Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 3/11/2010, 17:07 by: Serpe89




Carissime!!!Ecco un altro capitolo...non succedono troppe cose, ma è molto incentrato sulla figura di Severus!!!! :giàgià: :giàgià:
perciò spero che piaccia comunque...
Un grande "kisso" (?) e buona lettura!

Capitolo 14

In infermeria


Severus stava rientrando a casa. Aveva il volto corrucciato, dato che la giornata non era andata proprio come sperava.
Ma non sapeva ancora che sarebbe peggiorata.
“Carol…tesoro…sono rientrato!” disse ad alta voce, dopo aver appoggiato il mantello sull’appendiabiti dell’ingresso.
La casa era stranamente silenziosa e infatti le sue parole non ottennero alcuna risposta. Si avvicinò lentamente nel salotto di casa, dove c’era il box in cui giocava la sua bambina. Si sporse a guardare e vide che dentro c’era la sua piccola che dormiva, come un angioletto. La guardò sorridendo, sfiorandole il visino e i capelli con la punta delle dita, facendo attenzione a non svegliarla.
All’improvviso dall’altro lato della stanza, comparve minacciosa Carol, puntandogli addosso la bacchetta: “Tu…non la devi toccare! Mai più…mi sono spiegata?”
“Che succede?” chiese Piton preoccupato.
Lei a quel punto si mise a gridare: “Tu sei solo uno schifoso Mangiamorte! Ecco cosa sei! E mi hai preso in giro per tutto questo tempo!”
“Co…come lo sai?” chiese lui spiazzato.
“Ti ho seguito…le tue stupide scuse iniziavano a puzzarmi un po’ dopo tutto questo tempo, non credi?”
Severus aprì e richiuse immediatamente la bocca, incapace di ribattere.
“E ora se non ti spiace…” disse lei freddamente “gradirei che tu te ne andassi!”
“Carol…ti prego! Parliamone…”
“Parliamone? Io non ti voglio più vedere! Non voglio avere niente a che fare con un Mangiamorte!”
E lo spinse rudemente verso la porta d’ingresso, mentre Severus continuava ad indietreggiare, con gli occhi sbarrati, vedendo tutta la sua esistenza svanire in un soffio.
“FUORI! FUORI DI QUI!” continuò lei con gli occhi ricolmi di lacrime amare.
In pochi istanti fu all’uscio di casa e scese quei pochi gradini che lo separavano dalla strada.
Fuori diluviava e Severus finì sotto la pioggia, bagnandosi i capelli e i vestiti in poco tempo.
“Non voglio vederti tornare, sia chiaro…e soprattutto in futuro, non cercare di avvicinarti a mia figlia! Non sei un padre degno di tale nome!”
“Ti prego…ripensaci…cosa farò senza voi due? Siete tutto quello che ho…”
“Dovevi pensarci prima! Vattene in quella tua casaccia alla periferia di Londra…e restaci!” poi si voltò per lanciargli in mezzo alla strada la valigia, piena di abiti buttati dentro alla rinfusa, e il mantello che era appeso accanto alla porta. All’urto con la strada, la valigia si aprì, infradiciando tutto quello che conteneva.
“Addio…Severus! A mai più rivederci!” disse lei, chiudendo la porta e sbarrando con un incantesimo tutte le porte e tutte le finestre.
Severus si precipitò correndo contro la porta cercando di aprirla, tirando calci e pugni, e urlando, ormai fradicio di pioggia.
Quando di arrese, richiuse mestamente la valigia e indossato il mantello, si accasciò in ginocchio in mezzo alla strada.
“NOOOOOOOOOO!” urlò levando gli occhi al cielo.
Poi li abbassò, appoggiando le mani al suolo e cercando di serrare i pugni, mentre le unghie si riempivano di terra e sangue e il sapore delle lacrime si mescolava a quello della pioggia…


Severus si svegliò di colpo dal suo torpore. Era buio e non sapeva dov’era, né cosa era accaduto.
Si guardò attorno confuso, riconoscendo l’infermeria della scuola. A poco a poco tutti i ricordi passati riaffiorarono, ricordando il suo incontro con Carol e il loro terribile duello. Si accomodò meglio nel letto, ma nel farlo lo colpì un dolore lancinante al braccio sinistro. Si scostò leggermente la fasciatura che lo avvolgeva e notò una brutta ferita in via di risoluzione, ma, a quanto pareva, ancora molto dolorante.
Contro certe magie molto potenti, la guarigione era lunga e difficile e Piton sapeva che Madama Chips aveva già fatto per lui tutto il possibile.
Ma tutto sommato, si sentiva abbastanza in forma. “Chissà da quanto tempo sono qui!” si domandò. Si ricordava distintamente di aver visto delle persone durante il suo oblio e di aver sentito delle voci, tra cui ricordava con precisione solo quella di Silente e quella di Corin. Sapeva di essersi svegliato per qualche istante, ma poi era caduto nuovamente nel buio. “Probabilmente mi avranno sedato…” pensò.
Cominciò a guardarsi attorno con più attenzione e la prima cosa che notò fu la sua bambina: era seduta su una sedia di fronte al letto e si era addormentata con la testa poggiata sul materasso, accanto alla sua mano. A giudicare da ciò che poteva scorgere dalla finestra, era notte inoltrata e sicuramente Corin si era addormentata per la stanchezza.
Le accarezzò teneramente la testa, pensando a quanto era stata carina a restargli vicino. Lei mugolò qualcosa e continuò a dormire, ma allungò una mano, stringendo convulsamente quella del padre. Piton la lasciò fare, dato che stava dormendo e rimase a godersi quel piacevole contatto con la figlia.
A quel punto Severus si girò alla sua destra e fu lì che la vide: profondamente addormentata nel letto accanto al suo c’era Carol. Sembrava star bene e, a giudicare dal suo respiro lento e regolare e dalla sua aria serena, quasi sicuramente era stata sedata anche lei.
Si voltò improvvisamente, con i battiti del cuore accelerati. “Cosa diamine ci faceva lei lì? Non potevano metterli a dormire un po’ più lontani? Se quella si svegliava era capace di ammazzarlo nel sonno…Ma svegliati, Severus! Non pensi che l’abbiano sedata a sufficienza? E non credo proprio che le abbiano lasciato la bacchetta…” diceva tra sé e sé, tranquillizzandosi.
Così si girò un’altra volta per guardarla. Non ricordava neppure da quanto tempo non le vedeva dipinta sul volto un’espressione così rilassata, con le labbra appena incurvate all’insù, come in un lieve sorriso. Era bella, proprio come se la ricordava, come quando si soffermava a guardarla la mattina, dopo aver dormito assieme.
Avrebbe voluto avvicinarsi, sfiorarle il viso e urlarle le sue scuse, mostrandole tutto il suo dolore, ma non poteva. Temeva di svegliarla e non sapeva quale reazione avrebbe avuto.
Distolse lo sguardo da lei, fissandolo sul soffitto: aveva deciso di aspettare la mattina, quando sarebbe sicuramente arrivato qualcuno. Non aveva più sonno e in ogni caso, difficilmente si sarebbe addormentato con tutti quei pensieri per la testa.
Quando furono le sei e mezza del mattino, arrivò Madama Chips, con dei medicinali.
“Buongiorno, Poppy” disse Severus.
“Oh…Severus!” rispose lei sorpresa. “Buongiorno anche a te! E’ molto tempo che sei sveglio?”
“Circa da tre ore…”
“Non ti sei più riaddormentato?”
“No…non ero stanco! Ho avuto l’impressione di aver dormito parecchio!”
Madama Chips abbassò lo sguardo.
“Allora!” incalzò Severus “Quanto tempo sono stato qui? Che giorno è?”
“E’ lunedì mattina…sei stato qui poco più di ventiquattro ore.”
“Mi avete sedato!”
“Sì…lo so! Non volevamo che tra te e lei ci fossero ulteriori problemi. Comunque, se non ti spiace, dovrei chiamare il professor Silente. Ha detto che desiderava parlare con te, non appena ti fossi svegliato.”
Severus annuì, anche se non aveva molta voglia di parlare dei suoi problemi con il preside, dato che quell’uomo sapeva essere estremamente invadente.
Aspettò circa cinque minuti, poi Silente entrò silenziosamente nell’infermeria, per non disturbare.
“Buongiorno, Albus!”
“Bentornato tra noi, Severus! Come ti senti, figliolo?”
“Non c’è male…solo il braccio è ancora un po’ indolenzito.”
Silente annuì. “Allora…sai che devi raccontarmi cosa è successo?”
“Pensavo te lo avessero già detto…lei si è presentata lì nel bel mezzo della festa, per riprendersi Corin!” disse indicando la ragazzina, ancora addormentata. “Poi la situazione è degenerata…anche perché lei si è fatta avanti col chiaro intento di attaccarmi! Io per un po’ mi sono difeso, ma poi mi ha praticamente costretto a colpirla a mia volta. Per fortuna che Corin si è accorta in tempo della mia assenza ed ha capito subito che c’era qualcosa che non andava.”
Il preside lo scrutò, attraverso le lenti dei suoi occhiali a mezzaluna: “Questo l’avevo intuito…anche Corin e Harry mi hanno raccontato più o meno questo. Ma io volevo sapere qualcosa di lei…” disse voltando appena lo sguardo su Carol, che dormiva.
“Non c’è molto da dire…lei mi odia. Mi sembra evidente da come si comporta.” Disse Severus con una smorfia. “E se fosse stato il contrario…non credo che l’avreste sedata così pesantemente!”
“Severus…abbiamo dovuto! Temevamo per la tua incolumità. Avevi perso molto sangue e dovevi riprenderti. Non potevamo rischiare che cercasse di colpirti mentre dormivi.”
“E perché avete sedato anche me?” chiese con astio.
“Per farti riposare senza brutti pensieri per la testa. Come puoi notare la tua dose di sedativo è stata molto più bassa.”
Severus non commentò quell’ultima frase.
“E tu come stai ora?” disse Silente, dopo qualche istante di silenzio.
“Se non sbaglio ho già risposto a questa domanda, non appena sei arrivato.”
“Non parlavo del tuo corpo, Severus, ma della tua anima.”
Severus si fece cupo in volto, voltandosi per guardare fuori dalla finestra. “Non mi va di parlarne.”
Silente sospirò: “Lo immaginavo. Non deve essere facile per te rivederla dopo tutti questi anni…e soprattutto sapere che lei non vuole più avere a che fare con te…se hai bisogno di aiuto o solo di parlarne…beh…puoi contare su di me!”
Severus annuì, continuando a fissare la finestra.
“Forse è meglio che mi alzi e mi vesta…tra un po’ inizieranno le lezioni!”
“Non ti arrendi mai, eh?” disse Albus con un sorriso.
Così Severus si alzò e poi andò in bagno a vestirsi e prepararsi. Quando fu pronto, decise di svegliare Corin.
“Ehi! Sveglia, dormigliona!”
“Gnnnnnn!” disse la ragazza, stiracchiandosi. “Oddio, papà! Stai bene! E sei sveglio!” disse correndogli incontro e abbracciandolo con forza.
Severus rimase un attimo interdetto, da quell’abbraccio improvviso e per qualche istante non reagì, poi, quando riprese possesso delle sue facoltà, si allontanò delicatamente dalla stretta della ragazza.
“Scusami” disse Corin arrossendo e abbassando gli occhi.
“Per questa volta sei perdonata…” disse lui con un sorriso.
“Sai…mi sono spaventata tantissimo!” disse la ragazzina “Pensavo voleste farvi fuori a vicenda…insomma, proprio ora che vi ho ritrovati entrambi!”
“Come vedi siamo due persone in gamba! Non ci arrendiamo per così poco!”
“Tu sei stato tranquillo…ma dovevi vedere la mamma! Era una furia! Hanno dovuto sedarla parecchio…speriamo che quando si svegli sia migliorata almeno un po’!”
Severus rimase in silenzio e si limitò ad osservare la donna che dormiva, avvicinandosi e restando vicino al suo letto a guardarla.
Rimase lì per qualche minuto, senza dir nulla, con la figlia accanto.
All’improvviso, però, la donna spalancò gli occhi.
Corin, per lo spavento, indietreggiò e urlò.
Lo sguardo feroce di lei, si posò su Piton, che invece restava impassibile accanto a lei.
“Tu! Lurido schifoso! Vieni qui, che ti ammazzo con le mie mani!” disse cercando di alzarsi, per cercare la sua bacchetta.
Ma Severus fu più veloce. La legò al letto, con funi invisibili, mentre quella continuava a urlare e a cercare di liberarsi. Silente, che era uscito da poco dall’infermeria, fece dietrofront, preoccupato dalle urla.
“Lasciami andare!” urlò Carol.
“Neanche per sogno!” disse lui.
“Sei solo un Mangiamorte del cavolo!” disse e poi gli sputò in faccia.
Severus si pulì impassibile con una fazzoletto che aveva in tasca, squadrandola malamente, proprio nel momento in cui Silente rientrava.
“Presto, Poppy!” gridò Silente. “Serve altro sedativo!” Così la donna si precipitò da Carol e le fece direttamente un’iniezione, di modo che facesse effetto quasi istantaneamente. Poco dopo infatti, Carol crollò in un sonno profondo e Severus sciolse le funi invisibili che la trattenevano.
“Preside! Se non le spiace, io devo recarmi a lezione!” disse Piton con un impercettibile inchino.
“D’accordo, Severus! Ci penserò io a parlare con lei, non appena si sveglierà e credo che la signorina Corin mi farà volentieri compagnia.”
Severus e Corin si scambiarono un lieve cenno d’assenso, dopodiché Piton sparì dall’infermeria, diretto alla sua aula nei sotteranei.
 
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