| Capitolo 8
Spinner’s End, 20 giugno 1996, Mattina presto.
Perdita sentì la salda presa di una mano attorno al proprio polso e un’altra mano, per nulla delicata, l’alzava a forza dal pavimento. La ragazza non riusciva ad aprire gli occhi per il terrore e la paura di cosa avrebbe visto una volta alzate le palpebre. In un attimo però il pavimento sotto i suoi piedi scomparve per riapparire pochi istanti dopo. Incredula, riaprì gli occhi. Non poteva crederci ... Spinner’s End. La Serpeverde vide subito il pavimento di legno marcio, le scale con i gradini alti e scuri, Tifa con il grembiulino sudicio e gli enormi occhi piangenti ... Chiuse nuovamente gli occhi, dolorante. La testa ... faceva un male insopportabile. Era un’allucinazione? Era morta? Era viva? Era tornata a casa di Piton? Nel silenzio rotto solo dai suoi lamenti, percepì appena il freddo di alcune dita che le scostavano bruscamente dei capelli dal collo. La figura sospirò. No, nessun morso. Perdita si divincolò un po’, scoprendo che era in piedi ... anzi no, qualcuno la stava sorreggendo. PITON. Con uno strattone si liberò dalla presa del professore, arrancando fino alla parete. Tifa le si avvicinò velocemente, giusto in tempo per evitare che cadesse. Piton sospirò appena, dirigendosi a passo lento in soggiorno e lasciando che i singhiozzi sempre crescenti della ragazzina riempissero la casa.
Spinner’s End, tardo pomeriggio
Perdita si rigirò nel letto, soffiandosi rumorosamente il naso nel lenzuolo e stringendosi la spalla. Chissà che ore erano ... Si mise a sedere, appoggiando la schiena sulla testiera del letto ma l’ennesima fitta allo stomaco la obbligò a sdraiarsi di nuovo, soffocando un lamento. Dolorante, le tornarono alla mente le immagini della notte appena trascorsa e ricominciò a singhiozzare. -Padroncina?- L’elfa entrò goffamente in camera con un enorme vassoio che a stento riusciva a tenere in precario equilibro. Perdita nascose il volto nelle mani. La testa ... pulsava come mai prima. -Fa meno rumore possibile, stupida!- Tifa sorrise, avvicinandosi al letto dove appoggiò il vassoio, versando un po’ di the sul lenzuolo. -Certo Padroncina! Tifa sarà silenziosissima!- Perdita soffocò l’ennesimo lamento ricordando come, quella notte, Tifa le fosse rimasta amorevolmente accanto. Semplicemente disgustoso. -Coraggio Padroncina ... mangia qualcosa!- Perdita alzò appena gli occhi, giusto in tempo per vedere l’elfa che le posava in grembo un piatto con i biscotti sformati del giorno prima sulle ginocchia e che cercava di versare del the nero in una tazza. La ragazza posò di nuovo gli occhi sui biscotti mentre altre lacrime scendevano pian piano. Che tristezza ... quei biscotti erano ormai vecchi di un giorno e la stagionatura non ne aveva certamente migliorato l’aspetto. Mary non le avrebbe MAI presentato dei biscotti del genere. E Stuart avrebbe certamente fatto di tutto per impedire che le accadesse quello che aveva vissuto quella notte. Un rumore INSOPPORTABILE la obbligò a tapparsi le orecchie con le mani, scoccando un’immagine d’odio all’elfa. -TI.FA!- L’elfa sorrise dolcemente, schioccando appena le dita e facendo scomparire dal pavimento i cocci della tazza che teneva in mano per poi estrarre dalla tasca del grembiule un altra piccolo recipiente, ancora più sporco del primo. -Non si preoccupi Padroncina! Tifa ha un’altra tazza!- La rassicurante frase dell’elfa altro non causò che l’ennesima crisi isterica della ragazza, soffocata appena dal lenzuolo premuto sul volto. Tifa le accarezzò maternamente il capo, lasciando il the sul piatto con i biscotti vicino alla ragazza, per poi iniziare a riordinare la stanza. Perdita la seguì con lo sguardo ... il baule era ancora aperto e mezzo distrutto mentre tutte le sue cose erano riversate in due mucchi ai lati opposti della stanza. Da una parte le cose che lei e Piton avevano già visto, dall’altra quelle ancora da analizzare per trovare la lista. Quella-fottutissima-lista. Che, fra l’altro, non aveva ancora capito a cosa servisse, né perché l’aveva lei. Né voleva saperlo. Tifa aprì la vecchia finestra che cigolò fastidiosamente, facendo sentire l’eco di quel rumore nella testa della ragazza per un bel po’. Ma aveva fatto bene, l’aria di quell’ambiente si era fatta insopportabile. L’elfa raccolse degli indumenti buttati a terra, per poi uscire velocemente dalla porta. Perdita li aveva riconosciuti. Erano i vestiti che indossava la sera prima e che Tifa l’aveva obbligata a togliere prima di gettarsi a letto. E aveva avuto ragione. Le macchie scure che Perdita aveva visto sui pantaloni non lasciavano dubbi. Se l’era fatta addosso. No, non era un modo di dire. E non se n’era neanche accorta. Sarebbe stato strano il contrario in una situazione del genere! Aveva visto i Mangiamorte! I MANGIAMORTE! E Piton era uno di loro ... Si pulì maldestramente gli occhi sulle maniche del pigiama per poi sorseggiare lentamente il disgustoso the e obbligandosi a non pensare che probabilmente in quella tazza stavano trascorrendo le vacanze estive intere colonie di acari e batteri. Tifa entrò poco dopo, giusto in tempo per vedere la ragazza che addentava scettica uno dei suoi biscotti, visione che le fece alzare le lunghe orecchie a punta, in segno di silenzioso giubilo. -Alla Padroncina piacciono i biscotti?- -Sono disgustosi ....- Perdita, finito il primo con scetticismo, ne afferrò un secondo e lo trangugiò in modo vorace, versandosi dopo un’altra abbondante tazza di the. In fondo era da un giorno che non mangiava e il suo stomaco ne stava risentendo. -Anche a Padrona Lulu non piacevano ...- Tifa si lasciò andare a un triste sospiro prima di iniziare a estrarre degli indumenti dal baule della ragazza e li ripose accuratamente nell’armadio. Chi cazzo era adesso questa “Lulu”? Perdita decise di non approfondire oltre e, mentre raccoglieva attentamente le briciole dalla coperta, pensò che fosse il caso di parlare con Piton più tardi. Rabbrividì. Parlare-con-un-Mangiamorte. Certo non era una decisione sicura. Però forse Piton non era un Mangiamorte. Almeno, Silente non credeva fosse un Mangiamorte. Silente ... doveva fidarsi? Bene, deciso. Non avrebbe chiesto niente. Però ... Aveva capito che sarebbe dovuta tornare in quel posto per affrontare una certa “prova” ... No, doveva aver capito male. E perché poi? Diventare Mangiamorte? No, quella Bellatrix le stava perforando il cervello quando Piton aveva detto una frase del genere e lei doveva aver capito male. DOVEVA.
-E’ stata l’unica cosa che mi è venuta in mente Albus.- Piton sorseggiò appena il vino, per poi riappoggiare il calice sul tavolo. Non aveva sete. Silente si stava accarezzando distrattamente la barba, osservando il mago di fronte a lui con apparente indifferenza. -La Signora Vance sarà ormai morta a quest’ora ...- -Lo spero. Lo spero per lei.- Piton sapeva quanto potevano durare le torture inflitte dai Mangiamorte. Sapeva quanto erano umilianti. Dolorose. Le aveva vissute. Dalla parte però del torturatore. E anche se aveva creato una falsa lista condannando a morte una di loro, una Mangiamorte pericolosa, sentiva comunque i profondi rimorsi della coscienza. No, non poteva salvare tutti. Qualcuno doveva morire. Ma i sensi di colpa rimanevano, profondi e lancinanti. Come molti anni prima. *** Covo dei Mangiamorte, 3 ottobre 1981 Piton apparve improvvisamente, leggermente trafelato ma impassibile. Il Marchio aveva bruciato pochi minuti prima, giusto il tempo di dare un po’ di Distillato di Morte Vivente alla mocciosa per poi accorrere lì il più velocemente possibile. Le risate dei suoi compagni, una volta così rassicuranti, gli facevano gelare il sangue e le grida che provenivano dal centro di quel cerchio erano terribilmente famigliari. Una strana luce partì dalla punta della bacchetta di una figura incappucciata, colpendo in pieno l’uomo che, inerme, rantolò per terra. Poco lontano una donna in lacrime si stringeva la testa, cercando di non sentire. -Che sta succedendo?- Appena un bisbiglio, giusto il tempo per vedere la faccia esaltata di Rosier in preda all’eccitazione. -Hanno trovato quell’uomo, un babbano! Era il fratello di quella puttana della Bryson ... senti come strilla!- Un altro lampo di luce fece voltare l’uomo. La faccia era coperta di sangue, un profondo taglio sull’occhio sinistro gli sfigurava il volto che, piangente, implorava pietà. Piton finse indifferenza, maledicendosi mentalmente. Lear. Lear Bryson. Lo aveva individuato quella mattina. Se solo fosse andato da lui prima ... -Sa qualcosa?- Gibbon intanto si era avvicinato ghignante alla donna. Piton si voltò lentamente, concentrandosi sull’uomo. Preferiva non vedere quell’altra scena. -Non lo sappiamo ancora, ma avanti Severus! Quante altre volte ti capiterà di colpire un Babbano con una voce così insulsa?- Le preghiere di pietà dell’uomo erano infatti terribilmente acute e stridule, decisamente poco maschili. Molto simili a quelle della sorella. Improvvisamente un altro urlo alle loro spalle avvisò che Gibbon aveva appena iniziato la sua tortura. Severu fece appello a tutto il suo autocontrollo. -Coraggio Severus, tocca a te! Testa sono venti punti, petto dieci e arti quindici. Finora è Yaxley in vantaggio, la ferita all’occhio è sua!- Il cerchio si era rotto e diversi Mangiamorte si erano diretti all’altro lato della sala dove lo spettacolo di Gibbon sembrava riscuotere un discreto successo. I rimanenti però fissarono Piton che, dopo pochi incentivi, sfoderò lentamente la bacchetta e colpì l’uomo con un incantesimo non verbale. Lear volò per qualche metro, sbattendo contro la parete della sala. -Uno schianteismo? Piton, stai invecchiando?- Avery si mise in posizione, pronto a lanciare una Cruciatus, ma il tempestivo intervento di Malfoy impedì al Mangiamorte di colpire il loro infiltrato ad Hogwarts. Severus si fermò affianco all’uomo, ignorando le grida di protesta dei compagni. -Piton, spostati o colpiremo anche te!- La voce di Vance riecheggiò divertita mentre dalla punta della bacchetta della donna usciva una luce fin troppo conosciuta. -Idioti.- -Cosa?- Piton si chinò vicino all’uomo, raddrizzandolo. Dunque era lui il fratello di Lucrece. Era lui la sua speranza di liberarsi di quella bambina. Per un attimo pensò che fosse una fortuna non avergli portato quella mattina la piccola. -Se continuate a torturarlo la sua mente sarà compromessa e non potremo leggervi se sa qualcosa della lista.- Severus lanciò un’occhiata agli occhi dell’uomo, sperando di non trovarlo vivo. Invece due disgustosi occhi verdi fin troppo conosciuti lo fissarono terrorizzati. Piton lo fissò dritto negli occhi, nascondendo il timore di leggervi dove fosse nascosta la lista e, magari, anche qualche ricordo della ragazzina. Se fosse stato così, avrebbe dovuto trovare una scusa valida per ucciderlo subito, in modo che anche gli altri Mangiamorte che sapevano usare la Legilimanzia non venissero a conoscenza della sua esistenza. Dopo pochi secondi abbassò lo sguardo, espirando. Niente. L’unico ricordo che conservava della sorella risaliva a diversi anni prima, il giorno del suo matrimonio con la donna che, in fondo alla sala, gemeva dolorosamente. Della bambina neanche l’ombra. -Allora Severus? Notizie?- Malfoy era invidiabile. Come poteva mostrare una tale compostezza e un tono di voce tanto etereo anche in quel frangente? Prendeva parte alle torture dei prigionieri raramente, disgustato dal sangue babbano. Ma anche in quelle occasioni il suo atteggiamento restava naturale ed elegante. -No. Potete continuare a divertirvi.- Piton si complimentò da solo per il ghigno che era riuscito a fare. Davvero convincente. Sarebbero andati avanti ancora per molto. Lear Bryson era un uomo alto e robusto e, ora che lo osservava da vicino, molto simile alla sorella. Il mento sporgente, il naso appiattito, gli occhi vuoti e stupidi. Avrebbe resistito alle torture ancora per molte ore. Avrebbe sofferto ancora per molte ore. Lo afferrò senza tanti complimenti per il bavero macchiato della camicia, alzandolo di peso e schiacciandolo contro la parete. Doveva inventarsi qualcosa. -Muoviti. In quell’angolo stanno violentando tua moglie.- Appena un sussurro, un pensiero leggero, ma in un attimo gli occhi di Lear e di Severus si incontrarono, proprio quando il Mangiamorte rallentò la presa. -Margareth!!!- Con uno scatto di disperazione l’uomo scostò brutalmente di lato Severus e iniziò a correre disperato verso la donna. La maggior parte dei Mangiamorte lì attorno si erano voltati ad assistere agli ultimi spasmi violenza di Gibbon, scena certamente più divertente di Severus che applicava la Legilimanzia sulla mente indifesa di un Babbano. Malfoy si voltò appena, nauseato, trovandosi davanti l’uomo. Disgustato agitò velocemente la bacchetta, lasciando che la conosciuta luce verde colpisse l’uomo, ponendo fine alle sue sofferenze.*** -Non devi giustificarti con me ...- Piton sbuffò, fissando il soffitto. Certo ... Come se Albus non sapesse tutto quello che lui faceva e provava ... -Perdita dov’è?- Severus indicò con un brusco movimento del capo le scale per poi riprendere in mano il calice e bere lentamente un sorso. -Capisco ... e adesso? Cos’hai intenzione di fare Severus?- L’uomo fissò il rosso scuro del vino, attento. -Non mi pare di avere altra scelta ...- -Già.- La leggerezza della voce del Preside obbligò l’insegnante a guardare l’anziano mago con aria stravolta. Possibile che i discorsi con Albus fossero sempre così? Alla fine lui aveva ragione e con pochi monosillabi poteva convincere chiunque a fare quello che voleva. Peggio di un’ Imperius. -E allora perché sei così turbato?- -La lista Albus! La lista! Se l’originale cadesse nelle mani sbagliate tutto questo piano, il piano che stiamo preparando da mesi, andrebbe in fumo.- Dopo lo scatto iniziale, Piton se era ricomposto, assumendo il suo solito e mellifluo tono di voce. -Perché dovrebbero cercarla, proprio adesso che pensano di averla nelle loro mani?- Severus decise finalmente di finire il vino, sedendosi poi elegantemente sulla poltrona di fronte al Preside. -Non lo so, ma basta un errore per andare tutto all’aria. Se poi quell’idiota di Mulciber ci fosse stato la faccenda si sarebbe risolta in modo del tutto indolore. Bellatrix, a sua differenza, non si fida di me. Ho provato a distrarre la sua attenzione da Adams, parlando del disastro al Ministero ma poi quella stupida ragazzina si è gettata fra le fauci di Fenrir invece che seguire i miei avvertimenti. Un’ottima aspirante suicida. E adesso devo istruirla per farla diventare Mangiamorte in poco più di due settimane. E dire che all’inizio di tutta questa storia avevamo detto che mi sarei occupato di lei solo per qualche giorno mentre adesso mi trovo a farle da balia per minimo quattro mesi ... E poi, hai visto i suoi risultati a scuola? E’ un disastro, i suoi risultati in Difesa Contro le Arti Oscure sono nulli ... E’ un’impresa impossibile Albus. Non riesce neppure a mandare uno Schianteismo decente, mi spieghi come posso insegnarle a praticare una maledizione Senza Perdono? E poi? Se sentisse qualcosa detto da noi? Bellatrix è già riuscita a entrarle nella mente ... no, bisogna trovare una soluzione. E’ troppo pericoloso.- Silente ridacchiò, guadagnandosi un’occhiataccia dal professore. -Sei preoccupato per lei, Severus?- Piton roteò gli occhi. Odiava quel lato di Albus, quella sua volontà di trovare in ogni cosa che diceva una sfumatura di amore o di affetto che non c’era. O, forse, che non voleva far apparire. -Sì Albus, sono preoccupato. Sono preoccupato per la nostra missione di domani, sono preoccupato per la “vera lista”, sono preoccupato per Harry ... Adams è un contrattempo che non ci voleva. Non ci voleva assolutamente. Non ho il tempo per preoccuparmi anche di questo.- Severus si voltò corrucciato verso la finestra, ansimando impercettibilmente vicino al vetro. Odiava i contrattempi. Odiava le sorprese. Odiava gli imprevisti. Silente si appoggiò stancamente allo schienale del consunto divano, con aria tranquilla. -La prima cosa da fare è assicurarsi che la sua mente sia chiusa da ogni qualsivoglia intrusione...- Piton grugnì qualche offesa nei confronti della ragazzina ma Albus fece finta di non sentire. -E’ indispensabile se vogliamo evitare che, nel caso ascoltasse qualcosa di troppo, Tu-sai-chi ne venisse a conoscenza.- -Ci ho già pensato, inizierò a insegnarle a chiudere la mente il prima possibile. E’ il dopo che non…- -Il dopo verrà da sé.- Piton scattò, tornando a sedersi sulla poltrona davanti al Preside, irritato dalle sue frasi enigmatiche. -Albus, non possiamo permettere che diventi una Mangiamorte! La “Prova” ... Sai in cosa consiste! E’ una stupida immatura! Non la sopporterebbe!- Gli occhi neri di Piton si illuminarono debolmente mentre il Preside portava lentamente alle labbra la tazza di the fumante. -Non sottovalutarla Severus, in fondo è tua figlia.- Piton biascicò qualcosa, sistemandosi meglio. -Cambiamo discorso ...eri venuto qui per parlare di domani, no?-
Perdita uscì leggermente più tranquilla dal bagno, strofinandosi i capelli con un asciugamano. Ne aveva avuto proprio bisogno ... per una volta quella stupida elfa aveva avuto una buona idea! Che schifo, se ripensava a tutta la sporcizia che aveva addosso ... Poco prima di aprire la porta della sua stanza si voltò incuriosita verso le scale. Voci? Piton non era solo? Perdita s’infilò il più velocemente possibile nella sua camera, chiudendo a chiave, per quel che poteva servire, la porta. E se fosse stato uno di “loro”? Se al piano inferiore fosse stato uno di “quelli” che la veniva a prendere? Si pulì con nervosismo le lacrime dal volto, cercando di fare meno rumore possibile mentre a pochi passi da lei Tifa stava spolverando la libreria fischiettando. Ma certo! -Tifa!- L’elfa si voltò sorridente, avvicinandosi premurosa alla Padroncina. -Tifa, sai se c’è qualcuno giù con il professore?- La grossa testa dell’elfa annuì pesantemente, continuando a fissare con sguardo vacuo la ragazzina. -Merda, lo sapevo! Sono loro! Sono già qui! Vogliono me! Ma cosa, cosa vogliono? Cosa ancora???- Perdita nascose spaventata il volto nelle mani mentre Tifa le accarezzava la testa. -Coraggio Padroncina, il Preside Silente non dirà certo al Padrone cose cattive su di lei...- La ragazza alzò la testa di scatto, iniziando a tremare nervosa. -Sil ... Silente? Hai detto SILENTE?- L’elfa annuì di nuovo e in un attimo la Serpeverde aprì la porta fiondandosi giù per le scale. Ogni gradino che faceva, cercando disperatamente di non cadere, le parole diventavano sempre più chiare. Si fermò sull’ultimo gradino, sporgendosi appena quel che bastava per vedere le due figure sedute, l’una di fronte all’altra. - ... e dopo ci servirà anche la Spada di Grifondoro ... - Silente! Era DAVVERO lui! L’avrebbe salvata! Era venuto ad aiutarla! -Non domani Albus! Voglio esserci anch’io ...No, Albus! Dico sul serio ...lo sai, non-lo-devi-toccare ... - Spada? Oh, perfetto! Prima la volevano assaggiare, adesso infilzarla! - ... e tu, Adams, se vuoi davvero spiare cerca almeno di farlo con discrezione e senza far rumore per tutta la rampa di scale e NON solo all’ultimo gradino.- Perdita sobbalzò: Piton stava ancora fissando il Preside negli occhi che osservava alternativamente lui e la Serpeverde con fare cordiale e sereno. -Buonasera Adams.- -Preside ...- La ragazza si bloccò, senza scendere. Entrare in quella stanza? Con Piton? Severus espirò, chiudendo gli occhi.
***Spinner’s End, 20 ottobre 1981 -Ceeev ...- - ... la prossima riunione sarà domani.- -Ceeeeeev ... - -Tu parteciperai?- -Ceeeeeeeeeeev ... - -Certo, dopo aver riferito della profezia sono uno dei servitori più- -CEEEEV!- Severus interruppe il discorso, lanciando un’occhiata di odio all’ultimo gradino delle scale da dove la bambina lo fissava divertita con quel suo sorriso dentato. Albus, impassibile di fronte a lui, continuava a fissare un punto imprecisato del pavimento, pensieroso. - ...fidati.- Il professore si alzò, avvicinandosi alla scalinata con aria cupa. -Che vuoi?- La piccola ridacchiò divertita, molleggiandosi sulle ginocchia e lanciando gridolini eccitati. Il ragazzo alzò appena un sopracciglio, contrariato. -Ne hai ancora per molto? Ho da fare ... - -Sai quando sarà l’attacco?- Piton trasalì, voltandosi verso il Preside preoccupato. -No, non lo ha ancora stabilito ma ... lei, LEI è al sicuro, vero?- La bimba, notando di non essere più al centro della sua attenzione, ricominciò a chiamarlo fastidiosamente e ad agitare la manina nella sua direzione. Silente, per la prima volta in quella sera, lo guardò. -Certo. Sono al sicuro tutti e tre.- A quella risposta il giovane sospirò rassicurato, appoggiandosi stancamente al corrimano delle scale, permettendo alla piccola di impossessarsi dell’angolino della sua tunica, ridendo soddisfatta. -Allora? Che vuoi?- -Cendere!- Piton tolse sgarbatamente la sua veste dalla prese della ragazzina che intanto aveva alzato le braccia verso di lui per farsi prendere in braccio. -Scordatelo. Sei riuscita a scendere le scale fin qui, vuol dire che riesci a fare anche l’ultimo gradino.- -Gnò!- La bimba iniziò a saltellare e ad aprire e chiudere le manine, come se volesse afferrare le spalle dell’uomo di fronte a lei. -Sai, Harry ha un anno in meno di lei ma è molto più tranquillo e ... - -BASTA!- Severus si morse un labbro, risentito. Aveva alzato troppo la voce. Il Preside continuava a fissarlo impassibile mentre la bambina aveva smesso di chiamarlo ma aveva iniziato a piagnucolare. -Non voglio sapere niente di lui, NIENTE.- Con stanchezza il professore tornò a sedersi sulla poltrona, affondando il volto nelle mani mentre il pianto della bambina si diffondeva per la stanza.*** -Allora, vuoi muoverti?- Finalmente anche Piton, dopo un lungo silenzio, si era voltato e stava fissando con aria imperturbabile Perdita. La ragazza rabbrividì, schiacciandosi contro lo stipite della porta. Quella voce ... aveva lo stesso tono di quella sera. Non era stanco, non era provato. Piton aveva un aspetto normale, per nulla trasandato o indebolito al contrario di lei che, nonostante il bagno e il cambio di vestiti, aveva un aspetto così sciupato da spaventare perfino se stessa riflessa nello specchio. Lentamente scivolò dentro la stanza, tenendo la maggior distanza possibile fra lei e l’insegnante rivolgendo quindi tutta la sua attenzione a Silente. -Preside, ieri ...lui ... - -So già tutto Perdita. Severus mi ha raccontato ogni cosa.- La Serpeverde fissò preoccupata e con aria terribilmente stupida il vecchio mago mentre Piton si alzava elegante dalla poltrona. -Certo, compreso il tuo stupido comportamento.- La ragazza sobbalzò, sedendosi sul divano vicino al Preside. Cazzo, era il Giudice Supremo del Wizangamot! Se Piton avesse avuto uno scatto d’ira avrebbe saputo difenderla, nonostante l’età! Silente però non sembrava dello stesso avviso e, ben deciso a non intervenire, passava divertito lo sguardo da uno all’altro. -Ma ... ma lei ... lei ... - -Cosa Adams? Se riuscissi a formulare una frase di senso compiuto sarebbe più facile articolare un discorso coerente.- Perdita chiuse la bocca, inghiottendo un paio di volte a vuoto. Cosa dire? Lei è un fottuto bastardo con il Marchio Nero, IL-MARCHIO-NERO sul braccio? No, non era molto promettente. Alzò lentamente un braccio, indicando tremante l’avambraccio sinistro del professore. Piton lo fissò appena, per poi alzare gli occhi al cielo. -Credevo che i tuoi amichetti Serpeverde ti avessero avvertita del mio passato, lo sa tutta la scuola. Queste sono il genere di informazioni che gli studenti vengono a sapere per primi ma, ovviamente, sei stata troppo impegnata a chiaccherare con Bulstrode per ascoltare.- Perdita si strinse la spalla, stupita. Allora era vero quello che le aveva detto Draco l’anno prima! Che anche le altre informazioni fossero corrette? -Dicono anche le lei ha una storia con la McGranitt ... devo credere anche a questo?- Lo aveva appena bofonchiato, un pensiero detto a voce alta insomma, ma sia Silente che Piton lo avevano sentito bene. -Avevo sentito anch’io questa storia Severus, ma non ci avevo dato molto credito ... - Piton si limitò a scoccare un’occhiataccia di avvertimento al Preside, per poi dedicare nuovamente la sua attenzione alla ragazza. -Comunque, a causa del tuo sconsiderato comportamento, saremo costretti a prolungare la nostra vicinanza.- La Serpeverde si scambiò un’occhiata preoccupata con il Preside che, tranquillo, le sorrise rassicurante. In TOTALE contrasto con il tono di voce di Piton. -Cosa? Perché? Che devo fare?- -La “Prova”- -Un tema? Di Pozioni?- -Vedi che non sono io a esagerare Albus, ma è lei che ...?- -Severus...- Il professore si versò un abbondante calice di vino, cercando di calmarsi. -La “Prova” è il rito di passaggio per poter entrare nelle fila dei Mangiamorte e ricevere il Marchio ...- -Cosa? No! Io non voglio più vederli! Io non ... - -TU morirai se non fai quello che ti dico.- Perdita spalancò gli occhi, incredula. Morire? Entrare nei Mangiamorte? Il Marchio? NoNoNoNoNo! -Piuttosto, Perdita, dove hai imparato l’Occlumanzia?- Silente le aveva appoggiato una mano sulla sua, sopra la spalla. Gesto che voleva essere rassicurante ma che provocò solo uno scatto involontario della ragazza, togliendola da lì. -L’Occlu ... che?- -La delicata arte di chiudere la mente da impossibili incursioni, la precisa tecnica di isolare i pensieri più delicati e i segreti più inconfessabili e di relegarli in un posto irraggiungibile della mente ... Bellatrix ha detto che la tua mente le ha fatto una debole resistenza quando ha letto dentro di te. Chi te lo ha insegnato?- Perdita continuava a fissare scandalizzata il professore, domandandosi quando avrebbe iniziato finalmente a parlare nella sua lingua. - ... Io? Fare una cosa del genere? IO? No...- Severus incontrò lo sguardo azzurro e scintillante di Silente. -Bryson era un’abile Occlumante, giusto Severus?- -Sì, ma tu credi davvero che ... - -No, non lo credo io, ma molti ritengono che l’Occlumanzia sia un’arte trasmissibile con il sangue ... un po’ come l’abilità nel giocare a Quidditch, per intenderci...- Il professore, recepito il VELATO riferimento ai Potter, scoccò un’occhiata di avvertimento al Preside. Stava camminando su un terreno minato. -... e siamo fortunati che Perdita abbia entrambi i genitori con questa dote.- -Solo perché io e...- -No Severus, non solo per questo, ma non puoi negare che potrebbe avere la mente predisposta per l’Occlumanzia e, certo, per noi sarebbe davvero un vantaggio. Certo, è un’abilità comunque da affinare, ma se ne è già in parte capace sarà più semplice per te indirizzarla e affinarla.- Dalla faccia che aveva fatto, Seveus non ne sembrava particolarmente sicuro. Di tutto questo discorso però l’unica cosa che Perdita aveva capito era che, quando Silente aveva parlato dei suoi genitori, Piton si era citato. Quindi era vero. Non era una bugia. Era davvero sua figlia. Non lo avrebbe mai detto, non che la cosa avesse importanza, certo, ma assomigliava di più a Stuart. Sia come aspetto che come carattere. Molto, MOLTO meglio Stuart. Piton sbuffò, fissando “leggermente” risentito la ragazza. Dopo l’ultima esperienza che aveva avuto come insegnate di Occlumanzia sperava di non ripetere... -Perdita cara...- Perché Silente adesso aveva detto “cara”? Perché si avvicinava? Che voleva? Era un pervertito come diceva Zabini? -... sai niente di un libro intitolato “Racconto d’Inverno”?- Piton le scoccò un’occhiata perentoria e minacciosa, una di quelle che di solito riservava a Paciock. Rabbrividii. -Il professore ... la lista ... - -Era un falso. Sono entrato nel tuo dormitorio e ho modificato il libro con un incantesimo. La VERA lista deve essere nel VERO libro che NOI non riusciamo a trovare e che TU dovresti avere.- Perdita fisso con gli occhi terrorizzati Piton. Aveva fatto la voce cattiva, come quando sgridava Potter. Solo che non faceva tanta paura quando sgridava Potter. Perché allora non sapeva che fosse un Mangiamorte in carriera. E, soprattutto, perché SGRIDAVA POTTER, non lei. -Ma il mio libro lo hanno preso loro.- -Adams, tu DEVI avere un altro libro con su la VERA lista.- -Non ho nessun altro libro. Quello che hanno preso “loro” me lo avevano regalato Mary e Stuart per i sei anni e, fra l’altro, non l’ho neanche mai aperto. E’ un autore babbano!- Silente si alzò in piedi, convincendo Severus a tornare seduto. Certo il professore non aveva avuto scatti d’ira o aveva impugnato la bacchetta. Ma con quello sguardo faceva decisamente paura, più che in qualsiasi altra situazione. Si voltò quindi verso la ragazza, osservandola sereno da sopra gli occhiali a mezzaluna. -Quando sei stata lasciata in Istituto ti era stato affidato quel libro. Avevo detto alle Istitutrici che era una cosa importante per te, l’ultimo ricordo di tua madre. Vedi Perdita, è molto importante per noi entrare in possesso di quella lista… Hai idea di dove possa essere adesso?- La Serpeverde sospirò, abbracciandosi seriosa la spalla. Certo Silente non era normale, ovvio. Però aveva l’incredibile capacità di saper far sentire la gente a proprio agio in ogni situazione e in ogni momento. Oltre che di calmare gli animi. -Io no, non lo so ... non me lo ricordo neppure quel libro! Forse l’ho dimenticato in Istituto quando mi hanno presa gli Adams ....o forse l’ho lasciato a casa loro, in camera mia. Dai Powell no, lo escludo, sono stata con loro appena qualche mese. Forse i Foster, ma mi sembrerebbe strano che la perfettissima Jannifer non se ne sia accorta. I Powell invece hanno una casa grande ma ho passato più tempo nella Villa in montagna. Lì c’è una grande libreria, potrei averlo lasciato lì. Però ci sono anche i miei compagni di Casa, gran parte delle vacanze estive le passo da loro ...- Silente le sorrise rassicurante, offrendole una tazza di the comparsa da chissà dove. -Molto bene Perdita. Avvertirò l’Ordine, dirò loro di iniziare a controllare in queste case, a partire dagli Adams...- La ragazzina si voltò di scatto verso il Preside, sull’orlo di una crisi di pianto. -Ma Signor Preside ... è... è proprio necessario? Gli Adams si spaventeranno, sono gente semplice, e Matt è ancora piccolo ... E’ davvero una cosa così importante?- Piton e Silente si guardarono da sopra il tavolino. Severus voltò lentamente la testa verso la ragazzina che lo fissava preoccupata. -Sì Adams. Su quella lista il Ministero segnava tutti i Mangiamorte che aveva arrestato o che erano morti di cui fosse a conoscenza. Gran parte di quei nomi però provenivano da altri Mangiamorte pentiti che stavano scontando la loro pena ad Azkaban e quindi non erano molto attendibili, ma era pur sempre qualcosa.- Perdita trattenne il fiato, stringendosi fermamente la spalla mentre gli occhi neri e profondi di Piton non le si staccavano di dosso. -Se però quella lista non era importante per il Ministero, lo stesso non si può dire per i Mangiamorte che volevano sapere chi fossero i sospettati fra loro, temendo anche che qualcuno facesse il doppio gioco. Gli Auror, specularmente, temevano che al Ministero si fossero infiltrati dei Mangiamorte e decisero di consegnare la lista a un soggetto insospettabile. Tua madre.- La lunga pausa di Piton permise alla ragazza di fissare preoccupata Silente che, serio, osservava il contenuto della sua tazza, immerso probabilmente in altri pensieri. Piton continuò, senza cambiare il tono di voce che era rimasto neutro e imparziale. -Bryson entrò così in possesso della lista, con il compito di conservarla e aggiornarla, cancellando i nomi dei Mangiamorte deceduti e segnando quali fossero invece stati rinchiusi ad Azkaban. Gli Auror speravano infatti che potesse tornare utile, almeno come prima traccia. Ma i Mangiamorte lo vennero a sapere e la rapirono. Non riuscirono però a trovare l’elenco e il tempestivo intervento degli Auror, efficienti almeno per una volta, la salvò e Bryson tornò alla sua vita di sempre. Intanto negli anni erano cambiate molte cose e un Mangiamorte decise di voltare le spalle alla causa del Signore Oscuro, diventando una spia. Quel Mangiamorte ero io.- Perdita si strinse ancora di più la spalla, sentendo le unghie premere attraverso la manica. -Purtroppo per noi Bryson continuò ad aggiornare la lista, cancellando anche il mio nome visto che non mi riteneva più un nemico. Se quella lista cadesse nelle mani dei Mangiamorte e vedessero che il mio nome è cancellato capirebbero che sono io il traditore.- -La lista era nascosta in quel libro, per questo dobbiamo assolutamente trovarlo. Non ti preoccupare, faremo in modo che gli Adams non si accorgano neanche che siamo entrati.- Silente, con un cordiale sorriso, si smaterializzò chissà dove, dopo aver scambiato lapidariamente un orario e un luogo con Piton. Perdita continuava a fissare basita il docente che non si era mosso. -Tornando a noi, da domani inizieremo il tuo allenamento per metterti in grado di affrontare la “Prova” entro metà luglio…- La ragazza lo fissò basita. Si sentiva frastornata, terribilmente frastornata. Liste, spie, Bryson, “Prova”... le sembrava di impazzire. -Adams?- Perdita sbattè le palpebre, tornando in se stessa. -Se lo farò, diventerò una Mangiamorte? Gli Auror li mandano ad Azkaban i Mangiamorte, oppure il Wizangamot li condanna a ricevere il Bacio ... - -Morirai sicuramente se non la affronterai.- Perdita si strinse la spalla, sospirando. Insomma, doveva decidere se morire il quindici luglio o se prolungare la sua vita ancora di qualche mese. Scelta facile. -In ... in cosa consiste questa “Prova”?-
Beh, qui vi viene data qualche spiegazione, no?
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