Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 31/10/2011, 12:53 by: Camelia.




Capitolo 11


Fu con una segreta allegria che addentò un’altra fetta di pane tostato dopo averci spalmato sopra una marmellata dal sapore squisito. Chissà con cosa era stata fatta, sapeva di… mela, arancio e pesca. Forse c’era anche una punta di cannella. E appena un’ombra di zenzero. E…
Severus non era consapevole che fare l’analisi delle singole componenti della sua marmellata non poteva che essere il segno del piccolo pozionista che scalpitava in lui. Finì quindi la sua colazione e si distrasse a osservare Lily anche se i sapori che si rincorrevano nella sua bocca chiedevano di essere chiamati per nome.

La professoressa McGranitt stava dando le ultime istruzioni ai due prefetti di Grifondoro e alle sue spalle Potter e Black ridevano facendo un gran baccano. Un ragazzino cicciottello e dall’aria ansiosa li osservava senza perdere una sola battuta di quel che dicevano e cominciò a ridere pure lui, dando così spago ai due che parevano ben felici di avere un pubblico partecipe.
Per l’ennesima volta Severus provò un senso di disgusto verso i due, che in realtà mascherava la rabbia di vederli indossare i colori e lo stemma della stessa Casa di Lily. Pensò con angoscia che il Cappello Parlante doveva essersi sbagliato e che l’errore doveva assolutamente essere riparato. Ma come?
Forse parlando con Silente? Vide se stesso, minuscolo di fronte al Preside, perorare l’inaudita richiesta e la strada non gli parve praticabile.
Magari poteva chiedere a Lumacorno o forse a qualcuno dei suoi compagni più grandi, meglio ancora; poteva informarsi, senza esporsi troppo, chiedere se per caso il Cappello avesse mai sbagliato, se era possibile ripetere lo Smistamento di fronte a evidenti motivi di dubbio, se era anzi già capitato che a uno studente fosse stato fatto ripetere l’esame del Cappello…

Lo sapevano anche i muri che Grifondoro era sinonimo di spacconeria, altro che “culla dei coraggiosi di cuore” come quel poveraccio di Potter aveva proclamato sul treno.
Come se un mago necessitasse di coraggio…
L’intelligenza serviva, lo studio; l’approfondimento, la voglia di penetrare e comprendere i segreti più ignoti, la capacità di dominare la materia e l’essere infine capaci di incanalare le proprie conoscenze in una bacchetta o in un calderone. Tutto questo era essere maghi e non aveva proprio niente a che fare con il coraggio, non a caso il fondatore della sua Casa, Salazar Serpeverde, l’aveva capito e non ricercava una qualità tanto inutile tra i suoi allievi.
E allora Lily?
Lei era intelligente, dolce, spiritosa, aveva entusiasmo, aveva voglia di imparare. Lily non era stupida e arrogante come quei due, come potevano appartenere alla stessa…

“Tutti quelli del primo anno mi seguano” annunciò la voce autoritaria di Malfoy e Severus fu strappato ai suoi pensieri.
Vide che molti dei ragazzi più piccoli della sua tavolata si erano già messi in piedi e si affrettò ad alzarsi mentre Mulciber mugugnava qualcosa sull’avere ancora fame e nessuna voglia di iniziare a fare lezione.
Lui invece, a quella parola, sentì una scossa percorrergli la schiena. Stava per cominciare la sua istruzione di mago, oggi iniziava suo progressivo allontanamento dal quartiere di Spinner’s End; anche se ci sarebbe dovuto tornare, per le vacanze o per Natale, lui sarebbe stato sempre meno babbano a ogni suo ritorno.
A questo pensiero si voltò improvvisamente verso il tavolo di Grifondoro.
Anche Lily si stava mettendo in fila con gli altri compagni del primo anno e la loro Prefetto li stava già guidando fuori, quando la McGranitt le si avvicinò a passo svelto, fermandola e dicendole qualcosa. La ragazza annuì e salutò con un sorriso i bambini, allontanandosi poi fuori dalla Sala Grande.

La professoressa parlò a voce alta e in tono spiccio, rivolta al tavolo di Serpeverde:
“Malfoy, gentilmente potresti accompagnare anche i Grifondoro all’aula di Incantesimi? Per il cambio di lezione invece ci penserà la signorina Fortebraccio, l’ho mandata a sistemare gli orari dei turni dei Prefetti.”
E tornò al tavolo di Grifondoro parlando animatamente con alcuni ragazzi grandi e distribuendo loro alcuni fogli che teneva sottobraccio.
Severus notò che manteneva un’aria autorevole e rigida anche se gesticolava e pareva molto indaffarata a dare istruzioni a tutti; il primo giorno di scuola c’era parecchio lavoro di smistamento per lei, altro che Cappello Parlante!

“Che bello, andiamo insieme!”
Severus fece quasi un salto e vide il volto radioso di Lily, eccitatissima all’idea della prima lezione di Incantesimi. Si sentì felice.
Stava per risponderle quando Malfoy intimò nuovamente ai bambini di mettersi in fila e di seguirlo.
C’era qualcosa di molto indispettito nel suo tono di voce e l’urgenza con cui si mise in marcia stonava nettamente con i gesti misurati che aveva esibito fino a quel momento. Procedette fuori dalla Sala, su per la grande scalinata dell’ingresso e lungo un corridoio del primo piano e lo fece camminando in maniera inutilmente spedita, senza spendere una sola parola, come se avesse fretta di adempiere al compito e andarsene altrove.
Non guardò neppure se i piccoli fossero ben divisi e, anche se Lily e Severus erano gli unici due a stare in fila assieme pur se appartenenti a Case diverse, Malfoy non se ne curò.

I bambini arrancavano nella sua scia, costretti ad aggiungere qualche passo di corsa ogni tanto, per tener dietro al ragazzo.
“Ma siamo in ritardo?” chiese piano Lily.
“Non mi pare, però Malfoy è un Prefetto, se corre un motivo c’è” rispose Severus.
“Ma non abbiamo neppure preso i libri!”
“Forse il primo giorno non servono”, ma mentre lo diceva, Severus si accorse di desiderare di averli con sé.
“Meno male che abbiamo la bacchetta!” fece Lily.
“Sì.”
Severus si sfiorò il petto con la mano magra, sentendo la bacchetta nella tasca interna della divisa, sotto lo stemma verde-argento.
“Pensi che la useremo oggi?” sussurrò felice Lily.
“Non lo so…”
I bambini ora ansimavano un pochino, Malfoy era un passo dal correre. Quasi nessuno osava parlare, alcuni perché impegnati ad osservarsi intorno per memorizzare il percorso verso l’aula, altri perché in soggezione e impediti dalla fretta.

Ovviamente in coda alla fila c’era qualcuno che non si mostrava né in soggezione, né minimamente intimorito dal fatto di essere guidato dal Prefetto di un’altra Casa. Potter e Black commentavano ogni cosa che vedevano, a voce alta, fermandosi e tornando poi in fila con grandi scivolate per l’ammirazione del ragazzino grasso. Sebbene anche altri Grifondoro sembrassero divertiti dal loro comportamento, nessuno fu abbastanza temerario da unirsi a loro se non con qualche risatina subito repressa.
Malfoy, cosa incomprensibile, non li riprese mai, anche se un paio di volte girò appena il capo lasciando intravedere un occhio grigio socchiuso con malevolenza.

“Sai chi è l’insegnante di Incantesimi?”
Severus percepì un che di ansioso nella voce sottile di Lily.
Poi ricordò che Olivander le aveva detto che la sua bacchetta era perfetta “per un lavoro d’incanto” e comprese sia l’ansia di lei, sia la sua voglia di misurarsi fin da subito con gli incantesimi.
“Andrai benissimo!” le disse incoraggiante e in quel momento la voce di Malfoy risuonò nel corridoio.
La fila si fermò accanto a una porta chiusa.
“Questa è l’aula di Incantesimi” annunciò il Prefetto ai piccoli, che ora sembravano combattuti tra la voglia di confondersi con il muro e la curiosità di entrare.
Malfoy parlava velocemente, come impaziente di compiere in fretta i suoi doveri e andarsene.
“Alla fine della vostra ora, uscite in fila e attendete la… Prefetto di Grifondoro che vi mostrerà l’aula di Trasfigurazione.”
Severus si guardò intorno per capire se solo lui aveva colto un certo disprezzo nel modo in cui Malfoy aveva parlato della ragazza dal viso tondo, Alice. Ma parevano tutti concentrati sulla porta chiusa, Lily si mordeva il labbro inferiore e, allungando il collo, fissava avidamente la porta.
Scoppi di risa malamente camuffati provenivano da in fondo la fila e Severus non si voltò neppure, sapeva chi era così stupido da comportarsi in modo tanto indecoroso a due passi da un Prefetto e da un’aula con un professore dentro. Una risata più acuta delle altre indispettì Malfoy che si voltò di scatto a guardare i bambini mentre bussava; percorse velocemente la fila con gli occhi per individuare chi faceva confusione ma un “Avanti!” gli fece morire sulle labbra le parole che stava per dire.

Aprì la porta e, raddrizzatosi sulle spalle, disse con voce calma e sostenuta:
“Professor Vitious, le porto le classi del primo anno: Serpeverde…” e con un gesto secco della testa fece cenno alla sua Casa di entrare, tenendo il braccio teso contro la porta aperta. I bambini gli passarono diligentemente accanto, entrando nell’aula alla spicciolata.
Severus a malincuore prese a muoversi per varcare la soglia da solo, proprio mentre Malfoy diceva “…e Grifondoro” e con gioia si affiancò di nuovo a Lily.
Si era già figurato di dover entrare, cercare un banco libero e tenere il posto anche per lei, perché sbirciando dentro aveva notato che i banchi erano per due persone. Ma così fu più semplice.

“Molte grazie signor Malfoy…” disse il professore con una voce piuttosto acuta “…puoi andare. E voi ragazzi… accomodatevi con ordine. Cominciate dalla prima fila.”
Malfoy, con l’aria di chi è stato appena liberato, piegò leggermente il capo dicendo sussiegoso: “Buona giornata, professore” e uscì di nuovo nel corridoio facendo frusciare la veste contro la testa di Lily che d’istinto si spostò contro Severus e prese a sistemarsi i capelli.

Mentre il ragazzo superava i Grifondoro ancora fuori dalla classe si udì un impercettibile ma chiarissimo “Black… Vedi di mantenere un contegno degno di questa scuola.” La voce di Malfoy trasudava rabbia.
Severus non poté non voltarsi e vide Malfoy viso a viso con Black, che non pareva affatto intimorito e anzi lo guardava con sfida. Sperò che venissero tolti dei punti a Grifondoro, come la sera prima, ma Malfoy si rialzò e i suoi passi si allontanarono veloci e sonori.

Severus e Lily guardarono dentro l’aula, mentre gli ultimi Serpeverde si accomodavano, e videro il piccolo professore che avevano adocchiato di sfuggita in Sala Grande. Anche se questo strappò un lieve sorriso a entrambi, non si sognarono neppure di fare dell’ironia, né di mancargli di rispetto.
Il professor Vitious era alto (o basso?) a malapena come loro e stava in piedi in fondo all’aula ritto su una pila di grossi libri; eppure emanava anche un’aria autorevole, sotto la benevolenza del suo sguardo attento. Avvolto in un mantello scuro color prugna, con la bacchetta in mano e le braccia posate a croce contro il petto, osservava i bambini prendere via via posto.

C’erano tre file di banchi e Lily e Severus sedettero in quella di sinistra, al terzultimo posto.
La classe era piuttosto spoglia, per cui i bambini, esaurita la curiosità nei confronti del professore, cominciarono a guardarsi tra di loro man mano che si sedevano.
Come durante il tragitto verso l’aula, Severus e Lily erano gli unici di due case diverse a sedere vicini, ma se prima nessuno ci aveva badato, ora la cosa suscitò diverse occhiate sia da parte dei Serpeverde che dei Grifondoro già accomodati. Mulciber e Avery, sorrisero divertiti dalla fila centrale, Avery scuotendo appena la testa.
Con immenso fastidio, Lily e Severus sentirono Black e Potter prendere rumorosamente posto dietro di loro.

Lily sollevò gli occhi al cielo soffocando un verso di disappunto e Severus… beh, lì per lì si sentì felice a condividere lo stesso sentimento di Lily, ma di nuovo fu preda della disperazione quando ricordò che lei era Grifondoro.
“Grifondoro, Grifondoro, Grifondoro…” la parola cominciò a martellargli il cervello, indecente, sporca.
Mordendosi forte il labbro girò la testa verso di lei, che stava tirando fuori la bacchetta dalla veste e la posava delicatamente sul banco.
Voleva gridare, voleva urlare che Lily era una Serpeverde, che quel maledetto Cappello si era sbagliato!!

“Buongiorno a tutti voi, ragazzi.”
La vocina del professor Vitious calamitò l’attenzione di tutti in direzione della cattedra.
“Benvenuti alla vostra prima lezione a Hogwarts. È un onore essere il primo a condurvi nel vostro percorso di studi, che durerà ben sette anni. Sette anni in cui imparerete a conoscere, approfondire e controllare la magia che scorre nelle vostre vene.”
Severus inconsciamente di raddrizzò sulla panca, le orecchie tese a non perdere una singola parola del discorso del professore. Lily, al suo fianco, era parimenti concentrata.
“Ognuno di voi è in grado di diventare una grande strega o un grande mago, ma per arrivare a questo…” e i piedi di Vitious si staccarono con grazia dai libri su cui posavano, lasciando il professore sospeso in aria “…servono disciplina, esercizio e impegno costanti.”
I bambini si lasciarono scappare un “Ohhhh” collettivo.
Vitious tornò a posarsi sui libri, con un sorrisetto.
“Io sono Filius Vitious, professore di Incantesimi. Da me imparerete a governare le vostre bacchette e a produrre con esse gli incanti più sopraffini.”
Con la coda dell’occhio Severus vide Lily stringere la mano sulla bacchetta posata sul banco, e sorrise.

“Gli Incantesimi non sono che una parte della Magia che studierete a Hogwarts; una parte importantissima, essenziale ma -ascoltatemi bene- non sufficiente a far di voi maghi completi. A Hogwarts la magia vi verrà insegnata scomposta in diverse branche in modo che possiate penetrare a fondo i segreti di ognuna e, come tutti gli altri insegnanti di questa scuola, io mi aspetto da ciascuno di voi dedizione nei confronti di ogni materia, poiché un vero mago può eccellere in qualcosa di particolare, ma domina tutta la conoscenza magica, giacché conosce le singole peculiarità di ogni materia e sa come legarle tra loro.”

Severus era rapito.
Vitious stava esponendo la sua stessa concezione globale della magia, di cosa voleva dire essere un mago. In quegli istanti dimenticò di avere un corpo; non sentiva più il sedile sotto di sé, né il banco su cui posava le braccia. Il suo essere era pura attenzione nei confronti del professore.
Si vide in grado di compiere magie magnifiche, sentì scorrere dentro di sé la voglia di tuffarsi dentro ogni piega più nascosta della conoscenza magica e di andare anche oltre. Si sentì invadere dalla stessa ondata tumultuosa che la sera prima l’aveva colmato di promesse.

Tutto era possibile e lui l’avrebbe ottenuto.

Tratteneva il respiro e gli occhi scuri erano fissi e spalancati. Percepì un movimento di fianco e guardò Lily, altrettanto piena di voglia di imparare quanto lui; era bello condividere con lei una sensazione così potente.
Qualcuno dava dei piccoli calci contro la sua panca, abbastanza silenziosi perché non li sentisse nessuno, ma fastidiosi per lui e anche per Lily che voltò il capo quel tanto che le bastò per sibilare “PIANTALA!” a Black.
Anche Severus azzardò uno sguardo dietro e vide Potter che, le guance gonfie per non ridere forte, si passava un dito tra gli occhiali e gli occhi per asciugarsi una lacrima.
Guardò poi Lily, si scambiarono uno sguardo di sopportazione e tornarono a fissare la cattedra.

“Questa rimane comunque una scuola,” proseguì Vitious “il che significa che il vostro studio e la vostra applicazione saranno soggetti a una valutazione. Il nostro lavoro si svolgerà in tre trimestri, al termine dei quali, a giugno, vi sottoporrete a un esame conclusivo, il cui risultato sarà importante per partire in modo adeguato con lo studio dell’anno successivo.
Alla fine del quinto anno verrete giudicati da una commissione esterna nominata dal Ministero per gli esami di G.U.F.O., ovvero Giudizio Unico per Fatucchieri Ordinari.”
Una leggera paura percorse i banchi: ora che si parlava di esami e voti, la cosa perdeva un po’ del suo fascino e acquisiva un’aria minacciosa.
Vitious proseguì:
“I G.U.F.O. saranno il vostro primo traguardo davvero importante che trascenderà il mero risultato scolastico. Essi vi consentiranno o meno l’accesso alle materie del biennio finale, al termine del quale potrete sostenere gli esami di M.A.G.O., ovvero Magie Avanzate di Grado Ottimale. I risultati che otterrete alla fine del vostro percorso a Hogwarts, saranno essenziali per il vostro futuro impiego e ruolo nel mondo magico.
Come vedete, la vostra istruzione è concepita come una serie di scale: non potete accedere al gradino successivo se non avete superato quello precedente, né raggiungere il gradino più alto senza aver prima salito tutti quelli che lo precedono.
Noto dall’espressione dei vostri volti che la cosa vi preoccupa, per cui aggiungo che questi gradini sono stati studiati in modo da non chiedervi mai qualcosa al di sopra delle vostre possibilità e da rendervi in grado di proseguire nel vostro percorso con gli strumenti e le conoscenze più adatti al livello in cui di volta in volta vi troverete.”

Quest’ultima frase parve tranquillizzare un po’ la classe che tuttavia era ancora percorsa da un po’ di agitazione. Vitious se ne rese conto perché con un tono più dolce aggiunse:
“Forse non ci crederete, ma anche io ho avuto undici anni… tanto tempo fa” e una risatina riempì l’aula.
Il professore socchiuse gli occhi divertito e continuò:
“Tutti i grandi maghi si sono seduti su questi stessi banchi, da secoli, da quando Hogwarts fu fondata. Tutto ciò che hanno ottenuto è partito da qui.
Ricordate quindi che tutto ciò che voi otterrete… parte oggi, da qui.”

Ora la classe si sentiva più rinfrancata.
Vitious era in gamba, riusciva a mostrare le difficoltà e allo stesso tempo a non spaventare i ragazzi. Infondeva in loro fiducia nelle proprie capacità e questa era una dote speciale in un docente.

“Parlando più specificatamente della materia che studierete qui,” continuò Vitious “è mio dovere informarvi che nelle prime settimane vi sembrerà molto meno affascinante di quanto possiate aver immaginato. Il corretto uso delle bacchette è fondamentale in questa come in tante altre materie e la pratica per impugnarla e usarla correttamente porterà via parecchie lezioni all’apparenza noiose. Ma già a fine ottobre, se riusciremo a imparare, potremo cominciare con incantesimi semplici come quelli di levitazione di piccoli oggetti.”
Un’ombra di delusione calò nella classe.
Era chiaro che i bambini associavano l’idea degli Incantesimi e delle bacchette a qualcosa di intrigante e divertente, che comprendesse molta azione, scintille e fasci di luce; lo scoprire che il solo imparare a manovrare la bacchetta avrebbe richiesto settimane, fu piuttosto male accolto.
Ma Vitious era preparato.

“Forse vi aspettavate un’aula più “magica”…” disse come parlottando tra sé e sé e spostò lo sguardo pensoso sulle pareti vuote, alzandolo infine sul soffitto di pietra attraversato da travature di legno qua e là bucherellate e con evidenti segni di bruciatura, le cicatrici di secoli di incantesimi errati e sfuggiti di mano a schiere di studenti inesperti.
Meccanicamente, anche i bambini seguirono il movimento del suo sguardo e… dal nulla, sopra di loro, apparvero gli oggetti più disparati: boccette d’inchiostro, fogli di pergamena arrotolati, piume, libri, un cappello da strega e uno da mago, una sedia rovesciata… e stavano tutti sospesi, galleggiando nell’aria sopra le loro teste rapite.
Non c’era un allievo che non avesse la bocca spalancata e gli occhi sgranati, non si sentiva il suono di un respiro.
Tutta l’attenzione era puntata sul movimento frenetico ma ordinato che animava gli oggetti di vita propria, fecendoli fluttuare placidi, roteanti, fiammeggianti, o preda di una magia che li ingrandiva e li rimpiccioliva o faceva cambiar loro colore.
Che meraviglia!
I libri si aprivano e si sfogliavano, alcuni recitavano da soli le pagine scritte per poi chiudersi con uno schianto, le piume volavano o si intingevano da sole nelle boccettine d’inchiostro e poi scrivevano sui rotoli di pergamena che si svolgevano e si riarrotolavano… e tutto era percorso da luminose scintille di luce che facevano sembrare la stanza come addobbata per una festa.

Vitious osservava divertito l’effetto della sua magia sugli allievi. Se qualcuno aveva per caso avuto qualche riserva su questa materia, il colpo di teatro inscenato dal professore l’aveva cancellata all’istante.
Si schiarì la voce per richiamare l’attenzione dei bambini:
“Bene ragazzi, questo è solo un assaggio di quello che dovreste saper fare alla fine di quest’anno, meno forse l’Incantesimo di Disillusione…” e con un elegante colpo di bacchetta fece sparire di colpo tutti gli oggetti accompagnato da un “Ohhhh” di delusione.
Assieme agli oggetti, anche le luci e i rumori erano spariti e l’aula parve ancora più spoglia che all’inizio della lezione.
“Su su… prima impareremo le basi, prima potrete compiere da soli tutte le magie che avete visto galleggiare sulle vostre teste” li rassicurò con voce chioccia Vitious.

“Bene, prendete le bacchette e mettetevi in piedi!” annunciò e con un gran rumore i bambini si alzarono immediatamente dalle loro panche brandendo le loro bacchette.
Con un gesto lieve della propria, il professore allontanò i banchi e i sedili lungo le pareti e creò uno spazio al centro dell’aula.
“Chiedo scusa, non ho fatto l’appello. Lo farò dalla prossima lezione, oggi ho parlato parecchio e abbiamo poco più di metà lezione per provare alcuni semplici esercizi.
Tutti voi, quando avete comprato le vostre bacchette avete di certo “sentito” qualcosa quando la vostra vi ha trovato… Oh sì, come sicuramente vi avrà spiegato l’artigiano da cui l’avete comprata, è la bacchetta che sceglie il suo mago o la sua strega, è la bacchetta che trova il modo di farsi riconoscere. Ricordate in che modo la vostra bacchetta si è palesata a voi?”
Silenzio.
Nessuno osava rispondere, tutti si guardavano di sottecchi, come per verificare che anche gli altri non avessero il coraggio di esporsi.
In quegli attimi di imbarazzo però, qualcuno sussurrò qualcosa al compagno più vicino e allora Vitious esclamò, invitante:
“Su, non abbiate paura!”

Lily e Severus si guardarono e annuirono.
Due mani si sollevarono, timorose.
“Sì, signorina…?”
“Evans.”
“…e signor…?”
“Mocciosus” ridacchiò una voce alle spalle di Severus.
“Piton” dichiarò lui, con decisione, stringendo un pugno.
I due bambini si guardarono ancora e Severus fece cenno a Lily di parlare.
“Beh, io…” prese un respiro “…io ho sentito un gran calore alla mano e poi in tutto il braccio.”
Arrossì, ma l’espressione di Vitious la spinse a continuare con più sicurezza.
“E allora il signor Olivander mi ha spiegato che questo significava che ero stata scelta e che questa bacchetta era mia.”
“Molto bene!” squittì Vitious “E lei, signor Piton?”
“Anche io ho sentito calore alla mano. E quando ho agitato la bacchetta è uscita una scia di scintille che si è dissolta in curve, come fumo.”
“Oh oh! Magnifico!” Vitious batteva le mani “Potrebbe farci vedere, signor Piton?”
Severus fu preso alla sprovvista. Non si aspettava di essere “interrogato” a sorpresa, ma quel “Mocciosus” pronunciato poco prima alle sue spalle gli bruciava abbastanza da dargli il coraggio di mettersi in mezzo all’aula e puntare la bachetta… puntarla… Accidenti dove doveva puntarla?
Non contro i compagni (anche se l’idea di sparare scintille in faccia a Potter e Black era estremamente allettante), non contro il professore, non in aria, dove rischiava di colpire gli oggetti invisibili perché dissimulati.

Vitious gli venne in soccorso:
“Molto bene, signor Piton! Avete visto ragazzi? Sulle nostre teste galleggiano ancora degli oggetti, anche se non possiamo vederli; il signor Piton ha dimostrato di aver prestato attenzione alle mie parole, quando ho parlato di incantesimo di Disillusione. Una delle qualità più importanti in un mago è usare il cervello e non agire sconsideratamente.”
Severus avvampò di orgoglio e anche se i lunghi capelli gli nascondevano il viso, si girò quel tanto che bastava per incontrare il volto raggiante di Lily.
Il cervello era una delle qualità più importanti in un mago, ecco! Il cervello, come un vero Serpeverde! Non poteva sentirsi dire una cosa migliore. Represse la voglia di lanciare uno sguardo di sfida a Potter e Black.

“Ovviamente vi sono circostanze in cui sono necessarie prontezza di riflessi, presenza di spirito, velocità d’azione…” continuava Vitious.
Severus incrociò gli sguardi di Avery e Mulciber.
Tutti e tre stavano rivivendo l’Incantesimo Spegnifiamma che Severus aveva usato d’istinto la sera prima. Di nuovo si sentì eccezionale e strinse con più forza la bacchetta; si sentiva un fascio di nervi, capace di qualunque cosa.

“Ma in questo momento siamo in un’aula, stiamo facendo lezione e vi sono degli oggetti sulle nostre teste, anche se invisibili. Il signor Piton ha dimostrato capacità di osservazione e autocontrollo. EVANESCO!” esclamò infine Vitious e Severus seppe che aveva fatto sparire tutti gli oggetti volanti.
Ovviamente era il solo in tutta la classe a saperlo, l’Incantesimo Evanescente non si trovava neppure tra gli argomenti del primo anno.
“Quello che ho appena utilizzato” spiegò Vitious “è l’incantesimo per far sparire gli oggetti. Dal momento che erano dissimulati non ve ne siete accorti, ma ora il signor Piton è libero di puntare la propria bacchetta sul soffitto e…” con un gesto incoraggiante guardò Severus.

Lui strinse la bacchetta in mano, la puntò contro le travi e l’agitò con un movimento semicircolare e secco. Una scia di scintille dorate e scure sprizzò dalla punta, dividendosi poi in tante ramificazioni che si dissolsero nell’aria in volute.
“Bene, benissimo!!” Vitious batteva con entusiasmo le mani.
Severus era al settimo cielo.
“Ora lei, signorina Evans!”
E Lily si affiancò a Severus, intimorita ma determinata. Lui la osservò e riconobbe la linea sottile che le incideva la fronte quando si concentrava.
Dalla bacchetta della bambina scaturì una scia brillante che rimase sospesa in aria un momento prima di incurvarsi graziosamente e assottigliarsi piano piano fino a sparire.
“Un punto alla signorina Evans e al signor Piton che sono stati i primi a rispondere e provare!” proclamò Vitious e Lily e Severus si scambiarono un’occhiata raggiante.

“Ora dividetevi in coppie e cercate di sentire il legame tra voi e le vostre bacchette, incanalandolo contro questi bersagli, a turno.”
E sopra a ogni coppia di bambini apparvero dei dischi rossi grandi come una palla.
I bambini cominciarono a lavorare, qualcuno rimboccò la manica della veste.
Subito l’aula si riempì di esclamazioni e scintille colorate, sbuffi di fumo, getti di luce.
Lily e Severus non mancarono mai di colpire il loro bersaglio, ma alcuni ragazzi non avevano mira o non padroneggiavano ancora bene la bacchetta e così colpivano le travi con schizzi luminosi che rimbalzavano un po’ qua e là, prima di perdere potenza e svanire.
Vitious era sceso tra loro e correggeva i loro errori. Ad alcuni ragazzi mostrava il corretto modo di impugnare la bacchetta o mostrava lentamente il movimento che dovevano far compiere sia al polso che al braccio, ad altri diceva di distribuire il peso del corpo su entrambi i piedi, ad altri ancora abbassava il cerchio rosso per facilitarli prima di riportarlo in alto e farli provare di nuovo.
Nel giro di pochi minuti la classe si fece decisamente rumorosa e il grado di eccitazione salì di molto.

Lily e Severus continuavano a non sbagliare e, anzi, ogni tanto facevano lavorare le bacchette all’unisono, colpendo il bersaglio contemporaneamente e divertendosi un mondo a vedere il disco percosso dalle rispettive scintille. Ridevano ed era come essere di nuovo al parco a giocare, giornate di sole li circondavano e l’aula spariva attorno a loro.
Anche Potter e Black, lì vicino, sembrava non mancassero mai di fare centro, ma invece di limitarsi a gioire composti, si sbizzarrivano a colpire il cerchio facendo partire i loro spruzzi di scintille da dietro la schiena, da sopra la testa, da sotto le ascelle… Saltavano e si alternavano velocissimi uno dopo l’altro arrivando a colpire il disco quando ancora non erano svanite le scintille dell’incantesimo precedente.

“eeee, hop!” fece Potter passando col braccio davanti alla faccia di Severus e colpendo il bersaglio con una mossa agile.
Severus se lo spinse via di dosso, furioso.
“Ma che bravo Mocciosus…” si sentì Black alle loro spalle “Tu e Madamigella “Andate-a-fare-colazione-invece-di-darci-fastidio” avete preso un punto! Ma siete capaci di fare questo?”
E con aria noncurante si passò la bacchetta sulla testa e colpì il bersaglio alle sue spalle.
“U-uh!” rise forte Potter e si sentì anche un sospiro di ammirazione poco lontano.

Il ragazzino grasso pareva completamente ammaliato dalle prodezze del duo e più interessato a osservare i compagni che non a esercitarsi con un bambino pallido e silenzioso che aveva tutta l’aria di sentirsi fuori posto.
“Peter…” lo invitò il bambino debolmente. “Dobbiamo continuare” e prese a lanciare lente scie opache contro il bersaglio.
Peter si riscosse e agitò la bacchetta goffamente ottenendo un breve spruzzo di luce ocra che si spense prima di raggiungere il disco rosso.
“Il professor Vitious ha detto che devi dare un colpetto deciso con il polso, alla fine” gli spiegò paziente l’altro bambino, scostandosi una ciocca di finissimi capelli castani dalla fronte.
Un graffio gli solcava la guancia sinistra, sottile ma molto scuro.
“Così.” E agitò la bacchetta.
Peter riprovò e stavolta il suo getto di luce si spense appena prima di sfiorare il bersaglio.

Poco più in là Avery e Mulciber, dopo un inizio timoroso, stavano prendendoci gusto e Severus notò che Mulciber ogni tanto colpiva qualche compagno di proposito, facendo ben attenzione a non farsi notare, specialmente da Vitious. Avery lo lasciava fare, divertito, soprattutto perché a venir colpiti erano ragazzi di Grifondoro, in particolare l’amica di Lily che, circondata da coppie di studenti che si esercitavano, non capiva da dove venissero le scintille che ogni tanto le piovevano addosso.
Una volta fu colpito anche Vitious, di rimbalzo, ma a parte un “Ahi!”, non vi furono altre reazioni: evidentemente il professore teneva in conto la possibilità di ricevere qualche scintilla da una classe di totali principianti.

Ora che i ragazzi padroneggiavano abbastanza l’esercizio, il chiasso era notevole.
Ma Vitious sapeva come tenere in pugno la lezione e risalito sui libri di fronte alla cattedra invitò gli allievi al silenzio.
“Bene ragazzi! Ora abbassate le bacchette. Quello che avete fatto adesso è stato un misto di istinto (dal momento che avete lasciato che la bacchetta fosse libera di dialogare con il vostro corpo) e leggero controllo.”
I ragazzi si erano radunati in mezzo all’aula.
“Spero vi rendiate conto che questo non è ancora nulla in confronto a quanto vi attende, ma è fondamentale che voi lo impariate per bene. Abbiamo ancora dieci minuti e lavorerete ancora in coppia. Uno di voi lancerà l’incantesimo della propria bacchetta contro il bersaglio e l’altro dovrà intercettarlo prima che il bersaglio venga toccato. In questo modo eserciterete la vostra mira e i vostri riflessi. Cominciate!”

Di nuovo le coppie si allontanarono l’una dall’altra e presero a lavorare.
Questo esercizio era più difficile perché, nonostante la direzione degli incantesimi fosse sempre il disco rosso, intercettare un incantesimo altrui, mobile, richiedeva più concentrazione. Non fu un caso che per un minuto buono gli unici rumori fossero il fruscio delle vesti e lo scoppiettio delle scintille.
Vitious riprese il giro, dando consigli, correggendo, mostrando la corretta postura… fece i complimenti a Severus e Lily perché non sbagliarono una sola volta e anche a Potter e Black.
Ebbe parole di incoraggiamento per il ragazzino grasso che continuava a mancare l’incantesimo del compagno, nonostante fosse lento, e gratificò quest’ultimo di un “Molto bene!” quando intercettò le scintille di Peter, ora verdi, per tre volte di fila. Un sorriso incredulo si dipinse sugli occhi del bambino che riprese a lavorare con più lena.
Anche Avery se la cavava bene, Mulciber invece faceva partire i suoi incantesimi troppo presto o troppo tardi e mancava la scia del compagno.

La campana suonò nel corridoio e tutti i bambini si voltarono verso la porta, abbassando il braccio, delusi. Sarebbero rimasti volentieri a continuare e Vitious certamente lo capì.
“Su ragazzi, avremo un’altra ora assieme alla fine di questa settimana. Avrete tutto il tempo per esercitarvi da soli nei giorni che ci separano dal nostro prossimo incontro e per leggere il capitolo introduttivo del Manuale degli Incantesimi – Volume Primo. Nella prossima lezione voglio vedervi padroneggiare perfettamente questo tipo di esercizio perché a ciascuno di voi chiederò di intercettare un mio incantesimo volante.”
Questo annuncio fece serpeggiare una certa agitazione tra i bambini e Peter si lasciò scappare un flebile lamento.

“Ora preparatevi, la signorina Fortebraccio verrà a prendervi.”
Le bacchette furono riposte nelle vesti e i bambini si misero in fila proprio mentre qualcuno bussava delicatamente alla porta.
“Avanti!” disse il professor Vitious e Alice entrò nell’aula.
Era davvero diversa da Malfoy. Nessun’aria compiaciuta, nessun'ombra di arroganza… Il suo contegno era pacato e sereno e qualcosa di rassicurante emanava dalla sua persona.
“Buongiorno professore!”
“Buongiorno, signorina Fortebraccio. I ragazzi sono pronti.”
“Bene, seguitemi allora.”
E i bambini uscirono in fila dopo aver salutato Vitious che stava riportando banchi e panche al loro posto a colpi di bacchetta.

Alice fece sistemare i bambini in corridoio lungo il muro e si rivolse loro con voce chiara e calma: “La vostra lezione di Trasfigurazione comincerà tra un’ora, per cui ora vi mostrerò dove si trova l’aula. Ci andrete da soli, dopo aver passato quest’ora nelle vostre stanze comuni, com’è consuetudine.”
Un gemito inudibile sfuggì a Severus.
Aveva creduto, anzi aveva dato per scontato che avrebbe passato quest’ora buca con Lily, a parlare della loro prima lezione o a esercitarsi con la bacchetta.
La guardò. Anche Lily era dispiaciuta e forse si stava chiedendo se c’era un modo per restare un po’ con l’amico.
“È importante che siate sempre puntuali alle lezioni, questa è la prima volta che vi recherete da soli in un’aula…”
“E tu dove sarai?” chiese una bambina di Grifondoro, con gli occhi spaventati.
“Anche io ho lezione, Anne” rispose Alice con un sorriso.
“In qualità di Prefetto ho anche altri compiti da svolgere, come ad esempio mostrare a voi del primo anno dove si trovano le aule, ma non verrete accompagnati sempre da un Prefetto a ogni lezione. Hogwarts è molto grande ed è bene che cominciate a conoscerla e a orientarvi da soli, le aule vi verranno mostrate una sola volta.”
Parecchi ragazzini guardarono l’alto soffitto e il lungo corridoio. Di sicuro Hogwarts appariva più labirintica che mai ai loro occhi di novellini.
“Non abbiate paura” li rassicurò Alice. “È molto semplice arrivare all’aula di Trasfigurazione, seguitemi!”

In quel momento sopraggiunse un gruppetto di ragazzi, molto grandi, potevano essere del sesto o forse addirittura del settimo anno. Erano una quindicina e gli stemmi sul loro petto appartenevano a tutte e quattro le Case.
“Ciao Alice!” fece un ragazzo dal viso serio ma aperto, e altri ragazzi alle sue spalle salutarono a loro volta o fecero un cenno.
I bambini notarono che sul petto del giovane, accanto allo stemma di Grifondoro, era appuntato un distintivo argentato. Era un Caposcuola!
“Ciao Frank!” rispose Alice, sorridendo.
I ragazzi grandi entrarono nell’aula di Incantesimi e i piccoli partirono in fila dietro ad Alice.

Edited by Camelia. - 26/7/2013, 16:04
 
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