| Chiedo scusa il ritardo.. il capitolo l'ho terminato ora.. spero solo che mi perdonerete per i vari errori che sono "sicuramente" presenti nel pezzo. In quanto non ho modo di rileggerlo per ora... in ogni caso spero vi piaccia il capitolo e vi auguro buona lettura.
Un bacione, Sara. Notte a tutti =)
13. La sottile linea tra passato e presente
27 Ottobre - 1985
Una figura si appiattiva nell’ombra, mentre i seguaci del Daswa si spostavano da una stanza all’altra con preoccupazione nella sede centrale. Un Daswa era stato scoperto da soltanto un mese e già erano stati fatti tanti esperimenti, tante nascite erano avvenute, tante morti erano state portate a termine. Le donne lamentavano la loro situazione, il loro numero diminuiva all’interno dell’associazione. La figura nell’oscurità si spostò verso una donna che lo osservò a lungo prima di sorridergli dolcemente. “Derek” la voce melodiosa e leggiadra come sempre di quella ragazza dai capelli scuri e gli occhi color miele. Un viso così dolce. “Emily, ciao” Il suo sorriso per Derek valeva più di qualsiasi tesoro, ma da quando aveva saputo degli esperimenti non era più stato tranquillo. “Dovresti andare via da qui, Emy” Lo sguardo affranto della ragazza per un attimo lasciò il ragazzo interdetto. “Sai meglio di chiunque altro perché non lascio questo posto.” “Non puoi portare quella cosa in grembo.. il tempo sta scadendo..” il tono di quella frase suonò quasi come disprezzo verso la ‘cosa’ che portava in grembo. “Sarà parte di me, anche se non sarò in vita per poterglielo dimostrare.” “Non voglio perderti” Emily sfiorò il viso di Derek trattenendogli il viso tra le fragili mani – ormai quasi scheletriche per l’energia risucchiata dal feto dentro di lei. “Nemmeno io” lo sguardo tra i due fu intenso come quello di due persone fatte per essere una sola anima, come se fossero fuse in una sola essenza. Derek annuì e colse quel bacio gentile che Emily gli stava concedendo. Il tutto all’ombra dell’associazione, nessuno sapeva di loro. Nessuno era a conoscenza del loro amore, tranne una persona anche questa immersa nell’ombra – e nell’avida gelosia che solo un essere malvagio può contenere.
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Non riuscii a rilassarmi un attimo, un po’ per il dolore un po’ per il terrore che mi faceva formicolare la pelle. Ogni rumore a distanza di chilometri e chilometri mi faceva scattare e nonostante ciò Derek sembrava non preoccuparsene. Dormiva.. Perfetto! Cercai di sistemarmi bene tra una radice e l’altra del grosso albero, ma per quanto provassi a non pensare a nulla, i miei pensieri ricadevano su Severus. Alzai gli occhi e le fronde coprivano il cielo che ogni tanto s’intravvedeva soltanto grazie ad un leggero venticello caldo. Dov’era Severus? Perché era andato via senza dire nulla? Perché mi aveva lasciata così..? Scrollai la testa presa da una forte emicrania. Se non ci fosse stato l’albero a sorreggermi sarei crollata sotto il peso della stanchezza. Un’altra folata d’aria calda mi colpì, ma questa volta fu qualcosa di diverso come la presenza di qualcosa che ne preannunciava l’arrivo. Aprii gli occhi e vidi una manico di scopa arrivare proprio sotto il mio naso, montata da qualcuno. Alzai lentamente gli occhi e nel buio vidi soltanto una mano che m’invitava a salire. La presi solo perché l’istinto mi diceva di farlo. Ma poco dopo sollevati sopra il vuoto mentre l’aria mi rinfrescava il viso e mi tenevo stretta alla vita di quella persona seppi di aver fatto la cosa giusta. Perché quella persona non era altro che Severus. Derek rimase lì, sotto quell’albero inconsapevole di tutto, ma non guardai per scoprire se fosse davvero così. Semplicemente.. lo supponevo. Quando sentii nuovamente la terra sotto i piedi stringevo ancora forte la vita di Severus che ironico e sfrontato commentò: “L’hanno capito tutti che non vuoi lasciarmi” Sgranai gli occhi e guardai il prato pieno di alunni – considerata l’ora tarda. Tutti ci guardavano e sogghignavano, o bisbigliavano. I risolini delle ragazze furono acuti e qualcuno commentò: “Per la barba di merlino!”. Completamente in imbarazzo lasciai Severus di colpo e caddi dal manico di scopa, urtando contro il braccio dolorante. “Accidenti!” sbottai furente, ricordandomi anche di non dover avere proprio un bell’aspetto. “Oh santo cielo!” disse la voce familiare della McGranitt che poco dopo si fece largo tra la folla di alunni. “Vieni con me cara!” “Va tutto bene, Minerva..” cercai di rassicurarla, ma non volle sentir ragioni e mi portò da Madama Chips che stranamente non fu stupita di rivedermi da quelle parti. Si prese cura di me senza chiedere spiegazioni e quando riuscii a immobilizzarmi il braccio e la spalla mi spedì nell’ufficio di Silente. Entrai nella stanza circolare e mi guardai attorno per un po’, con circospezione. Non c’era nessuno. Poco prima di arrivare all’ufficio avevo saputo che Derek era stato recuperato da un altro uomo fidato di Silente e per quanto ne sapevo in quel momento si trovava in infermeria. Ma non era questo a preoccuparmi veramente, il ricordo di Jerard era troppo vivido nella mia mente. Non riuscivo ad immaginarlo freddo come l’avevo visto quella sera per la prima volta.. non era possibile. “Sarah” Mi voltai e vidi Silente raggiungermi con passo lento. Portava una vestaglia che copriva la lunga camicia da notte. “Professore!” lo raggiunsi e improvvisamente ero spaventata, ciò che poteva dirmi mi preoccupava molto. “Questa notte sono successe tante cose.. anche qui a scuola.” Sgranai gli occhi e tremai al pensiero. “Un altro.. omicidio?” “Mi rammarica molto.. tuttavia sì, c’è stato un altro omicidio.” Capii improvvisamente una delle tante cose che non mi avevano preoccupato fino ad allora, ovvero gli alunni che erano riversati nei prati della scuola quell’ora inoltrata. Un altro omicidio era stato compiuto, ma da chi?
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1° Novembre 1985
Deciso il ragazzo varcò l’ufficio principale dell’associazione. Un uomo stava seduto dietro la sua scrivania e lo guardò appena prima di tornare sulle sue carte e nei suoi affari. “Terence” esclamò Derek in tono supplichevole. “Che problema c’è, Derek?” Il suo tono era leggero, dolce nei suoi confronti, ma allo stesso tempo lasciava intendere chi comandava lì dentro. “Non puoi permetterglielo!” “Ha preso la sua decisione.” Derek in preda alla furia batté le mani sulla scrivania. Terence alzò lentamente gli occhi verso il ragazzo. “Calmati!” gli ordinò secco e leggermente irritato, mentre riordinava le sue carte. Il ragazzo tremava di rabbia. “No.. non posso.. lei non può..” “Derek, avrai la tua Emily.. sarà come te.” Disse compassionevole Rayne. “Ma non sarà lei..” “Le assomiglierà però” “Continuerà a non essere lei..” scosse il capo e strinse i pugni al solo pensiero. “Devi rassegnarti. Sarebbe morta comunque.” “E’ quello che dite tutti.. ma io non vi credo” Improvvisamente alla porta si sentì bussare con decisione. Terence lanciò un’occhiata di ammonimento verso Derek – che si mise in disparte, e invitò ad entrare. “Signore” il viso privo di rughe di un bell’uomo sulla ventina apparve sulla soglia. I suoi occhi azzurri erano come ghiaccio. Derek si trattenne dal guardarlo, non lo poteva sopportare. Sapeva che Jerard era il suo più prossimo rivale in amore. Emily gli voleva bene, erano stati insieme.. ma lei aveva scelto Derek. Ma perché allora Derek lo temeva ancora?
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“Com’è successo..?” chiesi con l’affanno e l’ansia che cresceva. Silente si tolse gli occhiali e con un gesto curato li pulì con un lembo della sua veste.. e senza guardarmi disse: “Ne riparleremo più tardi Sarah.. ora è bene trovare Jerard. E successivamente interrogare Derek.” Poco dopo ci trovammo in mezzo al corridoio, io che seguivo Silente senza sapere dove fosse diretto. L’affollamento degli alunni nei corridoi era esorbitante e Silente invitava gli alunni a far ritorno nei loro dormitori in attesa di istruzioni. “Severus” disse improvvisamente Silente bloccando Piton nel bel mezzo del corridoio con la bacchetta lungo il fianco. Non fece una smorfia, il suo viso rimase impassibile. “E’ il caos.. gli alunni non sembrano voler tornare nei loro rispettivi dormitori” lo disse con una nota di isterismo. Lo fissai e lui alla fine mi concesse un suo sguardo disinteressato che mi fece perdere l’attenzione. Ci ritrovammo a scrutarci anche nel bel mezzo dei borbottii e delle urla che si facevano sempre più assordanti.. ma improvvisamente mi sentii isolata, come se in quella stanza ci fossimo solo noi due. Aiutami.. - pensai inconsciamente e lui corrugò la fronte. “Severus e Sarah, vi incarico per rimettere l’ordine.” Lo guardammo tornando alla realtà ed entrambi ci dirigemmo in direzione diverse. Riuscii a riportare molti alunni nei loro dormitori e quando furono le 5 del mattino, rimase soltanto il silenzio. Un silenzio inquietante, dopo tutto quel putiferio. “Sarah” mi voltai di scatto e vidi Severus venirmi incontro mentre il suo mantello si alzava svolazzando dietro di lui. Avrei voluto dirgli tante cose, ma quello non era il momento giusto. “Ce l’abbiamo fatta!” sorrisi stancamente. Lui non rispose e mi guardò confuso. Ricambiai la sua occhiata e senza bisogno di parole capii: “Io.. non so perché l’ho pensato..” “Immaginavo..” fece una smorfia e si voltò. “No..” presi l’estremità del suo mantello e lo fermai “.. io..” “Tu?” mi sollecitò impaziente senza voltarsi avanzando di altri due passi nella direzione opposta alla mia. “Ho paura” sospirai quando ormai era tanto lontano da non potermi sentire. Tuttavia Severus si fermò. Non potevo sapere cosa pensava, o che espressione c’era sul suo viso.. mi costrinsi a non andargli incontro. Desideravo un abbraccio, un po’ di conforto.. la sera prima la verità in cui avevo creduto era stata stravolta ancora una volta. Jerard non era stato altro che un altro errore.. ero incappata in un altro errore senza saperlo. E l’unica persona che poteva capirmi era un possibile sospettato di quello che ci accadeva intorno. Severus rimaneva la mia unica speranza.. ma non volevo sperarci troppo, temevo di rimanerci delusa. “Non puoi averne” affermò con un nota d’incertezza. “Perché?” “Sei qualcosa di oltre il normale.. e hai paura?” “Sì.. tu non ne hai mai?” chiesi poggiandomi alla parete, mentre lasciavo che il mio corpo sprofondasse. Rimasi seduta sul pavimento con le ginocchia strette al petto, come una bambina che ha paura dell’uomo nero avrei voluto avere una coperta per coprirmi sino alla testa. Volevo nascondermi, non volevo più essere coraggiosa e vedere altre cose che mi avrebbero spaventata oltre. Severus non rispose alla mia domanda, e non riuscii ad interpretarla. Sparì ancora una volta.. ormai non faceva altro.. “Sarah?” mi voltai con gli occhi che bruciavano. La McGranitt mi guardò un attimo e poi mi prese per le spalle e mi aiutò ad alzarmi. “Cosa succede?” mi porse un fazzolettino e lo presi senza esitazioni. “Niente.. un crollo” sorrisi con amarezza sia nella mia voce che nell’espressione. “Oh cara, vieni. Ti faccio preparare qualcosa di caldo. E dovresti anche riposarti..” “No.. voglio sapere.. cosa succede” singhiozzai. “No meglio che prima che ti riposi” “No..” “Sarah” mi pregò la McGranitt trascinandomi “Non mi costringere a..” Mi sciolsi dalla sua stretta e lei borbottò qualcosa e poco dopo crollò il buio.
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5 Novembre 1985
La gravidanza ormai era arrivata al termine, i membri prepararono due sale parto per il taglio cesareo.. il cuore di Derek si strinse mentre baciava per un’ultima volta Emily. “Ti prego..” disse Emily tra un singhiozzo e l’altro “.. promettimi che ti prenderai cura di lei.. e della mia famiglia..” “Lo prometto..” rispose Derek con tono soffocato. Qualcosa gli premeva contro la gola e gli occhi gli bruciavano tantissimo. Le lacrime minacciavano un esplosione imminente. Emily si strinse a lui ancora una volta. Vide ancora una volta il suo bel viso.. i suoi occhi color miele.. i suoi capelli ramati.. “Ti amo” “EMILY MORGAN” si sentì chiamare. Lei scoppiò a piangere e disse: “Ho paura.” Derek la strinse forte. “Non posso lasciarti” “Non voglio che mi lasci” iniziò a mormorare spaventata. “EMILY MORGAN” ripeté la voce femminile. Guardò Derek che la prese per mano e svoltò l’angolo insieme a lei. Davanti a loro si parò Jerard con lo sguardo di chi ha perso qualcosa e ne sta soffrendo parecchio. “Emily” Lei lo guardò prima di abbassare gli occhi e dire: “Mi mancherai” Quelle parole lasciarono Derek con una fitta al cuore, talmente forte da fargli desiderare di morire subito, in quel preciso istante.. pur di non dover assistere a quello scambio di parole tanto negate. “Anche tu.” Disse Jerard con un tono di malinconia. Emily varcò la soglia di una sala d’attesa dove altre donne attendevano il loro destino. Una donna l’accolse e la portò in un’altra stanza.. Mentre Derek osservava cupo la sala d’attesa qualcosa lo colpì alle spalle e da lì calò il buio e l’inquietudine.
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Al mio risveglio vidi soltanto il soffitto illuminato, ma ero troppo stordita per guardarmi attorno. Sentii l’eco delle voci che mi stavano attorno. “Si sta svegliando..” disse una voce di donna. “Santo cielo, povera cara” riconobbi immediatamente la McGranitt Povera? “Severus come hai potuto lasciarla sola?” aggiunse poco dopo Minerva. “Un’altra volta poi…” disse la voce che non riuscivo a riconoscere. “L’avevo appena lasciata” rispose con voce piatta Severus. “Ma dopo quel che è successo qui a scuola.. non dovevi!” Cos’è successo? Un altro omicidio? “Silente ha ordinato una stretta sorveglianza..” Stretta.. sorveglianza? Provai a muovermi e tutti si zittirono, aprii gli occhi. “Sarah?” disse la voce – ora più chiara. Era Madama Chips. Mi passò una mano sotto la testa e mise un cuscino per alzarmi appena per vedere meglio. Lei, la McGranitt e Severus. Tutti mi fissavano con preoccupazione, e notai le tendine che coprivano il mio lettino. La McGranitt mi guardò appena da sgranare gli occhi(me ne ero accorta soltanto io – forse). Severus non batté ciglio, il solito uomo dal cuore di pietra. E Madama Chips mi porse una fialetta rifilandomi un “Ti farà bene”. Bevvi. Sentii la terra mancare, il mio corpo sembrava aleggiare in uno strano senso di vuoto. “C-cosa..” non riuscii a terminare che restai come paralizzata. “OH CIELO!” esclamò la McGranitt “che le succede?” Severus si fece largo e disse: “Con lei questo non funziona..!” mi trascinò di peso sino al bagno, lì mi aiuto a espellere dal corpo la sostanza misteriosa. “Ma non le ho dato nulla di pericoloso!” ribatté poco dopo Madama Chips ansimando. La McGranitt la portò via: “Vieni, andiamo da Silente”. Solo loro sapevano cos’ero.. solo loro sapevano che ero un Daswa e che qualche cura poteva essere soltanto velenosa per il mio organismo. Beh in verità questa era una novità anche per me.
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10 Novembre 1985
Il buio fu l’ultima cosa che Derek poteva ricordare, una donna continuava a chiedergli ormai da giorni: “Ricordi qualcosa?” Aveva chiesto dove si trovava, chi era.. gli avevano risposto “Sei al San Mungo” oppure “Recupererai presto la memoria” erano le uniche risposte che riuscivano a dargli, per il resto c’era il vuoto. Non sapeva niente di se stesso e di cosa gli fosse accaduto. Sentiva dentro un dolore crescergli dentro, ma non sapeva il perché facesse tanto male. Stava soffrendo e non ricordava perché.. .. era perso, non era più nessuno.
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Mi trascinai lungo il pavimento. Tossii. “Come stai?” chiese Severus avvolgendomi nel suo mantello. “Cosa sta succedendo?” Lui si chinò vicino a me e mi guardò negli occhi. “Vorrei saperlo anche io.. ricordi il veritaserum?” “Sì” assentii dopo un colpo di tosse. Stavo malissimo. “Ricordi l’effetto?” Annuii appena. La testa mi esplodeva e la nausea predominava. “Credo che certi rimedi con te non servano.. il tuo organismo non riesce a smaltirli..” “Sono incurabile?” “No, anzi.. credo che tu riesca a guarire comunque.. ma i rimedi magici rallentano la tua guarigione.” “Cioè su me avrebbero l’effetto contrario..?” “Esattamente.” Mi passò una mano sulla fronte madida di sudore. “Hai le pupille dilatate..” “Cosa mi è successo?” “Ricordi qualcosa?” mi alzò il mento per controllarmi meglio il viso. Lo fissai con sguardo vuoto, mentre mi toccava con gesti gentili e delicati. “Ricordo di aver parlato con la McGranitt.. ha tentato di portarmi nel mio ufficio credo.. voleva che dormissi..” “Improbabile” mormorò tra sé. “Cosa?” chiesi perplessa. Mi guardò appena. “La McGranitt era con Madama Chips.” “Impossibile!” esclamai. “O molto probabile che qualcuno abbia utilizzato la pozione polisucco.” “E perché?” “Questo è ancora da scoprire.” Poco dopo mi ritrovai a fissare il mio riflesso. Il mio viso era stravolto e la pelle era imperlata di sudore, gli occhi erano nerissimi.. mi sentivo un’estranea a me stessa.. per la prima volta mi chiedevo chi fossi veramente, se era veramente il mio riflesso quello che vedevo.. se ero io la donna che si trovava lì.. seduta. Ero persa.
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