Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 4/5/2012, 12:21 by: Camelia.




Capitolo 16


Per qualche secondo la professoressa McGranitt non disse nient’altro e li fissò uno per uno muovendo impercettibilmente il capo per abbracciare tutta la stanza.
Non vi era nulla di spaventoso in lei, tuttavia dalla sua posa rigida e immobile emanava qualcosa di indefinito, un’invisibile aura che parve dilatare il silenzio calato nell’aula, quasi solidificandolo. Era come se nessuno fosse fisicamente in grado di aprire bocca.
I bambini fissavano la donna, alta e magra, stagliata nella luce della finestra che dal fondo proiettava un fascio di luce dorata.
Stava in piedi davanti alla cattedra, con le mani unite all’altezza dell’addome. Assieme al viso, le mani erano l’unica cosa chiara in lei, avvolta completamente da una veste di velluto molto scuro, di cui solo la luce che lo investiva rivelava una sfumatura rosso bordeaux; Le maniche erano ampie, piccoli bottoni neri risalivano ordinati dalla vita al collo alto e stretto; le pieghe della gonna leggermente svasata e una cintura scozzese intonata ai colori della veste erano le uniche concessioni a un che di gentile in tutta quella rigidità che faceva sembrare la McGranitt una statua di legno scolpito sorta dal pavimento stesso.
I capelli scuri raccolti in uno chignon strettissimo sulla nuca completavano il ritratto di quella donna che, non c’era alcun dubbio, doveva essere severa quanto il suo aspetto.

La professoressa parlò di nuovo e gli allievi si riscossero dal loro intorpidimento, prendendo a guardarsi di sottecchi come a voler verificare se anche i compagni erano rimasti ammutoliti di fronte alla presenza algida della docente.

Subito comunque tutti gli occhi tornarono a fissarsi su di lei, che parlava con voce chiara e sicura:
“La Trasfigurazione è una materia difficile…” e Severus udì il ragazzino grasso davanti a lui emettere un flebile gemito. Quello che si chiamava Remus gli posò la mano sul braccio con un pallido sorriso, per fargli coraggio.
Ora Severus vide meglio i segni sulla mano, erano scuri, ravvicinati e formavano una specie di lunga e stretta “U”.

“…difficile e che richiede una fortissima capacità di concentrazione. Non potete pensare di raggiungere l’eccellenza in questa materia senza una costante applicazione, poiché per poter eseguire le trasfigurazioni più complesse è necessario conoscere a fondo la teoria ed avere una perfetta padronanza dell’esecuzione pratica.”
I bambini ora respiravano un po’ affannosamente.
La professa non stava dicendo nulla di diverso da ciò che avevano sentito circa due ore prima, ma nelle sue parole e nel suo aspetto severo mancava quel non so che di rassicurante che emanava invece da Vitious.
Severus spiò Lily e notò che aveva le dita contratte e gli occhi spalancati, fissi sulla professoressa.
Con la coda dell’occhio gettò uno sguardo rapido anche alla sua sinistra e non fu sorpreso di vedere Potter e Black fermi e tranquilli. Non facevano tanto i pagliacci ora, con la direttrice della loro Casa!

Come se avesse colto nell’aria quel pensiero vagante, la McGranitt disse: “Voglio essere ben chiara, prima di procedere: io non tollero chiasso, chiacchiere e qualunque forma di disturbo nella mia aula. Chiunque trasgredisca non potrà più seguire questo corso.”
Un lampo le attraversò le lenti rettangolari. Diceva sul serio, non c’era da scherzare con lei.
Ottenuto un silenzio ancora maggiore, riprese:

“L’esecuzione di qualunque incantesimo di Trasfigurazione richiede l’utilizzo di una bacchetta. E’ quindi fondamentale che voi impariate al più presto a padroneggiare la vostra e per questo confido che vi impegnerete al massimo nelle prime lezioni con il professor Vitious.
A proposito, dato che lo avete avuto già alla prima ora, immagino che vi abbia esaurientemente illustrato il funzionamento di Hogwarts...”
La professoressa si interruppe e spostò lo sguardo sui bambini.
Molti annuirono e qualche sporadico, timido “sì” si levò da qua e là dai banchi.
“Molto bene” riprese la McGranitt, spiccia, “ora farò l’appello”.
Si voltò e andò a sedersi dietro la cattedra.
Qualche bambino di sistemò meglio sulla sedia, ma tutti tornarono immobili appena lei aprì il registro e si aggiustò gli occhiali rettangolari sul naso.
“Avery” cominciò.
A uno a uno i chiamati alzarono la mano e dissero “Presente!”
Anche se nell’aula continuava a non volare una mosca, in qualche modo il sentire le proprie voci contribuì a far calare un po’ la tensione: i bambini si guardavano a vicenda, imparando i nomi di chi ancora non avevano conosciuto o di quelli che appartenevano ad un’altra Casa.
“Evans…”
“Presente!”
Lily alzò il braccio e si rilassò. Sorrise a Severus.

***



Evans.
L’incontro con quel cognome era avvenuto in modo strano, un pomeriggio, qualche mese dopo che Severus e Lily avevano fatto amicizia.
Lei parlava spesso della propria famiglia, era una gran chiacchierona al riguardo. Amava in maniera incondizionata i suoi genitori e perfino la sorella Petunia che Severus invece odiava con tutta l’anima. Lui restava molto colpito dai racconti di Lily, nelle sue parole scopriva per la prima volta che “famiglia” era qualcosa di più che condividere un cognome.
Era una sensazione sconosciuta e lui se ne sentiva spiazzato.
Ogni volta che Lily parlava, Severus percepiva lo scarto tra le loro vite e le poche volte che, solo, aveva concesso a una parte di sé di indugiare sul concetto di “famiglia felice”, subito si era ritratto con spavento da quei pensieri e aveva impedito a se stesso di soffermarcisi oltre.
Quando usciva da quei sogni, casa Piton si ridisegnava di colpo davanti ai suoi occhi, richiudendosi attorno a lui con i suoi muri scrostati e grigi.
Cercava allora di immaginare la casa di Lily.

Quel giorno lei aveva accennato al postino babbano che le aveva portato una lettera dei nonni e di come le era venuto da ridere immaginandolo come un gufo enorme che invece della mano usava il becco per infilare la posta nella cassetta. Mentre lei raccontava, Piton come al solito la guardava incantato e per la seconda volta in vita sua gli sembrò di vedere qualcosa negli occhi verde chiaro di fronte a lui.
Vide chiaramente un uomo vestito tutto di blu, con un berretto in testa e una borsa marrone a tracolla. Lo vide estrarre una lettera e infilarla in una linda cassetta di metallo chiaro con su scritto “EVANS” a nere lettere inclinate.
Sorpreso, aveva sobbalzato, il cuore che batteva fortissimo.
Cos’era? Cos’era stato?
Già una volta… Sì, già una volta aveva visto qualcosa, se stesso, negli occhi di Lily.

Nei ricordi di Lily…
Ecco, adesso lo capiva! Lui era in grado di vedere nei suoi ricordi! Ma come funzionava? Forse succedeva quando Lily si concentrava molto nel raccontargli qualcosa e allora lui era in grado di leggerglielo negli occhi. Sì, doveva essere così.
Evans.
Aveva un suono gentile il suo cognome.

***



Si riscosse da quel piacevole ricordo quando vide il bambino pallido seduto davanti a Lily alzare la mano e dire “Presente!” dopo che la McGranitt aveva chiamato “Lupin”
“McDonald…”
“Presente!” Mary e i suoi capelli ricciuti stavano seduti in seconda fila.
“Minus…”
“Presente…” esalò una vocetta.
“Signor Minus, parli a voce alta e chiara la prossima volta!” lo riprese la McGranitt con severità.
Il bambino farfugliò delle scuse impacciate.
“Mulciber…”
“Presente!” rispose Mulciber quasi urlando e Severus udì una risata alla sua sinistra. Inutile voltarsi, sapeva benissimo chi era stato.

Prese a stare più attento, ormai toccava quasi a lui. La professoressa scorreva i nomi con l’indice e sollevava poi gli occhi quel tanto che bastava a inquadrare di sopra le lenti degli occhiali l’allievo chiamato.
Severus era certo che, nonostante non concedesse più di una frazione di secondo all’operazione, la McGranitt registrava perfettamente i loro volti e il loro atteggiamento.
Raddrizzò le spalle.
“Piton…”
“Presente!”
Ecco fatto, nessuna esitazione nella voce e aveva guardato la professoressa dritto negli occhi. Si rilassò anche lui.
“Potter…”
“Presente!”

Il fatto che quel nome fosse di seguito al proprio indispettì parecchio Severus.
Non capiva perché quel ragazzino gli desse tanto sui nervi… Insomma, era cretino e antipatico, era di Grifondoro e fiero di esserlo (la razza peggiore), faceva comunella con un altro idiota totale… tutte ragioni valide e sufficienti perché non vi fosse un solo motivo per andarci d’accordo, ok, ma Severus poteva benissimo ignorarlo, no? Come quella Mary, per esempio. Era facile ignorarla.

Perché allora con Potter non ci riusciva? E nemmeno con Black?
Avrebbe voluto non curarsi di loro così come era sempre riuscito a fare con i compagni della scuola babbana.
Voltò di nuovo la testa a spiare i due e notò che Potter guardava dalla sua parte. Ma i loro occhi non si incrociarono, Potter stava guardando di sottecchi Lily.
Qualcosa scattò in Severus che, fingendo di sistemarsi sulla panca, si spostò di pochi centimetri in modo da coprire all’occhialuto Grifondoro la vista della bambina.

La McGranitt ultimò l’appello e improvvisamente fece un gesto brusco col braccio: la cattedra si trasformò da un momento all’altro in uno stormo di gru pronte a spiccare il volo. Furono però bloccate da un altro incantesimo che immobilizzò le loro ali già spiegate e ritramutò gli uccelli in cattedra.

Come con Vitious, un “Ohhhhh” generale uscì da tutte le bocche dei presenti.

Consapevole di aver ottenuto l’attenzione totale della classe, la McGranitt chiese con tono pratico a un bambino della prima fila, Carlyle, di distribuire ai compagni il contenuto di una scatola. Molti colli si allungarono, curiosi.

“La lezione di oggi non sarà solo teorica, anche se ancora non padroneggiate molto bene le vostre bacchette” esordì la professoressa. Tutti tornarono a fissarla.
“La Trasfigurazione, come vi dicevo prima, è una materia complessa, perché trasformare qualcosa in qualcos’altro non si ottiene semplicemente mormorando una formula. Voi imparerete a mutare l’apparenza delle cose, a cambiare un materiale in un altro, l’inanimato in animato e viceversa.”

Nella classe non volava una mosca e non si sentiva un respiro. La professoressa parlava a voce chiara e sicura.

“Ora, Carlyle vi sta distribuendo dei fiammiferi. Quello che faremo oggi è trasformarli in stuzzicadenti, una delle trasfigurazioni più semplici in assoluto visto che non dovrete operare nessun cambio totale di materia.”
Con un gesto appena accennato della bacchetta, la McGranitt fece apparire sulla lavagna posta di fianco alla cattedra una serie di disegni collegati tra loro da frecce. La professoressa si alzò e cominciò a spiegare.
“Questo diagramma illustra esaurientemente il tipo di sforzo che dovete chiedere a voi stessi. Non concentratevi sulle similitudini tra i due oggetti, ma visualizzate in che cosa differiscono nel loro aspetto esteriore. Signorina Jones?”
Tutti i bambini sussultarono. Non si aspettavano che venisse chiamato qualcuno e si levò un timidissimo: “Sì?”
La voce apparteneva a una bambina della seconda fila, dai lisci capelli biondi ordinatamente pettinati sulle spalle e con una sottile treccia al centro.
La McGranitt le chiese quali fossero le differenze tra un fiammifero e uno stuzzicadenti, ma il suo tono non era inquisitore e questo rassicurò la classe, signorina Jones compresa.
“Beh… lo stuzzicadenti ha due punte… e… e non ha capocchie di zolfo” rispose.
“Molto bene. Un punto per Grifondoro! Nient’altro?”
Severus alzò la mano prima di rendersene conto. Conosceva quell’esercizio e aveva già risposto a quella domanda anni prima, leggendo il libro di Trasfigurazione di sua madre.
“Sì, signor Piton?”
Per la miseria, la McGranitt aveva già imparato i nomi di ciascuno?
Severus si riscosse dalla sorpresa e rispose:
“Lo stuzzicadenti è più sottile, più lungo e non è squadrato.”
“Ottimo spirito di osservazione!” lo gratificò la McGranitt. “Un punto anche per Serpeverde!”

Severus provò un certo compiacimento per aver pareggiato i conti con Grifondoro e stava quasi per voltarsi verso Potter e Black quando Lily al suo fianco gli sussurrò “Bravo!”, con un gran sorriso.
Era felice davvero, per lui.

“I vostri due compagni hanno centrato perfettamente gli elementi sui quali dovrete applicarvi.”
La Mc Granitt aveva ripreso a spiegare e aveva raddoppiato al lunghezza della propria bacchetta per indicare alcuni dei disegni sulla lavagna.
“Il metodo più efficace per ottenere una buona trasfigurazione del vostro fiammifero è partire dagli elementi più semplici per poi potervi concentrare con calma su quelli più complicati. In questo caso è bene che voi partiate dalle dimensioni dell’oggetto…” e indicò il primo disegno “...poi dedicatevi alla sua forma, da squadrata a cilindrica…” ecco il secondo disegno “…infine cercate di creare due punte alle estremità, partendo da quella inferiore, più semplice, e lasciando per ultima la trasfigurazione della capocchia di zolfo.”
Molte fronti erano corrugate.
“La parte finale è la più complicata, procedete per gradi, come per il resto. Prima le dimensioni, poi la forma e solo alla fine la…”
…la trasformazione dello zolfo in legno, o se preferite, la sua sparizione.” concluse Severus mormorando a mezza bocca.

Conosceva a memoria quella procedura, per averla letta infinite volte sul libro di Eileen. Tuttavia non gli piaceva molto, sapeva che, pur se efficace, era un metodo lento; già nei libri del secondo anno si insegnava a concentrarsi prima di tutto sulla trasfigurazione della materia.
Un formicolìo lo pervase. Avrebbe osato applicare una procedura avanzata dopo che la McGranitt era stata così precisa nell’esporre quella per principianti totali?
Era una tentazione fortissima, già stringeva la bacchetta nella mano.

“Osservate bene il diagramma e imparatelo, copiatelo se lo ritenete opportuno, anche se lo troverete nel vostro libro “Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti”, che vi invito a portare in classe dalla prossima lezione in poi."
Tutti i bambini fissarono la lavagna, poi i fiammiferi che stavano immobili sui banchi, poi, di sottecchi, i compagni. Nessuno sembrava aver la più pallida idea di come procedere.
La McGranitt continuò:
“La formula che dovrete pronunciare è “SCALPIUS” e vi prego di prestare attenzione al movimento della bacchetta.”
E mostrò alla classe come il fiammifero che teneva tra pollice e indice diventava uno stuzzicadenti con un passaggio lento e dall’alto in basso della bacchetta.
“Forza ora, riguardate il diagramma e provate!”

Tutti tornarono a fissare la lavagna e parecchie fronti adesso erano corrugate. Alcuni bambini mormoravano le istruzioni ma parevano restii a provare l’incantesimo. Si giravano le bacchette tra le mani, osservano il fiammifero davanti a loro come fosse un nemico imbattibile.
Infine qualche voce sporadica azzardò un timidissimo “SCALPIUS...”

“Non stringa troppo forte la bacchetta, signor Dwellington, ecco, così… E lei la muova più lentamente, signorina McDonald…”
La McGranitt aveva preso a fare il giro della classe, correggendo, consigliando, qualche volta mostrando il movimento della bacchetta. Alle volte rispiegava daccapo tutta la procedura illustrata alla lavagna.
Era un’insegnante molto attenta, riusciva a capire quali fossero le difficoltà di ciascun allievo e subito era pronta a porvi rimedio. Sembrava non le importasse ripetere continuamente le stesse cose.
“SCALPIUS!”
“SCALPIUS!”
“SCALPIUS!”
“SCALPIUS!”
Ora le voci erano più sicure anche se la quantità di tentativi denunciava lo scarso successo dell’incantesimo.

Dopo essersi scambiati un’occhiata d’incoraggiamento, Severus e Lily si dedicarono al proprio fiammifero.
Severus era certo di riuscire a trasfigurarlo senza difficoltà, ma decise di aspettare che l’amica tentasse per prima; ciò che più gli premeva, in verità, era decidere se fare a modo suo o seguire le istruzioni della McGranitt.
Lily era concentratissima, del tutto estranea a quanto le accadeva davanti, con Minus che, ripetendo uno “SCALPIUS!” dietro l’altro, agitava la bacchetta con tale frenesia da picchiare continuamente il banco.
“Piano, Peter!” gli sussurrò Lupin.
Lily intanto fissava la lavagna e teneva le braccia posate conserte sul banco, stringendo la bacchetta.
Infine si decise e sfiorando appena il fiammifero mormorò “S-C-A-L-P-I-U-S”.
Il fiammifero si allungò, si assottigliò e la sua estremità inferiore si appuntì.
Lily era così incredula che per qualche secondo rimase a fissare la sua prima magia a occhi spalancati, incapace perfino di esprimere gioia.
“Bravissima!” la incoraggiò Severus, che aveva notato un leggero tremito nel polso della bambina.
Era per quello che la trasfigurazione non le era riuscita bene.
“Prova tu, dai!” fece lei.

Severus, che per puro perfezionismo aveva avuto cura di riguardare il diagramma alla lavagna nonostante lo conoscesse già, si concentrò.
Non aveva fretta e si scoprì a pensare che sarebbe stato bello eseguire l’incantesimo al primo colpo e alla perfezione. Era una magia facile in fondo e lui si sentiva già così teso verso cose più complesse che qualunque tentativo andato a vuoto con quel fiammifero sarebbe stato quasi una sconfitta, per lui.
Si trattenne però, la fretta poteva essere una nemica e in Severus l’istinto era sempre fortemente bilanciato da una straordinaria capacità di riflessione e voglia di approfondire, del tutto inusuali in un bambino così piccolo.
Lo tratteneva inoltre il pensiero di Lily: di nuovo, non voleva sembrarle sbruffone o intimidirla con la sua bravura, ancora non le aveva raccontato dell’incantesimo della sera prima...

Severus cincischiava, accarezzando il fiammifero con la punta della bacchetta: usare il metodo da novellini o saltarlo a piè pari e seguire quello spiegato nel libro di Trasfigurazione del secondo anno?
Guardò distrattamente Lupin che era riuscito ad arrotondare e appuntire il suo fiammifero, mentre Minus gli lanciava occhiate ansiose e picchiava la sua bacchetta più che mai (“SCALPIUS! SCALPIUS! SCALPIUS!”)

“Molto bene signor Potter, ottima esecuzione!”
Severus sobbalzò sulla panca.
Si era così concentrato sui propri pensieri, su Lily e sui due che gli sedevano davanti che non aveva registrato i gridolini che da circa un minuto provenivano dalla sua sinistra, né si era accorto che la McGranitt stava avvicinandosi all’ultima fila.
Potter era riuscito a trasfigurare il suo fiammifero e Black dopo un paio di tentativi lo aveva seguito a ruota, guadagnandosi anche lui l’approvazione della professoressa.
Tutta la classe si era voltata e molti bambini avevano ripreso a lavorare con più lena. Il fatto che qualcuno fosse riuscito ad eseguire l’esercizio infondeva fiducia; Lily riprese a concentrarsi e a tentare di completare la sua trasfigurazione a metà.

La McGranitt si avvicinò a Severus. Il suo fiammifero era ancora un fiammifero e il cuore accelerò i suoi battiti.
Qualcosa di prepotente gli premeva dentro gridandogli chissà perché e da chissà quale luogo remoto della sua mente di battere Potter, di fare meglio di lui, battere Potter, battere Potter…
Non li vedeva, ma percepì con sicurezza che Potter e Black stavano guardando verso di lui.
Era fatta, aveva deciso: avrebbe prodotto un incantesimo perfetto e avanzato sotto gli occhi della McGranitt.
Concentrò tutto il suo essere in ciò che stava per fare, serrò la bacchetta nella mano e disse con sicurezza “SCALPIUS!”, muovendola deciso con un movimento fluido sopra il fiammifero.
La magia fu rapidissima, nel tempo di battito di ciglia uno stuzzicadenti perfetto giaceva sul banco, ma l’occhio allenato della professoressa non poté non notare che il procedimento era diverso da quello che aveva spiegato.

“Signor Piton… lei non ha seguito il diagramma alla lavagna”, disse con calma.
Severus deglutì.
Vide Lupin gettargli un’occhiata di sbieco da sopra la spalla per poi tornare a lavorare sul suo fiammifero, vide Minus girarsi con quei suoi occhietti vacui che dardeggiavano da lui alla professoressa, udì Lily accanto a sé trattenere piano il respiro.
Fissò la McGranitt, pronto a ricevere il castigo.
“Trasfigurazione perfetta, comunque.”
Severus aprì la bocca e sentì la tensione sciogliersi e fluire via da lui. Non era arrabbiata, la professoressa non era arrabbiata! Era sorpresa, anche se l’espressione del suo viso restava severa.

“Vorrei tuttavia essere certa che la procedura oggetto di questa lezione sia nelle sue corde, se non le spiace” e con appena un accenno di movimento di bacchetta, ritrasformò lo stuzzicadenti in fiammifero.
Severus si sistemò raddrizzando le spalle e ripeté la trasfigurazione come voleva la McGranitt.
“Molto bene, signor Piton.”

La professoressa passò oltre, senza aggiungere altro ma… possibile? Fu come se l’ombra di un sorriso le facesse fremere l’angolo della bocca.
Severus sentì dei borbottii alla sua destra, oltre Lily, e con la coda dell’occhio vide che anche Avery e Mulciber stavano commentando la scenetta. Dietro la cortina unticcia dei suoi capelli, Severus aveva l’aria molto soddisfatta e fu uno sforzo non guardare dritto negli occhi Potter, Black e i compagni di Serpeverde.

Ora era Lily sotto esame: era quasi riuscita a terminare la sua trasfigurazione, il suo stuzzicadenti aveva ancora una punta di zolfo.
Corrugò la fronte tanto da fare quasi il broncio e Severus notò una maggiore decisione nei suoi movimenti. La vicinanza della McGranitt la stimolava.
“SCALPIUS!”
E anche Lily ebbe il suo stuzzicadenti e l’approvazione della professoressa.

Si lasciò sfuggire uno sbuffo di sollievo e guardò l’amico interrogativa, ma non osò parlare perché la McGranitt stava osservando il lavoro di Lupin e Minus.
Il primo era sulla buona strada ma scarseggiava in determinazione (“Signor Lupin, non abbia paura di sbagliare”), il secondo invece era in completa balìa del panico e l’unico risultato che era riuscito ad ottenere con i suoi movimenti scomposti era di far vagabondare il suo povero fiammifero su e giù per il banco.
“Signor Minus… tenga il braccio lungo il corpo e muova solo il polso. Agitarsi sulla sedia non è affatto necessario nella Trasfigurazione.”

***



La prima volta che Severus aveva letto “Guida pratica alla Trasfigurazione per principianti” aveva desiderato poter prendere la bacchetta di sua madre: era così tanto tempo che Eileen non la usava più, ma lui spesso sognava di vederla ancora compiere magie. Quei sogni gli lasciavano una piacevole sensazione al risveglio, che però acuiva ancora di più il disgusto per la sua vita.
Da quando aveva saputo di essere un mago destinato ad Hogwarts, ogni giorno passato in trappola nel mondo babbano era per Severus motivo di grandissima (in)sofferenza.

Il ricordo degli ultimi incantesimi che aveva visto fare ad Eileen era indelebile nella sua mente, ma anche lontano, così lontano che era come se appartenesse ad un altro tempo e, forse, ad un’altra persona.
Casa Piton, triste, opprimente e grigia, sembrava non aver ospitato mai la magia.
Severus osservava i fiammiferi con cui sua madre accendeva il fuoco e ripensava al primo capitolo del libro; l’idea che una cosa potesse trasformarsi in un'altra gli piaceva da morire, forse perché apriva infinite possibilità a proposito della bruttezza di quella casa, tanto per dirne una.

Quella mattina, nell’aula della scuola elementare di Spinner’s End, Severus era stato apparentemente attento ma in realtà molto lontano dalla lezione con le cartine di tornasole che la maestra aveva distribuito ad ogni bambino. Quelle striscioline che cambiavano colore divertivano tanto i suoi compagni e lui li aveva disprezzati più del solito, provando il desiderio bruciante di poter aprire il libro di Eileen e dedicarsi a qualcosa di serio.
Portare i libri di Hogwarts nella scuola babbana era potenzialmente pericoloso, anche nessuno si avvicinava a “quel Piton”.
Di solito lo evitava, ma che gusto era stato quel giorno tenere il volume dalle pagine ingiallite nella borsa sdrucita, mentre i suoi compagni seguivano la lezione, ignari della magia, di Hogwarts e di tutto ciò che li rendeva diversi e inesorabilmente inferiori a lui!

Di ritorno a casa, aveva camminato per le strade di Spinner’s End osservandone la miseria con le labbra incurvate di disprezzo, stringendo a sé la borsa come un tesoro, come se il libro gli infondesse calore.
Non vedeva l’ora di andarsene, ma come sarebbe stato bello nel frattempo avere una bacchetta e poter trasformare l’intero quartiere…
Si immaginò fermo all’incrocio di quei vicoli sporchi, muovere lentamente il braccio armato di bacchetta, mormorando un incantesimo dopo l’altro.
Era un Severus alto quello della sua fantasia, così alto da poter abbracciare con lo sguardo i confini di quel quartiere malsano.
La sua veste nera si allungava in tutte le direzioni, come un polipo dagli innumerevoli tentacoli scuri che penetravano ogni angolo sperduto dei vicoli, colandovi dentro come inchiostro.
Quel Severus così potente era il padrone totale di Spinner’s End e ne avrebbe trasformato anche i suoi inutili abitanti. Li avrebbe trasformati in vasi di coccio, così avrebbe potuto coltivarci dentro le erbe e le piante per le pozioni.
Suo padre invece, l’avrebbe trasformato in uno zerbino, così ci si sarebbe pulito le scarpe sopra e l’avrebbe potuto calpestare tutte le volte che voleva. Tutto allora sarebbe stato come voleva lui.
Gran cosa la Trasfigurazione.

***



La McGranitt stava ultimando il suo giro con Avery e Mulciber. Il primo era quasi riuscito ad eseguire l’esercizio, l’altro invece riusciva solo a far vibrare il suo fiammifero più che mai, senza che vi si producesse il minimo cambiamento. Aveva la faccia tutta rossa, più per la rabbia che per lo sforzo.
“Stupido fiammifero” borbottò quando la professoressa si voltò per tornare alla cattedra.
“Temo non sia la formula corretta, quella, signor Mulciber” disse gelida la McGranitt girando il capo.

Raggiunto il fondo dell’aula, riprese:
“Molto bene. Alcuni di voi sono riusciti già a trasfigurare il proprio fiammifero, molti hanno capito il meccanismo e necessitano solo di pratica. Per i pochi che ancora non si sono impadroniti dell’incantesimo, spiegherò di nuovo il diagramma prima che finisca la nostra ora. Siete tutti pregati di stare attenti, perché essere riusciti ad eseguire un incantesimo una volta non significa padroneggiarlo. Dovete continuare ad esercitarvi.”
E fece un gesto con la bacchetta.
Tutti i bambini si ritrovarono daccapo un fiammifero sotto gli occhi.

“Allora…” e la McGranitt spiegò di nuovo tutto.
Alla fine fece comparire su un’altra lavagna un secondo diagramma.
Peter Minus si lasciò sfuggire un altro gemito.
La professoresa alzò appena un sopracciglio, poi disse: “Vi sono diversi modi di riportare un oggetto trasfigurato alle sue sembianze originarie. Qualcuno di voi sa dirmeli?”
Severus sapeva rispondere ed alzò la mano.
Pure Lily l’alzò, anche se più timidamente e lui le sorrise. Una manciata di bambini osò fare lo stesso.
“Sì, signor Potter?”
Severus strinse le labbra e voltò il viso.
“Beh, c’è sicuramente l’incantesimo inverso” rispose James aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Capirai che risposta difficile”, pensò Severus. “Praticamente ogni incantesimo ha il suo contrario, sono proprio pochi quelli irreversibili e per lo più sono proibiti. E poi non ci vuole un genio per accorgersi che il nuovo diagramma alla lavagna spiega il procedimento inverso!”
“Altri metodi?” stava chiedendo la McGranitt.
A questa domanda Potter non sapeva rispondere e quasi tutte le mani alzate si abbassarono, compresa quella di Lily.
Rimase solo Severus.
“Signor Piton?”
“Si può far cessare un incantesimo con la formula “FINITUS”, oppure si può costringere qualcosa che si pensa sia stato trasfigurato a tornare al suo stato originario. Ci sono diversi incante…”
“Molto bene, signor Piton. Molto bene!”
La McGranitt era piacevolmente sorpresa.
“Sì, esistono vari incantesimi per “smascherare”, diciamo così, una trasfigurazione. Ovviamente non è questo il momento di parlarne…” il suo tono si fece più pratico “…certamente siete consapevoli del livello avanzato che tale magia richiedebbe.”
“Bravo” sussurrò di nuovo Lily.
Era ammirata e contenta della preparazione dell’amico, a differenza degli altri compagni di classe che oscillavano tra lo stupore e un senso di inadeguatezza. L’eccezione ovviamente erano Potter e Black che sbuffarono abbastanza forte da farsi sentire da Severus, che li gratificò di un’unica rapida occhiata sprezzante.

“Bene, al momento ci dedicheremo allo studio delle formule inverse, a un mago può tornare molto utile saper eseguire un incantesimo inverso. E’ chiaro che per la prossima lezione mi aspetto che abbiate imparato a trasfigurare un fiammifero in uno stuzzicadenti e mi auguro che sarete a buon punto anche con il procedimento contrario.”
Mormorii intimoriti accolsero queste parole.
“In via del tutto eccezionale vi sarà consentito di portare i fiammiferi nei vostri dormitori, fino alla prossima lezione. Ovviamente sono stati incantati perché non possano accendersi. Su, adesso, non scoraggiatevi e approfittate dei minuti che ci restano ancora per riprovare! SCALPIUS!” li esortò la McGranitt.

I bambini ripresero a lavorare, qualcuno si rimboccò le maniche.
Severus ripetè l’incanto senza problemi e dalle esclamazioni soddisfatte che presero a moltiplicarsi, fu presto chiaro che anche la gran parte degli altri allievi era riuscita a produrre una trasfigurazione.
Certo, per molti ci volevano almeno tre tentativi e quindi tre trasfigurazioni parziali, ma i risultati incoraggianti aumentavano la fiducia nei confronti di quella materia. Oltretutto era anche un buon esercizio per maneggiare con sicurezza la bacchetta.

“Ci sei riuscito, Remus!” fece la vocetta acuta di Minus e Severus alzò appena gli occhi per notare l’espressione incredula di Lupin. Era felice e per la prima volta sembrò meno stanco e sconfitto.
Lily intanto era riuscita a trasfigurare il suo fiammifero al primo colpo e Severus si complimentò con lei:
“Hai visto? Lo sapevo che ce la facevi!”
“Proviamo a fare l’inverso?” propose lei.
“Sì”
“C-E-R-I-N-U-S” mormorarono assieme.

Questo era più difficile. Far riapparire la capocchia di zolfo era la parte più ardua e sia Lily che Severus incontrarono delle difficoltà.
“Voilà! Ah, che roba facile!” fece la voce di Potter, piano ma udibilissima lì nelle ultime file.
Severus lo vide assumere un’espressione di tronfia soddisfazione.
Ci era riuscito, eh? Un caso fortunato, senz’altro.
James sollevava l’ex stuzzicadenti tornato fiammifero per ammirarlo, o meglio, per farsi ammirare. Black gli aveva dato una pacca sulla spalla e alcuni bambini nei posti vicini lo osservavano colpiti, Minus aveva il respiro affannato per il continuo voltarsi di qua e di là cercando sguardi altrettanto ammirati come il suo.

Severus, seccatissimo, raddoppiò la concentrazione e si ripromise di esercitarsi appena possibile, perché voleva imparare a fare senza problemi l’incantesimo, sia come voleva la McGranitt, sia come spiegato nel secondo volume di “Guida pratica alla Trasfigurazione”.
Già si vedeva trasformare fiammiferi e stuzzicadenti in serie, senza la minima esitazione, muovendo la bacchetta in modo impercettibile… Altro che Potter.

La fronte di Severus era così contratta che il suono della campanella gli giunse inaspettato e quasi lo spaventò.
Beh, intanto era riuscito a trasformare daccapo il fiammifero in stuzzicadenti e mentre se lo infilava in tasca decise che si sarebbe impadronito anche dell’incantesimo inverso entro quella sera.
Un brusio si diffuse nell’aula, subito represso dalla McGranitt che ripeteva i compiti e li invitava a studiare bene i diagrammi nonché il primo capitolo del libro di testo. Sembrava una montagna di lavoro e, mentre tutti si alzavano, a parecchi bambini sfuggirono delle lamentele.

Severus attese che Lily riponesse con cura il suo stuzzicadenti semitrasfigurato in tasca e si apprestò ad uscire con lei.

Edited by Camelia. - 5/8/2013, 13:03
 
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