Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 13/3/2012, 01:17 by: Camelia.




Capitolo 15


Furono investiti da luce e rumore. Sopra e sotto di loro i ragazzi uscivano dalle aule e percorrevano i corridoi chiacchierando in vivace confusione.
Abbacinati dalla luce forte che entrava dalle finestre davanti a loro, Lily e Severus si diressero verso l’arazzo del mago pescatore sbattendo gli occhi e la sagoma delle finestre apparve sotto le loro palpebre attraversata da lampi di luce verde e violetti.

“Possiamo passare?” chiese Severus al mago pescatore, tutto nodi di fili di seta, visto da dietro.
“Oh, siete voi!” li riconobbe il mago. “Ma certamente!”
Dette uno strattone alla sua canna da pesca. Nessun pesce penzolava dall’amo.
“È stato istruttivo andare in biblioteca?”
“Sì!” rispose Lily con entusiasmo, stringendosi al petto il libro appena preso in prestito.
“Bene, bene!” farfugliò il mago impegnato in una manovra complicata per alzarsi e districare la lenza che si era impigliata sull’orlo della sua veste.
Si alzò e corse da un lato all’altro dell’arazzo annunciando poi che Pix non c’era.
Severus scostò delicatamente l’arazzo e lo tenne sollevato per far passare Lily.
“Spero di avere nuovamente il piacere di…” cominicò il mago, ora molto più nitido e ordinato da osservare dal lato dritto del manufatto.
Ma non finì, perché scivolò daccapo sulla sponda finendo a gambe all’aria dentro all’acqua, col cappello di traverso e nugoli di pesci che gli saltavano davanti, irridenti.
Lily e Severus si allontanarono soffocando una risata, quel mago era disperatamente maldestro!

Scesero rapidi le scale dando un’occhiata ai quadri appesi alla parete. I fenicotteri parevano tornati tutti al loro posto ma, nei dipinti accanto, diverse piume rosa svolazzanti rimanevano a testimoniare l’invasione degli uccelli un’ora prima.
Maghi e streghe erano ancora intenti a spazzarle via o a staccarle una per una dalle poltrone di velluto o dalle vesti. Una donna sfregava sconsolata un grande lenzuolo in un mastello colmo di acqua e lisciva, un’altra si osservava allo specchio con espressione furiosa, alle prese sia con le piume che le si erano impigliate tra i capelli, sia con l’inchiostro che le impiastricciava il viso.
Il vecchio con il cornetto acustico era tornato a sedere nella sua poltrona e pareva rassegnato a tenersi qualche piuma addosso. Salutò i bambini quando gli passarono davanti, con un cenno stanco della mano rugosa e un sorriso.

Nel corridoio di Trasfigurazione chiacchieravano concitati gruppi di ragazzi, alcuni preoccupati, altri decisamente allarmati.
“Non riuscirò mai a prendere un G.U.F.O. decente in Trasfigurazione! Quando non ho saputo rispondere alla McGrannitt su cose che dovrei saper fare da due anni…!”
“Ma no, è normale dopo le vacanze non ricordarsi tutto alla perfezione, se vuoi stasera ripassiamo assieme…”
“È meglio che io corra a studiare in sala comune…”
“Credevo di aver trasfigurato quel gatto in un cuscino alla perfezione, ma appena si è avvicinata la McGranitt ha fatto delle fusa paurose…”
“Vieni in biblioteca con me?”
“Sì, mi sa che devo ricominciare dai libri del primo anno…”

I ragazzi del quinto anno si disperdevano velocemente, senza nemmeno accorgesi che alcuni bambini del primo arrivavano da entrambe le imboccature del corridoio, timorosi e stringendosi l’uno all’altro.
Una ragazza dalle guance molto rosse superò di corsa Severus e Lily, quasi travolgendoli.
“Devo studiare Trasfigurazione almeno due ore, stasera!” mormorava agitatissima.
Di sicuro si stava recando in biblioteca e Lily fece in tempo a notare che sul petto portava lo stemma giallo e nero di Tassorosso.
La seguì con lo sguardo, chiedendosi, come Severus, se l’anno dei G.U.F.O. sarebbe stato così duro anche per loro. Già dal primo giorno mandava in crisi gli studenti!
“Bisogna studiare molto” disse Lily sovrappensiero.
“Sì, abbiamo fatto bene ad andare in biblioteca” concordò Severus.
Guardando la ragazza sparire sulle scale si ripromise di non dimenticare mai quanto aveva studiato a scuola durante le estati venture.

***


Non gli era mai successo, a dire il vero.
Nella scuola babbana che aveva dovuto frequentare fino all’anno prima, ai margini di Spinner’s End, non si era mai fatto trovare impreparato, pur non appassionandosi a nulla di ciò che gli veniva insegnato.
Si annoiava in classe e ricordava come un incubo le canzoncine per imparare l’alfabeto che una maestrina dai capelli color topo annodati in una coda asfittica aveva preteso che cantassero per settimane.
Doveva tuttavia ammettere che imparare a leggere aveva segnato una svolta fondamentale nella sua vita, finalmente i libri di sua madre potevano essere penetrati nella loro essenza più vera, le illustrazioni che tanto amava guardare venivano rese complete da capitoli e capitoli di nozioni interessantissime.
Le meraviglie contenute nei libri di testo di Hogwarts non potevano reggere il confronto con le tabelline e i banalissimi dettati pieni di scoiattoli e tartarughe parlanti che Severus doveva sopportare a scuola. Rendersi conto che per i babbani era “magia” un animale che parla, non poteva che accrescere in lui il disprezzo che provava per loro.

Insofferente verso quelle persone troppo incomplete, anche per questo non aveva amici.
Gli altri bambini fuggivano quel compagno dall’espressione scostante e dai vestiti bizzarri troppo grandi e logori; forse percepivano che era diverso da loro.
Qualcuno aveva provato a stuzzicarlo o a farne uno zimbello ma aveva dovuto battere in ritirata.
Non che ci fossero state zuffe o cose del genere, ma Severus, in qualche modo, era sempre riuscito a far desistere ogni tentativo di bullismo nei suoi confronti. I bambini coinvolti non ne volevano parlare, presero ad evitarlo e ben presto l’aggettivo “strano” fu l’unico utilizzato per indicare “il figlio dei Piton”, sempre serio sotto la cortina di capelli lunghi e neri.
Nessuno lo prendeva in giro, Severus veniva isolato e basta e lui non chiedeva di meglio.
Dopo un po’ anche la maestra smise di tentare un avvicinamento tra lui e gli altri bambini e accettò il corso delle cose, dal momento che non si verificavano episodi di prepotenza.
Severus ascoltava le lezioni annoiandosi a morte e avrebbe tanto voluto portarsi dietro uno dei libri di Eileen da leggere in classe, ma era troppo rischioso.
Passava quindi quattro ore al giorno a fantasticare su Hogwarts e sul momento in cui sarebbe finalmente stato lontano da Tobias. Anche se apparentemente svagato, rispondeva sempre correttamente a tutte le domande.
E non aveva quasi bisogno di studiare, i compiti (troppo facili per lui) li svolgeva in fretta come per liberarsi di un impiccio; poi si rituffava avidamente nelle sue letture preferite, imparando cose che avrebbero dovuto essere ben al di là del suo essere un giovanissimo mago.

Che gioia aver poi potuto parlare finalmente di Hogwarts con qualcuno, aver potuto condividere i suoi sogni con Lily! Da allora la scuola babbana era scivolata ancora più in basso nella sua considerazione.

***


Il chiacchiericcio nel corridoio parve aumentare improvvisamente di volume quando una risata molto sonora distolse Severus dai suoi ricordi.
I ragazzi più grandi erano andati tutti via e i piccoli Serpeverde e Grifondoro attendevano fuori dall’aula di Trasfigurazione, accuratamente separati; una rapida occhiata confermò -inutile dirlo- che Potter e Black erano i più rumorosi.
Black rideva senza freni, Potter si produceva in un inchino teatrale e tutti i suoi compagni erano eccitatissimi e battevano le mani. A quanto pareva, nell’ora buca i Grifondoro avevano avuto di che divertirsi con quei due al comando. Il ragazzino grasso era il più entusiasta di tutti e quasi saltellava andando avanti e indietro per meglio godere delle prodezze di Potter e Black.
I Serpeverde se ne stavano poco distanti, senza manifestare alcun desiderio di mescolarsi agli altri e con una certa aria di supponenza.
“Ehi secchione!”
Severus seguì il suono della voce inconfondibile di Mulciber e fece un cenno rapido col capo. Sperava che bastasse, invece vide il compagno muoversi verso di lui subito seguito da Avery.
D’istinto si irrigidì e con la coda dell’occhio guardò Lily, quieta accanto a lui e intenta a guardare i compagni della sua Casa. Sorrideva e forse stava cercando la sua amica Mary con lo sguardo.

Severus vide Avery osservare ostentatamente il libro che lei stringeva tra le mani.
Era talmente concentrato a spiare le mosse dei sui compagni di stanza, che non si rese conto che la voce di Mulciber aveva attirato l’attenzione anche di Potter e Black.
Fece appena in tempo ad accorgersi che ridacchiavano senza staccargli gli occhi di dosso quando Avery, col suo insopportabile sorrisetto, disse:
“Passata una piacevole ora di studio?”
Lily si voltò.
Severus si chiese se anche lei aveva colto il tono velatamente canzonatorio e da come lei strinse rapida le labbra dovette capire che era così.
“Sì, grazie” rispose la bambina, un po’ freddamente.
Mulciber le strappò il libro di mano.
“Ehi!” protestò lei, mentre Severus con un moto involontario aveva cercato di fermare il compagno.
Ma Mulciber stava già leggendo il titolo con la sua voce squillante:
Primi colpi di bacchetta - Teoria, guida con esercizi illustrati e un’appendice su…
“Posso essere utile qui?”

Severus, con immensa rabbia, vide che Black si era avvicinato a loro.

“No Black, ce la caviamo bene anche senza di te” fu la risposta sfrontata di Avery che non fece nulla per nascondere una smorfia di disgusto quando posò gli occhi sullo stemma di Grifondoro.
Black se ne accorse perché parve caricarsi come per cercare la rissa.
“Avete bisogno di fregare un libro ai Grifondoro per imparare meglio le cose?” chiese, aggressivo.
“Scherzi?” Avery prese il libro dalle mani di Mulciber e lo lanciò a Lily “Non siamo certo noi ad aver bisogno di imparare.”

Pronunciò quel “noi” in un modo tale che, anche se la maggior parte dei bambini intorno lo percepirono solo come uno sfottò nei confronti di Grifondoro, Severus realizzò benissimo che l’allusione era alle origini babbane di Lily.
Non capì se anche Black o qualcun altro avesse colto perché si concentrò con un certo spavento sul viso dell’amica, sperando con tutta l'anima che lei non avesse capito.
“Tutti abbiamo bisogno di imparare” replicò pacatamante Lily. “Siamo qui per questo.”
Una profonda convinzione traspariva dal suo volto, mentre con le mani quasi accarezzava il libro.
Potter intanto si era avvicinato. Guardava Lily e gli altri sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Non il secchione!” ruggì Mulciber con un’ennesima pacca a Severus che in quel momento si sentì quasi disposto a odiarlo tanto quanto Black.
“Questo qui sa fare magie da terzo anno, altroché!”

Stavolta lo sentirono proprio tutti.

Severus divenne il punto focale dell’attenzione collettiva, una cosa che avrebbe dovuto fargli piacere e inorgoglirlo, ma che invece lo indispettì.
Non era questo il modo e il luogo per far sapere a tutti quanto era brillante, senza contare che a Lily non aveva ancora detto niente e voleva essere lui a raccontarle ciò che era accaduto nel dormitorio di Serpeverde la sera prima.

Si dispiacque di non avergliene fatto ancora parola e ci pensò Potter a peggiorare ulteriormente la situazione:
“Chi, Mocciosus?!”
Rise senza ritegno immediatamente seguito da Black. Irritatissimo, Severus notò che tutti i Grifondoro si accodavano ai loro leader, chi più chi meno.
A dire la verità il bambino pallido dai capelli fini si teneva in disparte e cercava di non farsi coinvolgere, ma per Severus era molto più facile in quel momento fare di tutta un’erba un fascio, anzi, l’atteggiamento di quel bambino dall’aria dimessa gli dette sui nervi.
Non poteva soffrire i Grifondoro, non poteva soffrirli al punto che invece di riconoscere nell’aria quasi sofferente del ragazzino la sua stessa tristezza che si portava dietro da quando era nato, lo bollò subito come un nemico, forse perché era più facile prendersela con uno solo e indifeso, anche se non c’entrava nulla.
Incrociò lo sguardo di Lily e qualcosa prese a dibattersi furiosamente in lui. Ah, perché lei stava in quella Casa?

Anche lei era dispiaciuta e preda dello stesso conflitto. Non le piaceva questo continuo battibeccarsi, non aveva certo creduto che appartenere a Case diverse significasse aperta ostilità. Ne era profondamente amareggiata.

“Attenzione! Attenzione!” andava dicendo Potter gesticolando. Ma prima che potesse dire altro Lily intervenne decisa.
“Perché non la smettete?”
“Cosa fai, Evans, difendi i Serpeverde?” chiese Black aspro.
Noi non abbiamo bisogno di farci difendere da… lei” rispose rapido Avery.
Di nuovo Severus fu certissimo che se solo avesse voluto, Avery l’avrebbe chiamata “sporca babbana”.

Ma la furbizia brillava negli occhi di Avery e Severus comprese che mai il ragazzino avrebbe offeso platealmente Lily, perché mai avrebbe voluto perdere il privilegio di avere un compagno dotato come lui.
Fu tutto chiaro nel tempo che occorse ai due bambini per incrociare i loro sguardi.
Per pura convenienza Avery era disposto a soprassedere sul padre babbano di Severus e sulla sua povertà pur di tenersi buono quel bambino eccezionale; e questo sarebbe tornato utile a Severus nella forma di un’amicizia da parte di un purosangue la cui famiglia era più che ben inserita nella società magica e poteva aprirgli parecchie porte.
Però Severus doveva accettare anche dell'altro in questa amicizia fondata sullo scambio: Avery aveva imparato a rispettare le sue notevoli capacità, ma non poteva sopportare l’idea che un mezzosangue fosse migliore di lui e che per di più fosse amico di una sanguemarcio, nonché Grifondoro.
Severus doveva tollerare tutte le frecciate antibabbane di Avery, doveva rassegnarsi al fatto che non solo quello di Tobias, ma anche il sangue babbano di Lily sarebbero stati presi di mira, sempre.

Era un prezzo da pagare, prendere o lasciare.

E nell’attimo in cui lesse tutto questo negli occhi arroganti di Avery, Severus ricordò nuovamente la sera prima, la sensazione di potenza e il rispetto che si era guadagnato presso i suoi compagni purosangue.
Ancora una volta arse in lui una fiamma e quel calore era così… bello, così desiderabile, che non vi avrebbe rinunciato per nessuna ragione.
Non poteva permettere che si spegnesse, non voleva che si spegnasse.

Non l’avrebbe spento.

“Non difendo nessuno, voglio solo che la smettiate di litigare” stava dicendo Lily, guardandoli tutti torva.
Era seccata, quei bambini erano insopportabili in pari misura, eppure parevano decisi ad essere meno in colpa di chi sul petto aveva uno stemma diverso dal proprio.
“Severus…” proseguì, voltandosi e cercando la sua complicità.
Lui sentì gli occhi di tutti i Serpeverde fissarlo.
“È meglio smetterla, siamo davanti all’aula di Trasfigurazione” disse Severus, in tono indifferente, scegliendo un modo neutro per cavarsi d’impaccio.

L’evocazione di un docente funzionò e la gran parte dei bambini, voltandosi a fissare la porta dell'aula, parve rendersi conto che in effetti forse avevano fatto un po’ troppo chiasso. Perfino Potter e Black batterono in ritirata, le due Case si separarono di nuovo e i bambini ripresero a parlottare a coppie o gruppetti. Quell’ora buca aveva chiaramente fatto stringere diverse amicizie.

Severus si sentì in colpa per non essersi esposto troppo e fu imbarazzato quando Lily lo studiò intensamente per qualche lungo istante, un’occhiata che lui sopportò a fatica. Ma poi lei sembrò soddisfatta del fatto che gli animi si fossero calmati.

Qualcosa prese a ronzare nella testa di Severus e lui cercò di tacitarla. Finse di sistemarsi la bacchetta nella piega della veste e intanto teneva il capo abbassato, lasciando che i capelli gli coprissero il viso.
Senza una parola, Avery gli sfiorò la spalla con la mano allontanandosi da lui e Severus, teso, rimase immobile a fissare il pavimento per qualche secondo.
Si sentì improvvisamente distante da tutto e da tutti e l’unica cosa che gli venne in mente fu il ricordo delle ore felici passate al parco con Lily, un ricordo senza Avery, Mulciber, Potter o Black. Un ricordo senza stemmi sul petto.

“Che libro hai preso?”
La voce di Mary McDonald suonò vicinissima.
“Oh, un libro preparatorio sull’uso delle bacchette!” rispose Lily entusiasta e lo fece vedere all’amica. “Se vuoi dopo proviamo assieme, te lo mostro in Sala Comune.”
Una fitta.
Una fitta al petto.
“…leggerlo, poi però devo portarlo indietro, ho promesso a Severus che glielo avrei lasciato” concluse Lily sorridendo al suo indirizzo.

Ecco, lui non avrebbe letto e non avrebbe provato insieme a Lily nella Sala Comune. Mary avrebbe avuto il piacere, lui sarebbe arrivato dopo, avrebbe ricevuto il libro con uno scambio arido segnato scrupolosamente sul registro di Madama Pince.
Lui avrebbe raccolto le briciole.

“Ti sei perso un’ora di risposo, sgobbone!” Mulciber lo tirò per la manica, come per portarlo in mezzo agli altri Serpeverde.
“Credo di averla impegnata bene invece, la biblioteca è magnifica” replicò Severus asciutto.
Cercò di recuperare quel contegno che la sera prima gli aveva permesso di marcare il proprio valore e la distanza abissale che correva tra loro, parlando di capacità s’intende.

“Sarà…” Mulciber pareva seriamente dubbioso.
“Noi abbiamo parlato delle vacanze di Natale, tu cosa farai?”
“Co…? Io… Le vacanze di Natale?”
Era appena iniziata la scuola e Mulciber pensava già alle vacanze…
Lo spettro dei Natali passati a Spinner’s End passò velocemente davanti a Severus, ma la pena di rispondere gli fu risparmiata da un rumore di sonagli che risuonò proprio sopra le loro teste.

Presi come erano stati dai battibecchi tra di loro, i bambini non si erano accorti che Pix aveva veleggiato fino a lì dall’imboccatura est del corridoio.
“Ohhhhh, quanti ragazzini del primo anno!!!” la voce nasale di Pix tradiva la soddisfazione di chi sta per addentare un boccone succulento.
Tutti alzarono il capo.
“Ehi, guarda lì!”
“Ma chi è?”
“Cos’è?”
Queste domande rimbalzavano di bocca in bocca, era chiaro che la maggior parte dei bambini non sapeva rispondere.

“Sei Pix!” esclamò subito Potter.
Severus provò un certo fastidio nel sentirsi scippare la risposta proprio da lui.
“Mio padre mi ha parlato di te!”
“Ah davvero, ragazzino…”
Pix rotolò in aria e suscitò qualche risata: era ovvio che quasi tutti non erano consapevoli che fosse uno spirito del caos. Beh, era ora di chiarire le cose.

Pix trafficò con le mani sotto il gilet e le ritirò fuori tenendole chiuse a coppa. Girando rapido su se stesso, soffiò forte riempiendo l’aria di polvere bianca.
I bambini si lasciarono scappare urletti di sorpresa e presero a scansarsi lungo le pareti del corridoio, coprendosi la testa con le braccia o i cappucci delle divise, ma ciò non impedì alla polvere di gesso di investirli tutti.
Colpi di tosse presero il posto delle urla mentre Pix cantava stonato e accennava dei passi di danza per aria.

L’aula di Trasfigurazione si aprì di botto.
Sulla soglia si stagliava dritta e rigida la professoressa McGranitt e le bastò un’occhiata per capire cos’era successo.
Agitò la bacchetta e la polvere sparì dall’aria e dalle vesti dei bambini, che si calmarono e rimasero in attesa, osservando le narici frementi dell’insegnante e Pix che, a testa in giù, si toglieva il cappello a sonagli come se volesse omaggiarla.
“Pix! Come ti permetti di disturbare durante le ore di lezione!!”
Una pernacchia.
“PIX!!”
Il folletto ritornò lentamente in posizione dritta, come ruotando su un perno invisibile.
“Non mi ero accorto che ci fosse un’aula qui” disse con tono innocente e occhi maligni.
La McGranitt chiuse gli occhi e tirò un lungo respiro, come per invocare la pazienza.
“Bene, ora lo sai. Esci da questo corridoio, per favore.”
Pix non parve per nulla intenzionato ad andarsene.
“Voi, entrate su!” invitò la McGranitt scostandosi contro uno stipite e i bambini varcarono la soglia alla spicciolata.

Lo sguardo torvo della professoressa non sembrava intimorire affatto Pix che infilò nuovamente la mano nel gilet. D’istinto lei gli puntò contro la bacchetta e Pix fu investito in pieno dall'incantesimo: si ribaltò a testa in giù e rimase per aria immobilizzato e incapace di parlare. Solo gli occhi balenavano a destra e sinistra carichi di dispetto.
I bambini che ancora non erano entrati non poterono non trovare la cosa divertente e in quella suonò la campana d’inizio della terza ora.
“Dentro, forza!” incalzò la McGranitt, entrando a sua volta rapida e dirigendosi veloce alla cattedra.

Mulciber dette uno spintone a chi gli stava davanti e il ragazzino pallido di Grifondoro andò a sbattere in pieno contro le schiene di Lily e Severus.
“Scusatemi… scusatemi!” farfugliò immediatamente, con gli occhi spalancati e la voce flebile.
Severus si era voltato di scatto e lo fissava con odio, anche se la vista dell’espressione soddisfatta di Mulciber, poco dietro, gli disse che il compagno era il vero responsabile.
Ma Lily sorrideva. “Non importa! Non l’hai fatto apposta” e la sua espressione dolce parve stupire il ragazzino.

“Seduti!” ordinò la McGranitt e gli ultimi arrivati si affrettarono.
Potter e Black si accomodarono nell’ultimo banco della fila di sinistra, Lily e Severus al centro, Avery e Mulciber a destra. Il ragazzino pallido si guardò attorno e sgattaiolò verso il bambino grasso, l’unico ad avere un posto libero accanto a sé.
“Di nuovo compagni, Remus!” disse quest’ultimo con una vocetta.
Remus sorrise anche se la sua espressione evocava solo un’immensa pena interiore. Era come se avesse paura di tutto e di tutti, come se volesse mimetizzarsi con l’aria e scomparire, come se si sentisse fuori luogo e temesse di venir scacciato da un momento all’altro.
Si sedette proprio davanti a Lily, e Severus notò che oltre al taglio scuro che gli attraversava la guancia, vi erano degli strani segni anche sul dorso della pallida mano sinistra.

“Benvenuti alla vostra prima lezione di Trasfigurazione!” scandì la professoressa McGranitt con voce chiara e immediatamente il brusio nell’aula si spense.

Edited by Camelia. - 31/7/2013, 18:22
 
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