Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Silent Screams – Sotto il velo

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•.:.• Lady Death •.:.•
view post Posted on 4/2/2009, 19:21




Waaaaaaw!! Che bei capitoli!! Soprattutto il secondo!!!

Bellissimiiii!!
 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 4/2/2009, 21:45




Che bel capitolo! Finalmente c'è stato uno scossone alla loro relazione....che coraggio ha avuto Sarah a dire a Sev che lo ama, io non so se ce l'avrei fatta con un tipo come lui....e comunque il bacio è stato bello, però lui fa assai lo s*****o!
E gli riesce pure molto bene!
Beh, ora sentiamo cosa dice Jerard......ma poi chi era il tipo alla Testa di Porco?? Sev arriva sempre nei momenti giusti.....!!!
 
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SlytherinSnapeFan
view post Posted on 6/2/2009, 13:08




Che bella questa ff! bellissimo quest'ultimo capitolo!
 
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sar3tta89
view post Posted on 6/2/2009, 20:08





Viiii ringrazio Ragazze *_* sono contenta che il capitolo sia stato di vostro gradimento, grazieee a Ire, •.:.• Lady Death •.:.•, LadySeveraPendergast ! Perchè ogni volta i vostri commenti mi fanno sorridere.. e perchè le vostre domande mi impongono di proseguire la ff... e grazie mille anche a te Slytherin, sono contenta che anche tu abbia apprezzato la ff fino a questo punro :)
Grazie anche a tutti quelli che hanno seguito fino ad ora la ff, perchè mi fa davvero piacere..
Vi preannuncio che il prossimo capitolo è carico di risposte, spero abbastanza perchè possiate iniziare a capire... per ora è a metà della sua stesura, ma vi prometto che sarà 'esplosivo' :D
Farò del mio meglio per stupirvi! Un bacione, Sara ;)







p.s. finalmente ho trovato un pò di tempo per rispondervi, scusateeemi se non lo faccio mai!!!!!
 
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view post Posted on 6/2/2009, 20:29
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Erede Universale del prof. Snape

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Non ti preoccupare, prenditi tutto il tempo necessario, tanto noi siamo sempre QUI :uhuh: :uhuh:
davvero belli quest'ultimi capitoli
 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 7/2/2009, 00:36




E' un piacere seguire la tua ff!!!
Mi pregusto già il prossimo capitolo....se dici che sarà esplosivo dovremo aspettarci tante sorprese...che bello!!!
E quoto nobara, vai tranquilla che noi siamo qui!
 
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view post Posted on 7/2/2009, 14:48
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Erede Universale del prof. Snape

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Ok...ho letto tutto finalmente...
Questa ff è meravigliosa, mi piace leggerla, perchè la trovo estremamente scorrevole e interessante.
Anche se ammetto che faccio un pò di confusione con tutti i misteri sulla vita di Sarah...
 
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sar3tta89
view post Posted on 8/2/2009, 14:02




Vi ringrazio per la pazienza ragazze e per le belle parole che impiegate per ogni capitolo!
Ehehehe Asmodai, non sei l'unica credo a non aver compreso bene tutti i misteri di Sarah! Prometto che con il tempo tutto verrà svelato, spero di non farvi aspettare ancora troppo per il capitolo successivo, ma purtroppo il tempo da impiegarci per portarlo a termine e veramente poco.. e io sto facendo del mio meglio per finirlo. Quindi penso che in due o tre giorni(non prometto nulla) riuscirò a postarlo se l'avrò terminato.

Bacione, Sara ;)








Spero vi piaccia, mi ci è voluto molto tempo perciò perdonate gli eventuali errori di battitura, poichè il tempo con il lavoro scarseggia e non riesco a rileggerlo più di due volte il testo... dunque scusatemi.

argh, non vedo l'ora di sentire cosa direte :P

BUONA LETTURA! :pitlove:













9. La storia del Daswa









Jerard mi guardò oltre i suoi magnifici occhi di ghiaccio, mentre io trepidavo per l’attesa che mi provocava quel silenzio pieno di domande senza risposte.
Perché Liliam era morta? Come facevo a non ricordarmi di aver firmato un certificato di morte? Perché Jerard si era nascosto in Bulgaria per tutto quel tempo?
“Jerard” dissi pregandolo stringendogli la mano con più vigore. Lui mi guardò angosciato e disse a sottovoce: “E’ così difficile piccola..”
“Lo so, ma devo sapere..” mi resi conto di aver pronunciato ancora una volta quelle parole: «devo sapere», mi voltai ricordando di non averle pronunciate solo io.. ma anche Severus una volta le aveva dette, capivo quanto fosse difficile riuscire ad attendere delle risposte a tutte le domande che hai nella testa, lo guardai con la coda dell’occhio quel tanto per sentire su di me i suoi occhi che mi osservavano, mi voltai sapendo di non voler scorgere la sua espressione.
Jerard si schiarì la voce e la mia attenzione tornò ad essere per lui.
“Spero che un giorno tu mi possa perdonare per ciò che ti ho nascosto..” mi accarezzò il viso e io allontanandola scossi la testa confusa, quando aprii la bocca per parlare lui mi posò la mano per mettermi a tacere, anche se accigliata lasciai che riprendesse a parlare.
“Era il 1983 quando tutto ebbe inizio: avevo vent’anni, avevo terminato gli studi ad Hogwarts da circa un anno, e con un aiuto entrai a lavorare al Ministero, lì conobbi tanta gente con una certa influenza.. tra cui il signor Terrance Rayne. Ero una persona molto influenzabile allora.. e Terrance era una brava persona per un interesse sconsiderato verso ogni creatura magica del mondo, non per questo lavorava nel reparto ‘Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche' del Ministero. Ma ancor di più era interessato ad una creatura della Bulgaria, una creatura leggendaria per quanto ne sapeva, ma era convinto che non fosse tanto irreale quanto potesse esserlo la magia per i babbani. Terrance in merito a questo suo interesse fondò un’associazione segreta a cui si unirono molti personaggi importanti tra cui il sottosegretario in carica quell’anno, compreso io, convinto dalle sue efficaci manie di persuasione. Eravamo veramente tanti, organizzammo vari viaggi di gruppo stregando passaporte per portarci nella penisola balcanica e i viaggi alle volte duravano mesi, senza mai trovare nulla di concreto se non persone che dicevano di aver avvistato una creatura somigliante ad un essere umano.
Nel 1985 Terrance Rayne era sempre più determinato a organizzare esplorazioni dell’intera catena montuosa nei Balcani, e molti di noi riuscirono a prendere le dovute ferie per passare inosservati per le lunghe assenze che ci portava a compiere ogni escursione alla ricerca della creatura.” Si soffermò un attimo e cercò i miei occhi, vedendomi ancora confusa riprese a parlare. “Quell’anno fu quello della gloria, trovammo una creatura con apparenti sembianze umane, ma del tutto selvatica. Possedeva innumerevoli doti, simili a quelle di un normale Lupo Mannaro.. unica differenza e che si cibava di cuori per sopravvivere”, rabbrividii e per qualche ragione iniziava ad esserci un po’ di luce nella mia confusa testa “e non cambiava forma. Quando riuscimmo a catturare l’unico esemplare che trovammo lo riportammo a Londra, nella dell’associazione che poco più in là chiamammo ‘Daswa[1]– ovvero il nome che avevamo dato alla creatura. Il daswa presentava numerosi qualità come: un udito efficace in confronto a quello umano” travolta da una doccia fredda a quella notizia, strinsi i pugni e abbassai gli occhi al pavimento chiedendomi: perché mi somigliava tanto quella creatura? “inoltre presentava doti come la velocità di un felino, e ferocia.. la ferocia però, ipotizzammo provenisse dal fatto che era cresciuto in un ambiente selvaggio e quindi costretto a sopravvivere fu costretto a diventare ciò che era. Sempre nell’85’ proseguimmo con un nuovo progetto, qualcosa di vietato nel mondo magico quanto in quello babbano: la clonazione.
Terrance desiderava portare la creatura allo stato umano, voleva un umano che possedesse le doti di un Daswa. Dunque scelse una squadra composta da tre gruppi diversi – impiegati ognuno per lavori diversi - che si occupassero di questo dispendioso progetto. Ci insegnò ad utilizzare tecniche babbane e la magia ci aiutò solo per le cose più essenziali, reclutammo donne volontarie a sottoporsi all’esperimento(la maggior parte facevano parte dell’associazione). Il tutto consisteva nel procedere con un inseminazione artificiale, quando eravamo certi che la prova aveva avuto successo procedevamo con la modifica del DNA del Daswa - quando questi erano ancora sotto processo fetale. I feti venivano portati in grembo per quattro mesi, bensì la metà del processo umano, una volta che la gravidanza veniva portata alla fine le donne erano sottoposte ad un taglio cesareo, poiché il feto geneticamente modificato non poteva sopravvivere all’interno di un contenitore umano troppo a lungo. Una volta nato il feto doveva nutrirsi di colui che l’aveva portato per i quattro mesi e mezzo per poterne assumere le sembianze. Solitamente il cuore era l’unico organo di cui aveva bisogno, ma più modificavamo il loro DNA più i Daswa dimostravano cambiamenti sempre più radicali sul loro modo di fare. Il primo esperimento ben riuscito – a mio parere - avvenne nel Novembre 1985, in cui una femmina Daswa aveva raggiunto la perfetta somiglianza al suo involucro umano.. per qualche ragione però, presentava un’unica dote di un Daswa: ‘l’udito’. Terrance a parer suo, pensava fosse stato un fiasco e mi diede l’incarico di uccidere la femmina Daswa, a cui io all’epoca mi ero già affezionato. L’avevo vista nascere e l’avevo accudita le prime tre settimane di vita, sapevo che non sarei riuscito ad eliminarla. Così la nascosi all’insaputa di tutti e la portai dalla madre di Liliam..”
Strinsi i pugni ancora più forte, sentendomi morire.
“La madre faceva parte del Daswa tempo prima, ma aveva lasciato poiché non si era voluta arrischiare con l’affare della clonazione e temeva di andar contro ogni suo principio morale e soprattutto di mettersi contro il Ministero della Magia. Quando prese la bambina, promettemmo entrambi di non farne mai parola con nessuno e di far crescere quella bambina i suoi primi anni nel mondo babbano. Fino a quando sarebbe stata lontana dal Mondo Magico, sarebbe stata al sicuro da Rayne e qualunque altro componente del ‘Daswa’.” Si fermò e lasciò cadere il silenzio.
Non sapevo più che dire. Avevo voluto la verità e ora che l’avevo, volevo non averla mai saputa. Non ero altro che il frutto di una clonazione, di una modifica genetica. Portavo le sembianze di quella che doveva essere stata la donna che mi aveva portava in grembo per i quattro mesi. Quella che aveva scelto di essere mia madre per quattro mesi.. Cosa potevo dire?
“Pertanto” disse Severus spezzando quel silenzio glaciale “che legame c’è con la morte di Liliam?” il suo tono era freddo e impersonale, non c’era anima nelle sue parole, il suo era solo desiderio di comprendere ciò che non capiva. Lo guardai provando dolore per me stessa, stavo affogando in quell’orrenda verità. Ero davvero un mostro e molto probabilmente ero io la causa della morte di Liliam, se no perché non ne ricordavo nulla?
“Quando Sarah ha raggiunto i diciotto anni, decisi che era il momento di lasciare tutto.. lei non aveva più bisogno della mia protezione, sono tornato in Bulgaria, credevo che tornando alla terra che mi aveva legato a lei sarei potuto sentirmi in pace per averle nascosto la verità, più tardi venni a sapere che un altro componente della famiglia Morgan(Liliam) era stato eliminato.. e fu allora che compresi che Rayne era arrivato a capire che Sarah era ancora viva..”
“Mia madre e mia sorella..” le parole mi si fermarono in gola e diventarono un groppo insopportabile, gli occhi incominciarono a bruciare minacciando di esplodere da un momento all’altro “sono morte.. per causa mia.”
“Per la causa, Sarah” disse Jerard cercando di essere pratico senza riuscirci, “Liliam e tua madre sapevano a cosa andavano incontro. Il patto includeva anche quello, pur di proteggerti.”
“Proteggermi?” sbottai furiosa “Proteggere cosa? UN MOSTRO?”
“No, Sarah.. tu sei umana” sussurrò sommessamente Jerard senza guardarmi.
“I-io.. non ce la faccio” mi alzai e senza guardare nessuno corsi via, lungo la scala chiocciola e poi risalendo verso il mio alloggio. Entrando nell’ufficio silenzioso mi lasciai andare lungo la porta.
Ero un mostro. Un.. daswa. Una creatura ignobile, che aveva realmente distrutto la propria famiglia. Jerard non era stato altro che un bugiardo, la finta figura paterna che teneva a me. Urlai, incurante del fatto che potessi essere sentita da qualcuno.
Mi alzai e incominciai a lanciare oggetti senza controllo.. a quel punto potevo pensare di averlo perso completamente. Lanciando l’ultimo oggetto contro la parente andai in bagno e aprii il rubinetto lasciando scorrere l’acqua calda nella vasca circolare attaccata alla parete, lasciai cadere gli abiti e m’immersi sotto la densa schiuma che ricopriva lo specchio d'acqua.
Le parole di Jerard continuarono a circolarmi nella testa, come una canzoncina fastidiosa che non andava più via. Erano ancora tante le domande che avevo, ma ora più che mai non sapevo se davvero desideravo davvero una risposta a tutte, perché il resoconto iniziale aveva già lasciato un’impronta spaventosa nella mia mente e perché in realtà non volevo sapere altro che mi facesse soffrire ancor di più di quello che stavo già soffrendo.
Tutto quel fiume di notizie per scoprire nient’altro di importante se non che non ero umana e anche se l’avevo sempre supposto, non avevo mai creduto di essere qualcosa di cosi spregevole.
Forse ero troppo severa con me stessa, o forse quei pensieri in fin dei conti potevano anche non essere i miei.. scossi la testa come per cacciarli via, inutilmente.
Guardai il vapore riempire la stanza rendendo tutto poco chiaro, tranne una sagoma che si stagliava sulla soglia della porta del bagno. La sua ombra avrebbe impresso paura a chiunque, ma io al contrario di qualunque altra persona non me ne curavo. Scambiai con lui un’occhiata torva, non tanto perché aveva superato il confine dell’intimità tanto da entrare nel mio bagno mentre ero nuda nella vasca da bagno, ma perché significava che voleva parlare e non gli interessava cosa volessi o meno, oppure se fosse l’occasione giusta.
Feci un respiro profondo socchiudendo appena gli occhi. “Che c’è?” cercai di risultare distaccata, ma inutilmente.
Non rispose e mi guardò con i suoi occhi neri attraversandomi nel momento in cui sentii un dolore che mi esplodeva dentro proprio come un vuoto incolmabile, qualcosa che non si poteva far andare via. Trattenni i respiri che ormai si erano fatti irregolari, misi una mano sulla gola come a proteggermi, come se la cosa potesse cambiare, senza risultato. Il dolore premeva contro la mia gola, quasi a voler uscire fuori. Tossii.
Sentivo una parte di me che lottava contro quella sensazione, un’altra parte stava inesorabilmente crollando. Quella che crollava era ormai in bilico verso una vera e propria autodistruzione, volevo fermarmi ma non potevo. Il mio era un fremente senso di colpa.
Guardai improvvisamente gli occhi neri di Severus che mi guardavano ormai da un pezzo. Notai la sua maschera impenetrabile, coperta sui lati dalla massa di capelli neri che cadevano lungo il profilo del suo viso. Vidi le sue labbra muoversi appena e le sue narici dilatarsi. Mi fissava e questo non era mai buono, doveva aver intuito qualcosa. Alzandomi senza preoccupazioni lasciai che i suoi occhi continuassero a scrutarmi, ma lui indugiò e smise di fissarmi. Uscendo dalla vasca circolare lo vidi avanzare alzando un braccio verso di me, anche se in verità notai solo poco dopo che il braccio alzato teneva in pugno la bacchetta puntata contro di me. Quando notai il mio riflesso lungo lo specchio del bagno, vidi gli occhi completamente dilatati più neri di quelli di Severus. Colpii con un gesto di riflesso lo specchio spaccandolo in mille pezzi e scoprendo così di non sentire dolore. Guardai Severus che si era avvicinato a me.
“Sono un mostro.” dissi sotto voce più a me stessa che a lui.
Nonostante ciò, mi rispose: “E’ ancora da vedere..” la sua voce non traspariva sicurezza ma bensì dubbi. Sorrisi amaramente: “Non credi nemmeno a ciò che hai detto” mi lasciai andare contro il bordo freddo della vasca per stringermi le gambe al petto. Severus non disse nulla, mi guardò e si avvicinò ancora di più chinandosi su di me, inaspettatamente una sua mano raggiunse la mia spalla accingendomi in un abbraccio. Era caldo. Il suo corpo emanava calore, ed era strano per un uomo che all’apparenza sembrava freddo come il marmo e invece si rivelava un vero e proprio essere umano.
“Non hai nemmeno idea di chi siano i veri mostri, Sarah..” disse senza guardarmi.
Lo fissai di sottecchi stringendomi nelle spalle e rilassandomi poco a poco che la sua mano accarezzava salendo dal polso alla scapola, per poi riscendere. Rabbrividii e lui se ne accorse, mi fissò un attimo per poi scostarsi.
“No, ti prego..” mormorai tirandolo per un braccio a me, lui prese un asciugamano e me lo avvolse al corpo nudo prendendomi la mano. La strinsi e lo seguii nella mia stanza. Ero spaventata avevo veramente paura di scoprire di essere qualcosa di veramente terribile, ma in qualche inspiegabile modo, Severus mi faceva sentire ancora umana. Non mi trattava come se non mi volesse nemmeno sfiorare o come se avesse compassione per me, anzi.. i nostri contatti erano simultanei e i nostri sensi andavano a pari passo.
“A che pensi?” spezzò il ritmo del miei pensieri e notai di essere in mezzo alla stanza con lui che mi sfiorava l’incavo del collo, facendomi sospirare rumorosamente, cercò le mie labbra senza lasciarmi rispondere e le mie labbra si fecero trasportare dal moto che avevano intrapreso non appena si sfiorarono.
Lo fermai, poco dopo. “Noi..”
“Noi?” inarcò un sopracciglio e sorrise ironico, “Siamo passati a parlare di ‘noi’?”
“Oh insomma” dissi alterata “volevo dire, che noi non possiamo!”
Ora la sua espressione si era accigliata e assottigliò le labbra in un ghigno. “Non sembrava così, poco fa” sottolineò le ultime parole.
Questa volta con cipiglio fui io a sorridere freddamente. “No infatti.. sono depressa e sento il bisogno di avere.. qualcuno.. ma..”
“Non sono io.” Terminò la frase e io lo guardai confusa.
“Che stai insinuando?” chiesi.
“Questo me lo devi spiegare tu.” disse impassibile, scostandosi.
“Non capisco” continuai a dire scuotendo il capo “tu non puoi credere davvero..”
“Non credo nulla, Sarah. Sei tu che stai facendo castelli di sabbia..”
“Castelli di sabbia?”
“Se non erro, sei tu che pensi che io abbia creduto nel tuo vano interesse verso qualcun altro, che non è il sottoscritto.. e non sono io che ho deciso di rimanere..”
“Vattene allora!” dissi irritata, mentre indicavo la porta.
“Come desideri” sussurrò freddo.
Lo guardai incamminarsi verso l’uscita e contro ogni parola che avevo pronunciato poco prima lo fermai.
“Sono un’idiota!”
“Sì, lo sei.” rise e io lo ignorai sfrontatamente.
Lo abbracciai e lui si scongelò riprendendo a baciarmi con decisione, trascinandomi lentamente verso il letto. Quella notte fu intensa come il primo bacio che ci eravamo scambiati dopo Natale, come la scossa elettrica che avevo provato quando mi ero resa conto di amarlo.. i nostri corpi che si univano, i nostri sospiri e le parole mi facevano credere che quella notte per me sarebbe stata indimenticabile. Eh sì, decisamente indimenticabile.
La mattina seguente tuttavia, se ne andò alle prime luci dell’alba, poco prima che mi svegliassi e a colazione non si presentò in Sala Grande. Restai assorta sulla tazza di cereali che avevo di fronte riflettendo se fosse per causa mia la sua assenza.
Avevo desiderato davvero svegliarmi con lui al mio fianco? E mi era dispiaciuto invece non trovarlo?
“Qualcosa non va, cara?” chiese la professoressa Sprite guardandomi con preoccupazione.
“Oh no” mormorai fingendo un sorriso felice.
Come faccio a non esserlo? – pensai – Ieri ho saputo di non essere altro che il risultato di un esperimento genetico e come se non bastasse sono andata a letto con l’uomo che meno mi sarei aspettata di portarmi a letto.. direi che è proprio perfetto! – sospirai lentamente.
“Sicura?” insistette vedendomi afflitta.

“Sì, ti ringrazio Pomona.” e mi alzai sfuggendo ad altre domande, finchè non entrò Silente con Jerard e io urtai contro quest’ultimo. Silente si limitò a scrutarmi minuziosamente e a salutarmi con un gesto cordiale, mentre Jerard mi guardò con sguardo apprensivo.
“Piccola” disse timoroso.
“No, ti prego Jerard.” E lo scansai andando via da quella stanza. L’ultima cosa che desideravo era parlare con l’uomo che aveva fatto sì che nascessi, sebbene non fosse l’unico ad essere implicato nel fattaccio.
Quando raggiunsi la cima della prima della scalinata, sentii l’eco dei suoi passi e proprio come previsto, voltandomi vidi Severus dirigersi in Sala Grande a passo svelto, lo guardai fino a quando non sparì. Sapevo che avrei dovuto risolvere tutti i miei problemi, incominciando da lui. Parlare di quello che era successo.. ma fino ad allora non volevo affrontarlo, ne lui ne Jerard. Era troppo difficile per me, non ci sarei riuscita. Non in quella situazione.

Ma evidentemente Jerard non era della stessa opinione, poiché mi seguì fino al mio alloggio.
“Sarah!”
Mi voltai con rancore, non sapevo se potevo ancora voler sentire la sua splendida voce parlarmi amorevole – come aveva sempre fatto.
“Jerard, ti prego.. è già abbastanza difficile accettarlo” abbassai gli occhi verso il pavimento in pietra dei corridoi, lui si avvicinò e dolcemente mi passò una mano sotto il mento per alzarmi il viso.
“Sei umana, Sarah. Gli esperimenti servivano a renderti umana.. e tu lo sei.. gli altri esperimenti dopo di te, non hanno avuto lo stesso risultato.”
Fissai la sincerità di quei occhi glaciali. “Sei unica nel tuo genere.” Sorrise e i suoi occhi azzurri si arrossarono appena e intravidi le lacrime sfidarsi per irrompere su quel bel viso, che non sembrava affatto quello di un quarantenne. L’età aveva combattuto per mantenersi intatta nella sua giovinezza e il suo viso sembrava ancora quello di un trentenne.
“Che fine hanno fatto.. gli altri..?” chiesi insicura stringendomi nelle spalle.
Lui scosse la testa disperato, scrollando le spalle: “Non lo so, Rayne mi aveva tagliato fuori da tempo.. per qualche ragione ha smesso di fidarsi, non ho idea del perché! Anche se suppongo che la causa potesse essere una soffiata...” sospirò e poi disse: “Ho fatto tutto ciò che potevo per proteggerti, piccola.”
Mi sfiorò il viso ancora una volta e si avvicinò appena per sfiorarmi la fronte in un bacio, socchiusi gli occhi e quando li riaprii lui se n’era già andato.
Che fine avevano fatto gli esperimenti andati a male? Era un’altra risposta che avrei dovuto cercare.. avevo una lista di cose da fare e prima o poi i miei sforzi di scoprire la verità sugli omicidi e sulla mia stessa esistenza sarebbero venuti a galla, perché Sarah Morgan non era più una semplice insegnante approdata ad Hogwarts per caso, ma un essere umano maledetto dalla sua stessa natura. La natura di un Daswa.




[1] Daswa: è una creatura del tutto immaginaria, nata nella mia testa grazie a delle leggende di cui mi sono argomentata bramosamente negli ultimi periodi e che mi hanno aiutato ad aprire una grande porta verso l’immaginazione. Dunque il nome della creatura e la creatura stessa sono di mia proprietà. ©


Edited by sar3tta89 - 10/2/2009, 12:55
 
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view post Posted on 10/2/2009, 21:47
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Cacchio!
E se adesso incolpassero Sarah degli studenti squartati???
Questa storia è sempre più bella...
 
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view post Posted on 10/2/2009, 21:52
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O_O caspita questa storia diventa sempre più avvincente :OO:
 
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StregattaMatta
view post Posted on 11/2/2009, 16:02




Suppongo che non tutti i Daswa siano spariti nel nulla viste le cose che accadono ad Hogwarts!
Beh comunque brava,come sempre del resto!
Verrà anche il giorno in cui ci capiremo qualcosa?...Ovviamente scherzo!^^
Continua così

Irene
 
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sar3tta89
view post Posted on 18/2/2009, 17:15




Scusate la lunga attesa, spero che questo breve capitolo vi incuriosisca tanto da seguire il prossimo xD
Bacione, Sara ;)




BUONA LETTURA!!! :pit4:












10. Il Danno










L’arrivo di Jerard ad Hogwarts aveva scatenato non poche chiacchiere, che infine erano arrivate all’Auror Clarence Wilson e il suo collega sconosciuto, entrambi avevano sottoposto sia Jerard che Silente ad un duro interrogatorio dove non avevano ottenuto altro che niente. Non capivano il perché di quell’improvviso arrivo nella scuola e proprio per questo temevano le conseguenze, ma loro non sapevano che l’unico motivo per cui Jerard Constatine era ritornato.. ero io. Per farmi conoscere la realtà che non avevo ancora accettato.
Nonostante ciò, avevo compreso la dura scelta di Jerard di proteggermi e salvarmi da Terence Rayne e dunque l’avevo in parte perdonato. Potevo finalmente porre le mie domande liberamente e anche se lui a molte non aveva risposte cercava comunque di trovare una risposta plausibile a tutte.
Una sera davanti al fuoco acceso del mio ufficio ce ne stavamo seduti sul tappeto, entrambi a gambe incrociate e l’uno davanti all’altra. Avevamo chiacchierato tutta la sera del più e del meno e per la prima volta in una serata l’oggetto di discussione non era stato il ‘Daswa’, ma bensì altre fatti della nostra vita personale.
“E dunque” Jerard ammiccò un sorriso ammaliatore “come va con il professore?”
Persi qualche colpo e tossii, lui rise e mi diede qualche colpetto sulla schiena. Quando mi fui ripresa sussurrai con voce roca: “Quale professore?”
“Tu lo sai bene.. quello sempre in nero!”
Oh certo, quello sempre in nero – pensai amareggiata – Quello che mi evita ormai da una settimana? Oh sì, dev’essere proprio quello – sbuffai.
Jerard colse quel flusso di pensieri: “Quello che ti evita, per qualche strana ragione.” sorrise.
Annuii. “Forse non è poi così strano” sorrisi timidamente e guardai il pavimento gelido.
“Ah no?” disse confuso e poi smise di guardarmi “Ho capito.” sussurrò in fine.
Alzai gli occhi e mi strinsi nelle spalle. “Già”
Un momento di silenzio ci divise mettendo un muro tra noi, cosa mai successa fino ad allora.
“Jerard, so che avevamo deciso di non parlarne per un po’..” non finii e lui disse poco dopo: “.. ma tu vuoi sapere.. giusto?”
Feci spallucce, e tornai a guardare il pavimento con finto disinteresse.
“Perché ho firmato un certificato di morte.. senza ricordarmene assolutamente nulla?”
Gli occhi color ghiaccio s’incupirono e la confusione affiorò sulla sua fronte aggrottata, passandosi lentamente una mano sotto il mento.
“Pensavo tu sapessi..”
“No, non ricordo nulla.. non sapevo nemmeno che lei..” trassi un sospiro “.. che lei fosse morta.”
“Sarah” disse compassionevole avvicinandosi a me per stringermi in uno dei suoi piacevoli abbracci. Appoggiai la testa sull’incavo del suo collo. “Sento di essere debole..”
“Non lo sei, Sarah. Se tu lo fossi stata, ora non saresti qui.”
Risi tra un singhiozzo e l’altro, e lui rise con me. “Non ho risposte a questa domanda. Mi spiace tanto.”
“Chi era la donna.. che..”
Jerard improvvisamente parve serio, come afflitto. “Lei era la sorella di Liliam.”
“C-cosa?” esplosi.
“Emily Morgan, la figlia maggiore..” sussurrò, notai i suoi occhi azzurri che avevano assunto un colore grigiastro. “C’era dell’altro?” chiesi.
Lui sorrise amaramente. “Sei proprio cresciuta, piccola.”
“Non cambiare discorso..”
I suoi occhi mi attraversarono prima di incupirsi nuovamente.
“Quando Emily decise di sottoporsi all’esperimento.. io.. ho cercato di farle cambiare idea in tutte le maniere.. lei..”
“Ma lei era tutto per te. Giusto?” chiesi sospesa in un senso di vuoto. Avevo tolto una vita..
“Sì, ma questo non significa che io non sia contento di averti.. vista crescere. Dopo tutto lei aveva le sue motivazioni” scrollai le spalle confusa “Mi confessò che le era rimasto poco da vivere..”
Guardò la mia espressione compassionevole e scuotendo la testa disse: “Non guardarmi così, Sarah.. te ne prego..”
“Scusami.. di cosa stava..” non riuscii a finire.
“Cancro. Quando l’ha scoperto era troppo tardi.. il corpo era già in uno stadio terminale..”
Lo abbracciai forte e lui chinò la testa sulla mia spalla piangendo in silenzio.
“Sono identica a lei?” chiesi timidamente più tardi.
“Ogni singola smorfia.” sorrise.
Mi accarezzò e lo guardai cercando di esprimere il mio dolore per il suo, ma Jerard era una persona stupenda e come aveva sempre fatto, mi consolò quando invece dovevo essere io a consolare lui.
In quell’istante eterno mi successe una cosa che non mi aspettavo da tempo, sentii un urlo di doloro attraversarmi le viscere, riconoscendone pure la voce.
Sgranai gli occhi scattando in piedi e Jerard cogliendo la mia preoccupazione si alzò velocemente: “Cos’hai sentito?”
“Un urlo” dissi raggelata e balzai sulla porta per aprirla, seguita da Jerard – potevo sentire i suoi battiti Tutum tutum tutum.
Quando arrivai alla Sala d’ingresso, vicino alle grandi porte stava Severus aggrappato alle porte e aiutato da un ragazzino – quello che aveva urlato.
Il ragazzo era indenne, mentre Severus aveva un grosso squarcio aprirsi sul petto e mostrando il torace pallido ferito. Corsi e presi un braccio passandomelo sopra la spalla, dall’altra parte Jerard fece altrettanto.
Il ragazzino spaventato ci guardò impallidendo sempre più. “Hey tu” dissi “Stai bene?”
“N-non lo so..” rispose con voce strozzata.
“Vieni con noi.”
Trascinammo Severus sino all’infermeria e per un attimo maledii il fatto di non poterci materializzare direttamente davanti a Madama Chips. D’altro canto, Severus non emetteva un sibilo. Arrivammo davanti alle grandi porte dell’infermeria e spalancammo le porte sentendo Madama Chips accorrere, quando arrivò portava una camicia da notte coperta da una vestaglia, doveva essere molto tardi.
“Santo cielo!” disse “portatelo qui!” ci fece strada fino ad un lettino sgombro. Mi accorsi che il ragazzo che era quasi stato ucciso non c’era.
“Dov’è Edward Fynnes?” chiesi lasciando Severus sdraiato a letto, mentre Madama Chips aveva portato un carrellino ai piedi del letto.
Mi lanciò un’occhiataccia. “I genitori hanno preferito ritirarlo.” E tornò a concentrarsi sulle ferite di Piton.
Jerard era andato ad aspettare nella sala d’attesa, mentre io avevo preferito rimanere.
Guardai Madama Chips andare avanti indietro, ogni volta con qualcosa in mano rigettandosi nel suo lavoro senza mai dire una parola.
Severus non parlava, forse fingeva di dormire.. andai da Jerard.
“Io rimango qui.” Lui annuì, sapevo che vedere il volto di Emily con la sua stessa voce pronunciare parole simili per un altro uomo dovevano provocargli molto dolore. E ora che sapevo, non potevo fare a meno di pensare al suo dolore. Lo guardai afflitta e mi avvicinai per baciargli la fronte e voltandomi per tornare da Severus.
Per qualche ragione provocava del dolore anche a me allontanarmi da lui, ma dovevo stare con Severus, scoprire che cosa stava succedendo.. e cosa c’era dietro.
Quando raggiunsi il lettino, Madama Chips non stava più trafficando con nessun unguento ed era sparita nel suo ufficio fino alla prossima medicazione.
Severus aveva gli occhi chiusi, ma vedevo le palpebre muoversi appena e sedendomi accanto al letto mormorai: “So che sei sveglio”
Le sue labbra si stirarono in una specie di smorfia.
“Non puoi evitarmi ancora” continuai, vedendo lui aprire appena gli occhi e puntarmi con uno sguardo truce. “Ed è inutile che mi guardi così.”
“Infantile” sussurrò lui “credi cose che non stanno ne in cielo ne in terra”.
“Ah davvero?” chiesi cercando di essere divertita, ma il suo stato mi metteva a disagio.
“Proprio così.” fece un’altra smorfia questa volta di dolore.
Lo guardai clemente: “Cosa ti è successo?”
“Ero uscito perché quel ragazzino..”
“Oh santo cielo” mi guardai attorno vedendo che del ragazzino non vi era l’ombra. “Gli avevo detto di seguirmi! Torno subito!”
Corsi fuori e quando arrivai al primo piano sulle scale mobili, mi fermai.
Il cuore mi si fermò in gola e i conati mi assalirono. Crollai sulle ginocchia e guardai la scena che mi si presentava davanti, il ragazzo che poco prima era vivo e vegeto – seppur pallido, era steso a terra visibilmente privo di vita. Squartato in una maniera sicuramente tanto atroce, che mai mi sarei immaginata mi si presentasse davanti una scena tale.
Non ebbi modo di dire o fare nulla. Restai lì, senza forze mentre i conati mi portavano a sfiancarmi. Una volta che persi le forze restai lì stremata, finchè la vista non si annebbiò e persi completamente i sensi.
Più tardi sentii una voce urlare impaziente: “Insomma datele qualcosa” mentre una mano gelida urtava contro le mie guance.
“Madama Chips è andata a prendere qualcosa per farla rinvenire” disse una voce tremante.
“Sibilla vai pure a riposare.” ora la voce della McGranitt era più chiara.
“Devo avvertire assolutamente il Ministero dell’accaduto” disse un’altra voce fastidiosa.
“Faccia quel che vuole!” ribatté la McGranitt “Sibilla vai a riposarti” ripeté poi alla Cooman in tono benevole.
“E riferirò il suo comportamento al Ministro in persona!” sbottò Clarence Wilson mentre si allontanava borbottando cose tipo: “Un giorno verranno a sapere quanto può valere il sottoscritto!”
“Ho trovato questo” disse Madama Chips senza fiato, era arrivata correndo e per qualche ragione non capivo perché tanta urgenza.
“In fretta” disse la Cooman scossa, “sanguina troppo, Minerva!”
Chi è ferito? – mi chiesi.
“Lo vedo, Sibilla.. Lo vedo”
“Sbrighiamoci” disse poco dopo Madama Chips. Mi tirarono in due, mentre sentivo i passi trascinati della Cooman, sentivo i loro battiti veloci, la loro paura addosso.
Sentii il materasso sotto la schiena e per la prima volta mi resi conto che provavo dolore.
Riuscii ad aprire a stento gli occhi. E vidi che ero in infermeria.
“Cosa diavolo succede in questa scuola, Minerva?!” mormorò seccata Madama Chips, dovevano aver interrotto nuovamente il suo sonno.. ma non credo fosse quello il suo problema.
“Un altro attacco.” disse afflitta la McGranitt, mentre la sentivo allontanarsi dal mio lettino “Come stai Severus?”
“Egregiamente” mormorò ironico Piton, “Come sta la professoressa Morgan?” chiese pacato cambiando discorso.
Madama Chips si affrettò a rispondere “Penso che la signorina Morgan, se la caverà magnificamente. Ed ora mi spiace dovervi mandare via professoressa, ma lei e la Cooman dovreste tornare a riposare.”
“Certo, avvertirò immediatamente il professor Silente dell’accaduto. Notte Madama Chips. Notte Severus.”
“Notte Minerva” rispose Severus, “Incantevole sorte, direi” rise più tardi, dall’altro capo del letto sentendolo alzarsi a stento con qualche imprecazione irritata per il dolore.
Riaprii gli occhi e questa volta fu molto più facile, poiché la stanza era immersa nella penombra. Vidi allora Severus ai piedi del mio letto.
Non dissi nulla, poiché non riuscii a parlare. Incominciavo a sentire il dolore e questo proveniva dall’addome superiore.
“Decisamente più carina, quando non parli” borbottò sarcastico tenendo le labbra stirate in un sorriso trionfante.
“Taci” mormorai a stento e lui si avvicinò a me sfrontato.
“Dicevi qualcosa?” sussurrò suadente avvicinando le sue labbra alle mie.
Digrignai i denti e voltai la faccia, finchè le sue mani non presero il mio viso facendomi voltare verso di lui.
“Insolente la signorina” rise rauco e senza allontanare le mani dal mio viso continuò “Sai, non sei poi tanto diversa da quell’essere che mi ha attaccato.”
Lo guardai con confusione e allo stesso tempo glaciale.
“Mi sfidi continuamente.. e credi di avere in pugno la situazione.. il fatto è che credi di ferire, di infliggere colpi.. ma la verità è che non fai che piccoli tagli superficiali, come quelli che mi ha fatto oggi quell’essere.. credi di essere forte, ma il tuo istinto serve solo a difenderti.”
Non capivo che stesse farfugliando, e quando si allontanò ero presa dai dubbi.
Che stava insinuando? Ci pensai tutta la notte e più tardi arrivai alla conclusione che fosse lui quello di cui parlava, e non se n’era nemmeno reso conto. Con quella convinzione mi addormentai.
Al mio risveglio ai piedi del mio letto, vi stava Silente, la McGranitt, Severus (in grande forma) e Jerard. Quest’ultimo parlava animatamente con Piton, mentre Silente e la McGranitt erano spettatori della loro conversazione.
“Inutile!” mormorò sprezzante Jerard.
“Perché lei saprebbe essere all’altezza?” ribatté Severus arcuando un sopracciglio.
“Sì, sono stato io a proteggerla diciotto anni della sua vita!”
“Le cose sono cambiate” disse velenosamente Severus.
“Non tanto da essere più pericoloso di quanto lo era allora!”
“Tuttavia, non si può dire che Severus non sia all’altezza del compito” s’intromise Silente.
Di quale compito parlavano?
“Signor Constantine” mormorò la McGranitt con praticità “il professor Piton è il migliore, non fallirà.”
Fallire in cosa?
Silente si voltò verso di me poco dopo Severus, che mi guardò accigliato.
Jerard nervoso si avvicinò a baciarmi la fronte. “Piccola, ben svegliata” mi sorrise dolcemente e ricambiai come meglio potevo. Vidi Severus darmi le spalle e tornare a parlare con Silente, ma nonostante tutto sapeva che l’avrei sentito comunque.
“Credo che sarà opportuno non dire il luogo al signor Constantine.” Sussurrò seccato Severus a Silente.
Lui tuttavia, sembrò essere piuttosto tranquillo. “Penso che anche il signor Constantine voglia fare la sua parte. Dunque penso sia opportuno, mandarvi entrambi.”
“Come desidera” rispose Severus con un filo di voce allontanandosi dalla stanza a passo veloce.
Silente mi sorrise e si avvicinò insieme alla McGranitt.
“Non appena starà meglio, le vorrei parlare in privato.”
La McGranitt invece non disse nulla, e si allontanò non appena il preside si congedò.
Jerard rimase silenzioso tutto il tempo finchè non lo costrinsi a parlare.
“Sarai sottoposta ad una protezione speciale.” Mi rifilò senza pensarci.
“C-cosa?” sbottai ad alta voce vedendo Jerard allarmato che mi faceva il gesto di abbassare la voce. Cosa intendeva con protezione speciale?!

 
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StregattaMatta
view post Posted on 18/2/2009, 17:33




Questa supervisione mi sa tanto di cooperazione forzata eh?
Immagino i risultati!xD
Brava come al solito Sara!

Irene
 
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LadySeveraPendergast
view post Posted on 20/2/2009, 19:16




Bene, bene..che capitoli intensi!
Finalmente si sta facendo un pò più chiara la vicenda...quindi Sarah è un Daswa..bell'idea, e soprattutto gran fantasia!
Molto bella la parte delle sperimentazioni e delle clonazioni!
La storia con Sev anche mi sembra proceda più o meno bene....sebbene i momenti in cui lui decide di evitarla!
Ma quindi dev'esserci un Daswa che vaga libero nel castello...e se fosse lo stesso Jerard????
Beh, continua presto!
 
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sar3tta89
view post Posted on 23/2/2009, 19:07




Bene, per questa volta mi permetto di scrivere il mio commento alla fine.. per evitare anticipazioni o quelle che potrebbero sembrare anticipazioni. Con questo..



.. BUONA LETTURA!














11. Un Triangolo Pericoloso










Davanti alla proposta di Silente di essere sottoposta ad una protezione speciale mi sembrò quasi di essere nel film The Bodyguard, dove Kevin Costner proteggeva la bella cantante di fama mondiale Whitney Houston.. e per giunta i miei bodyguard sarebbero stati Jerard e Severus, ma entrambi non sembravano entusiasti di stare per più di un minuto nella stessa stanza e la convivenza sarebbe stata presto claustrofobica, di questo ne ero certa.
Il luogo dove venni portata era lontanissimo da Hogwarts, ma comunque sia non mi venne riferita per nessun motivo la destinazione, a quanto pare vi era una protezione sulla destinazione di cui il custode era uno tra noi e sicuramente non io.
Partimmo subito, nonostante avessi detto che non approvavo l’idea di allontanarmi da Hogwarts, ma secondo Silente l’assassino colpiva tutti quelli che si trovavano vicino a me e che se continuavo a stare lì avrei messo a rischio non solo la mia vita ma anche quella degli studenti(e professori compresi!).
Dunque alla fine mi ero lasciata convincere e avevo dato il via ai preparativi. Jerard era sollevato all’idea di portarmi via lui, mentre Severus partì due giorni prima per poterci aspettare lì ed evitare eventuali agguati. Avevo notato il loro evidente contrasto e cercavo di non farne parola per non irritare Jerard, e far sì che la situazione diventasse soffocante.
Una volta a destinazione Severus ci attendeva vestito da perfetto babbano (la cosa mi stupì parecchio, tanto che restai estasiata dalla sua naturalezza anche in quelle vesti) e ci accompagnò all’interno di un auto con i vetri oscurati dove alla guida c’era un uomo fidato di Silente.
Per tutto il viaggio cercai di evitare gli sguardi in cagnesco che si lanciavano Jerard e Severus, e non parlai tutto il tempo cercando di restare tranquilla nonostante quell’aria tesa e pesante.
Giunti a destinazione Severus scese e portandosi avanti a me si diresse verso una casetta, mi guardai intorno, eravamo nel bel mezzo di una vecchia campagna abbandonata. L’erba secca era altissima e sicuramente non trattata, ed arrivava fino alla vecchia casa - che assomigliava più ad una baracca che si reggeva in piedi per miracolo - attraversammo il ciottolato e raggiungemmo il portico, da lì si poteva vedere che oltre l’erba alta c’erano anche un vecchio fienile adiacente alla casa, ma nessuna traccia di vita.
“Dove siamo?” chiesi avvicinandomi alle finestre rotte per curiosare all’interno della casa.
“Non importa” mi rispose secco Severus.
Jerard trovò una scusa per attaccarlo. “Potevi risponderle più educatamente!”
Ma Piton, non lo degnò di uno sguardo e continuò a perlustrare il posto in cerca di qualche segno probabilmente.
“Jerard non fa nulla, ci sono abituata.” dissi supplichevole, vedendo che stava per riaprire bocca. Gli occhi color ghiaccio mi trafissero e mi guardò frustrato senza dire una parola.
Cedetti e abbassai gli occhi, tornando a guardare la giacca nera che portava Severus. Davvero carina – pensai tra me e me, e poi scossi la testa rendendomi conto dei pensieri inadeguati al momento finchè non mi parve per un attimo di vedere Severus voltarsi e sorridere appena.
Entrammo nel fienile, non c’era niente, altro che fieno e strumenti da lavoro arrugginiti.
“Ecco” mormorò Severus sollevato invitandoci ad avvicinarci.
Entrambi arrivammo vicino ad una vecchia pala e io la guardai confusa, finchè Severus con tono annoiato disse “E’ una passaporta”.
“Ahhh” risposi illuminata. “Al mio tre. Uno.. due.. tre!” tutti insieme avvicinammo la mano sulla passaporta e una sensazione di vuoto prese il sopravvento su di me, sentendomi scaraventata contro il pavimento in legno di chissà quale posto. Non ero abituata a viaggiare con le passaporte e infatti urtai la schiena contro il pavimento – anche quello in legno.
“Ahia” mormorai riaprendo gli occhi. Ci trovammo nuovamente sotto un portico, ma questa volta era decisamente diverso da quello della baracca.. era praticamente in buono stato e le ringhiere in legno erano di un color bianco sbiadito. Mi voltai verso la porta bianca e Severus aprì la porta e ci invitò ad entrare. L’ingresso di una normalissima casa si aprì davanti ai nostri occhi.
“Dovremmo limitare l’uso della magia” disse Severus “e accontentarci di normali apparecchi babbani.”
“Va bene” assentii vagando all’ingresso e affacciandomi ad ogni stanza per curiosare. “E’ bellissima” mormorai sorridente dimenticandomi per un attimo di tutto e tutti.
“Sì” rispose Jerard dietro di me, voltandomi lo guardai con un sorriso felice stampato sul volto e lui sereno fece altrettanto. Era tanto tempo che non mi sentivo più con quell’innata felicità che mi esplodeva dentro, era tanto tempo che non mi sentivo protetta e serena.
Sì, proprio serena nonostante quello che accadeva fuori da quei confini. Forse era una sorta di egoismo, ma in quel momento i pensieri scivolavano liberi dalla mia testa inebriandomi di una tranquillità che non assaporavo da tempo.
Severus apparve alla porta della stanza dove ci trovavamo io e Jerard e urtò i miei pensieri felici ricordandomi perché stavamo lì.
“Sarebbe bene che io vi spiegassi le regole della casa.”
C’era dell’ironia nella sua voce.
Ci portò in un grande salone ammobiliato con arredamenti molto antichi per il resto della casa, Severus si accinse accanto alla finestra degnando del suo sguardo più profondo all’esterno della casa. Io e Jerard prendemmo posto davanti a lui, sebbene Jerard non fosse del tutto convinto rimase comunque silenzioso e aspettò con me di ascoltare il professor Piton.
“Silente, ha pensato bene di mandarci qui per una sola motivazione.” incominciò lentamente con un’aria leggermente seccata “Proteggere l’incolumità della professoressa Morgan” lo guardai con risentimento.
Ora sono la professoressa Morgan? – pensai e improvvisamente sulla faccia di Severus apparve un’irritante sorriso compiaciuto che mi fece distogliere lo sguardo per l’irritazione.
“e permettere ad altri alunni di vivere.” anche qui sorrise divertito – come per colpevolizzarmi dell’accaduto, tanto che sentii Jerard irrigidirsi e vidi i suoi pugni stringersi convulsamente sotto il tavolo.
“Mi pare chiaro che vivremo qui con delle regole” proseguì Severus come se niente fosse “e che piaccia o no, verranno seguite. Le stanze al piano di sopra saranno i nostri rispettivi alloggi in cui passeremo la notte e durante il giorno invece occuperemo il pian terreno.”
“Perché?” chiese improvvisamente Jerard.
“Perché sarebbe bene, stare tutti nelle vicinanze piuttosto che uno lontano dall’altro.” spiegò Severus con estrema asprezza. “La casa è munita di una barriera antimaterializzazione come quella per Hogwarts, ma non significa che per un eventuale errore venisse trovata la passaporta che ci ha portati fino a qui. Detto questo, la notte faremo i turni di guardia per essere sicuri di non venire sorpresi durante il sonno e per giunta impreparati.”
“D’accordo” annuì e anche Jerard fu d’accordo.
La giornata tutto sommato passò in fretta e la notte iniziai io con il turno di guardia – anche se Jerard aveva insistito per farlo lui il primo turno, ma anche io ero stata abbastanza testarda da riuscire a convincerlo e gli avevo augurato una serena notte. Severus al contrario suo, non si era nemmeno proposto e quando iniziammo a discutere su chi cominciasse sparì nella sua stanza e non vi fece più ritorno.
Alle quattro in punto del mattino, Jerard venne a sostituirmi e mi diede a sua volta la buonanotte. Abbandonai il lungo corridoio ed entrai nella stanza fredda, lasciandomi cadere sul letto stanchissima. Più tardi, a svegliarmi furono il cambio della guarda e sentii Jerard parlare con Severus.
“Sei convinto che con il tuo comportamento, lei ti apprezzerà di più?” chiese acido – come mai l’avevo sentito.
Severus emise una risata bassa e roca per il sonno.
“Se vuoi un consiglio, comportati diversamente se vuoi che lei ti noti.” il suo tono era ironico, ma nello stesso tempo c’era una tonalità di sfida che differenziava il tutto.
“Che diavolo insinui.” ringhiò in un sussurrò Jerard.
“Quello che ho appena detto” rispose in tono pratico Severus.
Sentii Jerard lasciare il posto di guardia e sbattere fortemente la porta. Restai per un attimo assorta a guardare il buio e m’immaginai come sarebbe stato al fianco di Jerard.
Scossi la testa cercando di riaddormentarmi e mi rigirai per parecchio nel letto senza trovare pace, finchè non fui quasi spinta ad andare nel corridoio - se non fosse stato che a bloccarmi c’era l’idea di avere una conversazione con Severus, e se fossi andata proprio in quel momento, sapevo che lui avrebbe dedotto che avevo origliato la loro conversazione e non potevo permettergli di crogiolarsi nella gioia anche per quella ragione. Ma poco dopo crollai nuovamente in sogni stranissimi.
La mattina seguente scesi per fare colazione e trovai Jerard che guardava fuori dalla finestra incantato, e distogliendo lo sguardo mi vide. I suoi occhi si illuminarono e io mi sentii imbarazzata. Non avevo mai pensato che possedere l’aspetto della donna che avesse amato per tanto tempo, potesse essere ancora splendido ai suoi occhi(ero un mostro che le aveva ucciso l’amata..), ma a quanto pare mi amava alla stessa maniera.
Cercai di sorridere serenamente, ma il risultato fu pessimo.
“Qualcosa non va?” mi chiese sottovoce, mentre passava Severus davanti alla stanza gettandoci un’occhiata disinteressata.
“Tutto bene” risposi, lui avvicinò la sua mano per metterla sulla mia e io per qualche ragione feci scattare la mano lontano. Lui mi guardò sconfortato e allontanò a sua volta la mano.
Non disse più una parola, e io per l’imbarazzo feci altrettanto. Mi sentivo davvero in colpa.
Abbandonai ben presto quella stanza e mi lasciai andare in un’altra davanti ad un buon libro, dato che le possibilità di fare qualcosa di interessante erano scarse. Severus d’altro canto continuava ad occupare la stanza contigua alla mia senza farsi ne vedere o sentire man mano che le ore passavano. Jerard invece per quanto ne sapevo era rimasto in cucina a preparare qualcosa per la sera. Tra noi era l’unico veramente bravo a cucinare e l’unico in grado di farci mangiare qualcosa di decisamente consistente.
In poco tempo, o così mi parve fosse, il tempo volò e due settimane passarono in quella che sembrava una pacifica tranquillità. Meglio di come mi sarei aspettata. La convivenza forzata non era più tanto difficile da accettare e parve che anche Severus e Jerard evitassero caldamente altre discussioni dopo la prima notte.
Per quanto potevo, cercavo di comportarmi normalmente ma notavo sempre più lo sguardo di Jerard posarsi addosso e non potevo più sfuggire, prima o poi avrebbe capito che sapevo. Dunque una sera mi decisi a parlargli e mentre varcavo la soglia, lo vidi seduto accanto al fuoco che fissava la legna ardere con sguardo perso.
“Jerard” dissi avvicinandomi a lui con circospezione, lui si voltò a fissarmi e mi sorrise appena prima di tornare a fissare il fuoco.
“Piccola” disse poco dopo “è così difficile.”
“Difficile?”
“Sì, starti accanto ora.” Si guardò le unghie con finto interesse “Amavo Emily, ma.. tu le assomigli così tanto, e l’unica cosa a differenziarti e proprio il carattere. Non è come il suo e io.. mi sento così in colpa”
Feci spallucce e non dissi nulla guardandolo di sottecchi.
“Sai di che parlo?” mi chiese improvvisamente. Non potevo mentire e annuii.
“Immaginavo.. hai sentito la nostra conversazione quella notte, vero? L’ho capito, non sei brava a mentire mia piccola Sarah.”
“Mi sentivo a disagio” mormorai con una vocina flebile, come quella di una bimba che sa di aver fatto qualcosa di sbagliato.
“Ti metto a disagio?”
Scossi la testa e aggiunsi “No”.
“Il fatto che ti amo, ti mette a disagio?”
“Jerard.. è che io, non posso fare a meno di te ma non in quella maniera che pensi tu. Non riesco a vederti diversamente, nonostante una parte di me ti vuole bene in una maniera che sconfina con l’amore. Ma il fatto è che io non posso. Non posso davvero!”
“C’entra lui.. vero?” sorrise amaro, ma dopotutto era sincero e dovevo esserlo anche io.
“In un certo senso..”
Rise. “Sì, era più che immaginabile” i suoi occhi facevano trasparire tristezza, dolore.
Gli presi il volto tra le mani. Non ebbi modo di prevedere quello che sarebbe successo dopo quel mio gesto sconsiderato. Jerard prese le mie mani e si avvicinò al mio viso per strapparmi un bacio. Un bacio strano, diverso da un bacio vorace, passionale.. era dolce, avevo un sapore diverso da quelli di Severus. Direi proprio che erano l’esatto opposto lui e Jerard.
Mi lasciai andare, sciogliendomi inevitabilmente in quella trappola di zucchero.
Sentii le mie labbra portate a seguire una danza lenta, profonda.. e intensa, finchè: “Hm-hm” qualcuno alle nostre spalle si schiarì la voce e io scattai voltandomi abbastanza per vedere che Severus ci guardava freddo come il marmo e si trovava immobile accanto allo stipite della porta. I miei occhi cercarono il pavimento e l’imbarazzo mi sotterrò di qualche metro.
“Che c’è?” sbottò Jerard seccato.
“Ho interrotto qualcosa?” ribatté glaciale ma ironico, Severus.
“Niente” rifilai io ritornando a guardare il pavimento.
“Fatti gli affari tuoi” sfuriò Jerard sull’orlo di un’esplosione atomica.
“Che bel quadretto!” mormorò Severus aspro.
Fu un continuo battibeccare per un arco di tempo infinito, ma in realtà il tutto avvenne nel giro di un secondo. Le battute sfilavano veloci contraccambiate da altre battute.
Finchè non esplosi io. “INSOMMA BASTA!”
Sia Jerard che Severus mi guardarono, quest’ultimo accigliato.
“Dovevi dirci qualcosa..?” chiesi senza tornare al discorso precedente.
“Sì, volevo parlare con lui” e un sorriso di Severus si stampò in faccia vedendomi confusa “ma evidentemente è troppo occupato.” Il sorriso divenne ironico.
Sbuffai e mi resi conto che ero ancora troppo vicina a Jerard. “Maledetto” sussurrai, tanto che nessuno dei due mi sentì e lasciai la stanza.
“Non al piano di sopra!” mi ordinò Severus e io lo mandai al diavolo, salendo le scale sfrontatamente.
Una volta nella mia stanza cercai di sentire la conversazione, ma evidentemente Severus aveva lanciato un incantesimo per non permettermi di ascoltare e per tutto il tempo restai nella mia stanza come un’anima in pena, andando avanti e indietro da un muro all’altro della camera.
Più tardi, qualcuno bussò alla porta e io che mi ero stancata abbastanza di starmene in giro per la stanza senza nulla fare, mi ero distesa sul letto. “Avanti”
Pensavo di trovare alla mia porta Jerard, ma invece Severus avanzò e mi disse: “Devo parlarti.”
Mi alzai e gesticolai di fare come voleva, ero troppo nervosa.
Si sedette ai piedi del letto lisciandosi appena la veste sulle gambe.
“Interessante” sibilò tra i denti “pensavo ci sarebbe voluto del tempo prima di farti baciare anche da lui.”
“Sei venuto a parlarmi di questo?” chiesi stizzita.
Lui rise. “In verità no”
“E allora dimmi quello che devi dirmi e vattene” ribattei.
I suoi occhi neri mi colpirono come non faceva più da tempo e io distolsi lo sguardo.
“Silente ci ha detto che è venuto a capo di qualcosa.. un altro daswa con doti più sviluppate delle tue, ma umano abbastanza da confondere la sua vera natura, si aggira per la scuola. Ma non è solo.. Silente pensa ce ne siano altri, e tutti comandati da una sola persona.”
“Studenti?”
“Non credo che si nascondano in vesti di studenti.”
“Terrance Rayne li comanda.. e lui vero?”
“No, è morto lo scorso anno.”
“Scherzi? Ma..”
“Silente ha detto di farlo sapere solo a te.”
“E a Jerard.” aggiunsi.
“No.”
“Ma..”
“Niente ma.. Sarah. Silente teme che Jerard ci abbia detto la verità soltanto per manipolarci a credere in lui. Lo ha mandato qui, per convincerlo del fatto che noi ci fidiamo.. nonostante fossi contrario, ho accettato solo per poterlo tenere sotto d’occhio.”
“Non ci posso credere” affermai scuotendo la testa.
Conoscevo Jerard da una vita e non lo credevo capace di una cosa simile.
“Solo perché ti ha baciata?” chiese ironico Severus.
“No”
“Donne.” mormorò alzandosi e voltandosi una volta alla porta. “Mi deludi piccola Sarah” sorrise vedendomi contrarre il volto in una maniera grottesca.
“Vattene” sibilai furiosa e Severus sparì poco dopo richiudendo la porta alle sue spalle.
Non potevo credere alla possibilità che Jerard fosse immischiato in quella faccenda, che potesse mentire su una cosa tanto terribile. Che mi stesse prendendo in giro per essere sicuro che io mi fidi di lui.. no, non ci riuscivo. Non potevo credere davvero in quella falsa realtà!
Durante la notte ripensai alle parole di quel misterioso enigma che ormai da tempo avevo messo da parte:
Lo scoprirai presto. Ciò che cerchi è la risposta a tutto ciò a cui sei legata. Ha a che fare con il passato stesso. Devi solo porti la domanda giusta, Sarah.
Dopo il ritorno di Jerard, quelle misteriose parole le avevo collegate al fatto che fossi un daswa, che fossi una persona con l’immagine di un’altra.. dunque legata a qualcuno che facesse parte del mio passato.. ma “Ciò che cerchi è la risposta a tutto ciò a cui sei legata.” non mi convinceva più.
E se fosse stata la risposta al fatto che Jerard era in realtà un traditore?
Dopotutto ero legata a lui e non sarei mai riuscita a immaginarmelo in quelle vesti, ed era una scusa al fatto che la risposta fosse collegata a qualcosa a cui tenevo molto.
Forse era seriamente così, ma non potevo saperlo.. non fino ad averne avuto le prove. E così mi addormentai facendo incubi su creature spaventose che si aggiravano su Hogwarts con grandi ali e denti aguzzi sporgenti. Quando mi svegliai sentii che qualcuno bussava alla porta, guardai l’orario. Le sette e mezza del mattino.
“Chi è?” chiesi con voce bassa e roca dal sonno.
“Io” disse Jerard.
“Vengo tra un po’, tu inizia a scendere” dissi iniziando a far luce nella testa e acquisendo le notizie della notte precedente. Improvvisamente dell’imbarazzo per il bacio non vi era nemmeno più l’ombra – da sembrare una cosa davvero infantile - davanti all’orribile possibilità che Jerard Constantine non fosse altro che un traditore e io nient’altro che una sua vittima che provava a credere ad una realtà diversa da quella che si proponeva essere la verità.
E questo era davvero un bivio nella mia vita: credergli o no?








OoooK ragazze, non mi picchiate! Non posso farci niente se ci sono sempre triangoli amorosi nelle mie storie -_- ma è più forte di me!
Mettono così pepe alle situazioni xD
e Poi perchè non sospettare del bello e buono Jerard! Ehhh :shifty:
Dunque spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e che questo capitolo non sia stato troppo smielato o noioso, perchè non me lo perdonerei mai -.-''
Quindi, con sincerità criticate..e scusate gli eventuali errori di battitura, anche se l'ho rincontrollato due volte.. ma non si sa mai!
Un bacione Sara :)
 
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106 replies since 30/12/2008, 22:27   1559 views
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