Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 16/11/2010, 23:37 by: Serpe89




Ecco il nuovo aggiornamento...in cui si spiega qualcosina!!!
Grazie dei commenti ragazze!!!!
Un kiss e buona lettura!!!!!!!

Capitolo 15

Mistero


Severus si stava dirigendo verso i sotterranei, ma non aveva nessuna voglia di fare lezione. Si sentiva la testa pesante e affaticata e la ferita che aveva al braccio sinistro, pulsava leggermente, provocandogli una fastidiosa sensazione. “Accidenti…non bastava il marchio a bruciare…adesso ho anche una bella ferita!”
Ma oltre a tutto ciò, non riusciva a capacitarsi di quello che era accaduto nelle ultime quarantotto ore. Aveva rivisto Carol ed era stato terribilmente doloroso e pensò con un sorriso amaro, che lo era stato anche fisicamente. Ma ciò che più lo aveva colpito, era stata la sua reazione: fredda, calcolatrice, aggressiva, non aveva voluto sentire spiegazioni e ogni volta che volgeva lo sguardo verso di lui, vedeva l’odio dipinto nei suoi occhi. In quel preciso istante, avrebbe tanto voluto essere con Corin e Silente e cercare di fare chiarezza con lei, anziché avvicinarsi sempre più alla sua aula buia. Infatti, mentre era immerso nei suoi pensieri, era ormai giunto alla classe. Fuori lo aspettavano già alcuni studenti, che si voltarono a guardarlo di sottecchi. Severus si chiese se per caso la notizia del suo soggiorno in infermeria non avesse già preso piede nella scuola. Entrò ancor più di malumore, aprendo la porta e facendosi strada fino alla cattedra, prima dei suoi studenti. Si fermò a squadrare i loro visi, ricordandosi il motivo per cui odiava particolarmente il lunedì mattina, soprattutto nell’ultimo periodo. Serpeverde e Grifondoro. Quinto anno. Lo cercò con gli occhi, scovandolo seduto in fondo all’aula con i suoi amici, ovviamente speranzoso di farsi notare il meno possibile. Lo fissò malamente, cercando di incontrare il suo sguardo. Era incredibile come i Potter si intrufolassero nella sua vita, cercando di rovinargliela: prima James e ora Harry. Come il padre aveva rovinato la sua profonda amicizia con Lily, così il figlio si stava impossessando del cuore di Corin.
Ma nel fondo della sua mente, una voce si fece spazio tra i suoi pensieri: “Papà…io mi trovo bene con Harry! Sono felice di averlo conosciuto…”
Piton distolse improvvisamente lo sguardo da Harry. Lo aveva promesso. Lo aveva promesso a lei e per lei avrebbe fatto qualsiasi cosa. Decise che la cosa migliore era dissimulare i suoi sentimenti e d’altronde sapeva per esperienza di essere piuttosto bravo in questo. Niente, però, gli vietava di prendersi qualche piccola rivincita, come faceva puntualmente da anni.
Iniziò la lezione di Pozioni senza troppo convincimento: scrisse le istruzioni per la nuova pozione alla lavagna e passò il resto dell’ora a camminare tra i banchi e a fare battutine sarcastiche, come era sua abitudine.
A fine ora era però ancora pervaso da un dubbio atroce: gli studenti avevano saputo qualcosa? E ciò che più lo tormentava, era che solamente una persona in quell’aula poteva rispondere alla sua domanda. Si decise a trattenerlo, anche se detestava dover chiedere qualcosa proprio a lui. Ma doveva sapere: non riusciva ad aspettare la pausa pranzo per domandare a Silente spiegazioni in merito.
“Potter! Vieni qui!” intimò al ragazzo, che stava cercando di uscire dall’aula il più velocemente possibile, mescolandosi con gli altri studenti.
Harry si irrigidì un istante, poi si diresse a testa bassa verso la cattedra. Si bloccò di fronte ad essa ed aspettò assieme al professore che tutti gli studenti uscissero, prima di aprire bocca. “Cosa ho combinato questa volta?” chiese con un sospiro, rivolgendosi a Piton.
“Questa volta, Potter, e devo dire che io stesso ne sono stupito, non hai combinato nulla. Devi solo rispondere ad una domanda.”
Harry si accigliò, ma annuì, aspettando che il professore continuasse.
“Gli studenti sanno di quello che mi è successo al Ballo?”
“No…anzi…devo dire che è stato fortunato che sia successo di sabato…così nessuno si è insospettito di non vederla in giro. La domenica noi studenti prestiamo poca attenzione agli insegnanti! E Silente ha detto ai ragazzi che l’avevano cercata, che era dovuto andare via urgentemente per tutta la giornata…”
“Quindi gli unici a sapere qualcosa siete…”
“Esattamente…io e Corin!”
“Non ti ho dato il permesso di interrompermi!”
“Mi scusi…ma le cose stanno così!”
“Mi raccomando, Potter! Non deve trapelare nulla. Se scopro che hai detto qualcosa in giro, verrò personalmente ad occuparmi di te…sono stato sufficientemente chiaro?”
Harry annuì e aggiunse: “Se non ha altro da dirmi, io andrei.”
Piton gli indicò con un cenno la porta, come ad indicargli che la discussione era terminata. Però all’ultimo ci ripensò e quando il ragazzo era ormai all’uscio gli disse: “Potter…oggi è lunedì…ricordi?”
“Che cosa, professore?”
“Ho sempre saputo che non eri un ragazzo particolarmente sveglio…Le tue lezioni private, Potter! Ora ricordi?”
“Sta parlando di Occlumanzia?” chiese Harry sottovoce, per evitare di farsi sentire.
“No…Potter…di Cura delle Creature Magiche…ma che razza di domande fai?!?!”
“Pensavo che non mi volesse mai più vedere nel suo ufficio!”
“Se preferisci ci possiamo incontrare qui…”
“Nel suo ufficio va benissimo…sempre che vada bene a lei!”
“Allora…oggi pomeriggio alle sei, nel mio ufficio!”
“D’accordo…ma posso chiederle il perché di questa decisione?”
“Non sono affari che ti riguardano.” Disse con voce aspra, poi, dopo qualche istante di silenzio, aggiunse: “Certamente il Signore Oscuro, non aspetta altro che approfittare delle nostre debolezze…”
Harry annuì e sparì dall’aula con un cenno del capo, chiedendosi se, con quella frase, si fosse riferito alla sua mente debole nei confronti di Voldemort o alla rabbia cieca che Piton aveva provavo nello scoprire la sua relazione con Corin. O forse si era riferito volutamente ad entrambe, come a siglare un tacito accordo.
**
Nell’infermeria, intanto, Corin e Silente aspettavano il risveglio di Carol che, date le basse dosi di sedativo, sarebbe avvenuto a momenti.
Corin era un po’ agitata: non era ancora riuscita a parlare con sua madre dopo la sera del ballo e non sapeva assolutamente come si sarebbe comportata. Probabilmente non avrebbe esitato a rivolgerle contro tutte le sue ire, come aveva fatto con suo padre. Le aveva disobbedito volutamente, ma non si sarebbe certamente aspettata una simile reazione da parte sua: quella volta aveva esagerato. In tutta la sua vita, Corin non aveva mai visto sua madre adirarsi in quel modo. La conosceva bene e sapeva che era una donna molto riservata nei suoi sentimenti, dura e forte di carattere, ma mai era arrivata così vicina alla follia, come negli ultimi giorni.
Decise di esternare queste sue preoccupazioni a Silente, seduto accanto a lei e che con lo sguardo sembrava contemplare qualcosa di indefinito, che solo lui poteva vedere.
“Emh…mi scusi, professore…” chiese timidamente Corin.
Il preside parve riprendersi e spostò i suoi occhi luminosi sul volto di Corin. “Perdonami, cara. Stavo riflettendo su queste ultime vicende. C’è qualcosa che mi sfugge…ma non ho ancora capito di cosa si tratta”
disse sfoderando un sorriso.
“Volevo dirle qualcosa anch’io al riguardo. Si tratta di mia madre.”
D’improvviso Silente si fece più serio, osservando con attenzione la ragazzina.
“Vede…non so neppure bene come dirglielo…ecco…in breve, non ho mai visto mia madre comportarsi così.”
“Allora immaginavo correttamente.”
“Come fa a saperlo?”
“Tua madre frequentava Hogwarts da giovane. E non aveva certo il carattere di Bellatrix Lestrange!”
“Non pensa che possa essere sconvolta nell’aver rivisto mio padre dopo tanti anni?”
“Beh…Severus è un bell’uomo, ma non credo faccia questo effetto alle donne!”
Corin non poté fare a meno di sorridere. “Parlavo seriamente…io non so quanto mia madre possa odiarlo!”
“Meno di quanto tu creda…”
“E lei come lo sa?”
“Non lo so affatto…lo suppongo, date le mie non scarse abilità di comprendere la psiche umana. In ogni caso io e tua madre abbiamo alcune corrispondenza via gufo, ogni anno.”
“Per quale motivo?”
“Lei è un Auror abbastanza importante. Mi tiene aggiornato sulle condizioni estere.”
“E questo mio padre lo sa?”
“Ovviamente no…Carol mi ha domandato il massimo riserbo su questa questione. E io non voglio ficcare il naso nella sua vita privata.”
“Quindi anche lei crede che mia madre stia esagerando?”
Silente annuì, con aria grave.
“E cosa pensa che sia?” domandò con aria preoccupata.
“Magia Oscura” rispose lui senza tanti giri di parole.
“Come faremo a scoprirlo?”
“Non appena si sveglierà…me ne occuperò personalmente.”
Rimasero in silenzio alcuni minuti, osservandola mentre si svegliava e riprendeva conoscenza.
Quando aprì gli occhi, Carol si guardò attorno confusa, come se non si ricordasse dove si trovava.
“Mamma! Come stai?” esclamò Corin, avvicinandosi ancor di più al letto.
“Corin!!! Ma come ti sei permessa di disobbedirmi in questo modo! Non dovevi venire qui!” disse con un pericoloso luccichio nelle iridi.
Anche Silente se ne accorse e con le sue dita lunghe e affusolate strinse il volto della donna, scrutandola con attenzione.
“Lasciami vecchio!” gridò Carol cercando di divincolarsi “Non sono affari che ti riguardano.”
Silente aumentò la presa ed estraendo la bacchetta, la puntò verso la donna. “Invece, mi riguardano eccome.” Ed iniziò a proferire a bassa voce un lungo e complicato incantesimo.
Quando terminò, gli occhi di Carol si rovesciarono all’indietro e la donna svenne, appoggiando la testa tra i morbidi cuscini, posti sul letto.
“Mamma!” urlò Corin, stringendo forte la mano della madre.
“Va tutto bene” la rassicurò Silente, poggiandole una mano sulla spalla. “L’ho liberata.”
“Da cosa?”
“Da una magia oscura, come ti avevo già detto. Era sotto incantesimo…non era lei a ragionare.”
“Chi potrebbe essere stato ad incantarla?”
“Non ne ho la minima idea. Mangiamorte? Chi può dirlo? Devo assolutamente parlare con Severus…per favore…saresti così gentile da andarlo a chiamare?”
Corin si precipitò più in fretta che poteva verso i sotterranei e tornò ancor più in fretta accompagnata da Piton.
“Cosa succede?” chiese visibilmente preoccupato.
“Carol era sotto incantesimo…non era in sé. Non so neppure se quando si risveglierà, si ricorderà di quello che è accaduto.”
“Effettivamente la sua reazione è stata terribile…d’altronde sono passati molti anni dal nostro ultimo incontro e non sapevo quale sarebbe stato il suo comportamento…”
“Quando si sveglierà lo scoprirai di persona. Però, a questo punto, ho bisogno di te, Severus.”
Piton si fece ancor più serio in volto e scrutò il preside. Sapeva che quella frase non prometteva nulla di buono. Solo altro lavoro sporco.
“Come sempre puoi contare su di me.”
“Devi capire se Voldemort è in qualche modo collegato a questa storia. Non vorrei che avesse scoperto qualcosa.”
“Certamente. Sarai il primo a sapere qualsiasi tipo di notizia.”
“Spero che Carol si riprenda in fretta. Dobbiamo domandarle se ha qualche memoria di ciò che è accaduto. Potrebbe ricordarsi il volto di chi l’ha incantata.”
“Già” rispose Severus, guardandosi un po’ attorno e indeciso su come continuare il suo discorso. “Beh…se volete aspetto io che riprenda conoscenza. Per oggi ho terminato le lezioni. Vi chiamerò non appena si sveglierà.”
“Sono d’accordo…” esclamò Silente.
“Papà…se vuoi ti faccio compagnia.” ribattè Corin.
“Mi sono appena ricordato di aver un urgente pratica da sbrigare in ufficio” disse Silente e voltandosi fece l’occhiolino a Corin senza farsi scorgere da Severus. “E credo che anche tu abbia da fare, no?”
“Emh…beh…io…”
“Su! Su! Vieni cara!” continuò il preside, accompagnandola abbastanza energicamente verso la porta.
“A…a dopo papà!” riuscì a dire Corin prima che Silente la facesse del tutto sparire dietro l’uscio.
Severus rimase solo nella stanza, scuotendo leggermente la testa. Il preside sapeva essere davvero imbarazzante in certe situazioni.
Si sedette su una poltrona accanto al letto, in attesa che Carol si risvegliasse, socchiudendo gli occhi e assopendosi leggermente, ma rimanendo comunque vigile.
Dopo diverso tempo, una voce lo riscosse dal suo torpore. “Severus…” Era una voce calda, delicata, certamente sorpresa. Una voce che non sentiva da molto tempo.
Aprì lentamente gli occhi e la vide. Sembrava diversa da quella che gli era apparsa appena due giorni prima. Come aveva creduto possibile che quella che aveva visto fin ora fosse lei? Quella era la vera lei. La fissò a lungo negli occhi. “Carol” mormorò.
 
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