massimo.-
Mulciber annuì pensieroso.
Piton spostò lo sguardo dagli occhi della ragazza alla sua bacchetta.
Un raggio di luce verde uscì prima lento e poi veloce per colpire in piena gola l’uomo davanti a lei.
Il sangue zampillò veloce per terra e sui vestiti della ragazza che, tremante, si spostò di lato, lasciando che il corpo ormai privo di vita dell’uomo cadesse a terra dove prima c’era lei.
Avery sorrise trionfale verso Piton che in tutta risposta alzò appena il mento.
-Devo andare Mulciber. E ricordati che la scadenza per i G.U.F.O. è fissata per domani.-
-Modificherò i risultati domani mattina presto. E’ sempre un piacere parlare con te Severus ...-
Piton si avvicinò a passo lento verso la ragazza che, occhi sbarrati, fissava ancora inorridita la sua bacchetta e la manica destra della maglia, schizzata di sangue.
Quando la ragazza sentì la vicinanza di Piton alle sue spalle alzò gli occhi, lucidi, su di lui.
Severus la fulminò.
No.
Non poteva piangere in quel momento.
Non ora.
Non dopo tutto quello che aveva fatto.
-Avanti Severus, non essere serio con lei! Nonostante l’esitazione iniziale, è riuscita a creare un perfetto Anatema, giusto Bellatrix?-
Avery li aveva raggiunti sorridente e strinse la mano all’amico, complimentandosi per l’ottimo ruolo da Garante svolto.
La Mangiamorte invece borbottò qualcosa, avvicinandosi al cadavere dell’uomo per controllare che fosse effettivamente morto.
-Bene, siete pronti adesso per l’Iniziazione?-
Perdita bofonchiò un sì sommesso, incassando la testa nelle spalle mentre Piton, alzando gli occhi al cielo, le afferrò la mano sinistra, alzandole il braccio.
Avery vi appoggiò sopra la punta della sua bacchetta, iniziando a mormorare la formula.
Lentamente sull’avambraccio della ragazza iniziarono a tracciarsi eleganti dei segni neri e affascinanti. Ma terribilmente dolorosi.
Perdita fece per ritirare il braccio, ma fortunatamente Piton le teneva la mano, impedendole di scappare.
Da ogni profondo segno nero iniziò a uscire sangue che, ben presto, gocciolò sul pavimento.
Bruciava, bruciava terribilmente.
Come le bruciava la testa.
Come sentiva contorcersi lo stomaco.
Basta!
Non resisteva più.
Avery terminò velocemente la fase, accortosi della sofferenza della ragazza e, una volta terminate le frasi rituali, allontanò la punta della bacchetta dal braccio.
La ragazza si inginocchiò a terra, stringendo convulsamente il braccio ma evitando accuratamente di emettere alcun suono.
L’Esaminatore si accovacciò gentile vicino alla ragazza, complimentandosi per la resistenza.
-Portala a casa Severus e falle la medicazione. E’ stata brava.-
Piton sbuffò passando lo sguardo sugli altri Mangiamorte.
-Non ti preoccupare, darò io la buona notizia. Va’ pure. Tutti noi ci ricordiamo con orgoglio la nostra Iniziazione, ma ci ricordiamo anche bene cosa si prova ...-
-Ricevere il Marchio è un onore, non un dolore. Può resistere ancora.-
Non poteva accettare così, avrebbe dato nell’occhio.
Non sarebbe stato da “Piton”.
Avrebbero intuito che c’era sotto qualcosa.
Doveva aggrapparsi a un’altra scusa.
Ma quale?
Perdita si immobilizzò, smettendo per un attimo di tremare.
Doveva restare ancora?
No, doveva gridare!
Quel dolore era insopportabile!
E quel cadavere così vicino …
Basta, BASTA!
Non ce la faceva più!!!
Avery ridacchiò.
-Andiamo Severus, non essere troppo rigido! Ti immagini che faccia farebbe la Bryson sapendo che sua figlia è diventata una di noi?-
Il Mangiamorte ridacchiò ancora per poi superarlo e raggiungere gli altri compagni diffondendo a gran voce la notizia che c’era un membro in più fra loro.
Adesso poteva andare.
Ricordare la Bryson era stata davvero la stoccata finale.
Non ce la faceva più neanche lui.
Si inginocchiò vicino ad Adams e, appoggiatale una mano sul gomito, si smaterializzarono.



Un comodo elfo domestico in un modernissimo colore verde mela marcia in regalo per chi ci capisce qualcosa!
 
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try-try
view post Posted on 24/6/2009, 23:51




bello qst capitolo vera! certo,al prossimo spiegherai quello che sev aveva in mente eh?eh?*le da una gomitata di intesa*
 
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134 replies since 14/5/2009, 20:33   1704 views
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