Bene, per questa volta mi permetto di scrivere il mio commento alla fine.. per evitare anticipazioni o quelle che potrebbero sembrare anticipazioni. Con questo..
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BUONA LETTURA!
11. Un Triangolo PericolosoDavanti alla proposta di Silente di essere sottoposta ad una protezione speciale mi sembrò quasi di essere nel film
The Bodyguard, dove Kevin Costner proteggeva la bella cantante di fama mondiale Whitney Houston.. e per giunta i miei bodyguard sarebbero stati Jerard e Severus, ma entrambi non sembravano entusiasti di stare per più di un minuto nella stessa stanza e la convivenza sarebbe stata presto claustrofobica, di questo ne ero certa.
Il luogo dove venni portata era lontanissimo da Hogwarts, ma comunque sia non mi venne riferita per nessun motivo la destinazione, a quanto pare vi era una protezione sulla destinazione di cui il custode era uno tra noi e sicuramente non io.
Partimmo subito, nonostante avessi detto che non approvavo l’idea di allontanarmi da Hogwarts, ma secondo Silente l’assassino colpiva tutti quelli che si trovavano vicino a me e che se continuavo a stare lì avrei messo a rischio non solo la mia vita ma anche quella degli studenti(e professori compresi!).
Dunque alla fine mi ero lasciata convincere e avevo dato il via ai preparativi. Jerard era sollevato all’idea di portarmi via lui, mentre Severus partì due giorni prima per poterci aspettare lì ed evitare eventuali agguati. Avevo notato il loro evidente contrasto e cercavo di non farne parola per non irritare Jerard, e far sì che la situazione diventasse soffocante.
Una volta a destinazione Severus ci attendeva vestito da perfetto babbano (la cosa mi stupì parecchio, tanto che restai estasiata dalla sua naturalezza anche in quelle vesti) e ci accompagnò all’interno di un auto con i vetri oscurati dove alla guida c’era un uomo fidato di Silente.
Per tutto il viaggio cercai di evitare gli sguardi in cagnesco che si lanciavano Jerard e Severus, e non parlai tutto il tempo cercando di restare tranquilla nonostante quell’aria tesa e pesante.
Giunti a destinazione Severus scese e portandosi avanti a me si diresse verso una casetta, mi guardai intorno, eravamo nel bel mezzo di una vecchia campagna abbandonata. L’erba secca era altissima e sicuramente non trattata, ed arrivava fino alla vecchia casa - che assomigliava più ad una baracca che si reggeva in piedi per miracolo - attraversammo il ciottolato e raggiungemmo il portico, da lì si poteva vedere che oltre l’erba alta c’erano anche un vecchio fienile adiacente alla casa, ma nessuna traccia di vita.
“Dove siamo?” chiesi avvicinandomi alle finestre rotte per curiosare all’interno della casa.
“Non importa” mi rispose secco Severus.
Jerard trovò una scusa per attaccarlo. “Potevi risponderle più educatamente!”
Ma Piton, non lo degnò di uno sguardo e continuò a perlustrare il posto in cerca di qualche segno probabilmente.
“Jerard non fa nulla, ci sono abituata.” dissi supplichevole, vedendo che stava per riaprire bocca. Gli occhi color ghiaccio mi trafissero e mi guardò frustrato senza dire una parola.
Cedetti e abbassai gli occhi, tornando a guardare la giacca nera che portava Severus. Davvero carina – pensai tra me e me, e poi scossi la testa rendendomi conto dei pensieri inadeguati al momento finchè non mi parve per un attimo di vedere Severus voltarsi e sorridere appena.
Entrammo nel fienile, non c’era niente, altro che fieno e strumenti da lavoro arrugginiti.
“Ecco” mormorò Severus sollevato invitandoci ad avvicinarci.
Entrambi arrivammo vicino ad una vecchia pala e io la guardai confusa, finchè Severus con tono annoiato disse “E’ una passaporta”.
“Ahhh” risposi illuminata. “Al mio tre. Uno.. due.. tre!” tutti insieme avvicinammo la mano sulla passaporta e una sensazione di vuoto prese il sopravvento su di me, sentendomi scaraventata contro il pavimento in legno di chissà quale posto. Non ero abituata a viaggiare con le passaporte e infatti urtai la schiena contro il pavimento – anche quello in legno.
“Ahia” mormorai riaprendo gli occhi. Ci trovammo nuovamente sotto un portico, ma questa volta era decisamente diverso da quello della baracca.. era praticamente in buono stato e le ringhiere in legno erano di un color bianco sbiadito. Mi voltai verso la porta bianca e Severus aprì la porta e ci invitò ad entrare. L’ingresso di una normalissima casa si aprì davanti ai nostri occhi.
“Dovremmo limitare l’uso della magia” disse Severus “e accontentarci di normali apparecchi babbani.”
“Va bene” assentii vagando all’ingresso e affacciandomi ad ogni stanza per curiosare. “E’ bellissima” mormorai sorridente dimenticandomi per un attimo di tutto e tutti.
“Sì” rispose Jerard dietro di me, voltandomi lo guardai con un sorriso felice stampato sul volto e lui sereno fece altrettanto. Era tanto tempo che non mi sentivo più con quell’innata felicità che mi esplodeva dentro, era tanto tempo che non mi sentivo protetta e serena.
Sì, proprio serena nonostante quello che accadeva fuori da quei confini. Forse era una sorta di egoismo, ma in quel momento i pensieri scivolavano liberi dalla mia testa inebriandomi di una tranquillità che non assaporavo da tempo.
Severus apparve alla porta della stanza dove ci trovavamo io e Jerard e urtò i miei pensieri felici ricordandomi perché stavamo lì.
“Sarebbe bene che io vi spiegassi le regole della casa.”
C’era dell’ironia nella sua voce.
Ci portò in un grande salone ammobiliato con arredamenti molto antichi per il resto della casa, Severus si accinse accanto alla finestra degnando del suo sguardo più profondo all’esterno della casa. Io e Jerard prendemmo posto davanti a lui, sebbene Jerard non fosse del tutto convinto rimase comunque silenzioso e aspettò con me di ascoltare il professor Piton.
“Silente, ha pensato bene di mandarci qui per una sola motivazione.” incominciò lentamente con un’aria leggermente seccata “Proteggere l’incolumità della professoressa Morgan” lo guardai con risentimento.
Ora sono la professoressa Morgan? – pensai e improvvisamente sulla faccia di Severus apparve un’irritante sorriso compiaciuto che mi fece distogliere lo sguardo per l’irritazione.
“e permettere ad altri alunni di vivere.” anche qui sorrise divertito –
come per colpevolizzarmi dell’accaduto, tanto che sentii Jerard irrigidirsi e vidi i suoi pugni stringersi convulsamente sotto il tavolo.
“Mi pare chiaro che vivremo qui con delle regole” proseguì Severus come se niente fosse “e che piaccia o no, verranno seguite. Le stanze al piano di sopra saranno i nostri rispettivi alloggi in cui passeremo la notte e durante il giorno invece occuperemo il pian terreno.”
“Perché?” chiese improvvisamente Jerard.
“Perché sarebbe bene, stare tutti nelle vicinanze piuttosto che uno lontano dall’altro.” spiegò Severus con estrema asprezza. “La casa è munita di una barriera antimaterializzazione come quella per Hogwarts, ma non significa che per un eventuale errore venisse trovata la passaporta che ci ha portati fino a qui. Detto questo, la notte faremo i turni di guardia per essere sicuri di non venire sorpresi durante il sonno e per giunta impreparati.”
“D’accordo” annuì e anche Jerard fu d’accordo.
La giornata tutto sommato passò in fretta e la notte iniziai io con il turno di guardia – anche se Jerard aveva insistito per farlo lui il primo turno, ma anche io ero stata abbastanza testarda da riuscire a convincerlo e gli avevo augurato una serena notte. Severus al contrario suo, non si era nemmeno proposto e quando iniziammo a discutere su chi cominciasse sparì nella sua stanza e non vi fece più ritorno.
Alle quattro in punto del mattino, Jerard venne a sostituirmi e mi diede a sua volta la buonanotte. Abbandonai il lungo corridoio ed entrai nella stanza fredda, lasciandomi cadere sul letto stanchissima. Più tardi, a svegliarmi furono il cambio della guarda e sentii Jerard parlare con Severus.
“Sei convinto che con il tuo comportamento, lei ti apprezzerà di più?” chiese acido – come mai l’avevo sentito.
Severus emise una risata bassa e roca per il sonno.
“Se vuoi un consiglio, comportati diversamente se vuoi che lei ti noti.” il suo tono era ironico, ma nello stesso tempo c’era una tonalità di sfida che differenziava il tutto.
“Che diavolo insinui.” ringhiò in un sussurrò Jerard.
“Quello che ho appena detto” rispose in tono pratico Severus.
Sentii Jerard lasciare il posto di guardia e sbattere fortemente la porta. Restai per un attimo assorta a guardare il buio e m’immaginai come sarebbe stato al fianco di Jerard.
Scossi la testa cercando di riaddormentarmi e mi rigirai per parecchio nel letto senza trovare pace, finchè non fui
quasi spinta ad andare nel corridoio - se non fosse stato che a bloccarmi c’era l’idea di avere una conversazione con Severus, e se fossi andata proprio in quel momento, sapevo che lui avrebbe dedotto che avevo origliato la loro conversazione e non potevo permettergli di crogiolarsi nella gioia anche per quella ragione. Ma poco dopo crollai nuovamente in sogni stranissimi.
La mattina seguente scesi per fare colazione e trovai Jerard che guardava fuori dalla finestra incantato, e distogliendo lo sguardo mi vide. I suoi occhi si illuminarono e io mi sentii imbarazzata. Non avevo mai pensato che possedere l’aspetto della donna che avesse amato per tanto tempo, potesse essere ancora splendido ai suoi occhi(ero un mostro che le aveva ucciso l’amata..), ma a quanto pare mi amava alla stessa maniera.
Cercai di sorridere serenamente, ma il risultato fu pessimo.
“Qualcosa non va?” mi chiese sottovoce, mentre passava Severus davanti alla stanza gettandoci un’occhiata disinteressata.
“Tutto bene” risposi, lui avvicinò la sua mano per metterla sulla mia e io per qualche ragione feci scattare la mano lontano. Lui mi guardò sconfortato e allontanò a sua volta la mano.
Non disse più una parola, e io per l’imbarazzo feci altrettanto. Mi sentivo davvero in colpa.
Abbandonai ben presto quella stanza e mi lasciai andare in un’altra davanti ad un buon libro, dato che le possibilità di fare qualcosa di interessante erano scarse. Severus d’altro canto continuava ad occupare la stanza contigua alla mia senza farsi ne vedere o sentire man mano che le ore passavano. Jerard invece per quanto ne sapevo era rimasto in cucina a preparare qualcosa per la sera. Tra noi era l’unico veramente bravo a cucinare e l’unico in grado di farci mangiare qualcosa di decisamente consistente.
In poco tempo, o così mi parve fosse, il tempo volò e due settimane passarono in quella che sembrava una pacifica tranquillità. Meglio di come mi sarei aspettata. La convivenza forzata non era più tanto difficile da accettare e parve che anche Severus e Jerard evitassero caldamente altre discussioni dopo la prima notte.
Per quanto potevo, cercavo di comportarmi normalmente ma notavo sempre più lo sguardo di Jerard posarsi addosso e non potevo più sfuggire, prima o poi avrebbe capito che sapevo. Dunque una sera mi decisi a parlargli e mentre varcavo la soglia, lo vidi seduto accanto al fuoco che fissava la legna ardere con sguardo perso.
“Jerard” dissi avvicinandomi a lui con circospezione, lui si voltò a fissarmi e mi sorrise appena prima di tornare a fissare il fuoco.
“Piccola” disse poco dopo “è così difficile.”
“Difficile?”
“Sì, starti accanto ora.” Si guardò le unghie con finto interesse “Amavo Emily, ma.. tu le assomigli così tanto, e l’unica cosa a differenziarti e proprio il carattere. Non è come il suo e io.. mi sento così in colpa”
Feci spallucce e non dissi nulla guardandolo di sottecchi.
“Sai di che parlo?” mi chiese improvvisamente. Non potevo mentire e annuii.
“Immaginavo.. hai sentito la nostra conversazione quella notte, vero? L’ho capito, non sei brava a mentire mia piccola Sarah.”
“Mi sentivo a disagio” mormorai con una vocina flebile, come quella di una bimba che sa di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Ti metto a disagio?”
Scossi la testa e aggiunsi “No”.
“Il fatto che ti amo, ti mette a disagio?”
“Jerard.. è che io, non posso fare a meno di te ma non in quella maniera che pensi tu. Non riesco a vederti diversamente, nonostante una parte di me ti vuole bene in una maniera che sconfina con l’amore. Ma il fatto è che io non posso. Non posso davvero!”
“C’entra lui.. vero?” sorrise amaro, ma dopotutto era sincero e dovevo esserlo anche io.
“In un certo senso..”
Rise. “Sì, era più che immaginabile” i suoi occhi facevano trasparire tristezza, dolore.
Gli presi il volto tra le mani. Non ebbi modo di prevedere quello che sarebbe successo dopo quel mio gesto sconsiderato. Jerard prese le mie mani e si avvicinò al mio viso per strapparmi un bacio. Un bacio strano, diverso da un bacio vorace, passionale.. era dolce, avevo un sapore diverso da quelli di Severus. Direi proprio che erano l’esatto opposto lui e Jerard.
Mi lasciai andare, sciogliendomi inevitabilmente in quella trappola di zucchero.
Sentii le mie labbra portate a seguire una danza lenta, profonda.. e intensa, finchè: “Hm-hm” qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce e io scattai voltandomi abbastanza per vedere che Severus ci guardava freddo come il marmo e si trovava immobile accanto allo stipite della porta. I miei occhi cercarono il pavimento e l’imbarazzo mi sotterrò di qualche metro.
“Che c’è?” sbottò Jerard seccato.
“Ho interrotto qualcosa?” ribatté glaciale ma ironico, Severus.
“Niente” rifilai io ritornando a guardare il pavimento.
“Fatti gli affari tuoi” sfuriò Jerard sull’orlo di un’esplosione atomica.
“Che bel quadretto!” mormorò Severus aspro.
Fu un continuo battibeccare per un arco di tempo infinito, ma in realtà il tutto avvenne nel giro di un secondo. Le battute sfilavano veloci contraccambiate da altre battute.
Finchè non esplosi io. “INSOMMA BASTA!”
Sia Jerard che Severus mi guardarono, quest’ultimo accigliato.
“Dovevi dirci qualcosa..?” chiesi senza tornare al discorso precedente.
“Sì, volevo parlare con lui” e un sorriso di Severus si stampò in faccia vedendomi confusa “ma evidentemente è troppo occupato.” Il sorriso divenne ironico.
Sbuffai e mi resi conto che ero ancora troppo vicina a Jerard. “Maledetto” sussurrai, tanto che nessuno dei due mi sentì e lasciai la stanza.
“Non al piano di sopra!” mi ordinò Severus e io lo mandai al diavolo, salendo le scale sfrontatamente.
Una volta nella mia stanza cercai di sentire la conversazione, ma evidentemente Severus aveva lanciato un incantesimo per non permettermi di ascoltare e per tutto il tempo restai nella mia stanza come un’anima in pena, andando avanti e indietro da un muro all’altro della camera.
Più tardi, qualcuno bussò alla porta e io che mi ero stancata abbastanza di starmene in giro per la stanza senza nulla fare, mi ero distesa sul letto. “Avanti”
Pensavo di trovare alla mia porta Jerard, ma invece Severus avanzò e mi disse: “Devo parlarti.”
Mi alzai e gesticolai di fare come voleva, ero troppo nervosa.
Si sedette ai piedi del letto lisciandosi appena la veste sulle gambe.
“Interessante” sibilò tra i denti “pensavo ci sarebbe voluto del tempo prima di farti baciare anche da lui.”
“Sei venuto a parlarmi di questo?” chiesi stizzita.
Lui rise. “In verità no”
“E allora dimmi quello che devi dirmi e vattene” ribattei.
I suoi occhi neri mi colpirono come non faceva più da tempo e io distolsi lo sguardo.
“Silente ci ha detto che è venuto a capo di qualcosa.. un altro daswa con doti più sviluppate delle tue, ma umano abbastanza da confondere la sua vera natura, si aggira per la scuola. Ma non è solo.. Silente pensa ce ne siano altri, e tutti comandati da una sola persona.”
“Studenti?”
“Non credo che si nascondano in vesti di studenti.”
“Terrance Rayne li comanda.. e lui vero?”
“No, è morto lo scorso anno.”
“Scherzi? Ma..”
“Silente ha detto di farlo sapere solo a te.”
“E a Jerard.” aggiunsi.
“No.”
“Ma..”
“Niente
ma.. Sarah. Silente teme che Jerard ci abbia detto la verità soltanto per manipolarci a credere in lui. Lo ha mandato qui, per convincerlo del fatto che noi ci fidiamo.. nonostante
fossi contrario, ho accettato solo per poterlo tenere sotto d’occhio.”
“Non ci posso credere” affermai scuotendo la testa.
Conoscevo Jerard da una vita e non lo credevo capace di una cosa simile.
“Solo perché ti ha baciata?” chiese ironico Severus.
“No”
“Donne.” mormorò alzandosi e voltandosi una volta alla porta. “Mi deludi piccola Sarah” sorrise vedendomi contrarre il volto in una maniera grottesca.
“Vattene” sibilai furiosa e Severus sparì poco dopo richiudendo la porta alle sue spalle.
Non potevo credere alla possibilità che Jerard fosse immischiato in quella faccenda, che potesse mentire su una cosa tanto terribile. Che mi stesse prendendo in giro per essere sicuro che io mi fidi di lui.. no, non ci riuscivo. Non potevo credere davvero in quella falsa realtà!
Durante la notte ripensai alle parole di quel misterioso enigma che ormai da tempo avevo messo da parte:
Lo scoprirai presto. Ciò che cerchi è la risposta a tutto ciò a cui sei legata. Ha a che fare con il passato stesso. Devi solo porti la domanda giusta, Sarah.Dopo il ritorno di Jerard, quelle misteriose parole le avevo collegate al fatto che fossi un daswa, che fossi una persona con l’immagine di un’altra.. dunque legata a qualcuno che facesse parte del mio passato.. ma “
Ciò che cerchi è la risposta a tutto ciò a cui sei legata.” non mi convinceva più.
E se fosse stata la risposta al fatto che Jerard era in realtà un traditore?
Dopotutto ero legata a lui e non sarei mai riuscita a immaginarmelo in quelle vesti, ed era una scusa al fatto che la risposta fosse collegata a qualcosa a cui tenevo molto.
Forse era seriamente così, ma non potevo saperlo.. non fino ad averne avuto le prove. E così mi addormentai facendo incubi su creature spaventose che si aggiravano su Hogwarts con grandi ali e denti aguzzi sporgenti. Quando mi svegliai sentii che qualcuno bussava alla porta, guardai l’orario. Le sette e mezza del mattino.
“Chi è?” chiesi con voce bassa e roca dal sonno.
“Io” disse Jerard.
“Vengo tra un po’, tu inizia a scendere” dissi iniziando a far luce nella testa e acquisendo le notizie della notte precedente. Improvvisamente dell’imbarazzo per il bacio non vi era nemmeno più l’ombra – da sembrare una cosa davvero infantile - davanti all’orribile possibilità che Jerard Constantine non fosse altro che un traditore e io nient’altro che una sua vittima che provava a credere ad una realtà diversa da quella che si proponeva essere la verità.
E questo era davvero un bivio nella mia vita:
credergli o no?
OoooK ragazze, non mi picchiate! Non posso farci niente se ci sono sempre triangoli amorosi nelle mie storie
ma è più forte di me!
Mettono così pepe alle situazioni xD
e Poi perchè non sospettare del bello e buono Jerard! Ehhh
Dunque spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che questo capitolo non sia stato troppo smielato o noioso, perchè non me lo perdonerei mai -.-''
Quindi, con sincerità criticate..e scusate gli eventuali errori di battitura, anche se l'ho rincontrollato due volte.. ma non si sa mai!
Un bacione Sara