Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

2015- The Muggle War

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Natalie_S
view post Posted on 29/3/2011, 10:15 by: Natalie_S




Snape era faticosamente riuscito ad arrivare al terzo piano, in quello che una volta era il corridoio di Incantesimi.

Avevano deciso di occupare quella zona perché era centrale e garantiva un’ottima visuale sul cortile e l’entrata.

Quando era abitato da Flitwick, era una zona del castello ariosa e piena di luce: ora aveva un aspetto a dir poco tetro.

In particolare, i muri avevano un aspetto terribilmente sporco e putrescente.

Alcuni soldati portarono dentro delle armi, e le sistemarono accanto alle finestre e alle entrate.

Un comandante sbraitava degli ordini concitati, e presto l’ex aula venne trasformata in una base di fortuna.

Snape si guardò intorno: avrebbe finito per il soffrire di claustrofobia. La stanza gli sembrava più piccola e soffocante ora che era piena di soldati e armi.

Dove era finita Liz? D’istinto avrebbe voluto precipitarsi a cercarla, ma non aveva la più pallida idea di dove fosse, e in più molti uomini attendevano i suoi ordini.

In quel momento, poteva solo sperare che fosse lei a trovarlo.

-Wilson, dove hai messo le pozioni di primo soccorso?- domandò McDiarmid, accanto a lui.

-Le avevo lasciate lì, proprio accanto a quella parete…- rispose Kieran confuso.

Merlino, non riusciva a concentrarsi.

Dove sarebbe stato Voldemort? Nell’ufficio del preside, probabilmente.

Di solito il Signore Oscuro non interveniva in prima persona nelle grandi battaglie, se non quando era strettamente necessario.

Gli piaceva tenere le fila, controllare ogni mossa dall’alto… era sempre stato così.

Ora, se soltanto avesse avuto una mappa del castello, avrebbe potuto stabilire come si dovevano muovere per raggiungere il settimo piano e l’ex ufficio di Dumbledore.

Doveva anche ricordarsi di chiudere il passaggio segreto dietro la statua della strega gobba lì al terzo piano; non poteva rischiare che venisse usato come via di ingresso per altri Mangiamorte e…

Un urlo interruppe le sue riflessioni: alzò la testa e vide un soldato che sembrava stesse passando attraverso un muro.

-Che cosa..?-

Ma poi comprese: non era lui ad attraversare il muro, era la parete che si stava stringendo intorno a lui, inglobandolo.

Un gruppetto di altri soldati si strinse intorno a lui, cercando di tirarlo via.

Era inutile: nonostante gli sforzi, il muro continuava ad avanzare, portandosi dietro lo sfortunato soldato, che ora urlava e si contorceva in preda al panico.

Snape guardò la stanza: si stava decisamente restringendo!

L’aspetto dei muri ora ricordava quello di una superficie liquida: ribollivano e tremolavano come se fossero vivi, portandosi dietro ogni oggetto che toccavano.

Uno di quelli che stava aiutando il prigioniero cacciò un urlo: il muro stava iniziando ad avvilupparsi intorno alla manica della sua casacca.

-Presto, levati la giacca, levala!- ordinò Snape.

Il soldato si divincolò, mentre la giacca veniva assorbita dal tocco della parete. Dell’altro, ormai non rimaneva che la punta dello scarpone.

-Tutti fuori, via! Non toccate le pareti!- gridò.

I soldati iniziarono a sciamare fuori dall’aula; Snape tornò indietro fino al punto in cui il soldato era stato attirato dentro il muro. Ora rimaneva solo una macchia più scuro sulla vernice.

Che razza di incantesimo aveva escogitato Voldemort?

Prima che la stanza si restringesse troppo, uscì anche lui.

I soldati stavano percorrendo il corridoio ma, nonostante fosse deserto, dalle pareti fioccavano maledizioni e incantesimi.

Alcuni caddero, non sapendo neanche da che parte proteggersi. Era un incubo.

-State lontani dai muri!- disse Snape - Andate verso le scale! Scendete giù verso le Sale d’Ingresso!-

Lui creò uno scudo intorno a sé e si avviò verso il passaggio segreto nascosto dietro la statua. Doveva chiuderlo prima che venisse utilizzato.

Il castello ora obbediva a Voldemort, rifletté. Era completamente impregnato di magia oscura.

Intorno a lui continuavano a cadere incantesimi, che si infrangevano contro il suo scudo.

Superò un corridoio in cui dei soldati stavano lottando contro delle armature e imboccò la svolta che portava alla statua.

Improvvisamente si trovò davanti due figure incappucciate, che si voltarono: Malfoy e Avery, riconobbe.

Lucius aveva il volto stanco e tirato e sembrava sconvolto dal trovarsi davanti il vecchio amico. Avery fece saettare lo sguardo dall’uno all’altro, come se non sapesse che fare.

I tre si limitarono a guardarsi per qualche istante, tutti con la bacchetta spianata.

Snape non voleva attaccare Lucius e Avery: erano stati dei suoi cari amici, fin dal tempo della scuola. Erano delle brave persone.

Eppure non poteva permettere che si mettessero sul suo cammino: aveva un lavoro da svolgere. Non sapeva che fare.

Una simile esitazione era visibile anche sui loro volti.

Infine, Lucius abbassò la bacchetta e fece segno ad Avery di fare lo stesso.

-Noi non ti abbiamo visto, Severus. - disse con voce atona.

Snape annuì e, ancora esitante, si avviò per il corridoio.

-Severus!- lo chiamò Lucius. Snape si voltò.

-Fa’ attenzione alle piante.- disse, per poi sparire nella direzione opposta.

-Cosa…?- domandò Snape, ma Lucius ed Avery erano già lontani.



-Lumos!- disse Liz, accendendo la bacchetta per illuminare il cunicolo.

Il mago che aveva liberato le aveva mostrato un passaggio segreto che portava fuori dai sotterranei: aveva spostato un arazzo e aveva rivelato una lunga scala a chiocciola.

-Come fai a conoscere questo posto così bene?- gli chiese.

-Una volta era la mia scuola. Ho vissuto qui per sette anni.- rispose il tizio.

Chissà se era stato allievo di Snape, si chiese Liz. Probabilmente sì, a giudicare dall’età.

-Prima tu- ordinò.

Si inerpicarono su per la scala per molti metri.

Liz guardò giù: aveva l’impressione che stessero oltrepassando di gran lunga il pian terreno… possibile che i sotterranei fossero così profondi?

Raggiunsero infine una specie di pianerottolo scavato nel muro di pietra, da cui partiva un’altra scala a chiocciola.

-Fermiamoci un attimo, per favore- disse il mago –Mi gira la testa…-

Liz sbuffò, ma acconsentì:- Va bene… un minuto, non di più!-

Il mago si sedette per terra e chiuse gli occhi: in effetti, non aveva una bella cera.

-Stai male?- gli chiese.

-Sono un po’ debole. L’ospitalità che il Signore Oscuro riserva ai suoi prigionieri lascia molto a desiderare. - rispose quello.

Doveva avere un calo degli zuccheri, pensò Liz. Si frugò nelle tasche della casacca: delle barrette di cioccolata erano state eccezionalmente distribuite nel caso qualcuno si fosse trovato in difficoltà con gli effetti dei Dissennatori.

-To’, mangia questa- disse, lanciandogli la sua barretta –Sia chiaro che non te la offro per gentilezza, ma perché non ho particolare desiderio di trascinare il tuo corpo esanime su per la scala. - puntualizzò.

-Che cos’è?- domandò il mago, osservando il dolce con sospetto.

-E’ un Mars. -

Il tizio inarcò un sopracciglio: -E si mangia?-

-Guarda che se non lo vuoi…- iniziò Liz, un po’ seccata, ma lui la interruppe:- Non ho detto questo. - borbottò, scartando lo snack e addentandolo.

Seguì qualche istante di silenzio, in cui sentì soltanto il vorace masticare del suo compagno di viaggio.

Una volta terminato il Mars il tipo sembrava star meglio, quindi si incamminarono e salirono la scala fino a trovare una piccola porta.

Dall’esterno giungevano, ovattati, i rumori di uno scontro.

-Siamo dietro un quadro del sesto piano. – spiegò il mago – quando usciremo, dovremo girare a destra e salire le scale…-

-Sesto piano?!- lo interruppe Liz, incredula –Credevo che stessimo andando verso un’uscita!-

-Infatti, l’uscita è al settimo piano. -

-L’uscita sarebbe forse costituita da una finestra da cui lanciarsi?-

Il mago sbuffò, impaziente:- Merlino, questi mudblood ignoranti… Non potresti fidarti di quello che ti dico e basta?-

-No. – rispose Liz perentoria –Dimmi dove stiamo andando. –

-Al settimo piano c’è una stanza, con un oggetto che permette di uscire dal castello, una specie di passaggio. Capito?-

Liz non aveva mai sentito di magie di questo genere, ma in effetti non aveva mai visto molti oggetti magici, se non i pochi che erano a casa di Snape. Magari erano piuttosto comuni.

-Va bene, andiamo. -

Uscirono da dietro il quadro (che rappresentava degli alberi le cui cime ondeggiavano come mosse dal vento) con circospezione: il corridoio sembrava deserto.

Era la prima volta che Liz aveva il tempo di osservare con una certa calma l’interno della scuola, e rimase quasi incantata di fronte ai muri di pietra, le colonne intagliate, e i soffitti con archi a sesto acuto.

C’erano anche alcuni quadri che rappresentavano per lo più paesaggi vuoti, come se mancasse il soggetto principale: anche così le scene parevano stranamente vive.

Sarebbe stato bellissimo potersi fermare a osservare tutta quella magia sconosciuta, ma purtroppo non ce n’era il tempo.

Liz fece camminare il mago davanti a sé, tenendolo per un braccio; una volta arrivati alle scale, sentì un colpo al braccio destro che le fece cadere la bacchetta.

Un Mangiamorte stava arrivando dal piano di sotto: istintivamente, la mano di Liz le corse alla tasca, da cui estrasse una bacchetta.

Lanciò uno schiantesimo contro il nuovo arrivato, colpendolo con forza inaspettata e facendolo rotolare giù dalle scale

Avvertì un piacevole calore diffondersi per il braccio e guardò la bacchetta. Era quella che aveva preso al Mangiamorte nei sotterranei: sembrava decisamente più potente della sua.

-Wow…- esclamò, osservandola meglio e soppesandola.

-Sbrigati, dobbiamo raggiungere il settimo piano!- le ricordò il mago biondo, con tono d’urgenza.

Corsero verso le scale, ma prima che potessero raggiungerle Liz si sentì colpita da un forte dolore alla schiena e cadde a terra.

Da un altro corridoio era emerso un mago alto e innaturalmente corpulento, con luridi capelli grigi e una barba cespugliosa: aveva un aspetto feroce e lacero, più simile a quello di un animale che a quello di un uomo.

-Sangue fresco, che meraviglia!- ghignò la creatura con voce rasposa –Vai pure, Malfoy, ci penso io…-

Il mago sembrò indeciso; poi corse via dalla visuale di Liz.

Merda, pensò, cercando di raggiungere la bacchetta che le era scivolata di mano ed era rotolata poco lontano.

Intanto la creatura si avvicinò a lei, osservandola come un succulento banchetto dopo giorni di fame.

Voleva sbranarla, pensò Liz, pietrificata per l’orrore.

Indietreggiò trascinandosi fin quasi contro a un muro, per poi rendersi conto che era ormai in trappola.

Il Mangiamorte le si avventò contro; ma prima che riuscisse a morderla venne colpito da uno schiantesimo e rotolò a terra.

Liz alzò gli occhi sul proprio benefattore: era Malfoy, che reggeva la bacchetta di plastica che le era caduta poco prima.

-Grazie…- gli disse, stupita.

-Lascia perdere- minimizzò lui –Erano anni che volevo farlo. Quel tizio è disgustoso. - arricciò il naso in un’espressione di disapprovazione –Adesso andiamocene da qui- aggiunse, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.



Ad appena un piano di distanza, Lord Voldemort osservò le due lucine etichettate come Draco Malfoy ed Elizabeth Mills che arrancavano su per un corridoio del sesto piano.

Quel buono a nulla di Malfoy stava collaborando o si era fatto prendere come ostaggio da una babbana?

Difficile da capire, ma non era la sua principale preoccupazione in quel momento: Voldemort si concentrò su un gruppetto di soldati che stava prendendo possesso della Sala Grande.

Uno di loro aveva un nome decisamente familiare…



Neville Longbottom ordinò ai suoi di disporsi lungo le finestre della Sala Grande e controllare l’area circostante.

Avevano superato la prima linea di Mangiamorte, e voleva mantenere il controllo del piano terra.

I soldati entrarono circospetti, osservando il soffitto, che aveva l’aspetto del cielo nuvoloso e carico di pioggia.

Alcuni fulmini squarciarono le nuvole minacciosamente.

-Non vi preoccupate- disse Neville –E’ solo un soffitto. E’ incantato per rispecchiare il cielo all’esterno. -

E’ scritto in “Storia Di Hogwarts”, pensò, ricordando per uno straziante istante una piccola Hermione Granger che trotterellava nervosamente verso il Cappello Parlante, molti anni prima.

Troppi ricordi in quella Sala, pensò scuotendo la testa.

Un fulmine particolarmente rumoroso lo riscosse dai propri pensieri. Come facevano a fare colazione e cenare quando pioveva, con quel trambusto? Non ricordava di aver mai fatto caso ai temporali, quando studiava ad Hogwarts.

Ma forse, il chiacchiericcio di tutti gli studenti copriva tutti i rumori circostanti.

Un’occhiata fuori gli permise di appurare che i Mangiamorte erano in notevole difficoltà contro le armi babbane. Bene.

Doveva sapere se Monk e gli altri erano riusciti a prendere possesso delle torri: afferrò la ricetrasmittente ma, in quel momento, udì un orribile rumore secco, seguito da un urlo.

Si voltò e corse verso il fondo della Sala, dove si era formato un piccolo gruppetto di soldati che fissava con orrore il corpo di un proprio compagno, carbonizzato.

-Signore…. Dicono che è stato un fulmine- spiegò Knight, lanciando un’occhiata preoccupata al soffitto.

-Non è possibile. E’ solo un’illusione, che non….-

Non fece in tempo a terminare la frase: un fulmine cadde dal soffitto, colpendo Knight sotto i suoi occhi.

Il suo corpo, già nero per l’ustione, stette un attimo in piedi, poi ricadde all’indietro.

Neville fece un passo indietro: non era possibile… il soffitto era incantato… era solo un’illusione…

Ma evidentemente non era più così: altri fulmini si abbatterono nella Sala, e un paio di altri soldati fu colpito.

-Fuori!- ordinò Neville – Usciamo subito da qui!-

Si avviò verso l’uscita, ma scoprì che tutto intorno alle porte della Sala Grande vi era un fitto muro di piante.

Uno dei soldati si avvicinò: una foglia balzò in avanti e lo colpì al volto.

Il soldato tossì: sembrava stesse soffocando.

-Che succede? Che hai?- domandò qualcuno.

-Non... respiro…- rantolò quello.

Il suo volto si fece cianotico. Neville si guardò intorno: cosa poteva fare?

Ad un tratto Wilson si staccò dal gruppo e corse verso il soldato colpito: -Prova questo!- esclamò, tirando fuori un inalatore.

Il soldato fece due spruzzi e, dopo qualche istante, il suo respiro si stabilizzò.

-Che cos’è?- domandò Neville, indicando l’inalatore.

Wilson si strinse nelle spalle: -Ventolin. Soffro d’asma, ce l’ho sempre dietro!-

Intanto, altri fulmini saettarono nella stanza.

Neville osservò le foglie della pianta: picciolate, a lamina ovale, base asimmetrica… la pianta agiva sul sistema respiratorio…

La conosceva… l’aveva studiata, tanti anni prima, ad Erbologia.

-Signore – lo riscosse uno dei soldati, un tizio ben piantanto sulla quarantina – Lei può creare… delle aste di metallo, con la magia?-

Neville sbatté le palpebre:- Che cosa?-

-Per i fulmini, signore. Possiamo tentare di attirarli e disperderli. - spiegò quello.

-Buona idea! Wilson, trasfigura quello che trovi. – ordinò.

Si guardò intorno e afferrò una borraccia, pensando che poteva essere facilmente trasfigurata.

Ma i soldati ruppero alcune delle finestre e strapparono via parte dell’intelaiatura in metallo, che Wilson modellò in forma di asta, un’operazione molto più semplice e veloce.

-Deve avere un filo che scarica a terra e la punta in metallo nobile, tipo oro!- spiegò il soldato che aveva avuto l’idea (evidentemente si intendeva di elettricità).

Wilson lo guardò smarrito:- Non posso trasfigurare le cose in oro… è complicatissimo, una magia davvero avanzata e…-

L’altro soldato sospirò: si levò la fede dalla mano sinistra e la porse a Wilson.

-Mia moglie mi ucciderà…- affermò cupamente.

In un altro momento, Neville avrebbe trovato la scena vagamente comica.

Ma doveva pensare alla pianta, che continuava a estendere pericolosamente i suoi rami all’interno della stanza.

Osservò le radici: erano a fittone, fusiformi… no, questo non lo aiutava.

In un angolo in basso, finalmente, vide un fiore a forma di calice, e lo riconobbe.

Datura Stramonium Inversa!

Una varietà magica più pericolosa e potente dello stramonio comune, molto aggressiva e velenosa.

Inversa… quella parte del nome era importante, ricordò. Ma perché?

Intanto, i soldati avevano piazzato alcuni parafulmini rudimentali in giro per la stanza, e sembravano funzionare.

All’improvviso, un ramo vicino alla porta si avventò verso di lui, e Neville, istintivamente, gli tirò la borraccia che ancora teneva in mano.

Quella colpì il ramo e si aprì, bagnando la pianta: al contatto con l’acqua, il ramo si ritrasse e sembrò rimpicciolire.

Ma certo, pensò Neville, Inversa! La Datura Stramonium Inversa, regrediva al contatto diretto con l’acqua, anziché crescere.

-Aguamenti!- gridò, colpendo la pianta con un getto d’acqua.

I rami si ritrassero e si assottigliarono, le foglie diventarono piccole e di un verde pallido; tutto il fusto della pianta si contorse e rimpicciolì davanti ai suoi occhi.

Le altre Sentinelle, vedendo che l’espediente funzionava, si unirono a lui nell’annaffiare la Datura, che presto fu ridotta a un mucchietto di semi pulsanti.

Al di là del muro di piante, vide arrivare un gruppo di Mangiamorte, tra cui Dolohov, Travers e la temibile Bellatrix Lestrange.

La vecchia guardia al completo.

Neville sospirò: ora iniziava veramente la battaglia.





Ciao Astry, ti rispondo anche qui!

Come hai visto, il “misterioso” prigioniero è proprio Draco… come dicevo, io credo che lui non sia un tipo da grandi ideali, però ho sempre pensato che fosse abbastanza corretto. Non con Potter, chiaro, ma in generale… non è come, non so, Dolohov o Travers, di cui non mi fiderei mai (spero che Emily non legga questo commento, altrimenti mi crucia!XD ).

No, tranquilla, Voldemort non può fare tutte quelle cose cattivissime che faceva in “Incatenato” :P

Qui può soltanto agire a distanza sui componenti del castello, non direttamente sulle persone.

Ciao, alla prossima settimana!!
 
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34 replies since 26/12/2010, 16:04   322 views
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