CITAZIONE
Bravissima Sara che hai aggiornato!! *saltella felice*
Dunque questo capitolo mi è piaciuto davvero molto, anche se ora inizio a farmi un sacco di domande... Tipo chi era il tipo che ha incontrato e che voleva da lei...>.<
Inoltre sono curiosa di sapere cosa contengono i video...^^ Silente ha fatto bene ad affiancarla a Remus, è uno dei meglio portati quando si tratta di "sentimenti"...Sev è troppo burbero...=__="
Ciemmecu, complimenti come al solito!! E sono felice che tu in questo periodo abbia dell'ispirazione...XD
Baci.
Laura
Grazie carissima, il tuo commento mi ha fatto molto piacere e sono contenta di aver stuzzicato la tua curiosità. Inoltre sto promettendo a me stessa di non inoltrarmi più in fanfiction come queste, anche perchè la storia cresce, e so che sarà terribilmente lunga con numerosi capitoli.
dunque una volta terminata, non farò altro che cimentarmi in altre fanfiction con tante tante storie d'amore e niente di più. ahaha!
Concludo col dire, che per questo capitolo ci ho impiegato molte energie. Perchè?
Beh prima di tutto scrivevo con ordine casuale, per esempio l'incontro con Severus è stato scritto prima della conversazione tra Sarah e Lupin. O il finale è stato scritto nel mentre preparavo l'inizio.
Insomma, mi sono data al caos!
Detto questo, spero sia un bel capitolo e più ricco di commenti
Dato che l'ultimo ne ha suscitato soltanto uno(grazie laurettaaaa cara
)
Bene, dopo aver scritto un breve e noioso testamento.. vi auguro
BUONA LETTURA!
19. Una giornata da dimenticareAvete mai pensato che la rovina di un’intera giornata possa dipendere da una sola ora della giornata passata male?
Ore 00:00 p.m.
Camminavo a grandi passi verso la mia stanza, lo strazio di quella visione era stato troppo. Come aveva osato?
Gli avevo detto che era troppo, lo avevo pregato di fermarsi. Ma no! Lui voleva saperne di più, non gli interessava sapere cosa ne pensavo o provavo io. Per lui non ero altro che una cavia da laboratorio. Uno dei suoi tanti esperimenti. Era troppo!Molte ore prima –
8:00 a.m.Stavo uscendo di buon ora dal mio ufficio, quando Jerard mi venne incontro. Non era un caso, che fosse lì per me.
“Buongiorno” gli dissi, dimostrando di essere davvero felice di vederlo. Forse mi avrebbe perdonato l’errore di essere finita nel letto di una persona che odiava tanto. Forse.
“Buongiorno” mi rispose freddamente “sono venuto per parlarti.”
Annuii, mettendo una mia mano sul suo braccio in segno di solidarietà. Volevo che sapesse che in fin dei conti, sapevo cosa provava.
“Mi dispiace, e so che questo non può risolvere le cose tra noi.. ma io.. ci tengo molto a te.. e non voglio perderti per questo. E non a causa sua.” accentuai il mio rinnovato astio nei confronti di Severus.
“Mia piccola” riuscì soltanto a dire Jerard, prendendomi una mano tra le sue. “Non sono qui per questo.. ho deciso - dopo averne parlato con Silente, di far ritorno alla nostra vecchia casa a Londra.”
La notizia mi spiazzò, lasciandomi per vari minuti a bocca aperta. Sapevo che non era proprio la reazione adatta, ma non mi venne niente di meglio.
Rifiutai improvvisamente quel contatto fisico tra le nostre mani, sentendomi bruciare per quelle parole. Non credevo che una notizia di quel genere, mi avrebbe fatta infuriare o addirittura rattristire. Ma invece era proprio così.
“Non andare” dissi immediatamente, guardandolo attraverso i miei occhi color miele.
Egoisticamente, gli mostrai tutta la mia sofferenza per fargli cambiare idea.
Mi accarezzò una guancia con tutta la sua dolcezza. “Devo. E ti prometto che non sarà un
addio. Ti amo troppo, per lasciarti andare così. Capirai presto che quell’idiota dal mantello nero, non è quello giusto.”
Sorrisi divertita dal suo solidale astio, anche se il suo era vero e più intenso del mio. Così intenso da essere un’aria palpabile e quasi soffocante per me. D’istinto, avvolsi le mie braccia al suo collo. “Non voglio che tu te ne vada.” Sorrise a sua volta, accingendomi i fianchi e lasciando che lo spazio fisico tra noi fosse sempre minore. Non disse una parola, lasciò che i nostri corpi aderissero e mi guardò dolce e paziente.
Accarezzai il suo viso con i polpastrelli, disegnandone i contorni. Era così bello.
I suoi capelli erano così chiari, da sembrare pagliuzze d’oro. Sentii un fremito attraversarmi quando raggiunsi i lineamenti del labbro superiore. Incerta fissai quelle labbra così a lungo, sapendo benissimo che Jerard mi guardava.
Attendeva.
“Non voglio” ripetei, più a me stessa che a lui.
Lentamente, Jerard mi strinse di più a sé. Lo lasciai fare, mentre il mio corpo veniva guidato dal suo. Non c’era violenza nei suoi modi di fare, non c’era brama.
Mi alzai in punta di piedi e lo baciai diverse volte partendo dal suo zigomo sinistro, scendendo verso le sue labbra. Quando le raggiunsi erano in attesa, leggermente socchiuse. Ci giocai a lungo, aspettando che si lasciasse andare e quando lo fece il bacio fu come lo ricordavo.
Zuccheroso, dolce e passionale.
Qualcosa di cui non puoi fare a meno, una volta che ce l’hai. Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, accarezzandomi dolcemente.
“Che quadretto romantico” sentenziò qualcuno dietro di noi, facendoci voltare improvvisamente.
Il mio viso si contorse in chissà quale espressione imbarazzata, mentre Jerard fece finta di nulla guardando in tono di sfida la persona che gli stava davanti.
“Spero di non aver interrotto qualcosa” disse sadicamente Severus, con una punta di cattiveria nel suo tono. Tratteneva la rabbia.
“Dovrei dirti, che sei un gran rompicoglioni in verità! E me ne rammaricherei molto se non te lo dicessi prima di partire.” ribatté infervorato Jerard.
La fronte di Severus sempre così intatta dal non far trasparire nessuna emozione, si corrugò.
Vidi una mano muoversi dietro la sua veste e prima che potessi fermarlo, la bacchetta era già puntata contro Jerard.
No.. – pensai, non farlo.
“Temo proprio che tanta ostilità sia dovuta a qualcosa che tu non possiedi.” proferì meschinamente Severus avanzando di un altro passo in nostra direzione.
Il mio sguardo passava da un volto all’altro, mentre lo scambiarsi di battute ciniche e sprezzanti si facevano veloci tra i due.
“Ne dubito.” tagliò corto Jerard, mentre sul suo viso passava uno sguardo di gloria.
“Suppongo che tu dica così, solo perché a te ancora non si è concessa.” replicò Severus, lasciandomi di stucco.
Ma sì.. fate pure come se io non ci fossi. – pensai infastidita, mentre guardavo arrabbiata, delusa.. offesa nell’animo, Severus.
Come aveva potuto fare un’affermazione simile!?“Sei spregevole!” disse Jerard, avanzando in sua direzione.
Mi parai davanti a lui. “No” dissi semplicemente, mentre lo invitavo con lo sguardo a tornare indietro.
“Non puoi farti trattare così!” mi urlò contro.
Mi voltai senza rispondergli. “Cosa vuoi?” sbottai guardando Severus, con tutto l’odio possibile.
“Ore cinque. Prima devo occuparmi di un’altra questione.”
“Come vuoi” risposi seccata tornando a dargli le spalle, per cercare conforto in Jerard.
Senza rispondermi, sentii i suoi passi farsi sempre più lontani e una volta che Jerard riprese a rilassarsi, capii che era andato via.
“Non devi..” fece per dire, ma gli posai un dito sulle labbra e ripresi a baciarlo dolcemente.
Mi scostò e guardandomi così seriamente da mettermi a disagio, mi disse: “Davvero Sarah.. non scherzo. Non devi permettergli di trattarti in questo modo.”
“Non lo merito, lo so” dissi cercando di farlo smettere. Odiavo le prediche.
“No, infatti. Ora devo andare..”
Quando fece per voltarsi, lo fermai. “Aspetta.. stasera?”
Capì al volo cosa intendevo.
“Sì.. a mezzanotte.”
“Nel mio alloggio.” gli dissi confermando.
Ore 10:00 a.m.Quando raggiunsi Lupin nel suo alloggio, lo trovai spaparanzato a rovistare tra i vari incartamenti trovati. Mi porse una tazza di tè e m’invito a fare come a casa mia. Molto tranquillamente riprese il suo lavoro e quando decidemmo di iniziare a consultare i video, la sua pazienza mi colpì. Controllava e spogliava ogni particolare con gli occhi, tornava più volte sui passaggi più anomali e non si perdeva d’animo quando non trovava niente di particolare.
Bene o male, non fu tempo sprecato, poiché la maggior parte dei video che eravamo riusciti a esaminare conteneva passaggi molto importanti, come le diagnostiche dei primi esperimenti, le riuscite e chi veniva coinvolto nella sperimentazione genetica. I nomi che saltarono fuori erano veramente tanti, il che mi sorprendeva il fatto che tanti maghi fossero riusciti a raggirare il Ministero della Magia, compiendo atti illegali ai danni di quest’ultimo e proprio sotto il suo naso.
Terrance Rayne era tra i nomi più noti, mentre il nome di Jerard appariva saltuariamente e per spedizioni di breve durata alla ricerca della creatura.
Per quanto riguardava Emily, aveva un intero video in suo onore; parlava della sua gravidanza, a quanto pare era stata una delle prime a sottoporsi spontaneamente alla terapia ormonale e alla successiva inseminazione artificiale. Il degrado della sua salute non era visibile sulla pellicola, il suo viso era sereno come quello di una donna felice.
Evidentemente lo era, conclusi.
Vederla mi riempì il cuore di gioia. Mi aveva amato pur sapendo che alla mia nascita l’avrei straziata anima e corpo.
Rievocando quegli attimi, non mi accorsi che nel farlo avevo trattenuto il fiato.. quando una mano si posò sulla mia spalla trasalii, lasciandomi andare ad un rumoroso sospiro.
“Tutto ok?” mi chiese Lupin in evidente stato d’ansia.
Mi voltai a guardarlo e sorrisi. “Sì, ero solo un po’ sovrappensiero!”
Scostò la mano da me per tornare a guardare un fascicolo dalla copertina blu notte.
“Chi è il soggetto del fascicolo?” domandai esponendomi in sua direzione per guardare meglio.
“Emily” mormorò sfogliando velocemente una pagina dopo l’altra.
“Vorrei vederlo..” a quelle parole Remus mi guardò e poco dopo annuii.
“E’ importante per te. Lo so” e mi sorrise gentilmente, mentre delle rughe stanche gli delineavano il viso.
Qualche istante dopo - mentre sistemavo i video già visti, Lupin mi porse alcune domande personali: “Non per farmi gli affari tuoi, Sarah.. ma che ci fai con uno come lui?”
Lasciandomi spiazzata, alzai gli occhi dallo scatolone in cui stavo riponendo i video.
“So che è di difficile comprensione, ma.. credo..” non terminai la frase, lasciando intendere ciò che volevo fosse inteso.
“Capisco” scrollò le spalle, “tuttavia non posso che rimanerne sconcertato”.
Mi girai a guardarlo.
“No, non puoi capire.. quanto io combatta contro questo mio amore.. e più vado contro.. e più mi rendo conto che non posso sfuggirgli.” Sorrisi consapevole di quello che stavo per ammettere “Lo amo, Remus. Lo amo più di ogni altra cosa..”
“Ma..?” mi incoraggiò Remus.
“Ma non credo di amarlo abbastanza per combattere per un “noi”..”
Sospirai.
“E questo, perché?”
Chinai la testa fra le ginocchia. “Perché amo anche un altro uomo. E non so chi amo di più tra i due..” mormorai e scrutai a lungo la sua espressione.
“Ohhh..” rispose spiazzato, mentre si riavvicinava a me. Mi strinse una mano e mi disse gentilmente: “Io credo Sarah, che tu in fondo sappia già a chi è rivolta la tua scelta. Sai già chi ami veramente tra i due – e con questo non intendo che l’amore per l’altro uomo non sia reale.. so che tu hai già scelto e indugi solo per paura di fare la scelta sbagliata.”
Gli strinsi la mano a mia volta in segno di gratitudine e proprio nel mentre la porta si spalancò, e dietro ad essa vi apparve Tonks che in un primo momento parve perplessa da quella nostra “
intimità”, dopodiché una qualche sua consapevolezza schiarì la sua espressione.
Sgranai gli occhi, e ritraendo la mano tentai di alzarmi per fermarla.
Lupin non mosse un singolo muscolo, ma anche lui parve sbigottito.
Quando capì, mollò a sua volta la mia mano e quando ormai l’ombra di Tonks era scomparsa corse in sua direzione senza dire una parola.
Ore 17:00 p.m.Ok, avevo scoperto che Derek era una persona reale e non frutto della mia testa.
Amava la stessa donna di Jerard. Ed entrambi in passato erano stati in competizione.
Bene.. ma a parte questo che avevo?
Come potevo spiegare le morti di quei poveri alunni?
Pensa Sarah.. pensa..! Tutto è incominciato quando sono arrivata nella scuola, o meglio qualche giorno prima che io arrivassi. Jerard è riapparso non molto tempo dopo.
E Derek, l’ho incontrato qualche tempo dopo.. tra l’altro un incontro poco amichevole.Ohhh.. mi battei una mano sulla fronte, scuotendo il capo.
“Cosa stai facendo?” mi domandò una voce fredda e ostile.
Aprii gli occhi, rendendomi conto solo allora di averli chiusi per pensare.
Focalizzai la figura di Severus Piton di fronte alla porta del suo ufficio.
“Io.. beh, io pensavo!” ribattei seccata, sorpassandolo per entrare nel suo ufficio.
“Interessante”
Lo ignorai.
Mi si avvicino incurante e con sguardo severo. “Non sai farlo” mi sussurrò.
Non riuscii a trattenere l’emozione, tantoché le mie guance si colorarono di un forte colore rosaceo. “Visto?” continuò, cantilenando.
Mi accarezzò il viso e mi baciò lentamente sulle labbra.
“Che fai?” sbottai furente, allontanandolo.
“Non ti piace?” disse brusco allontanandosi.
“No. Non mi piace.” ribattei.
“Bene.” tagliò corto ricomponendosi.
Mi rassettai la camicetta e sedendomi sulla poltrona più prossima, mi accomodai accavallando le gambe e con sguardo d’attesa.
Tuttavia Severus, si sedette dietro la sua scrivania e appoggiando il mento sulla mano, mi osservò con finto disinteresse. Nonostante tutto non potevo ignorarlo più del tanto, non quando mi fissava ininterrottamente, senza darmi tregua.
“Continueremo a fissarci tutta la sera?” chiesi, sbuffando e inarcando la schiena per adattarla meglio alla poltrona in pelle nera.
“Mm” grugnò, lasciando cadere lo sguardo e frugando tra le sue carte, nei cassetti.. ovunque.
“Cosa cerchi?”
“Niente che ti riguardi, Morgan.”
Scoppia a ridere. “Oh ma certo! Ora torniamo a darci del lei,
Piton?” sottolineai il suo cognome con così tanta amarezza, che Severus fu costretto a voltarsi per scrutare la mia espressione.
Evidentemente ero così seria e così stanca, da far veramente pena alla sua “nobile” persona.
Severus raggirò la cattedra e avvicinandosi allo scaffale mi sfiorò.
Sentii la pelle ravvivarsi.
Fuoco nel fuoco.“Sei in grado di concedermi un po’ della tua attenzione?”
Scossi la testa riprendendomi da quella sensazione forte, che mi aveva catturata.
Imprigionata, fatta sua.
“Come, scusa?”
Severus mi guardò accigliato. “La tua poca attenzione è ammirevole.” ribatté gelido.
“Ero sovrappensiero” mi giustificai alzandomi e prendendo le provette che teneva in mano, “Cosa dobbiamo fare?”
“Seguimi”
Senza proferire alcuna parola, lo seguii lungo il corridoio. Raggiungemmo l’aula di pozioni.
“Posa tutto qui.” mi disse indicando la sua cattedra, tirando fuori la bacchetta.
Prese alcuni ingredienti - sinceramente non mi interessai a sapere quali - e li mischiò.
Mescolò a lungo quell’intruglio e quando terminò si era già fatto tardi.
Si voltò a guardarmi, mentre i capelli umidi di sudore gli cadevano più pesantemente sulle spalle. “E’ pronto” annunciò, porgendomi un bel bicchierone di una pozione color lilla.
“Cosa sarebbe?”
“Servirà a proteggerti da altre possibili somministrazioni di veritaserum o altre pozioni.. Bevila”
Annuii e mandai giù tutto d’un sorso.
“Inizialmente sarai carica di adrenalina e dunque ogni cosa potrà sembrarti irreale, o più magica del solito. Ma quando l’effetto svanirà, avrai un leggero mal di testa per qualche ora. Per il resto starai bene, fino a quando non troverò la risposta ai tuoi problemi.”
Aveva ragione, una strana patina mi velò gli occhi. Mi sentivo forte, potente.. e avevo voglia di fare tantissime cose.
Mi avvicinai a lui, facendo scorrere un dito lungo la cattedra.
“Credo di aver omesso qualcosa..” un mezzo sorriso gli imperlò il viso, “domani non ricorderai nulla”.
“Ah-ah” assentii senza essere convinta di averci veramente capito qualcosa. I miei passi erano una danza, il mio corpo sinuoso serpeggiava verso di lui.
La mia mano sfiorava la sua, mentre le nostre dita si intrecciavano davanti ai nostri occhi. Alzai lo sguardo e i suoi occhi neri fecero breccia nei miei colpendomi a fondo nell’anima.
“Mi dedicherai un po’ del tuo tempo?” mi chiese con voce rude, addolcita da un tentativo di esser gentile con me.
Sorridendo, portai la sua mano libera al mio fianco. “Stringimi”
Senza dire nulla, mi avvolse con la mano calda un fianco, mentre al suo contatto la mia pelle fremeva e i brividi si facevano spazio sottoforma di pelle d’oca.
Se ne accorse e non nascose un pizzico di soddisfazione, mentre mi cullava in una danza silenziosa.
Appoggiai per un attimo la testa al suo petto, sentendo il suo cuore battere regolarmente, senza il minimo tentennamento.
“Non ti turba, mai niente.” rifilai di punto in bianco, alzando la testa a guardarlo e incontrando i suoi occhi che mi scrutavano severi ma divertiti.
“Non dovresti preoccuparti tanto per me.” mi bisbigliò all’orecchio sapendo di essere davvero sexy.
Scrollai il capo, facendo una piccola smorfia.
Impulsivamente mi passò un dito sulle labbra accarezzandone i contorni. Lo fissai intensamente negli occhi e quando tutto sembrava magicamente perfetto, quando sentii il cuore strattonarmi il petto, le immagini iniziarono a scorrere vivide nella mia mente riportandomi al passato, a momenti vissuti quel giorno, alle ore passate con Jerard e Severus.
Lo aveva rifatto. Iniziai ad urlare cadendo a carponi sul pavimento, mentre Severus manteneva salda la presa sul mio corpo e soprattutto manteneva il contatto visivo. Era inginocchiato, mentre mi strappava via ogni ricordo, ogni momento, mentre frugava ancora una volta nella mia testa. Urlai ancora, ancora e ancora. Più i minuti passavano, più le mie urla silenziose diventavano inutili tentativi di potermi anche solo salvare da una tale violenza.
Le lacrime mi rigavano il volto, ma non lo pregai di smettere. Poiché, mai e poi mai avrebbe smesso.
Mi concentrai sulla sua presa sul mio fianco, tastai il pavimento alla ricerca di qualcosa di solido.
La mia bacchetta era caduta lontano da me, quando ero caduta.
Improvvisamente una scarica elettrica mi colpì, spezzandomi il fiato. L’immagine si svelò davanti ai miei occhi. Proprio come la prima volta, rividi l’immagine di me da piccola in un angolo buio di una stanza, abbracciata ad una bambola di pezza.. la bambola di pezza cadeva a terra impregnata del sangue di..
“NO!” urlai, “NO!”
Afferrai un oggetto solido e senza sapere cosa fosse, lo scaraventai addosso al mio aggressore – tramortendolo.
Un tonfo riempì la stanza, mentre io riacquistavo la vista. Ero febbricitante, sudata e carica di adrenalina. Ma soprattutto sapevo che una sola cosa mi spingeva a rialzarmi.. l’odio.
Mi sollevai, raggiungendo il suo corpo steso a terra senza sensi. Colpii il suo addome con un calcio. Mi straziai poco dopo a terra, picchiandolo con i pugni chiusi.
“Perché?!” continuavo a urlargli contro “Perché?!”
Quando finii le lacrime con la poca forza che avevo scappai il più veloce che potevo.
Ore 00:00 p.m.Camminavo a grandi passi verso la mia stanza, lo strazio di quella visione era stato troppo. Come aveva osato?
Gli avevo detto che era troppo, lo avevo pregato di fermarsi. Ma no! Lui voleva saperne di più, non gli interessava sapere cosa ne pensavo o provavo io. Per lui non ero altro che una cavia da laboratorio. Uno dei suoi tanti esperimenti. Era troppo!Svoltando l’angolo, mi accorsi di un’ombra proiettata sulla parete.
Mi girai di scatto, vedendo solo una sagoma sovrastata dalla luce.
Era lui?“Ch..” non appena emisi la prima parola, venni scaraventata dall’altra parte del corridoio.
Scivolando giù per la parete, notai il corpo al mio fianco.
Ci misi pochissimo tempo per capire che la persona a terra con la faccia martoriata e il torace squarciato era Jerard.
No, riuscii a pensare capendo che si era avverata un’altra parte di quell’incubo, di quell’illusione che man mano stava diventando sempre più reale.
“No, no.. no..” sussurrai e senza pensare a me stessa mi gettai sul corpo inerte cercando di tastare il polso. Niente, non c’era battito.
“No.. Jerard..” singhiozzai, “no.. ti prego..”
Le viscere era riversate sul pavimento, e il cuore non era più nella cavità toracica.
Non resistetti, e vomitai non appena mi fui voltata.
Mi alzai a fatica, barcollando. Lo sforzo mi costò molto, tantoché caddi nuovamente a terra sentendo rimbombare i passi della persona che mi aveva colpita.
Scrutai nella luce, e poco dopo mi resi conto che non era vera e propria luce.. ma soltanto nebbia.
Magia..Mi girava la testa e quando poggiai una mano al pavimento in pietra per aiutarmi a rialzarmi, toccai involontariamente qualcosa di viscido. L’intestino di Jerard.
Portandomi la mano al petto, iniziai a pulirla convulsamente. Spaventata.
Presi un bel respiro e alzando gli occhi, vidi qualcuno nella foschia.
L’adrenalina mi percorse e sicura di potermi rialzare senza barcollare nuovamente, mi fece scattare in piedi. Corsi verso il mio alloggio, quando uno schiantesimo mi colpì in pieno facendomi volare nuovamente.
“Dannazione..” mormorai con voce roca.
Ancora una volta ero a terra, inerte.
Una risata si fece largo nelle mie orecchie.. o forse era nella mia testa?Sarebbe stata una risata gradevole, se non fosse stato che ora mi spaventava a morte per la situazione in cui mi trovavo.
Trassi una altro sospiro, rialzandomi. E solo allora mi accorsi, che avevo qualcosa che non andava. Avevo la tibia fuori posto e lacerava la carne ad ogni mio movimento.
Urlai, piansi.. e attesi..
… sì, aspettavo la mia fine.
Il dolore mi stremò a tal punto, che non riuscii a resistere.. perdevo troppo sangue e poco dopo la mia vista si annebbiò.
Dovevo resistere, o non avrei ricordato più niente.Ma poco dopo fu buio.