Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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~ Disturbia
view post Posted on 25/2/2010, 00:55




Saraaa *le salta in collo*
Certo che sono ancora qui ...e dove dovevo andare?Avevo messo la tendina con il sacco a pelo e il fornellino e mi sono accampata qui in attesa che postassi.
Che vuoi che ti dica?Scrivi sempre da Dio e questo capitolo mi è davvero piaciuto molto...soprattutto la scena con Sev e poi quella con Jerard.
Non vedo l'ora di leggere un aggiornamento..nel frattempo resto nei dintorni xDD
Baci,
Irene :fiore:
 
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Lady of the sea
view post Posted on 25/2/2010, 15:35




hai aggiornato!*si soffia il naso commossa*....non ci posso credere!... Concordo sul fatto che scrivi da Dio!
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 5/3/2010, 22:18




Ed eccomi di nuovo quì...XD
E sta volta ho concluso la lettura di tutta la FF...*-*
Tutta molto bella, coinvolgente e mi ha preso dall'inizio alla fine...^^
Su una sola cosa vorrei chiarezza, dal pezzo di Derek in poi, è stato tutto un "effetto" del veritaserum?? *grat*
Ciemmecu, spero di poter leggere presto un altro capitolo, è davvero molto interessante questa storia...*ççççç*

Baci.
Laura
 
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sar3tta89
view post Posted on 11/4/2010, 10:33




OoooH ragazzuole mie, scusate la solita "lunga" attesa!! Ma è così difficile per me trovare il tempo per terminare ogni capitolo, dato che la situazione si sta infittendo parecchio(e trovare idee per rendere tutto più interessante è per me, sempre più arduo!) Ho bisogno di tempo per scrivere ogni capitolo e voi siete meravigliosamente pazienti! :T_T:
Vi adoro :OO:

Con questo sono così contenta dei vostri meravigliosi commenti! :OO:
GRAZIE MILLE!


Carissima Laura, sì è stato tutto un effetto del veritaserum. Tranne per il fatto che Derek, Sarah l'aveva già incontrato se ricordi :) lì alla testa di porco.

Ireeeeeeee, pensavo fossi fuggita! Ma sono contenta che sei accampata da queste parti, non sai quanto piacere mi fa :kissino:

Ladyyyyyyyyyyyyyyy*________* graaaaaaaaaaaazie mille, sei rimasta anche tu qui? *commossa, saltella felice*



Ragazze mie, prometto di farvi avere il seguito il più presto possibile! non scappate ;)


Buona lettura, mille baci. Sara*





17. Un viaggio lungo un giorno




Non ci furono i soliti preparativi che presupponevano una spedizione importante, non ci fu nessun segno di cambiamento all’interno della scuola che facevano pensare a qualcosa di pericoloso. Il gruppo di maghi e di streghe pronti ad accompagnarmi erano arrivati nel primo mattino, e non appena furono aggiunti posti alla grande tavolata degli insegnanti si unirono anche loro alla colazione. Non potei non scorgere Severus, intento a conversare in maniera pacata e distaccata con un uomo che m’incuteva davvero timore. L’occhio artificiale di quest’ultimo roteava vorticosamente e il suo color blu elettrico risaltava sul suo viso segnato dalle cicatrici. Ma questo non sembrava spaventare Severus.
Dall’altra parte una donna dai capelli rosa – somiglianti allo zucchero filato, chiacchierava animatamente con una McGranitt sull’orlo della disperazione. Mi voltai ancora per poter scrutare meglio le persone che mi avrebbero accompagnata in quel viaggio. Non conoscevo nemmeno il loro nome, ne riconoscevo il volto di qualcuno di loro.
Senza rendermi conto affogai il cucchiaio nella tazza dei cereali, e sospirai sonoramente.
Qualcuno mi sfiorò la spalla e io mi voltai lentamente per vedere chi fosse, sperando in cuor mio che fosse Severus. Vidi un uomo dal viso scavato e dalla dolcezza infinita celata dai suoi meravigliosi occhi, così espressivi da far cogliere qualsiasi suo stato d’animo.
“Tu devi essere la professoressa Morgan!” mentre mi porgeva la mano.
Gli sorrisi e allungai una mano per stringere la sua.
“Sì, chiamami pure Sarah..e tu devi essere..?” non sapevo veramente chi fosse, e lui pose subito fine al mio punto interrogativo.
“Remus Lupin”
Alla spalle di Remus arrivò la donna dai capelli rosa. “Hey, tu devi essere Sarah” chiese allegramente la donna alzando la mano in segno di saluto.
Annuii e lei subito si presentò: “Piacere sono Tonks!”
“Piacere mio” ricambiai i convenevoli con i due, notando un forte attaccamento di Tonks nei confronti di Lupin che non poteva essere meno evidente. Poco dopo, Silente mi presentò all’intero gruppo che comprendeva sei persone, sette compresa me.
• Alastor Moody (detto anche “Malocchio”) era l’uomo che mi incuteva timore, e da quando eravamo entrati nell’ufficio di Silente non aveva fatto altro che fissarmi, tanto che non ero riuscita a sostenere più di tanto il suo sguardo.
• Remus John Lupin, mi venne presentato come un ex-professore di Hogwarts e in confronto a Moody il suo sguardo era più rasserenante.
• Ninfadora Tonks, donna svampita e dall’innata capacità di far cadere tutto o di caderci lei stessa sopra – tantoché, una volta entrati nell’ufficio circolare era andata subito a sbattere contro una sedia, mi fu quasi impossibile trattenere una sonora risata.
• Kingsley Shacklebolt, un uomo di colore dall’aspetto molto serio e allo stesso tempo stravagante. Si presentò con molta cordialità e mi fu impossibile analizzare la sua personalità, poiché risultò impassibile ad ogni mio sguardo.
• Minerva McGranitt, era impossibile non conoscerla e mi stupii alquanto di averla con noi nel gruppo di spedizione.
• Rubeus Hagrid mi salutò felice e non potei non ricambiarlo con un saluto che evidenziava la mia felicità di averlo con noi.
Una volta fatte le presentazioni, Silente ci spiegò che la spedizione sarebbe durata tre giornate al massimo – sempre che non ci fossero stati imprevisti.
Scontato, pensai accigliata.
“Mi auguro con tutto il cuore, che questo breve viaggio nei meandri dell’organizzazione della Daswa abbiano dei risultati positivi. E’ molto importante scoprire più di quanto vi è possibile sapere, e vi chiedo di adoperare la maggiore cautela possibile affinché tutto vada per il meglio. Sappiamo che la Daswa potrebbe essere sorvegliata” mi guardò e io annuii, “e proprio per questo ho dovuto cambiare i miei piani” si rivolse alla McGranitt che a sua volta fece un passo in avanti verso di lui.
“Minerva, mi spiace doverti trattenere qui ad Hogwarts”
La McGranitt sembrò sollevata e disse subito: “Non c’è alcun problema. Chi devo mandare a chiamare?”
“Severus.” e prima che la McGranitt volasse via, la ringraziò cortesemente.
“Il motivo per cui la professore McGranitt verrà sostituita da Severus è che lui più di tutti saprà come fare incantesimi abbastanza potenti da proteggervi all’interno della struttura – ammesso che ce ne sia una.”

“Mi avete fatto chiamare, preside?” chiese Severus alla soglia dell’ufficio, mentre si guardava intorno con fare indifferente.
“Sì abbiamo dovuto sostituire un componente della squadra, e ti sarei grato se eseguissi i miei ordini Severus.”
Severus non batté ciglio e restò in ascolto, mentre Silente lasciava la parola all’Auror Alastor Moody.
“Non vi dirò che siamo in una situazione di stallo e che non sappiamo nulla di quello che ci aspetta. Ma inizieremo con l’organizzare tre gruppi: il primo partirà in spedizione questa mattina stessa e non appena arriverà al già citato fiume si accamperà fino al giorno seguente – in attesa del secondo gruppo, che partirà domattina stessa.
Insieme proseguiranno lungo il fiume, oltre la cancellata descritta dalla signorina Morgan e si accamperanno non lontano dall’edificio della Daswa. Il terzo gruppo infine, partirà dopo domani mattina e si dirigerà spedito all’organizzazione.
Il primo gruppo farà la guardia fuori dallo stabile e il secondo farà un’ispezione dei dintorni, mentre il terzo passerà in rassegna l’intero edificio.”
Iniziò a camminare in lungo e largo per la stanza e proseguì sotto gli occhi attenti di noi tutti:
“Vi starete chiedendo, perché mai il mio piano si fondi su tre giornate perse ad inviare ogni gruppo alla propria postazione?! Ebbene, c’è una sola risposta – che vi dovrebbe essere già molto chiara: Perlustrare meglio il territorio! Questo è il nostro obiettivo. Nessun errore. Ognuno si atterrà all’ordine che gli è stato impartito, niente di più, niente di meno. Chiedo la massima attenzione e professionalità.. o siete fuori!” borbottò qualcosa del tipo: “Ne sarete in grado?”
Avanzai di un passo per farmi notare e senza nemmeno voltarsi, Moody disse: “Avete qualche domanda da farmi, professoressa Morgan?”
Annuii, sapendo che in ogni caso mi avrebbe vista attraverso il occhio roteante.
“Sì.. Se la mia fosse solo stata un’allucinazione? Se la Daswa, non esistesse? O meglio non si trovasse veramente in quel posto?”
“È proprio per questo che si svolgerà in tre giorni. La nostra spedizione parte dal presupposto che potrebbe anche non esistere un luogo d’arrivo.” Disse voltandosi a guardarmi, scrutandomi a fondo. Il sangue fluì sino alle mie guancia, provocandomi un rossore unico.
Ero a disagio di fronte a quell’uomo, sentivo che poteva leggermi dentro. E questo, non mi piaceva.

I gruppi furono organizzati subito, affinché il primo – composto da: Lupin, Piton e Hagrid - potesse partire.
Il secondo sarebbe partito all’alba del giorno dopo e io non ero nemmeno tra quelli, poiché sarebbero partiti Shacklebolt e Moody. L’ultimo giorno, saremmo partite io e Tonks.
Mi sembrava fosse un’organizzazione pessima, ma nonostante questo misi a tacere la mia riflessione.

Due giorni dopo.

Le prime luci dell’alba rilucevano nelle ombre spente della notte, lasciando spazio al colore rosa e celestino che si facevano spazio nel cielo.
Percorsi i corridoi della scuola deserti e silenziosi, che lasciavano quasi senza fiato.
Il prato era bagnato dalla rugiada, che faceva sembrare l’erba più verde del solito. E all’orizzonte il lago rifletteva il primo spicchio di sole, che rinasceva dalle acque.
Era uno spettacolo.
“Buongiorno!” cinguettò Tonks, dietro di me.
Mi voltai e le sorrisi, ricambiando il buongiorno.
“Siamo pronte?”
“Sì” assentii. Non vedevo l’ora di raggiungere il posto, sarebbe stata una lunga giornata.
Finalmente avrei saputo qualcosa di più.
I due gruppi non ci avevano fatto sapere niente, nemmeno un gufo per dirci che andava tutto bene.
“La-la-la ♪” Tonks mi faceva strada cantando un motivetto tutto suo, chissà.. forse era contenta perché avrebbe rivisto Remus.
Arrivammo appena fuori Hogwarts e deviammo verso un cespuglio di rovi.
“Ehm, Tonks..” iniziai, quasi incespicando su un cespuglio.
“Uh?” si voltò a guardarmi con fare interrogativo.
“Sai mica..”
“Oh eccolo!” disse abbassando lo sguardo su un vecchio manico di scopa rotto.
La guardai rasserenata, seguendo le sue istruzioni. La passaporta(alias manico di scopa) ci trasportò direttamente in un punto sperduto in mezzo al verde di una foresta. Riconobbi lo scorrere di un torrente d’acqua e quando mi voltai lo vidi non poco distante da noi.
“Sarah, adesso dovresti farci strada” disse sorridendo e toccandosi la testa pensierosa.
Solo allora notai che quel giorno i suoi capelli avevano un colore più acceso del solito.
“Belli” mormorai, mentre facevo strada.
Mi guardai brevemente intorno, per scoprire che ogni cosa era proprio come nella mia visione: la stradina di ciottoli affiancava un corso d’acqua e le fronde ricoprivano i cartelli infangati. Quella mattina il sole abbracciava ogni cosa, e tutto sembrava meno spaventoso di quella giornata piovosa nella mia visione.
“Che posto incantevole! Non trovi?” squittì entusiasta Tonks, affiancandomi e offrendomi uno dei suoi più calorosi sorrisi a mille denti.
Annuii, senza proferir parola. Non ero particolarmente interessata a discorrere con lei, in quel momento. Dopo circa due chilometri (proprio come ricordavo) ci ritrovammo – o meglio, mi ritrovai nuovamente di fronte a quel grande e antico edificio. Ogni cosa corrispondeva e la cosa non mi lasciò proprio entusiasta, anzi un brivido mi percorse la schiena e una forte ansia invase il mio animo.

“Finalmente! Pensavamo non sareste arrivate più!” esclamò Malocchio arrancando verso di noi.
Tonks fece un passo in avanti, mentre si toccava goffamente la testa mezza imbarazzata.
“E’ causa mia, signore!”
Moody scosse la testa con dissentimento e si voltò verso di me, attraversandomi con uno sguardo lancinante.
Cercai di sostenere il suo sguardo, sfidandolo a distoglierlo.. ma non fece una piega.
“Evidentemente lei aveva ragione. Riguardo all’organizzazione, intendo. Ebbene, faremo come stabilito. Una squadra perlustrerà i dintorni affinché si evitino brutte sorprese.”
Non dissi niente, e mi persi nel verde di quel posto. I raggi penetravano a fatica in quello spazio. L’edificio era coperto di rampicanti e di muschio. Sembrava aver fatto sempre parte di quel posto. Quando invece non era così.
Quando avanzai verso le porte, Severus – che fino ad allora non avevo notato – mi precedette.
“Non vorrai entrare per prima?” mi sorrise con fare maledettamente perfido.
Accigliata, mi armai del mio miglior sorriso superandolo. “Non dovrei sorprendermi tanto del fatto che tu sia più di un gran bastardo.. ma insomma, nella mia visione eri tremendamente carino” aspettai una sua reazione, che non arrivò “e proprio questo mi sarei dovuta insospettire in effetti” finsi di pensarci sopra e attraversai le grandi porte dell’edificio senza alcun problema.
Severus mi seguì, come del resto fecero Lupin e Moody. Gli altri eseguirono gli ordini, come stabilito.

L’ingresso era enorme, le grandi vetrate in stile gotico facevano entrare quel poco di luce possibile. Le pareti erano costituite da mattoni di sabbia, cemento e calce. Due lunghi corridoi si estendevano alla nostra destra e a sinistra, proprio per ciò decidemmo di dividerci, con evidente disappunto di Malocchio Moody – alla quale a mio avviso, stavo poco simpatica.
Era visibile ad occhio nudo che non si fidava di me. Tuttavia ci dividemmo, io finii con Severus nel corridoio alla nostra sinistra, mentre nel corridoio di destra Lupin seguì il vecchio squinternato.

L’androne era pieno di porte e segreti. Entrambi camminavamo lentamente, tastando ogni angolo meticolosamente. I nostri sguardi s’incrociavano poco, ma quando succedeva.. beh, era elettricità allo stato puro.
Non faceva una piega, seppur qualcosa in lui dimostrava del turbamento.
“C’è qualcosa che non va?” chiesi avvicinandomi a lui – più del dovuto.
Lui mi scrutò per un attimo, voltandosi.
“No” tranciò ogni tipo di conversazione allora, lasciandomi perplessa.
Borbottai sotto voce e scelsi di perlustrare una stanza che si apriva su un grande rosone dai mille colori. L’aria iniziava a farsi insopportabile vicino a lui.
Mi guardai attorno notando che vi erano quattro scrivanie posizionate ad ogni lato della stanza, piene di scartoffie e libri vari. Due grandi librerie si facevano spazio dietro a due delle scrivanie. Erano piene di libri sulle creature magiche e alcune sull’anatomia umana e sugli interventi magici – scritti da un famoso curatore del San Mungo.
Quando decisi di lasciare la stanza, mi ero già fatta un’idea del lavoro che veniva fatto in quella stanza. La consultazione dei libri era stata da sempre un’arma preziosa per l’uomo.
Nonostante ciò, una volta arrivata alla soglia per uscire dalla stanza, una mano si posò sulla mia bocca trascinandomi via e richiudendo la porta alle mie spalle.
Ero in trappola e non avevo idea di chi fosse il mio assalitore.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 11/4/2010, 18:32




Finalmente hai aggiornato!! xDD Non vedevo l'ora...*///* Bellisshimo capitolo come al solito. Effettivamente malocchio inquieta parecchio con quel suo occhio roteante... o.O Chissà che spavento ritrovarselo di fronte per la prima volta... .-.
Ciemmecu, devo farti i miei complimenti...u.ù Mi è piaciuto davvero molto questo capitolo...^^
Però...però...però non me lo dovevi far finire coshì...ç___ç Io ora sono molto curiosa, anzi, troppo curiosa...>.< Voglio sapere chi ha preso da parte Morgan...Spero non le accada nulla di brutto...T_T
Aspetto il seguito caVa, e ancora complimenti...xDD

Baci.
Laura
 
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~ Disturbia
view post Posted on 12/4/2010, 17:06




*spunta dal sacco a pelo*
Hola!
Mi aggrego alla mia sposa qua sopra:Malocchio con quell'occhietto roteante mette un tantino a disagio in effetti.
La scena con Severus però è stata molto bella...wow..chissà che fine farà tutta quell'elettricità tra di loro.... *///*

Irene
 
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sar3tta89
view post Posted on 22/4/2010, 16:01




Eheheh :) ragazze care, sono tornata con un nuovo capitolo e nel frattempo tento di scrivere l'altro, dato che ho uno spiraglio di ispirazione (finalmente!).

Non svela ancora niente questo capitolo, perdonatemi. Non voglio farvi morire di curiosità.. solo tergiversare un pò ahahah!

E ora vi auguro una serena lettura. Spero vi piaccia.
Baci baci, Sara




18. Regole di Comportamento



Il mio corpo fu trascinato fino alla scrivania in fondo alla stanza, il più lontano possibile dalla porta. La semioscurità sembrava coprirmi per metà del corpo, lasciandomi cieca e al tempo stesso impaurita.
Ero una preda caduta nella trappola del cacciatore. Non potevo far altro che restare tranquilla e aspettare il da farsi. Una volta raggiunta la scrivania, quella persona mi lasciò andare, come sicura che non avrei tentato la fuga. Ma più che sicurezza era la consapevolezza di avere più potere di quanto io ne fossi provvista.
Sentivo il suo fiato corto, stanco. Non doveva essere molto giovane.
Il suo cuore batteva a intervalli regolari, il che poteva dimostrare solo che niente lo turbava al momento.
Cercai di estendere il mio campo uditivo all’esterno di quella stanza, per sapere dove fosse Severus.
“Non credo riuscirai a sentirlo. Questo edificio è stato insonorizzato per le creature come te.”
Voltandomi di scatto, mi si presentò solo un’ombra nell’oscurità.
“Chi sei?” riuscii a dire, avanzando di un passo nella sua direzione.
Ma questo indietreggiò. “Non lo farei se fossi in te. Sei più al sicuro senza sapere.”
Scossi la testa disorientata, tornando indietro di un passo.
“Sai molte cose.. e questo mi porta a credere, che sei implicato in questa organizzazione. O sbaglio?”
La mia sicurezza non doveva essere infondata, lui mi conosceva e io per qualche ragione conoscevo lui. Non era la voce di Derek, non era quella di Jerard.
Era qualcuno che poteva, senza ogni dubbio, portarmi alla verità. Era lui la chiave di volta.
Doveva esserlo.. Mi abbracciai a questa convinzione, per farmi forza.
“Deduci bene, daswa” un luccichio bianco, mi indusse a credere che aveva sorriso soddisfatto di avermi messa al muro “Sembravi così controproducente allora.. non hai idea, di quanti abbiano desiderato distruggerti, senza sapere che avevi un dono speciale racchiuso in te. Emily ne sarebbe fiera. Ti ha portata in grembo con onore e umiltà.”

Emily.
Conosceva anche lei.

Un punto per me.

“Tuttavia, non è bastato il suo amore e la sua forte personalità a renderti ciò che sei oggi. Ma tu stessa, come creatura.. ti sei integrata a loro, sei diventata come loro. Hai iniziato a pensare e ad agire come un vero essere umano. E questo non è possibile per un mostro.”
Anche se poteva sembrare la cosa meno adatta, sorrisi. Mi sentivo finalmente elogiata per ciò che ero. Un mostro con le sembianze di una persona.
“Hai avuto una forza di volontà smisurata, resistendo così alla tentazione del sangue di un cuore ancora pulsante. È ammirevole!” mi elogiava deliziato, come se la sua creazione fosse la migliore che gli fosse riuscita. Vi starete chiedendo, perché avessi detto la sua creazione.. beh doveva essere quello l’unico motivo di tanta allegria.
“Meraviglioso davvero!” continuò, iniziando a spostarsi più nell’oscurità. “Ma ogni cosa Sarah, ha una fine. E tu smetterai presto di essere una persona.. desisterai alla tua vera natura. E quando questo momento arriverà.. Beh, sarò il primo a crogiolarmi di tutto ciò.”

Ok, mi aveva confusa. E non poco
Un punto per lui.

Restammo in silenzio abbastanza a lungo da concedermi il tempo di poter pensare ad una risposta adatta.
“Ti sei sbagliato allora, quando tutti volevate uccidermi.. e lo farai anche questa volta.” Lo provocai, sperando che aprisse a me la sua malsana mente. Sentivo che era desideroso di farlo. Di proclamare vittoria.
“Presto capirai, Sarah.” Sospirò stancamente e poi rise “Oh sì, capirai!”
Quando alzai lo sguardo su di lui, non c’era più. Sparito nel nulla, così come era arrivato.
Corsi alla porta e quando fui in corridoio, tirai un sospiro di sollievo. Che voleva dire?
Che ci sarebbe stato un altro omicidio?

“Dove diavolo ti eri cacciata?” digrignò Severus, arrivandomi alle spalle. Ogni suo passo era una falcata verso di me. Era rigido come la pietra, non era buon segno.
M’irrigidii anch’io, cercando di mostrarmi irritata dal suo modo di fare.
“Se perlustrare significa stare sotto i tuoi occhi tutto il tempo.. Perdonami, devo essermi persa qualche passaggio” dissi sarcastica, voltandomi e proseguendo in fondo al corridoio. Sentii i suoi passi veloci dietro di me, felpati come quelli di un felino che vuole catturare la sua preda. Come previsto mi prese un polso, costringendomi a fermarmi e a girarmi.
Quando lo guardai, sorrisi maliziosamente. “Non credo sia il posto adatto per lasciarci andare..” non mi fece terminare.
“Dove sei stata?” riformulò la domanda molto seriamente, e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
Cercai di non immergermi in quel profondo abisso, poiché ero sicura che una volta entrata non ci sarebbe stata nessuna via d’uscita.
“Te l’ho detto” dissi schiva, “lasciami immediatamente!” aggiunsi.
“Se non lo facessi?” mi chiese aspro.
Scoppiai in una sonora risata. “Non sarò certo io a minacciarti”
“Ah no? E chi potrebbe farlo?” mormorò suadente.
Mi resi conto che giocava. Non ero altro che la sua preda, mi teneva per la coda aspettando che cedessi per aprire le fauci.
Diavolo!
“Non saprei” dissi vaga, fingendo di pensarci su.
Aggrottò la fronte, cercando qualcosa di vagamente realizzante nel mio viso.

Non cedevo e nemmeno lui.

Ci guardammo per un arco di tempo indefinibile, quando lui staccò gli occhi dai miei, non riuscì a far altro che guardare le mie labbra. Oh sì, era brama la sua.
“Lasciami andare” dissi scostandomi appena da lui.
Non lasciò la presa, fece un passo verso di me e mi portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

Era sbalorditivo in quanto poco tempo cambiasse umore.

Lo squadrai nervosamente, senza riuscire più a pensare. Si avvicinò ancora un po’, rendendo così i nostri corpi più vicini. Il calore che emanava, mi fece rabbrividire. Il desiderio, la lussuria.
“Sever..” non appena iniziai a pronunciare il suo nome, mi prese per entrambe le spalle e sospingendomi verso il muro iniziò a baciarmi. Cercai con tutte le mie forze di respingerlo, ma l’attrazione verso di lui era più forte. Troppo forte.
Quando mi lasciai andare, sentii improvvisamente i passi di qualcuno arrivare dall’ingresso e tentando di allontanare Severus cercai di sentire se la sua direzione fosse proprio questo corridoio.
Troppo tardi, evidentemente.
“Che…” incominciò Remus vagamente perplesso, ma subito dopo rimpiazzò ogni suo dubbio con un “Oh”. Se ne stava dietro Severus, proprio mentre quest’ultimo si voltava con un viso indubbiamente impenetrabile. Guardava Remus come se fosse un muro, come se lui stesso fosse parte dell’arredamento.
In quell’istante il rumore dei passi zoppicanti invase il luogo in cui ci trovavamo e solo quando Moody arrivò, riuscimmo a distogliere gli occhi gli uni dagli altri.
“Beh che succede qui?!” sbottò burbero. “Mi sembrava di essere stato chiaro, si ritorna ad Hogwarts.” Si voltò e aggiunse “IMMEDIATAMENTE!”
Doveva essere accaduto qualcosa di importante, qualcosa che noi ci eravamo persi e che Remus era venuto a comunicarci. Lupin ci guardò un ultima volta, il viso stanco veniva attraversato da rughe dovute alla confusione e a quello che aveva visto, infine si voltò e seguì a passo Moody. Guardai Severus che mi intercettò.
“Io..” incominciò, lasciandomi sbalordita. Voleva davvero dirmi scusa?
Vidi i suoi occhi vacui passare ad un espressione alquanto irraggiungibile, e cambiare improvvisamente in uno sguardo vuoto. “Sarà meglio andare” concluse voltandosi.
“E’ solo questo quello che hai da dire?!” gli urlai contro, ma lui non rispose e sparì nell’ingresso principale.

Tornati ad Hogwarts, scoprimmo che l’unico motivo per cui eravamo tornati così presto era stata la scoperta di alcuni nastri. Una fitta mi tolse il fiato.

“Questo significa” interruppe Severus dall’altra parte della stanza (ci trovavamo nell’ufficio di Silente) “che in qualche modo quei fatti – seppur diversamente da come ci era stato raccontato..”
Non lo feci concludere, sapevo dove voleva andare a parare. “Sì, si stanno manifestando realmente. Non sono mere allucinazioni della mia mente. E’ tutto reale.”
Infine aggiunsi mormorando: “Ma ciò che non mi spiego e come ho fatto ad avere una facciata così aperta sulla realtà, già prima che tutto potesse succedere..”
Severus sembrò rifletterci per un momento, quando Lupin disse: “Ci avevate detto, che prima che il tutto accadesse.. avevi già avuto delle allucinazioni a causa della somministrazione del veritaserum.. è esatto?”
Annuii. “Bene. Proprio per questo, ho tratto le mie conclusioni.”
“Ovvio” rifletté Severus, sfiorandosi appena il mento compiaciuto, “a Sa..” – tutti inarcarono un sopracciglio confusi «Severus che chiamava per nome una collega?!» - “ehm alla professoressa” si corresse, “è stata somministrata un’altra pozione. Ma questa volta ha sfavorito l’aggressore, aiutando Morgan ad avere uno spiraglio – un po’ sfasato – sulla realtà”.
“Oserei dire che il termine «sfasato» non è adatto a spiegare quello che è successo nel sogno – o allucinazione che sia, con la realtà totalmente diversa e con protagonisti differenti.”
Mi lanciò uno sguardo di piena commiserazione. “Devo spiegarti che i sogni sono anche desideri intrinseci dell’animo umano?” chiese sarcastico con un pizzico di irritazione.
Lupin tagliò di netto il nostro battibecco, forse il «noi» era troppo evidente agli occhi degli altri.
“Bene, ora credo che dovremmo visionare i video e assicurarci che non ci sfugga niente di importante” si voltò verso Moody e gli altri in cerca di assenso. Tutti con sguardo intriso di determinazione annuirono.
Silente che fino ad allora era rimasto a fissare la finestra - fingendo di non essere presente – si diresse verso la mia direzione. “Credo proprio cara Sarah, che spetti a te questo compito. Potrebbe essere molto, molto personale uno di questi video.. come tu già sai d’altronde. Tuttavia, temo che non potrai farlo da sola in così poco tempo.. e Remus sono sicuro sarà felice di aiutarti.” Mi sorrise dolcemente, mentre cercava l’assenso di Lupin.
Ero allietata all’idea di non dover affrontare quei video con quel cinico bastardo di Severus, che di certo non rispecchiava quello della mia allucinazione.
“Sarà un piacere” mi sorrise Remus.
“Bene. Il professor Moody, porterà con sé il resto di voi. Tornerete all’organizzazione e perlustrerete meglio il territorio e farete anche turni di guardia. Chiunque abbia lasciato quei video, tornerà.”
Moody fiero di sé, annuì.
Silente guardò Severus, che ricambiò con la sua più completa attenzione. Notevole come una persona così vuota, potesse avere tanto rispetto verso un uomo solo.
“E tu Severus, avrai il compito di scoprire quale pozione è stata somministrata alla professoressa Morgan e qual’era la vera intenzione dell’aggressore.”
“Sarà fatto.” rispose Severus, pacato.
“E con questo, credo potremo stare tranquilli per questa notte. Non credete?” sorrise calorosamente e continuò “Andate pure e riposatevi, vi aspetta un periodo molto lungo.”

Quando tutti ci stavamo per salutare, Silente mi fermò subito e chiese gentilmente se poteva scambiare con me due parole.
Una volta rimasti soli, mi guardò con molta serenità. “C’è per caso, qualcosa che vorresti dirmi Sarah?”
Aggrottai la fronte senza nascondere la perplessità e lo stupore. “Come..”
“Credo sia una dote innata” replicò divertito.
Sorrisi e annuii. “E’ successo qualcosa, professore.” ammisi, rivivendo quel momento ancora vivido nella mia mente.
“Chi era?” chiese.
“Non lo so.”
“Ti ha detto qualcosa?”
“Sì” e gli raccontai ogni cosa e quando conclusi osservava attentamente la manica della sua veste azzurra, dall’orlatura dorata.
“Temo che per ora non potremo far altro che evitare che qualunque cosa succeda.. fino ad allora aspettiamo. Chiunque lui sia, non avvicinarlo a te Sarah. Non devi permetterglielo.”
Gli confidai le mie paure, il mio timore di avere un assaggio della vera me. Del mio vero essere.
“Farò il possibile affinché questo non accada. Vai pure Sarah, riposati e non pensarci fino a domani”
Lo ringraziai, stringendogli la mano e augurandogli una serena notte.
Aveva ragione, avevo bisogno di riposarmi per quella notte. Dovevo recuperare le forze, il giorno dopo avrei affrontato l’ignoto con quei video e non solo, avrei avuto nel pomeriggio un appuntamento nell’ufficio di Severus. Quattro in punto, aveva sentenziato.
Non potevo che prepararmi psicologicamente a quel «noi» che tanto mi preoccupava.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 22/4/2010, 18:55




Bravissima Sara che hai aggiornato!! *saltella felice*
Dunque questo capitolo mi è piaciuto davvero molto, anche se ora inizio a farmi un sacco di domande... Tipo chi era il tipo che ha incontrato e che voleva da lei...>.<
Inoltre sono curiosa di sapere cosa contengono i video...^^ Silente ha fatto bene ad affiancarla a Remus, è uno dei meglio portati quando si tratta di "sentimenti"...Sev è troppo burbero...=__="
Ciemmecu, complimenti come al solito!! E sono felice che tu in questo periodo abbia dell'ispirazione...XD

Baci.
Laura
 
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sar3tta89
view post Posted on 25/5/2010, 20:09




CITAZIONE
Bravissima Sara che hai aggiornato!! *saltella felice*
Dunque questo capitolo mi è piaciuto davvero molto, anche se ora inizio a farmi un sacco di domande... Tipo chi era il tipo che ha incontrato e che voleva da lei...>.<
Inoltre sono curiosa di sapere cosa contengono i video...^^ Silente ha fatto bene ad affiancarla a Remus, è uno dei meglio portati quando si tratta di "sentimenti"...Sev è troppo burbero...=__="
Ciemmecu, complimenti come al solito!! E sono felice che tu in questo periodo abbia dell'ispirazione...XD

Baci.
Laura

Grazie carissima, il tuo commento mi ha fatto molto piacere e sono contenta di aver stuzzicato la tua curiosità. Inoltre sto promettendo a me stessa di non inoltrarmi più in fanfiction come queste, anche perchè la storia cresce, e so che sarà terribilmente lunga con numerosi capitoli.

dunque una volta terminata, non farò altro che cimentarmi in altre fanfiction con tante tante storie d'amore e niente di più. ahaha! :)


Concludo col dire, che per questo capitolo ci ho impiegato molte energie. Perchè?
Beh prima di tutto scrivevo con ordine casuale, per esempio l'incontro con Severus è stato scritto prima della conversazione tra Sarah e Lupin. O il finale è stato scritto nel mentre preparavo l'inizio.
Insomma, mi sono data al caos!
:pit3:


Detto questo, spero sia un bel capitolo e più ricco di commenti :unsure:
Dato che l'ultimo ne ha suscitato soltanto uno(grazie laurettaaaa cara :OO:)


Bene, dopo aver scritto un breve e noioso testamento.. vi auguro BUONA LETTURA!







19. Una giornata da dimenticare





Avete mai pensato che la rovina di un’intera giornata possa dipendere da una sola ora della giornata passata male?




Ore 00:00 p.m.

Camminavo a grandi passi verso la mia stanza, lo strazio di quella visione era stato troppo. Come aveva osato?
Gli avevo detto che era troppo, lo avevo pregato di fermarsi. Ma no! Lui voleva saperne di più, non gli interessava sapere cosa ne pensavo o provavo io. Per lui non ero altro che una cavia da laboratorio. Uno dei suoi tanti esperimenti. Era troppo!



Molte ore prima8:00 a.m.

Stavo uscendo di buon ora dal mio ufficio, quando Jerard mi venne incontro. Non era un caso, che fosse lì per me.
“Buongiorno” gli dissi, dimostrando di essere davvero felice di vederlo. Forse mi avrebbe perdonato l’errore di essere finita nel letto di una persona che odiava tanto. Forse.
“Buongiorno” mi rispose freddamente “sono venuto per parlarti.”
Annuii, mettendo una mia mano sul suo braccio in segno di solidarietà. Volevo che sapesse che in fin dei conti, sapevo cosa provava.
“Mi dispiace, e so che questo non può risolvere le cose tra noi.. ma io.. ci tengo molto a te.. e non voglio perderti per questo. E non a causa sua.” accentuai il mio rinnovato astio nei confronti di Severus.
“Mia piccola” riuscì soltanto a dire Jerard, prendendomi una mano tra le sue. “Non sono qui per questo.. ho deciso - dopo averne parlato con Silente, di far ritorno alla nostra vecchia casa a Londra.”
La notizia mi spiazzò, lasciandomi per vari minuti a bocca aperta. Sapevo che non era proprio la reazione adatta, ma non mi venne niente di meglio.
Rifiutai improvvisamente quel contatto fisico tra le nostre mani, sentendomi bruciare per quelle parole. Non credevo che una notizia di quel genere, mi avrebbe fatta infuriare o addirittura rattristire. Ma invece era proprio così.
“Non andare” dissi immediatamente, guardandolo attraverso i miei occhi color miele.
Egoisticamente, gli mostrai tutta la mia sofferenza per fargli cambiare idea.
Mi accarezzò una guancia con tutta la sua dolcezza. “Devo. E ti prometto che non sarà un addio. Ti amo troppo, per lasciarti andare così. Capirai presto che quell’idiota dal mantello nero, non è quello giusto.”
Sorrisi divertita dal suo solidale astio, anche se il suo era vero e più intenso del mio. Così intenso da essere un’aria palpabile e quasi soffocante per me. D’istinto, avvolsi le mie braccia al suo collo. “Non voglio che tu te ne vada.” Sorrise a sua volta, accingendomi i fianchi e lasciando che lo spazio fisico tra noi fosse sempre minore. Non disse una parola, lasciò che i nostri corpi aderissero e mi guardò dolce e paziente.
Accarezzai il suo viso con i polpastrelli, disegnandone i contorni. Era così bello.
I suoi capelli erano così chiari, da sembrare pagliuzze d’oro. Sentii un fremito attraversarmi quando raggiunsi i lineamenti del labbro superiore. Incerta fissai quelle labbra così a lungo, sapendo benissimo che Jerard mi guardava.
Attendeva.
“Non voglio” ripetei, più a me stessa che a lui.
Lentamente, Jerard mi strinse di più a sé. Lo lasciai fare, mentre il mio corpo veniva guidato dal suo. Non c’era violenza nei suoi modi di fare, non c’era brama.
Mi alzai in punta di piedi e lo baciai diverse volte partendo dal suo zigomo sinistro, scendendo verso le sue labbra. Quando le raggiunsi erano in attesa, leggermente socchiuse. Ci giocai a lungo, aspettando che si lasciasse andare e quando lo fece il bacio fu come lo ricordavo.
Zuccheroso, dolce e passionale.
Qualcosa di cui non puoi fare a meno, una volta che ce l’hai. Le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi, accarezzandomi dolcemente.
“Che quadretto romantico” sentenziò qualcuno dietro di noi, facendoci voltare improvvisamente.
Il mio viso si contorse in chissà quale espressione imbarazzata, mentre Jerard fece finta di nulla guardando in tono di sfida la persona che gli stava davanti.
“Spero di non aver interrotto qualcosa” disse sadicamente Severus, con una punta di cattiveria nel suo tono. Tratteneva la rabbia.
“Dovrei dirti, che sei un gran rompicoglioni in verità! E me ne rammaricherei molto se non te lo dicessi prima di partire.” ribatté infervorato Jerard.
La fronte di Severus sempre così intatta dal non far trasparire nessuna emozione, si corrugò.
Vidi una mano muoversi dietro la sua veste e prima che potessi fermarlo, la bacchetta era già puntata contro Jerard.
No.. – pensai, non farlo.
“Temo proprio che tanta ostilità sia dovuta a qualcosa che tu non possiedi.” proferì meschinamente Severus avanzando di un altro passo in nostra direzione.
Il mio sguardo passava da un volto all’altro, mentre lo scambiarsi di battute ciniche e sprezzanti si facevano veloci tra i due.
“Ne dubito.” tagliò corto Jerard, mentre sul suo viso passava uno sguardo di gloria.
“Suppongo che tu dica così, solo perché a te ancora non si è concessa.” replicò Severus, lasciandomi di stucco.
Ma sì.. fate pure come se io non ci fossi. – pensai infastidita, mentre guardavo arrabbiata, delusa.. offesa nell’animo, Severus. Come aveva potuto fare un’affermazione simile!?
“Sei spregevole!” disse Jerard, avanzando in sua direzione.
Mi parai davanti a lui. “No” dissi semplicemente, mentre lo invitavo con lo sguardo a tornare indietro.
“Non puoi farti trattare così!” mi urlò contro.
Mi voltai senza rispondergli. “Cosa vuoi?” sbottai guardando Severus, con tutto l’odio possibile.
“Ore cinque. Prima devo occuparmi di un’altra questione.”
“Come vuoi” risposi seccata tornando a dargli le spalle, per cercare conforto in Jerard.
Senza rispondermi, sentii i suoi passi farsi sempre più lontani e una volta che Jerard riprese a rilassarsi, capii che era andato via.
“Non devi..” fece per dire, ma gli posai un dito sulle labbra e ripresi a baciarlo dolcemente.
Mi scostò e guardandomi così seriamente da mettermi a disagio, mi disse: “Davvero Sarah.. non scherzo. Non devi permettergli di trattarti in questo modo.”
“Non lo merito, lo so” dissi cercando di farlo smettere. Odiavo le prediche.
“No, infatti. Ora devo andare..”
Quando fece per voltarsi, lo fermai. “Aspetta.. stasera?”
Capì al volo cosa intendevo.
“Sì.. a mezzanotte.”
“Nel mio alloggio.” gli dissi confermando.

Ore 10:00 a.m.

Quando raggiunsi Lupin nel suo alloggio, lo trovai spaparanzato a rovistare tra i vari incartamenti trovati. Mi porse una tazza di tè e m’invito a fare come a casa mia. Molto tranquillamente riprese il suo lavoro e quando decidemmo di iniziare a consultare i video, la sua pazienza mi colpì. Controllava e spogliava ogni particolare con gli occhi, tornava più volte sui passaggi più anomali e non si perdeva d’animo quando non trovava niente di particolare.
Bene o male, non fu tempo sprecato, poiché la maggior parte dei video che eravamo riusciti a esaminare conteneva passaggi molto importanti, come le diagnostiche dei primi esperimenti, le riuscite e chi veniva coinvolto nella sperimentazione genetica. I nomi che saltarono fuori erano veramente tanti, il che mi sorprendeva il fatto che tanti maghi fossero riusciti a raggirare il Ministero della Magia, compiendo atti illegali ai danni di quest’ultimo e proprio sotto il suo naso.
Terrance Rayne era tra i nomi più noti, mentre il nome di Jerard appariva saltuariamente e per spedizioni di breve durata alla ricerca della creatura.
Per quanto riguardava Emily, aveva un intero video in suo onore; parlava della sua gravidanza, a quanto pare era stata una delle prime a sottoporsi spontaneamente alla terapia ormonale e alla successiva inseminazione artificiale. Il degrado della sua salute non era visibile sulla pellicola, il suo viso era sereno come quello di una donna felice.
Evidentemente lo era, conclusi.
Vederla mi riempì il cuore di gioia. Mi aveva amato pur sapendo che alla mia nascita l’avrei straziata anima e corpo.
Rievocando quegli attimi, non mi accorsi che nel farlo avevo trattenuto il fiato.. quando una mano si posò sulla mia spalla trasalii, lasciandomi andare ad un rumoroso sospiro.
“Tutto ok?” mi chiese Lupin in evidente stato d’ansia.
Mi voltai a guardarlo e sorrisi. “Sì, ero solo un po’ sovrappensiero!”
Scostò la mano da me per tornare a guardare un fascicolo dalla copertina blu notte.
“Chi è il soggetto del fascicolo?” domandai esponendomi in sua direzione per guardare meglio.
“Emily” mormorò sfogliando velocemente una pagina dopo l’altra.
“Vorrei vederlo..” a quelle parole Remus mi guardò e poco dopo annuii.
“E’ importante per te. Lo so” e mi sorrise gentilmente, mentre delle rughe stanche gli delineavano il viso.
Qualche istante dopo - mentre sistemavo i video già visti, Lupin mi porse alcune domande personali: “Non per farmi gli affari tuoi, Sarah.. ma che ci fai con uno come lui?”
Lasciandomi spiazzata, alzai gli occhi dallo scatolone in cui stavo riponendo i video.
“So che è di difficile comprensione, ma.. credo..” non terminai la frase, lasciando intendere ciò che volevo fosse inteso.
“Capisco” scrollò le spalle, “tuttavia non posso che rimanerne sconcertato”.
Mi girai a guardarlo.
“No, non puoi capire.. quanto io combatta contro questo mio amore.. e più vado contro.. e più mi rendo conto che non posso sfuggirgli.” Sorrisi consapevole di quello che stavo per ammettere “Lo amo, Remus. Lo amo più di ogni altra cosa..”
“Ma..?” mi incoraggiò Remus.
“Ma non credo di amarlo abbastanza per combattere per un “noi”..”
Sospirai.
“E questo, perché?”
Chinai la testa fra le ginocchia. “Perché amo anche un altro uomo. E non so chi amo di più tra i due..” mormorai e scrutai a lungo la sua espressione.
“Ohhh..” rispose spiazzato, mentre si riavvicinava a me. Mi strinse una mano e mi disse gentilmente: “Io credo Sarah, che tu in fondo sappia già a chi è rivolta la tua scelta. Sai già chi ami veramente tra i due – e con questo non intendo che l’amore per l’altro uomo non sia reale.. so che tu hai già scelto e indugi solo per paura di fare la scelta sbagliata.”
Gli strinsi la mano a mia volta in segno di gratitudine e proprio nel mentre la porta si spalancò, e dietro ad essa vi apparve Tonks che in un primo momento parve perplessa da quella nostra “intimità”, dopodiché una qualche sua consapevolezza schiarì la sua espressione.
Sgranai gli occhi, e ritraendo la mano tentai di alzarmi per fermarla.
Lupin non mosse un singolo muscolo, ma anche lui parve sbigottito.
Quando capì, mollò a sua volta la mia mano e quando ormai l’ombra di Tonks era scomparsa corse in sua direzione senza dire una parola.

Ore 17:00 p.m.

Ok, avevo scoperto che Derek era una persona reale e non frutto della mia testa.
Amava la stessa donna di Jerard. Ed entrambi in passato erano stati in competizione.
Bene.. ma a parte questo che avevo?
Come potevo spiegare le morti di quei poveri alunni?
Pensa Sarah.. pensa..! Tutto è incominciato quando sono arrivata nella scuola, o meglio qualche giorno prima che io arrivassi. Jerard è riapparso non molto tempo dopo.
E Derek, l’ho incontrato qualche tempo dopo.. tra l’altro un incontro poco amichevole.

Ohhh.. mi battei una mano sulla fronte, scuotendo il capo.
“Cosa stai facendo?” mi domandò una voce fredda e ostile.
Aprii gli occhi, rendendomi conto solo allora di averli chiusi per pensare.
Focalizzai la figura di Severus Piton di fronte alla porta del suo ufficio.
“Io.. beh, io pensavo!” ribattei seccata, sorpassandolo per entrare nel suo ufficio.
“Interessante”
Lo ignorai.
Mi si avvicino incurante e con sguardo severo. “Non sai farlo” mi sussurrò.
Non riuscii a trattenere l’emozione, tantoché le mie guance si colorarono di un forte colore rosaceo. “Visto?” continuò, cantilenando.
Mi accarezzò il viso e mi baciò lentamente sulle labbra.
“Che fai?” sbottai furente, allontanandolo.
“Non ti piace?” disse brusco allontanandosi.
“No. Non mi piace.” ribattei.
“Bene.” tagliò corto ricomponendosi.
Mi rassettai la camicetta e sedendomi sulla poltrona più prossima, mi accomodai accavallando le gambe e con sguardo d’attesa.
Tuttavia Severus, si sedette dietro la sua scrivania e appoggiando il mento sulla mano, mi osservò con finto disinteresse. Nonostante tutto non potevo ignorarlo più del tanto, non quando mi fissava ininterrottamente, senza darmi tregua.
“Continueremo a fissarci tutta la sera?” chiesi, sbuffando e inarcando la schiena per adattarla meglio alla poltrona in pelle nera.
“Mm” grugnò, lasciando cadere lo sguardo e frugando tra le sue carte, nei cassetti.. ovunque.
“Cosa cerchi?”
“Niente che ti riguardi, Morgan.”
Scoppia a ridere. “Oh ma certo! Ora torniamo a darci del lei, Piton?” sottolineai il suo cognome con così tanta amarezza, che Severus fu costretto a voltarsi per scrutare la mia espressione.
Evidentemente ero così seria e così stanca, da far veramente pena alla sua “nobile” persona.

Severus raggirò la cattedra e avvicinandosi allo scaffale mi sfiorò.
Sentii la pelle ravvivarsi. Fuoco nel fuoco.

“Sei in grado di concedermi un po’ della tua attenzione?”
Scossi la testa riprendendomi da quella sensazione forte, che mi aveva catturata.
Imprigionata, fatta sua.
“Come, scusa?”
Severus mi guardò accigliato. “La tua poca attenzione è ammirevole.” ribatté gelido.
“Ero sovrappensiero” mi giustificai alzandomi e prendendo le provette che teneva in mano, “Cosa dobbiamo fare?”
“Seguimi”
Senza proferire alcuna parola, lo seguii lungo il corridoio. Raggiungemmo l’aula di pozioni.
“Posa tutto qui.” mi disse indicando la sua cattedra, tirando fuori la bacchetta.
Prese alcuni ingredienti - sinceramente non mi interessai a sapere quali - e li mischiò.
Mescolò a lungo quell’intruglio e quando terminò si era già fatto tardi.
Si voltò a guardarmi, mentre i capelli umidi di sudore gli cadevano più pesantemente sulle spalle. “E’ pronto” annunciò, porgendomi un bel bicchierone di una pozione color lilla.
“Cosa sarebbe?”
“Servirà a proteggerti da altre possibili somministrazioni di veritaserum o altre pozioni.. Bevila”
Annuii e mandai giù tutto d’un sorso.
“Inizialmente sarai carica di adrenalina e dunque ogni cosa potrà sembrarti irreale, o più magica del solito. Ma quando l’effetto svanirà, avrai un leggero mal di testa per qualche ora. Per il resto starai bene, fino a quando non troverò la risposta ai tuoi problemi.”
Aveva ragione, una strana patina mi velò gli occhi. Mi sentivo forte, potente.. e avevo voglia di fare tantissime cose.
Mi avvicinai a lui, facendo scorrere un dito lungo la cattedra.
“Credo di aver omesso qualcosa..” un mezzo sorriso gli imperlò il viso, “domani non ricorderai nulla”.
“Ah-ah” assentii senza essere convinta di averci veramente capito qualcosa. I miei passi erano una danza, il mio corpo sinuoso serpeggiava verso di lui.
La mia mano sfiorava la sua, mentre le nostre dita si intrecciavano davanti ai nostri occhi. Alzai lo sguardo e i suoi occhi neri fecero breccia nei miei colpendomi a fondo nell’anima.
“Mi dedicherai un po’ del tuo tempo?” mi chiese con voce rude, addolcita da un tentativo di esser gentile con me.
Sorridendo, portai la sua mano libera al mio fianco. “Stringimi”
Senza dire nulla, mi avvolse con la mano calda un fianco, mentre al suo contatto la mia pelle fremeva e i brividi si facevano spazio sottoforma di pelle d’oca.
Se ne accorse e non nascose un pizzico di soddisfazione, mentre mi cullava in una danza silenziosa.
Appoggiai per un attimo la testa al suo petto, sentendo il suo cuore battere regolarmente, senza il minimo tentennamento.
“Non ti turba, mai niente.” rifilai di punto in bianco, alzando la testa a guardarlo e incontrando i suoi occhi che mi scrutavano severi ma divertiti.
“Non dovresti preoccuparti tanto per me.” mi bisbigliò all’orecchio sapendo di essere davvero sexy.
Scrollai il capo, facendo una piccola smorfia.
Impulsivamente mi passò un dito sulle labbra accarezzandone i contorni. Lo fissai intensamente negli occhi e quando tutto sembrava magicamente perfetto, quando sentii il cuore strattonarmi il petto, le immagini iniziarono a scorrere vivide nella mia mente riportandomi al passato, a momenti vissuti quel giorno, alle ore passate con Jerard e Severus.
Lo aveva rifatto. Iniziai ad urlare cadendo a carponi sul pavimento, mentre Severus manteneva salda la presa sul mio corpo e soprattutto manteneva il contatto visivo. Era inginocchiato, mentre mi strappava via ogni ricordo, ogni momento, mentre frugava ancora una volta nella mia testa. Urlai ancora, ancora e ancora. Più i minuti passavano, più le mie urla silenziose diventavano inutili tentativi di potermi anche solo salvare da una tale violenza.
Le lacrime mi rigavano il volto, ma non lo pregai di smettere. Poiché, mai e poi mai avrebbe smesso.
Mi concentrai sulla sua presa sul mio fianco, tastai il pavimento alla ricerca di qualcosa di solido.
La mia bacchetta era caduta lontano da me, quando ero caduta.
Improvvisamente una scarica elettrica mi colpì, spezzandomi il fiato. L’immagine si svelò davanti ai miei occhi. Proprio come la prima volta, rividi l’immagine di me da piccola in un angolo buio di una stanza, abbracciata ad una bambola di pezza.. la bambola di pezza cadeva a terra impregnata del sangue di..
“NO!” urlai, “NO!”
Afferrai un oggetto solido e senza sapere cosa fosse, lo scaraventai addosso al mio aggressore – tramortendolo.
Un tonfo riempì la stanza, mentre io riacquistavo la vista. Ero febbricitante, sudata e carica di adrenalina. Ma soprattutto sapevo che una sola cosa mi spingeva a rialzarmi.. l’odio.
Mi sollevai, raggiungendo il suo corpo steso a terra senza sensi. Colpii il suo addome con un calcio. Mi straziai poco dopo a terra, picchiandolo con i pugni chiusi.
“Perché?!” continuavo a urlargli contro “Perché?!”
Quando finii le lacrime con la poca forza che avevo scappai il più veloce che potevo.

Ore 00:00 p.m.

Camminavo a grandi passi verso la mia stanza, lo strazio di quella visione era stato troppo. Come aveva osato?
Gli avevo detto che era troppo, lo avevo pregato di fermarsi. Ma no! Lui voleva saperne di più, non gli interessava sapere cosa ne pensavo o provavo io. Per lui non ero altro che una cavia da laboratorio. Uno dei suoi tanti esperimenti. Era troppo!


Svoltando l’angolo, mi accorsi di un’ombra proiettata sulla parete.
Mi girai di scatto, vedendo solo una sagoma sovrastata dalla luce.
Era lui?
“Ch..” non appena emisi la prima parola, venni scaraventata dall’altra parte del corridoio.
Scivolando giù per la parete, notai il corpo al mio fianco.
Ci misi pochissimo tempo per capire che la persona a terra con la faccia martoriata e il torace squarciato era Jerard.
No, riuscii a pensare capendo che si era avverata un’altra parte di quell’incubo, di quell’illusione che man mano stava diventando sempre più reale.
“No, no.. no..” sussurrai e senza pensare a me stessa mi gettai sul corpo inerte cercando di tastare il polso. Niente, non c’era battito.
“No.. Jerard..” singhiozzai, “no.. ti prego..”
Le viscere era riversate sul pavimento, e il cuore non era più nella cavità toracica.
Non resistetti, e vomitai non appena mi fui voltata.
Mi alzai a fatica, barcollando. Lo sforzo mi costò molto, tantoché caddi nuovamente a terra sentendo rimbombare i passi della persona che mi aveva colpita.
Scrutai nella luce, e poco dopo mi resi conto che non era vera e propria luce.. ma soltanto nebbia.
Magia..
Mi girava la testa e quando poggiai una mano al pavimento in pietra per aiutarmi a rialzarmi, toccai involontariamente qualcosa di viscido. L’intestino di Jerard.
Portandomi la mano al petto, iniziai a pulirla convulsamente. Spaventata.
Presi un bel respiro e alzando gli occhi, vidi qualcuno nella foschia.
L’adrenalina mi percorse e sicura di potermi rialzare senza barcollare nuovamente, mi fece scattare in piedi. Corsi verso il mio alloggio, quando uno schiantesimo mi colpì in pieno facendomi volare nuovamente.

“Dannazione..” mormorai con voce roca.

Ancora una volta ero a terra, inerte.
Una risata si fece largo nelle mie orecchie.. o forse era nella mia testa?
Sarebbe stata una risata gradevole, se non fosse stato che ora mi spaventava a morte per la situazione in cui mi trovavo.
Trassi una altro sospiro, rialzandomi. E solo allora mi accorsi, che avevo qualcosa che non andava. Avevo la tibia fuori posto e lacerava la carne ad ogni mio movimento.
Urlai, piansi.. e attesi..
… sì, aspettavo la mia fine.
Il dolore mi stremò a tal punto, che non riuscii a resistere.. perdevo troppo sangue e poco dopo la mia vista si annebbiò. Dovevo resistere, o non avrei ricordato più niente.
Ma poco dopo fu buio.
 
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Lady of the sea
view post Posted on 25/5/2010, 22:51




O.MIO.DIO! Sei fantastica! Un mito! Un...un non lo so! Sono sconvolta! In senso positivo ovviamente!
Aspetterò l'aggiornamento come un avvoltoio! XD
Bravabravabravabrava!
Baci
Lady
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 13/6/2010, 20:47




Oddio!! Avevo perso un tuo aggiornamento a causa del periodo in cui avevo avuto il virus...>.<
Fortuna che ho notato che avevi aggiunto un capitolo...xDD
Comunque, bravissima come al solito!! E questa storia è davvero troppo intrigante!! *__*
Succede sempre qualcosa di nuovo in ogni capitolo...^w^
Bravissima Sara, spero aggiornerai presto...>///<

Baci.
Laura
 
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sar3tta89
view post Posted on 14/2/2011, 18:57




scusatemi tanto ragazze se non ho più avuto modo di aggiornare... sono stata davvero molto impegnata... e uff la fanfiction è rimasta chiusa nei meandri del mio pc!! spero di poter aggiornare presto con un nuovo capitolo.. e che voi ci siate ancora. bacioniiii*
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 14/2/2011, 19:00




Speravo fosse un aggiornamento..xD
Comunque, io ci sono sempre per leggere i tuoi aggiornamenti! :felix:
Tranquilla, tutti abbiamo i nostri impegni, spero comunque, che riuscirai ad aggiornare al più presto! ^^
Un bacione! :fiore:
 
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sar3tta89
view post Posted on 16/2/2011, 03:08




Eccoooooomi :) :pitlove: finalmente riesco a postare un breve capitolo! OooOOooH almeno tu ci seiiii lauretta :rolleyes: mi fa piacere!


Buona lettura perciò :uhuh:




20. Il cuore del problema


Nella mia vita c’erano stati tanti problemi dalla morte di mio padre, da quello della mamma..
.. c’era stata così tanta tristezza.
E tutto in una vita così breve.
Ero così giovane, ma già così vecchia dentro.
Le esperienze ti segnano, ti crescono.. ti feriscono e ti curano allo stesso tempo. Ero cresciuta presto per la mia età.
Il dovermi gestire mi aveva reso consapevole della vita che stringevo tra le mie mani. Una vita.. come per un chirurgo quando stringe un cuore che pulsa tra le sue dita: c’è la consapevolezza che quella vita dipende dalle scelte che farai, da come ti comporterai.

Ma io cosa avevo fatto per la mia vita fino ad allora?

Quell’angolo buio mi aveva sempre provocato un gran paura, perché quell’angolo così buio e tetro aveva un passato che non riuscivo a nascondere a me stessa.
Ero solo una bambina quando tutto accadde. Una sera di pioggia incessante, o preferirei dire una vera e propria tempesta dove il vento urlava con tutta la sua potenza.
Da quando ero nata – o meglio da quando ne avevo memoria, avevo sempre tenuto con me una bambola di pezza.
Me l’aveva regalata Liliam. Era stata sua tempo prima.
Mi piaceva parecchio e se la odoravo potevo sentire il profumo di mia sorella solleticarmi il naso. Insomma, mi faceva sentire protetta.
Ma quel giorno avrei tanto voluto che Bessy – la mia bambola di pezza – non fosse stata lì con me a macchiarsi di così tanto sangue, che solo l’idea mi rivolta le budella.
“Sai perché sei qui?” un uomo di alta statura mi puntava una luce negli occhi, “segui la luce, per favore”
“Non lo so” risposi timidamente con un po’ di timore, “me lo può dire lei?”
Girai la testa prima a sinistra, poi a destra seguendo la luce.
“Sai cosa ti è successo?” continuò alzandomi appena il mento.
“No..”
In quel momento quell’uomo si voltò verso mio padre. “Credo sia sotto shock e che quindi rimanga per la notte sotto osservazione.”
Mio padre annuì.
Non riuscivo a vedere il suo volto, come se fosse oscurato, come se non riuscissi a ricordarne i lineamenti..
“Certo. La ringrazio dottore.”
Scossi la testa, lasciando che i capelli a fungo mi frustassero il viso.
“No, papà.. non voglio restare..”
Mio padre mi ignorò, continuando a chiedere al dottore le mie condizioni.
“Cosa pensa che sia, dottore?”
“Come le ho riferito poco fa, ha subito un forte trauma. Mi può dire se c’è qualche problema in casa che può causare nella bambina, un così forte stress?”
“Papà..” mugolai. Sentivo la gola stringersi.
Rispose senza guardarmi in faccia: “Non ora, Sarah. Sto parlando con il dottore.”
“Comunque no, dottore. Abbiamo normali problemi quotidiani come ogni famiglia e non c’è nulla che possa rendere Sarah tanto inquieta.
Il dottore annuì pensieroso. “Capisco.” Tornò da me.
“Sarah, c’è qualcosa che ti preoccupa?” mi guardò negli occhi e qualcosa fece breccia nei suoi occhi.


La paura.

“I suoi occhi..” riuscì a dire.
“Cosa?” accorse mio padre.



“Sarah, sveglia” qualcuno mi scuoteva per le spalle. La testa mi doleva e quel movimento mi provocò un dolore lancinante susseguiti da conati.
Mi accovacciai – per quanto mi fu possibile – e rigettai. Qualcuno mi tenne la fronte, mentre rimettevo.
Una volta terminato tentai di girarmi molto lentamente. E una mano mi tenne per un fianco sollevandomi.
Alzai gli occhi e lo vidi. Era bellissimo il mio salvatore.
“Hey” sussurrai flebile.
Lui mi guardò serio, mentre mi teneva stretta a sé. “Guarirai in fretta, Sarah. E quando questo succederà, tu vorrai starmi il più lontana possibile.”
Non capii il senso di quelle parole, ma non ribattei troppo stanca per farlo.
“Cosa.. è successo?”
Stando al suo fianco riuscii a vedere solo metà di quell’orrenda espressione che gli si stampò in faccia. Era incredulo, arrabbiato e forse spaventato.
“Chiunque ti sta attorno soffre e muore, non ti basta sapere questo?” sbottò lasciandomi di colpo facendomi barcollare.
Nel suo tono c’era veramente paura.. tanta paura. Cosa spaventava a tal punto Severus Piton?
“Io..” scossi appena la testa confusa. Non ricordavo nulla.
“Certo” continuò “non ti ricordi nulla.”
Annuii.
“Ed è solo colpa mia.” mormorò tra sé.
Mi avvicinai a lui stringendolo forte. “No, non puoi aver fatto nulla.. non mi faresti mai del male.” Lo guardai e vidi i suoi occhi incupirsi.
“Vero?” continuai spaventata.
Silenzio.
“Cosa diavolo è successo?” dissi lentamente, sillabando parola per parola.
Mi scostò da sé e riprese a tenermi per un fianco.
“Ieri sera dovevamo vederci, ricordi?”
“Non ricordo niente delle mie ultime 24ore. So solo che sono felice di vederti al mio fianco, ora che sto male..”
“Bene, in parte è stato causato da una somministrazione di una potente pozione. Ho mentito, quando dicevo che serviva a proteggerti. Volevo aiutarti a modo mio.. e volevo sapere.”
Avanzando, mi voltai a guardarlo di sottecchi.
“E con questo intendi.. che mi hai drogata?”
Il suo movimento era rigido, gelido..
“Sì” confermò.
Scossi la testa incredula.
“Cosa non ricordo?” domandai, girandomi a sbarrargli la strada.
“E’ meglio se mi segui..” e mi raggirò.

Mi si raggelò il sangue quando lo vidi.
Il suo corpo giaceva spento. Freddo come il marmo.
Coperto di sangue..
.. senza il suo cuore.
Mi gettai ai suoi piedi. Urlai, gemetti.. e invocai tutti i santi di restituirmelo.

“Io credo Sarah, che tu in fondo sappia già a chi è rivolta la tua scelta. Sai già chi ami veramente tra i due – e con questo non intendo che l’amore per l’altro uomo non sia reale.. so che tu hai già scelto e indugi solo per paura di fare la scelta sbagliata.”

“Sì, avevo fatto una scelta..” iniziai a ripetere tristemente “avevo scelto..”
Severus arrivò alle mie spalle e appoggiò le mani su queste ultime, lasciandomi intendere che era ora di andare.
Dovevo lasciare Jerard lì.. fino a quando non avessero identificato il motivo della morte.
“No..” mi divincolai.
Severus mi abbracciò al petto, trascinandomi via.

“Avevi scelto lui?” mi chiese più tardi, mentre ci dirigevamo verso il suo studio nei sotterranei.
Lo guardai piena di rabbia. “Lui ora lo saprebbe se non fosse stato per la tua maledetta voglia di sapere tutto!”
Le labbra si assottigliarono e il suo sguardo divenne vuoto.
“Dovevo.” Si spiegò.
“No.. sono stanca Severus. Sai più di ogni altra cosa che farei di tutto per te.. ma non questo. Non senza il mio consenso. Tu hai abusato di me.. della mia mente fragile.. tu non dovevi!”



Qualche giorno dopo.

Forse quel giorno avrei speso altre maledette lacrime, ma niente mi rimaneva se non la voglia di spaccare tutto, sfogare la mia rabbia sulle persone.. e darmi ogni tipo di colpa inimmaginabile.
La sua bara stava davanti ai miei occhi e io non facevo altro che pensare “perché?”.. presa da una rabbia che solo io conoscevo. Non riuscivo a guardare il suo viso, così disteso ora che le sofferenze erano terminate. Tuttavia, una strana inquietudine contornava i suoi lineamenti.
Aveva sofferto tanto, prima di morire.
Crollai sulla bara, battendo leggermente un pugno contro il rivestimento interno di essa.
Qualcuno mi prese per le spalle, portandomi lontano.
Non capivo niente di quello che veniva detto intorno a me. Tutto era così confuso.
Sentivo solo il cuore esplodermi nel petto e la sofferenza affogarmi in un mare nero di delusione e torpore.
“Sta avendo un crollo emotivo..” sentii a malapena.
Le gambe mi stavano cedendo, non avevo più il controllo del mio corpo. Soffrivo inesorabilmente.
“Non voglio andare via..” sussurrai, senza che nessuno riuscisse ad udire quel che avevo da dire.
In meno che non si dica, mi afflosciai sulla persona che mi teneva per un braccio.
Quest’ultima mi cinse il fianco e portò il mio braccio intorno al suo collo, prendendomi in grembo come una bambina troppo stanca per camminare.

Il suo profumo era inconfondibile.

Severus.

In una qualche maniera soffriva per me. Lo sapevo.
Voleva farmi capire che gli dispiaceva, farmi sapere che lui c’era.. in una qualche maniera.

Mi portò nel mio alloggio e avvolse nelle lenzuola. Rimase alcuni istanti, fissandomi pazientemente in attesa che mi addormentassi.
La sua mano cercò la mia, disegnandone lentamente i contorni. Le sue labbra per quanto mi fu possibile vedere, sillabarono un “mi dispiace”.

Ma quella era solo una delle tante frasi, che non cambiavano l’esistenza di una persona. Non rendevano meno dura la vita. Anzi.
Talvolta potevano sembrare pesanti, quasi incomprensibili.
Odiavo quelle due parole, quanto odiavo le condoglianze. Che senso avevano?
Non portavano via la mia sofferenza, non la attenuavano. Rendeva tutto così insopportabile.
“Vattene” sibilai a denti stretti, girandomi dall’altra parte del letto abbandonando così la sua mano, quasi fosse fuoco che bruciava al contatto con la mia.

Non potevo permettergli di avvicinarsi a me e al mio dolore.

Jerard era morto, ed a causa sua non avevo potuto impedirlo. Troppo indebolita dalla sua maledetta e insana voglia di conoscere. Ancora una volta.
Non potevo sapere chi ne avesse causato la morte, perché non ne avevo memoria.

No. Non poteva avere il mio perdono.

Non lo meritava.

Strinsi il cuscino forte, tappai le mie urla contro di esso. Dentro di me defluiva tutta l’energia che possedevo, finché qualcosa non mi scosse a tal punto da comportarmi uno spasmo di dolore. Mi alzai di scatto a sedere sul letto, guardai il buio come se la stanza fosse illuminata dal sole.
Tutto quello che fino ad un attimo prima era immerso nell’ombra, adesso era visibilissimo ai miei occhi. Ci vedevo benissimo al buio.

Mi guardai intorno ancora e ancora.
Il cuore martellava nel petto. La schiena si inarcò improvvisamente, facendomi scappare urla di dolore.

Che succedeva al mio corpo?

Mi trascinai allo specchio alla parete opposta del letto.
“Ah!” gemetti per la fitta che mi aveva trapassato il costato.

“.. l’iride..” continuò il dottore puntandomi la luce.
“Che ha che non va?” sbottò mio padre impaziente.
“.. è nera.. completamente nera. Non me ne spiego la motivazione”
Mio padre rispose con “uhm-hm” prima di avvicinarsi e colpire violentemente il dottore alla nuca.


Ricordo che rimasi pietrificata a fissarlo.

“Amore di papà” mi abbracciò. Alzai gli occhietti intimoriti per guardarlo..

I miei occhi fissarono proprio come mesi prima il proprio riflesso. Occhi neri.
Completamente neri.
Solo che quel giorno non c’era Severus a consolarmi. C’ero solo io e quella parte tanto oscura di me che riaffiorava e schiariva quei ricordi tanto lontani.

Troppo spaventata da lui, mugugnai un “no” con voce stridula.
Lui si staccò e mi guardò perplesso.
“Come piccolina mia?”
Scattai senza pensarci. Gli fracassai il cranio con una sola manata.
Cadde in ginocchio prima di guardarmi con occhi supplicanti e impauriti.
Non ci pensai due volte a strappargli il cuore dal petto e infine dimenticai pure quello che avevo fatto.
Parlarono di shock permanente, dove potevo aver dimenticato l’assassino di mio padre.. quando quell’assassino non era altro che la piccola bambina che guardavano con tanto amore e che il papà aveva tentato di proteggere dal suo piccolo e oscuro segreto.

Che bambina ingrata.


Sarah.
Sarah.
Sarah.

Una cantilena incessante dentro di me.
Un senso di colpa che dura tutta quanta una vita.

Sapevo di aver ucciso mio padre, ma non lo volevo ammettere.

 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 16/2/2011, 13:49




Oddio...ç__ç
Questo capitolo è tristissimo...T_T
Mi spiace tantissimo per Sarah...comunque, finalmente ora si sa qualcosa in più sul suo passato...U_u
Certo che Severus....si tenesse per lui quelle sue manie di "voler sapere" a tutti i costi...>__<"
Comunque, un capitolo davvero molto bello e come al solito scritto benissimo..xD
Spero di poter leggere presto il seguito! :XD:

Baci baci,
Laura.
 
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106 replies since 30/12/2008, 22:27   1559 views
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