banchan |
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| Piton, arrivato nell’ala nord, cercava incessantemente in ogni porta, quando finalmente ne vide una sbarrata con vari incantesimi sentì i battiti del cuore accelerare e, quasi correndo, si fece vicino, sfoderala bacchetta ma prima che potesse dire alcunché venne tirato violentemente per un braccio riconoscendo l’uomo che l’aveva bloccato si rabbuiò ed una rabbia violenta incominciò a crescere dentro di lui. “Lucius…bastardo..” l’altro sorrise quasi compiaciuto dell’epiteto con il quale era appena stato designato. “Severus…qual buon vento..” il professore lo strinse per il colletto della veste fissandolo con sguardo fiammeggiante arricciando il labbro in una palese smorfia di disgusto. Sereno e con ancora il sorriso stampato sulle rosee labbra Lucius asserì. “calma, calma…mettiti l’anima in pace, non avevate futuro, ti avevo avvertito…” non si stupì però quando un violento cazzotto lo colpì sul mento. “devi…solamente tacere…tu, non sai niente…” portandosi una mano alla mascella dolorante Malfoy sbuffò. “forse non saprò molto, ma so quanto basta, so che ogni motivo che ti spinge qua con questa rabbia in corpo è nobile quanto inutile, lei non tornerà e lo sai, ormai è perduta entro stanotte svanirà…so che ogni istante che i tuoi occhi di morte mi fissano ti rendi conto di cosa ti scivola via tra le mani senza poter fare niente e che potresti colpirmi quante volte vuoi ma questo non potrà salvarla da un destino che è già scritto inoltre tu non avresti mai il coraggio di uccidermi senza tormentarti per la prossima eternità…tu sai perché l’ho fatto e per quanto ti faccia incazzare sai benissimo che non avevo scelta e non riesci neanche ad odiarmi come si deve…Severus…” Piton abbassò lo sguardo per qualche secondo per poi colpire ancora e con maggiore forza il mangiamorte. “Lucius fatti da parte e fammi entrare…” barcollando e con il labbro sanguinante l’uomo si impettì e con fare ironico allungò il braccio come un servitore abbassando il capo e invitando l’altro a proseguire. Il professore lo oltrepassò velocemente ignorando e detestando le parole che lo seguirono, perché sapeva che erano sincere. “buona fortuna”
mormorando controincantesimi intricati e complessi Piton trascorse qualche minuto a osservare i suoi sforzi che fruttavano, infatti sentì poco dopo la serratura della porta di mogano che gli si parava davanti scattare con un suono metallico. Con passo deciso ma con il cuore che gli martellava incessantemente in petto si avvicinò e mise lentamente la mano sulla maniglia cercando di prepararsi a quello che gli si stava per parare davanti. L’uscio gemette scricchiolando mentre si apriva, il professore mi se piano un piede nella stanza che era debolmente illuminata da una lampadina su un comodino. Una vecchia brandiva stava solitaria al centro della stanza, un intenso profumo aleggiava fra le piccole mura. Tutto aveva l’aria di essere antico e consunto. Il professore si inoltrò per qualche passo poi si bloccò col fiato in gola all’udire delle parole severe e ferme provenire da dietro di lui. “vattene via…”
pronunciai quelle singole parole con calma anche se sentivo il mio cuore scoppiare, il mio corpo gridava di avvicinarmi abbracciarlo baciarlo digli che tutto sarebbe andato bene, ma la mia mente lo allontanava votando il giusto, votando la salvezza per lui. Quando posò il suo sguardo su di me colsi lo stupore e il dolore nel suo sguardo, lo fissai sottecchi contrita a mia volta. Fece per avvicinarsi a me ma mi scansai. “non mi toccare e vattene…” incontrai i suoi occhi con i miei e vidi allora il terrore dipingersi sul suo volto, si ricompose in qualche secondo dicendo con voce stanca e sguardo di ghiaccio “parli come se potessi veramente farlo…” tentai con tutte le forze di impedire alle lacrime di raggiungere i miei occhi e mantenere sopita la presenza di colui che non deve essere nominato dentro di me. “Severus Piton…dimmi addio e scompari dalla mia vista” “NO, DIAVOLO NO!” mi si riempirono gli occhi di lacrime e finalmente capii, si avevo compreso tutto, mi stupii di non averci pensato prima, ma certo…c’era una soluzione a tutto, finalmente la via mi sembrava chiara e cristallina. Mi avvicinai al professore e gli sfiorai la guancia, lui sembrò trattenere il respiro, scesi a cercare la sua mano, incontrandola la strinsi e sentii che Piton ricambiava. Mi avvicinai al suo viso e poggiai le labbra sulle sue sorridendo. Sentivo il suo volto freddo contro le mie guance. Con uno scatto gli sottrassi la bacchetta e, prima che potesse fare qualcosa, posai la punta fredda contro la mia nuca, sul marchio nero, gridando a ogni mangiamorte che era nelle vicinanze di accorrere. Piton si avvicinò di nuovo a me con gli occhi pieni di stupore e incredulità. Sentì la coscienza dell’oscuro signore agitarsi dentro di me…mi stavo indebolendo, avevo poco tempo. :--> :">
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