Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Il primo giorno, Seguito de "La prima sera"

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Camelia.
view post Posted on 13/8/2011, 18:06 by: Camelia.




Eccomi!

Non pensavo di soffermarmi in sala comune, invece questi Serpeverde sono un'ottima fonte di ispirazione... ^_^
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Capitolo 7:


Altri Serpeverde, che fino a quel momento erano rimasti a chiacchierare per i fatti loro a gruppetti, presero a gironzolare attorno alle poltrone, cercando di capire chi mai potesse essere quel bambino sconosciuto perché Malfoy in persona lo presentasse a Narcissa, una Black, notoriamente con la puzza sotto il naso.
Rosier si era avvicinato ad alcuni compagni della sua età e stava di certo riferendo il poco che aveva sentito. Poco ma sufficiente a far voltare parecchie teste verso Severus.
A quanto pareva tutti trovavano molto interessante avere un pettegolezzo fresco fresco già il primo giorno di scuola e il fatto che quello scricciolo di bambino malnutrito fosse uno che aveva letto i libri di testo anche degli anni successivi, non poteva che destare scalpore, specialmente negli studenti già grandi ma che avevano difficoltà di apprendimento.
Gli occhi puntati su Severus aumentavano ad ogni momento e capannelli di ragazzi si scambiavano impressioni e supposizioni, non sempre a bassa voce.

“Ma chi è?”
“Tu lo conosci?”
“No!”
“Pare che abbia spento una tenda che aveva preso fuoco con un incantesimo Spegnifiamma, senza pensarci due volte…”
“Quel bambinetto lì??”
“Piton, si chiama Piton!”
“No, era un tappeto…”
“Piton? E che famiglia è?”
“Non sarà mica un babbano?”
“La Carrow mi ha detto che è un mezzosangue, sua madre era strega…”
“Dai, uno sporco babbano non sarebbe neanche capace di tenere la bacchetta in mano…”
“Un mezzosangue che fa incantesimi da terzo anno appena arrivato a scuola?”
“Ma è vero?”
“Ho sentito che Malfoy in persona l’ha presentato alla Black…”
“E quelli vicino a lui chi sono?”
“…e ha già letto i libri del primo anno…”
“Tutti??!”
“…quello bruno mi sembra il figlio di Mulciber, l’altro è sicuramente Avery, è venuto una volta a casa nostra per una festa…”
“A me Rosier ha detto che ha sentito che ha letto anche quelli del settimo!”
“Ma è impossibile…”
“Un livello da M.A.G.O…”
“A quell’età??”
“Avery e Mulciber sembrano suoi amici…”
“...io con l’incantesimo Spegnifiamma ho avuto problemi per tutto l’anno scorso…”
“Chiedigli se ti dà ripetizioni allora, così magari un G.U.F.O. in Incantesimi riesci a rimediarlo, ahahah!”
“Cretino!”
“Ehi guardate Malfoy, adesso lo presenta a Nott…”

Che capogiro.
Severus cominciava a non capire più niente, mai nella vita si era sentito così. Cercò di non sembrare troppo compiaciuto e di darsi un contegno, ma mai un gruppo di persone erano state attirate dalla sua presenza, mai era stato il centro dell’attenzione e della curiosità.
Fugaci ombre che avevano l’odore di Spinner’s End e dei suoi abitanti gli solleticarono la mente e fu con una gioia selvaggia che le ricacciò indietro, godendo di essere il centro dell’interesse in quella prima mattina, nella Casa di Salazar Serpeverde.

Bambini e ragazzi, alcuni anche dell’ultimo anno, man mano che entravano alla spicciolata in sala comune, venivano inevitabilmente investiti dall’onda placida dei bisbigli su di lui, che veniva guardato -unico in quel luogo- perché-era-lui e non perché la sua famiglia era antica o ricca o famosa.
Un caso isolato in quella camerata, sebbene nella storia passata dei Serpeverde un altro bambino fosse riuscito nell’impresa, anche se Severus e nessun altro lì dentro lo sapeva.
Mai Severus aveva avuto la testa così piena del presente.

No, si sbagliava… con Lily era successo sempre.

Ogni momento con lei scacciava i brutti ricordi e sbiadiva perfino le speranze future, con lei Severus godeva di ogni singolo istante, non pensando a nulla, felice di guardarla e di ascoltarla o di essere ascoltato da lei e perfino… guardato.
Nessuno mai guardava Severus: non Eileen, che adempiva ai suoi doveri materni ma giorno dopo giorno veniva sempre più risucchiata dal niente che le spegnava la luce degli occhi; non Tobias, se non con odio e fastidio.

Lily invece no, non aveva mai avuto uno sguardo cattivo per lui. A parte il primo giorno che le aveva parlato, ma era stata colpa di Petunia. E quella volta che si era arrabbiata perché lui aveva inconsciamente colpito Petunia, la stupida sorella a cui Lily si ostinava a voler bene…
Ma tutte le altre volte quegli occhi verde chiaro l’avevano sempre guardato con ammirazione, amicizia, sincerità. Con interesse, quando lui le raccontava di Hogwarts. Con complicità, quando giocavano assieme e la magia usciva da loro libera da costrizioni. Con autentica gioia quando ridevano assieme. Con preoccupazione quando gli chiedeva come andava a casa…
Sì, Lily era speciale. Lei lo capiva.

***


“Che cos’hai Severus?”
“Niente.”
“Sei triste?”
“No” aveva risposto, fissandola.
Ma gli occhi neri non poterono non sciogliersi di fronte a quelli limpidi di Lily, non poterono mentire.
“È…” cominciò esitante.
“È solo che… i miei genitori hanno litigato ieri”, concluse precipitosamente.
Una piega intristì la bocca di Lily.

Severus si sorprese a raccontarle cos’era successo in casa Piton la sera prima; certo, le risparmiò i particolari più crudi, le parole volgari… ma le raccontò tutto. Non aveva mai parlato a nessuno dei propri genitori.
E avrebbe continuato a non farlo se non si fosse trattato di… Lily.
Solo con lei era stato possibile il miracolo, solo lei era riuscita a ricevere la fiducia di Severus, con semplicità, e a non tradirla mai.
Lily ascoltava, si dispiaceva del dolore dell’amico, partecipava alla sua sofferenza e lo consolava. Lei capiva.
Aveva la rarissima capacità di accogliere il suo dolore tra le mani e lenirlo, con la semplice dolcezza di una parola, di uno sguardo, di una carezza.
Allora Severus sentiva prima una fresca brezza dare sollievo al bruciore della sua anima e poi una calda coltre di benessere avvolgerlo come in un bozzolo, al sicuro.
Lei era una piccola strega, ma sapeva fare una magia grandissima, una magia che in nessun libro, neppure in quelli preparatori al M.A.G.O., sarebbe stato possibile trovare. Perché non bastava essere maghi dotati o applicarsi… occorreva essere lei, bisognava essere Lily.

***


A Piton cominciò a mancare l’aria. Seppur piacevolmente immerso nella novità di essere l’oggetto dell’interesse generale, ora avrebbe voluto restare solo, a pensare. Pensare a lei.
Stringeva mani, ascoltava cognomi a lui sconosciuti, rendeva conto di cosa aveva fatto la sera prima e doveva anche sopportare le pacche di Mulciber e il braccio attorno alle spalle di Avery, che parevano ben felici di essere al suo fianco e prendersi un po’ della sua luce.
Nott gli aveva appena stretto la mano con la punta delle dita, dicendogli a denti stretti: “A quanto pare ieri ho corso il rischio di venir affatturato… sei davvero così in gamba come dicono?”
Aveva un sopracciglio alzato e non nascondeva un’aria di sufficienza… quel bambino gracile e non purosangue non pareva convincerlo.
“Mio padre conosce il tuo” si intromise Mulciber con la solita impertinenza, anche se stavolta si sentiva un po’ di soggezione nella voce.
Nott spostò appena lo sguardo sul bambino.
“Tu… sei Mulciber, esatto?”
Il ragazzino annuì.
“Sì, tuo padre è venuto un paio di volte a casa nostra, mio padre lo conosce bene, hanno anche fatto dei… viaggi assieme” terminò, in un sussurro. “Anche con il tuo, Avery.”
Avery fece un gesto spavaldo con il capo, ricreando quella bolla di complicità dalla quale Severus sarebbe sempre rimasto escluso, anche con le capacità superiori che possedeva.

Capì che non sarebbe bastato essere più in gamba degli altri.
Doveva essere straordinario, per ricevere anche la totale stima di persone come Nott.
Malfoy alla fine si era dimostrato più aperto nei suoi confronti, nonostante l’aria altezzosa e i discorsi taglienti sulla purezza del sangue. Ma probabilmente, in qualità di Prefetto, gli faceva piacere supervisionare le matricole e capire fin da subito chi poteva dar lustro alla Casa, in qualunque modo.

“Ehi Nott!” chiamò qualcuno da in fondo la sala.
Il ragazzo lanciò un’ultima occhiata al terzetto del primo anno e si diresse a passi misurati verso l’amico che si sbracciava.
Malfoy, intanto, ora si trovava al centro di un gruppo più ampio, fieramente orgoglioso del distintivo che aveva sul petto. Molti ragazzi e ragazze gli si stavano avvicinando come api sul miele e gli facevano i complimenti: Severus ebbe la netta sensazione che in quelle lodi non ci fosse solo ammirazione disinteressata.
Si accucciò fingendo di allacciarsi una scarpa, in preda ai ricordi.

***


“Lily, vieni a casa di Betty?”
La voce di Petunia risuonò nel corridoio.
Severus aveva visto Betty una volta, una bambina dell’età di Petunia che abitava poco lontano ed era molto ricca. I suoi possedevano addirittura due macchine e se le erano fatte mandare dall’America. Petunia andava matta per gli inviti a casa della viziata Betty, adorava letteralmente entrare in casa sua e poi raccontare con abbondanza di particolari quanto fosse bella la sua camera, quanto dritte e perfette le aiuole del giardino, quanto lustro e grande il frigorifero in cucina, quanto impeccabili le tende alle finestre, quanto all’ultimo grido gli elettrodomestici che pareva avesse in ogni stanza.
Era un piacere per lei sciorinare tutti quei lussi e le volte che c’era anche Severus -al parco o a casa Evans- il piacere diventava gioia sfrenata.

“Il papà di Betty ha comprato un televisore nuovissimo, molto costoso…” cominciava, con il suo tono più petulante e viscido.
“Voi ce l’avete il televisore a Spinner’s End?” domandava poi, perfida.
Severus si irrigidiva, le avrebbe volentieri risposto che certa spazzatura babbana in casa sua non ce l’avrebbe voluta (ovviamente non c’entrava nulla il fatto che i Piton non si sarebbero mai potuti permettere un televisore), ma si tratteneva, per Lily. La quale non si faceva affascinare dalla ricchezza di Betty e, anche se lungi dall’arrabbiarsi con la sorella verso cui dimostrava sempre un inspiegabile affetto, dopo aver tentato invano una conciliazione decideva di appartarsi con Severus, il bambino dai vestiti dimessi, comprendendo che la cosa migliore era separare quei due che proprio non ne volevano sapere di andare d’accordo.

Petunia si bloccò sulla porta della stanza di Lily, alla vista di Piton. Con gli occhi squadrò, insolente, ogni particolare del suo abbigliamento modesto, soffermandosi poi con una smorfia sui capelli unti che incorniciavano un volto che trasudava insofferenza.
La ragazzina, a sua volta, non si curò di non apparire seccata e anche un po’ disgustata.
“No, Tunia, io e Severus… stavamo andando al parco. Salutami tanto Betty, dille che verrò volentieri un altro giorno” rispondeva intanto Lily, la voce argentina.
A lei davvero non dispiaceva non andare da Betty, davvero preferiva Severus.
“Già, capisco. Avrete da fare qualche... stramberia, voi due!” rispose gelida Petunia, girando sui tacchi col naso all’aria dopo un’ultima occhiata di fuoco al bambino pallido e magro.

Severus si accorgeva di dare un dolore a Lily, separandola dalla sorella, ma fare amicizia con quell’antipatica di una babbana che non perdeva occasione per punzecchiarlo e denigrarlo… no, assolutamente no. Era chiedergli troppo.
Già una volta, per colpa sua, Lily si era arrabbiata con lui. Ma mica l’aveva fatto apposta a far cadere un ramo addosso a Petunia! Se ne fosse stato consapevole le avrebbe fatto cadere in testa l’intero albero...
Poi, con il passare del tempo, Lily grazie al cielo aveva sempre fatto in modo di non farli incontrare e lui aveva potuto averla tutta per sé; e lei, immune alla sua evidente povertà, era sempre stata pronta a offrirgli un sorriso o una parola gentile, contenta sul serio di passare del tempo con lui.
Lily era così, non giudicava le persone per il loro aspetto o la loro ricchezza; incredibilmente generosa, illuminava ciò che la circondava di grazia e non chiedeva mai niente in cambio.

***


“Qualche settimana fa mio zio Archie è entrato in possesso di un antico castello, appartenuto al nostro famoso antenato medievale, il mago-alchimista McEntire” stava dicendo Nott, posato elegantemente contro il bordo di un tavolo e circondato da un gruppo di adoranti ragazze.
“Sapete bene che i suoi esperimenti sono tuttora ritenuti fondamentali nello sviluppo di alcuni tra gli incantesimi più potenti che esistano. Dobbiamo a lui la maledizione Cruciatus…” diceva con malcelato orgoglio e alcuni ragazzi si unirono al gruppo “…pare l’abbia sviluppata contro quella feccia babbana che voleva metterlo al rogo…”
Un ghigno sul volto e risatine di approvazione intorno.
“Mio zio mi ha mostrato alcuni degli oggetti maledetti da McEntire in persona, i più geniali e potenti che abbia mai visto e durante le vacanze di Natale tornerò certamente a studiarli…”

Adesso che la curiosità verso Severus stava scemando, la Casa Serpeverde si dedicava alle abituali conversazioni, anche se qualche occhiata di sottecchi continuava a essere rivolta al piccolo Piton.
Nott, con poche parole, era riuscito a catalizzare l’ammirazione dei compagni, moltissimi dei quali parevano completamente ammaliati dalla notizia, i ragazzi attirati più dalla magia oscura che si sapeva fosse intrisa in ogni mattone del maniero, le ragazze per la possibilità di essere invitate in un palazzo tanto famoso e antico.
“Sarebbe bellissimo farci una festa a Capodanno…” sospirò chioccia una ragazza sui sedici anni, sbattendo le ciglia.

Nel frattempo Mulciber si era accomodato in poltrona, con un’espressione strana sul volto.
“Che c’è?” gli chiese Avery.
“MMM...” mugugnò l’altro. “Non ho nessuna voglia di fare lezione e imparare cose noiose. Hai sentito? Sarebbe molto più interessante andare al castello dello zio di Nott con tutti quegli oggetti là…”
“Eh già. E poi metterli in mano a qualche sporco babbano!” ridacchiò Avery.

Severus si riscosse. Voleva uscire.

“Beh, allora… io vado.”
“Eh?”
“In Sala Grande.”
“Di già?” Mulciber si incassò ancora di più nella poltrona.
“Dai, non fare il cocco dei professori, andando su per primo. Scommetto che ancora non c’è nessuno!” incalzò Avery.
Ma qualcosa nel viso di Severus non lo fece continuare. Non era arrabbiato, ma Avery capì che voleva essere lasciato in pace.
Se fosse stato un legilimante abbastanza abile, forse avrebbe potuto vedere il movimento di una morbida chioma rossa danzare nelle profondità scure degli occhi di Severus. O forse no, Severus avrebbe fatto di tutto per impedirglielo.

In silenzio, Severus si defilò, attraversando la stanza fino alla grande porta in fondo.
Avery e Mulciber erano tornati alle loro inutili chiacchiere, altri piccoli del primo anno cercavano di aggregarsi ai gruppetti che gravitavano attorno ad alcuni degli studenti grandi; ormai quasi tutta la Casa Serpeverde era in piedi a discutere animatamente di cose terribilmente importanti come lo era l’inutile e costoso televisore di Betty per Petunia.

Severus, ancora frastornato da quei momenti di ribalta, si sentì felice di estraniarsi e varcò la porta col cuore che gli batteva forte al pensiero degli occhi verdi di Lily.

Edited by Camelia. - 25/7/2013, 12:16
 
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