Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

« Older   Newer »
  Share  
Serpe89
view post Posted on 12/9/2010, 21:13 by: Serpe89




Pensavo che ormai non ce l'avrei più fatta ad aggiornare...ma ogni tanto un capitolino spunta fuori...come adesso!!!
Purtroppo non sono una persona che in vita sua riuscirebbe mai a scrivere un libro...c'è il periodo che va bene e i giorni (o mesi) in cui non spunta fuori nulla!!!!
Prendetemi così come sono...anche se ho notato che l'estate è un periodo al ribasso per tutti!!!!!
Bando alle ciance....vi posto il capitolo...


Capitolo 10

Uguali e diversi

Corin era ancora scossa dall’ improvvisa comparsa del padre. Lo fissava con aria stupita, ma al tempo stesso dolce, domandandosi cosa mai avesse potuto combinare per farlo adirare in quel modo.
“Papà” proferì a bassa voce, appoggiando delicatamente la mano sulla spalla di Piton.
Il professore rimase con la testa tra le mani e mugugnò, scuotendo leggermente la spalla, come per allontanare la mano della ragazza.
“Saresti così gentile da spiegarmi cosa succede?”
Severus rimase in quella posizione per un tempo che a Corin parve indefinito. La sua mente stava riacquistando quella calma e freddezza che gli erano proprie, prima di riprendere a parlare.
Ad un certo punto, alzò la testa e fissò Corin con sguardo lapidario: “Potter!”
“Cosa c’entra Potter?”
“Forse non mi sono spiegato…TU E POTTER!” disse alzando appena la voce, ma scandendo con precisione le ultime parole.
“Beh…papà…devo dire che sei un oratore invidiabile! Ora sì che è tutto più chiaro!”
“Non prenderti gioco di me…sai benissimo di cosa parlo!”
“Che cosa sai?”
“Che vi siete baciati.”
Corin non arrossì minimamente. “Cosa c’è di male? Lo avrai fatto anche tu alla mia età!”
Severus pensò che quella ragazza aveva la straordinaria capacità di metterlo in difficoltà, di colpirlo dove percepiva una sua debolezza, di rispondere senza timore alla sua ira o alle sue provocazioni. In fondo, gli assomigliava più di quanto pensasse.
“Sì…ma…non è per quello che è successo…è perché si tratta di Potter!”
“Perché tanto astio nei suoi confronti?”
“E’ semplicemente un ragazzino insolente, poco propenso alle regole. Abbiamo un pessimo rapporto fin dai primi giorni di scuola e credo che sempre sarà così. Poi suo padre era davvero un essere penoso.”
“Invece io trovo che Harry sia un ragazzo divertente e nient’affatto stupido!”
“Ma con tutti i ragazzi che ci sono ad Hogwarts proprio lui? Dovevo presentarti io qualche ragazzo come si deve!”
“Papà…io mi trovo bene con Harry! Sono felice di averlo conosciuto. E poi scommetto che mi avresti presentato un sacco di gente con la puzza sotto il naso, come Malfoy!”
Piton la fulminò con un’occhiataccia.
“Papà…devi ammettere che la gente che frequenti non è il massimo della simpatia.”
“Lo sai che devo mantenere certe amicizie…sono utili per il mio lavoro con Silente. Comunque al momento, non voglio che si sappia in giro che tu sei mia figlia.”
“Non lo sa nessuno, a parte Harry.”
“Bene…e assicurati che quel ragazzino tenga la bocca chiusa!”
“Non credi che ogni tanto dovresti rilassarti un po’?”
“Corin…è vitale che i nemici vengano il meno possibile a conoscenza di te. Sanno della tua esistenza, ma dato che hai sempre vissuto all’estero, davvero pochi saprebbero riconoscerti. Al momento preferisco che tu rimanga nell’anonimato.”
“Uff…sei davvero paranoico!”
“Semplicemente non voglio che ti accada nulla! Qualcuno potrebbe usarti per ricattarmi!”
“Allora un po’ ci tieni a me!” disse la ragazza con un sorriso radioso.
Piton abbassò lo sguardo. “Certo” sussurrò a bassa voce, nascondendo l’imbarazzo che quell’affermazione gli provocava nel profondo dell’animo.
Un padre normale non avrebbe avuto esitazioni né timori di fronti a quella constatazione, ma lui non era praticamente mai stato né padre né normale. La sua esistenza era stata un susseguirsi di scelte sbagliate e delusioni, alternate da brevi sprazzi di gioia, che lo avevano illuso che la vita potesse essere un cammino felice.
Rimasero in silenzio qualche minuto.
Corin fissava il volto del padre, leggendo fra le lievi rughe che solcavano il suo viso, tutto il dolore e la sofferenza vissuti. Appariva inerme di fronte ad esso e si copriva con una maschera di freddezza che non lasciava trapelare nulla.
“Papà…” disse la ragazza allungando di nuovo la mano verso la sua spalla “ma non avevi lezione con Harry?”
“L’ho cacciato via.”
“Hai scoperto tutto tramite l’Occlumanzia?”
“E tu come sai delle lezioni?”
“Me lo ha detto Harry!”
“Doveva essere un segreto.”
“Ha pensato che, dato che sono tua figlia, non fosse un problema che io lo venissi a sapere. Comunque, non lo sa nessun altro a parte i suoi amici Ron e Hermione.”
“Quello lo immaginavo” disse Piton con una smorfia. “Non c’è nulla che non racconti a quei due…a quest’ora sapranno già tutto!”
“Tutto cosa?”
“Di te, di me, dell’Occlumanzia…”
“Ti fai sempre troppi problemi…magari non ti piaceranno, ma sono convinta che siano dei bravi ragazzi. O per lo meno sono leali, a differenza di molti che conosci, disposti a voltarti le spalle non appena conviene.”
“Lo spero” disse Piton con scarso convincimento.
“Comunque, per concludere questo discorso, spero che tu mi capisca. Sono una ragazza assennata e so quello che faccio. Non ho bisogno che tu mi controlli ogni cinque minuti. So gestirmi perfettamente da sola…”
“Tua madre ti ha allevato bene…sei una ragazza in gamba per la tua età, anche se un po’ troppo indipendente” constatò Severus.
“Per essere stata sempre sola ha fatto fin troppo” esclamò Corin orgogliosa. “Per me è un vero esempio.”
“Già…hai ragione…non è neppure giusto che io ti faccia la paternale in questo modo, quando non sono mai stato un vero padre.”
Detto questo Piton si alzò dal letto e distolse lo sguardo dalla figlia, avvicinandosi alla finestra e fissando il cielo serale che si andava scurendo.
Corin lo osservava con tristezza, percependo il dolore del padre e sapendo che non poteva far nulla per alleviarlo.
Quella era la sua punizione, la sua croce da portare stancamente ogni giorno.
Rimasero a lungo in silenzio, ognuno in contemplazione dei propri pensieri, senza sentire alcuna necessità di comunicare con l’altro, perché in quel silenzio c’erano già tutte le loro parole: quelle mai dette, quelle mai udite, quelle che covavano inespresse nei loro animi, troppo orgogliosi per pronunciarle.
“Papà” sussurrò Corin.
Severus si girò lentamente, accompagnato dal lento movimento del mantello.
“Forse è meglio che vada. E’ tardi e credo vorrai prepararti per la cena.”
Corin annuì. Sapeva che sarebbe stato un errore cercare di trattenerlo.
Arrivò rapido all’uscio della porta e salutò la figlia con un impercettibile cenno del capo, poi socchiuse delicatamente la porta, in un modo che gli era certamente inusuale, ma che poteva apparire ad un occhio esperto, come un gesto gentile.
La ragazza rimase sola nella stanza, con un senso di vuoto e gelo che la avvolgeva. Decise di uscire più in fretta che poteva, indossando le prime cose che si ritrovò in mano.
Percorse i corridoi alla ricerca di Harry, cercando un conforto amico.
Dopo un lungo girovagare, lo incontrò. Gli corse incontro con un gran sorriso e lo abbracciò. “Oh, Harry! Era da un sacco che ti cercavo! Avevo proprio bisogno di un po’ di compagnia! E’ successo un casino…con mio padre.”
“Che coincidenza!” esclamò Harry, ricambiando la stretta della ragazza. “Anche io ho un grosso problema con tuo padre.”
“Fondamentalmente si tratta della stessa cosa! Mio padre è arrivato da me furente e mi ha detto di aver scoperto di noi due!”
“Furente?!?!? Tuo padre?!?!?! Furente è dir poco! Non l’ho mai visto in quello stato in tutta la mia vita…anzi, devo dire che difficilmente ho visto qualcuno arrabbiarsi così!”
“Sul serio?”
“Tu non eri presente ma ha praticamente ribaltato l’intero ufficio. Io sono scappato via fino al dormitorio…avevo la sensazione che volesse amazzarmi…non so dirti se a calci e pugni o con un bell’incantesimo.”
Corin si mise a ridere, immaginandosi la scena: suo padre che prendeva a calci Harry come avrebbe fatto un babbano ubriacone.
“Sono proprio in un bel guaio. Adesso mi odierà ancora di più, se possibile.”
“L’ho pregato di non infastidirmi e di lasciarmi fare.”
“Già…ma niente gli vieta di rifarsela con me!”
“Stai tranquillo. Ci parlerò io. Più che altro non so assolutamente come comportarmi con lui…”
“Lo chiedi alla persona sbagliata.”
“Volevo solo un consiglio.”
“Va bene, ci provo…ti ascolto.”
“Non so neppure bene come dirtelo…è così freddo, non riesce mai a comunicare i suoi sentimenti…e poi in certi momenti capisco che soffre per il fatto di essermi sempre stato lontano, ma non so cosa dire o come aiutarlo.”
“Tuo padre è fatto così. E’ freddo e distaccato, non si capisce mai cosa pensi…come se fosse finto o senz’anima. Ma sono convinto che, come tutti, anche lui abbia dei sentimenti. Solo che, per qualche strano motivo, li tiene nascosti.”
“Credo che pensi che siano una debolezza.”
“Certamente…ma come mi hai detto tu, lo vedi soffrire. Perciò tranquilla! E’ umano anche lui! Tu sii te stessa…vedrai che a poco a poco lo farai sciogliere! Nessuno ti può resistere!” disse Harry compiaciuto, facendole l’occhiolino.
Corin gli regalò uno dei suoi bellissimi sorrisi. “Grazie Harry.”
“Senti…ti spiace se ci vediamo più tardi per cena? Stavo tornando al dormitorio per farmi una doccia,prima di mangiare. Sono appena tornato da una riunione per stabilire gli allenamenti di Quidditch.”
“Figurati, vai pure. Magari ci vediamo in Sala Grande e ceniamo assieme.”
“Ottima idea…allora a dopo”
“Ah…e grazie per quello che mi hai detto. Ho già pensato a qualcosa da fare nell’attesa della cena.”
“Sono sicuro che qualsiasi cosa farai, sarà giusta” disse Harry convinto. Poi la salutò con la mano e scomparve dietro l’angolo del corridoio.
Corin rimasta sola, si diresse a passo deciso verso i sotterranei. Ormai sapeva bene dove si trovava l’ufficio di suo padre e infatti non tardò a giungervi.
Data l’ora, la porta era semiaperta e Corin vi scorse dentro il padre che ripuliva la scrivania e metteva a posto degli oggetti caduti. Come poté constatare, nell’ufficio regnava un gran caos. “Harry aveva proprio ragione” pensò fra sé e sé.
Allora si fece coraggio ed entrò.
Il padre alzò gli occhi improvvisamente, fissandola malamente. Quando però si accorse che si trattava di lei, il suo sguardo si addolcì e assunse un’ aria interrogativa, ma al tempo stesso colpevole per il disordine presente nella stanza.
Corin sorrise. “Non devi dire nulla, papà.”
E mettendosi accanto a lui, iniziò a sistemare le cose, rimettendole al loro posto.
Severus stette qualche momento a guardarla incuriosito, poi capì che voleva semplicemente dargli una mano e stare in sua compagnia.
Allora si mise anche lui a riordinare, ma questa volta con animo sollevato e leggero, felice della vicinanza della sua piccola.
Per tutto il tempo non proferirono quasi parola l’uno con l’altra, solo qualche breve frase sulla disposizione degli oggetti.
A Corin non piaceva molto stare assieme in questo modo, senza parlare, ma aveva capito che con suo padre bisognava iniziare il rapporto dall’inizio, passo dopo passo. Ed era certa che lui, con quel suo carattere così particolare, aveva sicuramente gradito quei momenti passati assieme, nonostante fosse incapace di farglielo sapere. A lei però non importava…lo sapeva e basta. Lo sentiva nell’aria e nel cuore che lui, in quel momento, era veramente felice.
Quando terminarono di riporre, era ora di cena.
“Papà, se non ti spiace inizio ad andare in Sala Grande.”
Piton annuì e le indicò con un lieve cenno la porta, mentre finiva di sfogliare alcune pergamene.
“Ah…papà! Un ultima cosa…credo che dovresti continuare ad insegnare Occlumanzia ad Harry! Sarebbe un peccato…nonché un bel problema per tutti, no?”
Poi se ne andò immediatamente, senza lasciare a Severus il tempo per rispondere. E a lui non rimase nient’altro da fare, che fissare allibito la porta chiusa.
 
Top
39 replies since 17/2/2010, 12:15   721 views
  Share