Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 13/4/2009, 09:01




Finalmente ho di nuovo il mio computer!
Ho letto gli aggiornamenti appena ho trovato tempo e non posso fare che ripetermi: sei bravissima!
La storia si fa sempre più interessante!
 
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Lady of the sea
view post Posted on 10/5/2009, 12:59




l'ho letta tutta d'un fiato!!! E bellissima,moolto intrigante!!! Mi raccomando continuala!!
Bacioni
 
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sar3tta89
view post Posted on 28/5/2009, 13:29




HO AGGIORNATO IL CAPITOLO - ORA E' COMPLETO.. SPERO VI PIACCIA!





14. Detenzione Forzata





Gli avvenimenti dei giorni precedenti mi avevano resa nervosa e il mio turbamento era aumentato notevolmente da quando avevo capito di aver sempre contato sulla persona sbagliata – Jerard..
Severus inoltre, mi ignorava apertamente e non cercava nemmeno di cambiare strada sapendo che un po’ per orgoglio e un po’ per testardaggine non l’avrei fermato. Detestavo essere lì più di ogni altra cosa, da quanto ero ad Hogwarts non avevo fatto altro che portare scompiglio ed ero affondata in situazioni assurde legate al mio passato e a ciò che ero.
Odiavo starmene lì e trovarmi Severus nei dintorni.. odiavo non capire ciò che mi succedeva attorno.
“Depressa? Io?” feci eco quasi offesa.
“Sì, cara” assentì con decisione Pomona Sprite porgendomi un vassoio di patate al forno.
“No, no.. ti sbagli!” sorrisi dolcemente - quasi compassionevole – prendendo il vassoio e servendomi.
Pomona sorrise e fece: “No, forse mi sbaglierò.. ma tra te e Severus c’è un muro ultimamente.. Penso” si soffermò ad osservare la mia espressione incredula, mentre continuavo a scuotere la testa.
“Beh.. io credo che tra voi ci sia più di un semplice rapporto interpersonale di lavoro!”
Sospirai: “No, potrà anche sembrare così.. ma è apparenza. Noi non abbiamo nessun rapporto interpersonale che vada oltre l’orario di lavoro. Te lo assicuro.”
“Sospiri.. e questo dice molte cose cara. L’amore.. Ohhh!” e si lasciò andare contro lo schienale della sedia, persa in chissà quale sua fantasticheria.
Arrossii e mi scusai frettolosamente per poi sparire tra la folla di alunni che si avviava alle lezioni.
Erano successe talmente tante cose in quel periodo che era difficile poter pensare a lui con quella calma apparente che precede una crisi isterica.
Quella sera dopo che ero uscita dall’infermeria eravamo stati riuniti da Silente, e lì c’era stato annunciato che tra noi poteva esserci una spia. La fantomatica McGranitt che avevo visto io, non era altro che una persona che aveva preso una possibile pozione polisucco.. dunque in quel momento poteva essere accanto a noi, così vicino da poterci sfiorare.
Per quanto ne sapevo Jerard era fuggito, e Silente presumeva fosse tornato in Bulgaria, per proseguire le sperimentazioni(pur non avendo idea di che altre sperimentazioni si potesse parlare); in ogni caso, aveva già spedito un gruppo di maghi e streghe in ricognizione da quelle parti.
Per quanto riguardava la squadra “interna”, composta dal corpo insegnanti, erano stati imposti orari rigidi per vegliare nelle ore del coprifuoco – anticipato alle sette e mezza di sera.
Gli alunni più giovani erano scortati dagli insegnanti, e i più grandi invece dai prefetti. Ognuno faceva la sua parte e come diceva Silente: “dovevamo essere pronti”.
La scuola dunque era all’erta, pronta ad ogni altro attacco del daswa che si aggirava non lontano dalle mura di Hogwarts. Agli alunni era stato detto di non temere e di pensare a stare uniti senza mai dividersi dal gruppo fino all’arrivo in ogni classe o sala comune.. ma nonostante tutto ciò, c’era stato il caos generale nella prima settimana. Molti genitori erano arrivati spaventati e preoccupati a ritirare i propri figli, e sebbene Silente aveva cercato di tranquillizzarli tutti.. nessuno di loro si era lasciato ammaliare dalla pacifica tranquillità di Silente.
Per quanto riguardava me, la mia situazione era abbastanza difficile.. Silente diceva che il dilatamento delle mie pupille potesse essere solo la rivelazione di ciò che ero in realtà. La cosa mi spaventava parecchio. Mi aveva imposto di iniziare un rigido allenamento per sviluppare le mie capacità e scoprire se potevo possederne altre nascoste. Accettai immediatamente, finchè non mi disse che Severus mi avrebbe affiancato in questi addestramenti.
“Non credo che sarebbe la cosa migliore al momento” mi giustificai per il mio improvviso rinnego verso l’addestramento.
Silente mi osservò a lungo, prima di cimentarsi in uno dei suoi splendidi sorrisi dove gli occhi azzurri spiccavano e sembravano quasi luccicare oltre le lenti dei suoi occhiali a mezzaluna.
“Sarah.. penso che il motivo per cui tu e Severus vi evitiate, sia lo stesso contro cui tu stessa lotti da tempo. La paura tiene lontane le persone.. lasciate da parte i vostri problemi personali e fate sì che la vostra forza si unisca per produrre qualcosa di inimmaginabile.”
Alla fine assentii sperando che la cosa migliore fosse davvero quella.. andare incontro ai miei problemi e condividerli con Severus.
Le prime lezioni furono le più difficili.. dovevo acquisire la concentrazione e raggiungere un equilibrio con me stessa. Inoltre Severus non faceva che rendermi le cose difficili.
“Non ci siamo proprio!” mi disse con tono piatto per l’ennesima volta da quando eravamo entrati in quell’aula.
“Non ci riesco con te intorno!” sbottai irritata.
Rispose con una risata rude. Lo guardai risentita e seccata.
“E cosa farai quando..” si avvicinò al mio viso “.. ci saranno altre persone intorno a te? Non sfrutterai la tua forza.. perché ti sentirai troppo osservata?!” il suo tono era freddo e provocatorio.
Sbuffai come una bimba indispettita. “No.. non comprendi. Sei tu il mio problema!”
Lui annuì. “Ed è per questo che ci sono io.. e non qualcun altro.” Si allontanò da me per passeggiare avanti e indietro, da un’estremità all’altra dell’aula.
Seguii i suoi movimenti a lungo, finchè con un’occhiataccia m’invitò a spostare lo sguardo altrove.
Tornai a chiudere gli occhi cercando il silenzio, allontanando ogni altro rumore.. cercando la concentrazione, quella che non ha parole se non per te.
Improvvisamente mi sembrò di isolarmi, di abbandonare l’aula dove i passi echeggiavano lungo la parete rocciosa.. mi sembrò di essere sospesa in una grande stanza vuota e buia, dove non c’era nessun rumore, se non quello dei miei respiri.
Poco dopo riaprii gli occhi e i rumori tornarono a contornarmi magicamente.. e notai Severus immobile a fissarmi.
“Vedo che facciamo progressi” mormorò pacato continuando a guardarmi.
“Sì” annuii soddisfatta scendendo dal banco su cui ero seduta a gambe incrociate.
“Bene” convenne lui voltandosi verso la cattedra.
“Sì, magnifico.” Continuai, voltandomi a mia volta prendendo le mie cose.
La situazione era diventata imbarazzante, se si parlava di lavoro riuscivamo a ignorarci e a litigare.. ma quando terminava tutto e restavamo soltanto noi.. beh lì le cose si facevano impossibili.
Feci scorrere lo sguardo lungo le sue spalle larghe, restò fermo a lungo finchè io non mossi un passo nella direzione opposta alla sua.
“Ci rivediamo tra una settimana. Alla solita ora.” Disse improvvisamente.
“Ci sarò.” Risposi richiudendo la porta alle mie spalle rimanendo lì a lungo.
Perché le cose si erano fatte così difficili?

Una settimana dopo, mi trovavo nuovamente da quelle parti. Quel giorno avrei provato ad utilizzare la mia forza. Quella che certamente ero convinta di non possedere, dato il fatto che ero soltanto un esperimento genetico - e niente più.
Severus mi fece iniziare con semplici basi babbane, dove bisognava rompere tavolette di legno o simili assurdità. Inizialmente gli risi in faccia, ma successivamente le prove si facevano sempre più ardue e le normali tecniche babbane sembravano essere utilissime nella lotta libera.
“Penso che si possa dare inizio ad un duello privo di magia.. i babbani lo chiamano ‘incontro’. Ne sei capace?”
Lo fissai sarcastica: “In poche parole, mi stai dicendo che vuoi lottare?”
“Vedo che la forza non ha sopraffatto la tua perspicacia.” ironizzò con un sorrisetto stampato sulle sue labbra.
“Simpatico” commentai togliendomi la maglietta e rimanendo in canotta. “Sono pronta.”
Lui si levò il mantello, mentre io tiravo fuori la bacchetta dalla tasca dei jeans che indossavo quel giorno.
Severus mi osservò cinico e fece apparire un mezzo sorriso per poi dire: “Ovviamente in un incontro babbano, l’uso della bacchetta è escluso.”
“Ma certo” dissi senza fare una piega e poggiando la bacchetta sulla cattedra alla mia destra.
Lui mi girò attorno prima di fermarsi. “Mostrami la tua forza.. piccola Sarah” mi disse colpendomi con la potenza dei suoi occhi neri.
Mi lancia a velocità inaudita – almeno per quanto mi riguardava – contro di lui, che mi scansò prendendomi per un braccio fino a farmi girare su me stessa e rotolare per il pavimento come una trottola impazzita. Mi rialzai immediatamente e girammo intorno alle colonne centrali per interminabili minuti.. finchè un momento di disattenzione di Severus mi portò a partire al suo collo, slanciandomi in sua direzione e protendendo le mani verso l’alto. Troppo tardi.
Lui aveva già previsto la mia reazione. Allora feci quello che meno mi aspettavo, poiché trovai una leva sulle sue braccia che mi permisero di direzionarlo a terra verso il muro.
Cadde e rimase inerte a lungo a fissarmi con occhi impassibili, finchè non trasse un respiro – che mi parve un affanno.
“Per oggi può bastare”
Annuii e voltandomi nella direzione opposta alla sua.
“No..” mormorò lui poco dopo, mentre io avanzavo verso l’uscita in procinto di andare via da lì – il più in fretta possibile – “aspetta.”
“Devi dirmi qualcosa?” chiesi disinteressata asciugandomi la fronte con la maglietta.
Mi guardò a lungo prima di dire: “No, vai..”

Lo scroscio d’acqua che si riversava sulle finestre rendeva i corridoi della scuola ancora più oscuri del solito.. mi fermai a fissare assorta i vetri istoriati fuori dal mio ufficio, finchè non vidi un’ombra attraversare i giardini ad una velocità impressionante e sovrumana.
Non ci pensai un attimo e senza rendermene conto ero pronta a lanciarmi dal vetro istoriato di fronte a me. Presi la rincorsa e mi lasciai cadere verso il vuoto.
Quando raggiunsi terra, era come se fossi diventata qualcosa di più forte.. qualcosa di inspiegabile. Vidi l’ombra correre verso la foresta nera e la rincorsi.
Entrambi correvamo a velocità impercettibili all’occhio umano. Scartai diversi alberi, e man mano che procedevo a passo spedito l’oscurità diventava sempre più padrona di quel posto.
Mi fermai soltanto, quando fui certa di aver perso le tracce. Non sentivo più nessun rumore, se non quello dei miei passi sulla fanghiglia.
Rimasi in ascolto, finchè non sentii la sua presenza.
“Sei qua.. lo so!” urlai con una voce inverosimile.
“Ce l’hai fatta.. vedo che le tue capacità sono migliorate..” la voce era sconosciuta alle mie orecchie – o almeno così sembrava.
“Esci fuori” nel buio cercai di cogliere ogni possibile movimento. Ma niente.
“Sarah, Sarah.. Sarah..” iniziò a cantilenare come per farmi la predica. “Non sai ancora gestire ciò che possiedi.. ne ciò che sei.”
“Cosa sono?! Dimmelo..” continuavo ad urlare in preda ad una crisi di nervi, mentre spostavo continuamente i capelli bagnati dalla fronte.
“Sai già cosa sei..”
“Non è vero.. i miei.. occhi..”
Una risata sonora sovrastò il rumore della pioggia, e io restai immobile.. terrorizzata da me stessa.
“Sei nata per uccidere, Sarah..”
Indietreggiai fino a scontrarmi con un arbusto.
“Uc-cidere..” mi ci volle tempo per assimilare il tutto. “No, no..”
“Oh sì” aggiunse sonoramente l’altra voce.. “Non sei solo un semplice daswa.. piccola.”
Jerard uscì da dietro un grande rovo e sorrise. Crollai a terra e lo guardai mentre le lacrime si affollavano pronte per esplodere.
Lui si avvicinò a me e notai i suoi occhi, completamente neri.. il suo viso che non possedeva niente di umano, le sue mani con gli artigli che non gli appartenevano..
“E così che squarti le vittime?” chiesi fissando i suoi occhi.
“Sarah.. lascia che la tua metamorfosi abbia finalmente fine” mi accarezzò il viso e automaticamente chiusi gli occhi. Dimenticai le cose brutte che sapevo di lui.. quelle belle tornarono in superficie. Per qualche ragione ero attratta da lui.. certo, non era ciò che sentivo per Severus, ma bastava per farmi sentire viva. Era più simile a me di quanto pensassi.. e io non ero altro che un mostro genetico..
“Non voglio” risposi alzando gli occhi al cielo, dove non vedevo altro che fronte e acqua piovana che mi bagnava il viso.
Mi alzai liberandomi della sua presa.
“Piccola..”
“Non chiamarmi così!” ribadii gelida, “Mi hai mentito per così tanto.. sono stanca di stare ad ascoltarti.. sono stanca dei tuoi sotterfugi.. delle tue bugie..”
Jerard si alzò e mi sembrò così poco umano.. non era Jerard ai miei occhi.
Nonostante ciò mi sentivo a legata a lui.
“Perché mi sento così..?” scossi la testa, distogliendo lo sguardo da lui.
“Siamo legati più di quanto tu pensi..” sorrise rivelando una dentatura perfetta, ma con due canini più lunghi del normale.
“Perché?”
“E’ semplice Sarah.. Ho permesso io, in tutti questi anni, che la tua trasformazione procedesse.”
La sua serietà e la sua determinazione mi spaventavano.
“Come..?” chiesi – anche se non volevo conoscere il resto.
“Ricordi il processo primario della tua nascita?”
“Sì..”
“Ecco.. quando nasci, ti nutri di lei per la prima volta.. è la stessa cosa nella seconda fase. Solo che in questo caso deve essere un daswa vero e proprio.”
“Mi sono nutrita di te?” chiesi.
“Non proprio. Ti ho somministrato il mio sangue..”
Iniziai ad assimilare le mille informazioni incredula.. ecco perché ero così legata a lui e così.. presa.
“Come si conclude il processo..?”
“Semplice.. devi uccidere.”
Presa da rabbia cieca, lo presi per il colletto della maglietta strappata dalle frasche.
“Cosa mi hai fatto?! Perché io…?! Perché?”
Jerard rise. “Porta a termine il processo Sarah.. fallo!”
Quell’ordine attivò qualcosa in me di inspiegabile che trasformò i miei arti, e facendo spuntare artigli animali.
Guardai le mie mani mentre ancora tenevo Jerard. Persi il controllo e affondai gli artigli nel petto di Jerard, che lanciò un urlo spaventoso. Scavai a lungo e mentre il sangue sgorgava dalla ferita, strappai il cuore.
Quella parte oscura di me, quella più irrazionale, stava prendendo il sopravvento e sapevo di non riuscire a controllarla.
No, no.. – dicevo a me stessa. Ma era troppo tardi, avvicinai quell’organo vitale così avvizzito tra le mie mani e lo mangiai. E fu lì, che mi resi conto che dovevo andare via.. scappare da me stessa. Scappare dall’essere che ero diventata mentre sentivo le ossa dentro di me, mutarsi.
Dovevo andare via da Hogwarts, perché prima o poi avrei potuto scoprire di essere io la sola assassina tra le mura. Corsi fuori dalla foresta e iniziai a correre verso la strada, il più lontano possibile dalle persone che mi avevano protetta e da Severus.
Perché non sapevo se sarei riuscita più a guardarlo negli occhi, perché avevo ceduto a ciò che c’è di più sbagliato al mondo. E il mio istinto animale ora – più che mai – era pronto a scaturire e mostrare cos’è veramente un daswa. Cos’è veramente un istinto selvaggio in libertà.






:X_X:[/SPOILER]

Edited by sar3tta89 - 1/6/2009, 12:14
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 29/5/2009, 16:42




OMG...diciamo che avevo perso completamente il filo della storia...Comunque ce l'ho fatta alla fine.
Erano secoli che aspettavo un aggiornamento,alla fine ce l'hai fatta.
Come al solito,ottimo lavoro.Brava.

Irene
 
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sar3tta89
view post Posted on 1/6/2009, 11:15




sì perdona la lunga attesa ire, ma non trovavo ne il tempo ne l'ispirazione per scrivere.. Ora ho aggiornato il capitolo ed è completo, fammi sapere cosa ne pensi. Un bacione, Sara
 
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HermyWeasley96
view post Posted on 30/7/2009, 17:02




Ehi.. dove siete finite tutte??? Sà mi manca la storia!!! :(:(:(:(
 
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sar3tta89
view post Posted on 1/9/2009, 15:09




Ciao ragazze,
scusate la mia lunghissima assenza.. ho avuto un periodo lungo di lavoro ininterrotto purtroppo. La stagione estiva è davvero la più stressante.
E mi spiace che a rimetterci un pò sia stata la mia povera fanfiction... spero che l'attesa non vi abbia fatto perdere l'interesse per questa storia.. e se così fosse mi dispiacerebbe davvero molto.
In ogni caso prometto che a breve (non appena metterò in sesto il capitolo) avrete un seguito.. perchè le avventure di Sarah Morgan sono appena cominciate.. e le idee non mancano davvero.. l'unica cosa che mi manca è la spinta per poterle mettere su carta bianca.. spero arrivi presto.

Hermy, sono tornata.. :)



a prestissimo ragazze. Un bacione, Sara












Ed eccomi oggi 14 Settembre, che ritorno con un tratto della mia fanfiction. Questo è un assaggio del capitolo, ma insomma.. aspetto di vedere se l'attesa ha spento il vostro interesse per questo pezzo... spero proprio di no :)

fatemi sapere se posso continuare a postare il capitolo.





Un bacione, Sara













15. Il ritorno - PRIMA PARTE










Sei mesi dopo.





AVVISTATA A LONDRA LA STERMINATRICE SARAH MICHELLE MORGAN
a cura di Rita Skeeter.
- Ennesimo avvistamento dell’ex-professoressa di Difesa contro le Arti Oscure di Hogwarts

La pregiudicata Sarah Michelle Morgan è stata avvistata per l’ennesima volta lungo una delle strade di Londra. Non è la prima volta infatti che viene avvistata in città, ciò nonostante le autorità competenti babbane non sono state in grado di scovare il nascondiglio della sterminatrice. Gli Auror si sono difatti messi all’opera per riparare alle incompetenze del mondo babbano e hanno già organizzato varie spedizioni intorno alla città.
Abbiamo intervistato in merito l’Auror Clarence Wilson incaricato per la cattura della donna.
“Quello che vi consiglio è di stare attenti, la donna è fortemente disturbata e molto pericolosa.
Non lasciatevi ingannare dal suo viso candido e dolce. Se l’avvistate contattate immediatamente le autorità in maniera strettamente privata. Con questo non posso dirvi altro.”
Così dicendo, Clarence Wilson ha dichiarato di essere l’unico in grado di catturare la sterminatrice e con questo vi lascio fino a nuove notizie.



Vostra, Rita Skeeter.




Gettai sul sedile posteriore della mia auto la Gazzetta del Profeta, cercando di mantenere i nervi saldi. Ormai erano sei mesi che ero diventata una fuggiasca, ed erano sei mesi che le forze dell’ordine mi davano la caccia. Ogni omicidio successo dal mio arrivo ad Hogwarts mi era stato addossato – visto quanto avevo fatto a Jerard – e il mio nome era diventato nient’altro che “la sterminatrice”. Osservai a lungo la pioggia e per un attimo rimasi a fissare il viso riflesso allo specchietto retrovisore della mia auto. Non vedevo altro che una donna dai capelli corti e neri (per non essere riconoscibile) con il viso stanco.
Bum bum!
Voltai immediatamente lo sguardo allarmata. Vidi una sagoma scura coperta da un mantello e con il capo coperto. Chiusi immediatamente le serrature, ma questo puntò una bacchetta e l’aprì.
“Di questo passo ti prenderanno con estrema facilità” commentò Severus sedendosi sul sedile anteriore.
Posai uno sguardo indifferente su di lui per un attimo, poi girai la chiave nel quadro.
La macchina emise un rombo assordante non appena fu accesa. Accesi i fari e sperai che quella pioggia finisse presto, poiché non si vedeva davvero un accidente.
“Vederci in questa maniera inoltre, non facciamo altro che alimentare i sospetti di una nostra presunta relazione..” disse con un mezzo sorriso.
Stava cercando di allentare la tensione e di sdrammatizzare quei nostri incontri.
Gli rivolsi un’altra occhiata, questa volta più sensibile al suo tentativo di farmi sorridere.
Lui fece finta di niente e continuò a guardare la strada davanti a sé.
Sei mesi fa, quando ero fuggita.. beh lui era stato il primo a trovarmi. Ero spaventata, temevo che mi avrebbe presa e portata ad Azkaban e invece.. mi aiutò a fuggire.
“Tu non sei colpevole.. è ciò che hai dentro che ha ucciso Jerard” disse quel lontano giorno.
“Di questo passo, Rita Skeeter scriverà di avermi visto passare al Ministero..” commentai irritata ripensando all’articolo riguardo gli avvistamenti.
Severus trattenne a stento un sorriso. “Devi ammettere però, che questa volta si è attenuta ai fatti veri e propri.”
“Hmm” non mi andava di rispondere che aveva ragione, volevo soltanto essere lasciata in pace.
“I capelli sono molto carini e penso..” incominciò a dire, prima che lo fermassi con un:“Piantala..”
Ormai eravamo fuori Londra, conoscevo bene la destinazione verso cui eravamo rivolti.
Verso la sede dell’organizzazione chiamata con il nome delle creature che creavano: “Daswa”.
Facevo ritorno a casa per scoprire la verità su quello che ero diventata e ciò che era accaduto ai giovani alunni di Hogwarts.
“Gira a sinistra” ordinò Severus più tardi, mentre entravamo in una stradina secondaria non asfaltata. Ci inoltrammo nella foresta fitta con l’auto fin dove ci fu possibile, più tardi nei pressi di un fiume dovemmo smontare e proseguire a piedi lungo una stradina di ciottoli che affiancava il corso d’acqua. Camminammo per un interminabile quantità di tempo, senza mai fermarci. Quando raggiungemmo il sottobosco trovammo un piccolo cancello sbarrato, guardai Severus che estraeva la bacchetta e la puntava contro il lucchetto arrugginito.
“Alohomora!” e la catena che teneva chiusa il lucchetto cadde a terra sul fogliame producendo un rumore fragoroso.
Proseguimmo lungo il percorso indicato dai cartelli coperti dalle fronde degli alberi e camminammo per due chilometri prima di trovarci di fronte ad un edificio.
Era imponente e incuteva una certa paura. Le pareti esterne erano ricoperte di edera che con il tempo si era fortificata e infittita. Il grande portone dell’entrata principale era usurato dal tempo e dall’umidità, ciò nonostante l’edificio conservava ancora la sua bellezza. Doveva essere molto vecchio, molto più vecchio dell’organizzazione stessa.
Mi preparai ad affrontare l’entrata in quel posto da cui le creature come me erano nate.
Sperai con tutto il cuore di trovare all’interno le risposte che cercavo, e con esse la soluzione a tutti i miei problemi. Severus mi guardò e disse: “Sei pronta?”
Non risposi, ma lui sapeva qual’era la risposta. Ed era sì.


Edited by sar3tta89 - 14/9/2009, 15:48
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 17/9/2009, 01:00




*si strofina gli occhi*
Eccotiii...ma allora era vero che avevi aggiornato?? *.* Non ci posso credeeere!! XD
A parte gli scherzi,mi fa davvero piacere che tu sia tornata con questo "assaggino"...è sempre un piacere leggerti.
Mi raccomando adesso aggiorna e non sparire di nuovo ok? ^^

Irene
 
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Lady of the sea
view post Posted on 17/9/2009, 11:41




6 tornataaaaa! Che bellissimo capitolo! Spero proprio che scagionino sarah!
A presto!
 
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sar3tta89
view post Posted on 17/9/2009, 15:08




Ragazze! Quanto mi siete mancate :) sono contenta che siate ancora qui a commentare la mia ff.. mi fa piacere! E prometto di non sparire più! A presto con il seguito del capitolo 15!
Un caro abbraccio, Sara






BUONA LETTURA ;)






Il ritorno - PARTE SECONDA




Varcammo la soglia e solo allora mi resi conto che l’organizzazione non doveva più esistere da tempo. Girammo per i corridoi bui, leggemmo le scartoffie sulle scrivane e guardammo varie foto dove era dimostrata l’autenticità della storia racconta da Jerard mesi prima.
Severus non commentò e non disse nulla, nemmeno quando facevo esclamazioni come “Oh dio..” oppure “Non può essere!”. Insomma, si limitava a guardarsi intorno e scrutare tutto nei minimi dettagli, come se volesse memorizzare ogni piccola parte di quel posto.
L’edificio era edificato su un solo piano abbastanza grande, da poter essere stato in precedenza la villa di un gran signore.
I corridoi erano immensi e le vetrate erano altissime seppur strette, con un apparente stile gotico. Procedemmo fino alla fine dove vi era una grande porta con su scritto “Direzione”.
“Direzione?” ripetei rileggendo più volte l’iscrizione.
“Cosa ti turba?” chiese Severus guardando la porta con circospezione.
“Non so.. non sembra assurdo.. che un’associazione segreta abbia un ufficio con su scritto – Direzione –?!”
Severus si voltò a guardarmi con fare scettico. “Perché mai?”
“Forse la Daswa, era un’organizzazione agli occhi dei maghi e non maghi.. ma ne i maghi ne i babbani sapevano per cosa fungesse veramente.. insomma, sapevano solo che era un’organizzazione medico-scientifica e che portava avanti esperimenti apparentemente innocui.. e invece non sapevano – a parte i seguaci naturalmente – che la Daswa non era altro che una sorta di Setta che eseguiva sperimenti su umani e creature magiche con il solo scopo di arrivare a creare un ibrido con le sembianze dei primi e le doti magiche della creatura..!”
“Sarah.. può anche darsi che tu abbia ragione” e guardando il mio viso illuminarsi aggiunse “- e con questo non intendo dire che tu ne abbia” accennai uno sguardo frustrato “ma se così fosse, cosa avresti risolto? Questa “Setta” – come la chiami tu – non sappiamo nemmeno se esiste ancora.. non siamo a conoscenza di come funzionavano le cose.. conosciamo solo la verità di Jerard.. e nemmeno quella a mio parere, può bastarci. Tuttavia dobbiamo affidarci ai nostri occhi ciechi che cercano nell’oscurità una via di fuga verso la luce.. altro non possiamo fare.”
Si spostò di lato e mi fece cenno di farmi avanti per proseguire con le nostre ricerche.
La serietà invase i suoi occhi, il suo viso. Stava cercando veramente di aiutarmi, e anche se lo faceva ormai da sei mesi a quella parte, mi si stringeva comunque il cuore.
Avrei voluto soltanto essere una ragazza normale, con problemi normali e magari.. un ragazzo fuori dal normale.
I suoi occhi neri incontrarono i miei, e colta nel culmine dei miei desideri più profondi, sfuggii a quello sguardo indagatore ed entrai nella stanza della direzione.
“Hai ragione” mi ritrovai a dire, senza rendermi conto di aver aperto bocca.
“Lo so” ironizzò lui.
La Direzione si presentò come una semplice stanza circolare con vetrate a specchio, che con molta probabilità doveva essere una parte dell’edificio che era stata posta a ristrutturazione di recente(e con recente non si intendeva qualche anno prima, ma recente al periodo della Daswa).
Passai alla scrivania al centro della stanza e frugai ovunque, senza prendermi la briga di rimettere successivamente in ordine le cose – nonostante non fossero poi così in ordine.
Severus guardò dietro la libreria e poco dopo mi chiamò.
Quando mi avvicinai, vidi che fissava una scatola e la tastava come se toccandola potesse comprendere il suo interno. Ma non era così.
“C’è scritto Jerard Constantine” mormorai vedendo il nome inciso al lato della scatola.
Severus l’aprì, e dentro trovammo oggetti personali di poco conto e un nastro.
“Dobbiamo vederlo.” dissi prendendo il nastro tra le mie mani. “Dovranno pur avere una cinepresa qui..”
Severus annuì ed entrambi cercammo la cinepresa per la stanza e quando la trovammo avviammo immediatamente il video chiudendo le tende scure ai lati di ogni vetrata.

Il primo video era datato il 7 Luglio 1984.

“Emily, vieni qua” nel video si sentiva chiaramente la voce di Jerard, e improvvisamente sentii una fitta al cuore. Doveva essere il vero Jerard - e quando lo realizzai veramente mi ritrovai con le lacrime che scendevano a fiotti.
Emily gli si avvicinò sorridente. Intorno a lei c’era il verde. Sembrava uno di quei classici video dove si poteva intravvedere una famiglia felice e piangerne la scomparsa..
“Emily” questa volta era un’ammonizione, una voce fintamente irritata dall’abbraccio di Emily.

“E’ come se fossi tu” mormorò improvvisamente Severus, con una voce strana.
“Ho le sue sembianze, ma la vera Emily è lei. Io..” volevo pronunciare la parola “mostro”.. ma non riuscii a terminare, poiché Severus mi aveva preso il mento e aveva fatto voltare il mio viso immerso nelle lacrime.
“Tu..?” mi chiese pacato.
Abbassai gli occhi per guardare il pavimento. “Guardami” chiese con semplicità.
“Sono un mostro, Severus. Guardami anche tu,” vedendo che aveva scostato lo sguardo da me “da quando sono arrivata ad Hogwarts, si è scatenata una sorta di maledizione su di me e su chi mi stava vicino.” sorrisi tristemente “Avevi ragione, a dire che non sarebbe durata.. avevi ragione quando mi dicevi di mollare.. ma io, non ti ho dato retta. Non l’ho fatto, ed ecco che mi ritrovo a fare i conti con quello che sono, per le scelte che ho preso.”
Nel frattempo il video era scorso in momenti felici tra Jerard ed Emily, che felici mostravano nel loro video ciò che possedevano insieme.. ciò che il loro amore aveva dato loro.
Erano davvero una bella coppia, pensai tristemente.
“Andiamo!” mi disse improvvisamente Severus, staccando la cinepresa e prendendo il nastro tirandomi per un braccio. Lo guardai allarmata e feci per dire “Ma che..?” quando compresi ciò che aveva udito (come avevo fatto a non sentirlo? Forse ero troppo presa dai miei pensieri), in lontananza si sentivano dei passi svelti e non abbastanza silenziosi. Erano in tanti.
“Credo che sia frutto di un incantesimo tutto questo trambusto..” mormorai correndo dietro a Severus.
“Perspicace! Anche se troppo tardi a dir la verità” ribatté Severus con una nota di ironia.
Seguimmo un corridoio secondario, mentre tentavo di tendere l’orecchio oltre le pareti.
“Devono essere qui” disse una voce maschile sicuramente appartenente ad un giovane ragazzo.
“Sì, ma non ancora per molto. Lei è molto dotata.. ci avrà sentito arrivare” disse un’altra voce molto più anziana rispetto alla prima.
Una volta fuori corremmo oltre il cancello semiaperto e inoltrandoci così nuovamente nella foresta fitta.
La pioggia aveva cessato, ma nonostante ciò il terriccio sotto di noi era ancora fragile e mentre passavamo accanto alle rive del corso d’acqua cedette e caddi in acqua. Severus mi prese per un braccio, non lasciando che la corrente mi trascinasse via con sé. Quando riuscì a trarmi in salvo, crollammo a terra esausti.
Mi ritrovai sdraiata accanto a lui, stretta dal suo braccio, ci guardammo per un attimo e ci rialzammo senza dire nulla. Riprendemmo a correre e quando raggiungemmo l’auto, quest’ultima aveva le ruote squarciate.
“Dannazione!” imprecai.
Severus fece per cercare la bacchetta nella tasca dei suoi pantaloni, senza trovarla.
“Non ho la bacchetta” disse improvvisamente glaciale, “devo averla persa.”
“Merda!” aggiunsi poco dopo.
Come doveva essere per un mago, ritrovarsi senza la sua bacchetta dopo una vita nel mondo della magia?
Beh questo io non potevo saperlo, ero ancora troppo giovane e troppo poco dipendente dalla magia.. ma un uomo come Severus doveva sentirsi disarmato e in pericolo senza la sua bacchetta. Con questo, ci incamminammo cercando di seguire le tracce di pneumatici lasciate dalla mia auto.


Edited by sar3tta89 - 19/9/2009, 14:02
 
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~la nuit romantique
view post Posted on 19/9/2009, 20:50




Bravaa!! Aggiornamento molto gradito. ^^
 
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sar3tta89
view post Posted on 20/2/2010, 15:23




Eccomi tornata, ed ecco tornata con me la mia ff ^^ purtroppo non credevo sarei mai riuscita a proseguirla, ma a volte l'ispirazione torna e le idee pure. Spero che i capitoli successivi abbiano lo stesso successo che hanno avuto quelli precedenti. A breve dunque, prometto di mettere il nuovo capitolo non appena sarà concluso. Intanto pensavo di postare l'indice dei capitoli inseriti fino ad ora, così da riassumere brevemente la storia, per chi magari non la ricorda più e vuole proseguire nella lettura dei capitoli successivi.


- Indice –

1. La maledizione di una ragazza bizzarra
2. Il ratto mentale
3. Scuse sospette
4. Verità di Ghiaccio (prima parte)
5. Verità di Ghiaccio (seconda parte)
6. Legata al passato
7. Liliam
8. Appartengo a te
9. La storia del Daswa
10. Il danno
11. Un triangolo Pericoloso
12. Furto d’identità
13. La sottile linea tra passato e presente
14. Detenzione Forzata
15. Il ritorno




Breve riassunto: Sarah Michelle Morgan approda ad Hogwarts dopo aver ricevuto una lettera dal preside Albus Silente, dove le offre la cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure. Una volta arrivata, trova subito dei contrasti con il professore di Pozioni, Severus Piton, ma Sarah resiste alle battutine ciniche e fredde di Piton. Una sera, proprio mentre stava nel suo alloggio, Sarah da dimostrazione delle sue abilità speciali con cui convive da una vita.
Iniziano una serie di omicidi all'interno delle mura protette e Hogwarts, una volta sicura e forte, spaventa gli stessi insegnanti e i genitori degli alunni. Hogwarts è in pericolo, una strana creatura si aggira nel silenzio indisturbato e infonde terrore con le sue stragi. Le vittime presentano ferite profonde all'altezza del torace, dove il cuore viene strappato alla vittima ancora viva e cosciente. Chi può mai essere stato?
<Continua in Spoiler>
SPOILER (click to view)
Inoltre il ritorno di Jerard, nella vita di Sarah mette molto disordine nella sua mente. Jerard, l'uomo che l'aveva visto crescere, chi era in realtà? Per chi aveva lavorato per così tanto tempo?

Sarah si ritroverà così a condividere una dura realtà, una storia altalenante con il suo collega di pozione e un amore inevitabile per Jerard.
Fino a quando lei stessa non porrà fine alla sua esistenza, uccidendolo.
Cosa è successo a Sarah? Perchè il suo essere si era rivelato così tardi?


Ma ora Sarah è tornata, determinata a scoprire la verità e a capire chi veramente sta dalla sua parte.


Per chi non ha letto la mia ff, spero sarà invogliato a farlo, e con questo breve riassunto.

Con questo, concludo.
Al prossimo aggiornamento, dove spero possa esserci chiarimento sui fatti precedenti.

Bacioni, Sara ^^

 
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~la nuit romantique
view post Posted on 21/2/2010, 23:59




Io sono ancora qui che aspetto!^^ Mi raccomando!!
 
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sar3tta89
view post Posted on 23/2/2010, 15:52




Capitolo 16 appena sfornato e corretto ^.^

Mi fa piacere Ireeee che almeno tu sei ancora qui e scusa la "lunghisssssssima" attesa. Spero ne sia valsa la pena almeno.


Buona Lettura! ^_^




16. Le paure più profonde



Improvvisamente buio. Gli occhi erano velati, il buio mi circondava e il corpo era immerso nell’oscurità – scosso da brividi. Il cuore martellava nel petto e la fronte era madida di sudore.
Restai un tempo in interminabile a fissare il vuoto. Tutto ciò che poteva esserci intorno a me.
Niente.

Ero forse sull’orlo del baratro?

Così tante domande e così poche risposte.
Scossa e disorientata, tastai la parete vicino a me e cercai a tentoni una qualche porta o un interruttore.
La paura era parte di me, il fiato era corto, il respiro soffocato. La testa mi scoppiava, e i ricordi riemergevano nella mia testa. Mi trovavo in un corridoio, ne ero quasi certa.
Tastai ancora la parete ruvida, gelida e unica mia ancora di salvezza alla realtà. Quella realtà che mi stava portando alla pazzia. Vittima delle mie stesse paure, del mio stesso essere.
L’aria intorno a me era secca, quasi a malapena riuscivo a respirare. Nonostante ciò, mi trattenevo le braccia incrociate al petto per il freddo.
E’ la paura, mi ripetevo. Solo la paura.
Le mie dita sfiorarono un qualcosa di metallico, freddo: una maniglia.

Allora c’era una via d’uscita da quel posto?

Poggiai il palmo della mano incerta tracciandone i contorni. Non sapevo cosa aspettarmi.
Non sapevo se era giusto o no aprire quella porta.
Arresa abbassai la maniglia e mentre l’uscio si apriva vidi una luce sofferta, una luce che tentava di farsi spazio, contro l’oscurità maledetta che a malapena riluceva nella notte. Dalle tende semichiuse di una piccola finestrella, s’intravvedeva un letto e una sagoma inerte, se non fosse stato per l’alzarsi e abbassarsi del suo torace avrei pensato che fosse morto(o morta).
Il suo respiro nella stanza si poteva tastare con mano, si poteva sentire nella propria anima.
Riconoscevo quel cuore battere, riconoscevo il suo cuore. E per la prima volta da quando mi ero svegliata in quel posto, mi sentii rincuorata.
Un battito di troppo. Sussultava nel suo letto, in preda a qualche incubo.
Fibrillazione. L’incubo doveva farlo stare veramente male.
Respiro affannato. Potevo semplicemente capire che soffriva.
Lentamente scivolai vicino ai piedi del letto. Senza capire comunque, perché lui fosse lì in quel letto a dormire – quando il mondo là fuori mi cercava. Allungai una mano incerta verso la fronte imperlata da piccole goccioline di sudore, che si facevano largo in quel viso scavato dal tempo.
“Severus” mi venne da sussurrare quasi in pena.
E lui, come richiamato da quel sussurro trasalì. Quando i suoi occhi semi aperti incontrarono i miei trasparì della sorpresa in quello sguardo tenebroso.
Gli occhi color pece, mi osservarono a lungo. Il suo viso cambiò espressione, dalla sorpresa ci fu la confusione. Che strano vedere trasparire le sue emozioni. Perché mi mostrava ciò che stava provando?
Lui, così tetro e così glaciale. Un pilastro, duro come il marmo.
Lui.
“A cosa devo, questa visita – notturna?” accentuò l’ultima parola con maggior vigore, sedendosi.
Ancora sconvolta dal mio risveglio, lo guardai un attimo e sfuggii alla domanda guardandomi attorno sconvolta, finché non incontrai il mio riflesso, dove una giovane donna dai capelli lunghi si guardava spaventata.
“Non è successo..” mormorai, toccandomi i capelli.
Crollai davanti allo specchio, proprio come quella sera ad Hogwarts, quando avevo visto la mia vera natura riflessa nei miei stessi occhi neri. Tremavo, la paura mi aveva gelato il sangue.
Alzai gli occhi lucidi e incontrai lo sguardo di Severus seduto sul bordo del letto.
“Cosa mi sta succede Sev..?”
Lui aggrottò la fronte confuso.
Guardai allungo i suoi occhi finché non mi concentrai sulla sua canottiera che disegnava i lineamenti del suo corpo e il pantalone scuro che portava. Tornai sui suoi lineamenti notando quanto fossero duri, e quanto il suo sguardo accigliato fosse affascinante.
In quel momento mi resi conto che non m’importava di sapere, non fino alla mattina seguente. Ero sfuggita a lungo dai miei sentimenti, dai miei desideri, dall’amore.
Lo guardavo e ci vedevo tutto ciò di cui avevo bisogno e anche se in passato l’avevo allontanato, ora lo volevo più vicino a me di chiunque altro. Anche nel mio sogno era stato l’unico a starmi accanto e ad aiutarmi nel momento del bisogno. Avevo bisogno di lui.
Sapevo quel che volevo, almeno per quella sera. Le risposte alle mie domande potevano aspettare e soccombere ai miei desideri: solo per una notte.
Percorrendo i pochi passi che ci dividevano, lo vidi alzarsi e liberarsi di ogni dubbio – proprio come me – tagliando la distanza che ci divideva da ormai troppo tempo. Mi prese tra le sue braccia, e guardandomi negli occhi si avvicinò lentamente al mio viso; il primo bacio fu dolce, passionale e quelli che seguirono si fecero sempre più voraci e desiderosi. Mi sfilò la canotta, mentre io gli sfilavo la sua. Quella notte era destinata a noi, ci volevamo e anche se fosse stato solo per quella serata sapevo mi sarei accontentata a malincuore.
Forse ai suoi occhi ero patetica, o forse solo una stupida illusa, ma era mio quello notte. La luna per quella notte ci avrebbe protetti con il suo candore e le stelle avrebbero danzato mentre i nostri corpi diventavano una cosa sola e i miei sospiri si congiungevano ai suoi. I suoi movimenti erano dolci e sinuosi su di me, non c’era violenza, non c’era rabbia o rancore.
Mi voleva, mi desiderava e mi aveva. Desideravo fosse amore quella sua dolcezza, ma non ci credevo e non ci speravo. La speranza poteva divenire troppo dolorosa, più della stessa verità.


I raggi del sole solleticavano il mio viso, mentre le tende frusciavano al passare di un venticello che portava un delizioso profumo d’estate.
Girandomi nel letto per sfuggire al sole, ricordai di non essere nella mia stanza e di non aver passato la notte da sola con la paura del futuro e l’incertezza di non essere sola per affrontarlo. Sbirciai appena con gli occhi socchiusi e quando vagai abbastanza per vedere la sua schiena nuda, trascinai le lenzuola con me fino ad avvicinarmi molto vicino a lui. Gli cinsi i fianchi nudi, sentendo sulla mia pelle il calore della sua.
“Ieri, eri spaventata” mormorò meditabondo con la voce ancora impastata dal sonno.
Gli accarezzai i capelli corvini, sciogliendo ogni timore di aprirmi finalmente a lui.
“Non so, come incominciare..”
Si voltò a guardarmi e si avvicinò così tanto a me, che il suo viso sfiorò il mio.
“Ieri notte non sembravi così insicura” un mezzo sorriso increspò le sue labbra, maledettamente seducenti.
Gli strappai un bacio, infischiandomi delle sue battutine ironiche.
“Ho fatto un sogno.. era così maledettamente reale, Severus.”
Mostrò interesse e mi chiese di proseguire.
“Beh, ho vissuto sette mesi d’inferno.. ho ucciso qualcuno” non feci il nome, troppo spaventata dal fatto che Jerard potesse sentirci “e sono fuggita, il ministero mi dava la caccia e io.. io ero troppo spaventata Severus, e tu sei stato dannatamente bravo ad aiutarmi.. tanto da accompagnarmi in una spedizione presso l’organizzazione della Daswa. Ma lì, le cose si sono complicate, qualcuno ci ha seguiti.. tu hai perso la tua bacchetta. E non sapevamo cosa fare.. e lì, mi sono risvegliata, madida di sudore e disorientata. Molto disorientata, sono arrivata nella tua stanza.. e lì..”
Lui annuii, sapendo benissimo cosa era accaduto dopo. Il suo volto non traspariva un emozione, mentre io cercavo qualche risposta in lui. Ma niente, vuoto totale.
“Sev..” stavo per dire, quando lui premette una mano sulla mia bocca.
“E’ molto strano” mormorò “qualcuno deve averti somministrato qualcosa per farti vivere questo ‘incubo’.. ma questa persona non sapeva che su di te, nessuna pozione ha molta efficacia e che questo a volte ti comporta delle allucinazioni.”
“Ma..” feci per dire, quando lui posò nuovamente la mano sulla mia bocca.
“Dunque, il nostro caro Jerard ha fatto il passo sbagliato che aspettavamo.. ti ha somministrato in qualche maniera del Veritaserum, per scoprire qualcosa. Devo parlarne a Silente”
Si alzò velocemente, mentre il suo corpo nudo vagava per la stanza alla ricerca della roba da indossare. Non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso.
“Pensi ci avrà sentito?”
Severus con un sopracciglio inarcato mi scrutò: “Ti preoccupi che abbia sentito la tua eccitazione stanotte?” chiese ironicamente con malizia.
“No..” ribattei seccata, “mi riferivo alla nostra recente conversazione..”
Lui scosse la testa e poco dopo mi illuminò: “Vige un incantesimo sulla stanza, niente esce fuori da queste mura.. nemmeno i tuoi rumorosi sospiri.” E sorrise.

Il pensiero che Jerard avesse tentato di farmi del male, era per me fonte di delusione e faceva davvero male. Il mio cuore iniziava veramente a risentirne. Non potevo negare il mio sentimento verso di lui e questo mi terrorizzava. Ma questo non toglieva il fatto, che dovevo impedirgli di farmi ancora del male, perché se questo fosse accaduto non me lo sarei mai perdonata.

“Cosa devo fare io..?” chiesi tra un pensiero e l’altro.
Severus abbottonandosi la camicia scura, mi lanciò un’occhiata ironica e maliziosa.
“Cerca di non finire nel suo letto.” detto questo uscì dalla stanza, lasciandomi con una stretta al cuore.

Voleva solo quello da me?

Non poteva essere così difficile, pensai mentre stringevo intorno al corpo il lenzuolo per uscire così dalla sua camera e incespicando appena nella stoffa che mi copriva. Richiusi la porta alle mie spalle e quando sentii gli occhi su me, mi voltai incontrando così due occhi color ghiaccio chiudersi in una morsa ostile.
La luce e il buio, combattevano la loro lotta nel freddo gelido di quella casa ormai troppo stretta per i nostri problemi e il nostro inevitabile triangolo.
Dentro di me si scontrarono mille sensazioni e diversi stati d’animo e vedendolo voltarsi cercai di fermarlo, ma le parole mi si bloccarono in gola.
Cosa avrei potuto dirgli? “Non è come credi!”[?], assolutamente ridicolo.


Qualche ora più tardi decisi di affrontare l’inevitabile. Scesi al piano di sotto e trovai Jerard nel salotto che giocherellava con un braccialetto dall’aspetto femminile piuttosto che maschile.
“E’ di..” iniziai a dire, rompendo il silenzio e vedendo i suoi occhi alzarsi su di me.
… Emily, avrei voluto concludere, ma ero rimasta incatenata ai suoi occhi con la conseguente situazione di non riuscire a far uscire le parole che prima avrei liberato con naturalezza e schiettezza.
Il suo viso s’irrigidì rendendo evidente la rabbia, la gelosia, ma i suoi occhi dicevano tutt’altro. Non ce l’aveva con me, ma con lui. Era lui (Severus) la causa di tutto, sicuramente pensava questo.
“Jerard, io..” sospirai prendendo più forza possibile, avanzando di qualche passo nella sua direzione.
“No, piccola.. è chiaro” sorrise amaramente “tu lo ami, e questo non si può cambiare. Non posso farti scegliere me, anziché lui. E non sai quanto questo mi faccia sentire.. impotente!”
Mi sedetti un attimo, per assimilare il colpo.
“E’ una paura che non posso nascondere, quella di perderti. Non credevo potesse essere così difficile superarla.” aggiunse, mentre la sua voce melodiosa assumeva delle note stonate e amare.
“Mi spiace” fu l’unica frase che riuscì a proferire tra le lacrime, mentre lo vedevo alzarsi per venire da me. Si avvicinò e prese il mio viso tra le sue mani guardandomi a lungo, con gli occhi di ghiaccio che celavano così tanto dolore.
“Spiace più a me, Sarah.”
Mi schioccò un bacio sulla fronte e uscì dalla stanza facendo risuonare i suoi passi sulle scale in legno nel silenzio della casa.
Dopo che lo vidi andar via lo sguardo vuoto cadde oltre la finestra, al di fuori da quel mondo che talvolta diventava triste e doloroso scavando ferite troppo profonde perché potessero rimarginarsi in periodo breve. I lacrimoni avanzarono sul mio viso e ancora una volta, Sarah Michelle Morgan dava dimostrazione di quanto era debole e stupida. Non ero altro che una vittima della vita, proprio perché avevo deciso di diventarlo. Dovevo liberarmi di quel ruolo e combattere per me stessa e per chi mi voleva bene davvero. E soprattutto per la verità.
“Ti lascio per una mezza giornata, e ti trovo in lacrime?”
Mi voltai a guardarlo fermo sulla soglia del salotto, coperto nel suo mantello nero, con il viso impenetrabile e gli occhi neri profondi e più bui che mai. Rendendomi conto di quante ore fossero passate, saltai giù dalla poltrona e corsi da lui per stringerlo.

Un po’ impulsivo forse, ma non m’importava.

Sentii di stringere una statua fredda e rigida. Nessun sentimento, nessun fuoco che lo ravvivava dentro. Nessuna felicità manifestarsi nel vedermi. Lo lasciai immediatamente, ricomponendomi.
“Cos’hai scoperto..?” chiesi poco dopo, superato l’imbarazzo.
“Come tu sai, ne ho parlato a Silente.. e gli riferito tutto sulla tua visione. Ebbene, vuole che facciamo al più presto ritorno a Hogwarts.”
Scossi la testa. “Ma non possiamo! Nella mia visione è proprio quando sono tornata ad Hogwarts che è successo l’irreparabile!”
Accigliato, Severus storse appena il labbro inferiore.
“E’ stata solo una conseguenza del Veritaserum, Sarah. Niente di grave. Hai vissuto in un mondo che non esiste. Non saresti in grado di uccidere nemmeno una mosca!” quest’ultima frase s’impadronì di lui, facendolo sorridere ironicamente.
Lo ignorai, cambiando discorso. “La mia maledizione Severus, mi rende vulnerabile a queste pozioni. Come posso evitare che succeda un’altra volta, in futuro?”
Si passò una mano sotto il mento, accarezzandolo pensieroso.
“Penso, potremmo provvedere a qualche contro incantesimo. Prima ne parleremo a Silente, in ogni caso. Evitiamo di fare sciocchezze.”


Il ritorno ad Hogwarts fu seguito da rimpianti, dolore e un misto di felicità e tristezza. La scuola era ancora più bella di come la ricordavo, le torri spiccavano tra la luce e le ombre. I prati erano più verdi ai miei occhi. Hogwarts si presentava più imponente di quanto ricordassi, ma anche più spaventosa. Aveva quel qualcosa di tenebroso che mi rendeva inquieta, forse dovuto a quello che avevo vissuto nella mia allucinazione. Davanti alle grandi porte della Sala d’Ingresso ad aspettarci, c’era nientedimeno che Albus Silente.
“Bentornati” disse con voce soave alzando le braccia, “Severus, ti prego, saresti così gentile da precedermi nel mio ufficio. Dovrei scambiare due parole con Sarah e Jerard.”
Severus non disse una parola, annuì e spari tra le mura della scuola.
“Penso conosciate già, il motivo che mi ha spinto a farvi tornare qui.”
Albus incontrò lo sguardo vacuo di Jerard che scosse la testa e poi cercò il mio che annuii impercettibilmente senza farmi notare da Jerard. Attesi , mentre il fragore del vento faceva compagnia a lei e ai suoi pensieri.
“Jerard, saresti così gentile da seguirmi allora?”
Silente si voltò e prima di entrare, disse: “Sarah, penso tu dovresti aspettarmi nel mio ufficio assieme a Severus. E’ importante che io ti parli al più presto, ma prima lasciami spiegare a Jerard la situazione privatamente.”
Annuii e questa volta fui io ad attraversare le grandi porte seguita dall’anziano preside e da Jerard. Quest’ultimo era evidentemente confuso, il suo viso era circospetto e si guardava attorno con grande meticolosità.
Poco dopo, ci separammo e io arrivai davanti al grande gargoyle che si apriva su una piccola scala a chiocciola. La luce nell’ufficio di Silente era l’assoluta regnante. Ogni cosa splendeva, ogni cosa rischiarava la mente in quel luogo. E la tranquillità che vi era, non poteva che impregnarsi nell’animo delle persone che vi stavano all’interno.
Vidi Severus attento davanti ad un quadro, dove un vecchio uomo gli bisbigliava a bassa voce. Quando l’uomo nel quadro si accorse della mia presenza, smise di bisbigliare e Severus si costrinse a voltarsi.
Vedendomi là, non fece una piega e tornò ad ignorarmi completamente.
“Bene” dissi io, sentendomi preda di una certa rabbia “torniamo qui, e tu che fai? Torni ad ignorarmi?!”
Mi sentivo terribilmente stupida a fargli una scenata per una situazione simile e in una circostanza tanto tesa, ma il mio ego mi impediva di tacere, di tenere per me la rabbia per quel suo modo di fare che mi seccava alquanto.
“Hm-hm” mormorò indifferente.
Sbuffai e presi posto in un angolo, dove non feci altro che fissare Severus in una maniera insistente e provocatoria. Piton riprese a bisbigliare all’uomo del quadro, fino a quando, questo sparì dalla tela.
Voltandosi, vide i miei occhi scrutarlo ripetutamente.
“Sai di cosa deve parlarmi Silente?” domandai.
Ricevetti una scrollata di spalle e un “Non sarò io a dirtelo.” freddo e distaccato.
“A volte credo che tu non mi ascolta veramente.” aggiunge poco dopo, “La vita non gira intorno ad un triangolo amoroso, Sarah. Se non te ne sei accorta” e mi guardò gelido “e dubito tu l’abbia notato – là fuori c’è un tuo eguale che ti cerca. E non credo voglia semplicemente far l’amore con te.” detto questo, mi passò accanto sfiorandomi la guancia. Il contatto con la sua mano gelida, mi fece rabbrividire.
“E smetti di chiedermi perché mi comporto così con te. Non avrai mai una risposta dal sottoscritto.”
Quando sparì, mi alzai per seguirlo, ma alla soglia apparve il preside.
Che tempismo, pensai.
“Dubito che questa tua situazione, possa andare peggio.” mi riferì sedendosi dietro alla sua scrivania, “Sarah penso tu sappia che le cose ad Hogwarts non vanno più tanto bene, e vorrei assolutamente porre rimedio al più presto. Inoltre la situazione che si è verificata la scorsa notte, dopo la somministrazione del veritaserum alla tua persona mi ha preoccupato alquanto, e più del dovuto. Non possiamo rischiare una cosa simile un’altra volta.”
“Perché potrebbe rendermi indisponente?”
“No, non credo. Penso piuttosto che un’altra somministrazione di veritaserum possa comportarti un risveglio violento dell’essere che si racchiude in te. Il tuo stesso sogno l’ha presupposto. Dentro di te, c’è una creatura insaziabile che aspetta solo di essere risvegliata e io non posso permettere che accada nella mia scuola.. e ad una mia insegnante. Dunque, permettimi di decidere per la tua incolumità.”
Assentii, senza dire una parola.
“Ho ascoltato attentamente Severus, quando mi ha parlato del tuo sogno e credo di aver ben notato che hai dato un’ottima descrizione del luogo dove potrebbe trovarsi l’organizzazione della Daswa, dunque ti chiederò adesso se avrai il piacere di seguire un gruppo di maghi e streghe in spedizione al posto domattina sul presto. Vi è una certa urgenza di scoprire al più presto la verità e penso tu condivida.”
“Condivido pienamente, ma non so se sarò capace di descrivere esattamente il percorso fatto nel mio sogno.”
“Non ce ne sarà bisogno Sarah, ci affideremo ai tuoi ricordi - per il momento. Che ne dici allora?”
Silente apparve così convincente attraverso il suo sguardo vitreo, che non potei non accettare.
Una volta congedata dall’incontro con il preside, vagai a lungo per i corridoi. Sapevo che alla spedizione, Severus non vi avrebbe partecipato, in quanto Silente aveva detto che gli sarebbe potuta occorrere la sua grande esperienza di potion master. Pertanto, rassegnata a non incontrarlo più tanto spesso tornai nel mio alloggio e non appena socchiusi gli occhi sentii che ogni cosa presto si sarebbe rivelata, la verità sarebbe arrivata a galla e con sé avrebbe sotterrato tutte le nostre paure più profonde: per Jerard, la paura di perdermi, per me di affrontare me stessa e il mio futuro con qualcuno e per Severus quello che ogni notte nel suo letto lo torturava fino a farlo sussultare nel letto. Quella notte l’avevo sentito agitarsi nel sonno più e più volte.
Tutti avevamo delle paure da affrontare, anche il più cinico bastardo tra gli uomini. Tutti ogni giorno lottavamo contro le avversità della vita per andare avanti e tutti ci davamo da fare per una vita migliore. Tutti prima o poi vincono le proprie paura, sarebbe bastato solo il tempo e la pazienza. Le avrei superate presto, perché tutto era possibile nella vita.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 24/2/2010, 19:43




Carissima...*-*
Sto iniziando a leggere la tua FF...perchè, devo ammetterlo, mi incuriosisce parecchio...^^
Ho letto i primi due capitoli e sono molto interessanti e ben scritti...xD
Non continuo perchè ho mal di testa...ç__ç Altrimenti avrei concluso la lettura molto volentieri...*o*
Insomma per ora ti scrivo facendo sapere che la tua è una storia parecchio interessante e che cattura fin da subito il lettore...^^
Appena i miei occhi potranno continuerò a leggere..xD

Baci.
Laura
 
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106 replies since 30/12/2008, 22:27   1559 views
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