Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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~D r e a m e r •
view post Posted on 5/11/2010, 15:11




Carol è da rinchiudere in una bella stanzetta dalle pareti imbottite..xD Madò,ma che è? Una furia!!
Io fossi in loro la terrei sedata a vita;capisco i sentimenti verso Severus ma a tutto c'è un limite xDD
Comunque sono sicura che Silente saprà farle cambiare idea!!

Irene
 
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Serpe89
view post Posted on 16/11/2010, 23:37




Ecco il nuovo aggiornamento...in cui si spiega qualcosina!!!
Grazie dei commenti ragazze!!!!
Un kiss e buona lettura!!!!!!!

Capitolo 15

Mistero


Severus si stava dirigendo verso i sotterranei, ma non aveva nessuna voglia di fare lezione. Si sentiva la testa pesante e affaticata e la ferita che aveva al braccio sinistro, pulsava leggermente, provocandogli una fastidiosa sensazione. “Accidenti…non bastava il marchio a bruciare…adesso ho anche una bella ferita!”
Ma oltre a tutto ciò, non riusciva a capacitarsi di quello che era accaduto nelle ultime quarantotto ore. Aveva rivisto Carol ed era stato terribilmente doloroso e pensò con un sorriso amaro, che lo era stato anche fisicamente. Ma ciò che più lo aveva colpito, era stata la sua reazione: fredda, calcolatrice, aggressiva, non aveva voluto sentire spiegazioni e ogni volta che volgeva lo sguardo verso di lui, vedeva l’odio dipinto nei suoi occhi. In quel preciso istante, avrebbe tanto voluto essere con Corin e Silente e cercare di fare chiarezza con lei, anziché avvicinarsi sempre più alla sua aula buia. Infatti, mentre era immerso nei suoi pensieri, era ormai giunto alla classe. Fuori lo aspettavano già alcuni studenti, che si voltarono a guardarlo di sottecchi. Severus si chiese se per caso la notizia del suo soggiorno in infermeria non avesse già preso piede nella scuola. Entrò ancor più di malumore, aprendo la porta e facendosi strada fino alla cattedra, prima dei suoi studenti. Si fermò a squadrare i loro visi, ricordandosi il motivo per cui odiava particolarmente il lunedì mattina, soprattutto nell’ultimo periodo. Serpeverde e Grifondoro. Quinto anno. Lo cercò con gli occhi, scovandolo seduto in fondo all’aula con i suoi amici, ovviamente speranzoso di farsi notare il meno possibile. Lo fissò malamente, cercando di incontrare il suo sguardo. Era incredibile come i Potter si intrufolassero nella sua vita, cercando di rovinargliela: prima James e ora Harry. Come il padre aveva rovinato la sua profonda amicizia con Lily, così il figlio si stava impossessando del cuore di Corin.
Ma nel fondo della sua mente, una voce si fece spazio tra i suoi pensieri: “Papà…io mi trovo bene con Harry! Sono felice di averlo conosciuto…”
Piton distolse improvvisamente lo sguardo da Harry. Lo aveva promesso. Lo aveva promesso a lei e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Decise che la cosa migliore era dissimulare i suoi sentimenti e d’altronde sapeva per esperienza di essere piuttosto bravo in questo. Niente, però, gli vietava di prendersi qualche piccola rivincita, come faceva puntualmente da anni.
Iniziò la lezione di Pozioni senza troppo convincimento: scrisse le istruzioni per la nuova pozione alla lavagna e passò il resto dell’ora a camminare tra i banchi e a fare battutine sarcastiche, come era sua abitudine.
A fine ora era però ancora pervaso da un dubbio atroce: gli studenti avevano saputo qualcosa? E ciò che più lo tormentava, era che solamente una persona in quell’aula poteva rispondere alla sua domanda. Si decise a trattenerlo, anche se detestava dover chiedere qualcosa proprio a lui. Ma doveva sapere: non riusciva ad aspettare la pausa pranzo per domandare a Silente spiegazioni in merito.
“Potter! Vieni qui!” intimò al ragazzo, che stava cercando di uscire dall’aula il più velocemente possibile, mescolandosi con gli altri studenti.
Harry si irrigidì un istante, poi si diresse a testa bassa verso la cattedra. Si bloccò di fronte ad essa ed aspettò assieme al professore che tutti gli studenti uscissero, prima di aprire bocca. “Cosa ho combinato questa volta?” chiese con un sospiro, rivolgendosi a Piton.
“Questa volta, Potter, e devo dire che io stesso ne sono stupito, non hai combinato nulla. Devi solo rispondere ad una domanda.”
Harry si accigliò, ma annuì, aspettando che il professore continuasse.
“Gli studenti sanno di quello che mi è successo al Ballo?”
“No…anzi…devo dire che è stato fortunato che sia successo di sabato…così nessuno si è insospettito di non vederla in giro. La domenica noi studenti prestiamo poca attenzione agli insegnanti! E Silente ha detto ai ragazzi che l’avevano cercata, che era dovuto andare via urgentemente per tutta la giornata…”
“Quindi gli unici a sapere qualcosa siete…”
“Esattamente…io e Corin!”
“Non ti ho dato il permesso di interrompermi!”
“Mi scusi…ma le cose stanno così!”
“Mi raccomando, Potter! Non deve trapelare nulla. Se scopro che hai detto qualcosa in giro, verrò personalmente ad occuparmi di te…sono stato sufficientemente chiaro?”
Harry annuì e aggiunse: “Se non ha altro da dirmi, io andrei.”
Piton gli indicò con un cenno la porta, come ad indicargli che la discussione era terminata. Però all’ultimo ci ripensò e quando il ragazzo era ormai all’uscio gli disse: “Potter…oggi è lunedì…ricordi?”
“Che cosa, professore?”
“Ho sempre saputo che non eri un ragazzo particolarmente sveglio…Le tue lezioni private, Potter! Ora ricordi?”
“Sta parlando di Occlumanzia?” chiese Harry sottovoce, per evitare di farsi sentire.
“No…Potter…di Cura delle Creature Magiche…ma che razza di domande fai?!?!”
“Pensavo che non mi volesse mai più vedere nel suo ufficio!”
“Se preferisci ci possiamo incontrare qui…”
“Nel suo ufficio va benissimo…sempre che vada bene a lei!”
“Allora…oggi pomeriggio alle sei, nel mio ufficio!”
“D’accordo…ma posso chiederle il perché di questa decisione?”
“Non sono affari che ti riguardano.” Disse con voce aspra, poi, dopo qualche istante di silenzio, aggiunse: “Certamente il Signore Oscuro, non aspetta altro che approfittare delle nostre debolezze…”
Harry annuì e sparì dall’aula con un cenno del capo, chiedendosi se, con quella frase, si fosse riferito alla sua mente debole nei confronti di Voldemort o alla rabbia cieca che Piton aveva provavo nello scoprire la sua relazione con Corin. O forse si era riferito volutamente ad entrambe, come a siglare un tacito accordo.
**
Nell’infermeria, intanto, Corin e Silente aspettavano il risveglio di Carol che, date le basse dosi di sedativo, sarebbe avvenuto a momenti.
Corin era un po’ agitata: non era ancora riuscita a parlare con sua madre dopo la sera del ballo e non sapeva assolutamente come si sarebbe comportata. Probabilmente non avrebbe esitato a rivolgerle contro tutte le sue ire, come aveva fatto con suo padre. Le aveva disobbedito volutamente, ma non si sarebbe certamente aspettata una simile reazione da parte sua: quella volta aveva esagerato. In tutta la sua vita, Corin non aveva mai visto sua madre adirarsi in quel modo. La conosceva bene e sapeva che era una donna molto riservata nei suoi sentimenti, dura e forte di carattere, ma mai era arrivata così vicina alla follia, come negli ultimi giorni.
Decise di esternare queste sue preoccupazioni a Silente, seduto accanto a lei e che con lo sguardo sembrava contemplare qualcosa di indefinito, che solo lui poteva vedere.
“Emh…mi scusi, professore…” chiese timidamente Corin.
Il preside parve riprendersi e spostò i suoi occhi luminosi sul volto di Corin. “Perdonami, cara. Stavo riflettendo su queste ultime vicende. C’è qualcosa che mi sfugge…ma non ho ancora capito di cosa si tratta”
disse sfoderando un sorriso.
“Volevo dirle qualcosa anch’io al riguardo. Si tratta di mia madre.”
D’improvviso Silente si fece più serio, osservando con attenzione la ragazzina.
“Vede…non so neppure bene come dirglielo…ecco…in breve, non ho mai visto mia madre comportarsi così.”
“Allora immaginavo correttamente.”
“Come fa a saperlo?”
“Tua madre frequentava Hogwarts da giovane. E non aveva certo il carattere di Bellatrix Lestrange!”
“Non pensa che possa essere sconvolta nell’aver rivisto mio padre dopo tanti anni?”
“Beh…Severus è un bell’uomo, ma non credo faccia questo effetto alle donne!”
Corin non poté fare a meno di sorridere. “Parlavo seriamente…io non so quanto mia madre possa odiarlo!”
“Meno di quanto tu creda…”
“E lei come lo sa?”
“Non lo so affatto…lo suppongo, date le mie non scarse abilità di comprendere la psiche umana. In ogni caso io e tua madre abbiamo alcune corrispondenza via gufo, ogni anno.”
“Per quale motivo?”
“Lei è un Auror abbastanza importante. Mi tiene aggiornato sulle condizioni estere.”
“E questo mio padre lo sa?”
“Ovviamente no…Carol mi ha domandato il massimo riserbo su questa questione. E io non voglio ficcare il naso nella sua vita privata.”
“Quindi anche lei crede che mia madre stia esagerando?”
Silente annuì, con aria grave.
“E cosa pensa che sia?” domandò con aria preoccupata.
“Magia Oscura” rispose lui senza tanti giri di parole.
“Come faremo a scoprirlo?”
“Non appena si sveglierà…me ne occuperò personalmente.”
Rimasero in silenzio alcuni minuti, osservandola mentre si svegliava e riprendeva conoscenza.
Quando aprì gli occhi, Carol si guardò attorno confusa, come se non si ricordasse dove si trovava.
“Mamma! Come stai?” esclamò Corin, avvicinandosi ancor di più al letto.
“Corin!!! Ma come ti sei permessa di disobbedirmi in questo modo! Non dovevi venire qui!” disse con un pericoloso luccichio nelle iridi.
Anche Silente se ne accorse e con le sue dita lunghe e affusolate strinse il volto della donna, scrutandola con attenzione.
“Lasciami vecchio!” gridò Carol cercando di divincolarsi “Non sono affari che ti riguardano.”
Silente aumentò la presa ed estraendo la bacchetta, la puntò verso la donna. “Invece, mi riguardano eccome.” Ed iniziò a proferire a bassa voce un lungo e complicato incantesimo.
Quando terminò, gli occhi di Carol si rovesciarono all’indietro e la donna svenne, appoggiando la testa tra i morbidi cuscini, posti sul letto.
“Mamma!” urlò Corin, stringendo forte la mano della madre.
“Va tutto bene” la rassicurò Silente, poggiandole una mano sulla spalla. “L’ho liberata.”
“Da cosa?”
“Da una magia oscura, come ti avevo già detto. Era sotto incantesimo…non era lei a ragionare.”
“Chi potrebbe essere stato ad incantarla?”
“Non ne ho la minima idea. Mangiamorte? Chi può dirlo? Devo assolutamente parlare con Severus…per favore…saresti così gentile da andarlo a chiamare?”
Corin si precipitò più in fretta che poteva verso i sotterranei e tornò ancor più in fretta accompagnata da Piton.
“Cosa succede?” chiese visibilmente preoccupato.
“Carol era sotto incantesimo…non era in sé. Non so neppure se quando si risveglierà, si ricorderà di quello che è accaduto.”
“Effettivamente la sua reazione è stata terribile…d’altronde sono passati molti anni dal nostro ultimo incontro e non sapevo quale sarebbe stato il suo comportamento…”
“Quando si sveglierà lo scoprirai di persona. Però, a questo punto, ho bisogno di te, Severus.”
Piton si fece ancor più serio in volto e scrutò il preside. Sapeva che quella frase non prometteva nulla di buono. Solo altro lavoro sporco.
“Come sempre puoi contare su di me.”
“Devi capire se Voldemort è in qualche modo collegato a questa storia. Non vorrei che avesse scoperto qualcosa.”
“Certamente. Sarai il primo a sapere qualsiasi tipo di notizia.”
“Spero che Carol si riprenda in fretta. Dobbiamo domandarle se ha qualche memoria di ciò che è accaduto. Potrebbe ricordarsi il volto di chi l’ha incantata.”
“Già” rispose Severus, guardandosi un po’ attorno e indeciso su come continuare il suo discorso. “Beh…se volete aspetto io che riprenda conoscenza. Per oggi ho terminato le lezioni. Vi chiamerò non appena si sveglierà.”
“Sono d’accordo…” esclamò Silente.
“Papà…se vuoi ti faccio compagnia.” ribattè Corin.
“Mi sono appena ricordato di aver un urgente pratica da sbrigare in ufficio” disse Silente e voltandosi fece l’occhiolino a Corin senza farsi scorgere da Severus. “E credo che anche tu abbia da fare, no?”
“Emh…beh…io…”
“Su! Su! Vieni cara!” continuò il preside, accompagnandola abbastanza energicamente verso la porta.
“A…a dopo papà!” riuscì a dire Corin prima che Silente la facesse del tutto sparire dietro l’uscio.
Severus rimase solo nella stanza, scuotendo leggermente la testa. Il preside sapeva essere davvero imbarazzante in certe situazioni.
Si sedette su una poltrona accanto al letto, in attesa che Carol si risvegliasse, socchiudendo gli occhi e assopendosi leggermente, ma rimanendo comunque vigile.
Dopo diverso tempo, una voce lo riscosse dal suo torpore. “Severus…” Era una voce calda, delicata, certamente sorpresa. Una voce che non sentiva da molto tempo.
Aprì lentamente gli occhi e la vide. Sembrava diversa da quella che gli era apparsa appena due giorni prima. Come aveva creduto possibile che quella che aveva visto fin ora fosse lei? Quella era la vera lei. La fissò a lungo negli occhi. “Carol” mormorò.
 
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» romi;
view post Posted on 17/11/2010, 17:21




Oddio!! *-* Bellissimo capitolo, davvero!! ^^
Questa parte poi:
CITAZIONE
“Sta parlando di Occlumanzia?” chiese Harry sottovoce, per evitare di farsi sentire.
“No…Potter…di Cura delle Creature Magiche…ma che razza di domande fai?!?!”

mi ha fatto morire!! xDD Le battutine che inserisci sono sempre parecchio divertenti! *rotola*
Brava brava...ùwù
Ah, era sotto incantesimo eh?! .__. Ora sono curiosa di sapere com'è realmente, e soprattutto chi ha fatto una cosa del genere e perchè... .-.
Bravissima Serpe, non vedo l'ora di leggere il seguito!! *-*

Baci baci,
Laura.
 
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Serpe89
view post Posted on 26/11/2010, 01:32




Ecco un altro capitoletto....
Spero vi piaccia...c'è molto Sev in questo capitolo (o meglio, molto della mia immagine personale di Sev)
Buona lettura e grazie romi, per il tuo commento!!! :felix:

Per romi:questa sera ho aggiornato io! :lol: Comunque mi ero dimenticata di scrivere nel commento alla tua fic che mi gusta molto la tua firma!Lucius in versione "trasandato" è molyo sexy!!!! :uhuh:


Capitolo 16

Semplicemente un uomo


“Dove sono? Cosa ci fai tu qui?” domandò Carol guardandosi attorno spaesata, volgendo gli occhi a destra e sinistra. Il suo sguardo non mentiva: era spaventata e disorientata e Severus capì che non ricordava nulla degli ultimi avvenimenti.
“Devi stare calma…”
Lei lo interruppe. “Come faccio a stare calma? Non ho la minima idea di come sono arrivata qui…e soprattutto del motivo per cui tu ti trovi davanti a me!”
“Se mi lascerai parlare, ti spiegherò tutto.” Sapeva che era frustrata e arrabbiata per quello che stava succedendo. Avrebbe voluto avvicinarsi a lei, carezzarle il viso, stringerle una mano e rassicurarla, ma sapeva che non poteva. Non era così vicino a lei da molto, molto tempo: pochi metri d’aria li separavano, ma Severus sapeva che tra loro si ergeva un muro, un grande e invalicabile muro invisibile, che gli anni di lontananza avevano inesorabilmente costruito, mattone dopo mattone.
Rimase seduto sulla poltrona in cui si era addormentato e rivolgendosi a Carol, disse: “Allora? Guardati bene attorno…sicura di non capire dove ti trovi?” E accompagnò le sue parole, con un gesto delle mani, volto ad indicare la stanza nella sua interezza.
“Sembra un’infermeria…” disse titubante.
“Esatto! Ma non è un’infermeria qualunque…”
Carol osservò la stanza ancora qualche istante, poi esclamò: “Sono ad Hogwarts!” E si lasciò sfuggire un sorriso, mentre Severus annuiva alla sua risposta.
“Come sono arrivata qui? Come è possibile che io non ricordi nulla?”
“Non so rispondere a tutto…ma spero che insieme riusciremo a giungere ad una conclusione accettabile. Tu cosa ricordi? Cerca di sforzarti…è molto importante che tu mi dica qual è l’ultima cosa che ricordi.”
Carol ci pensò un po’ su. “Mhhh…dovevo parlare a Corin perché le avevo mandato un gufo da una settimana e non mi aveva ancora risposto…dovevo parlare con Karkaroff…gli avevo chiesto un appuntamento, perché via gufo la sua risposta era stata molto vaga.”
“E poi? Cosa è accaduto…”
“Niente…tutto nero…”
“Cerca di pensarci bene! Non ricordi proprio nulla?”
Lei si mise a pensare con estrema concentrazione, cercando di ricordare. Dopo alcuni minuti che era completamente assorta nei suoi pensieri, Severus vide nei suoi occhi accendersi una sorta di scintilla. La conosceva bene e sapeva esattamente quali fossero le sue reazioni.
“Avanti…dimmi tutto!” disse sporgendosi un po’ verso di lei, come ad invitarla a parlare.
“Era sera…stavo uscendo di casa…un uomo vestito di nero si è avvicinato e…”
“E?” incalzò lui.
“Niente” rispose lei affranta. “Poi non ricordo più nulla.”
“Sapresti riconoscere l’uomo?”
“No…aveva il volto coperto.”
“Accidenti…” imprecò Severus a bassa voce. “Purtroppo non abbiamo risolto granché….”
“Ora tocca a te spiegarmi il resto della storia…” disse Carol, sistemandosi più comodamente sul letto ed incrociando le braccia.
“Sei qui perché eri sotto incantesimo! Non eri assolutamente in te stessa…mi hai aggredito e ho dovuto schiantarti. Poi ti abbiamo sedato perché eri piuttosto aggressiva con tutti.”
“Sei ferito?” chiese lei.
“Una bella nuova cicatrice non me la eviterà nessuno. Hai usato un brutto incantesimo di Magia Oscura a quanto pare…Comunque ora sto bene.”
“Fammi vedere.”
“Non è importante…”
“Severus! FAMMI VEDERE!” disse scandendo bene le parole e alzando la voce.
“Sei di nuovo sotto incantesimo, Carol?” chiese Piton con tono ironico, iniziando a sbottonarsi il polsino sinistro della camicia.
Lei fece una smorfia di disappunto. “Mi prendi in giro?” Poi guardò Severus negli occhi. Aveva stampata in volto quella sua espressione sarcastica che, fin da quando era ragazzina, adorava. Le sue labbra si incurvarono appena all’insù: non era riuscita ad evitarlo.
Lui lo notò, ma abbassò subito lo sguardo, facendo finta di non essersene accorto e continuò ad arrotolarsi con fervore la manica della camicia, fino a che non raggiunse quasi la spalla.
“Ecco qui!” disse indicando il suo braccio, all’altezza del bicipite, dove era ben visibile una grossa fasciatura.
“Vieni qui!” disse Carol indicando il letto. Severus si sedette, celando una crescente emozione.
“Posso?” chiese lei scostando pian piano le bende e lui le fece un lieve cenno d’assenso.
Iniziò a srotolare lentamente la fasciatura, fin quando non si trovò di fronte la brutta ferita, che pian piano stava iniziando a rimarginarsi.
“Mi dispiace” disse con un sussurro e sfiorando appena la pelle vicina al taglio.
Severus sussultò a quel contatto, per lui meraviglioso e inaspettato. Ma Carol non ne capì il vero motivo, infatti esclamò: “Scusa! Non volevo farti male!”
“Non…non ti preoccupare!” rispose Severus.
“Ti aiuto io a sistemare la benda e la camicia” si offrì lei ed iniziò a riposizionare le garze e a riportare giù la camicia, con movimenti delicati e precisi, evitando di fargli del male.
Severus la guardò, mentre le sue mani lo toccavano appena: avrebbe tanto voluto che quella dannata camicia gliela strappasse di dosso, anziché rimettergliela a posto!
Quei pensieri così poco consoni alla situazione lo fecero imprecare. “Dannazione!” sussurrò.
“Cosa hai detto?”
“Niente! Hai finito?”
“Quasi…” Fu a quel punto che gli girò l’avambraccio per chiudergli meglio il polsino e lo vide: il Marchio Nero si stagliava inevitabilmente lì…macabro e crudele. Non l’aveva mai visto su di lui, perché Severus l’aveva sempre nascosto alla sua vista con complicati incantesimi di Magia Oscura. Ed ora…eccolo lì! Un tatuaggio all’apparenza semplice ed esteticamente neppure così brutto, che però nascondeva tutta la cattiveria di questo mondo.
Lo guardò per qualche istante, poi con i suoi occhi chiarissimi penetrò quelli scuri e bui di Severus, che stava osservando la scena come se quel braccio non fosse realmente il suo. Solo allora si riscosse e ritrasse violentemente il braccio, chiudendosi da solo il polsino.
Carol lo guardò con sguardo triste e solo dopo un po’ gli domandò: “Allora Severus…non mi hai ancora detto perché sono venuta fin qui ad Hogwarts…per ucciderti, forse?”
“Non so quale fosse la tua intenzione…se uccidermi o farmi solo del male…la tua priorità era…” Si bloccò. Non sapeva come dirgli la verità, ossia che Corin era lì.
“Allora?”
Tacque ancora qualche istante. “Sei venuta a riprendere Corin…” Terminò a bassa voce.
“Cosa? Corin è qui? Ecco perché non mi rispondeva. Non era più a Durmstrang.”
Severus rimase in silenzio, non sapendo assolutamente cosa dire.
“E’ venuta di sua spontanea volontà?” La domanda di Carol lo colpì positivamente. Sembrava disposta al dialogo, più di quanto lo era stata in tutti gli anni passati.
“Sì…mi ha contattato lei. Mi ha scritto che voleva conoscermi e che sarebbe venuta qui di nascosto perché tu non le avresti mai dato il permesso.”
“Non dovevi farla venire…Mi sembrava di essere stata chiara su questo punto.”
“Mi sembra che sia abbastanza grande per fare le sue scelte. Non è più una bambina:”
“Ma tu non glielo hai impedito!”
“Come potevo impedirglielo, Carol? Volevo vederla! Lei…lei…è anche mia figlia, cazzo!”
Carol tacque a lungo, visibilmente consapevole che Severus le aveva detto la semplice verità . “Voglio vederla…vai a chiamarla.” disse, evitando così di prolungare quella difficile conversazione.
Severus annuì e parlò così, avviandosi verso la porta. “Sono felice di essere riuscito a discutere con te piuttosto civilmente. Spero che un giorno riuscirai a renderti conto che ora sono un uomo diverso.”
“Lo so che sei diverso, Severus…”
Lui la guardò negli occhi, felice di sentire quelle parole. Stava quasi per abbozzare un sorriso, quando lei aggiunse: “Ma ormai è passato troppo tempo…” E così dicendo, abbassò lo sguardo, mentre i suoi occhi chiari si incupivano, incapaci di nascondere l’immane tristezza che si stava impossessando di lei.
Piton non rispose. Uscì dall’infermeria, chiudendo l’uscio alle sue spalle. Voleva piangere, gridare, urlare, strapparsi le unghie contro il legno della porta. Ma niente di tutto ciò si addiceva a lui. Rimase impassibile, come se, invece di ciò che aveva appena udito, gli avessero detto le previsioni del tempo. Seduti poco distanti, là fuori, c’erano Corin e Silente che discutevano tranquillamente, gustandosi qualche Ape Frizzola, che sicuramente il preside aveva tirato fuori dalla sua veste.
Albus guardò Severus negli occhi e capì che era successo qualcosa, ma non gli domandò nulla, per paura di essere invadente. Anche Piton si accorse che Silente aveva intuito il suo stato d’animo: era una delle poche persone che sapeva interpretare correttamente la sua personalità.
“Corin! Tua madre vuole vederti…” disse con voce apatica, poi si rivolse al preside: “Albus, saresti così gentile da accompagnarla tu?”
“Certamente!” esclamò Silente con un gran sorriso.
“Beh…io ora devo proprio andare! Mi sono trattenuto fin troppo a lungo!” disse e si dileguò lungo i corridoi, desideroso di allontanarsi il più possibile da lì. Si sentiva soffocare. Aveva bisogno di un po’ di aria fresca e di una passeggiata che gli schiarissero le idee.
Si voltò un’ultima volta in direzione dell’infermeria e vide Corin e Silente entrare nella stanza, poi girò dietro l’angolo ed iniziò a dirigersi sempre più rapidamente verso l’uscita della scuola, per andare nei giardini.
Camminava senza sosta, senza fermarsi e il suo passo sembrava accelerare sempre più. Non smise la sua forsennata passeggiata finché non si ritrovò in riva al lago, sotto le fronde del grande albero che si ergeva lì, solitario e maestoso.
Gli venne subito in mente che quel luogo aveva assistito al primo bacio tra Corin ed Harry, quello che aveva impunemente estratto dai pensieri del ragazzo. Ma sapeva che quel posto era stato la cornice di tante avventure e altrettante storie d’amore. E la sua non aveva fatto eccezione. Riaffiorarono prepotenti e nitidi i ricordi dei suoi pomeriggi passati con Carol, vissuti da giovane studente e con poche e inutili preoccupazioni che gli riempivano le giornate. Passavano ore insieme a parlare, studiare, ridere e…rubarsi qualche bacio.
Era incredibile come quei ricordi riemergessero proprio ora, dopo così tanto tempo che sembravano essersi sopiti. Aver rivisto lei, averle parlato, aver sentito le sue mani sfiorare la sua pelle…tutto aveva sortito l’effetto sbagliato su di lui.
Riecheggiarono ancora una volta nella sua testa le parole che lei aveva pronunciato poco prima:”Lo so che sei diverso Severus…ma ormai è passato troppo tempo.” Gli avevano provocato un dolore non indifferente, che superava di gran lunga la sofferenza fisica della ferita che gli aveva inflitto durante il loro ultimo scontro.
Sbatté con violenza i pugni contro la corteccia dell’albero, appoggiando la testa sulla superficie rugosa, avvolto nello sconforto più totale.
Chiuse gli occhi: non voleva vedere più nulla. Neppure la gioia di aver finalmente rivisto sua figlia, dopo quattordici lunghissimi anni, riusciva a risollevarlo in quel momento. Sentiva in bocca il sapore dei suoi fallimenti, un vago retrogusto amaro che non riusciva ad eliminare.
Era solo. Era abituato ad esserlo. E a nessuno voleva mostrare queste sue debolezze. Si malediceva con foga, continuando a picchiare i pugni sul grande tronco, perché detestava sapersi così fragile, in fondo alla sua anima. Si sentiva come un coccio di vetro sotto la furia degli elefanti, completamente in balia di sentimenti che ormai non poteva più nascondere a se stesso, ma che si sforzava a tutti i costi di celare agli altri.
Si scostò dall’albero, portandosi sulla riva del lago e si mise ad osservare la calma piatta di quella immensa distesa, che si perdeva in quella giornata uggiosa, confondendosi con la nebbiolina che serpeggiava bassa.
Solo allora, che era uscito dal riparo delle fronde, si rese conto che aveva iniziato a piovere: una pioggia fitta e insistente, che gli intrise subito il viso, i capelli e gli abiti.
Ma non se ne curò, rivolgendo attenzione solo ai suoi pensieri.
“Severus: impassibile, morigerato, sarcastico, crudele, imparziale, piatto, senza emozioni…”: così lo definivano gli altri, ma lui sapeva che non era vero, che tutto di lui era nascosto dietro ad una maschera.
Dietro di essa, però, si celava un uomo, un uomo come tutti gli altri, con dei sentimenti veri e puri. E in quel momento, tutto questo appariva di una estrema semplicità ai suoi occhi, tanto da lasciarlo attonito e sconcertato.
Nella sua solitudine, volse gli occhi al cielo e ancora una volta, il sapore delle sue lacrime si mescolò a quello della pioggia...

Edited by Serpe89 - 6/6/2011, 01:34
 
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» romi;
view post Posted on 26/11/2010, 11:52




Che capitolo bellissimo...ç_ç Anche triste però...davvero Serpe, mi è piaciuto un sacco!! Soprattutto alla fine, i vari pensieri di Severus, secondo me sono molto veri, li hai rappresentati benissimo...U_u
Il dialogo iniziale con Carol mi è piaciuto, soprattutto il piccolo momento in cui sono stati vicini, molto carino davvero...^^
Ah già, poi c'è questa parte:
CITAZIONE
Seduti poco distanti, là fuori, c’erano Corin e Silente che discutevano tranquillamente, gustandosi qualche Ape Frizzola, che sicuramente il preside aveva tirato fuori dalla sua veste.

E' piuttosto inquietante il fatto che Albus tiri fuori qualcosa dalla sua veste!! *rotola divertita*
Non so se te l'ho già fatto sapere... .-. Ma mi piace sempre di più il modo in cui scrivi...*annuisce* Migliori ad ogni capitolo e leggere i tuoi aggiornamenti è un piacere...*-*
Complimenti carissima!! ^w^

Baci baci,
Laura.

SPOILER (click to view)
Ps: Io il Lucius trasandato lo adoro ancora di più...*-* E' così....così...*OO* splendidamente sexy...uwù
 
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[sivra]
view post Posted on 20/12/2010, 14:25




NUOOOOOOOOOOOOO
voglio il seguitoooooooooooooooooooooooooooooooo

AAAAAAAAAAAAARGH !

OK, mi ricompongo.
Come ti ho già detto mi piace il modo in cui scrivi! Quindi sono tornata "a casa" e ho cercato in questi sotterranei una tua ff....e...
tadan ! Guarda cosa ti trovo, una ff dove Sev fa il papààà *-* (adora sev in questa luce ndcoscienza)
Cmq, nonostante qualche piccolo errorino e/o frasi troppo lunghe, ma dato che l'hai scritta parecchi anni fa è davvero notevole come sia scritta bene, devo dire che la storia mi piace molto.
Certo, come Laura ti ha ribadito in più post, anche a me Harry non sta troppo simpatico xD Però è passabile come personaggio =P

A volte sembra che i personaggi diano già tutto per scontato, ma mi rimando al fatto che quando l'hai scritta eri più piccina, e ti capisco, anche le mie prime ff erano così xD
Insomma, giudizio positivissimo.
Ora non vedo l'ora che aggiorni ! Devo sapereeee !
Voglio che Carol e Sev ritornino assiemeeeee !

Baci !

 
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Serpe89
view post Posted on 3/5/2011, 00:04




Salve!
Torno fuori a distanza di secoli con un nuovo capitolo.
Purtroppo in questo periodo sono super impegnata tra università, giochi di ruolo, la mia rubrica qui sul forum...insomma, sono incasinatissima e non ho più molta ispirazione.
Conto sul fatto che prima o poi mi tornerà...ma non disperate! Prima o poi finirò questa fic!
Ringrazio Sivretta che ha letto tutta la fic e Laura che mi commenta sempre... *fa occhi dolci* (e sì, hai ragione, è inquietante Silente che estrae cose dalla veste! XD).
Comunque...bando alle ciance...ecco il nuovo capitolo...

Capitolo 17

Le solite idee di Silente


“Corin! Tesoro mio!” esclamò Carol colma di gioia, seduta sul letto, le braccia allargate in attesa di abbracciare la figlia e stringerla a sé.
Corin non la fece attendere: era felice che sua madre stesse di nuovo bene e che fosse tornata del tutto in lei. Era una ragazza forte, ma, sebbene non l’avesse dato a vedere, si era preoccupata molto per le condizioni della donna.
“Sono contenta di vedere che stai di nuovo bene, mamma!” Sorrise, facendo un piccolo passo indietro e sciogliendosi dall’abbarccio.
“Lo sai che non saresti dovuta venire qui, vero?” disse Carol. Eppure il suo tono non era eccessivamente severo.
“Volevo conoscerlo…lo sai quanto mi ossessionasse questa cosa. Avresti dovuto immaginarlo che prima o poi avrei fatto la follia di andare fino ad Hogwarts per incontrarlo.”
La donna annuì, un cenno pronunciato che concedeva ragione alle parole della figlia. “Credevo inconsciamente di proteggerti…”
Fu interrotta da Corin: “Pensavi che mio padre mi mangiasse?”
“Non essere sciocca! Stavo parlando con estrema serietà…”
“Scusa…” Abbassò appena gli occhi.
“Come dicevo, credevo di proteggerti,di evitarti sofferenze…non mi sono resa conto di quanto ormai tu fossi grande e matura per fare le tue scelte.”
Corin rimase in silenzio, colpita dalle parole della madre.
“Con questo non voglio dire che sono d’accordo con te…tra me e tuo padre non è cambiato nulla.” La voce di Carol si fece più fredda a quelle parole. “Però lascerò a te la scelta: decidere se Severus merita o meno di essere chiamato padre…”
Corin annuì, incapace di rispondere: un groppo le serrava la gola. Le dispiaceva avere una famiglia così distrutta. Sia sua madre che sua nonna non avevano avuto fortuna con gli uomini. Suo nonno non sapeva neppure chi fosse e aveva conosciuto suo padre solo da qualche settimana.
Sebbene Piton fosse un tipo decisamente strano, non riusciva ad odiarlo. In quei giorni aveva iniziato a conoscerlo e ad apprezzarlo per quello che era. Era pur sempre suo padre e per quello lo amava.
“Io e papà abbiamo instaurato un bel rapporto in queste due settimane…ho visto del buono in lui. Credo che sia davvero cambiato…”
“Sarà anche cambiato, ma io non posso dimenticare quello che ha fatto…” La voce di Carol si fece spenta e volse lo sguardo verso la finestra, perdendosi nei suoi pensieri.
Albus Silente aveva ascoltato un po’ in disparte la breve discussione tra le due, decisamente affranto per quella situazione. La conversazione tra madre e figlia sembrava aver raggiunto un punto morto, per cui il vecchio preside decise di inserirsi opportunamente, vertendo l’argomento su questioni differenti, ma comunque importanti.
“Sono contenta che ti sia ripresa del tutto, Carol! Eppure ora temo per la tua incolumità. Chiunque abbia usato nei tuoi confronti tale magia oscura non è certamente da sottovalutare…” Lo sguardo di Silente era sinceramente preoccupato, mentre incontrava gli occhi color del ghiaccio della donna.
“Per quanto mi riguarda non ritengo opportuno che tu lasci Hogwarts per il momento…e neppure tu!” disse guardando prima Carol, poi Corin. “Potrebbero essere seguaci di Voldemort…e saprebbero certamente rintracciarvi…Hogwarts è il luogo più sicuro in cui restare al momento…”
“E tu pretendi che io resti qui? Sotto lo stesso tetto del mio ex-marito?” Era allibita. “Piuttosto preferisco affrontare tutti i Mangiamorte di questo mondo!”
“Immaginavo che l’idea non ti avrebbe allettato…” disse Silente con un sorrisetto, scrutandola dagli occhiali a mezzaluna, “ma non posso fare altrimenti. La vita tua e di tua figlia e più importante di qualche screzio con Severus…”
“Qualche screzio, Albus? Forse non ti ricordi bene cosa è accaduto…”
“Lo so perfettamente cara, ma a mio vedere la vostra salvezza ha un valore più grande. E ciò che ti chiedo è solo un po’ di discrezione e sopportazione. Ed Hogwarts è così grande che non vi incontrerete spesso, a meno che non lo vogliate. Inoltre manderò al più presto qualche fidato ad indagare su quanto accaduto…”
“Immagino che dovrò per forza acconsentire” disse Carol con scarso convincimento.
Il Preside annuì vigorosamente: gli si leggeva in volto la soddisfazione.
“Tu, Corin, potrai seguire le lezioni qui ad Hogwarts. Quest’anno è l’anno dei G.U.F.O. e non è auspicabile che tu perda ulteriori lezioni…”
Corin, a differenza della madre, sembrava entusiasta. “Ha perfettamente ragione, signore. Direi che è un’ottima idea!” Un ampio sorriso le illuminò il volto. Aveva più tempo per poter stare con Harry e con suo padre.
“Invece, tu, Carol…potresti darmi una mano con…”
“Ecco! Lo sapevo, Albus! C’è sempre un inghippo nelle tue proposte!” esclamò, la donna interrompendolo.
L’uomo fece un sorrisetto furbo. “Mi conosci bene, ormai…comunque questa volta non c’è nulla di pericoloso o strano…e capirai presto il perché. Il nostro guardiacaccia, Hagrid, è in missione per mio conto e sarà assente per diverso tempo. Potresti fare da supplente nella sua materia, Cura delle Creature Magiche? Così sarà anche molto più semplice spiegare a tutti il perché della tua permanenza ad Hogwarts…e non sorgerà alcun dubbio o sospetto nei tuoi confronti.”
“Non credo che io possa in qualche modo rifiutare…” disse la donna con tono seccato.
“No, infatti…” rispose il preside, soddisfatto del suo ingegnoso piano. Tutto si incastrava alla perfezione.
Corin invece non stentava a credere alle sue orecchie. Dopo unna vita intera la sua famiglia era finalmente riunita. Certo non per loro volere: quello strambo di Silente li aveva indotti ad una convivenza forzata. Che fosse un suo trucco per cercare di tenerli uniti? Oppure quel pericolo da lui millantato era reale?
Le domande della giovane non avevano risposta, sebbene si arrovellasse su ogni questione.
“Molto bene…se non avete altro da chiedermi, io andrei. Ho parecchie questioni di vitale importanza di cui occuparmi…” Fece un leggero inchino verso il letto dove era seduta Carol per poi uscire silenziosamente dall’infermeria, richiudendo con delicatezza la porta alle sue spalle.
“Papà sarà anche strano…ma Silente lo batte di sicuro!” disse Corin con gli occhi rivolti all’uscio appena chiuso.
Carol non poté fare a meno di annuire, gli occhi ancora sgranati di muto stupore.
**
Severus aveva passato un pomeriggio schifoso. Definirlo con qualsiasi altra parola avrebbe sminuito la realtà di quelle ore tremende. Era rimasto sotto la pioggia del parco del castello per un tempo indefinito, immerso nei suoi tristi pensieri, con uno stato d’animo che si adattava perfettamente a quel clima piovoso.
Solo quando il cielo si era scurito del tutto, si era deciso a rientrare al castello, ancora gocciolante di pioggia, i capelli fradici appiccicati al volto, i vestiti appesantiti dall’acqua.
Passando da un’entrata secondaria, per evitare la calca degli studenti nei pressi dell’ingresso e della Sala Grande, aveva raggiunto i sotterranei per tornare nel suo ufficio. Mentre procedeva lentamente, il mantello, nero e bagnato, lasciava una striscia umida sul pavimento.
Raggiunse la porta del suo ufficio con l’umore sotto le scarpe. Mentre infilava la chiave nella serratura, si accorse che seduto a terra, con la schiena appoggiata allo stipite, c’era Harry Potter. Istintivamente si ritrasse ed alcune gocce d’acqua si staccarono dalla sua manica fradicia per cadere sul volto sollevato del ragazzo, che lo fissava con aria stranita.
“Potter, cosa diamine ci fai qui?” domandò con cipiglio severo.
Il ragazzo si mise prontamente in piedi, asciugandosi il volto con la manica: “Emh….professore…la stavo aspettando…alle sei avevamo lezione di Occlumanzia.”
Piton guardò l’orologio. Le sei e un quarto. Non poteva crederci: si era completamente dimenticato delle lezioni private con Potter. Si maledisse mentalmente, ma non dimenticò di rivolgere alcuni improperi anche al ragazzo: non aveva alcuna voglia di far lezione, non dopo quello che era accaduto quel pomeriggio. Ma era il suo dovere: non aveva scuse.
“Certo che lo so, minorato di un Potter! Ma come puoi ben notare dal mio stato…” disse indicandosi gli abiti fradici “sono stato trattenuto da eventi ben più importanti di una misera lezione con te!”
“Questioni per l’Ordine?”
“Non credo sia affar tuo, Potter…” Un ghigno gli si dipinse sul volto. “Entriamo:”
Una volta aperto l’ufficio, il professore si asciugò le vesti con un colpo di bacchetta. Prese poi dall’armadio il solito Pensatoio, riponendovi i suoi segreti più profondi, proprio come durante la prima lezione.
Erano pronti per cominciare, l’uno di fronte all’altro, così nemici eppure così indissolubilmente legati da un comune destino.
“Al mio tre, Potter…”disse senza cercare di rendere un po’ più amichevole il suo tono di voce. “Uno, due, tre, Legilimens!”
Immediatamente la mente di Harry si spalancò come un libro aperto, dove Piton poteva curiosare a piacimento, sebbene non ne fosse più così convinto dopo ciò che vi aveva visto l’ultima volta.
Cercò di scacciare quell’immagine che tanto lo aveva fatto alterare, concentrandosi solamente sul forzare la mente del ragazzino. Ma Harry aveva ormai approfittato di quel momento di debolezza nella sua mente, per scacciarlo e stava tentando di erigere una barriera, che Piton cercava in tutti i modi di oltrepassare. Doveva ammetterlo: quel dannato ragazzino era portato per l’Occlumanzia, poiché già in poche lezioni presentava attitudine ad essa. Detestava sia doverlo ammettere sia dover fare lezione proprio a lui, quel bambinetto poco incline alle regole che tanto gli ricordava suo padre, il tanto odiato James.
“Non male Potter…devo dire che stai migliorando…” disse con tono che apparve falsamente gentile.
“Ma non pensare che i tuoi sforzi finiscano qui…”disse sollevando le labbra in un ghigno. “C’è ancora moltissimo lavoro da fare…Devi arrivare ad un punto tale che non mi permetterai neppure di leggerti nella mente: non dovrò penetrare in essa neppure per un istante. Solo allora sarai pronto per affrontare il Signore Oscuro…” Il suo tono di voce si fece più basso, quasi sinistro e lo sguardo di Harry si velò appena, facendo comparire sul suo volto una leggera nota di preoccupazione. Il giovane Grifondoro non poté fare a meno di annuire, senza ribattere nulla. La strada verso l’eccellenza era lunga e tortuosa, soprattutto con Piton come insegnante, ma Harry non voleva scoraggiarsi in partenza: sapeva che quelle lezioni avrebbero potuto salvargli la vita. E se non a lui, magari a qualcuno di caro.
Continuarono per gran parte dell’ora ad esercitarsi. Severus riusciva spesso ad intrufolarsi nella mente del giovane, ma il ragazzo, da parte sua, rispondeva bene ed i suoi progressi erano evidenti. Piton ovviamente non gliela dava vinta: i suoi complimenti erano sporadici, rari e mai sperticati, anzi, il più delle volte si limitavano ad uno striminzito “Va bene”, che Harry accoglieva come una manna dal cielo. Ma se malauguratamente sbagliava, gli insulti erano sempre abbondanti e non mancavano di ricordare al Grifondoro la sua incapacità. Era palese, per chi si fosse trovato nella stanza, l’odio reciproco che correva tra i due. Eppure entrambi stavano percorrendo la stessa via, quella che Silente aveva dipinto per loro, come ignobili marionette di un piano superiore, sebbene non lo sapessero. E questo li portava se non ad alleviare il loro odio, quanto meno a tentare di convivere nella stessa stanza.
Severus cercava di farlo soprattutto per sua figlia, ma anche in memoria della sua cara amica Lily.
Anche Harry aveva ora i suoi buoni motivi, tra cui spiccava per eccellenza la sua Corin.
Erano ormai giunte le sette e la pendola dietro la scrivania di Severus, ricordò ai due presenti, con i suoi rintocchi, lo scoccare dell’ora.
Severus alzò lo sguardo sul ragazzo, abbassando la bacchetta che ancora aveva puntata contro di lui.
“Ci vediamo nuovamente lunedì prossimo alle sei…”esordì con tono neutro. “Anche se presumo che dovrò sopportarti a lezione di Pozioni durante la settimana”continuò con tono acido.
Harry rimase qualche istante in silenzio, sebbene la sua bocca si storse leggermente nel sentire la seconda frase di Piton. Neppure a lui faceva piacere incontrare il docente a lezione di Pozioni! Ciò che invece non era venuto in mente al professore era che avrebbero potuto incontrarsi quando uno dei due era in compagnia di Corin, ma giustamente il Grifondoro non era così stupido da ricordarglielo. Rimase allora in silenzio, per poi decidere che era sicuramente meglio levare le tende e allontanarsi dall’ufficio di Piton.
“Beh…io vado…”disse con tono appena incerto. “Arrivederci, professore.”
Fece per dirigersi verso la porta, ma Severus lo bloccò all’uscio, quando la mano del ragazzo stava per far ruotare la maniglia.
“Dove stai andando, Potter?” domandò con tono minaccioso.
Harry si voltò, preoccupato. “Emh…io pensavo che avessimo finito…”
“Infatti abbiamo finito e se Merlino vuole te ne puoi anche andare dal mio ufficio…mi domandavo solo dove saresti andato adesso...dopo aver lasciato il mio ufficio…”
Harry deglutì. Doveva incontrarsi con Corin e Piton non sembrava intenzionato a lasciarlo andare senza prima avergli fatto il terzo grado.
Soppesò le parole con cura prima di rispondere:” Non credo che le farebbe piacere saperlo, signore…”
Il volto di Piton si contrasse appena. “Almeno sei stato sincero Potter…un tale atto eroico non me lo aspettavo da uno come te” disse beffardo.
Harry non rispose, continuando a fissarlo, immobile davanti alla porta.
Severus rimase qualche istante in silenzio anche lui, per poi parlare improvvisamente con tono quasi scocciato:”Sono in infermeria. Mia m…Carol” si corresse “si è da poco svegliata…”
Abbassò lo sguardo, portandolo sui compiti sulla sua scrivania.
Harry avvertì il suo disagio e decise che forse era ora di andarsene per davvero. “Grazie e arrivederci” disse riuscendo finalmente a sparire dietro alla porta, per poi dirigersi a passo svelto verso l’infermeria. Quell’indicazione di Piton si era rivelata molto utile.
Nel frattempo il docente di Pozioni correggeva svogliato i compiti del terzo anno, la mente che si perdeva spesso, rivolta alle persone che si trovavano in infermeria. Prima o poi non avrebbe più resistito e sarebbe andato a vedere cosa succedeva lassù.
 
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» romi;
view post Posted on 3/5/2011, 13:46




Grande Serpe che hai aggiornato!! *-*
Era da parecchio che aspettavo un nuovo capitolo...xD *saltella*
Certo che Silente è molto subdolo nel suo modo di fare...O_o Riesce sempre a convincere tutti a fare quello che vuole lui, mio Dio, è una cosa impossibile...x°DDD
Però alla fine sono contenta che sia così, altrimenti Carol sarebbe scappata da Hogwarts subito...>_<
Severus non si ritaglia mai un attimino per stare da solo eh?! Anche quando non ne ha minimamente voglia fa sempre il suo lavoro...>_> Comunque, Harry mi sta sempre sul cavolo però...ç__ç Non riesco davvero a sopportarlo!! Ahahahah...*ridacchia*
Detto questo, davvero molto bello come capitolo caVa, spero di poter leggere presto il seguito, anche se, dati i tuoi vari impegni sarà improbabile...>_<" Comunque sia, io sono sempre qui che aspetto!! *w*

Baci baci,
Laura. :fiore:
 
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view post Posted on 4/5/2011, 09:39
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Wow hai aggiornato!!! *_*
Complimenti, diventi sempre più brava ;)
 
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Camelia.
view post Posted on 1/6/2011, 18:59




Interessante... Bella l'idea di un Piton sposato con prole, anche se mi fa strano.

CITAZIONE
Era solo. Era abituato ad esserlo. E a nessuno voleva mostrare queste sue debolezze.

Non c'è bestia più terribile della solitudine come autodifesa, questo è un aspetto che hai ben colto.

Spero di leggere presto il prossimo capitolo :)
 
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39 replies since 17/2/2010, 12:15   721 views
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