Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

2015- The Muggle War

« Older   Newer »
  Share  
Natalie_S
view post Posted on 7/2/2011, 10:16 by: Natalie_S




Ciao a tutti!

Astry: Povero Pity, lo so, sono sadica. L'immagine di lui con vestiti ridicoli è mutuata dalla sua prima apparizione nei ricordi del Principe, quando aveva la camicetta da donna, e dal fatto che i Weasley, Ogden e la maggior parte dei maghi sia sempre un po' strana quando è vestita da babbano! :lol:

arcady: Grazie!! Mi fai arrossire!! Ecco un altro capitolo!!

CAPITOLO 6

Il giorno dopo, la sala del processo era gremita di soldati, Sentinelle, poliziotti e più o meno di chiunque avesse una giustificazione per assistere.

La cattura di una presunta spia suscitava un certo interesse.

Cillian durante la notte aveva letteralmente gettato giù dal letto il maggiore Knight, raccontandogli che aveva parlato con Severus Snape, il mago che aveva salvato Liz, che esisteva, che era tutto vero.

L’ufficiale, a metà tra il seccato e il comprensivo, gli aveva detto che i suoi tentativi erano commoventi, che sapeva che era affettivamente legato all’imputata da un’annosa amicizia, ma che non doveva interferire con l’andamento della giustizia.

Cillian aveva insistito ma, evidentemente, la sua testimonianza non era considerata attendibile e il maggiore gli aveva intimato di andarsene prima di incorrere in eventuali sanzioni.

Il capitano si sedette nel banco dietro a quello dell’imputata. Poco lontano da lui sedevano Monk, Tuffey, Townshend, il giovane Garreth e Chandra Sharma.

Sospirò: avrebbe pensato a qualcosa, ma per il momento poteva solo sperare in un miracolo.



Il generale Neville Longbottom era un po’ una leggenda della guerra civile.

Alcune voci sostenevano che fosse un genio che aveva capito come rubare ai maghi i segreti dei loro incantesimi; altre che fosse un potente stregone che si opponeva a Voldemort da anni, l’unico sopravvissuto della resistenza che alcuni maghi avevano opposto al dittatore.

In ogni caso, era sicuramente la persona che conosceva più incantesimi e pozioni di chiunque altro tra le Sentinelle. Il manuale da lui redatto conteneva tutte le nozioni che gli umani avevano sui maghi: tutti gli incantesimi, una manciata di pozioni, alcune indicazioni sulle creature che popolavano il mondo magico.

Liz lo osservò mentre entrava nella sala: era un uomo non molto alto, sui trentacinque anni, con una massa di capelli biondi striati prematuramente di grigio. Nonostante la sua apparenza fisica non fosse per nulla eccezionale, irradiava un’aura di sicurezza e determinazione.

Il suo viso tondo, che avrebbe potuto dargli un aspetto infantile, era solcato da due profonde cicatrici che gli deturpavano la guancia destra.

Alcuni dicevano che era stato addirittura il serpente addomesticato di Voldemort a provocargliele.

Gli avvocati esposero i fatti molto sinteticamente: Parker fu particolarmente poco convincente, non citando molti particolari che rendevano la sua versione verosimile, come il nome di Snape, che venne sempre identificato come “il mago”.

-Vuole far testimoniare qualcuno?- domandò Longbottom.

-No. – rispose Parker – Vorrei appellarmi alla clemenza della corte. -.

-Cosa?!- protestò Liz –No, io voglio parlare! Voglio difendermi da sola!-

-Silenzio, silenzio!- la ammonì Knight.

-E’ una vergogna!- esclamò ancora Liz, per poi rivolgersi all’avvocato –Sei licenziato!-

Knight intervenne spazientito: -Non puoi licenziarlo, è un avvocato d’ufficio e comunque non è previsto che tu ti possa difendere da sola in quanto non sei abilitata… -.

Cillian si alzò in piedi: - Mills dovrebbe avere la possibilità di dare la sua versione dei fatti e se il suo avvocato non vuole collaborare…-

Molti nel pubblico iniziarono a rumoreggiare, esprimendo il proprio supporto a Knight.

-SILENZIO!- urlò Longbottom.

La sala si azzittì.

-Ascoltate. - aggiunse il generale, tendendo l’orecchio.

In lontananza, si sentiva l’inconfondibile trillo di un sensore antimagia. A questo se ne aggiunse un altro, più acuto. Poi un altro ancora, e un altro, sempre più vicini alla sala.

Poi ci fu un urlo, seguito da un tonfo, e lo squillo di un ulteriore sensore.

Tutti i presenti trattennero il fiato.

Le porte della sala si spalancarono violentemente e, imponente e vagamente terrificante nelle sue vesti scure, con il lungo mantello nero che svolazzava alle sue spalle, fece il suo ingresso Severus Snape.


Nel corso degli ultimi trent’anni, Neville Longbottom aveva imparato a non stupirsi di nulla, o quasi.

In effetti, la sua impassibilità e il suo sangue freddo erano diventati proverbiali fra i suoi sottoposti. L’unico uomo che potesse sfidare Voldemort, lo chiamavano.

Tuttavia, queste sue doti non potevano essere sufficienti a trattenere il suo stupore quando, del tutto inaspettatamente, si vide comparire davanti l’uomo che per anni era stato il suo incubo, il suo personale persecutore, che per sei lunghi anni non aveva mancato di farlo sentire come uno squallido rifiuto del mondo della magia.

-Tu!!!- esclamò, alzandosi in piedi talmente di scatto da rovesciare la sedia alle sue spalle.

Tutte le Sentinelle estrassero prontamente le loro bacchette, ma prima che potessero utilizzarle un secco movimento della bacchetta di Snape le fece volare tutte nella sua mano. Allora i militari babbani mirarono all’intruso, solo per vedere le pistole e i mitra smontarsi e cadere a pezzi nelle proprie mani.

Un altro movimento di bacchetta e la porta della sala si chiuse ermeticamente.

Severus Snape si voltò nella direzione di Neville e lo fissò come se lo vedesse per la prima volta, evidentemente non riconoscendolo.

–Tu!- ripetè questi, come se nessun insulto fosse adatto a descrivere la bassezza morale del nuovo arrivato.

I freddi occhi neri di Snape si soffermarono sulle cicatrici sul volto del generale, per poi passare ai capelli biondi e il viso tondeggiante, per spalancarsi infine in educata sorpresa.

-Longbottom!- il nome gli sfuggì dalle labbra come se lo stesse sputando fuori, e l’ex insegnante scoppiò in una sgradevole risata derisoria – Sei tu a capo di tutto questo? Ora capisco perché siete messi così male!-.

Neville era ancora troppo sconvolto per parlare.

Notò che alle sue spalle l’intera sala era come pietrificata dal terrore mentre l’imputata, Elizabeth Mills, sembrava rinfrancata e osservava la scena con una nuova baldanza, e il capitano Cillian Archer esibiva un sorriso incredulo.

-Ma non dilunghiamoci oltre sui tuoi insuccessi accademici- continuò Snape, marciando verso la scrivania dove si trovavano gli ufficiali –mi è stato detto che la signorina Mills, qui, sta passando un brutto quarto d’ora solo perché le ho insegnato qualche utile incantesimo che tu, evidentemente, non hai mai ritenuto utile imparare. Santo cielo – aggiunse, con malcelato scherno- non l’avrei creduto possibile, ma sei riuscito ad essere peggiore come insegnante di quanto non fossi come allievo. Hai superato te stesso, congratulazioni!-.

Knight recuperò l’uso della parola: -Generale, lei conosce questo… questo… mago?- chiese, incredulo.

-Oh sì- fece Neville, la voce ridotta a un sussurro –Questo è l’uomo che ha assicurato a Voldemort la vittoria nel mondo magico!- spiegò, in tono più sicuro.

Il resto dei presenti diede un mormorio di stupore.

-Pfff!- fece Snape, con un gesto della mano, come a scacciare dei moscerini fastidiosi – Come al solito parli a sproposito di questioni che di cui non sai nulla. -.

Neville chiuse gli occhi, stringendosi la radice del naso con la punta delle dita: -Allora, sentiamo, che cosa vuoi?- domandò stancamente.

Snape parve spazientito: -Ma l’ho appena detto. Sono qui per scagionare Mills da… non so neanche esattamente cosa, qualsiasi accusa sia stata mossa nei suoi confronti. Non è una spia. Non mi ha detto niente su… qualsiasi cosa facciate voialtri. E’ solo una ragazza curiosa e, per inciso, una pozionista molto più dotata di te. -.

Neville aprì la bocca per lo stupore. Severus Snape che usciva allo scoperto perché fosse assolta una Sentinella babbana. Non poteva essere… Ma forse poteva volgere questa situazione a suo vantaggio, pensò, forse poteva sfruttare questa debolezza.

Non era mai stato un gran manipolatore, e sicuramente non poteva competere con la freddezza di Snape: il generale Longbottom era più tipo da giocare a carte scoperte, ma forse… forse questa volta avrebbe potuto funzionare.

La voce del maggiore Knight lo riscosse dai suoi pensieri. Suonava spaventato e sull’orlo di una crisi di panico: - Generale, vuole che chiami rinforzi?-.

-No, no- rispose Neville – non ce n’è bisogno. Vorrei parlare con il nostro ospite in privato. Sono sicuro che, nell’interesse della sua nuova pupilla, non avrà problemi a seguirmi, vero?- fece, rivolto al mago.

Snape diede un suono simile a una risata sprezzante: -Direi che l’eventualità che tu possa avere la meglio su di me in un duello a quattr’occhi è quantomeno remota. -.

-In questo caso, da questa parte – disse Neville, indicando una porta che conduceva a degli uffici ora deserti –Knight –aggiunse – fai riportare Mills in cella. Il processo è momentaneamente sospeso. -.




Snape aveva passato in bianco la notte precedente.
Non che questa fosse una circostanza inusuale: alle volte si faceva talmente prendere dai suoi esperimenti e dalle sue letture che si ritrovava ad osservare l’alba rendendosi conto solo in quel momento di non essere andato a dormire.

Questa volta, però, era stato in preda a un dilemma.
Andare o non andare ad aiutare Liz?

Il buonsenso gli diceva di lasciar perdere. Non sarebbe successo niente, non avevano prove. Se proprio le cose si fossero volte al peggio, il suo amico avrebbe trovato il modo di farla uscire, e sarebbe scappata in qualche paese remoto, probabilmente vivendo molto più felicemente di quanto non avrebbe potuto fare qui.

Niente che lo riguardasse, in ogni caso.

“Ma se invece non andasse così?” gli chiedeva una crudele voce interiore. Se l’avessero giudicata colpevole e quel tizio che era venuto a casa sua non fosse riuscito a farla scappare, e se…

Non voleva neanche pensarci.

E sarebbe stata tutta colpa sua, ancora una volta, l’ennesima.

Sembrava che tutti coloro con cui lui entrava in contatto fossero destinati a fare una brutta fine.

Ma cosa stava dicendo? No, non sarebbe successo niente, era solo un malinteso… si sarebbe risolto tutto, certamente.

“Oppure no?” gli sibilava di nuovo la voce crudele.

Quando era giunto il mattino si era alzato, rinunciando definitivamente a dormire. Aveva iniziato a leggere un capitolo particolarmente interessante del suo manuale di elettronica (era ormai arrivato al secondo volume, le cose si facevano complesse), ma dopo qualche ora si era reso conto di rileggere più e più volte le stesse frasi, incapace di concentrarsi.

-Oh, al diavolo!- aveva esclamato infine, e si era smaterializzato fuori casa.

E adesso stava lì, a fissare nientemeno che Neville Longbottom redivivo, uno dei suoi peggiori studenti di tutti i tempi.

Questo sì che era inaspettato.

Sapeva che qualcuno dei sostenitori di Potter si era salvato, ma aveva sempre dato per scontato che fosse qualcuno dell’Ordine, Kingsley Shackelbolt forse, o magari Nynphadora Tonks. Non aveva mai pensato a Longbottom.

Questi l’aveva condotto in un ufficio qualsiasi, gli aveva fatto segno di accomodarsi e infine si era lasciato cadere stancamente anche lui su una sedia.

-Allora – esordì l’ex studente – come la mettiamo?-.

Snape si limitò a fissarlo, privo di qualsiasi espressione. Voleva proprio sentire cos’aveva in mente.

-L’accusa che è stata formulata contro Mills è molto grave- continuò Longbottom, quando si rese conto che non avrebbe avuto alcuna reazione dall’interlocutore – e, nonostante il fatto che tu abbia deciso di uscire allo scoperto per venire qui a testimoniare sia decisamente notevole, non possiamo avere la certezza che non sia tutto una sorta di scaltro piano-.

Snape continuò a osservarlo, alzando appena un sopracciglio con espressione scettica: - Davvero pensi che i Mangiamorte potrebbero avere un così grande interesse a tenere una spia qui dentro?- domandò, facendo un lieve gesto circolare ad indicare lo squallore della stanza.

Longbottom si strinse nelle spalle: -Be’, non possiamo escluderlo. -.

Non sembrava troppo convinto nemmeno lui di questa scusa.

Santo cielo, il ragazzo era veramente poco portato per i bluff!

-Sentiamo – tagliò corto Snape, incrociando le braccia sul petto – che cosa vuoi?-.

L’altro prese fiato: - Ci serve una qualche… dimostrazione della tua buona fede. Un modo tangibile di provare le tue nobili intenzioni. – si interruppe, prendendo fiato.

-Vieni al punto. – commentò Snape freddamente.

-Devi addestrarci – disse, quasi riluttante, Longbottom.

-Cosa?!-

Il generale prese a camminare per la stanza:- Se hai parlato con Liz, saprai benissimo a che livello sia la preparazione magica dei nati babbani. Io sono riuscito a scappare da Hogwarts durante il sesto anno, non avevo una preparazione adeguata ad istruire un esercito… le cose più utili che so me le aveva insegnate Harry l’anno precedente, ai tempi dell’Esercito di Silente. Non sono riuscito a portare molto con me. -

Follia, pensò Snape, questa è pura follia. Non poteva… ma come gli veniva in mente…?

-Tuttavia – continuò Longbottom – in questi anni è stato sufficiente per difenderci, per attaccare in qualche caso, per sfuggire all’eliminazione. Grazie agli ibridi di tecnologia babbana e magica abbiamo trovato delle armi effettive contro Voldemort. Però abbiamo bisogno di qualcuno che conosca veramente il mondo magico, qualcuno esperto in difesa, in pozioni, in incantesimi… qualcuno che sappia come proteggersi, e come contrattaccare… in breve, qualcuno come te. -.

Snape era scandalizzato: sentiva una vena pulsare sulla sua tempia, e cercava di trattenere gli insulti che avrebbe voluto rivolgere a quel ragazzetto sfrontato.

-Questa è una stupidaggine – fece infine, controllando la voce il più possibile – innanzitutto, se davvero hai il timore che Mills ed io siamo in combutta con i Mangiamorte, non è ancora peggio avere due spie qui dentro?-

-Se devo essere sincero- lo interruppe Longbottom, con un mezzo sorriso rassegnato – a questo punto non credo che ci sia più nulla che quelli già non sappiano. Controllano tutte le nostre mosse, sanno sempre in anticipo dove colpiremo. Ogni genere di aiuto che puoi darci sarebbe comunque un passo avanti-.

-Ma io non posso… venire qui e… addestrarvi… insomma, è ridicolo. - sputò fuori Snape, reso incoerente dalla rabbia –Io ho i miei esperimenti, le mie ricerche… non posso mollare tutto per.. un branco di ragazzini con delle bacchette di plastica e…-.

-Non ti importa di tutte le persone innocenti che potrebbero morire se non collabori con noi? Non ti importa che Voldemort…?-

-No! Non mi importa! Io… questo non ha niente a che fare con me!-

-E va bene- disse infine Longbottom, con una nota di freddezza che Snape non gli credeva possibile –La vita di Elizabeth Mills per il tuo aiuto. Vattene e la ragazza muore. E’ la mia ultima offerta. -.




Liz fissava i muri della cella in cui aveva passato le ultime settimane.

Non voleva lasciarsi andare all’ottimismo, per non ritrovarsi con una cocente delusione, anche se si sentiva decisamente rinfrancata dalla presenza di Snape.

Il suo arrivo era stata come la risposta a tutte le sue preghiere.

Era rimasta un po’ perplessa dall’affermazione del generale Longbottom sul fatto che Snape fosse il principale responsabile della vittoria di Voldemort. Non le era mai sembrato il tipo da interessarsi di politica, aveva semplicemente dato per scontato che fosse un vecchio scontroso estraniato dal mondo. A quanto pare non era sempre stato così.

Lui aveva minimizzato le parole di Longbottom come se fossero cretinate.

In effetti questo era tipico… ma, istintivamente, Liz sentiva che probabilmente Snape aveva ragione. Non era certo un tipo diplomatico, e poteva immaginare che si fosse fatto odiare da molti… Tanti, con ogni probabilità, non vedevano l’ora di dare la colpa a Severus per qualcosa.

E poi non poteva credere che l’unico mago che le avesse mai dato una mano nella sua vita fosse proprio un seguace di Voldemort.

L’aveva molto colpita la reazione di Longbottom all’arrivo di Snape… sembrava che avesse visto un fantasma, e un fantasma di quelli veramente terrificanti.

Era stato sconcertante vedere il leggendario generale profondamente scosso dall’arrivo dell’ex professore.

Secondo Liz, Severus era un ottimo insegnante e una persona bizzarramente piacevole, per quanto a modo suo, però capiva che la propria situazione era stata completamente diversa da quella dei suoi precedenti allievi.

L’aveva incontrato quando era già adulta, ragionevolmente sicura di sé da non sentirsi ferita dalle sue battutine, senza vederlo come una particolare autorità e quindi non facendosi remore a rispondergli per le rime, o ignorarlo quando lo ritenesse opportuno; immaginare di trovarselo davanti in un’aula scolastica, da bambina o insicura adolescente… be’, era tutta un’altra storia.

Un rumore di passi nel corridoio la riscosse dai suoi pensieri.

Longbottom in persona stava scortando Snape verso la sua cella; fece un cenno alla guardia, che aprì la porta per far entrare il mago.

-Avete cinque minuti.– disse il generale con voce incolore, per poi allontanarsi seguito dalla guardia.

-Ma…?!- esclamò Liz stupita –Ci lasciano da soli così? E se mi facessi smaterializzare via?-

Snape si sedette sulla branda, accanto a lei: -Lo sa che non lo farò. – disse stancamente, appoggiando la testa contro il muro e chiudendo gli occhi.

Ora che lo vedeva da vicino, Liz si rese conto di quanto fosse pallido e di come fossero profonde le borse sotto i suoi occhi.

-E perché no?-

Severus sospirò: - Perché sono stato costretto a stringere un Voto Infrangibile, in cui ho giurato, tra le altre cose, che non ti avrei fatta scappare in nessun modo. Quel deficiente di Longbottom… - borbottò, scuotendo la testa –si è scordato tutti gli incantesimi di protezione e le pozioni, ma questo… questo se lo ricordava, come no!-.

Liz sentì una fitta di panico in una zona imprecisata dello stomaco: - Che cos’altro hai dovuto promettere?-.

-Longbottom mi ha offerto una scelta. Voleva che addestrassi tutta questa gente, i nati babbani, come ho iniziato a fare con te. Una vera formazione magica, diceva lui. La tua vita per il mio tempo. Insomma, venire qui e.. avere a che fare con voi ragazzini petulanti che non sapete neanche reggere una bacchetta dalla parte giusta…- la sua voce trasudava disgusto.

Il terrore sbiancò ulteriormente il viso già smorto di Liz.

Rinunciare alla sua privacy, alla sua tranquillità… Longbottom gli aveva chiesto l’unica cosa che Snape non avrebbe mai sacrificato.

Deglutì: -E quindi?-.

Snape aprì un occhio e le rivolse un’occhiata in tralice: -E quindi preparati, perché la prossima settimana assisterai alla tua prima vera lezione di Difesa. -.

Liz rimase sbigottita per qualche istante; poi appoggiò anche lei la testa contro il muro, troppo sorpresa per trovare qualcosa da dire.

-Wow… grazie. - mormorò infine.

-Ah, ma sta’ zitta!- sbottò Snape irritato.

Lei sorrise in silenzio.
 
Top
34 replies since 26/12/2010, 16:04   322 views
  Share