Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 1/7/2012, 16:22 by: Camelia.




Capitolo 17:


Ora che la lezione era finita, i ragazzini osarono scambiare qualche parola tra di loro, mentre si alzavano dai banchi. Lo fecero comunque con un certo ordine, in fondo la McGranitt era seduta alla cattedra.
Essendo nelle ultime file, Severus, Lily, James, Sirius, Avery e Mulciber furono i primi ad avviarsi all’uscita, così, per evitare scontri, Severus finse di sistemare la bacchetta nella tasca interna della divisa e rallentò il passo. Con la coda dell’occhio, a capo chino, cercò di capire se i suoi compagni di Casa e quei due scemi di Grifondoro avrebbero creato problemi.

“Che bella lezione!” esclamò Lily raggiante, accordandosi al passo di Severus. “Non vedo l’ora di riprovare con il fiammero!”
Severus alzò la testa per sorriderle ma non potè dire nulla perché una voce a lui sgradita si intromise:
“Vuoi andare di nuovo in biblioteca con Mocciosus, Evans?”
Lily fulminò James e senza dire una parola si diresse decisa alla porta, agguantò la maniglia, tirò e uscì.
Severus la seguì immediatamente, non prima di aver notato che Sirius se la godeva un mondo e che anche Avery e Mulciber ostentavano dei sorrisetti fastidiosi.
Dai rumori soffocati che sentì alle sue spalle, intuì che i quattro si stavano litigando il diritto di uscire dall’aula per primi. Quant’erano infantili.

Non si voltò a giudicare la scena con il disprezzo negli occhi solo perché notò l’espressione divertita di Lily che, ferma in mezzo al corridoio, fissava qualcosa in alto.
Non poté trattenere una risatina pure lui: se n’era dimenticato, ma in aria galleggiava ancora Pix, bloccato a testa in giù dall’incantesimo della McGranitt. Sapere che si trovava in quella posizione da un’ora rendeva la scena decisamente comica.
Gli occhietti del poltergeist dardeggiavano a destra e a sinistra, indispettendosi ogni secondo di più per il divertimento dei bambini che uscivano dall’aula di Trasfigurazione e si ritrovavano davanti quello spettacolo.
Alcuni lo additavano platealmente e non c’era un ragazzino che non ridesse di lui.

“Comodo?” lo canzonò Sirius.
A Peter sfuggì una risata acuta e affannosa mentre gli occhi di Pix si strinsero carichi di odio.
James prese a saltare sotto di lui cercando di toccargli con la mano un lembo della veste che pendeva rovesciata o di far suonare i campanelli del suo berretto, ben calzato sulla zucca.

Severus si indispettì. Adesso la scena non gli sembrava più spassosa: vedere come Potter si divertiva e faceva divertire gli altri (perché diciamolo, quasi tutti ora lo incoraggivano e lo incitavano), gli provocava una voglia prepotente di essere diverso e di non avere nulla a che spartire con lui.
Prendere in giro uno appeso a testa in giù, sai che ridere. Roba da deficienti.

Guardò Lily che, come tutti gli altri, stava naso all’aria e per la prima volta in vita sua si dispiacque di vederle un sorriso sulla bocca. Non si curò del fatto che lei non stava minimamente dando corda a Potter, né di aver riso lui stesso di Pix appena un minuto prima; qualunque cosa facesse Potter, lui voleva solo fare il contrario e voleva che Lily lo affiancasse.

“Cos’è questo baccano?”
La voce della McGranitt zittì il corridoio.
La parentesi di Pix aveva fatto dimenticare a tutti che erano appena usciti da un’aula e Potter cercò di nascondere dietro la schiena il berretto a sonagli che era riuscito a strappare dalla testa del poltergeist.
La professoressa alzò lo sguardo e capì la fonte di tutta quell’ilarità e agitazione; mosse rapidamente la bacchetta con un gesto veloce del braccio.
Non aveva pronunciato una sola parola (Severus provò l’acutissimo desiderio di saperlo fare), ma Pix parve liberarsi da invisibili lacci e bavagli. Si raddrizzò subito, rimanendo però per aria.
“Così piccoli e così antipatici!” strillò con quanto fiato aveva in gola, rivolto ai ragazzini che, anche se all’erta ora che era di nuovo libero, non parevano però spaventati da lui, sapendo che la McGranitt era con loro.

“Basta così, Pix!” ordinò lei. “Che ti serva di lezione, non tollero confusione quando…”
Ma a questo punto Pix le rivolse una sonora linguaccia.
“PIX!!!” tuonò lei, con un pericoloso lampo degli occhiali, mentre parecchi bambini trattenevano il respiro, colpiti dall’audacia folle di quell’essere.
“Vuoi passare un’altra ora bloccato in aria?” lo minacciò la McGranitt.
Pix le voltò le spalle fischiettando.

Intanto dalle estremità del corridoio stavano arrivando dei ragazzi un po’ più grandi, potevano essere del quarto o del quinto anno.
“Su, voi del primo anno, tornate alle vostre sale comuni, forza!” disse la McGranitt muovendo le mani come per scacciarli via.
I bambini si ammucchiarono a gruppetti, allontandosi dall’ingresso dell’aula.
I ragazzi appena arrivati cominciarono a entrarvi alla spicciolata, al seguito della McGranitt, chi sorridendo e chi scuotendo la testa alla vista di Pix.

“Che cosa fai adesso?” chiese Lily sottovoce.
Severus sobbalzò, si era perso nei suoi pensieri alla vista di Nott e McNair che entravano in classe. Gli era parso che Nott l’avesse guardato appena di sfuggita, registrando il fatto di vederlo ancora accanto a quella bambina di Grifondoro. Ma era stato tutto così rapido che Severus ancora si chiedeva se se l’era immaginato.
“Oh… io… Io pensavo di esercitarmi con gli esercizi della McGranitt” rispose in fretta Severus, mordendosi la lingua per non aggiungere davanti a tutti “…con te”.
A capo leggermente chino, spiò attraverso le cortine lisce dei suoi capelli, per assicurarsi che non ci fossero orecchie indiscrete all’ascolto.
Vide Narcissa, altera e biondissima, entrare nell’aula.

Poi un gruppo di ragazzi con lo stemma di Corvonero arrivarono tutti assieme e Pix si avventò su uno di loro, tirandolo per il cappuccio della divisa.
“Q-Qui… Q-Q-Qui…” cominciò a dire, con voce nasale.
“P-P-Pix! L-Lasciami, hai ca-caaapito?” reagì il ragazzo, un tipo pallido e nervoso, dagli occhietti piccoli.
Alcuni compagni del giovane ridacchiarono e due o tre Serpeverde non si fecero alcun problema a ridere forte.
“Q-Q-Qui… Q-Qui… rinus” lo sbeffeggiò Pix, senza mollare la presa. “N-N-No che no-non t-ti l-la-lascio…” continuò, maligno.
Il ragazzo agitava le braccia, nel vano tentativo di allontanare Pix e di togliergli il cappuccio dalle mani. I suoi movimenti si fecero sempre più impacciati e un rossore violento gli colorò le guance.
“Ehi Ra-Ra-Raptor, c-cerca di p-parlare più ch-chiaaa-ra-ramente, o P-Pix no-non c-c-capirà!” shignazzò un ragazzo alto e grosso che Severus ricordò di aver visto nella sala comune, quella mattina.

“Insomma ora basta!”
La McGranitt era uscita di nuovo dall’aula a passo spedito.
“Goyle, vada in classe!”
I bambini del primo anno si allontanarono per non prendersi una sgridata, i ritardatari tra i più grandi filarono nell’aula.
La professoressa mosse appena la bacchetta e Pix lasciò andare il cappuccio del giovane Corvonero che ora era rosso fino alla radice dei capelli.
“Pix, un’altra e giuro che te la vedrai con Silente!” sbottò la professoressa, infuriata.
Poi si rivolse al ragazzo che ora si massaggiva il collo:
“Signor Raptor, si sistemi e vada in classe anche lei!”
“S-sì, pr-prof…eeessoressa…” farfugliò lui, rassettandosi la veste e rifugiandosi nell’aula.
Con un ultimo sguardo di fuoco a Pix e ai bambini del primo anno che passettin passettino si allontanavano cercando di non perdersi l’epilogo di quella scena, la McGranitt entrò nell’aula chiudendosi con decisione la porta alle spalle.

“Gneaaaaah!” le fece Pix allargandosi la bocca con le dita.

I bambini smisero subito di ridere quando si resero conto di essere soli alla mercé del poltergeist. A coppie o gruppetti si mossero verso la fine del corridoio, seguiti dallo sguardo cattivo di Pix.
Tuttavia non vi furono attacchi, né Pix si mise a schiamazzare o altro; evidentemente evocare la figura di Silente era bastato a calmarlo. Beh, almeno per il momento.
Continuando a fare boccacce e versi sottovoce, il poltergeist filò via dal corridoio, ormai quasi vuoto.

“Lily, ti va di ripassare la lezione con me, Jane e Charlotte? Pensavamo di provare gli esercizi in questa ora libera.”
A parlare era stata Mary.
Lily guardò Severus, combattuta: era chiaro che le sarebbe piaciuto andare via con le nuove amiche e al tempo stesso però le dispiaceva non poter provare gli incantesimi da sola con lui.
E non c’era neppure la possibilità di proporre un’ora di studio ed esercizio tutti assieme, dato che appartenevano a due dormitori diversi, senza contare il fatto che Severus e le bambine cercavano invano di dissimulare il disagio che provavano anche solo a guardarsi.
In quei pochi momenti di sospensione, Piton si accorse che nel corridoio c’era ancora qualche compagno Serpeverde e, per evitare l’imbarazzo di attirare l’attenzione, disse, più bruscamente di quanto volesse:
“Va bene, allora io torno alla mia Sala Comune.”

Non sapeva perché l’aveva detto, perché non si era dato come meta di nuovo la biblioteca.
Ora sarebbe stato costretto ad unirsi ad Avery e Mulciber che di sicuro l’avevano sentito anche se stavano… ma che stavano facendo?
Ridacchiavano e confabulavano alle spalle del pallido Lupin, avvicinandosi piano piano.
Il bambino stava guardando qualcosa fuori dalla finestra del corridoio, un’ombra di tristezza addosso, completamente assorbito nella contemplazione di qualcosa.
Un’espressione strana e tesa aleggiava sul suo viso. Era concentrato e… possibile?, spaventato.

“Occhioooo!”
Avery e Mulciber avevano raggiunto Lupin e con due colpi ben assestati gli avevano fatto cedere le ginocchia. Scapparono immediatamente, ridendo sottovoce per paura della McGranitt, e Remus dovette aggrapparsi con le mani al cornicione della finestra per non cadere.
Si rimise dritto.
Non disse nulla, non protestò, non seguì neppure con gli occhi la fuga dei due Serpeverde. Di nuovo apparve il bambino sconfitto, con quell’aria umile e dimessa che tanto infastidiva Severus; si limitò ad aggiustarsi un ciuffo di capelli castani che gli era caduto sulla fronte e fece per andarsene.

Severus si riscosse quando percepì una macchia rossa muoversi vicino a lui e con sua grande irritazione vide Lily abbandonare le nuove amichette e avvicinarsi a quel bambino.
Lupin non guardava nessuno, i suoi occhi vagavano sul pavimento per tornare poi al panorama fuori dalla finestra. Occhi tristi, quasi sull’orlo del pianto.
Severus provò qualcosa di molto simile alla vergogna e fu assalito dal ricordo imbarazzante dei propri occhi che piangevano. Scacciò da sé quella memoria sgradevole.

“Tutto bene?” Lily sfiorò un braccio al compagno di Grifondoro.
Remus alzò lo sguardo di scatto, incredulo. Lì per lì sembrò sul punto di allontanarsi da lei, ma qualcosa lo bloccò e un’espressione nuova apparve sul suo volto, la calma ne distese i tratti.
“Sì, tutto bene” rispose piano. E sorrise.

Severus provò un’indicibile fitta di invidia riconoscendo in Lupin gli effetti dello sguardo gentile di Lily.

***


“Sei triste oggi?”
“No!”
Mentiva.
“E allora perché non sorridi?”

Lo colse alla sprovvista, per qualche secondo non seppe cosa dire.
Se non era triste perché non sorrideva? La domanda era lecita. Ma la verità era che era triste e nessuna parola poteva contraddire i suoi occhi.
Proprio quella mattina aveva letto in un libro di sua madre un capitolo sugli incantesimi rallegranti. Peccato non avere una bacchetta e saperli fare, si sarebbe risparmiato quel momento di completo imbarazzo.

“Io non…”
Era difficile confessare una cosa del genere, si guardò i piedi.
“Io non sorrido… molto.”

Si sentì vuoto, percepì il suo essere defluire via. Ora che l’aveva detto non aveva più il coraggio di guardarla in faccia.
Ma cosa diavolo gli era saltato in mente?
Si sarebbe fatta beffe di lui e lui non l’avrebbe sopportato! Se fosse stato capace di scomparire nell’aria, l’avrebbe fatto immediatamente, per sempre.
Ciocche scure di capelli mossi dal vento gli carezzavano la mascella irrigidita.
Lily non parlava.

Infine Severus la guardò, alzando gli occhi e incontrando i suoi, ansioso.
Fu come se dei nodi che lo stringevano si sciogliessero e si sentì libero, leggero; un balsamo scendeva fresco sul suo capo, gli avvolgeva il corpo facendolo rinascere, leniva tutte le pene passate e future.
Si perse in quel mare verde chiaro fatto di calma e dolcezza e… sorrise.
Ma quali incantesimi rallegranti. Gli occhi di Lily erano magici senza bisogno di bacchette.

***


“Severus, allora… Ci vediamo dopo?”
Lily era ritornata sui suoi passi, nel corridioio non restavano che le sue amiche, Lupin e lui, unico Serpeverde.
Sì sentì fuori luogo e si odiò per questo.
“Sì… dopo. A dopo.”, rispose in fretta.

Gettò un ultimo sguardo a Lily e abbozzò un sorriso tirato, ma sentiva impellente la fretta di allontanarsi.
La stessa fretta che condividevano le altre bambine di Grifondoro che lo guardarono di sottecchi senza dire una parola e fecero poi quadrato attorno a Lily portandosela via.
Lupin le seguì tenendosi un po’ distante.
“Allora, sei riuscita a fare la trasfigurazione?”
“Sì, ma adesso voglio riprovare subito! E tu?”
“Uhm, no…”
“Io solo metà, non sono riuscita a togliere lo zolfo…”

Le voci delle bambine si persero su per una scala e il silenzio del corridoio parve addensarsi su Severus, rimasto solo.
Si massaggiò il collo e fece per incamminarsi, gettando distrattamente un’occhiata fuori dalla finestra.
Ricordò allora lo sguardo di Lupin e si avvicinò rapidamente al vetro.
Non vide nulla di strano, anzi da lì si poteva godere un’ampia e splendida vista sul parco della scuola, ben tenuto e punteggiato qua e là da gruppi di alberi ombrosi, l’ideale per studiare o rilassarsi nelle giornate calde.

Un solo albero si ergeva solitario e maestoso, distante e isolato da tutto, il tronco nodoso come contorto su se stesso.

Edited by Camelia. - 5/8/2013, 18:28
 
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