Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 22/4/2010, 14:09




Un altro aggiornamento....
Molto incentrato sul rapporto Sev/Corin...
Buona lettura!!!! ^-^


Capitolo 8

Chiacchiere e chiarimenti

Corin era rimasta immobile, ancora seduta accanto al grosso albero. Guardava Harry che si allontanava, correndo a perdifiato verso il portone d’ingresso. Solo quando non lo vide più, si alzò in piedi lentamente, pur tenendo lo sguardo fisso in quella direzione, nella speranza che il ragazzo tornasse sui suoi passi. Attese ancora qualche minuto prima di darsi per vinta. Il suo primo appuntamento era cominciato piuttosto bene, ma si era concluso nel peggiore dei modi.
Era stato bello parlare con lui, ridere, passeggiare, durante quel bel pomeriggio soleggiato…persino quel bacio inaspettato era stato incredibilmente piacevole. Non avrebbe però mai potuto immaginare che la reazione di Harry a quella notizia sarebbe stata così eccessiva. Capiva sia l’odio che provava per suo padre sia lo sgomento avuto nell’apprendere una simile novità. Però non riusciva a capacitarsi della sua fuga repentina. Era rimasto davvero senza parole, sconvolto e impaurito. Di sicuro provava anche vergogna per quello che aveva detto: aveva passato almeno dieci minuti ad insultare suo padre! Poveraccio…che gaffe tremenda! Lei però, a differenza di suo padre, era una persona che difficilmente giudicava gli altri per i loro comportamenti. Harry aveva i suoi buoni motivi per odiare Severus Piton e lei li comprendeva perfettamente. Non si era offesa neppure per un momento e anzi, aveva trovato la situazione molto divertente. Adesso sperava con tutta se stessa che Harry tornasse presto da lei: in ogni caso le doveva delle scuse, per lo meno per essere scappato così all’improvviso.
Non sapeva cosa fare per il resto del pomeriggio. Non voleva più stare lì davanti al lago ad aspettare come una principessina infelice: non era affatto quel genere di persona.
Decise che avrebbe volentieri fatto una chiacchierata con quel vampiro si suo padre, sempre che non la cacciasse via a pedate dal suo ufficio, nell’eventualità che fosse troppo occupato!
Si avviò a passo lento verso il castello, guardando il paesaggio e la luce del sole, che pian piano stava cominciando a scemare. I fiori stavano iniziando a richiudere con delicatezza i loro piccoli petali e il lago rifletteva la bellissima colorazione rossastra del cielo. Non poté fare a meno di fermarsi estasiata a contemplare la perfezione della natura. Era tutto immerso in uno splendido silenzio, quasi magico e meravigliosamente romantico.
Improvvisamente l’atmosfera di tranquillità e pace fu interrotta da una voce ben nota alle sue spalle: “Si può sapere cosa combini qua fuori a quest’ora? Quasi tutti gli studenti sono già rientrati nella scuola!”
“Papà” disse Corin senza voltarsi “lo sai meglio di me che non devo attenermi alle regole di Hogwarts! A quanto pare ti diverte proprio impersonare il professore bastar*o!”
Severus si avvicinò, mettendosi al suo fianco e contemplando assieme a lei il paesaggio, senza dire nulla.
Corin continuò a non guardarlo: “Ogni tanto potresti anche recitare la parte del padre gentile, se ti fa piacere!”
“Lo sai come sono fatto.”
“No che non lo so! Ti sei dimenticato che ci conosciamo da un paio di giorni?”
Piton si voltò ad osservare il profilo della figlia: era incredibilmente bella come sua madre, ma aveva un carattere fiero ed era estremamente arguta ed intelligente. Già la adorava, ma non poteva dirglielo. Anche lui era troppo orgoglioso e testardo. Era proprio la figlia che aveva sperato di avere, quella che immaginava nelle sue notti insonni e ciò che più lo tormentava era il rimpianto di averla conosciuta troppo tardi. La sua paura era di non conquistare mai il suo affetto e la sua piena fiducia.
“No, non me ne sono dimenticato” rispose semplicemente.
“E’ vero che gli studenti ti odiano?” domandò all’improvviso.
“I Serpeverde no.”
“E gli altri?”
“I Grifondoro parecchio…ma anche gli altri, credo.”
“Perché?”
“Forse sono troppo severo come insegnante e poi non sono particolarmente amichevole con gli studenti…”
“Mi hanno detto che ti diverti a togliere punti!”
“Quello è vero…è una bella soddisfazione, sai?”
“Papà! Allora è vero che sei un insegnante terribile!”
“Non sono terribile…non amo quella calca di studenti nullafacenti che intasano la mia aula! Se seguono le mie lezioni, voglio che siano preparati ed efficienti! Purtroppo la maggior parte dei miei alunni sono degli asini…pochi sono davvero dotati nella mia materia. Non sanno apprezzare le qualità e le possibilità offerte da una pozione ben preparata!”
“Ami molto la tua materia?”
“Sì…fin da quando ero ragazzo. Anche se mi piacerebbe molto insegnare Difesa Contro le Arti Oscure. Ogni anno faccio richiesta per la cattedra.”
“E non l’hai mai avuta?”
“Silente non ha mai voluto concedermela. Non ho mai capito del tutto il perché. Forse teme che abbia…diciamo…delle ricadute!”
Corin si voltò a guardarlo per la prima volta. La sua espressione era indecifrabile.
“Non sono più attratto dalle Arti Oscure” disse, forse più a se stesso che alla figlia.
“Lo so, papà. E’ per questo che sono qui. So che sei un uomo nuovo.”
Severus la guardò con una vena di riconoscenza negli occhi. “Allora, come è andata la tua mattina qui al castello?” continuò cambiando discorso.
“Benissimo, grazie. Ho girato tutto il tempo per la scuola. E’ fantastica! Ogni angolo ha un segreto, una peculiarità…sono davvero rimasta senza parole. Adesso capisco perché ami così tanto questo posto! Invece oggi pomeriggio mi sono concessa una bella passeggiata nel parco, fino alla riva del lago.”
“I giardini sono meravigliosi e il lago mi ha sempre affascinato!”
“E’ vero che in questa scuola c’è il famoso Harry Potter?” Corin voleva che suo padre gli parlasse di Harry, ma sapendo che il loro rapporto era pessimo, fece finta di non conoscerlo affatto.
“Già…purtroppo.”
“Che tipo è?”
“Borioso,superiore alle regole,decisamente poco portato per la mia materia…tale e quale a suo padre, se avessi avuto la sfortuna di conoscerlo.”
“Allora è vero che tra voi non corre buon sangue!”
“Chi te ne ha parlato?”
“Alcuni studenti con cui ho parlato questa mattina…” disse vaga Corin.
“Hanno perfettamente ragione.”
“Allora tu lo odi perché non sopportavi suo padre?”
“Principalmente sì…hanno lo stesso carattere.”
“Non può essere solo per quello…”
“Il resto non sono affari tuoi.”
“Scusami…” ribatté offesa.
“Beh… se vuoi posso anche dirtelo…tanto non vi conoscete!”
Corin non sapeva più come comportarsi. Suo padre era all’oscuro dei suoi sentimenti per quel ragazzo. Per di più ora stava per rivelarle qualcosa di veramente personale.
“Io conoscevo molto bene la madre di Harry, Lily Evans. Vivevamo abbastanza vicini di casa a Londra. Lei era figlia di babbani e fui io il primo a rivelarle che era una strega, vedendo le piccole magie che faceva da ragazzina. Per questo diventammo amici. A dir la verità, Lily era la mia migliore amica e sempre lo fu. Litigammo terribilmente quando frequentavo il quinto anno e da allora non ci parlammo più. Soffrii molto quando seppi che si era fidanzata con James Potter, il mio peggior nemico fin dal primo anno. Inoltre, da Mangiamorte, fui implicato nella loro morte. Non mi potei mai perdonare di aver aiutato il Signore Oscuro ad uccidere la mia migliore amica…perché nel mio cuore lei per me era rimasta tale, nonostante io per lei non fossi più nulla. E’ anche per questo che non amo vedere quel ragazzino…mi ricorda Lily e i miei imperdonabili errori.”
“Mi dispiace, papà…” Era davvero commossa da quel racconto.
“Come vedi, la mia vita da Mangiamorte mi ha privato di tutto…della famiglia e dei veri amici.” Severus era distaccato mentre parlava e sembra fissare un punto lontano, oltre l’orizzonte del lago. Nei suoi occhi splendeva una luce triste.
“Mi raccomando Corin!” aggiunse “Nessuno deve sapere queste cose personali, tanto meno Harry!”
“Certo. Puoi stare tranquillo.”
“Come sta la mamma?” chiese continuando a guardare il vuoto davanti a sé.
“Bene. Continua a lavorare come Auror per il Ministero, come credo saprai. In questo periodo ha parecchio da fare.”
“Si è risposata?”
Quella domanda, posta in modo così freddo, la mise leggermente in imbarazzo.
“No. Ha frequentato qualche uomo quando ero più piccola, ma ora sono diversi anni che non esce più con nessuno. Mi dice sempre che non ha più voglia di impegnarsi.”
Severus non fece trapelare alcuna emozione, anche se dentro di sé provò un’inaspettata sensazione di benessere, come se gli avessero tolto un peso opprimente. Dopo tutti quegli anni, si stupì di provare un sentimento così simile alla gelosia. Il pensiero di lei con altri uomini, lo turbava e gli rodeva l’anima in profondità.
“E tu?” chiese Corin curiosa, con un pizzico di malizia.
“Nessuna che sia durata più di qualche serata!”
Corin guardò il padre e si mise a ridere di gusto.
“Che cosa c’è di divertente?”
“Tu che te la spassi qualche sera con una donna?Mi sembra parecchio divertente…”
“Vabbè…ho capito! Con te non si può parlare seriamente!”
“Dai, scherzavo!”
“Su! Ora è meglio se torniamo al castello per la cena!”
“Ai suoi ordini professor Piton!” esclamò Corin sorridendo e si incamminò verso la scuola, con il padre che la seguiva poco distante.
***
Dopo la cena, Corin aveva salutato il padre e si era diretta in fretta verso la sua camera da letto. Era stanca per la lunga giornata e voleva riposarsi.
Però, non appena svoltò l’angolo del corridoio che conduceva alla sua stanza, notò che nell’ombra, accanto alla porta, c’era qualcuno.
Sospettosa, si avvicinò lentamente. Mormorò: “Lumos!” e la punta della sua bacchetta si illuminò, rischiarando ogni cosa attorno a lei.
Seduto lì davanti, sicuramente ad aspettarla, c’era Harry Potter.
Appena lo riconobbe esclamò: “Harry! Cosa ci fai qui?”
“Sono…sono venuto per te” disse con un filo di voce.
La ragazza lo fissò a lungo, senza proferire alcuna parola.
“Ecco…io…volevo scusarmi con te per quello che è successo oggi.”
“Meno male! Temevo che non ti saresti più fatto vivo!”
“Il mio comportamento è stato imperdonabile. Ho parlato male di Piton tutto il tempo e quando ho scoperto che era tuo padre sono scappato…non potevo fare di peggio” continuò tenendo lo sguardo sul pavimento.
“Harry, tu hai i tuoi buoni motivi per odiarlo.”
“Questo è vero. Ma è comunque tuo padre.”
“So che è una persona particolare…ma tu non sai completamente la mia storia. Tu conosci mio padre da molto più tempo di me.”
Il ragazzo la guardò con aria interrogativa.
“Quello che ti ho detto oggi era tutto vero. Io non ho mai conosciuto mio padre…fino a due giorni fa. Mia madre me lo ha sempre proibito.”
“E ora ha cambiato idea?”
“In realtà no. Sono venuta qui di nascosto. Per questo non ho parlato a nessuno del vero motivo per cui ero qui.”
“Immagino che neppure tuo padre fosse molto felice all’idea che tutta Hogwarts venisse a conoscenza della sua vita privata! Insomma, è parecchio riservato su queste cose!”
“Già…anche lui mi ha pregato di non parlarne.”
“Girano già parecchie voci sul suo conto…ci mancava solo questa storia!”
“Che tipo di voci?”
“Che sia ancora un Mangiamorte!”
“Harry! Guarda che non lo è più…io mi sono decisa a conoscerlo proprio per questo…e non l’avrei fatto, se non fossi stata più che sicura! I miei genitori hanno divorziato per questo motivo…o forse è meglio dire che mia madre lo ha letteralmente cacciato di casa!”
“Mi fido abbastanza di Silente su questo punto. Però devi ammettere che Piton è un tipo strano…” ribatté Harry.
“Solo perché si veste di nero, parla poco ed è un professore bastar*o? Tu e gli altri studenti lo giudicate troppo in fretta, senza conoscerlo affatto. Se è così, è perché non ha avuto una vita facile.”
“Neppure io ho una vita facile, ma non sono certo come lui.”
“Io penso che ognuno abbia il suo carattere e il suo modo di reagire alla vita. Per ora lo conosco poco, ma con me si è sempre comportato correttamente, anche se è una persona fredda e distaccata. Sono convinta che anche lui, nel profondo del suo animo, provi dei sentimenti, proprio come tutti noi.”
“Corin…sai che non amo discutere di tuo padre e non voglio che tra noi ci siano problemi per questo! Spero che voi due in futuro possiate conoscervi meglio. Però non credo che i rapporti tra me e lui possano migliorare…non so…è come se il nostro odio fosse radicato davvero in profondità! Spero che la cosa non ti dia fastidio!”
“Lo sai che non sono così superficiale! Non posso certo obbligarti a farti piacere quello strampalato di mio padre! Ma neppure io voglio che questa situazione ci causi problemi. Teniamola fuori dalla nostra amicizia.”
“Sono perfettamente d’accordo con te! E spero potrai perdonarmi per oggi…”
“Solo per questa volta!” esclamò con un grande sorriso. “A proposito...quelle lezioni pomeridiane di cui mi parlavi oggi…di cosa si tratta?”
“Piton mi ha detto di non parlarne con nessuno, ma dato che sei sua figlia non credo ci siano problemi!”
“Credo di no!”
“Sono lezioni di Occlumanzia.”
“Wow! Difesa magica della mente! Chi la studia mi ha sempre detto che è una materia molto difficile! Immagino che mio padre renderà quelle ore un inferno!”
“E’ proprio la mia paura! Ma devo applicarmi, perché la mia mente è spesso collegata in qualche modo a quella di Voldemort, soprattutto nei sogni. Ed è molto pericoloso!”
“Già…non sembra una bella cosa! Tu cerca di dare il massimo, così mio padre avrà meno motivi per rimproverarti!”
“Ma lui mi denigra anche quando lavoro alla perfezione!”
“Allora sopporta, come hai sempre fatto, immagino!”
“Mi sa che farò così…comunque domani avrò la mia prima lezione. Appena la finisco, ti faccio sapere come è andata.”
“Va bene. Allora ci vediamo domani pomeriggio.”
“Buonanotte, Corin” disse il ragazzo e guardandola negli occhi un’ ultima volta, si girò per incamminarsi verso il suo dormitorio.
Corin, però, allungò la mano e trattenne il ragazzo per la manica, costringendolo a voltarsi. Appena se lo trovò di fronte, gli diede un bacio sulle labbra. “Buonanotte, Harry!” aggiunse pochi istanti dopo. Poi aprì rapidamente la porta della sua stanza ed entrò. Un momento prima di richiuderla, guardò il ragazzo dallo spiraglio e gli fece un sorrisetto leggermente malizioso. Questa volta fu lui a rimanere solo ed esterrefatto nel corridoio, davanti alla porta appena chiusa.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 22/4/2010, 21:17




CITAZIONE
“Neppure io ho una vita facile, ma non sono certo come lui.”

Ma sta zitto Harry!! Chi ti vuole?! *gli lancia un pomodoro in faccia*
Detto questo...u.ù Capitolo molto bello serpe e ben scritto...*A* Il dialogo tra la ragazza e Severus mi è piaciuto molto, sono così carini...XD
Harry continuo a non sopportarlo...che si strozzasse ogni tanto... .___. Come è almeno "decente" con Corin...^^
Complimenti e aspetto presto un tuo aggiornamento...*-*

Baci.
Laura
 
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Serpe89
view post Posted on 25/4/2010, 21:53




Eccomi con un nuovo aggiornamento!!!!
Questo capitolo è stato piuttosto veloce da scrivere perchè avevo una guida da seguire...ossia alcuni capitoli del quinto libro!!!Ho ripreso intere parti (soprattutto dialoghi), proprio perchè erano perfette per la mia Fic...ovviamente le ho adattate alle mie esigenze!!!Credo sarà l'unico capitolo a riprendere in maniera così evidente il quinto libro...
Spero almeno vi piaccia il mio riadattamento!!!
Buona lettura!!!! ^.^

Capitolo 9

La prima lezione di Occlumanzia

Severus Piton era seduto dietro la sua scrivania, aspettando le sei di pomeriggio, ora in cui sarebbe arrivato Harry Potter per la sua prima lezione di Occlumanzia. Era dubbioso al riguardo: quel ragazzo era pigro e si impegnava raramente. Amava contravvenire alle regole e in quello si applicava alla perfezione.
Sopportava difficilmente la compagnia del giovane Potter: troppo simile nell’aspetto e nel carattere a quell’arrogante di suo padre. L’unica cosa che lo distingueva da James erano gli occhi: verdi e profondi come quelli della sua cara Lily. Ogni volta che incrociava quello sguardo, era come ricevere un pugno in pieno volto: era vedere quegli occhi, incastonati su quel viso così odiato. A quel punto, il ricordo di tutti i suoi errori lo travolgeva come una valanga, lo trascinava come un uragano nella foschia del suo passato.
Mentre rifletteva, osservava i fogli sparsi che occupavano la sua scrivania. Iniziò a metterli in ordine lentamente, per ingannare il tempo.
Quando finì, si voltò per controllare l’ora alla grande pendola posta dietro di lui. Mancavano meno di due minuti alle sei. Dopo pochi istanti sentì bussare: “Ehm…è permesso?” domandò titubante la voce di Harry.
Piton si meravigliò della puntualità del ragazzo: non se lo sarebbe mai aspettato da lui. “Avanti!” rispose con voce melliflua.
“Chiudi la porta e siediti” ordinò. “Devo ammettere che non mi aspettavo ben un minuto di anticipo da parte tua, Potter. Comunque…sai perché sei qui. Spero che ti dimostrerai più portato per questa materia che per le Pozioni.”
“Bene. Ma perché il professor Silente crede che ne abbia bisogno?”
“Dovresti esserci arrivato anche tu a questo punto. L’Oscuro Signore è molto abile nella Legilimanzia…”
“Che cos’è?”
“E’ la capacità di estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un’altra persona.”
“Sa leggere nel pensiero?” chiese Harry sbalordito.
“Tu non hai acume Potter! Non capisci le sfumature. E’ uno dei difetti che ti rendono un pozionista così scadente. Solo i Babbani parlano di lettura del pensiero. I pensieri non sono un libro aperto che si possa aprire ed esaminare a piacimento. E’ comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condizioni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime ed interpretare correttamente ciò che vi trova. L’Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo.”
“Quindi potrebbe sapere che cosa stiamo pensando ora?”
“L’Oscuro Signore si trova ad una considerevole distanza e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi antichi che garantiscono l’incolumità di coloro che vi abitano. Il contatto visivo è però spesso essenziale per la Legilimanzia.”
“E allora perché devo studiare Occlumanzia?”
“A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione fra te e l’Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più vulnerabile, come durante il sonno, tu condividi i suoi pensieri e le sue idee. Questo non deve continuare.”
“Ma perché devo smettere? A me non piace…ma è stato utile, no? Come quando ho visto il serpente che attaccava il signor Weasley…”
“A quanto pare l’Oscuro Signore non si era reso conto del vostro legame. Finora sembra che tu abbia provato le sue emozioni e condiviso i suoi pensieri senza che lui lo sapesse. Tuttavia la visone avuta poco prima di Natale ha rappresentato un’incursione così potente che pare che l’Oscuro Signore si sia accorto della tua presenza.”
“Come fate a saperlo, lei e Silente?”
“ Lo sappiamo e basta. L’importante è che lui ora è a conoscenza del fatto che tu hai accesso ai suoi pensieri e sensazioni. Ha dedotto che il processo probabilmente funziona anche al contrario; vale a dire che potrebbe avere accesso ai tuoi…”
“E potrebbe cercare di farmi fare delle cose?”
“Potrebbe. Il che ci riporta all’Occlumanzia.”
A quel punto Piton si alzò dalla sedia, estraendo la bacchetta. Harry lo guardava di sottecchi, non sapendo cosa aspettarsi e pronto a scattare in caso di aggressione.
Il professore, però, si diresse lentamente verso l’armadio a muro, in fondo alla stanza. Da lì estrasse un grosso bacile di pietra, coperto di rune e simboli: era il Pensatoio di Silente. Piton, ponendo la bacchetta alla tempia, iniziò ad estrarre i suoi pensieri, sotto forma di magici fili d’argento, e a riporli con delicatezza nel Pensatoio.
Quando fu pronto esclamò: “Alzati e prendi la bacchetta, Potter. Puoi usarla per disarmarmi o difenderti in qualunque altro modo.”
“E lei cosa farà?” chiese il ragazzo preoccupato.
“Cercherò di forzare la tua mente. Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine ad opporti alla maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile. Ora concentrati! Legilimens!”
Piton non aveva volutamente lasciato ad Harry alcun tempo per prepararsi. D’altronde sapeva per esperienza personale che il Signore Oscuro non lasciava certamente a nessuno il tempo di difendersi o tanto meno di prepararsi.
Cominciava nitidamente a vedere i pensieri di Harry: era bambino e guardava invidioso la bicicletta di un altro ragazzino sovrappeso, poco più grande veniva inseguito da un bulldog, frequentava una lezione ad Hogwarts, mille Dissennatori lo circondavano, camminava in riva al lago con i suoi amici…
“Deve smetterla di ficcare il naso nel mio privato!” pensò Harry con foga, mentre in preda ad un dolore lancinante alla testa, cadeva sulle ginocchia.
Alzò lo sguardo. Piton aveva la veste strappata, lungo l’avambraccio. “Potter, volevi scagliare una fattura?”
“Non lo so.”
“Lo immaginavo. Hai perso il controllo.”
“Ha visto tutto quello che ho visto io?” domandò Harry preoccupato.
“Più o meno” rispose lui beffardo. “Di chi era il cane?” domandò apposta per stuzzicarlo.
“Di mia zia…” disse Harry, quasi ringhiando.
“Come primo tentativo non è andato troppo male. Ma non devi sprecare tempo ad urlare. Se saprai respingermi con la mente non avrai neppure bisogno della bacchetta. Devi svuotare la mente e liberarla da ogni emozione.”
Mentre parlava, Piton stesso si rendeva conto di quanto per il ragazzo sarebbe stato difficile farlo. Sapeva che la sua presenza lo agitava e il suo modo di fare certamente non lo aiutava a rilassarsi. La situazione lo faceva estremamente divertire: poteva ficcanasare nella mente di Potter e farlo sentire a disagio.
“Ricominciamo! Concentrati! Legilimens!”
Poté di nuovo vedere nella sua mente: un grande drago nero, una foto dei suoi genitori, Cedric Diggory morto…
Harry urlò di nuovo, mentre Piton sembrava gongolare dalla gioia.
“Non ti stai applicando! Mi lasci libero accesso ai tuoi ricordi!”
“Ci sto provando!” brontolò il ragazzo, distrutto dal mal di testa.
“Allora sarai una facile preda, se continui così…sei un debole!”
“Non è vero!” ribattè Harry con astio.
“Allora dimostralo! Controllati!”
Harry cercò di concentrarsi al massimo.
Quando Piton pronunciò “Legilimens!” vide immediatamente i Dissennatori avanzare verso di lui, ma si accorse che continuava a vedere il professore, in piedi davanti a lui.
“Protego!” urlò.
Piton barcollò e la mente di Harry si riempì inaspettatamente di ricordi e pensieri non suoi: un uomo che urlava contro una donna, mentre un bambino piccolo dai capelli neri piangeva, un adolescente sedeva solo in una camera buia, un Piton adulto osservava una bambina nella culla, si svegliava una mattina accanto ad una bella donna mora con i capelli scarmigliati…
“Basta così! Hai visto abbastanza!” tuonò il professore.
Harry non sapeva assolutamente come comportarsi. Temeva più di ogni altra cosa la reazione di Piton. Quei ricordi che aveva visto appartenevano a lui e quella donna e quella bambina piccola erano certamente Corin e sua moglie, data la somiglianza che la donna aveva con la sua amica. Ovviamente Piton non poteva sapere che Harry conosceva tutta la storia.
Fortunatamente per Harry, Piton decise di far finta di niente.
“Bene, Potter. Questo è stato un vero miglioramento!” disse. Anche se, dentro di sé, sapeva che si era fatto sfuggire di mano la situazione: il ragazzo aveva visto troppo. Questo era accaduto perché lo aveva nettamente sottovalutato. Non si aspettava una mossa del genere dopo così poche prove. Quel Potter, per una volta in tutta la sua inutile vita, lo aveva sorpreso positivamente! Continuò: “Non ricordo di averti insegnato un Sortilegio Scudo…ma è stato senza dubbio efficace!” Questo era in assoluto il miglior complimento che poteva fuoriuscire dalla sua bocca. “Riproviamo?”
Harry aveva saggiamente deciso di rimanere in silenzio e di non controbattere. Fu presto percorso da un brivido di terrore, certo che avrebbe pagato caro quanto era appena successo.
“Al mio tre, allora! Uno…due…tre…Legilimens!”
Harry sentì forzare la sua mente: comparvero presto ricordi della sua infanzia, legati soprattutto ai dispetti del suo perfido cugino Dudley, la finale di Quidditch con lui che inseguiva il boccino, una punizione passata con Gazza…
Poi questi ricordi scomparvero, ma ne apparve uno terribilmente più recente. Harry si sforzò di nasconderlo, senza riuscirvi. In esso lui e una bella ragazza passeggiavano vicino al lago, si sedevano a parlare sulla riva,lui si avvicinava lentamente tenendo tra le mani il volto di lei…
Harry si concentrò al massimo per respingere Piton: non si era mai impegnato così tanto, ma fu tutto inutile. La forza con cui Piton stava scavando nei suoi pensieri era enorme. Sicuramente aveva capito chi era la ragazza e stava forzando la mente di Harry, per pura curiosità personale. Cercò di allontanarlo da quel pensiero, ma ormai provato dal dolore e dalla stanchezza, non ce la fece. Comparve inesorabile l’immagine del bacio tra i due ragazzi.
A quel punto Harry percepì l’incantesimo affievolirsi e scomparire del tutto. Si accasciò a terra dolorante, stringendo la testa tra le mani: aveva l’impressione che un coltello arroventato gli stesse aprendo il cranio a metà, come una mela.
Severus Piton era immobile e silenzioso, all’altro capo della stanza. Harry si mise in ginocchio dolorante e aprì un occhio per osservarlo. Era fermo, con un’espressione che non gli aveva mai visto. I suoi occhi sembravano emanare una rabbia pura, mista ad una sorta di follia, che glieli faceva luccicare minacciosamente.
Gli occhi di Harry, a quella vista, si spalancarono e si riempirono di puro terrore.
Vedendo la sua espressione, Piton capì: “Tu…tu lo sai!”
“Sì, signore…io…mi dispiace…”
“Tu!!! Schifoso bastar*o!!!! Come osi toccarla anche solo con un dito!!! FUORI! FUORI DI QUI! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU’ QUI DENTRO!”
Harry corse a perdifiato verso l’uscita mentre, dove un attimo prima c’era la sua testa, cominciarono ad esplodere vasetti,contenenti i più abominevoli animali morti. Sentendo i terribili rumori che provenivano dall’interno dell’ufficio di Piton, non smise di correre finchè non si ritrovò stremato davanti al ritratto della Signora Grassa.
Piton, invece, osservava ansimante l’interno devastato del suo ufficio: parecchi contenitori per gli ingredienti e per le pozioni erano rotti e il pavimento era costellato di schegge di vetro e chiazze di liquidi oleosi e verdastri, l’intera stanza era ricoperta di pergamene che si erano sparse nel momento in cui, con un impeto d’ira, aveva rovesciato la scrivania, mentre piume e calamai rotti lasciavano scie d’inchiostro fino al tappeto.
L’ufficio di Severus Piton non era mai stato ridotto in quello stato: sembrava che un tornado fosse entrato dalla finestra.
Era da anni che non sfogava così apertamente i suoi sentimenti e ancora sentiva la rabbia ribollirgli dentro, come una pozione lasciata troppo a lungo nel suo calderone.
Uscì a passo svelto dalla stanza, incurante del caos che vi aveva lasciato. Una volta giunto fuori, guardò a destra e a sinistra, speranzoso di trovarvi ancora il ragazzo. Aveva una voglia terribile di prenderlo a calci, di picchiarlo, di fargli male.
Sapeva cosa doveva fare.
Iniziò a salire i gradini che lo portavano ai piani superiori a tre a tre.
Arrivato al terzo piano si fermò ansante davanti alla porta della camera degli ospiti.
Entrò senza bussare, spalancando la porta rumorosamente.
Corin era semisdraiata sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino e stava leggendo un libro babbano, “Orgoglio e Pregiudizio”.
Guardò con espressione stupita il padre che si stava velocemente avvicinando al suo letto, senza proferire parola. Appena arrivato davanti a lei, le strappò con violenza il libro dalle mani, gettandolo in un angolo della stanza. Poi la sollevò di peso e tenendola per le spalle iniziò a scuoterla con foga: “Tu! Lurida stron*etta! Schifosa sgualdrina! Come hai potuto farmi questo, eh? Come hai potuto?”
Corin, spaventata dal comportamento del padre e cercando di divincolarsi, urlò: “Papà! Papà! Calmati!”
Piton si bloccò istintivamente, con lo sguardo pieno di dolore.
Corin preoccupata, lo notò. Allora allungò una mano e con le sue dita delicate sfiorò la guancia del padre.
“Cosa succede? Dai…raccontami tutto!” disse con dolcezza.
A quel tocco leggero, tutta l’ira di Severus era svanita di colpo, così come era arrivata. La osservò in quegli occhi belli e profondi, provando una fitta allo stomaco. Quanto assomigliava a sua madre, in quei momenti! Quando sapeva trovare una parola dolce, un sorriso, per calmarlo e ridargli la serenità…
Si sedette sul letto, con la testa tra le mani, incapace di fissarla più a lungo.


Mi piace Sev incaz*ato!!!!Lui che sembra sempre così controllato... u.u

 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 25/4/2010, 22:55




Complimenti!! Davvero molto bello come capitolo, mi piace anche come prendi le citazioni dal libro...*-*
Brava!! Si, effettivamente vedere il caro prof perdere il controllo è una scena piuttosto divertente, anche se, il fatto che dica parolacce mi ha colpito...u.ù Doveva proprio essere andato fuori di testa! *ridacchia*
Brava caVa, spero presto di leggere il prossimo capitolo...^^

Baci.
Laura
 
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Serpe89
view post Posted on 12/9/2010, 21:13




Pensavo che ormai non ce l'avrei più fatta ad aggiornare...ma ogni tanto un capitolino spunta fuori...come adesso!!!
Purtroppo non sono una persona che in vita sua riuscirebbe mai a scrivere un libro...c'è il periodo che va bene e i giorni (o mesi) in cui non spunta fuori nulla!!!!
Prendetemi così come sono...anche se ho notato che l'estate è un periodo al ribasso per tutti!!!!!
Bando alle ciance....vi posto il capitolo...


Capitolo 10

Uguali e diversi

Corin era ancora scossa dall’ improvvisa comparsa del padre. Lo fissava con aria stupita, ma al tempo stesso dolce, domandandosi cosa mai avesse potuto combinare per farlo adirare in quel modo.
“Papà” proferì a bassa voce, appoggiando delicatamente la mano sulla spalla di Piton.
Il professore rimase con la testa tra le mani e mugugnò, scuotendo leggermente la spalla, come per allontanare la mano della ragazza.
“Saresti così gentile da spiegarmi cosa succede?”
Severus rimase in quella posizione per un tempo che a Corin parve indefinito. La sua mente stava riacquistando quella calma e freddezza che gli erano proprie, prima di riprendere a parlare.
Ad un certo punto, alzò la testa e fissò Corin con sguardo lapidario: “Potter!”
“Cosa c’entra Potter?”
“Forse non mi sono spiegato…TU E POTTER!” disse alzando appena la voce, ma scandendo con precisione le ultime parole.
“Beh…papà…devo dire che sei un oratore invidiabile! Ora sì che è tutto più chiaro!”
“Non prenderti gioco di me…sai benissimo di cosa parlo!”
“Che cosa sai?”
“Che vi siete baciati.”
Corin non arrossì minimamente. “Cosa c’è di male? Lo avrai fatto anche tu alla mia età!”
Severus pensò che quella ragazza aveva la straordinaria capacità di metterlo in difficoltà, di colpirlo dove percepiva una sua debolezza, di rispondere senza timore alla sua ira o alle sue provocazioni. In fondo, gli assomigliava più di quanto pensasse.
“Sì…ma…non è per quello che è successo…è perché si tratta di Potter!”
“Perché tanto astio nei suoi confronti?”
“E’ semplicemente un ragazzino insolente, poco propenso alle regole. Abbiamo un pessimo rapporto fin dai primi giorni di scuola e credo che sempre sarà così. Poi suo padre era davvero un essere penoso.”
“Invece io trovo che Harry sia un ragazzo divertente e nient’affatto stupido!”
“Ma con tutti i ragazzi che ci sono ad Hogwarts proprio lui? Dovevo presentarti io qualche ragazzo come si deve!”
“Papà…io mi trovo bene con Harry! Sono felice di averlo conosciuto. E poi scommetto che mi avresti presentato un sacco di gente con la puzza sotto il naso, come Malfoy!”
Piton la fulminò con un’occhiataccia.
“Papà…devi ammettere che la gente che frequenti non è il massimo della simpatia.”
“Lo sai che devo mantenere certe amicizie…sono utili per il mio lavoro con Silente. Comunque al momento, non voglio che si sappia in giro che tu sei mia figlia.”
“Non lo sa nessuno, a parte Harry.”
“Bene…e assicurati che quel ragazzino tenga la bocca chiusa!”
“Non credi che ogni tanto dovresti rilassarti un po’?”
“Corin…è vitale che i nemici vengano il meno possibile a conoscenza di te. Sanno della tua esistenza, ma dato che hai sempre vissuto all’estero, davvero pochi saprebbero riconoscerti. Al momento preferisco che tu rimanga nell’anonimato.”
“Uff…sei davvero paranoico!”
“Semplicemente non voglio che ti accada nulla! Qualcuno potrebbe usarti per ricattarmi!”
“Allora un po’ ci tieni a me!” disse la ragazza con un sorriso radioso.
Piton abbassò lo sguardo. “Certo” sussurrò a bassa voce, nascondendo l’imbarazzo che quell’affermazione gli provocava nel profondo dell’animo.
Un padre normale non avrebbe avuto esitazioni né timori di fronti a quella constatazione, ma lui non era praticamente mai stato né padre né normale. La sua esistenza era stata un susseguirsi di scelte sbagliate e delusioni, alternate da brevi sprazzi di gioia, che lo avevano illuso che la vita potesse essere un cammino felice.
Rimasero in silenzio qualche minuto.
Corin fissava il volto del padre, leggendo fra le lievi rughe che solcavano il suo viso, tutto il dolore e la sofferenza vissuti. Appariva inerme di fronte ad esso e si copriva con una maschera di freddezza che non lasciava trapelare nulla.
“Papà…” disse la ragazza allungando di nuovo la mano verso la sua spalla “ma non avevi lezione con Harry?”
“L’ho cacciato via.”
“Hai scoperto tutto tramite l’Occlumanzia?”
“E tu come sai delle lezioni?”
“Me lo ha detto Harry!”
“Doveva essere un segreto.”
“Ha pensato che, dato che sono tua figlia, non fosse un problema che io lo venissi a sapere. Comunque, non lo sa nessun altro a parte i suoi amici Ron e Hermione.”
“Quello lo immaginavo” disse Piton con una smorfia. “Non c’è nulla che non racconti a quei due…a quest’ora sapranno già tutto!”
“Tutto cosa?”
“Di te, di me, dell’Occlumanzia…”
“Ti fai sempre troppi problemi…magari non ti piaceranno, ma sono convinta che siano dei bravi ragazzi. O per lo meno sono leali, a differenza di molti che conosci, disposti a voltarti le spalle non appena conviene.”
“Lo spero” disse Piton con scarso convincimento.
“Comunque, per concludere questo discorso, spero che tu mi capisca. Sono una ragazza assennata e so quello che faccio. Non ho bisogno che tu mi controlli ogni cinque minuti. So gestirmi perfettamente da sola…”
“Tua madre ti ha allevato bene…sei una ragazza in gamba per la tua età, anche se un po’ troppo indipendente” constatò Severus.
“Per essere stata sempre sola ha fatto fin troppo” esclamò Corin orgogliosa. “Per me è un vero esempio.”
“Già…hai ragione…non è neppure giusto che io ti faccia la paternale in questo modo, quando non sono mai stato un vero padre.”
Detto questo Piton si alzò dal letto e distolse lo sguardo dalla figlia, avvicinandosi alla finestra e fissando il cielo serale che si andava scurendo.
Corin lo osservava con tristezza, percependo il dolore del padre e sapendo che non poteva far nulla per alleviarlo.
Quella era la sua punizione, la sua croce da portare stancamente ogni giorno.
Rimasero a lungo in silenzio, ognuno in contemplazione dei propri pensieri, senza sentire alcuna necessità di comunicare con l’altro, perché in quel silenzio c’erano già tutte le loro parole: quelle mai dette, quelle mai udite, quelle che covavano inespresse nei loro animi, troppo orgogliosi per pronunciarle.
“Papà” sussurrò Corin.
Severus si girò lentamente, accompagnato dal lento movimento del mantello.
“Forse è meglio che vada. E’ tardi e credo vorrai prepararti per la cena.”
Corin annuì. Sapeva che sarebbe stato un errore cercare di trattenerlo.
Arrivò rapido all’uscio della porta e salutò la figlia con un impercettibile cenno del capo, poi socchiuse delicatamente la porta, in un modo che gli era certamente inusuale, ma che poteva apparire ad un occhio esperto, come un gesto gentile.
La ragazza rimase sola nella stanza, con un senso di vuoto e gelo che la avvolgeva. Decise di uscire più in fretta che poteva, indossando le prime cose che si ritrovò in mano.
Percorse i corridoi alla ricerca di Harry, cercando un conforto amico.
Dopo un lungo girovagare, lo incontrò. Gli corse incontro con un gran sorriso e lo abbracciò. “Oh, Harry! Era da un sacco che ti cercavo! Avevo proprio bisogno di un po’ di compagnia! E’ successo un casino…con mio padre.”
“Che coincidenza!” esclamò Harry, ricambiando la stretta della ragazza. “Anche io ho un grosso problema con tuo padre.”
“Fondamentalmente si tratta della stessa cosa! Mio padre è arrivato da me furente e mi ha detto di aver scoperto di noi due!”
“Furente?!?!? Tuo padre?!?!?! Furente è dir poco! Non l’ho mai visto in quello stato in tutta la mia vita…anzi, devo dire che difficilmente ho visto qualcuno arrabbiarsi così!”
“Sul serio?”
“Tu non eri presente ma ha praticamente ribaltato l’intero ufficio. Io sono scappato via fino al dormitorio…avevo la sensazione che volesse amazzarmi…non so dirti se a calci e pugni o con un bell’incantesimo.”
Corin si mise a ridere, immaginandosi la scena: suo padre che prendeva a calci Harry come avrebbe fatto un babbano ubriacone.
“Sono proprio in un bel guaio. Adesso mi odierà ancora di più, se possibile.”
“L’ho pregato di non infastidirmi e di lasciarmi fare.”
“Già…ma niente gli vieta di rifarsela con me!”
“Stai tranquillo. Ci parlerò io. Più che altro non so assolutamente come comportarmi con lui…”
“Lo chiedi alla persona sbagliata.”
“Volevo solo un consiglio.”
“Va bene, ci provo…ti ascolto.”
“Non so neppure bene come dirtelo…è così freddo, non riesce mai a comunicare i suoi sentimenti…e poi in certi momenti capisco che soffre per il fatto di essermi sempre stato lontano, ma non so cosa dire o come aiutarlo.”
“Tuo padre è fatto così. E’ freddo e distaccato, non si capisce mai cosa pensi…come se fosse finto o senz’anima. Ma sono convinto che, come tutti, anche lui abbia dei sentimenti. Solo che, per qualche strano motivo, li tiene nascosti.”
“Credo che pensi che siano una debolezza.”
“Certamente…ma come mi hai detto tu, lo vedi soffrire. Perciò tranquilla! E’ umano anche lui! Tu sii te stessa…vedrai che a poco a poco lo farai sciogliere! Nessuno ti può resistere!” disse Harry compiaciuto, facendole l’occhiolino.
Corin gli regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi. “Grazie Harry.”
“Senti…ti spiace se ci vediamo più tardi per cena? Stavo tornando al dormitorio per farmi una doccia,prima di mangiare. Sono appena tornato da una riunione per stabilire gli allenamenti di Quidditch.”
“Figurati, vai pure. Magari ci vediamo in Sala Grande e ceniamo assieme.”
“Ottima idea…allora a dopo”
“Ah…e grazie per quello che mi hai detto. Ho già pensato a qualcosa da fare nell’attesa della cena.”
“Sono sicuro che qualsiasi cosa farai, sarà giusta” disse Harry convinto. Poi la salutò con la mano e scomparve dietro l’angolo del corridoio.
Corin rimasta sola, si diresse a passo deciso verso i sotterranei. Ormai sapeva bene dove si trovava l’ufficio di suo padre e infatti non tardò a giungervi.
Data l’ora, la porta era semiaperta e Corin vi scorse dentro il padre che ripuliva la scrivania e metteva a posto degli oggetti caduti. Come poté constatare, nell’ufficio regnava un gran caos. “Harry aveva proprio ragione” pensò fra sé e sé.
Allora si fece coraggio ed entrò.
Il padre alzò gli occhi improvvisamente, fissandola malamente. Quando però si accorse che si trattava di lei, il suo sguardo si addolcì e assunse un’ aria interrogativa, ma al tempo stesso colpevole per il disordine presente nella stanza.
Corin sorrise. “Non devi dire nulla, papà.”
E mettendosi accanto a lui, iniziò a sistemare le cose, rimettendole al loro posto.
Severus stette qualche momento a guardarla incuriosito, poi capì che voleva semplicemente dargli una mano e stare in sua compagnia.
Allora si mise anche lui a riordinare, ma questa volta con animo sollevato e leggero, felice della vicinanza della sua piccola.
Per tutto il tempo non proferirono quasi parola l’uno con l’altra, solo qualche breve frase sulla disposizione degli oggetti.
A Corin non piaceva molto stare assieme in questo modo, senza parlare, ma aveva capito che con suo padre bisognava iniziare il rapporto dall’inizio, passo dopo passo. Ed era certa che lui, con quel suo carattere così particolare, aveva sicuramente gradito quei momenti passati assieme, nonostante fosse incapace di farglielo sapere. A lei però non importava…lo sapeva e basta. Lo sentiva nell’aria e nel cuore che lui, in quel momento, era veramente felice.
Quando terminarono di riporre, era ora di cena.
“Papà, se non ti spiace inizio ad andare in Sala Grande.”
Piton annuì e le indicò con un lieve cenno la porta, mentre finiva di sfogliare alcune pergamene.
“Ah…papà! Un ultima cosa…credo che dovresti continuare ad insegnare Occlumanzia ad Harry! Sarebbe un peccato…nonché un bel problema per tutti, no?”
Poi se ne andò immediatamente, senza lasciare a Severus il tempo per rispondere. E a lui non rimase nient’altro da fare, che fissare allibito la porta chiusa.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 13/9/2010, 12:46




Siiiii...*-* Sei tornata!! *balla felice*
Sono contenta di leggere un altro tuo aggiornamento!! ^^ Davvero molto bello, e davvero ben scritto, sei migliorata di parecchio...*__*
Ciemmecu, mi è piaciuto molto questo capitolo, a parte dove Harry parla di Severus con Corin... .__. Insomma, mi basta che Harry apra bocca per farmelo stare antipatico...u.ù Però devo ammettere che con Corin è davvero carino... :felix:
Mi è piaciuta molto la scena finale, dove Severus e sua figlia sistemano tutto in silenzio...*-*
Ciemmecu, complimenti caVa! Aspetto il prossimo aggiornamento...^w^

Baci baci,
Laura.
 
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Serpe89
view post Posted on 20/10/2010, 21:14




Eccomi qui...dopo un mese di ritardo....sigh....
a volte ho davvero paura di non riuscire ad andare avanti con questa storia, ma piano piano voglio impegnarmi per portarla a compimento...

Comunque...questo capitolo in realtà non mi convince troppo, anche perchè è un capitolo diciamo "intermedio", di introduzione al prossimo (capirete leggendo...)
In ogni caso vi auguro buona lettura!!! :lol:



Capitolo 11

Una sorpresa per Hogwarts

Corin salì in fretta le scale che dal sotterraneo portavano alla Sala Grande, cercando di arrivare puntuale per l’inizio della cena.
Le porte della sala erano spalancate per accogliere la marea di studenti che vi riversavano lentamente, giungendo da ogni parte del castello. Come ogni volta, quel luogo destava una sorta di meraviglia in lei: il vociare dei ragazzi, le candele sospese e la magnificenza e la magia che vi aleggiavano, le facevano spalancare gli occhi per lo stupore.
Ma la sensazione questa volta fu particolarmente breve e fugace, perché il suo sguardo si voltò rapidamente verso il tavolo dei Grifondoro, alla ricerca di un viso ben noto.
Non appena lo vide, seduto accanto ai suoi amici, i suoi occhi ebbero un guizzo e le sue labbra si curvarono appena in un lieve sorriso.
Si avvicinò velocemente, facendosi largo tra la folla.
“Eccomi qui, Harry! Hai fatto la doccia?”
Harry si voltò subito al suono della sua voce, sorridendo. “Sì…e tu?Come è andata con tuo padre?”
“Umh…non saprei…” disse aggrottando le sopracciglia “non abbiamo parlato molto. Direi che ci siamo limitati a mettere in ordine l’ufficio. Avevi ragione…era completamente a soqquadro!”
“E’ già un passo avanti, fidati. Non ti ha né urlato contro né cacciato e significa che in ogni caso la sua ira è sbollita parecchio. Credimi, non avere fretta. Sono sicuro che presto verrà almeno a parlarti.”
“Lo spero tanto…è una persona così complicata. Ogni tanto faccio fatica a capirlo.”
“Io ci ho rinunciato subito, se ti può consolare…”
“Non molto…però ora smettiamola di parlare di papà. Direi di dedicarci al cibo…sono arrivate proprio ora delle pietanze con un aspetto davvero delizioso!!!”
Harry annuì vigorosamente e iniziò a servirsi dai piatti, porgendo a Corin quelli che, a suo parere, erano i piatti forti della cucina di Hogwarts.
“Vedo che qualcuno non si è fatto scrupoli ad aspettare gli altri!” constatò Harry con un sorrisetto, osservando Ron e il suo piatto stracolmo di cibo: pollo, porridge, sformati, tartine, patate e altre verdure riempivano il piatto del ragazzo, formando una sorta di piramide che si alzava per parecchi centimetri.
“Scufa…Hally…penfavo che vi fosse già sevviti!” rispose Ron, intento a divorare il tutto.
Corin non poté fare a meno di ridere e così tutti gli altri attorno.
La cena proseguì nell’ilarità generale e dopo che ebbero finito di cenare, continuarono a parlare e a scherzare animatamente, finché i loro discorsi non furono interrotti da un lieve rumore.
“Tin tin”.
Il rumore di una bacchetta su un bicchiere di cristallo.
In pochi istanti la confusione divenne brusio e poi silenzio.
“Che succede?” chiese Corin sottovoce.
“Silente deve parlare” rispose il ragazzo, con lo sguardo rivolto come tutti gli altri verso il tavolo degli insegnanti. Proprio in quel momento, il preside si alzò e si andò a posizionare davanti alla platea di studenti.
Silente aveva certamente un dono che erano in pochi a possedere: quello di incutere rispetto e timore. Le dicerie sul suo conto erano numerosissime a partire dalla sua età, pressoché indefinita, per continuare sulle sue grandissime abilità di mago, ma indubbio era l’ascendente che aveva sugli studenti.
“Emh, emh.” Il preside si schiarì appena la voce. “Spero che la cena sia stata di vostro gradimento” aggiunse con un sorriso e volgendo lentamente la testa a destra e a sinistra, in modo da coprire con il suo sguardo tutta la sala. “Chiedo perdono per aver interrotto le vostre chiacchiere, ragazzi miei, ma devo darvi un’importante notizia.”
Guardò compiaciuto l’effetto che quella frase aveva provocato: alcuni erano perplessi, altri curiosi, altri ancora un po’ preoccupati.
“State tranquilli! Credo che questa notizia renderà felice gran parte di voi.”
Molti dei visi che prima erano accigliati si rilassarono e alcuni abbozzarono addirittura un sorriso, sicuramente di sollievo, abituati da tempo a sentire solo notizie sgradevoli, a causa del ritorno, oramai quasi certo, di Lord Voldemort.
“Ebbene…sabato, qui in Sala Grande si terrà il Ballo di Primavera.”
Un mormorio diffuso si levò dalla sala.
“Silenzio, fatemi terminare il discorso! Sono molti anni oramai che non si tiene più questa festa, qui a Hogwarts. Ci ho riflettuto a lungo, ma ho pensato che, dato il brutto periodo che stiamo passando, una bella serata di festa non può che far bene a tutti quanti. Giusto?”
“Sììììììììì!” esclamarono a gran voce gran parte degli studenti, entusiasti della notizia.
“Bene…dato che anche voi approvate, vi spiegherò le semplici regole del ballo. Potete recarvi al ballo da soli o con un accompagnatore…perciò ragazzi, datevi da fare ad invitare qualche bella fanciulla!” aggiunse il preside con sguardo sornione.
“Non voglio però che durante il ballo accadano spiacevoli inconvenienti per causa vostra. Non so se mi sono spiegato. Divertitevi, ma senza creare problemi. Direi che vi ho detto tutto…potete continuare indisturbati le vostre chiacchiere. Buona serata.”
Così detto il preside si voltò e tornò a sedere al suo posto, dove iniziò subito a parlare fitto fitto con la professoressa McGrannitt.
“Caspita!Il Ballo di Primavera!” esclamò immediatamente Hermione, rivolgendosi eccitata ai suoi amici. “A quanto so è da almeno quindici anni che non si svolge più. Una volta era una festa molto amata e si svolgeva ogni anno, all’inizio della primavera.”
“Sai un sacco di cose” constatò Corin ed Hermione arrossì leggermente.
“Lei sa sempre tutto, non lo sapevi? E’ una gran secchiona!” disse Ron compiaciuto.
“Oh, Ron smettila! Sei sempre il solito!”
“Su, non litigate! Non c’è niente di male, no?” disse Corin, per non creare ulteriore tensione tra i due. “Questa notizia del ballo, in ogni caso, è fantastica! Sarà una serata davvero divertente, non trovate?
Tutti annuirono entusiasti.
“Dovrò pensare ad un vestito adatto!” esclamò Hermione.
“Già…anche io!” disse Corin e si tuffò in un lungo e concitato discorso su abiti, scarpe e accessori assieme ad Hermione, Ginny e altre ragazze di Grifondoro, improvvisamente impazienti di dedicarsi ad altri vestiti che non fossero la solita divisa scolastica.
“Le donne…chi le capisce è bravo!” esclamò Ron alzando gli occhi al cielo.
“Ron! Tu non puoi capire! Sei un ragazzo…è già tanto se la mattina non vieni a lezione in pigiama…pretendi di capire qualcosa di abiti da sera?” ribatté Hermione.
“Magari non ci capirò granchè, ma voi siete oggettivamente esagerate!”
Tutte lo guardarono storto.
“Ok! Ok! Scherzavo! Continuate pure!” disse sbuffando e si voltò a parlare con i ragazzi della sua casa. Ma in fondo i loro discorsi non erano molto diversi.
“Allora chi pensate di invitare al ballo?” domandò Seamus.
“Non ci ho ancora pensato” rispose Ron, anche se, mentre lo diceva, i suoi occhi si voltarono impercettibilmente verso Hermione, seduta qualche posto più in là.
“E tu Harry? Inviterai la nuova arrivata?”
In parecchi si voltarono per sentire la risposta di Harry. Molte erano già le voci che circolavano su di loro e d’altronde era impensabile il contrario: il famoso Harry Potter e una misteriosa ragazza di Durmstrang, di cui si conosceva soltanto il nome.
“Sì…certo…” disse il ragazzo, leggermente in imbarazzo per tutti quegli occhi puntati addosso “Se lei è d’accordo…”
“Beh…che aspetti a chiederglielo?” chiese un ragazzo.
“Magari un momento più opportuno…”
“Dai…Potter!Potter!Potter!” Si levò un piccolo coro.
Harry era visibilmente infastidito dalla piega che stava prendendo la situazione.
Un ragazzo dal fondo del tavolo urlò:”Ehi Corin…ci vai al ballo con Potter?”
“Non credo siano affari tuoi!” ribatté pronta la ragazza.
Poi si avvicinò ad Harry e gli disse sottovoce:” I tuoi amici sono un po’ impiccioni.”
“Lo so, ma stanno solo scherzando. Però sanno rendersi piuttosto fastidiosi. “
In quel momento, come se non bastasse, si avvicinò un ragazzo dal tavolo dei Serpeverde, seguito da alcuni amici.
Si mise di fronte a Corin e tirò fuori un sorriso spavaldo: “Tu sei Corin, giusto? La straniera di Durmstrang? Volevo ufficialmente invitarti al ballo.”
“E tu chi saresti? Potresti almeno presentarti…”
“Sono Malfoy. Draco Malfoy. “
“Mi dispiace…ma sono già impegnata” rispose educatamente Corin, mentre ormai gran parte degli studenti erano intenti a non perdersi neppure un secondo di quella scena.
“Ci vai con Potter?” chiese il ragazzo, rivolgendo un’occhiata schifata verso Harry.
“E se anche fosse così? Devo forse dar conto a te di quello che faccio?”
“Semplicemente sono venuto per indicarti quali sono le persone più adeguate con cui uscire qui a Hogwarts.”
“E sarebbero?”
“Beh…è risaputo che Potter non sia un Purosangue. E i suoi amici sono anche peggio: tutti Mezzosangue o traditori del sangue.”
“Se è per questo neppure io sono una Purosangue.”
Malfoy spalancò gli occhi incredulo. “Pensavo che Durmstrang facesse una certa selezione tra i suoi studenti!” disse con un ghigno.
“Come ti permetti di insultare in modo così sfacciato me e i miei amici? Non ti vergogni? Sei arrivato qui per darmi lezioni di vita? Credimi…non ne ho bisogno. E soprattutto chi ca** o ti credi di essere?”
Draco non aspettò a controbattere: “Chi mi credo di essere? Semplicemente uno a cui non sarai mai all’altezza…resta con i tuoi amici…anche tu, non sei altro che una schifosa Mazzosangue!”
Corin si alzò di botto, facendo cadere a terra alcuni bicchieri.
Sguainò la bacchetta in un istante, puntandola verso Malfoy.
“Tu non sai chi sono io!”tuonò.
Senza che pronunciasse alcuna parola dalla bacchetta uscì un nastro di luce azzurrognola che si avvolse a spirale attorno al suo braccio. La scia iniziò a turbinare sempre più velocemente finché non risalì la bacchetta e si abbatté contro Draco, che non fece neppure in tempo a difendersi, tanto l’azione della ragazza era stata repentina.
Il giovane fece un volo di diversi metri e atterrò rovinosamente sul tavolo vicino, facendo cadere parecchi bicchieri e causando un frastuono non indifferente.
Il rumore provocato fece sì che anche al tavolo degli insegnanti si accorgessero dell’accaduto.
Corin ancora in piedi, guardava Malfoy a terra con uno sguardo terribile e fiero che ad Harry ricordò moltissimo quello dell’uomo che si stava avvicinando.
Severus Piton fu sul luogo del misfatto pochi istanti dopo che era successo.
Con uno strattone fece alzare Draco: “Tu! Subito in Sala Comune! E aspettami lì! Quanto a lei signorina…sarà bene che mi segua immediatamente nel mio ufficio. Forse non lo sa…ma qui a Hogwarts non siamo soliti risolvere in questo modo le controversie” disse Piton con un ghigno leggero, consapevole che la figlia non poteva risponderle in quel contesto.
Corin però gli rivolse una bella occhiataccia, senza farsi notare. “Sono molto dispiaciuta per il comportamento, ma sono stata provocata.”
“Non mi interessa...venga con me!”
Corin allora si girò verso Harry e solo muovendo le labbra disse: “Ci vediamo più tardi oppure domani” e seguì con riluttanza Piton, che si era già avviato verso l’uscita della Sala Grande.
Non appena usciti, però, Severus prese le scale che conducevano ai piani alti.
“Dove stiamo andando?” chiese la ragazza.
“In camera tua. Non ti voglio più in giro per questa sera. Credo che tu abbia già combinato abbastanza guai.”
“Ti ho già spiegato…”
“Silenzio! Ne parliamo in camera, ok? Non voglio che qualcuno ci senta.”
“Va bene” sbuffò Corin e per tutto il tragitto fino alla sua stanza rimasero in silenzio.
Una volta entrati, Severus chiuse frettolosamente la porta alle sue spalle e, rivolto alla figlia, sibilò: “Si può sapere cosa diamine combini? Ti vuoi far notare da tutti? Vuoi farti scoprire? Non ti bastava che tutti parlassero di te e Potter?”
“Se non ricordo male ti ho già detto che sono stata provocata…”
“Hai esagerato!”
“Ha detto che ero una schifosa Mezzosangue…come i miei amici…”
Severus la guardò in silenzio.
“E’ una cosa che non posso tollerare” aggiunse Corin seria. “Spero che tu capisca.”
Piton annuì. “Sì…capisco.”
Rimase qualche istante seduto e pensieroso, poi si alzò e raggiunse l’uscio della porta. “Comunque…devo dire che ti sei difesa bene…il tuo incantesimo non verbale non era niente male!”
Corin gli regalò un sorriso meraviglioso: “Grazie, papi!”
“Ah…dimenticavo…” disse lui quando stava ormai per andare via “grazie per avermi aiutato a riordinare.” Poi, senza aspettare una risposta si allontanò.
Corin rimase qualche momento a fissare allibita il punto dove qualche attimo prima c’era il volto di suo padre. “Figurati papà…” sussurrò “…ti voglio bene.”


 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 20/10/2010, 21:36




Carinissimo capitolo!! *__*
Mi è piaciuto tantissimo!! Soprattutto la fine!! Davvero molto bella...u.ù
L'atmosfera tra Corin e Severus, il breve scambio di battute, molto ben fatto, davvero complimenti...xDD
Poi ovviamente Corin è stata fantastica con il suo incantesimo, scena divertente quella...u.ù Certo che Draco se l'è proprio cercata comunque... .___.
Uuuuh, il ballo di primavera, non vedo l'ora di sapere cosa accadrà!! :felix: E certo che Ron resta sempre il solito cretino/fesso...u_u
Detto questo, complimenti come al solito caVa, capitolo scritto davvero molto bene...u.ù Aspetto come al solito il seguito...^^

Baci baci,
Laura.
 
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Serpe89
view post Posted on 24/10/2010, 22:12




Un aggiornamento davvero in tempo record (per me, ovviamente!)
Sono molto contenta di essere riuscita a postare in qualche giorno! :lol:
Probabilmente perchè questo capitolo è parecchio importante ai fini della storia...credo che questo mi abbia aiutato a scrivere più in fretta!
In ogni caso spero che questo capitolo piaccia!
E un grazie gigante a romi che mi ha sempre commentato fin dall'inzio di questa storia(romi:spero che le tue aspettative su cosa accadrà al ballo saranno adeguatamente saziate!!!)
Ora vi lascio al capitolo!
Kisses


Capitolo 12

Il Ballo di Primavera

Tutto il castello era in fermento.
Mancavano poche ore al ballo e dovunque studenti e professori si preparavano per l’evento: chi finiva di sistemare gli addobbi della Sala Grande, chi si agghindava in camera, chi, già pronto, aspettava impaziente la compagna, mentre nelle cucine gli elfi domestici si impegnavano come non mai, per preparare una cena paragonabile solo a poche altre.
Corin, nella sua stanza, si stava sistemando il trucco davanti allo specchio, mentre nella torre di Grifondoro, Hermione e le sue compagne di stanza provavano vestiti su vestiti, indecise su quale indossare.
Harry e Ron aspettavano in Sala Comune, davanti al caminetto, che le ragazze finissero di prepararsi.
“Non ci credo ancora…” sospirò Ron “Hermione ha accettato il mio invito al ballo!”
“Anche se ogni tanto litigate, lei ti vuole bene…E tu, almeno stasera, cerca di essere carino! Falle qualche complimento!” rispose Harry.
“Puoi starne certo…Chissà come saranno belle le nostre dame!” esclamò Ron con un sorriso compiaciuto.
Harry non rispose, limitandosi a fissare il camino. La sua testa era già da un’altra parte.
Pensava a lei. Aveva appuntamento con Corin per le otto, in fondo allo scalone che giungeva all’atrio, nei pressi della Sala Grande, e non vedeva l’ora che il poco tempo che li separava passasse.
Trascorse una mezzora a parlare con Ron di futili argomenti, giusto per ingannare l’attesa. Le loro chiacchiere furono interrotte da un vociare femminile: le ragazze stavano scendendo le scale e raggiungendo la Sala Comune.
La prima ad entrare fu Hermione. Indossava un abito lungo a balze di chiffon color panna e teneva i capelli sciolti sulle spalle, che nascondevano un paio di bellissimi orecchini di perle. Ron la guardò come se la vedesse per la prima volta, con un’aria estasiata e quasi ebete. “Sei bellissima!” sussurrò alla ragazza, non appena gli fu accanto.
Hermione, visibilmente contenta di quel complimento genuino, sorrise: “Grazie, Ron.”
“Ron ha ragione!” aggiunse Harry “Stai davvero bene!”
“Grazie anche a te, Harry! Piuttosto dov’è Corin?”
“Ci incontriamo nell’atrio tra pochi minuti. Infatti, se non vi dispiace, io dovrei andare.”
“Vai pure! Non vorrai fare tardi per noi…non ti preoccupare, tanto ci vediamo in Sala Grande!”
“Allora a dopo, ragazzi!” salutò Harry e in un attimo scivolò fuori dal ritratto della Signora Grassa e una volta raggiunte le scale, iniziò a scendere più in fretta che poteva.
Quando raggiunse l’atrio, tirò un sospiro di sollievo, constatando che Corin non era ancora arrivata: non era opportuno che un cavaliere facesse aspettare la sua dama!
Attese qualche minuto, ansioso di vederla apparire.
Poi la vide.
Era talmente bella da togliere il fiato. Si avvicinò a lui lentamente, scendendo le scale con una grazia che gli parve quasi innaturale. Indossava un vestito di raso blu piuttosto corto, che faceva risaltare ulteriormente il colore dei suoi occhi. I capelli erano raccolti in una intricata composizione di fiori e nastri che riprendevano il colore dell’abito. Portava scarpe col tacco, orecchini d’argento e una finissima collana con un ciondolo a forma di luna.
“Corin, non ci sono parole per dirti quanto sei bella!”
“Grazie, Harry! Anche tu stai benissimo!”
“Hai un ciondolo stupendo!”
“Sul serio? Anche io lo trovo fantastico! Ed è un oggetto davvero molto importante per me!”
“Come mai?”
“E’ un regalo di mio padre…”
“Quando te l’ha dato?”
“Non me l’ha dato…ho trovato un piccolo pacchetto in camera mia, sul comodino.”
“E come fai a sapere che è un suo regalo?”
“C’era un biglietto con scritto “da papà”…”
“Si è proprio sprecato a scrivere…e comunque poteva almeno dartelo di persona!”
“Lo sai meglio di me come è fatto mio padre…non gli piacciono tutte quelle smancerie! E poi non hai visto la parte migliore!”
Corin girò la piccola luna ed Harry poté scorgervi una scritta in corsivo: “Sei la mia luce nel buio.” Guardò la ragazza, visibilmente colpito da quelle parole.
“Bello, eh? Mi fa piacere sapere di essere la sua “luce”, proprio come la luna nella notte.”
“Beh…devo ricredermi…”
“Dai Harry, entriamo! Non sto più nella pelle!” esclamò cambiando discorso “Sono troppo curiosa di vedere come si svolgerà la serata!”
I due ragazzi, allora, non indugiarono oltre e si affrettarono a varcare la soglia della Sala Grande, assieme ad un altro gruppo di studenti.
Per l’occasione la sala era stata arredata in maniera meravigliosa: tutto era ricolmo di fiori di ogni colore e specie, in modo da richiamare perfettamente il tema della primavera. Ai lati erano disposti due lunghissimi tavoli per ospitare l’immenso buffet, di cui era composta la cena. In fondo era stato allestito un piccolo palco per la musica: si vociferava, infatti, che Silente avesse invitato a suonare le Sorelle Stravagarie.
Harry e Corin rimasero a rimirare per alcuni minuti la sala, camminando lentamente attraverso di essa. Poco dopo si sentirono chiamare dai loro amici.
Ron ed Hermione li aspettavano poco distanti, sorseggiando un cocktail come aperitivo.
“Prendete!” esclamò Hermione porgendo due bicchieri ai ragazzi.
“Cin cin!” dissero in coro “Al Ballo di Primavera!”
Poi decisero di fiondarsi sul cibo: si avvicinarono meravigliati ad uno dei due enormi tavoli allestiti per il buffet. Tutti i vassoi erano riccamente ornati con decorazioni floreali e ogni volta che un piatto veniva finito, era immediatamente rimpiazzato con uno nuovo.
“Oddio! Qui il cibo non finisce mai!” esclamò Ron con gli occhi che brillavano per la felicità.
“Ron mi raccomando vacci piano! Sennò finisci dritto in infermeria!” raccomandò Hermione.
Poi tutti e quattro iniziarono a servirsi, indecisi su cosa prendere, tanto era ampia la scelta.
Passarono un bel po’ di tempo seduti ad un tavolino, a mangiare, bere e chiacchierare, dato che ancora non erano iniziate le danze e c’era solo un po’ di musica di sottofondo.
Si divertivano a parlare degli studenti e dei professori che vedevano, commentando gli abiti e il comportamento di ognuno.
“Avete visto com’è elegante Silente?” chiese Hermione. Il preside indossava una bellissima tunica blu scuro con ricamate piccole stelle d’argento.
“Già! Invece mio padre è sempre il solito…non so se conosca altri colori oltre al nero!” rispose Corin con aria rassegnata.
Severus era vicino al buffet e parlava con Silente, sorseggiando un bicchiere di vino elfico.
“Forse dovrei ringraziarlo per la collana…oppure credete che lo imbarazzerei?”
“Secondo me dovresti ringraziarlo di persona…”
“Allora, dato che si sta allontanando da Silente, direi che è il momento buono per parlare con lui!”
Così Corin si alzò e raggiunse suo padre dall’altro lato della sala.
“Come va la serata?” chiese lei allegra.
“Mah…non ho mai amato troppo le feste!”
“Di questo non ne dubitavo.”
“Però almeno c’è un bel buffet.”
“Già…mai visto niente del genere!”
“Qui ad Hogwarts facciamo sempre tutto in grande!”
“Ah…papà…ero venuta qui per ringraziarti per la collana!”
“Figurati…”
“La porterò sempre con me!” esclamò lei entusiasta.
Severus rimase in silenzio e guardò sua figlia a lungo: “Immagino che ti abbiano già detto che stasera sei bellissima!” Ma mentre parlava, il suo sguardo si incupì.
“Che cosa c’è?”
“Quanto assomigli a tua madre! Questa serata mi ricorda tanto quando andavo al Ballo di Primavera con lei…” disse guardandosi attorno.
All’improvviso però le luci si abbassarono e iniziò la musica vera e propria.
Rimasero uno accanto all’altra, immersi nei propri pensieri.
“Questa canzone mi piaceva moltissimo…” disse Piton ad un certo punto.
“Davvero? Anche a me... nonostante sia una canzone un po’ vecchia!” disse Corin sorridendogli. Poi aggiunse: “Ti va di ballarla con me?”
Severus la guardò stupito: “Non credi che sembrerebbe un po’ strano se ci vedessero ballare assieme?”
“Qui in questo angolo non ci vedrà nessuno!” disse Corin tirando suo padre per un braccio.
Lui non poté fare a meno di sorridere e le cinse delicatamente la vita, mentre lei gli appoggiò una mano sulla spalla, mentre con l’altra stringeva la sua.
Era tanto tempo che non stavano così vicini, ma la scusa del ballare era perfetta per poter stare quasi abbracciati, senza dover chiederlo chiedere esplicitamente. Uno come Severus era troppo orgoglioso e lei temeva di imbarazzarlo o che rifiutasse apertamente.
Si godevano in silenzio la musica e la vicinanza dei loro corpi, che reclamavano un affetto perso ormai da troppo tempo.
Quando la canzone finì si allontanarono con grazia l’uno dall’altra e Corin abbozzò un piccolo inchino: “Grazie per questo ballo!”
Severus fece un cenno col capo e aggiunse:”Dai vai a ballare con i tuoi amici…credo che tra un po’ ci sarà una sorpresa per voi!”
“Le Sorelle Stravagarie?!?!?” chiese Corin eccitata.
“Io non so nulla” rispose Piton, ma mentre lei si allontanava per raggiungere gli altri, le fece l’occhiolino.
“Allora? Com’è andata?” chiese curioso Harry.
“Bene! Abbiamo anche ballato assieme la prima canzone!”
“Non vi ho visti!”
“Per forza! Ci eravamo nascosti! Secondo te è normale che Piton balli con una studentessa?”
“No…decisamente no! Avete fatto bene!” disse Harry convinto. Poi continuò: “Allora…ti va di ballare anche con me?”
“Certamente!” esclamò la ragazza e si tuffò con Harry in mezzo alla pista dove già c’erano parecchi ragazzi.
Dopo diverse canzoni, le luci già soffuse della sala, si abbassarono del tutto, mentre sul palco si accesero improvvisamente alcuni riflettori. Erano arrivate le Sorelle Stravagarie, che furono accolte dagli studenti con applausi e grida.
Iniziarono immediatamente a suonare una delle loro canzoni più famose, seguite dal coro dei ragazzi, mentre i loro abiti, apposta sdruciti e strappati, svolazzavano per il palcoscenico.
Harry e Corin presto raggiunti da Ron e Hermione, ballavano, ridevano e si divertivano come matti. Dopo una mezzora, si fermarono un po’ per riprendere fiato.
“Devo prendere qualcosa da bere!” esclamò Corin “Sono sudatissima!”
“Anche io...vado a prendere due drink, ok?” propose Harry.
Mentre Harry si avvicinava al tavolo dove c’erano le bevande, si accorse che Gazza era entrato di corsa nella sala, seguito dalla sua inseparabile Mrs. Purr, che si guardava intorno impaurita a causa del frastuono. Notò che l’uomo guardò a lungo in giro, poi, appena vide il professor Piton, si diresse svelto verso di lui. Dopo che Gazza gli ebbe parlato brevemente, Harry vide Piton accigliarsi, annuire e incamminarsi rapidamente verso l’uscita della Sala Grande.
Harry tornò con due bicchieri in mano e si rivolse a Corin, porgendole il suo: “Ho visto Gazza parlare con tuo padre…poi lui è uscito dalla sala. Non ho potuto sentire cosa si dicevano perché la musica era troppo alta!”
“Credi che sia successo qualcosa?” chiese preoccupata.
“Credo solo che qualcuno sia nei guai ora…Gazza adora chiamare Piton quando c’è qualche problema con gli studenti! Dai, torniamo a ballare!”
Corin annuì e i due ragazzi si ributtarono felici in mezzo alla pista.
**
Severus Piton, invece, stava camminando più velocemente che poteva. Era uscito dalla Sala Grande, poi dall’ingresso e infine, percorrendo i giardini del castello, si stava dirigendo ai cancelli di Hogwars, avvolto nel buio della notte.
Una persona lo stava aspettando.
Quando mancavano pochi metri, si fermò, rimanendo seminascosto tra le fronde degli alberi. “Che cosa vuoi?” urlò.
Una figura con un lungo mantello e un cappuccio che oscurava il viso, si fece avanti, esponendosi alla luce della luna.
“Severus…Severus Piton…Quanto tempo…” disse con voce melliflua, mascherando un ghigno.
“Ti ho chiesto che cosa vuoi!” ribadì Piton adirato.
“Dov’è mia figlia, Severus? Lo sai che non hai il permesso di vederla!” gridò improvvisamente la donna, scoprendosi il volto e guardandolo con odio, rivelando i suoi bellissimi occhi color del ghiaccio.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 24/10/2010, 23:07




Waaaahhh!! *-*
Bellisshimo aggiornamento!!
Serpe, hai superato di gran lunga le aspetttative che avevo su questo ballo di primavera, queso capitolo è stato davvero molto, molto MOLTO bello, con un finale d'effetto semplicemente perfetto!! :sisi:
Il ballo fra Severus e Corin! Checcarini che sono stati!
Ah già, mi è piaciuto davvero tanto il modo in cui hai descritto la serata della festa, i cibi i vestiti delle ragazze e i vari avvenimenti...molto brava...*-*
E la fine del capitolo...Meravigliosa! U_u
Ora sono curiosissima di sapere come andrà avanti e non vedo l'ora di leggere il prossimo capitolo!! xD
Soprattutto per vedere come si comporterà la madre di Corin con Severus e tutto il resto! ^^
Complimenti caVa!!

Baci baci,
Laura.
 
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Serpe89
view post Posted on 27/10/2010, 21:26




Ecco un altro capitolo...troppa ispirazione in queste settimane...probabilemente non mi sento bene!! :lol: :lol: :lol:
Comunque...a parte questo....in realtà il rapporto tra Sev e la sua ex- moglie si verrà delineneando sempre meglio nei futuri capitoli (o almeno questa è la mia idea, dato che non li ho ancora scritti!!!) e qui c'è solo l'inizio...
In ogni caso buona lettura!!!!!!!!!!!!!



Capitolo 13

Lo scontro

Era una di quelle rarissime volte in cui Severus Piton non sapeva come comportarsi.
Di fronte a sé aveva l’unica donna che aveva mai amato, la madre di sua figlia, quella ragazzina che in cuor suo già adorava e che in quel momento era probabilmente intenta a scatenarsi sulla pista da ballo.
Quella donna era una delle poche persone con cui aveva realmente condiviso qualcosa, a cui aveva mostrato parte di sé, con i suoi pregi ed i suoi difetti. Con lei aveva vissuto intere giornate, svegliandosi al suo fianco e addormentandosi tenendola tra le braccia.
Ma ora tutto questo non c’era più.
Quattordici di anni di lontananza avevano spazzato via tutto ed ora si fronteggiavano ai limiti del castello, come due estranei.
Parecchie volte Severus aveva cercato di immaginare come sarebbe stato rivederla, ma ora che stava accadendo, si malediva per averlo desiderato.
Era molto peggio di quanto si aspettasse.
Un turbine di emozioni scuoteva ogni parte del suo essere: gioia, tristezza, paura, amore, nostalgia si mescolavano senza neppure dargli l’opportunità di percepire una sensazione ben distinta. Ma sapeva bene che lei provava un unico sentimento nei suoi confronti: odio.
E questo lo feriva incredibilmente: quei terribili ricordi del passato che negli anni sembravano essersi sopiti, riaffiorarono improvvisamente riempiendogli l’animo di tristezza, come una ferita che ricomincia a sanguinare.
Ma neppure per un attimo, Severus fece intendere che questi fossero i suoi pensieri e il suo volto rimase come sempre una maschera impenetrabile.
Fece qualche passo in avanti, venendo anche lui illuminato dalla luce della luna.
La donna non si mosse, ma Severus notò le sue pupille dilatarsi appena.
Rimasero a squadrarsi in silenzio, forse per abituarsi ad un’immagine diversa dell’altro, che il tempo aveva inesorabilmente creato.
Poi lei coprì la distanza che li separava con pochi passi decisi e quando gli fu di fronte, estrasse la bacchetta con un gesto fulmineo, puntandogliela al collo.
“Forse non mi sono spiegata” sibilò “dov’è mia figlia?”
Piton rimase impassibile. “Non so di cosa tu stia parlando!”
“Non prendermi in giro…” disse puntando la bacchetta con più forza.
“Perché credi che lei sia qui?”
“Lo so e basta.”
“Perché non mi racconti quello che sai? Abbiamo tempo…dopotutto sono parecchi anni che non ci vediamo.”
“Non mi interessa parlare con uno come te. Voglio solo riprendermi mia figlia e andare via.”
“Forse, questa volta, sono io che non mi sono spiegato…” disse Piton e con una mano strinse con forza il polso della donna, facendole cadere la becchetta. In un attimo la raccolse e lei rimase disarmata.
“Sei un vile codardo! Ridammi la mia bacchetta! Combatti come un vero mago!”
“Te la restituirò quando ci saremo parlati.”
“La realtà è che non hai il coraggio di affrontarmi…”
Piton pensò che la donna era andata molto più vicino alla verità di quanto non avesse immaginato: non voleva duellare con lei perché non voleva assolutamente farle del male.
“Però dovrai essere sincero anche tu!”
Piton annuì impercettibilmente.
“Allora…Corin è qui?”
“Sì” ammise “ma tu devi dirmi come fai a saperlo.”
“Karkaroff non è propriamente uno di quegli alleati su cui contare. Ho fatto…diciamo… “pressione” sui punti giusti e lui mi ha detto che aveva dato il premesso a Corin di recarsi qui. Purtroppo per te è una persona facilmente corruttibile…mi ha anche detto di averti dato qualche notizia di lei durante gli anni.”
“Immagino tu lo abbia minacciato…”
“Non spetta a te giudicare il mio modus operandi. Certamente, però, con tutti gli amici Mangiamorte che hai, potevi almeno fare affidamento su qualcuno più in gamba!”
“Karkaroff è un povero idiota! Anche da Mangiamorte è sempre stato un gran fifone…ma credo che ora si guardi bene dal tornare tra le fila del Signore Oscuro! Dubito che sarebbe contento di rivederlo, sapendo quanta gente ha tradito!”
“E tu, invece? Immagino sarai stato degnamente ricompensato per i tuoi servigi. Tu-sai-chi deve essere molto fiero di te. Tanto più che adesso vivi nella tana del suo nemico. Devi essere un tassello davvero prezioso nel suo piano.”
“Io faccio il mio lavoro. E non credo che tu dopo quattordici anni possa vagamente sapere qualcosa della mia vita. Perciò taci, se non sai di cosa parli.”
“Come osi rivolgerti a me con questo tono?”
“Smettila di parlare di me…piuttosto…non sei venuta qui per Corin?”
“Già…quanto tempo è che si trova qui?”
“Qualche settimana…
“Immagino sia venuta qui per conoscerti…ultimamente era ossessionata da questa idea. Anche se fino all’ultimo ho cercato di dissuaderla da questo proposito.”
“Non ne dubito” disse Piton sarcastico.
“Chissà quante strane idee le avrai messo in testa!”
“Lei è venuta qui perché pensava che valesse la pena conoscermi…e credo sia sufficientemente grande da decidere questo genere di cose. E come puoi notare, si è trovata bene, dato che non è ancora tornata a Durmstrang” replicò Piton con una punta di soddisfazione.
“Le avrai fatto un incantesimo!”
“Quando la incontrerai, vedrai che non le è stato fatto nulla di male!”
“Portamela qui…”
“Non credo sia possibile al momento. C’è il Ballo di Primavera qui a Hogwarts e Corin si starà sicuramente divertendo. Non vorrai portarla via in mezzo alla festa?”
“Ho detto portamela qui…” disse adirata “ e ridammi la mia bacchetta! Sto iniziando a stufarmi di questo giochetto!”
“Se te la restituisco, mi ascolterai?”
Lei annuì e così Piton gliela ridiede lentamente, indeciso se la sua mossa era stata saggia.
“Per piacere, va a chiamare Corin” disse con finta gentilezza.
“Ho capito…finché non la porto qui, non risolveremo nulla! Ma sappi che le avrai rovinato la festa! Ora vado a chiamarla, ok? Aspettami qui.”
Severus si voltò per dirigersi verso il castello, ma la donna non aspettava nient’altro che lui abbassasse la guardia per colpirlo.
Scagliò un incantesimo, ma Severus fu veloce ad accorgersene e riuscì ad evitare gran parte del colpo, rimanendo ferito solo ad un braccio. La veste si strappò in quel punto e sulla pelle candida comparve un taglio piuttosto profondo che iniziò a sanguinare, inzuppando lentamente la manica della camicia.
Si voltò, guardandola dritta negli occhi: “CAROL!” gridò con rabbia “Questo non me lo aspettavo! Non è da te colpire alle spalle!”
Lei rimase interdetta: sentir pronunciare il suo nome dopo tutti quegli anni, le provocò una lieve nostalgia, che subito soffocò, coprendola con tutto l’odio che aveva in animo. “Tu non meriti la mia onestà!”
“Questo lo credi tu!”
“Non mi interessa ciò che hai da dire in tua discolpa! Sono passati troppi anni, non credi? Mi hai rovinato la giovinezza! Mi hai raccontato solo bugie e mi hai lasciato da sola! E io, come una stupida, ti amavo…”
Severus rimase in silenzio. Non c’era più nulla da dire, nulla da ribattere e il sentir pronunciare quelle parole lo fece soffrire più di quanto si aspettasse.
“Stai in guardia, Severus!” disse puntandogli contro la bacchetta.
Piton, da parte sua, non sapeva come reagire, ma vedendo l’espressione di Carol, capì che lei l’avrebbe attaccato sicuramente. Doveva difendersi per forza o, per lo meno, cercare di renderla innocua, se non voleva fare una brutta fine. Di una cosa era sicuro: che lei voleva colpirlo.
Infatti, come aveva previsto, fu lei la prima a scagliare un incantesimo e lui si difese con un potente Sortilegio Scudo. Lei lanciò altri due incantesimi ed entrambe le volte, Severus si difese soltanto, senza mai cercare di colpirla.
“Avanti! Hai paura di duellare con me?”
“Non voglio che ci facciamo del male.”
“A me, invece, non importa affatto. Per me puoi anche morire!” urlò, scagliando un altro incantesimo, che Severus schivò.
“Non mi costringere ad attaccarti!”
“Tanto non ho niente da perdere!”
Severus capì che lo scontro era ormai inevitabile.
Iniziarono a duellare, lanciando e schivando sortilegi. Ogni tanto si colpivano a vicenda, ma prontamente si rialzavano, ignari delle ferite che iniziavano a comparire sui loro corpi.
Severus pensava di sconfiggerla per sfinimento, dato che sapeva di poter contare su una maggiore resistenza. Però, quella profonda ferita al braccio iniziava a debilitarlo, dato il molto sangue che stava perdendo.
Perciò, quando ormai era quasi allo stremo delle forze, riuscì a farla cadere in trappola: con un blando incantesimo la distrasse, mentre da terra fece spuntare delle robuste funi che si attorcigliarono come serpi attorno al suo corpo, immobilizzandola del tutto.
“Lasciami andare codardo!”
“No…questa volta non cederò alle tue richieste!”
“Maledetto!” imprecò lei.
“Anzi, a dir la verità, non ho più voglia di sentirti blaterare!” disse con un sogghigno. E appena finì di parlare, puntò la bacchetta verso di lei, ancora bloccata dalle funi, e gridò: “Stupeficium!” Così Carol rimase schiantata e legata stretta alle funi.
Severus allora si accasciò ansante per terra, appoggiando la schiena al tronco di un albero, con la vista che iniziava ad annebbiarsi a causa del molto sangue perso.
**
Nella Sala Grande, Corin ed Harry si erano nuovamente fermati per riprendere fiato: avevano scoperto di essere due ballerini molto affiatati e si stavano divertendo moltissimo.
Mentre sorseggiavano da bere ai lati della pista, Corin chiese: “E’ un po’ che non vedo mio, padre…lo hai visto?”
“No” rispose Harry, guardandosi attorno per vedere se Piton fosse rientrato.
“Sarà passata quasi un’ora da quando se n’è andato! Pensi che gli sia successo qualcosa? Sono un po’ preoccupata…”
“Magari è dovuto andare via…”
“Mi avrebbe avvisato…”
“Beh…se ti interessa tanto, possiamo chiedere a Gazza, dato che è stato l’ultimo a parlare con lui, prima che uscisse.”
Corin annuì ed insieme uscirono dalla sala.
Gazza era di sorveglianza al portone d’ingresso, la faccia truce ed accigliata come sempre.
“Emh…scusi…signor Gazza…posso chiederle una cosa?” domandò Corin.
“Umh…dimmi…” grugnì Gazza.
“Per caso ha visto il professor Piton?”
“E’ uscito tempo fa, ma non è più rientrato.”
“Cosa doveva fare? La prego…è molto importante!”
“Beh…c’era una donna che lo aspettava ai cancelli. Sai, a dir la verità, ti assomigliava un po’!” disse lui sorpreso.
Corin sgranò gli occhi e tirando Harry per un braccio, lo trascinò nei giardini del castello.
“Harry…è mia madre!” disse lei preoccupata. “Mi ha scoperto ed è venuta a prendermi! Dobbiamo andare ai cancelli! Ho un brutto presentimento!”
Così i due ragazzi si misero a correre più velocemente che potevano e nell’arco di cinque minuti raggiunsero i limiti del castello.
“Mamma! Papà!” urlò nel buio, stupendosi dell’accostamento di quei nomi. Mai nella sua vita li aveva pronunciati per chiamare entrambi i suoi genitori, che per la prima volta da quando aveva memoria, erano lì da qualche parte, insieme.
“Corin” sentì chiamare con voce roca e secca: era suo padre.
“Papà!” urlò non appena lo vide, chinandosi per vedere come stava e prendendolo per le spalle. Quando si ritrasse, vide che le sue mani era sporche di sangue.
“Che ti è successo?” chiese preoccupata.
“Tua madre…non è stata molto contenta di rivedermi!” disse abbozzando un sorriso, che però fu coperto da una smorfia di dolore.
“E lei dov’è?”
“Là” indicò Severus con un dito. “Schiantata e legata a dovere…non preoccuparti!”
Corin guardò in quella direzione, accertandosi dello stato della madre.
Poi si voltò bruscamente per chiamare Harry, che era rimasto in disparte. “Harry…presto! I miei genitori devono essere portati subito in infermeria…devi correre a chiamare Silente e spiegargli quello che è successo! Io rimango qui con loro!”
Harry annuì: “Vado subito!” E si mise a correre verso il castello, mentre Corin rimaneva china accanto a suo padre, che stava iniziando a perdere i sensi.

ps. il nome Carol, in realtà, così come quello di Corin, non sono molto magici...e non so neppure il perchè di questa scelta. Sono i nomi che avevo scelto nel vecchio racconto, che avevo scritto parecchi anni fa. Alla fine ho deciso di tenerli, perchè mi dispiaceva cambiarli :lol: ...però volevo farvi sapere almeno il perchè di questi nomi un po' inusuali per dei maghi!!! :lol:
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 28/10/2010, 09:48




Mi è piaciuto parecchiooooo!! *-*
Davvero bellissimo aggiornamento!! ^w^ Grande serpe! u.ù
La battaglia tra i due maghi, i vari sentimenti contrastanti di Piton verso la donna...e la forza di lei...molto ben descritto *-*
Sai, i nomi delle due mi piacciono...perchè sembra quasi che Carol abbia voluto dare alla figlia un nome simile al suo per togliere la presenza di Severus... .___. Sembra fatto apposta...XDD
Ciemmecu, a parte tutto, spero che la tua vena creativa resti e di leggere presto un altro tuo capitolo! ^^ Bravissima come al solito! *-*

Baci baci,
Laura
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 28/10/2010, 14:55




Leggevo la tua ff all'inizio,poi mi sono persa dei capitoli,ma adesso visto che hai aggiornato,mi sono rimessa in pari.
Devo dire che la storia è molto carina,l'idea di Severus in veste di genitore mi è un pò estranea,ma solo perchè io non ce lo vedo molto,ma tu l'hai resa molto bene.
Nonostante la figlia,hai fatto in modo che il suo carattere ruvido emergesse comunque...quindi tanto di cappello.
Corin mi piace molto...è in gamba e si vede che comunque assomiglia molto al padre per certi versi,anche se lei è molto espansiva e socievole.
Harry...eh,Harry mi sta un pò antipatico.Nulla di personale,è solo che come personaggio non mi è mai piaciuto moltissimo..o almeno come è stato descritto dalla Rowling.
La tua versione mi risulta comunque molto più simpatica...brava!!
Carol ha un bel caratterino mi sembra xD
Sono curiosa di sapere come andrà avanti la storia...perciò spero che tu possa aggiornare in tempi più brevi!
Complimenti.

Irene
 
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Serpe89
view post Posted on 3/11/2010, 17:07




Carissime!!!Ecco un altro capitolo...non succedono troppe cose, ma è molto incentrato sulla figura di Severus!!!! :giàgià: :giàgià:
perciò spero che piaccia comunque...
Un grande "kisso" (?) e buona lettura!

Capitolo 14

In infermeria


Severus stava rientrando a casa. Aveva il volto corrucciato, dato che la giornata non era andata proprio come sperava.
Ma non sapeva ancora che sarebbe peggiorata.
“Carol…tesoro…sono rientrato!” disse ad alta voce, dopo aver appoggiato il mantello sull’appendiabiti dell’ingresso.
La casa era stranamente silenziosa e infatti le sue parole non ottennero alcuna risposta. Si avvicinò lentamente nel salotto di casa, dove c’era il box in cui giocava la sua bambina. Si sporse a guardare e vide che dentro c’era la sua piccola che dormiva, come un angioletto. La guardò sorridendo, sfiorandole il visino e i capelli con la punta delle dita, facendo attenzione a non svegliarla.
All’improvviso dall’altro lato della stanza, comparve minacciosa Carol, puntandogli addosso la bacchetta: “Tu…non la devi toccare! Mai più…mi sono spiegata?”
“Che succede?” chiese Piton preoccupato.
Lei a quel punto si mise a gridare: “Tu sei solo uno schifoso Mangiamorte! Ecco cosa sei! E mi hai preso in giro per tutto questo tempo!”
“Co…come lo sai?” chiese lui spiazzato.
“Ti ho seguito…le tue stupide scuse iniziavano a puzzarmi un po’ dopo tutto questo tempo, non credi?”
Severus aprì e richiuse immediatamente la bocca, incapace di ribattere.
“E ora se non ti spiace…” disse lei freddamente “gradirei che tu te ne andassi!”
“Carol…ti prego! Parliamone…”
“Parliamone? Io non ti voglio più vedere! Non voglio avere niente a che fare con un Mangiamorte!”
E lo spinse rudemente verso la porta d’ingresso, mentre Severus continuava ad indietreggiare, con gli occhi sbarrati, vedendo tutta la sua esistenza svanire in un soffio.
“FUORI! FUORI DI QUI!” continuò lei con gli occhi ricolmi di lacrime amare.
In pochi istanti fu all’uscio di casa e scese quei pochi gradini che lo separavano dalla strada.
Fuori diluviava e Severus finì sotto la pioggia, bagnandosi i capelli e i vestiti in poco tempo.
“Non voglio vederti tornare, sia chiaro…e soprattutto in futuro, non cercare di avvicinarti a mia figlia! Non sei un padre degno di tale nome!”
“Ti prego…ripensaci…cosa farò senza voi due? Siete tutto quello che ho…”
“Dovevi pensarci prima! Vattene in quella tua casaccia alla periferia di Londra…e restaci!” poi si voltò per lanciargli in mezzo alla strada la valigia, piena di abiti buttati dentro alla rinfusa, e il mantello che era appeso accanto alla porta. All’urto con la strada, la valigia si aprì, infradiciando tutto quello che conteneva.
“Addio…Severus! A mai più rivederci!” disse lei, chiudendo la porta e sbarrando con un incantesimo tutte le porte e tutte le finestre.
Severus si precipitò correndo contro la porta cercando di aprirla, tirando calci e pugni, e urlando, ormai fradicio di pioggia.
Quando di arrese, richiuse mestamente la valigia e indossato il mantello, si accasciò in ginocchio in mezzo alla strada.
“NOOOOOOOOOO!” urlò levando gli occhi al cielo.
Poi li abbassò, appoggiando le mani al suolo e cercando di serrare i pugni, mentre le unghie si riempivano di terra e sangue e il sapore delle lacrime si mescolava a quello della pioggia…


Severus si svegliò di colpo dal suo torpore. Era buio e non sapeva dov’era, né cosa era accaduto.
Si guardò attorno confuso, riconoscendo l’infermeria della scuola. A poco a poco tutti i ricordi passati riaffiorarono, ricordando il suo incontro con Carol e il loro terribile duello. Si accomodò meglio nel letto, ma nel farlo lo colpì un dolore lancinante al braccio sinistro. Si scostò leggermente la fasciatura che lo avvolgeva e notò una brutta ferita in via di risoluzione, ma, a quanto pareva, ancora molto dolorante.
Contro certe magie molto potenti, la guarigione era lunga e difficile e Piton sapeva che Madama Chips aveva già fatto per lui tutto il possibile.
Ma tutto sommato, si sentiva abbastanza in forma. “Chissà da quanto tempo sono qui!” si domandò. Si ricordava distintamente di aver visto delle persone durante il suo oblio e di aver sentito delle voci, tra cui ricordava con precisione solo quella di Silente e quella di Corin. Sapeva di essersi svegliato per qualche istante, ma poi era caduto nuovamente nel buio. “Probabilmente mi avranno sedato…” pensò.
Cominciò a guardarsi attorno con più attenzione e la prima cosa che notò fu la sua bambina: era seduta su una sedia di fronte al letto e si era addormentata con la testa poggiata sul materasso, accanto alla sua mano. A giudicare da ciò che poteva scorgere dalla finestra, era notte inoltrata e sicuramente Corin si era addormentata per la stanchezza.
Le accarezzò teneramente la testa, pensando a quanto era stata carina a restargli vicino. Lei mugolò qualcosa e continuò a dormire, ma allungò una mano, stringendo convulsamente quella del padre. Piton la lasciò fare, dato che stava dormendo e rimase a godersi quel piacevole contatto con la figlia.
A quel punto Severus si girò alla sua destra e fu lì che la vide: profondamente addormentata nel letto accanto al suo c’era Carol. Sembrava star bene e, a giudicare dal suo respiro lento e regolare e dalla sua aria serena, quasi sicuramente era stata sedata anche lei.
Si voltò improvvisamente, con i battiti del cuore accelerati. “Cosa diamine ci faceva lei lì? Non potevano metterli a dormire un po’ più lontani? Se quella si svegliava era capace di ammazzarlo nel sonno…Ma svegliati, Severus! Non pensi che l’abbiano sedata a sufficienza? E non credo proprio che le abbiano lasciato la bacchetta…” diceva tra sé e sé, tranquillizzandosi.
Così si girò un’altra volta per guardarla. Non ricordava neppure da quanto tempo non le vedeva dipinta sul volto un’espressione così rilassata, con le labbra appena incurvate all’insù, come in un lieve sorriso. Era bella, proprio come se la ricordava, come quando si soffermava a guardarla la mattina, dopo aver dormito assieme.
Avrebbe voluto avvicinarsi, sfiorarle il viso e urlarle le sue scuse, mostrandole tutto il suo dolore, ma non poteva. Temeva di svegliarla e non sapeva quale reazione avrebbe avuto.
Distolse lo sguardo da lei, fissandolo sul soffitto: aveva deciso di aspettare la mattina, quando sarebbe sicuramente arrivato qualcuno. Non aveva più sonno e in ogni caso, difficilmente si sarebbe addormentato con tutti quei pensieri per la testa.
Quando furono le sei e mezza del mattino, arrivò Madama Chips, con dei medicinali.
“Buongiorno, Poppy” disse Severus.
“Oh…Severus!” rispose lei sorpresa. “Buongiorno anche a te! E’ molto tempo che sei sveglio?”
“Circa da tre ore…”
“Non ti sei più riaddormentato?”
“No…non ero stanco! Ho avuto l’impressione di aver dormito parecchio!”
Madama Chips abbassò lo sguardo.
“Allora!” incalzò Severus “Quanto tempo sono stato qui? Che giorno è?”
“E’ lunedì mattina…sei stato qui poco più di ventiquattro ore.”
“Mi avete sedato!”
“Sì…lo so! Non volevamo che tra te e lei ci fossero ulteriori problemi. Comunque, se non ti spiace, dovrei chiamare il professor Silente. Ha detto che desiderava parlare con te, non appena ti fossi svegliato.”
Severus annuì, anche se non aveva molta voglia di parlare dei suoi problemi con il preside, dato che quell’uomo sapeva essere estremamente invadente.
Aspettò circa cinque minuti, poi Silente entrò silenziosamente nell’infermeria, per non disturbare.
“Buongiorno, Albus!”
“Bentornato tra noi, Severus! Come ti senti, figliolo?”
“Non c’è male…solo il braccio è ancora un po’ indolenzito.”
Silente annuì. “Allora…sai che devi raccontarmi cosa è successo?”
“Pensavo te lo avessero già detto…lei si è presentata lì nel bel mezzo della festa, per riprendersi Corin!” disse indicando la ragazzina, ancora addormentata. “Poi la situazione è degenerata…anche perché lei si è fatta avanti col chiaro intento di attaccarmi! Io per un po’ mi sono difeso, ma poi mi ha praticamente costretto a colpirla a mia volta. Per fortuna che Corin si è accorta in tempo della mia assenza ed ha capito subito che c’era qualcosa che non andava.”
Il preside lo scrutò, attraverso le lenti dei suoi occhiali a mezzaluna: “Questo l’avevo intuito…anche Corin e Harry mi hanno raccontato più o meno questo. Ma io volevo sapere qualcosa di lei…” disse voltando appena lo sguardo su Carol, che dormiva.
“Non c’è molto da dire…lei mi odia. Mi sembra evidente da come si comporta.” Disse Severus con una smorfia. “E se fosse stato il contrario…non credo che l’avreste sedata così pesantemente!”
“Severus…abbiamo dovuto! Temevamo per la tua incolumità. Avevi perso molto sangue e dovevi riprenderti. Non potevamo rischiare che cercasse di colpirti mentre dormivi.”
“E perché avete sedato anche me?” chiese con astio.
“Per farti riposare senza brutti pensieri per la testa. Come puoi notare la tua dose di sedativo è stata molto più bassa.”
Severus non commentò quell’ultima frase.
“E tu come stai ora?” disse Silente, dopo qualche istante di silenzio.
“Se non sbaglio ho già risposto a questa domanda, non appena sei arrivato.”
“Non parlavo del tuo corpo, Severus, ma della tua anima.”
Severus si fece cupo in volto, voltandosi per guardare fuori dalla finestra. “Non mi va di parlarne.”
Silente sospirò: “Lo immaginavo. Non deve essere facile per te rivederla dopo tutti questi anni…e soprattutto sapere che lei non vuole più avere a che fare con te…se hai bisogno di aiuto o solo di parlarne…beh…puoi contare su di me!”
Severus annuì, continuando a fissare la finestra.
“Forse è meglio che mi alzi e mi vesta…tra un po’ inizieranno le lezioni!”
“Non ti arrendi mai, eh?” disse Albus con un sorriso.
Così Severus si alzò e poi andò in bagno a vestirsi e prepararsi. Quando fu pronto, decise di svegliare Corin.
“Ehi! Sveglia, dormigliona!”
“Gnnnnnn!” disse la ragazza, stiracchiandosi. “Oddio, papà! Stai bene! E sei sveglio!” disse correndogli incontro e abbracciandolo con forza.
Severus rimase un attimo interdetto, da quell’abbraccio improvviso e per qualche istante non reagì, poi, quando riprese possesso delle sue facoltà, si allontanò delicatamente dalla stretta della ragazza.
“Scusami” disse Corin arrossendo e abbassando gli occhi.
“Per questa volta sei perdonata…” disse lui con un sorriso.
“Sai…mi sono spaventata tantissimo!” disse la ragazzina “Pensavo voleste farvi fuori a vicenda…insomma, proprio ora che vi ho ritrovati entrambi!”
“Come vedi siamo due persone in gamba! Non ci arrendiamo per così poco!”
“Tu sei stato tranquillo…ma dovevi vedere la mamma! Era una furia! Hanno dovuto sedarla parecchio…speriamo che quando si svegli sia migliorata almeno un po’!”
Severus rimase in silenzio e si limitò ad osservare la donna che dormiva, avvicinandosi e restando vicino al suo letto a guardarla.
Rimase lì per qualche minuto, senza dir nulla, con la figlia accanto.
All’improvviso, però, la donna spalancò gli occhi.
Corin, per lo spavento, indietreggiò e urlò.
Lo sguardo feroce di lei, si posò su Piton, che invece restava impassibile accanto a lei.
“Tu! Lurido schifoso! Vieni qui, che ti ammazzo con le mie mani!” disse cercando di alzarsi, per cercare la sua bacchetta.
Ma Severus fu più veloce. La legò al letto, con funi invisibili, mentre quella continuava a urlare e a cercare di liberarsi. Silente, che era uscito da poco dall’infermeria, fece dietrofront, preoccupato dalle urla.
“Lasciami andare!” urlò Carol.
“Neanche per sogno!” disse lui.
“Sei solo un Mangiamorte del cavolo!” disse e poi gli sputò in faccia.
Severus si pulì impassibile con una fazzoletto che aveva in tasca, squadrandola malamente, proprio nel momento in cui Silente rientrava.
“Presto, Poppy!” gridò Silente. “Serve altro sedativo!” Così la donna si precipitò da Carol e le fece direttamente un’iniezione, di modo che facesse effetto quasi istantaneamente. Poco dopo infatti, Carol crollò in un sonno profondo e Severus sciolse le funi invisibili che la trattenevano.
“Preside! Se non le spiace, io devo recarmi a lezione!” disse Piton con un impercettibile inchino.
“D’accordo, Severus! Ci penserò io a parlare con lei, non appena si sveglierà e credo che la signorina Corin mi farà volentieri compagnia.”
Severus e Corin si scambiarono un lieve cenno d’assenso, dopodiché Piton sparì dall’infermeria, diretto alla sua aula nei sotteranei.
 
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~ R o m a n i a .
view post Posted on 3/11/2010, 17:52




Hai aggiornatooo!! *saltell*
Nuoooooo....çAAç Carol è proprio una furia omicida...>__<"
Sempre a cercare un modo per fare del male a Severus...povero cucciolo!! Comunque, spero che Silente e Corin spieghino per benino la situazione alla donna e la facciano rinsavire un pò...u.ù Bella anche la parte iniziale con i ricordi di Sev, anche se triste...ç__ç
Complimenti carissima!! ^w^
Spero aggiornerai presto!! xDD

Baci baci,
Laura.
 
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39 replies since 17/2/2010, 12:15   721 views
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