Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

OCCHI DI GHIACCIO

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Serpe89
view post Posted on 25/4/2010, 21:53 by: Serpe89




Eccomi con un nuovo aggiornamento!!!!
Questo capitolo è stato piuttosto veloce da scrivere perchè avevo una guida da seguire...ossia alcuni capitoli del quinto libro!!!Ho ripreso intere parti (soprattutto dialoghi), proprio perchè erano perfette per la mia Fic...ovviamente le ho adattate alle mie esigenze!!!Credo sarà l'unico capitolo a riprendere in maniera così evidente il quinto libro...
Spero almeno vi piaccia il mio riadattamento!!!
Buona lettura!!!! ^.^

Capitolo 9

La prima lezione di Occlumanzia

Severus Piton era seduto dietro la sua scrivania, aspettando le sei di pomeriggio, ora in cui sarebbe arrivato Harry Potter per la sua prima lezione di Occlumanzia. Era dubbioso al riguardo: quel ragazzo era pigro e si impegnava raramente. Amava contravvenire alle regole e in quello si applicava alla perfezione.
Sopportava difficilmente la compagnia del giovane Potter: troppo simile nell’aspetto e nel carattere a quell’arrogante di suo padre. L’unica cosa che lo distingueva da James erano gli occhi: verdi e profondi come quelli della sua cara Lily. Ogni volta che incrociava quello sguardo, era come ricevere un pugno in pieno volto: era vedere quegli occhi, incastonati su quel viso così odiato. A quel punto, il ricordo di tutti i suoi errori lo travolgeva come una valanga, lo trascinava come un uragano nella foschia del suo passato.
Mentre rifletteva, osservava i fogli sparsi che occupavano la sua scrivania. Iniziò a metterli in ordine lentamente, per ingannare il tempo.
Quando finì, si voltò per controllare l’ora alla grande pendola posta dietro di lui. Mancavano meno di due minuti alle sei. Dopo pochi istanti sentì bussare: “Ehm…è permesso?” domandò titubante la voce di Harry.
Piton si meravigliò della puntualità del ragazzo: non se lo sarebbe mai aspettato da lui. “Avanti!” rispose con voce melliflua.
“Chiudi la porta e siediti” ordinò. “Devo ammettere che non mi aspettavo ben un minuto di anticipo da parte tua, Potter. Comunque…sai perché sei qui. Spero che ti dimostrerai più portato per questa materia che per le Pozioni.”
“Bene. Ma perché il professor Silente crede che ne abbia bisogno?”
“Dovresti esserci arrivato anche tu a questo punto. L’Oscuro Signore è molto abile nella Legilimanzia…”
“Che cos’è?”
“E’ la capacità di estrarre emozioni e ricordi dalla mente di un’altra persona.”
“Sa leggere nel pensiero?” chiese Harry sbalordito.
“Tu non hai acume Potter! Non capisci le sfumature. E’ uno dei difetti che ti rendono un pozionista così scadente. Solo i Babbani parlano di lettura del pensiero. I pensieri non sono un libro aperto che si possa aprire ed esaminare a piacimento. E’ comunque vero che chi padroneggia la Legilimanzia è in grado, in condizioni particolari, di scavare nella mente delle sue vittime ed interpretare correttamente ciò che vi trova. L’Oscuro Signore, per esempio, sa quasi sempre se qualcuno gli sta mentendo.”
“Quindi potrebbe sapere che cosa stiamo pensando ora?”
“L’Oscuro Signore si trova ad una considerevole distanza e le mura e i terreni di Hogwarts sono protetti da molti incantesimi antichi che garantiscono l’incolumità di coloro che vi abitano. Il contatto visivo è però spesso essenziale per la Legilimanzia.”
“E allora perché devo studiare Occlumanzia?”
“A quanto pare le abituali regole non valgono per te, Potter. La maledizione che non ti ha ucciso sembra aver creato una sorta di connessione fra te e l’Oscuro Signore. Le prove suggeriscono che a volte, quando la tua mente è più vulnerabile, come durante il sonno, tu condividi i suoi pensieri e le sue idee. Questo non deve continuare.”
“Ma perché devo smettere? A me non piace…ma è stato utile, no? Come quando ho visto il serpente che attaccava il signor Weasley…”
“A quanto pare l’Oscuro Signore non si era reso conto del vostro legame. Finora sembra che tu abbia provato le sue emozioni e condiviso i suoi pensieri senza che lui lo sapesse. Tuttavia la visone avuta poco prima di Natale ha rappresentato un’incursione così potente che pare che l’Oscuro Signore si sia accorto della tua presenza.”
“Come fate a saperlo, lei e Silente?”
“ Lo sappiamo e basta. L’importante è che lui ora è a conoscenza del fatto che tu hai accesso ai suoi pensieri e sensazioni. Ha dedotto che il processo probabilmente funziona anche al contrario; vale a dire che potrebbe avere accesso ai tuoi…”
“E potrebbe cercare di farmi fare delle cose?”
“Potrebbe. Il che ci riporta all’Occlumanzia.”
A quel punto Piton si alzò dalla sedia, estraendo la bacchetta. Harry lo guardava di sottecchi, non sapendo cosa aspettarsi e pronto a scattare in caso di aggressione.
Il professore, però, si diresse lentamente verso l’armadio a muro, in fondo alla stanza. Da lì estrasse un grosso bacile di pietra, coperto di rune e simboli: era il Pensatoio di Silente. Piton, ponendo la bacchetta alla tempia, iniziò ad estrarre i suoi pensieri, sotto forma di magici fili d’argento, e a riporli con delicatezza nel Pensatoio.
Quando fu pronto esclamò: “Alzati e prendi la bacchetta, Potter. Puoi usarla per disarmarmi o difenderti in qualunque altro modo.”
“E lei cosa farà?” chiese il ragazzo preoccupato.
“Cercherò di forzare la tua mente. Vediamo quanto sei in grado di resistere. Mi hanno detto che hai già mostrato attitudine ad opporti alla maledizione Imperius. Scoprirai che per questo ci vuole un potere simile. Ora concentrati! Legilimens!”
Piton non aveva volutamente lasciato ad Harry alcun tempo per prepararsi. D’altronde sapeva per esperienza personale che il Signore Oscuro non lasciava certamente a nessuno il tempo di difendersi o tanto meno di prepararsi.
Cominciava nitidamente a vedere i pensieri di Harry: era bambino e guardava invidioso la bicicletta di un altro ragazzino sovrappeso, poco più grande veniva inseguito da un bulldog, frequentava una lezione ad Hogwarts, mille Dissennatori lo circondavano, camminava in riva al lago con i suoi amici…
“Deve smetterla di ficcare il naso nel mio privato!” pensò Harry con foga, mentre in preda ad un dolore lancinante alla testa, cadeva sulle ginocchia.
Alzò lo sguardo. Piton aveva la veste strappata, lungo l’avambraccio. “Potter, volevi scagliare una fattura?”
“Non lo so.”
“Lo immaginavo. Hai perso il controllo.”
“Ha visto tutto quello che ho visto io?” domandò Harry preoccupato.
“Più o meno” rispose lui beffardo. “Di chi era il cane?” domandò apposta per stuzzicarlo.
“Di mia zia…” disse Harry, quasi ringhiando.
“Come primo tentativo non è andato troppo male. Ma non devi sprecare tempo ad urlare. Se saprai respingermi con la mente non avrai neppure bisogno della bacchetta. Devi svuotare la mente e liberarla da ogni emozione.”
Mentre parlava, Piton stesso si rendeva conto di quanto per il ragazzo sarebbe stato difficile farlo. Sapeva che la sua presenza lo agitava e il suo modo di fare certamente non lo aiutava a rilassarsi. La situazione lo faceva estremamente divertire: poteva ficcanasare nella mente di Potter e farlo sentire a disagio.
“Ricominciamo! Concentrati! Legilimens!”
Poté di nuovo vedere nella sua mente: un grande drago nero, una foto dei suoi genitori, Cedric Diggory morto…
Harry urlò di nuovo, mentre Piton sembrava gongolare dalla gioia.
“Non ti stai applicando! Mi lasci libero accesso ai tuoi ricordi!”
“Ci sto provando!” brontolò il ragazzo, distrutto dal mal di testa.
“Allora sarai una facile preda, se continui così…sei un debole!”
“Non è vero!” ribattè Harry con astio.
“Allora dimostralo! Controllati!”
Harry cercò di concentrarsi al massimo.
Quando Piton pronunciò “Legilimens!” vide immediatamente i Dissennatori avanzare verso di lui, ma si accorse che continuava a vedere il professore, in piedi davanti a lui.
“Protego!” urlò.
Piton barcollò e la mente di Harry si riempì inaspettatamente di ricordi e pensieri non suoi: un uomo che urlava contro una donna, mentre un bambino piccolo dai capelli neri piangeva, un adolescente sedeva solo in una camera buia, un Piton adulto osservava una bambina nella culla, si svegliava una mattina accanto ad una bella donna mora con i capelli scarmigliati…
“Basta così! Hai visto abbastanza!” tuonò il professore.
Harry non sapeva assolutamente come comportarsi. Temeva più di ogni altra cosa la reazione di Piton. Quei ricordi che aveva visto appartenevano a lui e quella donna e quella bambina piccola erano certamente Corin e sua moglie, data la somiglianza che la donna aveva con la sua amica. Ovviamente Piton non poteva sapere che Harry conosceva tutta la storia.
Fortunatamente per Harry, Piton decise di far finta di niente.
“Bene, Potter. Questo è stato un vero miglioramento!” disse. Anche se, dentro di sé, sapeva che si era fatto sfuggire di mano la situazione: il ragazzo aveva visto troppo. Questo era accaduto perché lo aveva nettamente sottovalutato. Non si aspettava una mossa del genere dopo così poche prove. Quel Potter, per una volta in tutta la sua inutile vita, lo aveva sorpreso positivamente! Continuò: “Non ricordo di averti insegnato un Sortilegio Scudo…ma è stato senza dubbio efficace!” Questo era in assoluto il miglior complimento che poteva fuoriuscire dalla sua bocca. “Riproviamo?”
Harry aveva saggiamente deciso di rimanere in silenzio e di non controbattere. Fu presto percorso da un brivido di terrore, certo che avrebbe pagato caro quanto era appena successo.
“Al mio tre, allora! Uno…due…tre…Legilimens!”
Harry sentì forzare la sua mente: comparvero presto ricordi della sua infanzia, legati soprattutto ai dispetti del suo perfido cugino Dudley, la finale di Quidditch con lui che inseguiva il boccino, una punizione passata con Gazza…
Poi questi ricordi scomparvero, ma ne apparve uno terribilmente più recente. Harry si sforzò di nasconderlo, senza riuscirvi. In esso lui e una bella ragazza passeggiavano vicino al lago, si sedevano a parlare sulla riva,lui si avvicinava lentamente tenendo tra le mani il volto di lei…
Harry si concentrò al massimo per respingere Piton: non si era mai impegnato così tanto, ma fu tutto inutile. La forza con cui Piton stava scavando nei suoi pensieri era enorme. Sicuramente aveva capito chi era la ragazza e stava forzando la mente di Harry, per pura curiosità personale. Cercò di allontanarlo da quel pensiero, ma ormai provato dal dolore e dalla stanchezza, non ce la fece. Comparve inesorabile l’immagine del bacio tra i due ragazzi.
A quel punto Harry percepì l’incantesimo affievolirsi e scomparire del tutto. Si accasciò a terra dolorante, stringendo la testa tra le mani: aveva l’impressione che un coltello arroventato gli stesse aprendo il cranio a metà, come una mela.
Severus Piton era immobile e silenzioso, all’altro capo della stanza. Harry si mise in ginocchio dolorante e aprì un occhio per osservarlo. Era fermo, con un’espressione che non gli aveva mai visto. I suoi occhi sembravano emanare una rabbia pura, mista ad una sorta di follia, che glieli faceva luccicare minacciosamente.
Gli occhi di Harry, a quella vista, si spalancarono e si riempirono di puro terrore.
Vedendo la sua espressione, Piton capì: “Tu…tu lo sai!”
“Sì, signore…io…mi dispiace…”
“Tu!!! Schifoso bastar*o!!!! Come osi toccarla anche solo con un dito!!! FUORI! FUORI DI QUI! NON VOGLIO VEDERTI MAI PIU’ QUI DENTRO!”
Harry corse a perdifiato verso l’uscita mentre, dove un attimo prima c’era la sua testa, cominciarono ad esplodere vasetti,contenenti i più abominevoli animali morti. Sentendo i terribili rumori che provenivano dall’interno dell’ufficio di Piton, non smise di correre finchè non si ritrovò stremato davanti al ritratto della Signora Grassa.
Piton, invece, osservava ansimante l’interno devastato del suo ufficio: parecchi contenitori per gli ingredienti e per le pozioni erano rotti e il pavimento era costellato di schegge di vetro e chiazze di liquidi oleosi e verdastri, l’intera stanza era ricoperta di pergamene che si erano sparse nel momento in cui, con un impeto d’ira, aveva rovesciato la scrivania, mentre piume e calamai rotti lasciavano scie d’inchiostro fino al tappeto.
L’ufficio di Severus Piton non era mai stato ridotto in quello stato: sembrava che un tornado fosse entrato dalla finestra.
Era da anni che non sfogava così apertamente i suoi sentimenti e ancora sentiva la rabbia ribollirgli dentro, come una pozione lasciata troppo a lungo nel suo calderone.
Uscì a passo svelto dalla stanza, incurante del caos che vi aveva lasciato. Una volta giunto fuori, guardò a destra e a sinistra, speranzoso di trovarvi ancora il ragazzo. Aveva una voglia terribile di prenderlo a calci, di picchiarlo, di fargli male.
Sapeva cosa doveva fare.
Iniziò a salire i gradini che lo portavano ai piani superiori a tre a tre.
Arrivato al terzo piano si fermò ansante davanti alla porta della camera degli ospiti.
Entrò senza bussare, spalancando la porta rumorosamente.
Corin era semisdraiata sul letto, con la schiena appoggiata al cuscino e stava leggendo un libro babbano, “Orgoglio e Pregiudizio”.
Guardò con espressione stupita il padre che si stava velocemente avvicinando al suo letto, senza proferire parola. Appena arrivato davanti a lei, le strappò con violenza il libro dalle mani, gettandolo in un angolo della stanza. Poi la sollevò di peso e tenendola per le spalle iniziò a scuoterla con foga: “Tu! Lurida stron*etta! Schifosa sgualdrina! Come hai potuto farmi questo, eh? Come hai potuto?”
Corin, spaventata dal comportamento del padre e cercando di divincolarsi, urlò: “Papà! Papà! Calmati!”
Piton si bloccò istintivamente, con lo sguardo pieno di dolore.
Corin preoccupata, lo notò. Allora allungò una mano e con le sue dita delicate sfiorò la guancia del padre.
“Cosa succede? Dai…raccontami tutto!” disse con dolcezza.
A quel tocco leggero, tutta l’ira di Severus era svanita di colpo, così come era arrivata. La osservò in quegli occhi belli e profondi, provando una fitta allo stomaco. Quanto assomigliava a sua madre, in quei momenti! Quando sapeva trovare una parola dolce, un sorriso, per calmarlo e ridargli la serenità…
Si sedette sul letto, con la testa tra le mani, incapace di fissarla più a lungo.


Mi piace Sev incaz*ato!!!!Lui che sembra sempre così controllato... u.u

 
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