Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 4/2/2012, 18:34 by: Camelia.




Uh, che pausa lunga che mi sono presa... :)

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Capitolo 14


Severus era elettrizzato, preda di un senso vertiginoso di grande aspettativa. La biblioteca! Stava per entrare nella biblioteca di Hogwarts! Sentiva il cuore battergli forte sotto la divisa.
Lily guardava rapita la finestra in alto, dove i due studiosi non sollevavano gli occhi dalle pagine scritte e il cartiglio si muoveva lento ed elegante al ritmo del loro respiro lento.

I bambini posarono le mani sullo spesso legno lucido e antico e spinsero, cauti. Le porte si aprirono senza un cigolio, con un morbido silenzio, offrendo ai due bambini lo spettacolo di una sala incredibile, dopo qualche secondo necessario affinché i loro occhi si abituassero alla penombra.
Grandi tavoli con al centro grosse candele si susseguivano ordinati fino al fondo, lontanissimo. A destra e a sinistra invece, stavano allineati innumerevoli scaffali, alti fino al soffitto e ricolmi di libri. Tanti, tantissimi libri.
Lily e Severus erano bloccati sulla soglia, la bocca spalancata, gli occhi aperti su quella visione, immobilizzati dalla meraviglia. Nessuno dei due aveva mai visto (né immaginato) una sala come quella.
Un buon odore di legno e cera si mescolava a quello umido di carta ingiallita e pergamena polverosa. La stanza era buia, paragonata al corridoio tagliato da lame di luce oblique e forse questo aumentava il timore dei due, che restavano incerti sulla soglia, come pietrificati dalla soggezione.

Si riscossero quando due candele calarono dall’alto e si posizionarono galleggiando all’altezza delle loro teste; erano avvolte in una bolla che sembrava vetro trasparente, ma era morbida, dai contorni liquidi e molli e la luce della fiamma vi riverberava dentro creando un piacevole alone luminoso. I due si scambiarono uno sguardo e come rinfrancati dalla reciproca presenza si presero per mano e mossero un passo nella sala, silenziosi in quel silenzio quasi sacro, le loro ombre nere allungate e sottili nella luce proveniente dalle alte finestre del corridoio alle loro spalle. Le candele si mossero placide al loro fianco.

Avanzarono, guardandosi di lato sia a destra che a sinistra, e videro i lunghi e stretti corridoi laterali delimitati da file e file di scaffali, intuirono a intervalli regolari la presenza di altre zone riservate ai tavoli per lo studio e alzando gli occhi sul soffitto notarono la presenza di molte altre candele, come quelle che illuminavano la Sala Grande, anche se la biblioteca aveva un soffitto di pietra attraversato da solide travi di legno e le candele erano avvolte dallo stesso bozzolo trasparente che racchiudeva le loro.
Le lontane pareti laterali erano anch’esse ricoperte di scaffali che incorniciavano strette e alte finestre; scale a chiocciola di legno si muovevano avanti e indietro davanti ai ripiani, girando silenziose su se stesse.
Sui lati esterni degli scaffali erano appoggiati degli schedari sovrastati da grandi targhe: “TRASFIGURAZIONE” “CREATURE MAGICHE” “INCANTESIMI” “PIANTE ED ERBE” “POZIONI”…

Attirato da quest’ultima, Severus si mosse quasi senza accorgersene verso sinistra, inoltrandosi in uno dei corridoi laterali e notò che sugli scaffali vi erano altre targhe, più piccole. Sul ripiano più basso vide scritto “PROPEDEUTICA: calderoni, fuoco, attrezzatura ecc.”
Alzò gli occhi e la candela al suo fianco si alzò anch’essa a illuminargli una targa più in alto “FONDAMENTA DI POZIONI: infusi, decotti, preparazioni base…”
Sfiorando il legno degli scaffali, quasi dimenticò di avere Lily accanto e sentì un formicolio attraversargli i piedi e lo stomaco; si mosse velocemente lungo quel corridoio, leggendo in fretta le targhe che si susseguivano, “MISCELE ESPLOSIVE” - “BEVANDE CURATIVE” - “POZIONI UMORALI”…, superò un’isola di sei tavoli allineati e si rituffò tra gli scaffali, ansante, scrutando avidamente le nuove targhe, aiutato dalla candela che sembrava esattamente sapere cosa fare e rischiarava qualunque cosa lui volesse leggere.
Ed eccola lì, vecchia, rovinata e… bellissima.

“POZIONI AVANZATE”

Era piuttosto in alto per lui, ma restò a fissarla col naso all’aria, i capelli lisci che ricadevano dritti sulle spalle. Lo scaffale traboccava di tomi molto spessi e rilegati in pelle scura.
Lily si avvicinò, timorosa.
“Li conosci già questi libri?” domandò.
Severus distinse il dispiacere nella voce di lei e si riscosse, riemergendo da una specie di bolla che sembrava averlo inghiottito.
“Oh no” replicò rapido, anche se aveva già letto il libro di scuola di Eileen.
Stirò la bocca in un sorriso per tranquillizzare l’amica.
“Qui ce ne sono centinaia, vedi? Io non ne ho letti così tanti, mia madre ne aveva uno solo, l’hai visto anche tu…”
Lo cercò, saettando lo sguardo sullo scaffale. La candela si spostò alla sua destra, appena poco sopra della sua spalla e illuminò un volume.
“Eccolo!” e Severus allungò una mano per prenderlo.
Sentì la copertina ruvida sulla punta delle dita ma non fece in tempo ad afferrarlo perché un grido stridulo fece sussultare sia lui che Lily.
“Cosa state facendo voi due??”
Una donna era piombata su di loro come un rapace, all’improvviso, e i bambini si fecero piccoli piccoli stringendosi involontariamente l’uno all’altra contro la mensola di legno che sporgeva dallo scaffale per consentire una più comoda consultazione dei volumi.

Due occhietti lucidi e cattivi li fissavano in un volto magro e rinsecchito, rischiarato dalla luce tremula di una candela.
“Vo… Volevamo solo guardare quel libro!”
Superato il primo momento di spavento, Lily aveva parlato con una vocina, ma nel suo viso doveva leggersi la verità perché, nonostante la donna che li sovrastava continuasse a guardarli con sospetto, qualcosa rese la sua espressione meno ostile.
Tuttavia, dopo un’occhiata alla sezione che stava alle loro spalle, ritornò ad accigliarsi.
“Questi sono libri di livello M.A.G.O., cosa ci fate qui? Siete del primo anno, non vi ho mai visti!” aggiunse poi in tono accusatore, afferrando la candela che galleggiava di fianco a lei e abbassandosi al livello delle facce spaventate dei due bambini, scrutandoli cupa.
Severus era sulle spine, la situazione era spiacevole e si sentiva in colpa anche se non stavano facendo nulla di male.

Ma fu Lily ad esternare un dubbio che aveva appena preso forma nella sua mente.
“È proibito leggere i libri degli studenti più grandi?”
Sebbene la paura fosse evidente in ogni parola, c’era anche dell’innocenza nella domanda e perfino la donna la colse.
Si raddrizzò, rigida nella sua veste grigio scuro, e la luce della sua candela fece riverberare il nero fermaglio di osso che le chiudeva il colletto. Strane ombre presero a danzare tremule sulle rughe del suo volto.
Ancora sospettosa osservò la bambina. I grandi occhi verdi di Lily fissavano lo sguardo duro della donna da sotto in su.

“Lei è Madama Pince?” si intromise Severus, con il tono più gentile e umile che riuscì a produrre.
La bibliotecaria parve gonfiarsi un pochino, soddisfatta, e poi disse secca:
“Sì, e in questa biblioteca vi sono regole molto severe...”
“Stavamo solo guardando” la interruppe Severus, guardandola con una leggera punta di sfida.
Ma poi aggiunse, prima che lei potesse ribattere, con più calma:
“Noi… abbiamo un’ora libera e volevamo conoscere la biblioteca.”
Lui e Lily annuirono e si scambiarono uno sguardo.

Madama Pince si raddrizzò gli occhialetti sul naso e scrutò i due bambini. Notò che sul petto portavano gli stemmi di due Case diverse e parve lievemente stupita.
“Non mi era mai successo di vedere studenti in biblioteca il primo giorno di scuola… Dopo una sola ora di lezione!”
E li guardò torva.
C’era un che di accusatore nelle sue parole. Severus si innervosì.
Ma che si credeva quella? Che volessero rovinare i libri? Proprio loro due e lui in particolare, che per i libri aveva una specie di reverenza! I libri di magia, che erano stati l’unica cosa bella della sua esistenza da babbano (a parte Lily, ovvio), la sua fonte di speranza, il rifugio segreto di ogni sua pena e dolore che aveva esorcizzato nella lettura furiosa della descrizione di incantesimi e ricette di magiche pozioni…

Il ricordo della mano di Tobias che sbatacchiava un libro, la sua volgare ignoranza babbana fecero salire il sangue al cervello di Severus. Il suo braccio abbandonato lungo la veste si irrigidì.

Volle mettere in chiaro la questione una volta per tutte.
“Noi… Era tanto che aspettavamo di venire a Hogwarts, per studiare, per imparare!…” le parole gli inciampavano sulle labbra nella foga di dirle “…e volevamo solo vedere la biblioteca. E i libri che mia madre aveva studiato e…”
Pallidissimo nell’atmosfera scura della biblioteca, il volto di Severus era appassionato e teso.
“È vero” annuì Lily, dandogli man forte. “Lo sappiamo che questi libri sono per gli studenti più grandi…”
Esitò un momento, sogguardando l’amico. Anche lui la guardò ed entrambi pensarono la stessa cosa, provando un moto di complicità.
“Il professor Vitious ce l’ha appena spiegato che dobbiamo studiare molto per arrivare ai M.A.G.O…” continuò Lily.
“Ah, avete avuto Incantesimi” l’interruppe Madama Pince.
“Sì” risposero i bambini all’unisono.
“Bene, il reparto dei libri di Incantesimi è di qua” disse spiccia la donna e senza indugiare oltre si avviò rapida, risalendo il corridoio dedicato ai volumi di Pozioni e superando i tavoli.

Arrivata al grande corridoio centrale ancora illuminato dalla luce della porta lasciata aperta, si bloccò di colpo, voltandosi verso i due bambini che arrancavano dietro di lei e si fermarono in un fruscìo di vesti. Le loro candele li avevano seguiti rilasciando una sottile scia di fumo evanescente dalle fiammelle inclinate.

“Lì in fondo c’è la mia scrivania” indicò Madama Pince con tono inutilmente perentorio, dopo aver chiuso le porte con un gesto lieve della bacchetta. La biblioteca parve piombare nel buio per qualche istante.
La donna sembrava convinta che i due giovanissimi studenti volessero giocarle chissà che tiro sotto il naso e li osservava truce, come a volerli cogliere in fallo. Ma parve un po’ indispettita quando dovette ammettere a se stessa che quella bambina dai capelli rossi e il ragazzino sparuto non erano entrati nella sua biblioteca con intenzioni poco gradite.

Lily e Severus intanto avevano seguito la direzione del suo dito puntato e, gli occhi ormai abituati alla penombra, notarono che in fondo alla Sala c’era un tavolo posto di traverso rispetto a quelli destinati agli studenti. Scorsero anche un’inferriata alle spalle della scrivania.

“Quando volete prendere un libro in prestito dovete venire da me per il permesso e la registrazione” continuò la bibliotecaria, recuperando un che di tagliente nella voce, come se desse per scontato che loro due avrebbero tentato di rubarle qualche libro.
“Sì, certo” si affrettarono a dire Severus e Lily.
Ma, come calamitati, tornarono a guardare l’inferriata posta dietro alla scrivania, in fondo. Si intravvedevano a malapena altri scaffali perché, diversamente dal resto della sala, non vi erano candele a illuminare la zona. Immersa com’era nell’oscurità, non l’avevano neppure vista al loro ingresso.

Madama Pince aveva ripreso a camminare diretta agli scaffali di destra e intanto snocciolava una serie di norme e divieti.
“Non si fa rumore, non si parla a voce alta, non si devono sporcare i libri, non ci si deve scrivere assolutamente NULLA sopra, non si mangia in biblioteca, non si strappano le pagine, non si piegano, non si lanciano i libri come fresbee zannnuti, oh!, se doveste mai fare una cosa del genere, giuro che vi proibirei l’ingresso alla biblioteca per sempre…” e nel dire questo Madama Pince si voltò verso i due bambini.
Quando li vide ancora fermi a fissare il fondo della sala, marciò verso di loro.
Lily e Severus si resero conto di aver esitato un attimo di troppo e si affrettarono verso di lei che ostentava un’espressione di trionfo.

“Cosa state facendo?”
Di nuovo quel tono inquisitore.
“Noi…”
Lily stavolta era davvero imbarazzata. Quella donna era tremenda.
Ma fu Severus a porre la domanda. Anche se intimorito, chiese:
“Che cosa c’è là in fondo?”
Madama Pince socchiuse gli occhi, malevola.
Con deliberata lentezza alzò il mento e li osservò dall’alto.
Scandì le parole:
“Lì in fondo c’è il Reparto Proibito. P-r-o-i-b-i-t-o, chiaro? Solo gli studenti più grandi possono accedervi e solo con il permesso scritto di un professore.”

Silenzio.
Ora non sapevano che dire, Lily si era pentita si essersi fermata e Severus, pur condividendo lo stesso sentimento, non poté fare a meno di chiedersi se il quel reparto ci fosse una parte di quelle “cose più interessanti” da sapere cui aveva fatto cenno Mulciber la sera prima, quando aveva parlato del Signore Oscuro e della magia che Silente e il Ministero non volevano venisse imparata e praticata. “Gente senza onore” li aveva definiti il compagno, ripetendo a pappagallo con tracotante arroganza quello che sentiva dire dagli adulti di casa sua.

“Ehm… allora ci può mostrare il reparto di Incantesimi, per favore?” Severus alla fine si riscosse dai suoi pensieri e riuscì a parlare.
Lily sembrò attraversata da un’idea improvvisa e aggiunse:
“Sì, oggi il professor Vitious ci ha spiegato come tenere le bacchette, non avrebbe qualche libro da consigliarci per approfondire?”
Madama Pince gradì la richiesta. Era evidente che le piaceva sentirsi indispensabile nel suo “regno”.
Fece loro cenno di seguirli e raggiunse uno schedario sotto la targa “INCANTESIMI”.

“Qui potete trovare l’elenco dei libri suddivisi per argomento o per titolo o per autore.”
Nel dirlo, sfiorò appena con la bacchetta uno schedario che si aprì rivelando uno stretto cassetto inaspettatamente lungo; sempre con la bacchetta puntata la bibliotecaria ne trasse un foglietto quadrato di spessa pergamena. Sul foglietto che rimase sospeso in aria all’altezza dei loro occhi, Severus e Lily lessero il titolo di un libro e la sua descrizione, scritti a lettere eleganti e chiare.
“Questo è solo per la teoria, sia chiaro!” sbraitò la donna facendoli sobbalzare. “La biblioteca non è un’aula per incantesimi pratici!”

Lily si rabbuiò un pochino ma Severus si affrettò a ringraziare Madama Pince e a chiederle se potevano prendere quel volume. Lei batté un colpetto leggero di bacchetta sul foglietto, che tornò nel suo schedario, e indicò lo stretto corridoio laterale.
Le candele dei due bambini li stavano già precedendo e si fermarono poco più avanti appena un po’ sopra le loro teste. Incerti, si guardarono attorno e una scala a chiocciola arrivò fermandosi di fianco a loro. Capirono e, mentre lanciavano occhiate di sottecchi a Madama Pince che li fissava severa all’imbocco del corridoio, Severus ritenne giusto che fosse Lily ad avere il piacere.
Le fece cenno di salire sulla scala e lei vi posò un piede, trepidante e felice. Con la mano posata sul corrimano si lasciò trasportare in alto: appena un giro e mezzo, ma fu sufficiente a farle mordere il labbro inferiore per la gioia.
La scala si fermò alla giusta altezza e la candela di Lily illuminò un libriccino dalla copertina marrone chiaro: Adalbert Incant - Primi colpi di bacchetta - Teoria, guida con esercizi illustrati e un’appendice sulla storia delle bacchette.

Severus osservava l’amica prendere con delicatezza il libro tra le mani, lieto di vederla felice mentre la scala la riportava a terra. Lily stringeva il libro al petto come una cosa preziosa e disse sottovoce:
“Ci mettiamo lì?”
Indicò uno spazio in fondo al corridoio, con sei tavoli.
Sì, era meglio stare tra gli scaffali che non nel corridoio centrale dove Madama Pince non avrebbe fatto altro che fissarli con quella bieca espressione sospettosa.

Si avvicinarono quasi in punta di piedi e non appena si accomodarono sulle sedie le grosse candele che stavano in fila in mezzo al tavolo si accesero, subito avvolte da una bolla vitrea, a illuminare il libro che stava posato tra loro. Le due candele che li accompagnavano restarono sospese sopra la testa di ciascuno.

“È lo stesso autore del libro che abbiamo preso al Ghirigoro” osservò Lily.
Severus ebbe un pensiero bizzarro: aveva appena pensato che anche quell’Incant doveva essere stato uno studente a Hogwarts, un bambino come loro, come il ragazzo del ritratto nel suo dormitorio… Ci sarebbe stato un giorno un volume, magari di Pozioni, scritto da “Severus Tobias Piton”?

Il nome di suo padre lo colpì come un ceffone.

“A ogni mago la sua bacchetta… Corretta impugnatura… Corretta postura…” Lily stava leggendo l’indice.
“…I movimenti base: polso, gomito e braccio…”
“Vediamo questo!” la interruppe lui.
Sfogliarono il libro fino al capitolo giusto e cominciarono a leggere. Era come risentire le parole del professor Vitious e si divertirono moltissimo a guardare le illustrazioni in bianco e nero animate, che si muovevano al rallentatore, Lily ne rimase affascinata.

La voglia di provare era tanta, in fondo a loro serviva più la pratica che non la teoria; fu difficile non sfilare la bacchetta da sotto la veste e tentare di riprodurre i movimenti delle illustrazioni o provare gli esercizi dati dall’insegnante. Istintivamente si guardarono intorno per essere sicuri che Madama Pince non fosse nelle vicinanze, come se temessero che potesse legger loro nel pensiero e cacciarli via.
“Se oggi pomeriggio abbiamo tempo prima della lezione di volo, possiamo provare insieme” suggerì Severus. “Saremo all’aperto, non penso che sia priobito esercitarsi fuori.”

Anche se la biblioteca era un luogo assolutamente meraviglioso e Severus sarebbe rimasto volentieri lì dentro a leggere tutti, ma proprio tutti i libri che conteneva, adesso si dispiaceva un pochino di non aver pensato di uscire dal castello durante quell’ora. Sarebbe stato come essere ancora nel parco babbano, teatro di tante cose belle.

“Sì, voglio provare ancora l’esercizio degli incantesimi intercettati!” stava intanto dicendo Lily. “Mi aiuterai, vero? Non voglio sbagliare alla prossima lezione quando Vitious ci interrogherà.”
“Ma certo!” replicò Severus. “E non ti devi preoccupare. Sei stata bravissima oggi!”
Lei sorrise.

Con dita distratte aveva raggiunto l’ultima parte del libro, introdotta da una curiosa illustrazione in cui una bacchetta circondata da maghi e streghe ruotava come l’ago di una bussola e poi andava a posarsi nella mano tesa di una delle persone; la didascalia recitava “È la bacchetta che sceglie il mago. - Olivander -”.
Il disegno introduceva l’Appendice I – “Introduzione e storia delle bacchette”.
Testa contro testa, Lily e Severus cominciarono a leggere.


Sebbene all’inizio di questo volume abbiamo asserito che ad ogni mago si adatta la giusta bacchetta, molti fabbricanti di bacchette e non solo ritengono sia più corretto affermare che è lo strumento a scegliere il suo padrone. Pare ormai provato ad esempio che sensazioni particolari quali calore, formicolio, pizzicore o tensione improvvisi nel braccio siano i segnali inequivocabili dell’affinità trovata tra mago e bacchetta.
Da molti riconosciuto come il migliore artigiano vivente d’Inghilterra, il signor Olivander è un acceso sostenitore di questa teoria. La sua bottega in Diagon Alley a Londra è giustamente famosa e non v’è mago o strega tra i suoi clienti che abbia mai avuto problemi con una bacchetta da cui si è sentito “scelto”.

Non esistono due bacchette uguali, così come non esistono due esseri umani uguali. Ogni mago è un pezzo unico nel tempo e così pure il suo strumento.
Le obiezioni più comuni a questa tesi sono che un mago può tranquillamente utilizzare anche la bacchetta di un altro e che, a differenza degli esseri viventi, le bacchette vivono molto più a lungo e possono attraversare le generazioni. Obiezioni innegabili, tuttavia sembra che se una bacchetta - per usare le parole di Olivander stesso - “funziona sempre, è altresì vero che essa darà il meglio di sé con l’essere umano che più le si addice. E viceversa.”

Il fatto che una bacchetta riesca ad esprimere il suo massimo potenziale anche con più di una persona è a tutt’oggi materia di studi, ipotesi e diatribe.
Il signor Olivander, oltre ad essere un esperto dell’arte della fabbricazione delle bacchette - dalla scelta dei legni
(vd.Appendice II) a quella delle sostanze magiche che ne costituiscono il nucleo (vd. Appendice III) - si interessa di indagare oltre la mera arte manuale ed è un profondo studioso della materia nonché di testi antichi che riguardano l’argomento: le leggi che si ritiene governino questi strumenti magici sono leggi tutt'ora non del tutto sviscerate e comprese e il lavoro di paziente ricerca che Olivander e altri suoi colleghi svolgono è sicuramente destinato a scoperte di cui saremo ben lieti di dare conto in maniera più esaustiva di quanto non sia finora possibile (vd. Appendice IV), quando le loro osservazioni troveranno maggior riscontro e si potrà squarciare il velo di mistero attorno a questo affascinante argomento.


“Io non la vorrei la bacchetta di un altro” mormorò Severus.
Gli piaceva l’idea che quella che possedeva fosse sua.
Lily era pensierosa.
“Sì…” disse poi lentamente, sfilando la sua dalla divisa.
La tenne sulla mano, sorridendo.
“Anch’io!”
Guardò di scatto Severus e sussurrò: “Ti ricordi quando al parco usavo i rametti?”
Si portò l’altra mano alle labbra, gli occhi socchiusi in una risatina.

Sì, lui se lo ricordava eccome.
Tutte le meravigliose ore passate con Lily al parco erano state ripercorse più e più volte nella memoria di Severus, quando ritornava allo squallore di Spinner’s End, all’atmosfera pesante di casa sua, nella solitudine della sua camera o nei momenti in cui Tobias litigava con Eileen.
Quei ricordi erano un’isola di pace e li avrebbe conservati per sempre, nessuno mai glieli avrebbe portati via.

Lessero rapidamente una breve storia delle bacchette e di come, dopo accese dispute con altre creature magiche come ad esempio i folletti, solo ai maghi e alle streghe fosse stato concesso di usarle. Tali contese non erano state prive di violenza (Lily si turbò un pochino, ma per fortuna Incant non si dilungava in dettagli); il tutto si era poi risolto con un trattato e delle leggi che regolamentavano l’utilizzo delle bacchette, come ad esempio quella che impediva ai minori di undici anni di possederne una.
L’argomento avrebbe meritato qualche approfondimento, Severus si sentiva molto curioso a riguardo e si domandò in quali libri dello scaffale “STORIA DELLA MAGIA” avrebbe potuto trovare qualche notizia in più. Sui manuali di sua madre aveva già letto qualcosa, ma sentiva che c’era certamente altro da imparare.

Lily iniziò a sfogliare il capitolo dedicato ai legni adatti alla fabbricazione di bacchette e scorse col dito fino alla voce “salice”, leggendo con molta attenzione.
Era uno spettacolo così bello mentre era assorbita nella lettura e le fiamme delle candele creavano bagliori di fuoco sui suoi capelli, che Severus si dimenticò del libro, anche se era interessante.

“Posso girare?” chiese Lily alzando lo sguardo su di lui che subito si riscosse, confuso.
“Sì! Sì, ho letto” mentì.
Quando lei voltò pagina, si costrinse a concentrarsi e lesse le proprietà del legno di sambuco, di sicomoro, di tasso, di tiglio…
A proposito del legno di sambuco si faceva rapido accenno alla leggenda di una bacchetta particolare detta anche “Bacchetta del Destino” o “Stecca della Morte”, ma Adalbert Incant non sembrava propenso a dare credito a voci non confermate e rimandava nuovamente all’Appendice IV che raccoglieva in maniera sommaria tutte quelle ipotesi e dicerie che erano ancora oggetto di studio.

Quando iniziarono a leggere il capitolo sui nuclei la campanella li fece sobbalzare sulla sedia.
Concentrati com’erano nel silenzio ovattato della biblioteca, il suono era giunto alle loro orecchie come amplificato.
Un po’ dispiaciuti di dover andare via, ma d’altra parte contenti di avere la loro prima ora di Trasfigurazione, scesero con un saltello dalle sedie un po’ troppo grandi e, mentre Lily rimetteva a posto la bacchetta nella veste, le candele del tavolo si spensero.
Sottili fili di fumo rimasero perlescenti nel buio, quando le bolle vitree si dissolsero.

“Cosa facciamo con il libro? Speravo di finirlo!” disse Lily sottovoce.
“Puoi prenderlo in prestito, dillo a Madama Pince!”
“Non lo vuoi tu?”
Ecco uno dei difetti di appartenere a Case diverse fare di nuovo capolino: non avrebbero potuto leggere assieme in Sala Comune.

Stavano risalendo lo stretto corridoio tra gli scaffali dedicati ai libri di incantesimi, seguiti dalle due candele sottili che non li avevano mollati da quando erano entrati.
“Lo leggerò quando tu avrai finito” rispose Severus.
Lily accelerò il passo.
“Facciamo presto, non voglio arrivare tardi, abbiamo la McGranitt adesso!”
Era la direttrice della sua Casa, era chiaro che non voleva farle una cattiva impressione, rifletté Severus. Non aveva anche lui fatto lo stesso con Lumacorno?

Un po’ affannati raggiunsero il tavolo della bibliotecaria che era china su un mucchio di pergamene fittamente scritte in colonne ordinate.
“Vorrei prendere questo libro in prestito” dichiarò Lily e gli occhietti di Madama Pince la fissarono.
“Bene. Allora… “Adalbert Incant - Primi colpi di bacchetta”, signorina…?”
“Evans.”
“Evans e di nome?” fece secca la donna.
“Lily. Lily Evans.” si affrettò a rispondere la bambina.

Madama Pince aveva tratto da un calamaio una lunga piuma ricurva e grigia, un po’ spelacchiata, e prese a scrivere su un grosso registro dalle larghe pagine, sotto la colonna “2 settembre 1971”, sillabando a mezza voce.
Lily si spostò sulle spalle una ciocca rossa di capelli, in un gesto caratteristico che Severus amava molto.
“L-i-l-y E-v-a-n-s… p-r-i-m-o a-n-n-o… G-r-i-f-o-n-d-o-r-o.”
Severus aggrottò le sopracciglia. La odiava quella parola.

“Molto bene.” Madama Pince assunse un tono spiccio.
“Hai due settimane di tempo per riportarlo indietro e bada bene di non danneggiarlo in alcun modo, perché altrimenti…”
“Posso darlo a lui appena ho finito?” Lily interruppe la donna e indicò l’amico.
La bibliotecaria boccheggiò e si agitò tanto che per un momento assomigliò a un vecchio gufo che arruffava le piume.
“Nient’affatto signorina Evans! Lei dovrà tornare qui, io registrerò che ha restituito il libro e solo allora il signor…?” si girò verso Severus.
“Piton.”
“…solo allora il signor Piton potrà chiedere in prestito il libro a sua volta. N-e-s-s-u-n-a eccezione.”
E picchettò decisa un dito nervoso sul registro.
“Sì, signora” risposero i due bambini all’unisono.
Non vedevano l’ora di allontanarsi dalle grinfie di quel “mastino” come l’aveva chiamata il vecchietto sul quadro lungo le scale che avevano incrociato prima. Mai definizione era stata più azzeccata!

Quando Lily riprese il libro in mano, Madama Pince la fissò con il suo sguardo da avvoltoio e i due se lo sentirono addosso per tutto il salone fino a quando raggiunsero di nuovo le alte porte d’ingresso.
Tirarono le spesse maniglie quadrate e le due candele che li affiancavano tornano silenziose sul soffitto, a confondersi con le loro gemelle.

Edited by Camelia. - 31/7/2013, 12:06
 
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