Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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~D r e a m e r •
view post Posted on 10/8/2011, 11:01




Rieccotii!! Finalmente!
Non vedevo l'ora di un aggiornamento...*.* e come al solito non mi hai deluso!
Harry in versione guardone allupato è qualcosa di fantastico anche se molto inquietante xD
Comunque la vita da coinquilini è carina, sono bellissimi tutti insieme appassionatamente!
Sev...mamma mia...lui è stato carinissimo!! Finalmente si sono rivisti, che tenerezza!
Anna e Draco come sempre splendidi.
Un beso
 
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kikyo91
view post Posted on 26/12/2011, 22:01




Buonsalvee *-* *appare vestita da babba natale* ebbene yes, ho un regalo (ritardatario xD) per voi <3 *-*
giusto qualche secondo fa ho finito il nuovo capitolo, di ben 18 pagine di word xD gli occhiali da vista sono al banco 3 u.u *indica la ire*
Avvertenze: era iniziato come un capitolo serio, di buoni propositi, ma è finito con contesto moralmente dubbio xD e ringraziate che non sia spicy, altrimenti u_u fra le mie mani perfino Harry sembra perverso o.ò devo smetterla di scrivere mentre cerco di smaltire il pranzo natalizio u.u ovviamente ci sarà OCCtà voluta verso la fine, ma penso capirete il perchè xD
in any case, spero che vi piaccia *-* diciamo che volevo fosse un capitolo un pò sgaio in attesa del prossimo, che non credo sarà molto leggero ._.
In questo capitolo abbiamo Tintarella Di Luna (della grande Mina *-*), Dancing Queen (della Soundtrack di Mamma Mia! **), Fcuk Me Like You Hate Me (dei Seether, non pensate male xD) , Standing in the Way of Control (dei The Gossip *-*) e I Will Survive (di Gloria Gaynor u.u).
Finito il capitolo vi aspettano panettone/pandoro al banco 3 e, se il capitolo non vi è piaciuto, ci sono anche delle mazze chiodate con cui inseguirmi *-*
Detto ciò, vi lascio alla lettura xD
Buon capitolo bimbe mie <3

Ventunesimo Capitolo (come i miei prossimi anni °-°)
La luna era fioca più che mai. La tarda ora aveva reso il quartiere a prova di ogni minimo rumore. Animali chiassosi nelle strade. E voci. Proveniente dal lato di una strada oramai buia. “Non vorrai passare tutta la notte seduta per terra mi auguro…” sbottò acido Piton. Giulia rise. “Si sta comodi!” esclamò. Il professore la guardò scettico. Poi si alzò. La ragazza gli prese una mano per cercare di riportarlo giù con lei. Ma stavolta Severus si oppose. “Che permaloso che sei!” sbuffò Giulia. Cercando comunque di farlo tornare rasoterra. Dopo qualche minuto passato a guardare le buffe espressioni del viso della ragazza il professore si arrese. “Anche se in effetti alla tua età non è una buona cosa stare seduti per terra…” fece notare poi lei. Piton la guardò truce. E la spintonò di poco. Aveva i vestiti tutti sporchi di terriccio. Giulia barcollò di poco. Se ne stava seduta con le gambe di lato. Pallide a stretto contatto con l’umida terra. Severus scosse la testa. Le vecchie Converse erano ridotte al limite. Avevano perfino qualche buco. “Non sarebbe ora di cambiare queste vecchie scarpe?” la punzecchiò. La ragazza gonfiò le guance. “Le mie Converse non si toccano! Sono speciali!” rimbeccò subito. A mo di bambina. Il professore sorrise divertito. La prese piano per una caviglia e la trascinò a se. Giulia si aggrappò al suo collo per non perdere l’equilibrio. Severus iniziò a far scorrere una mano sulla gamba della ragazza. Liscia come la seta. Giulia era imbarazzata. Non si aspettava quella mossa. “Visto? Anche in clandestinità c’è sempre tempo per una ceretta…” esordì allegra. Piton la guardò. E poco dopo entrambi scoppiarono a ridere. “Tu si che sai come far cadere in un attimo i momenti romantici Giulia…” osservò poi lui. La ragazza arrossì. “Non…non era un momento romantico…mi stavi solo accarezzando una gamba…” ribatté timida. Severus scosse la testa intenerito. Con l’altra mano la teneva stretta a se. “Mi sembra ancora incredibile che tu sia qui…vera, concreta…e che non sia un altro dei miei sogni troppo fantasiosi…” esclamò sincero. Giulia sorrise. Piano si avvicinò al suo viso. Per dargli un dolce bacio. Sarebbe potuta rimanere così per sempre. “Così ci credi che sono vera Sev?” sussurrò poi. Piton ghignò. “Dovrei ricontrollare signorina Wyspet…” rispose. La ragazza lo imitò alzando un sopracciglio. Il professore si sporse per baciarla di nuovo. Ma Giulia si ritrasse. Sbilanciandosi e perdendo l’equilibrio. Finendo così sdraiata a schiena sul terreno. Tutto ciò avendo ancora le mani ancorate dietro al collo di Piton. Che non poté far altro che seguirla disteso su di lei. “Tutto apposto Giulia?” le chiese. La ragazza lo fissava. Era arrossita a dismisura. Severus si tirò di poco su. Appoggiandosi al terreno coi gomiti. Così da non pesarle. Giulia lo guardava con il respiro irregolare dalla caduta. Le guance rosse dall’imbarazzo. E la bocca dischiusa. Era decisamente troppo per un uomo come lui. Si sarebbe dovuto alzare immediatamente. Eppure non lo fece. “Severus…” lo chiamò la ragazza. “Si?” rispose subito Piton. Giulia fissò le iridi nocciola sulle sue scure. Non le interessava di essere in mezzo a degli alberi sul ciglio di una strada. Non le interessava di avere il freddo terreno a contatto con le gambe nude. Non le interessava dell’umidità talmente condensata che le faceva appiccicare i vestiti alla pelle. Avere Severus davanti a lei era tutto ciò che aveva voluto per giorni. Mesi. Aveva così tanto voluto vederlo. Poterlo guardare, toccare, abbracciare, baciare. Tornare alla vita scolastica per poterlo raggiungere in ufficio. “Severus io…io…io non voglio più separarmi da te…” sussurrò. Il professore sospirò. Sembrava così piccola e fragile sotto di lui. lo pensava sempre. Aveva paura di poterla spezzare solo con un gesto delle sue rudi mani. “Lo sai che non è possibile Giulia…” la corresse brutalmente. La ragazza scosse la testa. “Non voglio che passino altri mesi senza parlarci e vederci…non voglio…” rispose con tono tremulo. Piton si chinò di poco e le diede un bacio sulla fronte. Che altro poteva fare? Di solito le faceva promesse che poteva mantenere. Non le avrebbe mentito solo per deluderla ancora di più. Giulia allungò una mano. E gli accarezzò una guancia. In attesa di una qualche risposta. Severus però non potè far altro che chinarsi ancora e appoggiare la fronte sulla sua. “Che cosa vuoi che ti prometta piccola Giulia?” disse. In un sospiro. La ragazza sentì un nodo alla gola. Non lo sapeva anche lei. “Io…io voglio te…voglio che mi prometti di stare attento e che come io sto attenta a non morire per te, tu lo faccia per me…perché se mi lasciassi sola…e non dico sola per qualche mese…ma sola per…per sempre…non ce la farei a sopportarlo…” lo pregò quasi. Gli occhi lucidi. Severus le diede un piccolo bacio sulle labbra. “Giulia…” iniziò a dire. Ma prima che potesse continuare un rumore lo fermò. La catenella che teneva sotto la casacca era scivolata fuori. E il ciondolo era entrato in contatto con quello della ragazza. Così facendo si erano uniti nella collana originale. Il cuore formato dai due serpenti. Giulia sorrise. “Visto Severus? Neanche loro vogliono che tu te ne vada…” commentò. Piton sospirò arreso. “Come se non bastassi tu a rendermi le cose difficili…” osservò esasperato. Poi però si sciolse in un sorriso. “Sai Sev…io…io…vorrei rimanere così per sempre…” sussurrò ancora la ragazza. Il professore la guardò divertito. “Nel nulla, con la schiena rotta dai rametti che sporgono e con le gambe che affondano nel terriccio?” commentò acido. Giulia scosse la testa. “Ma no! Con te…in un luogo tranquillo…” lo corresse. Piton si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Vorrei che ci fosse un modo per vederci ogni mese…che ne so, magari potremmo stabilire una data in cui incontrarci in un luogo segreto…” cercò di dire la ragazza. Ma Severus la guardò serio. Era chiaramente un rifiuto. “Sparire entrambi una volta al mese nello stesso giorno? Poco sospetto direi…” la prese in giro, però con tono serio. Giulia sbuffò. “Severus io…non so se riuscirò a sopportare il peso della situazione in cui sono ora…Harry si sta affidando molto a me e ciò mi spaventa…” confessò. Il professore sussultò all’udire di quel nome. “Ti ricordo che la situazione in cui sei ora l’hai voluta tu Giulia…sei maggiorenne, devi prenderti la responsabilità delle tue scelte, non puoi fuggire e basta…tel’ho sempre detto che se dai la tua fiducia a chiunque l’altro se ne approfitterà sicuro, che sia un tuo amico o uno sconosciuto…” la rimproverò secco. La ragazza sbarrò gli occhi. Quelle parole erano come una doccia fredda. Uno schiaffo mentale. Si stava lagnando per l’ennesima volta di ciò che lei stessa aveva deciso? Ebbene si. Stava ricadendo in quello sprazzo di pazzia che l’attirava a se dagli ultimi giorni di convivenza a Grimmauld Place. Prima era senso di colpa. Poi dispiacere. E ora in cosa si era trasformato? Autocommiserazione e sindrome da fanciulla emotivamente stabile e bisognosa di essere salvata. Lei non era così. Severus la guardava preoccupato. Si era lasciato sfuggire quelle parole come se nulla fosse. Eppure l’aveva detto per il suo bene. Giulia doveva arrendersi all’evidenza che non si sarebbero potuti vedere. Che per una volta doveva cavarsela senza di lui. In realtà se l’era sempre cavata senza di lui, bastava non farsi prendere dal panico. La ragazza abbassò lo sguardo. “Mi dispiace…devo sembrare piuttosto patetica…” sussurrò. Piton scosse la testa. “Sono io che mi devo scusare…non avrei dovuto usare un tono così duro ma è la verità Giulia…non lasciare che tutto quello che sta succedendo ti contamini…non lasciare che la pressione emotiva schiacci la tua parte bambina…sii semplicemente Giulia Wyspet, senza cercare di soddisfare le aspettative altrui…la piccola peste che faceva esplodere i calderoni nell’ora di Pozioni…” le disse. Giulia arrossì. Forse aveva solamente bisogno di confrontarsi con qualcuno di più adulto. Che potesse dirle le cose in faccia senza troppi scrupoli. Alla fin fine Severus le era corso in aiuto come sempre. Salvandola da quel baratro mentale pieno di paranoie. “Grazie…” sorrise. Il professore sorrise a sua volta. Poi si chinò e le diede un bacio. Un dolce bacio che significava “io credo in te”. Rimasero uniti in quel bacio per qualche minuto. Poi Severus si alzò. Spolverandosi i vestiti dalle foglie e dai rimasugli di terreno. Giulia si alzò subito dopo. “Si è fatto tardi…è ora di andare a recuperare il fuggiasco…” decretò il professore. La ragazza annuì. Senza cercare di trattenerlo. Semplicemente si avvicinò. E gli prese una mano. Incrociando le loro dita.
Alla fine della stradina, subito oltrepassato il Jackson Hole, gli alberi cominciavano a diradarsi. Quello era lo sfondo di altre due figure. Una correva a perdifiato fra l’erba. I raggi lunari riflettevano quasi sulla pelle pallida. “Tintarella di luna! Tintarella color latte!” canticchiava Anna. Sfuggendo immancabilmente a Draco che la rincorreva. I due avevano parlato davanti ad un piatto gigante di patatine fritte. Il biondo aveva raccontato del nuovo clima ad Hogwarts. Della quasi rissa con Philips. La castana aveva risposto con la vicende prima di fuggire dalla Tana. E la sempre più difficile convivenza a Grimmauld Place. Entrambi sapevano che l’altro aveva omesso particolari. Però era per il bene reciproco. Quindi non avevano indagato più di tanto. “Tutta notte sopra il tetto, sopra il tetto come i gatti! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” proseguì divertita Anna. Fermandosi vicino ad un albero. Draco scosse la testa. Non sapeva nemmeno perché stavano giocando ad acchiapparella. Rallentò il passo e poi con un balzo cercò di raggiungerla. Invano naturalmente. La castana sembrava avere un’energia infinita. “Tintarella di luna! Tintarella color latte! Che fa bianca la tua pelle, ti fa bella tra le belle! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” continuò. Facendo una piroetta. Il biondo si fermò a guardarla. Era una scenetta abbastanza divertente. Lei aveva quel tono di voce che non usava quasi mai. O forse era solo felice. Saltellava di qua e di la come un grillo. Lasciando una scia di profumo alla gianduia irresistibile. “Tin, tin, tin raggi di luna…tin, tin, tin baciano te…al mondo nessuna è candida come te!” esclamò Anna. Si sentiva molto fata dei boschi. Il che era molto strano per lei. Era come se si fosse tolta un peso. In lei c’era quell’energia che pensava di aver perso. E poi sarebbe rimasta tutta la notte a farsi rincorrere da Draco. Non le importava che ora fosse. Sarebbe tornata all’alba se lui fosse stato con lei. “Tintarella di luna! Tintarella color latte! Tutta notte sopra il tetto, sopra il tetto come i gatti! E se c’è la luna piena…tu, diventi candida!” aggiunse poco dopo. Il biondo sorrise. Fece qualche passo ma la castana ne fece altrettanti nella direzione opposta. Allora Draco cerco di confonderla. Prima si mosse a destra e poi a sinistra. Anna cercò di tenergli testa ma all’ultimo si perse. Così finalmente il biondo la prese per i fianchi. E subito la alzò e la prese in braccio. “Si sente che hai mangiato più della metà delle patatine Haliwell!” la prese in giro. Facendo finta di non reggerla. Anna si aggrappò a lui e gli fece la linguaccia. “Senti chi parla! Sei tu che hai ordinato due coca cola a discapito del mio portafoglio…” rimbeccò. Draco rise. “Che permalosa!” a punzecchiò. La castana tentò di dargli un calcio. Ma lui la fermò prima. “Non è ora per le bambine moleste di andare a nanna?” osservò Draco. Anna ghignò. “Senti chi parla…tu dovresti essere in dormitorio ora…credi che Piton lo sappia che sei qui?” gli chiese. Il biondo alzò le spalle. “Se lo sapesse penso si precipiterebbe a riprendermi…per rimandarmi in dormitorio a calci nel sedere suppongo…” rispose. “Per quanto sia vagamente tentato di rimandarla ad Hogwarts in tal fine modo, mi accontenterò di trascinarla per le orecchie signor Malfoy…” commentò acido il professore. Sbucando dal buio. Nella sua mano stava ancora quella di Giulia. Che lo seguiva curiosa. Draco sbarrò gli occhi sorpreso. “Mi dispiace interrompere questo idilliaco quadretto alla Jane Austen, però è molto tardi e il signor Malfoy non dovrebbe essere qui…” concluse secco Piton. Anna trattenne una risata. “Hai sentito Darcy? Te ne devi andare! Come farò amor mio?” esordì poi con voce melensa. Il biondo la poggiò delicatamente a terra e le fece un inchino. “Ma vedrai che tornerò mia Lizzy, non lascerò vincere questa sgarbata presenza!” cantilenò. Severus li guardò alzando un sopracciglio. “Le ricordo che la sgarbata presenza altri non è che il suo Preside…inoltre ho due punizioni in sospeso per lei signor Simpaticone…la prima per aver schiamazzato a tarda notte in Sala Comune ed aver quasi provocato una rissa, la seconda per essere fuggito dal dormitorio…” commentò quasi ghignando. La castana sbuffò. “Ma prof lei non evitava punizioni a tutti i Serpeverde? Non vale cambiare le regole così!” rimbeccò. Piton si passò una mano sulla fronte esasperato. Giulia guardava la scenetta divertita. Le mancavano certe scene di vita scolastica. “Dica la verità, le manco a scuola eh prof?” aggiunse poi gongolante Anna. Il professore la guardò truce. “L’unica cosa che mi manca di lei signorina Haliwell è non poterle togliere punti e punirla piazzandola a sistemare le serre di Erbologia in pieno giorno sotto battuta costante di sole…” rispose in un sibilo. La castana sentì un brivido di terrore a percorrerle la schiena. Giulia sospirò. “Stai tranquillo Sev…così ti fai venire mal di testa…” cercò di tranquillizzarlo. Dandogli una leggera pacca sulla spalla. “Appunto prof! Le si alza la pressione! Dia ascolto a Giulia!” le fece il verso Anna. Piton esasperato si passò una mano sulla fronte. “Ad ogni modo…cercando di ignorare l’irritante ronzio di sottofondo, le ricordo che è ora di tornare a scuola signor Malfoy…” ripeté per la millesima volta. Draco storse il naso. “Non le va di stare ancora un po’ con la sua bella?” rimbeccò spudorato. Alludendo alle mani di Severus e della ragazza ancora piacevolmente intrecciate. Il professore ringraziò il buio per aver nascosto quell’odioso rossore sulle sue guance. “Non scherzi col fuoco signor Malfoy, sto parlando sul serio…” cercò di prendere il controllo. Ma il biondo alzò le spalle. “Sono ignifugo…” rispose solamente. La castana scoppiò a ridere. Giulia si limitò ad abbozzare un sorriso. Non era carino ridere delle sventure del suo professore. “Vedo che è davvero in forma stasera signor Malfoy…lo sarà anche alla lezione di Difesa di domani allora? L’argomento sarà Maledizioni Senza Perdono ho sentito…” commentò acido Piton. Draco sbarrò gli occhi. Anna si immobilizzò. “Andiamo prof non starà mica dicendo sul serio? Io scherzavo…sono passato dall’essere chiuso nelle mura di casa mia a quelle di Hogwarts e lo sa anche lei che non sono due posti piacevoli ora come ora…volevo solo svagarmi un po’…” confessò il biondo. Severus sospirò stanco. Lo sapeva benissimo che il ragazzo non era fuggito con l’intenzione di fare a destra e a manca. “Lo so che le sue intenzioni non erano malvagie signor Malfoy, ma deve rendersi conto che ha fatto una cosa molto pericolosa…è fortunato che della sua assenza mi sia accorto solo io…o al massimo anche il signor Wright, che però eviterò di andare a recuperare perché credo abbia un minimo di sale in zucca e capisca quando è ora di tornare all’ovile…” disse d’un fiato. Con tono autoritario. A questo punto Draco si sentiva un po’ in colpa. Come quando era piccolo e veniva beccato in pieno da sua madre. Con le mani nel vaso dei biscotti che non poteva mangiare prima di cena. Solo che aveva davvero bisogno di staccare. Andarsene da quei luoghi che si stavano deteriorando pian piano. “Andiamo Severus…non essere così duro con Draco…era solo preoccupato per Anna…” esordì Giulia. Strattonando piano la mano del professore. Quest’ultimo la guardò scettico. “Non è una buona scusante per scappare durante la notte…in ogni caso ne discuteremo domani nel mio ufficio…intesi signor Malfoy?” decretò imparziale. Draco non potè fare altro che annuire. Anna storse il naso. “Però deve ammettere che se Draco non fosse scappato qui non avrebbe potuto vedere Giulia…” osservò spiccia. Severus fece finta di nulla. La ragazza arrossì. In effetti un piccolo ringraziamento al biondo lo doveva. “Bando alle ciance signorina Haliwell, altrimenti sorgerà l’alba e noi saremo ancora tutti qui a conversare…signor Malfoy, è giunta l’ora di andare…non faccia i soliti capricci e venga qui…” gli ordinò Piton. Draco ghignò. “Non si usa salutare Preside? Non pretenderà che me ne vada senza un bacio della buonanotte alla mia amata…” recitò teatrale. Il professore alzò gli occhi al cielo esasperato. “Si appunto…così intanto lei si può pastrugnare con Giulia…” aggiunse la castana. Facendogli segno con una mano di allontanarsi in un angolino. Piton alzò un sopracciglio. “Signor Malfoy sappia che d’ora in poi a pagare delle insolenze della signorina Haliwell sarà lei…ogni frecciatina aggraverà le sue già note punizioni…” soffiò. Draco sgranò gli occhi. Anna si mise le mani sui fianchi. “Questa è un’ingiustizia bella e buona! Pensavo che aver rivisto Giulia l’avrebbe addolcito almeno un poco…” sbottò. Severus ghignò. “La punizione si alza…” commentò. Quasi cantilenando. La castana sbuffò. “A quanto pare in lei si alza solo quella prof…” canticchiò di rimando. Piton ridusse gli occhi a due fessure. Il biondo impallidì e svelto mise una maso sulla bocca della compare. Che iniziò a mugugnare per protesta. Il professore la guardò soddisfatto. “A saperlo sette anni fa che fosse così facile far zittire la signorina Haliwell…” commentò acido. Anna di rimando morse un dito a Draco. Che non poté far altro che toglierle la mano dalla bocca. “Molto spiritoso prof…davvero molto spiritoso…” soffiò irritata. Giulia scosse la testa divertita. “Come immaginavo stiamo ancora tergiversando…non glielo ripeterò ancora una volta signor Malfoy…dobbiamo andare…” esordì secco Piton. Il biondo storse il naso. “Non possiamo permettere che due fanciulle indifese vaghino da sole nel cuore della notte prof!” esclamò. Severus si passò una mano sulla fronte esasperato. “Indifese?” ripeté Giulia poco convinta. Anna annuì sfoderando il finto labbro tremulo. “Perfetto…buona idea signor Malfoy! Che ne dice le accompagniamo fino a Grimmauld Place, poi ci fermiamo a salutare i nostri colleghi e magari gli diamo anche il cambio, le piace come idea?” commentò acido Piton. Draco sospirò arreso. “Noi ce la sappiamo cavare anche da sole Draco…grazie lo stesso del pensiero…” sorrise cordiale Giulia. La castana sbuffò. “Allora se proprio devo…posso darle almeno il bacio della buonanotte?” chiese ancora il biondo. Quasi implorante. Severus lo guardò diffidente. “E fare così in modo che lei e la signorina Haliwell vi attacchiate come ventose in periodo primaverile un’altra volta? Non credo proprio signor Malfoy…non sono nato ieri…” rifiutò. Anna ghignò. “Questo lo sapevamo già prof…i dinosauri si sono estinti milioni di anni fa, non so ancora cosa ci faccia lei qui …” gongolò. Piton la fulminò con lo sguardo. Giulia rise. Di rimando il professore fulminò anche lei. “Cosa pretendi Sev? Gliel’hai servita su un piatto d’argento!” esclamò divertita. Il professore scosse la testa esausto. “Speravo di aver concluso la mia carriera da baby-sitter…” osservò. Giulia gli strinse di poco la mano e gli trotterellò vicino. “Vi do cinque minuti…niente di più intesi?” decretò infine Piton. Nemmeno finito di fiatare che Draco aveva baciato l’amata. Giulia sorrise e si avvicinò a lui. Le loro mani ancora intrecciate. “Severus…ecco…lo…lo so che hai già rifiutato però…potresti pensare un po’ su alla mia proposta?” sussurrò timida. Il professore scosse la testa. “È impossibile Giulia…non possiamo rischiare una volta al mese…abbiamo entrambi delle responsabilità da portare avanti…” rifiutò ancora. La ragazza abbassò lo sguardo. “E allora come faremo a tenerci in contatto?” sussurrò triste. Piton sospirò. “Lo so che credi che io non pensi mai ad una soluzione per poterci sentire prima possibile…però non è così Giulia…ci sto lavorando ma non è così facile come sembra…” spiegò. Giulia alzò gli occhi. “Mel’hai sempre detto tu che non è una tua priorità…” osservò mogia. Severus sorrise divertito. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Oltre che a prendermi troppo sul serio ora storpi anche le mie parole? Non ho mai detto nulla di ciò…certo, le missioni hanno una loro rilevanza, ma anche tu ce l’hai Giulia…altrimenti non avrei cercato i vostri possibili nascondigli non credi?” commentò. La ragazza gli prese la mano e la poggiò su una guancia. Poi chiuse gli occhi. Le guance rosse dall’imbarazzo. “Sono stata una sciocca lo so…” ammise. Piton scosse la testa. Si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Devi solo avere pazienza Giulia…quando avrò trovato il modo lo saprai…” spiegò. Giulia si morse il labbro inferiore. “Mi stai dicendo che…devo solo aspettare un segno?” chiese dubbiosa. Severus annuì. Fece scorrere la mano dalla guancia della ragazza al mento. Poi le alzò di poco il viso. Per poterla baciare sulle labbra. Giulia arrossì ancora. Assaporandosi quel momento che sapeva non avrebbe rivissuto presto. “Prometto che sarò forte Severus…lo farò per noi…” gli sussurrò poi. Una volta staccati. Il professore annuì. “Non ho mai avuto il minimo dubbio che tu lo fossi…” la corresse. Giulia sorrise. “Ecco…Sev…io una promessa ce l’avrei però…” confessò. Piton la guardò dubbioso. “Lo so che essere Preside è difficile…però vorrei che ogni volta in cui ti senti sconsolato e che…vorresti avermi vicina…ecco vorrei che stringessi il nostro ciondolo…e ricordassi che ti sono sempre vicina…io lo facevo sempre quando avevo bisogno di te Sev…e tu sei sempre arrivato a soccorrermi…” spiegò la ragazza. Rossa in viso. Severus si sciolse in un sorriso. Come poteva rimanere impassibile davanti a tanta dolcezza? “Me lo ricorderò Giulia…lo prometto…” la assecondò. Giulia sentì gli occhi diventare lucidi. E senza dire una parola si fiondò fra le braccia del professore. “Professor Piton?” lo chiamò Anna. Severus si voltò scocciato. “Si?” rispose. “Scusi se interrompo il momento romantico…ma crede che quest’anno le gite ad Hogsmeade verranno abolite?” chiese la castana. Piton si voltò verso Draco. “Il Signore Oscuro non ha parlato in merito alle gite…quindi suppongo che la decisione spetti a me…” spiegò. Il biondo lo guardò supplichevole. “La prego prof! Se non una volta al mese ogni due mesi! Però non le abolisca! Prometto che non creerò fastidi!” esclamò. Severus scosse la testa. “A questo credo poco signor Malfoy…e comunque a quale scopo? A far si che lei e la signorina Haliwell vi rinchiudiate in una qualsivoglia locanda per tutto il pomeriggio?” osservò secco. Anna arrossì. “Non si dimentichi che lei è ricercata…grazie alla vostra brillante decisione, siete perseguibili come traditrici del regime Oscuro…” ricordò ancora il professore. “Non mi sembra nuova questa definizione…” commentò subito la castana. “Avanti ora…andiamo signor Malfoy…una volta arrivati ad Hogwarts dritti a letto e domani discuteremo del suo comportamento a dir poco sconsiderato…” decretò infine Piton. Il biondo diede un ultimo bacio ad Anna. Giulia rimaneva ancora fra le braccia del professore. Non aveva nessuna voglia di staccarsi. “Possiamo almeno rimanere un poco appostati fra i cespugli in modo da sorvegliarle da lontano? Non mi fido a farle tornare a casa da sole…” chiese ancora Draco. Severus sospirò esasperato. “Finché non avranno svoltato l’angolo…nessun minuto in più…” decise. Giulia si staccò a malincuore da lui. “Anche noi dobbiamo andare…altrimenti ad Herm verrà un infarto…” osservò. “Se non le è già venuto vedendo comparire Mark…chissà quale entrata di scena avrà sfoderato stavolta…” commentò divertito il biondo. Anna ridacchiò. “Speriamo si sia tolto il cappuccio…altrimenti è capacissima di averlo atterrato a padellate…” ipotizzò. Giulia sorrise e la prese a braccetto. “Andiamo tintarella di luna…è tardi…” esordì. Così le due salutarono Draco e Piton. Ed iniziarono ad incamminarsi sulla loro strada. “E se Harry o Ron si svegliano e beccano Herm in piena azione con Mark?” commentò ancora la castana. L’amica rise. “Non stanno mica facendo nulla di male! Avranno passato la sera a parlare…Herm ne aveva un sacco bisogno…” osservò. Anna la guardò scettica. “Vallo a spiegare a Ron però…” sbottò. Giulia sorrise. “Infondo Mark è come un’iguana…” aggiunse poi la castana. La ragazza la guardò dubbiosa. “Ma si! Non è l’iguana che si mimetizza cambiando colore?” chiese Anna. Giulia scoppiò a ridere. “È il camaleonte!” la corresse. La castana fece finta di nulla. “E io che ho detto…” sussurrò imbarazzata. L’amica la spintonò di poco. “Sai…ti ho vista sorridere già due volte negli ultimi cinque minuti…devo dedurre che la nostra Giulia è tornata?” osservò ancora Anna. La ragazza annuì fiera. “Giulia Wyspet è tornata…” confermò. La castana sorrise. Entrambe si sentivano rinate. Sentivano di avere la forza per affrontare ciò che il destino aveva in serbo per loro. Forse anche l’atmosfera della convivenza forzata sarebbe migliorata. Quello che sapevano però è che ci sarebbero sempre state l’una per l’altra. D’ora in poi nulla le avrebbe potute scoraggiare. Nemmeno l’imminente piano di infiltrazione al Ministero.
Nel mentre, come Giulia e Anna stavano confabulando, stava avvenendo qualcosa a Grimmauld Place. La cucina oramai era diventata sede di confessioni e riti psicologici. Contornati da thè e camomilla. Mark sorseggiò la sua bevanda. Poi poggiò delicatamente la tazza sul tavolo. Dopo la prima orda di novità si erano concessi un bis. Non si poteva di certo discutere a bocca asciutta in piena notte. “Quindi trovi che Harry si sta affidando troppo a Giulia?” ricapitolò. Hermione annuì convinta. Teneva fra le mani la sua fumante tazza di camomilla. Ed intanto ci soffiava ritmicamente perché si raffreddasse. “Non è il tuo orgoglio da So-Tutto-Io che ulula?” ipotizzò il Serpeverde. Il prefetto scosse energicamente la testa. “Harry vaga in questa casa come un cucciolo sperduto bisognoso d’affetto…e pretende che siano Anna e Giulia a darglielo…se vedessi le scene che accadono qui dentro la sera Mark…non crederesti ai tuoi occhi! Harry ha anche tentato di consolare Anna con un abbraccio…ovviamente di questo Draco non deve sapere…” raccontò. Mark la guardò divertito. “Non mettermi in trappola così! Non puoi raccontarmi le cose e poi venirmi a dire che non devo riferirle ai miei amici!” sbottò quasi offeso. Hermione alzò le spalle. L’amico la squadrò. “Non è che per caso vorresti che Harry ricercasse anche un po’ in te quest’affetto?” osservò. Il prefetto arrossì. “Ecco…io…io…” esclamò impacciata. Per poi sospirare. “Prima di stare con Ron…ecco ai tempi in cui eravamo davvero un gruppo affiatato, Harry non faceva distinzioni…abbracciava sia me, che Anna, che Giulia…sempre con quella sua timidezza spontanea…ora invece mi vede solo come la ragazza del suo migliore amico…ergo mi tocca con un dito e rischia di essere sbranato…” aggiunse. Il Serpeverde scosse la testa divertito. “Sbaglio o Ron sta diventando un po’ troppo possessivo per i tuoi gusti?” sogghignò. Hermione si immerse in un sorso di camomilla. Evitando accuratamente di rispondere. Mark alzò gli occhi al soffitto. “Altro che coinquilini…avreste bisogno di una seduta psicologica comune qui…” osservò. Il prefetto annuì d’accordo. “Mark…siamo cinque ragazzi appena diciassettenni che cercano di portare avanti una missione suicida…abbiamo bisogno di una svendita di cervelli funzionanti direi…” lo corresse. Il Serpeverde la guardò. E poi scoppiò a ridere. “Se a te serve un cervello funzionante allora Herm siamo messi benissimo!” osservò. Hermione sorrise divertita. Rimasero giusto pochi secondi di silenzio. Per poter intuire qualche rumore fuoriposto. Il prefetto impallidì. “Hai…hai sentito anche tu?” boccheggiò. Mark si premette un dito sulle labbra. Con la coda dell’occhio tutti e due si voltarono verso le scale. Il rumore era proprio lo scricchiolio di quei vecchi gradini. Nemmeno il tempo di commentare oltre che degli occhi assonnati contornati da capelli rossi scompigliati fecero capolino. Hermione si alzò in piedi di scatto. Facendo cadere per poco lo sgabello su cui era seduta. “Mione…sei ancora sveglia?” biascicò Ron. Entrando nella stanza. Si stava ancora stropicciando gli occhi. Il prefetto tremò impercettibilmente. “Ecco…io…io…” cercò di dire. Poi si voltò di scatto verso il fornelletto. L’acqua dentro al padellino posizionatovi sopra aveva iniziato a bollire. Eppure lei non aveva toccato nulla. D’improvviso Hermione capì. “Non riuscivo a dormire…così sono scesa a prepararmi una camomilla…intanto ho messo su l’acqua per Anna e Giulia…volevo aspettarle alzata…” improvvisò. Il rosso la guardò dubbioso. “Come mai ti sei alzato?” chiese senza pensare il prefetto. Si sentì picchiettare qualcosa sulla caviglia vicina al tavolo. Si trattenne dal sobbalzare. Ron la scrutava già abbastanza sospettoso. “Dovevo andare in bagno…e poi ho visto che non eri più vicino a me così sono venuto a cercarti…mi dici sempre che non ti piace girare per casa da sola di notte…” rispose. Hermione scosse la testa intenerita. “Non preoccuparti Ron…aspetto le ragazze e poi torno…” lo rassicurò. Il rosso storse il naso. Aveva ancora gli occhi mezzi chiusi dal sonno. “È tardi Mione…torna a letto…” la pregò. Il prefetto sospirò. “Torno fra poco, promesso…non preoccuparti Ron…” rifiutò ancora. Ron si guardò in giro. “Stavi parlando con qualcuno…” commentò. Hermione si sentì gelare il sangue. Sperava che davvero Mark si fosse nascosto bene. “No affatto…ci sono solo io qui Ron…” mentì. Il rosso si stiracchiò. “Vuoi che aspetti con te?” le chiese ancora. Il prefetto sbuffò. “Ron…ecco…io, Anna e Giulia…dobbiamo parlare di cose da ragazze...” cercò di sviarlo. Ron rimase imbambolato con un’espressione da pesce lesso per qualche secondo. “Ah…capisco…ok allora…ti aspetto a letto…” disse infine. Hermione annuì. Il rosso si avvicinò e le schioccò un piccolo bacio sulle labbra. Il prefetto arrossì a dismisura. Ron sorrise e si incamminò al piano di sopra. E in pochi minuti lo scricchiolio di scalini non si sentì più. Hermione tirò un sospiro di sollievo. “La tua recitazione ha superato le mie aspettative Granger…” gongolò Mark. Apparendo subito. Il prefetto sobbalzò. “Dove diamine ti eri nascosto?!” sbottò. Il Serpeverde fece il suo solito sorriso sghembo. “Io sono come lo Stregatto…so sparire quando mi fa comodo…” cantilenò. Hermione scosse la testa divertita. “E così ti tocca convivere con quel bradipo addormentato tutto il santo giorno…” osservò Mark. Tornando a sorseggiare il suo thè. Il prefetto lo guardò dubbioso. “Pensavo ti stesse simpatico Ron...” commentò. “Quando non ti asfissiava si…” rispose schietto il Serpeverde. Hermione sorrise. “Ha solo paura di perdermi…penso che si senta rincuorato dal non dover competere sempre con quello che è il mio perfetto migliore amico…” lo punzecchiò. Mark fece un piccolo inchino. “Modestamente…” si lodò. Il prefetto bevve un lungo sorso della camomilla. Nonostante la paura presa dall’apparizione di Ron, quella nottata era decisamente una fra le migliori dentro quella casa. “Sai Mark…mi sembra di essere in uno di quei reality scadenti in cui tengono delle persone chiuse nella stessa casa per un tot di giorni, fino a che sono talmente stufi di vedersi che si scannano a vicenda…” esordì. L’amico sorrise. “Non credevo vedessi certi programmi spazzatura Herm…” la punzecchiò. Hermione alzò le spalle. “Non pensavo avrei festeggiato qui il mio compleanno…mi immaginavo i miei diciassette anni immersa fra tutte le persone a cui voglio bene…compresi i miei genitori…e anche tu Mark…” sospirò. Il Serpeverde scosse la testa. Si alzò e si avvicinò a lei. “Purtroppo riguardo ai tuoi genitori non posso fare nulla...però non pensare che io abbia dimenticato il tuo compleanno Herm…” commentò. Prendendo qualcosa a una tasca. Il prefetto lo guardò stupito. Sembrava un sassolino. Mark puntò la sua bacchetta. E in un secondo il sassolino si trasformò in un regalo a grandezza di una mano. Ben impacchettato e perfino con un fiocco. “Se non fossi venuto con la scusa di Draco, te l’avrei mandato comunque…” spiegò. Poi lo porse ad Hermione. Quest’ultima lo accettò ancora sorpresa. “Però lo sai Granger…io sono un perfezionista, quindi lo dovrai aprire solo nel giorno del tuo compleanno…me lo devi promettere…” specificò il Serpeverde. Il prefetto sorrise ed annuì svelta. Poi gli si buttò fra le braccia. “Grazie mille Mark…davvero, non serviva!” esclamò felice. Chiudendo gli occhi per evitare l’arrivo dei soliti goccioloni di commozione. Mark appoggiò il mento sulla sua testa. “Mi dispiace non essere con te…è il tuo primo compleanno che festeggio in carica ufficiale di tuo migliore amico…” osservò. Hermione alzò la testa. “È vero…un anno fa non ci conoscevamo ancora…non mi capacito mai di conoscerti solo da nove mesi…” commentò. “Nove mesi eh? Ci poteva scappare il bambino…” ghignò il ragazzo. Il prefetto arrossì. E gli diede un pugno sul petto. “Perché mi tratti così mia Granger? Come puoi picchiare il padre di tuo figlio!” esclamò finto indignato Mark. Hermione si passò una mano sugli occhi. Ancora imbarazzata. Ma estremamente divertita. “E chi ti dice che sia un maschio? Poteva benissimo essere una bambina!” si azzardò a dire. Il Serpeverde la guardò sicuro. “Io dico maschio…poi non lo possiamo sapere finché non tentiamo…” ghignò. Il prefetto incrociò le braccia al petto. “Come osi fare certe proposte sconvenienti ad una signorina!” rimbeccò finta offesa. Mark allungò una mano e per risposta le scompigliò i capelli. Hermione stava per rispondere quando qualcosa la bloccò. Si era sentito un altro scricchiolio sospetto. I due si voltarono verso le scale. Però non c’era nessuno. Il Serpeverde impugnò la bacchetta. Si sentì la solita voce del Silente di polvere. “Che palle oh! Parla con lei, è lei che pastrugna con Piton! Io sono innocente!” esclamò una voce. Poi degli altri passi. Il prefetto tirò un sospiro di sollievo. Confermato nel vedere Anna e Giulia fare capolino in cucina. “Hey Herm…speravamo fossi ancora sveglia…mi prepari un thè?” gongolò la prima. La seconda la seguì divertita. “Oh…ciao Mark…” commentò poi la castana. L’amica gli fece un cenno con la mano. Hermione rimase a dir poco basita. Era così scontato che lui fosse li?! “Buonasera ragazze…” sorrise divertito il ragazzo. Il prefetto le squadrò. “Che avete fatto fino a quest’ora?” chiese. A mo di mamma inquisitrice. Anna si sedette in malo modo sullo sgabello più vicino. E alzò le spalle. “Nulla di che…ho mangiato un mega piatto di patatine fritte al Jackson…e poi…ah si ho visto Draco!” raccontò. Come fosse cosa da tutti i giorni. Senza farlo apposta Giulia si era diretta subito all’acqua bollente sul fornello. Aveva preso due tazze e ci aveva messo due bustine di thè a limone. “Anche io volevo strafogarmi al Jackson Hole, ma ho trovato qualcuno sulla mia strada…” rispose sincera. Con un sorrisone sul viso che non lasciava dubbi sull’identità della persona incontrata. Hermione sospirò rincuorata. “Pensavamo avessi preso Mark a padellate…i tuoi nervi sono pronti a scattare in ogni momento ultimamente Herm…” commentò divertita Anna. Mentre guardava Giulia versare l’acqua nella tazze. Il prefetto la fulminò con lo sguardo. “Come ora ad esempio?” soffiò. La castana si allontanò con lo sgabello. Producendo fin troppo rumore. “Anna piantala! Altrimenti sveglierai Harry e Ron!” la rimproverò Hermione. Anna sbuffò. “Nemmeno un’ora fa è sceso Ron mezzo addormentato…” raccontò Mark. Giulia lo guardò curioso. “Sono un mago nel nascondermi io! Se un Wright non riesce nemmeno a mimetizzarsi in una cucina, non può essere definito tale!” esordì il Serpeverde. La castana batté le mani. “Ecco Giulia, che ti dicevo! Mark è un’iguana!” esclamò soddisfatta. L’amica scosse la testa arresa. Hermione le guardò dubbiosa. “Più tardi ti spieghiamo Herm…” la liquidò spiccia Giulia. “Non so nemmeno se ho il coraggio di sentirla questa spiegazione…” commentò preoccupata il prefetto. Mark rise. Non era più abituato a tutta quell’allegra combriccola. Se poi si fosse aggiunto anche Draco sarebbe stato come ai vecchi tempi in biblioteca. Purtroppo però il fatto stesso che le ragazze fossero tornare indicava che era oramai tardi. Il biondo e Piton erano tornati al castello quindi mancava solo lui. “Bene ragazze…vi lascio ai vostri resoconti allora…i miei due compari sono già ad Hogwarts, quindi a me non resta che raggiungerli…” esordì. Hermione si voltò delusa. Si era talmente distratta che l’idea che Mark se ne dovesse andare presto le era uscita dalla testa. “Avanti Granger…non fare quella faccia…non sparirò per sempre lo prometto…in qualche modo mi farò sentire…” cercò di consolarla il ragazzo. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Non poteva trattenerlo. E se le sue amiche avevano lasciato andare gli altri due così facilmente voleva dire che stavano architettando qualcosa per tenersi in contatto. “E va bene…” lo assecondò di malavoglia. Mark sorrise. “Brava la mia So-Tutto-Io…e ricorda che se apri il pacchetto prima del tuo compleanno, io lo verrò a sapere…quindi rispetta la promessa…” le ricordò. Facendo di soppiatto l’occhiolino alle altre due. Che ricambiarono complici. “Per chi mi hai presa Wright? Io le mantengo le promesse!” sbottò Hermione. Il Serpeverde si chinò verso di lei. “Non ne dubito Granger…” le sussurrò all’orecchio. Il prefetto arrossì. In un secondo l’amico l’abbracciò. E senza dire nulla si smaterializzò. Ed Hermione rimase la sola in piedi in mezzo alla cucina. Senza poter nemmeno ricambiare l’abbraccio. “Santo Manson, è così facile entrare e uscire da questa casa?!” sbottò Anna. Iniziando poi a fare bollicine nel suo thè. Il prefetto scosse veloce la testa per riprendersi. Poi si sedette vicino alle amiche. “Il fatto è che il signorino Wright deve servirsi delle sue uscite di scena teatrali…altrimenti non è contento…” commentò. Però sul suo viso stava un enorme sorriso. “Vedo che anche la nostra Herm è tornata…” osservò la castana. Hermione alzò una mano alla velocità della luce. In segno affermativo. Giulia intanto mescolava il suo thè veloce. “Penso proprio che domani preparerò i pancakes…” esordì all’improvviso. “Sembri la Fata Turchina quando rimane troppo sotto gli effetti della polverina magica…” osservò divertita Anna. L’amica la spintonò. Il prefetto scosse la testa. In un sorso finì il suo secondo giro di camomilla. “Allora, cos’è questa storia dell’iguana?” si fece coraggio. Le amiche si guardarono e risero. Finalmente libere da quei mostri rappresentati dai dubbi e le paure che le avevano tormentate fino a quel momento. E se nuovi mostri si fossero presentati loro avrebbero saputo come fronteggiarli. Di nuovo a testa alta. Di nuovo come tre vere Grifondoro. Di nuovo come I Tre Uragani.
La mattina seguente Giulia mantenne la promessa. Si alzò verso le undici e cinguettò ai fornelli per preparare i suoi pancakes. Erano rimaste a parlare fino a tardi la sera prima. Ma ciò che più importava è che avevano ritrovato il buon umore. Nulla, nemmeno la missione suicida in cui si erano cacciate sembrava più questa gran difficoltà. Appena il profumo della colazione iniziò a propagarsi per la casa due occhi verdi assonnati fecero capolino dalle scale. Giulia sorrise. “Buongiorno Harry…” esclamò. Piroettando e preparandogli un piatto con abbondante sciroppo al cioccolato. Il ragazzo si stropicciò gli occhi e sbadigliò. “Di buon umore oggi a quanto vedo…” osservò. L’amica si fermo per qualche secondo per cercare qualche reazione sospetta nel suo tono di voce. In realtà era solo assonnato. Harry faceva dondolare la testa talmente tanto che rischiava di finire a faccia spiaccicata sui pancakes. Giulia scosse la testa divertita e gli porse una tazza di caffè. “Tutto bene Harry?” gli chiese. Il moro alzò le spalle. “Non ho dormito molto bene…Ron si agitava nel sonno perché Hermione è rimasta qui di sotto tutta la sera…ha fatto un tale chiasso che penso di aver sognato di essere inseguito da un elefante rauco...” spiegò. La ragazza rise. “Vedrai che tutto passerà appena ti sarai svegliato completamente…se non ti senti ancora bene puoi dormire un po’ oggi pomeriggio…” propose. Harry scosse la testa severo. “Abbiamo un piano da portare a termine Giulia, non c’è tempo per sonnellini…” rimbeccò secco. Giulia sospirò comprensiva e gli mise una mano sulla spalla. “Harry, per la Polisucco ci vuole un mese…è per questo che abbiamo deciso di spostare il piano a fra qualche settimana…abbiamo tutto il tempo che ci occorre per prepararci e ne avanza anche per organizzare il compleanno per Herm…” lo tranquillizzò. Il moro sbuffò. “A me sembra sempre di non avere abbastanza tempo…vorrei solo che finisse tutto più in fretta possibile…” si lamentò. “Se si affretta qualcosa che ha già un suo tempo prestabilito, il rischio aumenta…e nessuno qui vuole rischiare…” si introdusse Anna. Stiracchiandosi ed entrando in cucina. Come fosse una barista provetta Giulia fece scivolare sul tavolo il piatto per l’amica. Che si grattò una spalla scoperta dalla t-shirt troppo larga. Era la Anarchy in the UK e la castana gongolava. Perché solo lei e le sue amiche sapevano che quella era una maglia di Draco. Harry si voltò piano. Anna stava seduta sullo sgabello a gambe incrociate. Gli shorts le lasciavano scoperte le gambe pallide. “Stai per caso facendo yoga mattutino?” la punzecchiò. La castana gli fece la linguaccia. “Pensa alla colazione, pervertito di un Potter!” soffiò di rimando. Giulia rise. “Allora, quando si va a comprare l’alcool per i diciassette di Herm?” esordì poi Anna. Il moro la guardò poco convinto. “Ti ricordo che ci stanno sorvegliando Anna…dobbiamo affrontare i Mangiamorte da sobri…” la ricordò. La castana sbuffò. Non si poteva di certo fare una festa senza alcool! “Buoni bambini…finite la vostra colazione…” li richiamò Giulia battendo le mani. Pochi minuti dopo scesero anche Hermione e Ron. Appena anche l’ultima briciola fu spazzolata il gruppo si diresse in salotto. Il prefetto ricapitolava il piano con tanta energia che sembrava stesse interpretando un ruolo. “Io direi che insieme a noi puoi venire tu Giulia…Herm e Anna faranno da sentinelle…” propose Harry. Hermione lo guardò storto. Ennesimo slittamento di fiducia. Giulia però scosse la testa. “Io credo che sarebbe più adatta Herm…infondo è lei quella con voti migliori…le specialiste in scatti e manovre d’emergenza siamo io e Anna…” rifiutò. Harry si voltò verso il prefetto. Aveva abbassato di poco lo sguardo sul block notes. Infondo il piano l’aveva elaborato in gran parte lei. E per il giorno stabilito sarebbe stata in grado di usare la magia. “Ecco…scusa Herm…ha ragione Giulia…per favore vieni tu con me e Ron al Ministero…” si corresse. Sul viso di Hermione apparve un grosso sorriso. “Perfetto allora! Quindi io e Giulia dovremmo mimetizzarci come due iguane e aspettare vostri segnali?” ricapitolò Anna. Il prefetto si diede una pacca sulla fronte con il palmo della mano. “Camaleonti Anna, sono i camaleonti che si mimetizzano!” sbottò. Giulia rise. “In realtà non dovreste avvertire segnali…anche perché se vi chiamiamo vuol dire che qualcosa è andato storto…” precisò Harry. Ron se ne stava in silenzio vicino a lui. Aveva iniziato a squadrare le tre con sospetto già da colazione. Erano tutte pimpanti. Allegre. Quando il giorno prima avevano cantato con malinconia. “Certo che siete strane voi tre oggi…” osservò. Hermione trasalì impercettibilmente. La castana scosse la testa. “Colpa della colazione di Giulia…troppi zuccheri nel sangue…” rispose subito. Il rosso storse il naso. “Abbiamo parlato un po’ stanotte…era da tanto che non ci prendevamo un po’ di tempo fra ragazze Ron…” si giustificò il prefetto. Lui era poco convinto. “Vorrà dire che la prossima volta chiameremo anche te e Harry…vi farà piacere immagino parlare di dolori alla pancia, assorbenti e smalto giusto?” commentò acida Anna. Il moro arrossì. Mentre Ron sbuffò non ancora sicuro. “Vado a bermi una tazza di caffè…” disse solo. Poi si alzò e andò in cucina. Harry lo seguì poco dopo. “Dolori alla pancia, assorbenti e smalto?” ripeté divertita Giulia. La castana alzò le spalle. “Gli argomenti dai quali i maschi stanno alla larga…” spiegò quasi ovvia. Hermione la guardò scettica. “Quando eravamo al terzo anno un ragazzo si rifiutò di stare con me perché ‘non si fidava di una cosa che sanguina cinque giorni al mese e non muore’…sue testuali parole eh…” approfondì Anna. Il prefetto sospirò arresa. “Vi prego cambiamo argomento…” supplicò. Le altre due sorrisero. “E comunque ho deciso…basta sindrome da Bella Swan!” esclamò Giulia. Le amiche la guardarono confuse. “Apatia, disperazione, paranoia da abbandono…” spiegò in poche parole la ragazza. Anna ghignò divertita. Hermione alzò un pugno in aria. “Forti, combattive, determinate!” incitò. La castana si voltò poco convinta. “Se facevi una spaccata e qualche volteggio a mo di cheerleader Herm eri più convincente…” osservò. L’amica la spintonò di poco. Dopo qualche minuto Harry e Ron tornarono in salotto. Così si poté procedere al perfezionamento del piano. Lentamente, uno dopo l’altro, i giorni iniziarono a scorrere con velocità. E più si avvicinava il giorno fatidico più si avvicinava anche il 19 settembre. Il giorno prima Giulia aveva radunato i compari di sorpresa mentre Hermione era impegnata con la cena. Avevano stabilito di farle gli auguri in modo tranquillo, senza fare chiasso e senza dimostrare la presenza di un qualche regalo. Per poi scatenare la vera festa la sera. Giulia stava ricapitolando il programma della giornata così come la quasi festeggiata aveva fatto col piano per il Ministero qualche ora prima. Ed ecco che anche la vigilia del compleanno di Hermione era passata. La mattina il prefetto fu svegliata dal solito bacio di Ron. Tutti le avevano fatto gli auguri. Poi la colazione. Ma nulla più. Durante il pomeriggio avevano controllato lo stato della Polisucco. Tenuta in una stanza adibita solo allo sviluppo della pozione. Avevano ripassato tutte le entrate del Ministero. E i ruoli che avrebbero interpretato. Fino alle mosse delle sentinelle. La cena era stata servita da Kreacher come al solito. Niente piatti speciali. Solo una minestra di verdure che Anna e Giulia avevano assaggiato appena. Reclamando una bistecca. Una volta sparecchiato il gruppo si era diretto al salotto. Ed aveva preso i soliti posti. Ora Hermione si guardava in giro con aria stranita. Ma come? La festa di Giulia e quella di Anna erano state fantastiche. Non che lei avesse iniziato ad amare il chiasso. Però non si sentiva per nulla festeggiata. Giulia se ne stava appoggiata al muro con le cuffie nelle orecchie. Guardò di sottecchi Anna per accertarsi che vedesse il segnale. Con un movimento impercettibile di bacchetta la castana fece schioccare qualcosa. Il prefetto alzò la testa. Ron moriva dalla voglia di farle gli auguri. Ed Harry si stava scordando per un attimo della missione. Nelle precedenti feste lui era sempre l’incomodo. L’indesiderato. Ma per una volta poteva godersela anche lui. D’improvviso la musica iniziò a propagarsi per la stanza. Anna e Giulia saltarono in piedi sorridendo complici. “You can dance, you can jive, having the time of your life!” iniziarono a cantare all’unisono. Hermione rimase a bocca aperta. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” continuarono. Raggiungendola. Poi la presero per la braccia a la alzarono dal cuscino su cui era seduta. “Friday night and the lights are low, looking out for a place to go…” disse Giulia. Poggiandole il mento su una spalla. “Where they play the right music, getting in the swing…” proseguì. La castana raggiune Ron. “You come to look for a king!” aggiunse, spintonandolo verso di lei. Il prefetto le guardò stranita. Allora aveva organizzato qualcosa! “Anybody could be that guy, night is young and the music's high!” ribadì Giulia. Iniziando a trotterellarle intorno. “With a bit of rock music, everything is fine!” completò Anna, prendendo un cuscino e strimpellando come fosse una chitarra. Hermione sorrise. Le amiche saltarono sul divano. “You're in the mood for a dance and when you get the chance…” la invitarono. Porgendola una mano. Il prefetto la accettò e balzò vicino a loro. “You are the dancing queen, young and sweet only seventeen!” cantarono in coro. Harry e Ron le guardavano divertiti. “Dancing queen, feel the beat from the tambourine, oh yea! You can dance, you can jive, having the time of your life!” ripeterono all’unisono le ragazze. Iniziando a saltare sul divano. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” esclamarono. Poi Anna balzò giù finendo davanti ad Harry. “You're a teaser, you turn 'em on, leave 'em burning and then you're gone…” ghignò. Prendendolo per il colletto della camicia e trascinandolo per la stanza. Giulia scosse la testa divertita e li raggiunse. “Looking out for another, anyone will do…” commentò. Salvando il moro dalle grinfie dell’amica. “You're in the mood for a dance and when you get the chance!” completò poi quest’ultima. Poi tornarono dalla festeggiata. Rimanendo però giù dal divano. “You are the dancing queen, young and sweet only seventeen!” ripeterono in coro. Hermione alzò le braccia al soffitto. “Dancing queen, feel the beat from the tambourine, oh yea! You can dance, you can jive…having the time of your life!” aggiunse. Le amiche sorrisero soddisfatte. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” esordirono i Tre Uragani. Poi il prefetto le guardò. “See that girl, watch that scene, diggin' the dancing queen!” conclusero quest’ultime. Mentre Hermione saltava giù trionfante. Finita la canzone esplose un applauso. “Ci sei cascata eh Herm?” ghignò Anna. Il prefetto aveva il fiatone. Ma sorrideva. “Tanti auguri Herm!” trillò Giulia. E dietro di lei si levò lo scroscio degli applausi. Kreacher fece capolino dalla cucina portando una torta. Panna, pandispagna e meringhe. Con una candelina enorme sopra. Hermione sorrise emozionata. “Ebbene, ora sei finalmente responsabile delle tue azioni Hermione Jane Granger!” annunciò con tono solenne Anna. Il prefetto scosse la testa divertita. “Lo sono sempre stata…” osservò. La castana la spintonò di poco. “Avanti Mione, soffia sulla candelina ed esprimi un desiderio!” la invitò Ron. La festeggiata si avvicinò timida. Unì le mani e chiuse gli occhi. Soffiando più forte che potesse. E desiderando con tutto il cuore dividere di nuovo in un mondo giusto, sano, in compagnia dei suoi genitori e dei suoi amici. Quando riaprì gli occhi la fiamma era scomparsa. Kreacher tagliò la torta e la divise in varie porzioni. Che poi passò ad ogni membro del gruppo. “Ora capisco il perché di quella cena misera Kreacher…avevi preparato questa bomba ipocalorica…” ghignò Anna. Buttandosi sulla sua fetta. L’elfo si limitò ad un inchino per poi sparire in cucina. Una volta finita la torta i cinque si ritrovarono immersi nella musica. “Ed ora i regali!” esclamò ancora Giulia. Hermione scosse la testa imbarazzata. Era arrossita. “ragazzi non serviva nulla davvero…” sussurrò. Ma i suoi amici non l’ascoltavano. Anzi. Si erano messi in fila per avere il proprio turno. La prima era Giulia, che in realtà aveva diviso il regalo con la castana. Come era sempre stato nel corso degli anni. Le porse il pacchetto infiocchettato di viola. Il prefetto lo aprì curiosa. Ritrovandosi fra le mani un cd dalla copertina famigliare. Una maglietta. Ed un autografo originale. Hermione spalancò gli occhi incredula. “Come avete fatto a…ad avere l’autografo di Avril?” boccheggiò. Eppure non avevano quasi avuto il tempo di respirare. Le amiche si guardarono soddisfatte. “Segreti del mestiere Herm…” gongolò la castana. Il prefetto la guardò sospettosa. “Non abbiamo commesso nulla di illegale Herm, sia chiaro!” precisò subito Giulia. Hermione scosse la testa ancora sorpresa. Poi si gettò sulle amiche. Per stringerle in un forte abbraccio. Dopo qualche minuto passato a rimirare il regalo la fila procedette. Venne così il turno di Harry. Che le porse un pacchetto quadrato. Che non ne mascherava molto il contenuto. Il prefetto lo aprì e vi trovò un libro. Era una raccolta aggiornata di creature magiche, addirittura superiore al loro libro scolastico. Infondo non conosceva molto i gusti della Hermione cresciuta, però sapeva che la lettura era sempre una sua passione. La festeggiata abbracciò anche il moro e lo ringraziò. Finalmente arrivò il turno di Ron. Che paonazzo in viso le passò una scatolina foderata di velluto blu. Hermione sentì il cuore sussultare. Pensava fosse un anello. Invece quando lo aprì trovò una catenina d’oro. Con un ciondolo a forma di stella. Era piccolo e luccicava. Il prefetto arrossì. E si gettò fra le braccia dell’innamorato. Il rosso la strinse forte. Si chinò piano verso il suo orecchio. “Sei magnifica Mione…esattamente come sotto le stelle che ci stavano guardando al nostro primo bacio ad Halloween…” le sussurrò. Hermione divampò. Anna cacciò fuori la lingua in segno di disgusto. Giulia le diede una gomitata. Ron ci aveva messo ben tre settimane per tirare fuori quella frase dal suo cuore. Ci pensava ogni notte. Rimanendo a guardare la sua Hermione. “Grazie Ron…è…è stupendo…” lo ringraziò quest’ultima. Il rosso prese la collana e le scostò i capelli. Stava per allacciargliela al collo. Quando notò che c’era già un’altra catenina. Ed era d’argento. All’inizio il prefetto non capì perché Ron non si muovesse. Poi si ricordò della collana di Mark. Cercò di rimanere calma. Infondo non c’era nulla di male. Era solo un dono dal suo migliore amico. Eppure non riuscì a trattenersi. Ed arrossì. Non poteva togliersela. C’erano le lacrime della madre di Mark in quella collana. E stavano proteggendo lei. Dopo qualche minuto il rosso si decise. Ignorò il particolare ed allacciò la collana. Non era il momento per fare scenate. Hermione gli diede un lungo bacio. Sperando che capisse. Passarono dei secondi. Scanditi solo dal ritmo della canzone di turno. Anna si guardò intorno ghignando. “Bene…ora direi che è venuto il momento dell’alcool…” sorrise sorniona. La festeggiata si voltò. “Che cosa?” chiese dubbiosa. La castana fece apparire con un colpo di bacchetta tre casse di bottiglie miste. Si chinò e ne prese una dal liquido trasparente. “Vodka!!!!!” esclamò. Con un pessimo accento russo. Giulia scosse la testa divertita. “Questo non era in programma Herm…” osservò. Harry sbuffò. “Quando diamine le hai comprate?” sbottò. Anna alzò le spalle finta innocente. “Oh andiamo! Herm è maggiorenne ora, bisogna festeggiare seriamente! A quella di Giulia vi ricordo che la festeggiata si è bevuta un bicchiere d’un fiato! E pure Piton la incitava!” si giustificò. Ron sospirò arreso. “Dammi uno shot Anna…uno solo però…” esordì. Il moro lo guardò esterrefatto. Poi si voltò verso Giulia. “Non è che hai comprato anche del Baileys?” chiese. Chinandosi ed iniziando a dare un’occhiata alla vasta gamma di alcolici. Harry credeva di aver sentito abbastanza. Eppure non era finita. Hermione si guardò in giro un po’ persa. D’improvviso si riprese. Era la sua festa. Ed era finalmente maggiorenne. Forse un drink non le avrebbe fatto male. Era da tanto che non si concedeva un’uscita con le amiche. E di solito un brindisi tutte assieme lo facevano. “Forse c’è anche la Vodka alla pesca…oppure qualcosa per fare il Malibu…” rispose poi Anna. Il prefetto la guardò disgustata. “Niente Malibu per favore! Non ricordi l’ultima volta? È stato un suicidio fisico e morale riprendersi il mattino dopo…” rifiutò. La castana ghignò soddisfatta. Si ricordava benissimo quella sera. Avevano ordinato a Dobby un mega piatto senza fondo di patatine fritte e una caraffa di Malibu. Per festeggiare la sua prima volta con Draco. Harry li guardava un po’ sconcertato. Ma quante cose si era perso quell’ultimo anno? Diede una rapida occhiata alle bottiglie. Giulia stava ancora frugando. “Anna ma hai letto cosa prendevi almeno? Whiskey, Anima Nera, Vodka alla menta…hai svaligiato un bar?” commentò divertita. Anna alzò le spalle. “In realtà ho svaligiato il Jackson Hole…quella Mandy è un angelo! Me le ha fatte pagare pochissimo…” raccontò. Poi alzò verso il soffitto la bottiglia di Vodka. Trasparente come fosse acqua. “Per Herm!” esclamò. Avvicinandosi alla festeggiata. “Scelga pure ciò che più le aggrada signorina…” la invitò. A mo di perfetto cameriere. Il prefetto scosse la testa divertita. “Anna sei un cattivo esempio…mi porti sulla cattiva strada…” fece notare. La castana le fece la linguaccia. “Guarda che ci sei già sulla alla cattiva strada…siamo ricercate! Quindi…per festeggiare beviamo!” spiegò spiccia. Hermione storse il naso. “I tuoi ragionamenti non funzionano nemmeno da sobria…” osservò. Poi si avvicinò alle bottiglie. “Tu che mi consigli per non collassare? Non c’è Assenzio nascosto in giro vero?” chiese a Giulia. L’amica sorrise. E le passò una bottiglia di Vodka alla menta. “Quello è come colluttorio Mione!” commentò Ron. Harry osservò l’amico. Non sapeva di essere l’unico senza un minimo di conoscenza sull’alcool. Certo aveva trasgredito le regole più volte a scuola. Ma mai per divertimento personale. Hermione si arrese e allungò una mano verso la bottiglia di Baileys. La stappò e ne bevve un sorso. “Giù! Giù! Giù!” intonò Anna. Poco dopo la festeggiata però si era già fermata. Barcollò. Ron la tenne in piedi. Harry la guardava perplesso. Non aveva mai creduto che il prefetto potesse fare certe cose. “E tu che fai li? Avanti Harry unisciti alla festa!” lo chiamò la castana. Poi si avvicinò sorniona. “Non hai mai bevuto eh Potter?” lo punzecchiò. Il moro la fulminò con lo sguardo. “Non ne ho mai avuto il bisogno…” rimbeccò sicuro. Giulia sorrise. “Se non vuoi Harry di certo non ti costringiamo…non pensare che noi siamo delle ubriacone o chissà cosa…ci svaghiamo ogni tanto, quando c’è qualcosa da festeggiare…” lo rassicurò. Hermione annuì oramai ripresa dalla botta iniziale. Anna ricominciò a trincare dalla bottiglia di Vodka. Giulia si avvicinò ad Harry e gli porse una semplice birra. Lui la accettò. “Quindi l’anno scorso mentre io aiutavo Silente voi…crescevate senza di me?” chiese un po’ malinconico. L’amica scosse la testa e gli diede una pacca sulla spalla. “Questo non è crescere Harry…è svagarsi un po’…tutti si svagano ogni tanto…guarda Herm…è il suo compleanno, non pensiamo a cose tristi…divertiamoci!” esclamò. “Già anche perché se no poi ti viene la sbronza triste…” commentò la castana. Harry sorrise divertito. Ed iniziò a bere la sua birra. In poco tempo la festeggiata finì la bottiglia di Baileys. Ron stava attento che non svenisse o non bevesse troppo. Anche se effettivamente pure lui non stava andando proprio leggero. Anna aveva comprato il Whisky. Giulia aveva iniziato a sorseggiare l’Anima Nera. Alla fin fine ci fu un vero assalto all’alcool. La musica diventò più forte e rimbombante per tutti. “Vi ricordo che ci sono dei Mangiamorte fuori che ci controllano…” osservò Harry. La castana si avvicinò svogliata. “Bene, invitiamoli a ballare allora!” esclamò. Ron rise. “Anna l’abbiamo persa…alzi la mano chi ragiona ancora…” annunciò. Giulia alzò la mano ed anche Harry. Hermione le alzò tutte e due. Ma sapevano benissimo che era oramai sulla via del non ritorno. Perché alla parola Mangiamorte non aveva sussultato. Nella stanza iniziò a diffondersi una canzone dal ritmo straniero. Una baciata spagnola. Que tengo que hacer pa que vuelvas conmigo, vamos a dejar el pasado atras. La festeggiata iniziò a saltellare. “Balliamo, balliamo!” pregò il rosso. Quest’ultimo non poté fare altro che avvicinarsi. E cercare di inventarsi qualche passo di ballo plausibile. Giulia dondolava la testa a ritmo. Harry era rimasto nel suo angolino. Con la birra ancora mezza piena fra le mani. A quel punto la ragazza si decise. Era meglio mettere in pausa l’alcool e ballare. Para mi la vida no tiene sentido si te vas. “Hey Harry…sai ballare la baciata?” gli sorrise. Il moro sobbalzò. E scosse la testa imbarazzato. Giulia lo prese per mano e si avvicinarono al centro della stanza. Dove Hermione e Ron già volteggiavano come elefanti ubriachi. “Devi mettere le mani sui miei fianchi e io sulle tue spalle…” iniziò a spiegare Giulia. Harry ubbidì. Si sentiva incredibilmente accaldato. Era arrossito a dismisura. E si sentiva a disagio. Non per il fatto della vicinanza all’amica. Più che altro per il genere di pensieri che avevano iniziato a scaturire nella sua testolina bacata. Lui non era così. E non aveva nemmeno bevuto esageratamente. Que tengo que hacer pa que vuelvas conmigo, vamos a dejar el pasado atras. “Quando io faccio un passo indietro con la sinistra tu lo fai in avanti con la stessa gamba…riesco a spiegarmi? Sono una frana con le parole in certi casi…” sorrise Giulia. Il moro cercò di mettere in pratica la spiegazione. Ma non fu molto soddisfacente. I due andarono a sbattere l’uno contro l’altra. “Scusa…” sussurrò il ragazzo imbarazzato. L’amica scosse la testa. Poi lo notò. Harry era strano. Di solito non arrossiva così facilmente. “Tutto ok?” gli chiese. Il moro si affrettò ad annuire. Para mi la vida no tiene sentido si te vas. Intanto Anna era rimasta sola. Ed osservava le due coppiette. I primi piccioncini cercavano in vano di ballare muovendosi a caso. Il secondo duo stava in piedi uno di fronte all’altra. Harry incredibilmente a disagio. Giulia alquanto dubbiosa. La castana scosse la testa. Sapeva benissimo cosa il moro cercasse. Anche se non era tanto sicura che l’avesse capito. Forse stava solo cozzando contro la confusione di pensieri che aveva in testa. Lei però sapeva che ci sarebbe voluta soltanto Ginny per chiarirglieli. E stranamente non stava facendo riferimenti sessuali. Era tutta una questione emotiva. Pa mi la vida no tiene sentido, si en el camino tu no estas con migo, si no te tengo a mi lado yo vivo deseperao, yo sesonio contigo. Mentre lei, Giulia ed Hermione si erano rapportate con l’altro sesso nel corso degli anni, Harry aveva vissuto quel lato da adolescente solo come sfondo delle sue missioni. Il suo scopo era sempre stato sconfiggere il male, spodestare questo, affrontare quello. E ora probabilmente si stava rendendo conto di ciò che si era perso. Anna sospirò. Se faceva pensieri ancora così profondi significava che l’alcool non era ancora in circolo. Ma a quel punto non sapeva quanto sarebbe stato a suo vantaggio ritrovarsi ubriaca simultaneamente ad un Harry emotivamente e fisicamente instabile nella stanza. La castana si guardò in giro. Alzò le spalle. Come per rispondere a se stessa. E avvicinò a se la seconda bottiglia di Vodka. “Che ci vuoi fare, rimaniamo solo io e te…” ghignò. Bevendone uno sorso per poi iniziare a ballare il valzer con la bottiglia. La canzone finì poco dopo. Il gruppetto fece una pausa. Giulia si avvicinò all’amica. Sperando non stesse avendo uno dei suoi discorsi con la Vodka. “Ancora sobria?” le chiese Anna. La ragazza sorrise. “A quanto sembra…sai che io e te ce la caviamo abbastanza…” rispose. La castana diede una rapida occhiata ad Harry. “Stasera Herm e Ron in letto separato…non si sa mai…” commentò poi. Giulia la guardò dubbiosa. “Sei diventata la mamma di turno ora? Pensavo che il diritto di cessione spettasse a me dopo Herm…” rispose divertita. Anna sbuffò. “E tu stai lontana da Harry…” sbottò poi. La ragazza la guardò ancora più perplessa. “Inizio a pensare di essere ubriaca…” esordì. La castana si avvicinò in modo da parlarle all’orecchio. “Dovete fare una bella chiacchierata…se non l’avessi notato Harry sta cercando di attirare la tua attenzione e ciò non porterà a nulla di buono…” spiegò. Giulia scosse la testa. Credeva seriamente che Anna stesse delirando. “I maschi hanno certi atteggiamenti evidenti ad un occhio esperto…Giulia, esco con ragazzi dal terzo anno, so riconoscere certe cose…” commentò spiccia quest’ultima. La ragazza storse il naso. “Harry ama Ginny…” le fece notare. “Ma Ginny in questo momento non c’è e lui soffre…non è mai stato veramente con lei, non ci ha dormito insieme, non ha trascorso ore e ore in sua compagnia per avere dei ricordi che gli facciano volere lei…” continuò la castana. Giulia non rispose. Nonostante dubitasse dello stato di lucidità mentale dell’amica il suo ragionamento filava. “Ha bisogno di parlare, confrontarsi e tu dall’alto della tua attuale felicità non te ne sei accorta…” concluse Anna. La ragazza abbassò lo sguardo. Era ancora euforica per l’aver visto Piton. Anche se erano passati più di sette giorni. E prima di andare a dormire si figurava il suo viso. In quelle notti in cui le permetteva di rimanere a dormire la lui. Harry queste cose non se le poteva permettere. Al massimo lui vedeva la faccia di Voldemort prima di dormire. E non è che fosse questo gran bel vedere. “Come mai non ci hai parlato tu?” le chiese. La castana scosse la testa. “Sei tu quella con cui si confida…in me vede solo quello che ha visto quando mi ha beccata in azione con Draco…” commentò amara. Giulia spalancò gli occhi. Sbaglio o sembrava che ad Anna importasse l’opinione che Harry aveva di lei? E soprattutto, da quando era davvero preoccupata per lui? “So che cosa stai pensando…non ci provare Giulia… io mi preoccupo per te e per Herm, non per lui…” sbottò subito la castana. La ragazza sorrise divertita. “Preoccuparti per…cosa esattamente?” chiese. Anna si voltò fiera. “La vostra integrità fisica e morale, mi sembra ovvio!” esclamò. Brandendo ancora la bottiglia di Vodka. Giulia rise. “Ah davvero? Da che pulpito! Allora avresti potuto evitare tutto questo alcool…” la punzecchiò. La castana le fece la linguaccia. “Sono ancora troppo sobria per i miei gusti…” soffiò. Per poi ricominciare a tracannare. L’amica scosse la testa arresa. “Quindi…quindi gli devo parlare?” chiese. “Ora? Nemmeno per sogno…l’alcool è un afrodisiaco…” rispose subito Anna. Giulia la guardò scettica. “Per te tutto è un afrodisiaco…” la prese in giro. La castana le diede un piccolo spintone. “Harry non è come lo descrivi tu…è un ragazzo tranquillo, dolce, per lui sono un’amica…come lo sei tu e come lo è Herm…” la contraddisse la ragazza. Anna si voltò verso il moro. “Vediamo se sarà ancora così appena avrà finito la seconda bottiglia…” osservò. Giulia sbirciò dietro la spalla dell’amica. Harry si guardava in giro ancora perso. Aveva poggiato la prima bottiglia vuota sul pavimento. Probabilmente stava decidendo se andarsene a dormire o continuare quella strana serata. Prima che le due potessero fare altre congetture, qualcuno le interruppe. “Cos’è questo mortorio? Avanti ragazze, balliamo!” esplose Ron. Saltando sul divano. “Non c’è limite al peggio insomma…” sussurrò Anna. Ma subito dopo il rosso iniziò a fare espliciti movimenti col bacino e a cantare a squarcia gola. “Girl look at that body, I work out!” esclamò. La castana inorridì. “I got passion in my pants and I ain’t afraid to show it!” continuò il rosso. Hermione saltellava e batteva le mani come una fan scatenata. “Perché Weasley è il nostro Re!” tifava. Giulia si portò una mano alla bocca per contenere le risate. “Perché dobbiamo essere noi le sobrie? Perché dobbiamo vedere queste scene?” boccheggiò sconvolta Anna. Ed ecco che puntualmente la musica del ritornello iniziò. “I’m sexy and I know it!” strillò quasi Ron. Ripetendolo decine di volte. Insieme alla prevedibile mossa di bacino. Giulia cedette e scoppiò a ridere. La castana si tolse gli occhiali e ricominciò a bere dalla disperazione. In tutto ciò Harry rimaneva nel suo angolo allibito. Il rosso si voltò verso di lui. “Avanti amico! Che aspetti vieni anche tu! You’re sexy and you know it!” lo incitò. Il moro rimase a bocca aperta. Questo sarebbe stato il suo incubo per quella notte. “Devo smetterla di istigare gli altri all’alcool perché poi il karma mi punisce…” osservò Anna allibita. “Questo è un buon motivo per bere fino allo sfinimento…così domani non ricorderemo nulla di tutto ciò…” commentò finta saggia Giulia. La castana la guardò sorpresa. “Non rubarmi le battute!” sbottò. L’amica la spintonò di poco. Poi si voltò ed andò alle bottiglie. In modo da non vedere la fine dello spettacolo di Ron. Harry aveva fatto lo stesso nel momento in cui il rosso l’aveva esortato ad unirsi a lui. Si era seduto per terra contro il muro più vicino. Fra le mani la seconda birra quasi piena. I pensieri gli vorticavano in testa. In quei giorni aveva pensato esclusivamente alla missione al Ministero. Era fondamentale che tutti fossero concentrati su quell’obbiettivo e che tutto andasse liscio. Ma a lui sembrava di essere il solo a tenerci così tanto. Inoltre vedeva Ron nervoso. Continuava a parlargli di certe supposizioni che non gli piacevano per nulla. Che fosse un po’ geloso del suo rapporto con Giulia lo sapeva. Ma che si sfogasse facendo ipotesi su un presunto segreto fra le tre lo trovava davvero strano ed insensato. Alla fin fine solo in quel momento. Quando si era seduto sul vecchio pavimento. La birra fra le mani. Aveva iniziato a pensare ad altro. You could've been the real one, you could've been the one enough for me. A come sarebbe stato vivere la sua vita come un ragazzino normale. Con le stesse preoccupazioni futili. Le piccole paure di ogni giorno che si superavano appoggiando la testa sul cuscino. Temere solo di essere rifiutato da quella o questa ragazza e di non superare l’interrogazione di Difesa. Trascorrere i week end sgattaiolando in giro per Hogwarts oltre il coprifuoco. Rimanere sveglio fino ad orari impossibili. Divertirsi. Uscire con Ron, con gli amici. Se Ginny non fosse stata la sorella del suo migliore amico si sarebbe innamorato comunque di lei? Se non l’avesse avuta continuamente sotto agli occhi l’avrebbe voluta lo stesso? You could've been the free one (the broken down and sick one), remnant of a vacant life. Aveva iniziato a farsi quelle domande guardando le sue amiche. Sarebbe potuto nascere qualcosa di più con Anna? Con Giulia? O perfino Hermione. Se fosse arrivato prima di Piton sarebbe riuscito ad aggiudicarsi una delle ragazze più bramate di Hogwarts? Sembrava la trama di uno di quei film demenziali americani. In cui lo sfigato di turno tenta di conquistare la pluripremiata regina di bellezza della scuola. You come around when you find me faithless. Se fosse arrivato prima di Malfoy sarebbe riuscito a conquistare Anna? Se l’avesse invitata al Ballo del Ceppo come aveva previsto, sarebbe nato qualcosa? Ci sarebbe stato lui ogni sera sotto le coperte con lei? You come around when you find me faithless. Il ragazzo scosse la testa. Tutti quei se erano semplicemente ridicoli. Ringraziava di non essere talmente fuori di testa da fare congetture anche su Hermione. “Sei in standby Potter?” esordì qualcuno all’improvviso. Harry si voltò. Anna si stava sedendo a gambe incrociate vicino a lui. Fra le mani la solita Vodka. Nella sua mente in realtà non sapeva nemmeno lei cosa stesse facendo. Giulia era sulla buona strada per Sbronzolandia e si era un’unita al coro d’incitamento per Ron. “Stavo solo pensando…” rispose il moro. La castana lo guardò scettica. “A cosa?” rimbeccò. Harry arrossì. Anna ghignò soddisfatta. “Potter, tu hai un grave problema lo sai?” lo punzecchiò. Il ragazzo la guardò truce. “Anche tu, con l’alcool…” rispose seccato. La castana fischiò piano. “Andiamo sul pesante eh?” lo prese in giro. Harry scosse la testa esasperato. “Credevo che avessimo fatto pace…invece mi tratti esattamente come prima…” le fece notare. Anna inclinò la testa. Ed i capelli le scivolarono su una guancia. Ora teneva le braccia distese sulle ginocchia. Queste ultime erano sollevate e spingevano il peso di tutto il corpo sul muro. “Anche io credevo che avessimo fatto pace…eppure non è cambiato assolutamente nulla...” gli fece il verso. Con tono più amaro che canzonatorio. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), dig it up and hold me out. Il moro la guardò dubbioso. “Sei tu che continui a punzecchiarmi Anna…e a chiamarmi Potter con quel tono da…da…da Malfoy! Prima non lo facevi mai…” osservò. La castana lo osservò per qualche secondo. Poi distese le gambe e scivolò di poco con la schiena sul muro. Bevve un altro sorso dalla sua bottiglia. Con gli occhi castani che lo scrutavano in modo inquisitorio. “Tutto qui?” soffiò. Harry sbuffò. Iniziando a pensare che lo stesse ancora prendendo in giro. O che lei non fosse del tutto lucida. Come probabilmente era, visto che aveva tracannato almeno due bottiglie. “Tu fai pensieri sconci e poi sono io che dovrei scusarmi?” rimbeccò lei all’improvviso. Il moro sobbalzò. “Io non faccio pensieri sconci!” sbottò. Gli occhi vacui di Anna lo colpirono in pieno. “Ah no?” ghignò. Per poi tirarsi su a sedere in modo più composto. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), I love the sound when you come undone. Harry non capiva cosa stesse succedendo. Essenzialmente la castana non gli aveva detto nulla. Lo punzecchiava come suo solito. Eppure si ritrovava a non capire il senso di quello che stessero facendo. Forse lei era davvero ubriaca. “Vuoi forse che dorma con te?” esordì all’improvviso quest’ultima. Il moro arrossì a dismisura. “Anna sei alticcia oramai…” rispose. Anna scosse la testa divertita. “Eppure credevo che lo volessi…a Giulia l’hai proposto…” rimbeccò acida. Harry si sentì morire dall’imbarazzo. “Sei forse gelosa?” commentò di getto. La castana rise. Una risata bassa. Dal tono rauco e spettrale. You could've been the next one (God only knows), you could've been the one to comprehend me. Poi gli si avvicinò. Il moro era ancora imbarazzato. Ed aveva perso il filo logico di quella situazione. Che cosa stava cercando di fare Anna? “Forse hai ragione…solo dormire, con me? Tu vuoi ben altro…” sussurrò maligna. Harry storse il naso. Era come se avesse letto i suoi ultimi pensieri. Era come se lo stesse punendo psicologicamente. Ma poteva ancora essere in grado di architettare simili vendette dopo aver bevuto così tanto? You could've been the only one (the broken down and sick one), you could've been the one who I lie with. “Anna smettila…io non pretendo nulla da te…nulla di quello…quello che pensi tu…” sbottò infastidito. La castana sospirò. Poi bevve un altro sorso. “Davvero?” chiese. Avvicinandosi sempre di più. Il cuore di Harry batteva all’impazzata. E il cervello non dava segni di vita. Aveva fatto notare a Ron di come a volte sembrasse ragionare con parti del corpo più in basso del cervello. Ma non immaginava che potesse succedere anche a lui. Non con Anna. You come around when you find me faceless, you come around when you finally face this. Lei era stata una delle sue migliori amiche. Ed era fidanzata. In quel momento al ragazzo venne in mene quell’episodio. Per cui quasi si era fatto cavare gli occhi da Malfoy. Quando li aveva sorpresi nel dormitorio Serpeverde. Da quel momento la castana non gli era sembrata più solo un’amica d’infanzia. D’improvviso Harry sentì un dolore atroce. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), dig it up and hold me out. La castana aveva conficcato le unghie nella mano del ragazzo che era pericolosamente vicino a lei. “Come volevasi dimostrare Potter…” commentò soddisfatta. Il moro ritrasse la mano. “La smetti di giocare con me? Non sono il divano su cui puoi affilarti le unghie!” rimbeccò stufo. Anna però si voltò verso di lui. Senza il ghigno beffardo sul viso. Aveva le braccia abbandonate in grembo. E sembrava una bambola. “Tu non capisci proprio nulla Potter…” iniziò a dire. Harry aprì la bocca per replicare ma si bloccò quando la guardò negli occhi. Fuck me like you hate me (dig it up and tear it down), don't make a sound 'til I come undone. Le iridi castane erano puntate nel nulla. Sembrava così inerme. “Non capisci che se vuoi rispetto lo devi ottenere? Io ti punzecchio non solo perché mi diverto…lo faccio con tutti…con te però è diverso…perché in quei dannati occhi verdi trovo sempre uno sguardo che a me non piace…” continuò a dire. Il moro la guardò dubbioso. You'll never break me. “Stai male Harry…davvero si vede da come ti aggrappi a Giulia…non sono gelosa che lei sia la tua confidente però fino a poco tempo fa accusavi tutte e due…lei è diventata l’amicona per la pelle…e io…sono rimasta la ragazza che hai sorpreso fare sesso nel dormitorio l’anno scorso…” spiegò seria Anna. Harry allora sentì un tonfo al cuore. Esattamente la prima cosa che aveva pensato di lei qualche minuto prima. You'll never break me. “Non stai bene Harry…l’ho notato sai? Sei combattuto mentalmente perché la pressione ti schiaccia e ti rendi conto di esserti perso tante cose nel corso degli anni…ho capito come ti senti, ma se non me ne parli non posso fare nulla…” sospirò ancora la castana. Il ragazzo abbassò lo sguardo. Iniziando a sentirsi un verme. You'll never break me. “Vivere tutti assieme è come essere in una famiglia…se puoi contare su uno puoi contare su tutti…quindi non chiuderti in te stesso, ti fai solo del male…siamo in cinque in questa casa e so che non vuoi lagnarti dei tuoi problemi quando ce ne sono altri a cui pensare…però parlare fa bene…” proseguì Anna. In realtà lei l’aveva capito rivedendo Draco qualche settimana prima. Era inutile fare finta di andare tutti d’accordo se poi non si fidavano l’uno dell’altro. Ron era geloso di Giulia perché Harry contava solo su di lei. Ron era anche geloso di Hermione, perché sospettava che Mark ci fosse di mezzo in qualche modo. Giulia era tornata la Vispa Teresa di sempre. E lei stessa ora faceva da psicologa al Prescelto. Ma era solo un equilibrio fragile. You could've been the real one, you could've been the last one i'd lie with. “Se c’è qualcosa che non va parlane con qualcuno di noi…parlane con me Harry, perché è meglio parlare che fare qualche sciocchezza…perché il più delle volte ci stupiamo di noi stessi quando facciamo cose che non pensavamo fossimo in grado di fare…” disse ancora la castana. Harry sospirò. Aveva perfettamente ragione. La sua piena fiducia la dava solo a Giulia. Perfino Ron era diventato più distante. Anna appoggiò meglio la schiena contro il muro e ghignò. “Sai Harry, posso sembrare stupida, ma non lo sono…” concluse. Il moro scosse la testa. You could've been the old one, I should've been the one who died. “No…non sei stupida…lo sono io piuttosto…hai ragione Anna…” la assecondò. La castana si portò la bottiglia alla bocca e ne bevve un sorso. “Nostalgia di Ginny?” tirò ad indovinare. Harry alzò le spalle. “Nostalgia di una vita normale…sai, anche se abbiamo vissuto dai Weasley prima del matrimonio io e Ginny non siamo andati molto d’accordo…lei voleva partire con noi e io gliel’ho vietato…e ora mi manca tutto di lei…mi mancano perfino cose che non abbiamo fatto e che mi immagino…usando le scene create come finti ricordi…sono diventato patetico vero?” raccontò. Anna scosse la testa. “Credimi, è peggio svegliarsi la mattina e non trovare davanti a te il viso della persona con cui dividevi il letto da più di un anno ogni notte…e prima di aprire gli occhi, quando sei ancora nel tepore del sonno cerchi di convincerti che troverai quella persona accanto a te, ma lei non ci sarà…ti illudi perché sai, ma tenti di sperare ancora…” rispose. Il moro sorrise. “Nel caso di Giulia è fortunata…si trova davanti te invece di Piton…” si lasciò sfuggire. La castana lo guardò male. “Una curiosità…com’è dormire con’altra persona?” chiese poi timido Harry. Anna sogghignò. “Con Giulia? Un vero incubo…si agita ogni minuto, parla, russa…” rispose. Il ragazzo la spintonò di poco. “Ma no! Intendevo dormire con chi si ama…” precisò. La castana sorrise. “È bello…dormire abbracciata a Draco era come avere una coperta in più…solo che oltre che tenermi al caldo mi proteggeva…dai brutti pensieri, dagli incubi, non lo so…sta di fatto che era meraviglioso…” spiegò. Harry la guardò intenerito. Era raro vederla sciogliersi così. Forse stava facendo un tentativo per continuare quel loro discorso liberatorio. “In effetti ti devo ancora delle scuse…non intendevo farti sentire a disagio…io…io non penso che tu sia quel tipo di ragazza Anna…infondo stai con Malfoy da più di due anni, non fai nulla di male…” si scusò. Anna si stiracchiò. “Lo apprezzo Harry…accetto le tue scuse…” disse subito. Il moro si sentì improvvisamente sollevato. Era una bella sensazione. “Anna?” la chiamò. La castana si voltò pigramente. Teneva la bottiglia a mezz’aria in una mano. Come se stesse meditando se bere oppure no. “Posso abbracciarti?” sussurrò ancora Harry. Anna rimase imbambolata per qualche secondo. Poi si mosse di scatto e bevve un sorso. “Non scherziamo Potter, non ti allargare troppo…” soffiò. Il ragazzo scosse la testa divertito. E si concesse un altro sorso di birra. Nel mentre al centro della stanza Ron aveva finito il suo show e ballava un lento con Hermione. Peccato che la musica fosse più movimentata. Ma i due sembravano non sentire le note e oscillavano placidamente abbracciati. Giulia li guardava intenerita. Aveva anche visto Anna ed Harry parlare nell’angolo. Si sentiva leggera. Forse era davvero ubriaca. Eppure ogni tanto beveva ancora dalla bottiglia di Anima Nera. Doveva essere una scena abbastanza singolare vista da un occhio esterno. Your back's against the wall, there's no one home to call. Cinque giovani attorniati da bottiglie vuote. E lei rimaneva nell’angolo a rimuginare. Apoggiata ad una vecchia tavola scricchiolante. Sapeva quello che stava succedendo intorno a lei. Ma rimaneva ferma a pensare. Pensava a molte cose tutte insieme. Era come se nel suo cervello ci fossero più personcine. Ed ognuna faceva un discorso a se stante. Nessuno le rispondeva. Eppure tutti la sentivano. You're forgetting who you are, you can't stop crying. Un momento e pensava a cosa stesse facendo. Se era giusto lasciarsi andare così tanto quando avrebbero dovuto concentrarsi sulla missione. Poi all’ennesimo sorso dal sapore di liquirizia sorrideva. Perché pensava a quanto Severus amasse quella bevanda. Così il pensiero si univa al cuore e veniva trasportato molto lontano. Ad Hogwarts. Avrebbe voluto entrare di corsa nel suo ufficio. Probabilmente lui l’avrebbe guardata alzando un sopracciglio. “Signorina Wyspet, è ubriaca?” le avrebbe detto. E lei avrebbe sorriso. fatto qualche piroetta nella stanza. “Ubriaca d’amore!” avrebbe risposto. Arrossendo a dismisura. Piton si sarebbe alzato e l’avrebbe presa per le spalle. Per tenerla ferma. Forse sentendo il suo profumo Giulia avrebbe dato di matto. Oh oh oh standing in the way of control. Si sarebbe lanciata fra le sue braccia e l’avrebbe baciato. Un bacio di quelli da togliere il respiro. Un bacio di quelli che non si fermano. Ma che sfociano in qualcosa di più passionale. Probabilmente Severus avrebbe cercato di farla rinsavire. “Non farò nulla del genere signorina Wyspet…è ubriaca e già questo potrebbe costarle caro…” lo sentiva già sbottare. Mentre lei pensava alle mille cose da poter fare. Standing in the way of control. Giulia sentì le guance in fiamme. Stava immaginando cose decisamente non da lei. Troppo spinte. Eppure non le sembravano cattive idee. Se le doveva scrivere appena fosse tornata sobria. Bevve un altro sorso. Con un balzo si sedette sul tavolo. Come non aveva mai osato fare sulla scrivania di Piton. Appena finita la guerra ci sarebbe stato un anno da recuperare. Un altro anno a fingere di essere solo professore e studentessa. Preside e studentessa. Due entità che non dovrebbero stare in contatto nella vita privata. Però Giulia bramava quel contatto. Standing in the way of control. Rivoleva quei baci che aveva assaporato due settimane prima. Voleva stare fra quelle braccia forti che la proteggevano. Voleva essere libera dai pensieri bui. Voleva solo entrare nella camera da letto e scordarsi tutto per una notte. Una lunga notte di coccole, passioni e frecciatine col suo amato professore. A pensarla così sembrava una cosa molto proibita. E la intrigava molto. Forse era l’Anima Nera che la controllava. Sta di fatto che aveva la grande tentazione di prendere la bacchetta e smaterializzarsi ad Hogwarts. Smaterializzarsi da lui. Standing in the way of control. Però il suo corpo era immobile. Non aveva voglia di alzarsi e tantomeno di smaterializzarsi. Probabilmente sarebbe finita da tutt’altra parte da quanto era sveglia. Così per consolarsi bevve un altro lungo sorso di liquore. Lo sentiva scendere ed infiammarle la gola. Era una bella sensazione. Per questo aveva lasciato da parte gli altri alcolici. Se proprio voleva bere, doveva accaparrarsi qualcosa che le piaceva davvero. Era inutile bere qualcosa che non le piaceva. Sarebbe stato solo un modo per ubriacarsi facilmente. Invece lei voleva assaporarlo. Godersi quegli attimi di completa confusione mentale. I'm doing this for you, because it's easier to lose. In quegli anni di uscite con le amiche non si era mai veramente sbronzata. Giulia reggeva bene e di solito era insieme ad Hermione che doveva badare ad Anna. Forse quegli ultimi pensieri erano il segno che dovesse poggiare da parte la bottiglia? Lei però non ne aveva voglia. Infondo le avevano sempre raccomandato di non eccedere con l’alcool. Perché portava a commettere delle azioni che da sobri non si sarebbero compiute. Però la divertiva l’idea di piombare nell’ufficio di Piton in quelle condizioni. Per poi svegliarsi il giorno dopo bloccata dal mal di testa. Su di se lo sguardo del professore. Con quel cipiglio da “Gliel’avevo detto”. La ragazza sospirò. It's part not giving in, part trusting your friends, you do it all again but you don't stop trying. D’improvviso la ragazza si sentì prende la mano. “Avanti Giulia! Non stare li da sola! Balliamo!” esclamò Hermione. Era chiaramente sbronza. Anche Ron lo era in effetti. Ma si era concesso una pausa e giaceva sdraiato sul pavimento ad osservare il soffitto. “Herm…penso di essere completamente andata!” confessò divertita Giulia. Il prefetto alzò le braccia e iniziò ad ondeggiare. “Andata? Dove? Sei qui con me!” rispose subito. L’amica rise. “Credo che sia meglio dormire assieme sai? Penso che Ron abbia strane intenzioni…” commentò poi Hermione. Giulia sorrise. “E tu no?” la punzecchiò. Il prefetto arrossì. “Non è il caso! Sono diversamente sobria…credo…” bofonchiò. L’amica scosse la testa divertita. Oh oh oh standing in the way of control. “Molte grazie per avermi chiamato eh!” si intromise Anna. Poggiando la bottiglia vuota. Il prefetto le fece la linguaccia. “Tu stavi amoreggiando con Harry…” la prese in giro. La castana la guardò allibita. “Io non stavo amoreggiando con Harry!” rimbeccò a voce alta. Poco più in la il moro arrossì. Giulia rise e prese a braccetto l’amica. “Deduco che non ci sarà bisogno di un discorso domani…” disse. Anna annuì fiera. “In quanto all’alcool come afrodisiaco…mi sa che hai ragione…” assentì poi la ragazza. La castana ghignò. “Non sei il mio tipo tesoro…” soffiò. Giulia rise. “Vedremo dopo altra Vodka…” la corresse. Anna scosse la testa. Le tre iniziarono a ballare al centro della stanza. Spintonandosi. Muovendo le braccia a ritmo. “Ma vi rendete conto che fuori ci sono dei Mangiamorte che ci stanno cercando e noi siamo qui a ballare?” osservò divertita la castana. Giulia fece una piroetta. “Almeno noi ci divertiamo…” commentò. Hermione si fermò di colpo. “La missione…noi…dobbiamo ripassare il piano!” esclamò convinta. La castana rise. “Herm calmati! Lo faremo domani!” le ricordò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “Dobbiamo farcela! Dobbiamo entrare nel medaglione e prendere il Ministero!” spiegò. Le amiche si guardarono. “Io me la ricordavo diversa…” commentò Anna. “Ecco! Dobbiamo ripassare, deve andare tutto bene! Perché io voglio che finisca tutto…io voglio rivedere tutti…” continuò Hermione. Con aria sempre più malinconica. Giulia scosse la testa. “È facile Herm!” esordì. Poi con un balzo saltò sul divano. Si mise in posizione con un braccio in aria e un dito puntato al soffitto. “At first I was afraid, I was petrified, kept thinkin' I could never live without you by my side…” iniziò a cantare. La castana rimase a bocca aperta. “But then I spent so many nights thinkin' how you did me wrong, and I grew strong, and I learned how to get along…” continuò convinta la ragazza. Il prefetto iniziò a saltellare. “Non lo sta facendo davvero…” boccheggiò Anna. “And so your back, from outerspace, I just walked in to find you here with that sad look upon your face, I should've changed that stupid lock, I should've made you leave your key, if I had known for just one second you'd be back to bother me!” esclamò d’un fiato la Giulia. Iniziando ad alzare ed abbassare il dito a mo di ballo degli anni sessanta. La castana scosse la testa. Hermione batteva le mani a ritmo. “Go on now go, walk out the door, just turn around now, 'cause you're not welcome anymore, weren't you the one who tried to hurt me with goodbye, you think I'd crumble? You think I'd lay down and die?” continuò imperterrita la ragazza. Con fare sempre più teatrale. Harry si avvicinò incuriosito. “Oh no not I, I will survive, oh as long as I know how to love I know I'll stay alive!” lo indicò Giulia. Il moro la guardò dubbioso. Il prefetto lo spinse in la. “I've got all my life to live; I've got all my love to give...” proseguì la ragazza. Iniziando a prendere lo slancio dal divano. Poi piegò le ginocchia. “And I'll survive, I will survive, hey, hey!” concluse. Buttandosi sulle sue amiche. E tutte e tre capitombolarono a terra. Scoppiando in un mare di risate. Da quel momento le cose peggiorarono sempre di più. Fino a che anche Harry non crollò. Ritrovandosi bello che disteso accanto alle amiche sul pavimento.

Edited by kikyo91 - 26/12/2011, 22:21
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 27/12/2011, 00:29




Oh. Mio. Dio.
Ti amo e ti adoro lo sai vero?
I miei occhi ti odiano so much in compenso, ma va bene così! Mi sono uccisa nel leggere tutto, ma quanto cavolo scrivi?? Beata te!! E beata me che almeno poi mi becco l'aggiornamento!
Coomunque...che posso dirti, a parte le solite cose, ovvero che adoro la tua ff e le sue meravigliose protagoniste? <3
Capitolo leggero, leggero, spensierato e divertente, e anche saggio, dai! Anna in versione sbronza è qualcosa di fenomenale...emerge il suo lato filosofico xD
Meno male che non ha la sbronza triste in stile Harry....che paranoie! Please, levategli la bottiglia di mano a quel ragazzo e rimpiazzatela con una cannuccia e un succo di frutta!! Muahah!!
Anyway non vedevo l'ora di leggere l'aggiornamento...è stato proprio un bel regalo di Natale!!

*si posiziona al banco 3 con espressione seria e affidabile*

Al prossimo aggiornamento! ^^
Un beso
 
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Mistress Elav Stern
view post Posted on 28/12/2011, 21:17




Dopo averti stressata per mesi per avere il nuovo chappy, mi sembra il minimo commentare.
Come ti ho già detto su Twitter, ho adorato il capitolo. E' scritto bene, si legge da solo e, suicidio di diottrie a parte, è una meraviglia!
Amo le sbronze perché, com'è che si dice? In vino veritas! E i tre uragani con futuri consorti e amici al seguito non hanno deluso le mie aspettative xD Anna ciucca è qualcosa di meraviglioso, mentre ad Harry darei un po' di Prozac perché è troppo deprimente D:
Just so you know: Ron che balla è a dir poco osceno. *Va a vomitare nell'angolino*
E il fluff tra Giulia&Sev e Anna&Draco è diabetico, quindi sappi già in anticipo che il mio dentista ringrazia sentitamente (Fossi in te chiedere la percentuale xD)
Beh, penso di aver detto tutto. Anzi no.
Bring SPICY back, please!
E sappi che aspetto in ansia il prossimo capitolo! XD
 
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EliTheStr@nge
view post Posted on 1/1/2012, 22:46




Waaaaah! Finally l'aggiornamento wiiii! *balla*
Sono quasi cieca, ma mooolto soddisfatta! Tenera la parte iniziale e spassosa la sbronza collettiva XD
Capitolone gustosissimo!!! Go on girl!!!
Alla prossima!!
 
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kikyo91
view post Posted on 2/1/2012, 18:38




Seeera :3 muhaha sih, sto per aggiornare di nuovo nel giro di qualche giorno xD dopo il lungo periodo di siccità dovrò pur farmi perdonare? u.u per le vostre diottrie questo capitolo è più corto dell'ultimo *-* il banco 3 sarà comunque lieto di fornire occhiali da vista u.u
Avvertenze: ho deciso di raccontare la parte del Ministero dagli occhi di Giulia e Anna, quindi da sentinelle fuori, semplicemente perchè sarebbe stato un suicidio riscrivere tutta quella parte di Harry, Ron e Herm...anche perchè è già scritta nel libro e l'abbiamo vista nel film (che magari qualcuna saprà anche a memoria u.u io non ho ancora avuto il coraggio di rivedere nemmeno la prima parte °-°). Per cui sarà una cosa più blanda *-* spero che vi piaccia comunque <3
In questo capitolo troviamo How Does it Feel (di Avril Lavigne *-*). In realtà il cap l'avevo già finito stanotte solo che era tardissimo e dovevo urgentemente andare a dormire perchè due gioiose lavatrici aspettavano di essere fatte stamattina ._.
Ma bando alle ciance cianciose cialupole **
spero che il chappy vi piaccia <3 ovviamente ho già iniziato a scrivere quello dopo XD
Buona Lettura bimbe <3
e grazie dei commenti ** *scondinzola*

Ventiduesimo Capitolo
Il sole doveva essere spuntato da un po’. I raggi entravano a fatica dalle pesanti tende tirate sul soggiorno. La musica si era spenta oramai. La festa era finita. Harry aprì piano gli occhi. Sentì qualcosa muoversi contro la sua gamba. Si sentiva incredibilmente stanco. Come se non avesse dormito una sola ora. Sentì un mugolio vicino a lui. Così si voltò. Anna aveva la testa appoggiata al suo braccio. E gli sonnecchiava vicino. Era stata lei a dargli un calcio alla gamba poco prima. Nemmeno tanto lontano stavano Hermione e Ron. Lei gli stringeva un braccio fra le sue come fosse un pupazzo. Mentre lui era a pancia in su con la testa da un lato. Giulia stava rannicchiata alla destra di Harry. Sentiva il suo respiro vicino. Ogni tanto si lamentava nel sonno. Attorno a loro l’infinità di bottiglie vuote ricordavano quanto avessero bevuto. Il moro tentò di alzarsi almeno a sedere. Sentendo un movimento Giulia tremò di poco. E si avvicinò al ragazzo. Quest’ultimo arrossì. Dall’altra parte Anna aveva urtato ancora la sua gamba. Harry sospirò arreso. Le amiche non lo volevano lasciar andare. Giulia si spinse ancora più vicino. Fino ad appoggiare la testa sul petto del moro. “Sev…” sussurrò piano la ragazza. Allora Harry scosse la testa. Non era giusto approfittare del sonno per farsi abbracciare e coccolare dalle sue amiche. Così sfilò il braccio da sotto la testa di Anna. E si allontanò da Giulia. Che dopo qualche secondo aprì gli occhi. “Buongiorno…” biascicò. Per poi guardarsi intorno persa. Si sentiva confusa. Credeva di essere fra le braccia di Piton. Purtroppo però la realtà era un’altra. Harry la salutò con un cenno del capo. “Come stai?” le chiese. Giulia si alzò a sedere e si stiracchiò. In bocca aveva ancora il sapore di liquirizia. “Mi ricordo quasi tutto…tranne com’è finita la festa…” rispose. Il moro sorrise. “Ci siamo buttati sul pavimento e ci siamo addormentati tutti…” raccontò. Anche lui aveva un ricordo piuttosto sfocato. Avevano ballato ancora. E bevuto soprattutto. Anna si era esibita in una danza russa sul tavolo. Ron insisteva per fare gli angeli di polvere sul pavimento. Poi fra una piroetta e l’altra si erano sdraiati tutti. E stremati avevano ceduto al sonno. Giulia si tenne la testa fra le mani. Chiuse gli occhi e li riaprì un paio di voce. “Per Billie Joe…non sono abituata a bere così tanto…” sussurrò imbarazzata. Si ricordava solo cose a sprazzi. Tipo l’esibizione sexy di Ron. La chiacchierata avuta con Anna. E i suoi pensieri. A quel ricordo la ragazza divampò. “Forse…forse è meglio fare il caffè…” propose. Harry annuì. I due si diressero verso la cucina. I vestiti spiegazzati e i capelli in disordine. Giulia iniziò a trafficare con la moka. Mentre il moro si accasciava sul tavolo. “Giulia?” la chiamò. La ragazza rispose voltandosi di poco. “Scusa se ti ho fatto pressione con le mie continue attenzioni…non volevo essere un peso morto per te…” le disse. Giulia scosse la testa intenerita. “Hai parlato con Anna ieri sera vero?” chiese. Harry annuì. Le parole della castana se le ricordava. E anche molto bene. “Non pensavo di essere un tale cretino…io…io non volevo che Anna pensasse questo di me…io non sono un maniaco psicopatico che tenta di saltarle addosso…e non penso sempre in modo malizioso di lei…” sospirò affranto. L’amica sorrise. “Ti sbagli…quello era Keith, l’amico di Josh…ricordi? Ha cercato in tutti i modi di farsi Anna fino alla festa di San Valentino…quando Draco la trascurava…ecco, quello era un maniaco psicopatico…tu no Harry…” lo consolò. Il moro sospirò affranto. Se la sua era stata una sbronza deprimente, il post sbronza era ancora peggio. “Io però…qualche pensiero del genere su di lei l’ho fatto…” confessò imbarazzato. Giulia stava sistemando le tazze sul tavolo. Rimase per qualche secondo con un cucchiaino bloccato a mezz’aria. “Ecco…ca…capita Harry…infondo hai diciassette anni…” rispose. Harry prese la sua tazza fra le mani. “Sono talmente disgustoso che li ho fatti anche…anche su di te…mi faccio schifo…” sussurrò ancora. Stavolta Giulia quasi fece cadere la zuccheriera. “Esattamente cosa ti sei immaginato su di me Harry?” commentò. Forse con un tono un po’ troppo nervoso. Il moro teneva la testa bassa. Non aveva il coraggio di guardarla negli occhi. “Meglio che tu non lo sappia…sarebbe estremamente imbarazzante…” rimbeccò. La ragazza tossicchiò. “Tutta questa conversazione è imbarazzate…” gli fece notare. Harry ripensò a tutti i se confusi della sera prima. La moka iniziò a fischiare. Così Giulia rispose al richiamo. E poco dopo versò un’abbondante dose di caffè nelle tazze. “Ami Ginny, lo sai…solo che ti manca…e per la tua età certe esigenze sono normali…” cercò di consolarlo. In realtà non sapeva bene come affrontare certi argomenti. “Ron non fantastica su di voi…” rimbeccò il ragazzo. Giulia sorrise. “Infatti lui fantastica su Herm…” precisò. Harry divampò. “Giulia…ecco…tu e Josh…” iniziò a dire. La ragazza lo guardò dubbiosa. L’amico continuò a farfugliare per vari minuti. Quando finalmente lei capì. Ed arrossì a dismisura. “Per Billie Joe no! Nemmeno per sogno! Figuriamoci!” esclamò subito. Harry la guardò stupito. “Allora mi capisci un po’…anche tu sei…” commentò sollevato. Giulia scosse la testa incredula. “Vedi Harry…io...con Josh sono stata solo per poco…non sentivo quel sentimento così profondo che nutrivo per un’altra persona…” provò a spiegare. Il moro storse il naso. “Harry credimi, non vuoi avere la risposta alla tua domanda…” cercò di dissuaderlo la ragazza. Ma Harry era irremovibile. “Invece si…” rimbeccò. Giulia sospirò esasperata. “Io non ho mai raggiunto…certi…certi livelli di intimità con Josh…ma…con un’altra persona…” riprovò. Maledicendosi per essere finiti su quel discorso. Il Prescelto la osservò. “Fred?” ipotizzò. La ragazza per poco cadde dalla sedia. “Certo che no!” sbottò. Sentiva le guance divampare. “Non pensavo che avessi avuto tanti ragazzi Giulia…” commentò sincero Harry. La ragazza rimase a bocca aperta. “Io…io non ho avuto tanti ragazzi!” esclamò. Il moro era sempre più confuso. “Andiamo Harry…è davvero imbarazzante tutto ciò…non lo vuoi sapere…” tentò di sviare Giulia. Ma Harry continuava a guardarla in attesa. “A chi sono stata sempre più vicina negli ultimi anni?” gli fece notare la ragazza. Dapprima il Prescelto non disse nulla. Poi iniziò a pensare. Dopo Josh non sapeva che l’amica avesse frequentato altri ragazzi. C’erano Mark e Draco. Ma erano da escludere. Poi c’era il traditore. Harry sobbalzò. “No…non ci credo…” boccheggiò. Giulia arrossì a dismisura. In confronto a lei un pomodoro era decisamente pallido. “Io te l’avevo detto che non lo volevi sapere…” sussurrò. Il moro strabuzzò gli occhi. “Tu…tu, cioè proprio tu…a letto con…Piton?” soffiò. La ragazza si fece piccola piccola sullo sgabello. “Cosa pretendi Harry…noi ci amiamo…abbiamo iniziato ad uscire insieme come una coppia il sabato sera…e quando sono diventata maggiorenne…non c’è nulla di male…” si giustificò. Harry rimase impietrito. Già era difficile crede che Piton potesse nutrire dei sentimenti. Ma che avesse anche una vita sessuale ed amorosa più intensa della sua era il colmo. “Con Piton…cioè…quel gufo…cioè…non sorrideva mai…non tradiva mai un’emozione…e tu mi vuoi far credere che la prima volta sia stata con lui?” esalò. Giulia sbuffò. “È la verità Harry…Severus non è solo un professore, è anche un uomo e quando un uomo e una donna si piacciono, si amano…succede! Non ho nulla di cui vergognarmi ecco!” rimbeccò infastidita. Era come spiegare come nascono i bambini ad un marmocchio odioso. “E se vuoi proprio saperlo, Sev non mi ha solo sorriso…abbiamo riso insieme, siamo andati al cinema, a ballare e a vedere il mare!” aggiunse. Per poi tapparsi la bocca con un sorso di caffè. Harry rimase immobile. “Avevi ragione, non volevo saperlo…” concordò. La ragazza sospirò. “Lui ha…ha l’età di tuo padre…questo non ti fa nessun effetto?” chiese ancora il moro. Giulia scosse la testa. “Non mi interessa…ho già provato a controllarlo ma l’amore non si è mai fatto comandare da me…il mio cuore rimane di Severus, che lui abbia vent’anni più di me non mi importa…o che sia un Mangiamorte…non cambia l’amore che provo per lui…” rispose sincera. Harry fissò la sua tazza. Poi bevve un sorso. Era decisamente troppo per una colazione dopo sbornia. Uno spiacevole silenzio aleggiò per qualche minuto. “Mi hai bloccato la crescita…” disse poco dopo il ragazzo. Giulia sorrise divertita. “Non esagerare Harry…” lo rimproverò. Harry alzò le spalle. “Chissà se Josh sapesse…” osservò. La ragazza sospirò. “Josh sa…ha origliato quando ve l’ho confessato davanti all’infermeria a scuola…” raccontò. Il ragazzo la guardò curioso. “E come l’ha presa?” chiese. “Male…diciamo che gli garbava di più l’idea di essere stato scaricato per John Preston che per Severus Piton…e diciamo pure che siccome Sev sen’era appena andato, Josh ha avuto la brillante idea di commiserarmi…mi ha anche scritto una lettera questa estate…ma io non gli ho risposto…” raccontò Giulia. “Cavolo…lo devi odiare un sacco allora…mi ricordo le botte che gli hai dato alla fine del quinto anno…” commentò Harry. La ragazza scosse la testa. “Quelle se le è cercate…mi ha tormentato fisicamente e psicologicamente per un anno! Poi non è che lo odio…solo che con lui si va ad alti e bassi…avevamo deciso di ricominciare da capo, ma lui come un cretino ha pensato che fossi sola, e quindi si meritasse di tornare il mio ragazzo…” spiegò. Il moro annuì. “Perché finiamo sempre per parlare della mia vita sentimentale?” osservò Giulia. Harry alzò le spalle. “Io non ne ho una…” le fece notare. La ragazza sorseggiò ancora il suo caffè. “Concordo con la Pitonchia…” si introdusse Anna. Entrando in cucina sbadigliando sgraziatamente. Senza salutare si diresse subito al caffè. Il trucco sugli occhi era colato e gli occhiali erano in procinto di caderle dalla punta del naso. “Ben svegliata…” sorrise Giulia. Ansiosa di cambiare argomento. “Ho avuto giorni migliori…il pavimento non è molto comodo nemmeno da sbronza…che poi devo essermi rotolata addosso ad un mobile perché ho dato parecchi calci a qualcosa…” sbadigliò ancora la castana. Sedendosi pesantemente sullo sgabello vicino ad Harry. Quest’ultimo evitò di precisare che non era un mobile che aveva preso a calci ma la sua gamba. “Herm e Ron dormono ancora?” chiese invece. Anna annuì. Gli occhiali le caddero sul tavolo. Ci mise qualche secondo per capacitarsi l’accaduto. Giulia scosse la testa e glieli mise. “Posso tornare a dormire nel mio letto?” biascicò ancora la castana. Harry sospirò arreso. “Dovremmo ripassare il piano oggi…ci sono ancora dei dettagli da sistemare…” le ricordò. Giulia si stiracchiò. “Magari prima facciamo una bella doccia…ho la polvere perfino nel naso…” commentò. Il moro alzò gli occhi al soffitto imbarazzato. “Separati la doccia…” soffiò Anna. Harry la fulminò con lo sguardo. Giulia si rituffò nel suo caffè. Si sentirono dei rumori nella stanza vicino. Hermione girandosi aveva urtato una bottiglia vuota. Ron scattò a sedere. “Miseriaccia! Ci attaccano!” trillò. Il prefetto, che era appoggiata a suo petto, si ritrovò con il naso spiaccicato sul pavimento. “Oh Ron falla finita! Ho mal di testa!” protestò. Il rosso si guardò in giro dubbioso. “Venite a rifornirvi di caffè, begli addormentati sul pavimento!” li richiamò Giulia. Hermione si accorse di essere letteralmente a faccia a terra. E si alzò immediatamente. Ron sbadigliò e trascinando i piedi raggiunse gli altri in cucina. Il prefetto fece lo stesso. “Anna ti odio…questo è molto peggio del Malibu…” sbottò quest’ultima. la castana si grattò una spalla. “Non ti ho costretto io a bere…ti sei devastata con le tue mani tesoro…” le ricordò placida. Hermione tirò un urletto esasperato. Che le rimbombò nella testa con un volume dieci volte più alto. Mentre loro si riprendevano Giulia salì per farsi la doccia e cambiarsi. Poi venne il turno di Anna. Harry dopo di loro. Ron ed Hermione salirono assieme le scale. “Vuoi andare prima tu?” gli chiese la seconda. Il ragazzo alzò le spalle. Poi sorrise. “Potremmo andare assieme Mione…che ne dici?” commentò. Cercando di non diventare del suo colore di capelli. Cosa invece che accadde al prefetto. “Non…non dire sciocchezze!” trillò imbarazzata. Il rosso si buttò sul loro letto. “Bene…allora vai pure prima tu…” si arrese. Hermione prese dei vestiti e biancheria pulita dalla borsa ampliata. E si tolse la collana col ciondolo a stella. Senza nemmeno pensarci. Poi andò in bagno. Aveva ancora con se sia il bracciale che le aveva regalato sua madre che la collana di Mark. Era oramai un’abitudine toglierli per ultimi. Questo però passò in secondo piano per Ron. L’acqua della doccia iniziò a scendere rumorosa. Mentre faceva scorrere il ciondolo fra le dita. Gliel’aveva regalato la sera prima. E lei se lo toglieva con così tanta indifferenza. Dormivano tutte le notti insieme. Abbracciati. Eppure lei si rifiutava di condividere tutto. Senza contare la richiesta dei piccoli momenti per star sola. Certo, anche a Ron faceva piacere avere del tempo per se. Però già mezzora lontano dalla sua Hermione era un’eternità. Il tempo di lei invece equivaleva a ore e ore. Per cosa poi? Ripassare il piano? Leggere? Il rosso poggiò il ciondolo appena lo scroscio dell’acqua smise. Poco dopo tornò Hermione. Jeans e maglietta. “È davvero comodo asciugarsi i capelli con la magia! Di norma sarei stata contraria, però in certi casi ci vuole!” sorrise. Probabilmente ripresa dal mal di testa e dalla sbornia di compleanno. Ron si alzò e senza dire nulla la sostituì in bagno. Il prefetto si sedette sul letto. Si rimise la collana a stella. Che tintinnò sopra quella di Mark. Poi d’improvviso se ne ricordò. Svelta Hermione frugò nella sua borsa. Fino a trovarlo. Quel pacchetto che aveva tanto aspettato ad aprire. L’aveva promesso dopotutto. Si voltò di poco verso la porta. Aveva ancora qualche minuto prima che il rosso tornasse. Il prefetto sbuffò. Era brutto dover stare allerta anche per cose così di poco conto. Dopotutto non voleva che Harry e Ron scoprissero del loro ultimo incontro. Sarebbe stata dura spiegare come mai erano in contatto con dei Mangiamorte. Anche se erano semplicemente Draco, Mark e Piton. Era quello il motivo perché stava aprendo il suo pacchetto di nascosto. Non certo perché era il regalo di Mark. Mentre cercava di convincersene Hermione disfò il fiocco e aprì la carta. Fra le mani si trovò un volume rilegato. Era di media misura. Sembrava vecchio però. Con delicatezza lo aprì. Sorridendo a vederne il contenuto. Era una raccolta di poesie. Ma non poesie qualunque, una vera raccolta di poesie della letteratura italiana. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Era così che Mark si era presentato in biblioteca. Finendo un verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante. Hermione sorrise. Scorgendolo nell’indice del volume. Poi portò una mano al ciondolo. Con l’altra girò le prime pagine vuote. Fino ad arrivare alla prima poesia. Era “La Pioggia ne Pineto” di Gabriele D’Annunzio. Il prefetto iniziò a leggerne piano i versi. Fino ad arrivare a quel punto. “E piove su le tue ciglia, Ermione…” sussurrò. Stringendo il ciondolo nella mano. Poi abbassò lo sguardo. Avrebbe dato tutto pur di trovare Mark davanti a lei. Voleva abbracciarlo. Voleva sentirsi prendere in giro perché si era commossa per così poco. Eppure lui non c’era. Non ci sarebbe stato per chissà quanto. Hermione avvicinò il ciondolo alle labbra. “Grazie…” sospirò. Poi si stropicciò gli occhi. E nel sentire rumori provenire dal corridoio mise libro e incarti vari nella sua borsetta. Prese il block notes con gli appunti sulla missione fra le braccia e scese di corsa dalle amiche. Prima che Ron tornasse in camera. Harry stava lavando i piatti. Mentre Giulia ed Anna si liberavano delle bottiglie. Quando videro l’amica la osservarono attentamente. E si avvicinarono. “Aperto il regalo di Mark?” intuì la seconda. Il prefetto annuì. “Era un libro di poesie…” rispose solo. Giulia sorrise intenerita. E piano l’abbracciò. Poco dopo si unì anche la castana. “Vedrai che potrai ringraziarlo presto…” le disse. Hermione sorrise. Subito Harry le raggiunse in salotto. Lo stesso fece Ron. Così iniziarono a ripetere il piano un po’ ciascuno. Fino ad arrivare alla rifinitura dei dettagli. “Quindi io e Giulia stiamo appostate nelle vicinanze…figo! Sembra una serie di spionaggio…” osservò Anna. Giulia scosse la testa divertita. Harry sbuffò. “Con travestimenti seri però!” aggiunse Hermione. Riferendosi chiaramente all’appuntamento segreto di qualche mese prima fra la castana e Draco. In cui lei si era presentata da Lady Gaga. La castana sorrise sorniona. “E per tenerci in contatto?” chiese poi Ron. Il Prescelto tamburellò le dita sul pavimento. “Potremmo evocare i Patronus…” osservò. Anna storse il naso. “Non credo che avreste il tempo…bisogna trovare qualcosa di un po’ più diretto…tipo stregare qualche oggetto e usarlo come walkie talkie…” suggerì. Il gruppetto la guardò stupito. “Per una volta ha ragione Anna…però deve essere qualcosa che passi inosservato…” concordò il prefetto. Giulia guardò i tre. “Di solito le spie migliori sono i gemelli delle camicie…anche mio padre da Auror provvisorio ce li ha…da piccola me li ha fatti vedere!” propose. Hermione batté la punta della matita sul naso. Poi annuì. “E se inventassimo una parola in codice che significa pericolo?” esclamò ancora Anna. Oramai presa dall’andazzo a spionaggio. Giulia sorrise divertita. “Ora non esageriamo…” commentò Harry. La castana sbuffò. “Non è facile dire ‘aiuto siamo in pericolo scappate si salvi chi può…’ in poco tempo…” osservò. Il prefetto sospirò arresa. “Perfetto allora…quale parola?” concluse. Anna gongolò. “Manson!” disse subito. Gli altri quattro si guardarono dubbiosi. “O preferite ramarro? Iguana? Pomodoro… lampone… ciliegia… assenzio… supercalifragilistichespiralidoso!” sparò a macchinetta la castana. Giulia scoppiò a ridere. Hermione tentò di rimanere seria. Per quanto cercassero di far sembrare la missione pericolosa com’era in realtà, c’era sempre qualcosa che attutiva l’atmosfera. “E vada per Manson…tanto ce lo ricordiamo tutti no?” sospirò il prefetto. Gli altri annuirono. E Anna ghignò fiera. Questa volta si sarebbero giocati il tutto e per tutto. Avevano fatto a turno con il Mantello dell’Invisibilità per perlustrare i dintorni del Ministero e osservare i dipendenti che vi entravano. Ognuno sapeva come si sarebbe svolto il piano nei minimi dettagli. Si sarebbero smaterializzati vicino al Ministero ed avrebbero messo ko tre dei suoi dipendenti. Harry, Ron ed Hermione avrebbero bevuto la Polisucco per sostituirli ed infiltrarsi nella struttura. Fuori Giulia e Anna si sarebbero appostate in incognito ed avrebbero aspettato fino all’uscita dei tre. In caso contrario ci sarebbe stato l’uso della parola di pericolo e si sarebbero volatilizzate. Oramai a mente lucida il gruppetto ripassò il piano per il restante pomeriggio. La cena si consumò ricordando aneddoti buffi sulla festa della notte prima. E dopo cena si cercò di smorzare il clima di ansia che il ripasso del paino aveva fatto trapelare. Come al solito Giulia era immersa nella musica. Anna leggeva uno dei suoi libri di scorta del baule. Harry sfogliava gli appunti di Hermione. Quest’ultima si era decisa. E aveva portato in salotto il libro di poesie. Ne leggeva una dietro l’altra. Assaporando ogni minima parola come solo i veri appassionati sapevano fare. Ron avrebbe voluto accoccolarsi vicino a lei come accadeva spesso. Eppure il prefetto stava in una posizione scomoda per lui. Aveva le ginocchia tirate al petto. Il mento appoggiato sopra. E le braccia piegate per avvicinare la pagine. Di quel libro che lui non aveva mai notato. Sul momento il rosso non proferì parola. Però col passare dei giorni notò dei comportamenti strani in tutti e tre gli Uragani. In particolar modo in Hermione. Senza contare che anche Harry dava strani segni. Si defilava all’improvviso con scuse altamente palesi. Ron li identificò come sintomi dell’avvicinamento della data al Ministero. Fino alla sera prima del grande giorno. Stavano mangiando tranquillamente in cucina quando il Prescelto aveva iniziato a strizzare gli occhi. Gli altri lo guardarono dubbiosi. Harry si congedò da tavola con la scusa del bagno. Ma dopo qualche minuto lo raggiunsero. Fu così che si scoprì che in realtà il ragazzo aveva bruciori sempre più frequenti alla cicatrice. Ed immancabilmente in questi casi, entrava in contatto con la mente di Voldemort. Hermione si lasciò sfuggire una predica alquanto preoccupata. Giulia però la tranquillizzò e cercò di calmare gli animi messi ancora più in agitazione. Ne parlarono finendo la cena. E poi decisero di comune accordo di andarsene a letto presto. Il comune accordo però non includeva Anna. Che dopo mezzora dall’essersi coricata stava a pancia in su fra le lenzuola. Cercando di non pensare a nulla di catastrofico. Ma non era così semplice. L’idea che Voldemort potesse tranquillamente entrare nella mente di Harry non la tranquillizzava così tanto. Iniziò a rigirarsi nel letto. I'm not afraid of anything, I just need to know that I can breath. Giulia aprì piano gli occhi. E la vide aggrovigliata fra le lenzuola. “Stai cercando di rinchiuderti in un bozzolo?” la prese in giro. Nemmeno lei riusciva a dormire. Cercava di fare finta. Magari si sarebbe auto convinta di essere stanca. La castana sbuffò. “Magari potessi…andrei volentieri in letargo fino alla fine di questa rottura…” commentò acida. L’amica sorrise e si avvicinò. And I don't need much of anything, but suddenly suddenly. “Hai già pensato al travestimento?” le chiese. Anna scosse la testa. “Che ne dici se ci trasformiamo in Idol giapponesi?” propose. Giulia ridacchiò sottovoce. “Nel cuore di Londra?” osservò. La castana si stiracchiò. “Gothic Lolita?” provò ancora. La ragazza scosse la testa. “Gelataie…” riprovò Anna. Giulia sospirò. “Magari cameriere…oppure Sailor Moon, preferisci?” intervenne. La castana si passò una mano sugli occhi esasperata. “Ingaggiamo una finta esibizione…tu canti e io ti pubblicizzo…” propose ancora. La ragazza arrossì. “Non dovremmo attirare l’attenzione…” le ricordò. Anna si voltò di poco verso di lei. “Giulia…tu credi che andrà tutto bene?” sussurrò. L’amica annuì subito. I am small and the world is big, all around me is fast moving. “Però Herm ci ha detto di portare con noi tutte le borse e il resto dei bagagli…” le fece notare la castana. A mo di bambina preoccupata. Giulia alzò le spalle. “Ti ricordo che è Herm…vedrai che domani sarà nervosa come prima di un compito in classe…” sorrise. Anna la osservò. “E tu? Tu non sei nervosa?” chiese ancora. L’amica annuì. Ci fu qualche minuto di silenzio. Surrounded by so many things, suddenly suddenly. “Giulia…ma tu…ci pensi mai a quello che ci hanno detto Piton e Draco? Cioè…Piton l’ultima volta ti ha detto che quando avrebbero trovato il modo di contattarci ci avrebbero mandato un segno…però io non ne ho visti di segni…” esordì poi la castana. Giulia puntò le iridi nocciola al soffitto. “Ci penso si…ogni giorno…” confessò. Anna sbuffò. “Sai a cosa ho pensato un sacco di volte?” aggiunse. La ragazza scosse la testa. Era come tornare bambine con la castana. Oramai la conosceva. Riparata dal buio poteva dar sfogo a qualsiasi dubbio o domanda. Ogni giorno cercava di farsi vedere dura e irremovibile. Ma anche lei aveva bisogno di conferme. How does it feel to be different from me, are we the same. “A cosa?” la assecondò. La castana non si voltò. Rimase a fissare il muro. Come se stesse parlando a se stessa. “Al Ministero c’è il censimento dei nati Babbani…chissà se domani c’è una minima possibilità che io incontri mio padre…o qualcuno della mia famiglia…” raccontò. Giulia si avvicinò intenerita. “Stai tranquilla Anna…sono tutti al sicuro…l’ha detto Lupin no? Tua nonna e tua madre hanno testimoniato per loro…” cercò di tranquillizzarla. Ma la castana rimase immobile. “A mia nonna si sarà spezzato il cuore a sapere che sono scappata…mi odierà di sicuro…” sussurrò. L’amica si trascinò vicino a lei. Fino a poggiare la guancia sulla sua spalla. How does it feel, to be different from me. “Nonna Artemisia non ti odia…anzi, ti vuole un bene dell’anima, sei la sua nipotina preferita!” le ricordò. Anna sorrise amara. “La sua nipotina fuggitiva forse…” precisò. Giulia scosse la testa. “I nostri genitori sono in pensiero per noi, non possiamo negarlo…però alla fine di tutto li riabbracceremo…e saranno fieri di noi…” disse convinta. O almeno quello era il pensieri che aveva cercato di fare suo nelle ultime settimane. “Quello che conta ora è non perdersi d’animo…non dobbiamo pensare a quanto siano in pena per noi…dobbiamo preoccuparci principalmente di noi stessi ora…” si introdusse Hermione all’improvviso. Are we the same, how does it feel. Stava sul bordo del letto. Ed era chiaramente sfuggita da uno degli abbracci costrittore di Ron. Aveva sentito tutto il loro discorso. Non poteva fare finta di dormire. “Permettimi di correggerti Herm…dobbiamo pensare alla nostra promessa…noi siamo I Tre Uragani, o tutte o nessuna…” osservò Giulia. Anna annuì. “Già Herm! Se una rimane indietro non la dobbiamo lasciare al suo destino! Per Manson, siamo quasi sorelle oramai!” concordò. Il prefetto sorrise. “Lo dici solo perché di solito sei tu quella che rimane indietro…” la punzecchiò. La castana allungò un braccio per cercare di trascinarla giù dal suo letto. Ma Giulia glielo impedì. I am young and I am free, but I get tired and I get weak. “A parte gli scherzi…sapete…la maggior parte delle volte mi trovo a pensare ai miei genitori…sono contenta che siano lontani da tutto il caos e dai rischi eppure sono anche triste perché mi mancano…” iniziò a dire Hermione. Le amiche la guardarono. “…poi però sento voi due…Anna che ride e tu Giulia, che mi sorridi…e penso che infondo la mia seconda famiglia è qui con me…così non son più tanto triste…perché non sono mai veramente sola…” confessò il prefetto. Rossa in viso. I get lost and I can't sleep, but suddenly suddenly. Giulia sorrise. Si voltò dando le spalle ad Anna. E si sporse dal letto. Allungando una mano verso Hermione. Quest’ultima fece lo stesso fino a trovare quella dell’amica. La castana si fece spazio si alzò a sedere. Per unire anche la sua mano. Rimasero così per qualche minuto. “Vi voglio bene ragazze…davvero…” sussurrò ancora Hermione. Gli occhi lucidi. “Ecco i cari goccioloni Granger…” commentò Anna. Giulia scosse la testa. How does it feel to be different from me, are we the same. “Se domani dovesse succedere qualcosa…ecco…” iniziò a dire il prefetto. La castana le fece il gesto delle corna con la mano libera. “Herm non gufare!” sbottò. Giulia le fece segno di abbassare la voce. “Non si accettano testamenti anticipati, sia chiaro!” annunciò poi. Hermione sorrise. “A me cosa lasci? Perché gradirei la tua eredità monetaria…” esordì Anna. Il prefetto la guardò truce. “Poi sono io che gufo…” soffiò. Giulia trattenne una risata. Dal letto dietro di loro Harry si mosse. I Tre Uragani si guardarono e lasciarono piano la stretta delle mani. How does it feel, to be different from me. “È ora di dormire…” sussurrò Giulia. Le amiche annuirono. “Buonanotte…” disse Hermione. “Notte…” rispose Anna. Poco dopo si sentì un rumore poco confortante. “Ragazze c’è posto nel letto con voi? Ron mi sta stritolando…” le supplicò il prefetto. Giulia ridacchiò. “Ah lo chiami così pastrugnare ora?” la punzecchiò la castana. Voltandosi poi dall’altra parte. Hermione la fulminò con lo sguardo. “Silenzio! È tardi! Ho bisogno del mio sonno di bellezza…” sbuffò poi Anna. Giulia scosse la testa rassegnata. Salutò con la mano il prefetto. Poi chiuse gli occhi. Nel giro di qualche secondo tornò il silenzio. E un quarto d’ora più tardi. Le ragazze erano già sulla via del mondo dei sogni. How does it feel to be different from me, are we the same, how does it feel.
Quella della mattina seguente fu la sveglia più odiata nell’arco degli ultimi mesi. La prima a scattare fu Hermione. Come ai vecchi tempi scolastici. Si era scrollata di dosso Ron ed era filata in bagno per farsi una doccia per svegliarsi come si deve. Giulia prese il suo posto poco dopo. Anna la seguì sbadigliando e grattandosi il sedere. Come fosse una normale mattina nel loro vecchio dormitorio. Harry fece la doccia e si precipitò di sotto. Ed infine si aggiunse Ron. Ci fu un’abbondante colazione. E l’ultimo ripasso generale del piano. Seguito da dieci minuti di yoga mentale purificatore. Giulia ed Anna si prepararono alla trasformazione della copertura. La prima si picchiettò la bacchetta sui capelli, che diventarono neri. Li raccolse in due codini. La seconda fece lo stesso. Ritrovandosi con una cascata di boccoli rosso rame. I vestiti vennero trasfigurati in un paio di pantaloncini di jeans e una camicia a quadri rossi e neri per Giulia. E un vestito verde scuro con gonna a balze per Anna. Entrambe calzarono delle ballerine basse in tinta coi vestiti. Inoltre avevano rispettivamente un marsupio ed una borsetta. Giulia rimpicciolì tutti i loro bagagli e li mise nel marsupio. Poi arrivò la volta del controllo agli altri tre. Nelle tasche avevano Pastiglie Vomitose, Torrone Sanguinolento e altri cose potenzialmente utili. Senza contare i gemelli trasmittente. Che per Hermione erano stati adattati ad una spilla. In cinque sotto al mantello non ci sarebbero stati. Per cui si smaterializzarono a turni. Kreacher li salutò come ogni mattina. “Al vostro ritorno vi preparo la zuppa di verdure che amate tanto…” sorrise affabile. Harry annuì. La pancia di Ron già brontolò dalla fame. Anna si avvicinò piano. “E per la signorina Anna, una buona bistecca al sangue con patatine fritte…” aggiunse l’elfo. La castana gongolò. Da quando aveva considerato l’opzione che i Mezzosangue non fossero feccia Kreacher era diventato simpatico. Giulia alzò la mano. “Per me bistecca ben cotta con patatine…” precisò timidamente. Hermione alzò gli occhi al soffitto esasperata. “Possiamo andare ora?” sbottò. Con un gesto nervoso si portò una mano al ciondolo di Mark. Poi lo strinse e chiuse per un attimo gli occhi. Ron la vide in pieno. “Va bene, va bene mamma Herm…andiamo…” sbuffò Anna. Così lei e Giulia si infilarono sotto al Mantello dell’Invisibilità. Si smaterializzarono sempre sul primo gradino della casa. C’erano due Mangiamorte a qualche passo. Avevano gli occhi gonfi di sonno. La testa di uno ciondolava anche in modo poco dignitoso. Subito dopo le due si smaterializzarono nei pressi del Ministero. Poi Giulia tornò indietro e portò Harry con se. Fece lo stesso anche con Ron ed Hermione. Quando tutti furono nello stesso punto il prefetto guardò l’orologio. La prima ad andare in scena era lei. Aprì la porta vicino a loro che, come avevano scoperto nelle esplorazioni e sopraluoghi portava ad un vecchio teatro. Poco dopo si sentì un rumore ed una strega dai capelli grigi e svolazzanti apparve. Ebbe solo il tempo di voltare lo sguardo al cielo. Per poi venire colpita in pieno dallo Schiantesimo del prefetto. Il gruppetto la portò nel corridoio buio. “Da ora Herm, ti chiami Mafalda HopKirk!” esclamò Anna. Hermione sospirò esasperata. “Grandioso…” rispose con finta allegria. Mettendo i capelli appena strappati nella pozione Polisucco. Poco dopo il prefetto la bevve. Trasformandosi così in Mafalda. “Siamo in ritardo!” comunicò Harry. Così Anna e Giulia rimasero a sistemare la vera Mafalda mentre gli altri si procuravano i capelli anche per il moro e Ron. Quando uscirono dalla porta trovarono ad aspettarle un piccolo mago con la faccia da furetto, chiamato Reg Cattermole, e ad un omone ben piantato, alto e barbuto. “Ora possiamo dare inizio ufficialmente alla missione…” decretò Harry. Hermione guardò le amiche in ansia. Avrebbe voluto avere accanto anche loro. Anna le sorrise e le fece segno di ok con il pollice. Infine i tre membri del Ministero si allontanarono. Mentre le altre due iniziarono a girare con fare tranquillo nelle vicinanze. C’era un mucchio di gente che andava e veniva. Passarono la prima mezzora a gironzolare senza una meta in particolare. Poi decisero di fermarsi in una specie di bar li vicino. Potendo così sorvegliare i dintorni. E allo stesso tempo non dare nell’occhio. Sembravano solo due ragazzine occupate a fare colazione. D’improvviso si sentì un rumore. Era una delle cuffie che teneva al collo Anna. Incantata in modo che fosse in contatto con i gemelli e la spilla. “Hey? Hey c’è qualcosa che non va?” sussurrò la castana. Avvicinando piano l’auricolare che teneva ferme le cuffie a metà filo. “Sono Harry…sono rimasto solo…Ron ha avuto un’urgenza perché la moglie di Cattermole a quanto pare oggi è sottoposta al censimento…mentre Hermione è stata arruolata dalla Umbridge…” spiegò veloce. Giulia scosse la testa. “Ora dove sei?” chiese. Chinandosi di poco verso Anna. “Sono all’ufficio della Umbridge…sono davanti a uno schedario…ho trovato la cartella dei Weasley…” riferì passo per passo il ragazzo. Giulia avvicinò la sedia a quella dell’amica. Facendo finta di conversare animatamente. “Sono sorvegliati…a quanto pare l’Indesiderabile Numero Uno potrebbe contattarli…” aggiunse con tono amaro. Giulia chiuse per un attimo gli occhi. “Sulla scrivania ci sono delle pratiche del censimento…” elencò ancora Harry. Anna sobbalzò. “Harry spicciati a trovare il medaglione e a ritrovare Herm e Ron!” gli ordinò Giulia. Ma il ragazzo non disse nulla. Si sentiva il rumore di fogli. “Anna…ho trovato il fascicolo della tua famiglia…” disse poi. La castana sentì il cuore fermarsi per un attimo. “Che…che cosa dice?” sussurrò. L’amica le strinse una mano. “Stato di sangue: sangue misto. Componenti della famiglia: Ilary McGuire, Purosangue, ma sposata con Andrew Haliwell, Mezzosangue. Per il suddetto Andrew Haliwell ha testimoniato Artemisia Anko Wytter, Purosangue e madre dell’indiziato. Mary Kate e Christian Haliwell, Mezzosangue, rispettivamente figlia minore e figlio maggiore, per i suddetti ha testimoniato Ilary McGuire, madre Purosangue. Anna Alvis Haliwell, Mezzosangue, non si è presentata al censimento. È ricercata con l’accusa di essere complice dell’Indesiderato Numero Uno. Stato di Sorveglianza: sorvegliati, si pensa che la fuggitiva entrerà in contatto con loro al più presto.” lesse veloce Harry Anna si morse il labbro. Perfetto. Come se i suoi non fossero abbastanza nei guai lei aveva peggiorato la situazione. “Ora lascia quei fascicoli e cerca il medaglione…” esclamò Giulia. Teneva ancora stretta la mano dell’amica. Che tremava. La castana si guardò in giro inquieta. Da lontano vide un uomo famigliare. Capelli rossi, viso un po’ sciupato. “Giulia guarda…c’è il signor Weasley!” la chiamò. La ragazza si voltò piano. Stava facendo la stessa strada che avevano percorso poco prima i loro amici. Era talmente concentrato sui suoi pensieri che guardava dritto. Non le aveva degnate di uno sguardo. E intanto Harry non parlava più. “Spero che Herm stia bene…” commentò preoccupata Giulia. “Nulla sta andando come doveva…che casino…dovevamo infiltrarci anche noi…” concordò la castana. Passò qualche minuto. Anna fissava il suo cappuccino con aria pensierosa. Le si era chiuso lo stomaco. Al pensare alla sua famiglia messa sotto inquisizione. “Anna…secondo te…tengono d’occhio anche i miei?” chiese l’amica d’improvviso. Anna alzò le spalle. “A quanto pare siamo tutti ricercati tranne Ron…bell’affare vero? Chissà se hanno fatto dei volantini con le nostre facce…” soffiò acida. Giulia sospirò e bevve un lungo sorso di caffè. Riuscirono a rimanere sedute al tavolo per un’altra mezzora buona. Non avevano ancora ricevuto notizie. “E se facessimo incursione?” propose la castana. Ricominciando a camminare. Avevano pagato la colazione ed erano uscite. “Sarebbe una follia…siamo ricercate Anna, ricercate!” sillabò Giulia. Non si sarebbe mai abituata a quella parola. “Ma non ci hanno detto più nulla! Sono preoccupata…” confessò Anna. L’amica si guardava le punte delle ballerine. “È una cosa buona…vuol dire che tutto sta procedendo a dovere…” cercò di tranquillizzarla. E tranquillizzare anche lei stessa. Poi alzò la testa. Vedendo troppo tardi un uomo sulla sua rotta. Così Giulia ci finì immancabilmente addosso. Facendogli cadere la cartelletta dei documenti. “Mi dispiace! Scusi tanto, ero sovrappensiero!” si scusò subito. Chinandosi a raccogliere i fogli. Anna trasalì e si blocco qualche passo vicino a lei. “Non ti preoccupare…anche io ero distratto…piuttosto, ti sei fatta male?” le chiese l’uomo. A sentirne la voce Giulia lo riconobbe. E sentì una stretta al cuore. Sebastian la scrutava preoccupato. “Sicura di stare bene?” le chiese ancora. La ragazza rimase ferma. Anna si avvicinò. “Non si preoccupi, Hayley è forzuta anche se non sembra!” tentò di scherzare. Cercando di recuperare doti recitative nascoste. Giulia sbatté le palpebre. Poi gli porse goffamente la cartella. “Ecco…mi dispiace ancora…” sussurrò. L’uomo la squadrò. Quella ragazzina doveva avere circa l’età di sua figlia. Che non si faceva sentire da settimane oramai. L’ultima volta che l’aveva vista era su un volantino con una taglia piuttosto cospicua sulla testa. “Scusa…quanti anni hai?” esordì all’improvviso. Giulia abbassò lo sguardo. “Diciassette…” si lasciò sfuggire. Sebastian sbarrò gli occhi. “Scusa la mia invadenza…sai io ho una figlia della tua età…forse è per questo che mi sembri famigliare…” si scusò. Intanto però cercava di guardarla negli occhi. La ragazza tenne le iridi basse. Sapeva che se avessero incrociato gli sguardi l’avrebbe riconosciuta. Nonostante il travestimento. Gli occhi nocciola non tradivano. Erano gli occhi di sua madre. “Hayley è un po’ timida…ora se vuole scusarci noi torniamo al nostro giro…” si intromise Anna. Prendendo a braccetto l’amica. Sebastian annuì imbarazzato. Poi guardò l’orologio. Si scusò ancora, le salutò e tornò sulla sua strada. Giulia lo guardò mentre si allontanava da lei. Anche se la faceva arrabbiare qualche volta. Anche se la trattava come una bambina. Anche se non recepiva subito i messaggi. Quello era il suo papà. Ed avrebbe tanto voluto dargli un abbraccio. La castana le mise un braccio intorno alle spalle e la scosse. “Tutto ok?” le chiese. La ragazza annuì. “Tutto ok…” ripeté solo. Le due ricominciarono a girare per i dintorni. Oramai la folla si era un po’ diradata. Ed era palese che loro fossero li dalla mattina presto. Il silenzio aleggiava fra loro. Ognuna pensava a molte cose. D’improvviso si sentì un rumore dalle cuffie. Le due si avvicinarono. “Hey? Pronto? Harry? Ron? Herm? Ci sentite?” li chiamò Giulia. Ancora nulla. Anna la guardò. Pronta a impugnare la bacchetta. “Giulia! Anna! Presto!” trillò Hermione. Si sentì un gran fracasso. “Che significa? Dobbiamo venire da voi?” chiese la castana. Ancora urla e rumore in sottofondo. “Manson!” urlò quasi il prefetto. Anna e Giulia si guardarono. Annuirono. Iniziando a correre verso l’angolo più appartato vicino. Sicure che nessuno le vedesse si presero per mano. E in un secondo si smaterializzarono. Attorniate dalla solita fredda sensazione. Che stavolta però aveva attanagliato anche i loro cuori.
 
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~D r e a m e r •
view post Posted on 4/1/2012, 12:09




Macciao!!
Harry è un maniaco sessuale xD ma si sapeva ormai! A 17 anni e sta ancora lì a chiedere come fanno i bambini piccoli...che scene!
Mi è piaciuto molto il capitolo, fa piacere leggere di queste scenette divertenti tra i ragazzi!
Anna come sempre è formidabile e io me la sposo prima o poi ù.ù Alla faccia di Draco xD
I miei occhi ti ringraziano, perché questa volta non hanno sofferto più di tanto.
Je t'aime <3
 
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kikyo91
view post Posted on 15/3/2012, 21:45




Buonsalveee *-* yay sono riapparsa *_*/
anyway, ho ricominciato a scrivere u.u *fa la ola da sola* purtroppo è un altro capitolo piuttosto stopposo ._. riconosco che tutto ciò sta diventando pesante, sono in astinenza da diabetosi ç___ç però abbiate fede, la Mimi sta lavorando per voi *V*
Avvertenze: autocommiserazione, voglia di commettere un pottercidio (a voldemort piace questo elemento u.u) e chi più ne ha più ne metta u.u
Record del capitolo: c'è solo una canzone D: è Titanium (conver di Colin Mclough o qualcosa di simile, perchè ha un cognome impronunciabile ç_ç).
Spero che vi piaccia anche se è un cap ancora malinconico ._. prometto che l'umore generale migliorerà u.u ringrazio per il sostegno che mi date e per il bene che volete ai miei Tre Uragani <3
ovviamente il banco 3 è sempre aperto u.u (occhiali e pietre da lanciarmi nel caso il capitolo non fosse di vostro gradimento u.u grazie Ire <3 proteggimi xD)
Bando alle ciance e vi lascio all'aggiornamento <3
Buona lettura **

Ventitreesimo Capitolo
L’atterraggio fu improvviso. Anna cadde a faccia in giù sul fogliame. Giulia cercò di mantenersi in piedi ma scivolò. Battendo il sedere sul terreno. Le due si guardarono in giro. “Dove diamine siamo?” soffiò la prima. La seconda si alzò. E iniziò a scrutare i dintorni. Erano in mezzo ad una foresta. Gli alberi erano giovani e radi. “A casa Anna…la nuova casa…” ripose a ragazza. La castana storse il naso. Si tirò su e ripulì il vestito dalle foglie. Erano ancora con i travestimenti. Decisero subito di ritornare normali per poi perlustrare i dintorni. “Così è qui che Herm voleva farci arrivare…” sussurrò ancora Giulia. Anna si guardò ancora in giro. “Il campeggio è iniziato…” decretò schifata. Poco lontano si sentirono dei rumori. Le due tennero salde le bacchette e si avvicinarono. Quando videro una folta chioma castana abbandonarono la posizione di difesa. “Harry, Ron, Herm!” li chiamo la ragazza. Il Prescelto era a bocca aperta. Mentre il prefetto era china sul rosso. “Eccovi finalmente! Che spavento! Ma che è successo?” chiese a raffica Giulia. Harry indicò Ron. Stava sdraiato a terra. Ed aveva metà corpo coperto di sangue fresco. Anna sbarrò gli occhi. Hermione frugava fra le sue boccette disperata. Piangeva. “Si è spaccato…” spiegò fra i singhiozzi. Le mani le tremavano. Le amiche si avvicinarono. Giulia la aiutò a cercare il Dittamo. Mentre il prefetto strappò la camicia al rosso. Che perdeva pian piano colorito. “È svenuto…” annunciò poi la ragazza. Passando poi la boccetta ad Hermione. Questa versò tre gocce della pozione sulla ferita sanguinante. Si levò un fumo verdastro e quando fu dissolto il sangue si era fermato. La ferita sembrava già vecchia di qualche giorno. “Non credo di poter fare altro…ci sono degli incantesimi che lo ricostruirebbero completamente, ma non me la sento…potrei fare di peggio…” spiegò il prefetto. “Come ha fatto? Cioè, credevo che stessimo tornando a Grimmauld Place…” osservò Harry confuso. Hermione scosse la testa. “Non credo potremmo tornarci…ecco perché ho fatto portare via tutte le nostre cose a Giulia…” confessò. Il moro e Anna strabuzzarono gli occhi. “Perché?” boccheggiò la seconda. “Mentre ci smaterializzavamo, Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte e quando siamo arrivati a Grimmauld Place mi teneva ancora…avevo già attraversato la protezione dell’Incanto Fidelius…lui pensava che ci fermassimo li ed ha allentato la presa…invece vi ho portati qui…” raccontò Hermione. Lo sguardo basso. “E Giulia come faceva a sapere dove andare?” commentò poi Harry. Le due si guardarono. “Era uno dei posti probabili come rifugio improvvisato…penso il più sicuro per ora…” concluse Giulia. Il moro si sentì mancare. Grimmauld Place era stato il loro appiglio. E ora che Kreacher era anche più cordiale gli sembrava addirittura una casa accogliente. Con una fitta di rimpianto Harry pensò all’elfo che in quel momento si stava impegnando per preparare un buon pranzo per loro. “Scusate…è colpa mia…” singhiozzò Hermione. Anna scosse la testa. “Si può sapere che è successo al Ministero? Abbiamo sentito solo un gran casino…” esordì poi. Il prefetto guardò Ron. “Ora è meglio montare la tenda e sistemarci…poi davanti ad un the caldo parleremo…” decise. Gli altri si trovarono d’accordo. Era passata una mattina eppure sembrava una giornata intera. Il rosso si svegliò poco dopo. Harry lo teneva per la spalla buona. “Come ti senti?” gli chiese. Ron gemette. “Da schifo…” gracchiò. “Un paio di giorni sotto pomata e vedrai che sarai come nuovo!” tentò di sdrammatizzare la castana. Il rosso la fulminò con lo sguardo. “Spiritosa…” soffiò acido. “Non cominciamo…dobbiamo decidere…rimaniamo qui?” li zittì Hermione. Tutti annuirono. Ron era troppo debole per sopportare un altro spostamento. Dovevano sistemarsi. Riprendersi. Bere qualcosa di caldo e ragionare a mente lucida. Così il prefetto alzò la bacchetta. Ed iniziò ad intonare incantesimi protettori. Sembrava una cantilena infinita. Nel mentre Giulia ed Anna montarono la tenda. Era quella che la famiglia Weasley aveva usato alla Coppa del Mondo di Quiddich. Guardando il groviglio di picchetti e fili le due optarono per facilitarsi la vita con la magia. Dopotutto non era il momento di tergiversare sui metodi. In poco tempo la tenda fu pronta ed abitabile. Giulia si unì ad Hermione per gli incantesimi di protezione. In modo che il loro accampamento improvvisato non fosse visibile a nessuno. Finalmente il gruppetto entrò e si sedette intorno al tavolo vicino al cucinino. Giulia mise l’acqua a bollire per il the. Per fortuna il prefetto si era preoccupato anche dei viveri per sopravvivere. Portandosi dietro tutto ciò che trovava e buttandolo in borsa. Nell’aria c’era un’atmosfera strana. Tutti si stavano abituando all’idea della nuova sistemazione. Anna si guardava intorno altamente schifata. Odiava il campeggio. Odiava vivere in quel modo. E nonostante si sentisse solo una bambina capricciosa iniziava a pensare che non fosse stata una buona idea buttarsi in quell’impresa suicida. Nella testa di Hermione si affollavano mille pensieri. Il senso di colpa l’attanagliava. Aveva rischiato di fare davvero male a Ron. Era colpa sua. Si indubbiamente colpa sua. Il rosso dal canto suo era troppo debole anche solo per pensare. Si era appoggiato allo schienale della sedia di peso. Sapeva che non avrebbe resistito in quella posizione a lungo. Giulia osservava l’acqua bollire nel pentolino. Cercando di dare un ordine agli ultimi fatti. La sveglia talmente normale a Grimmauld Place da sembrare un normale giorno scolastico. I loro travestimenti. La colazione. Le schede del censimento. Suo padre. E la fuga. Ancora. Aveva sperato di non dover più fuggire. Ma si era resa subito conto che in quel momento la sua vita era fatta solo dalla fuga. Fuga dal Ministero. Fuga dal matrimonio. Fuga dai suoi genitori e da chi le voleva bene. Harry teneva una mano in tasca. Aveva recuperato il medaglione e l’occhio di Moody. Però era rimasto colpito da ciò che aveva visto all’interno del Ministero. Il modo in cui la legge si fosse rivoltata contro di lui era orribile. Il rumore dell’acqua che ribolliva nel pentolino distrasse tutti dai loro pensieri. Giulia versò l’acqua in ogni tazza e ci mise una bustina. Poi si sedette. E sospirò. “Avanti…raccontateci cos’è successo esattamente…” si fece coraggio. Harry ed Hermione si guardarono. Il primo iniziò a raccontare la sua parte. Di come si era aggirato per il Ministero. Delle schede del censimento. Anna abbassò lo sguardo. Si sentiva un verme nei confronti della sua famiglia. Probabilmente Christian le stava dando della codarda irresponsabile. Poi fu la volta del prefetto. Non pretesero il resoconto anche da Ron. Era troppo provato. Giulia poi si fece avanti e raccontò della loro mattinata da sentinelle. Cercando i non soffermarsi più di tanto sull’incontro avuto con suo padre. Rimasero a parlare seduti attorno al tavolo per metà pomeriggio. La loro conversazione procedeva in modo così lento che sembrava fosse passato un giorno intero. Eppure quando Anna cacciò fuori la testa dalla tenda per qualche minuto il sole stava appena tramontando. Ancora una volta Giulia andò ai fornelli e preparò una minestra e qualcos’altro da mettere sotto i denti per cena. La castana non mangiò per nulla. Si limitò a rimanere appollaiata sulla sua sedia. Con la tazza di the perennemente riempita in mano. Hermione imboccò Ron. Cercando con tutto il cuore di non scoppiargli a piangere davanti. Si sentiva amareggiata. Triste. Erano appena le otto e mezza quando il tavolo venne sparecchiato. Gli unici che cercavano di sfogare la loro frustrazione nei semplici lavori casalinghi erano Harry e Giulia. Il prefetto aiutò Ron a distendersi su quello che sarebbe stato il suo letto. Era quello che nei tempi passati era stato occupato dai signori Weasley. Abbastanza spazioso da poter permettere al rosso di muoversi senza urtare qualcosa che peggiorasse il suo dolore. Anna e Giulia decisero di accaparrarsi il letto a castello dei gemelli. La seconda si sistemò su quello in basso che precedentemente era stato di Fred. Nonostante gli piacesse di più quello rialzato, il rosso le aveva detto che da quello di sotto poteva muoversi più liberamente e alzarsi quando voleva. Senza svegliare per forza George. Harry si buttò senza pensare sopra il letto di Percy. Era in una posizione più lontana rispetto a quelli del resto della progenie Weasley. Probabilmente l’ex prefetto l’aveva scelto proprio per quello. Infine Hermione decise di posizionarsi in quello di Ginny. Fino a che Ron non si fosse ristabilito, sarebbe tornata a dormire sola. L’unica cosa che la rincuorava era che fosse vicino al letto a castello delle amiche. Avrebbero dovuto decidere dei turni di sorveglianza notturna. Ma erano tutti talmente stremati da non riuscire nemmeno a parlare. Così si raggiunse il tacito accordo di farsi una buona dormita. Per poi svegliarsi presto l’indomani e decidere come comportarsi. Hermione rimase accanto a Ron tutta la sera. Gli cambiava un panno bagnato sulla fronte ogni volta che da freddo diventava tiepido. Il rosso non le rivolse nemmeno una parola. Lei però lo capiva. Era troppo provato dall’incidente e aveva bisogno di riposo. Per cui non voleva fare domande. Sperava solo che non fosse arrabbiato con lei. Tutto il gruppetto aveva evocato dei piccoli fuochi azzurrognoli che rimanevano accanto ad ognuno di loro. Era un trucco che avevano imparato al primo anno. Quando i Tre Uragani sgattaiolavano nel dormitorio dei maschi e rimanevano da Harry e Ron. Seduti sul letto del primo, a gambe incrociate, passavano la notte strafogandosi di dolci e ridacchiando. Con le tende del letto a baldacchino tirate. Quei letti che sembravano così imponenti ai loro occhi da undicenni. Il prefetto andò al suo letto solo quando fu sicura che il rosso si fosse addormentato. Poi si tolse la felpa. Voleva mettersene una più comoda per la notte. Non aveva la minima intenzione di infilarsi il pigiama. Voleva solo sprofondare sotto le coperte e risvegliarsi senza il nodo alla gola. Gettò la sua felpa sul letto e ne prese una blu scuro dalla mini borsetta ampliata. Stava per infilarsela quando si accorse di qualcosa. Oramai era abituata al tintinnio che le sue collane producevano cozzando una contro l’altra. Però in quel momento non sentì nulla. Nessun tintinnio. Portò una mano al collo e sentì il ciondolo a stella di Ron. Era gelido al tatto ma era talmente piccolo e leggero che non le sembrava nemmeno di averlo indosso. Era qualcos’altro che mancava. Spostò di poco la mano ma non trovò nulla. Hermione sentì un tuffo al cuore. Veloce abbassò lo sguardo. E rimase pietrificata nel non vedere più l’altra collana. Con l’altro ciondolo. “No! No! No! No!” squittì subito. Lo fece con tono così acuto da far girare le amiche. “Non è possibile…avanti Hermione calmati…deve essere qui…” iniziò a farfugliare confusa. Rivoltò la vecchia felpa da cima a fondo. Guardò per terra per vedere se fosse caduto. Controllò nella canotta che aveva tenuto sotto la felpa tutto il giorno. Si controllò perfino nei pantaloni. Dentro le tasche. Fra i capelli. Ma la collana di Mark non c’era. “Herm? Che succede?” le chiese preoccupata Giulia. Avvicinandosi. Il prefetto teneva gli occhi sbarrati. Si guardava intorno confusa. “Non è possibile…l’ho persa…” boccheggiò. Veloce si controllò il polso e vide che almeno il bracciale di sua madre era ancora al suo posto. Anna la osservò stupita. “Io…io sono una stupida…l’avevo detto di non portare oggetti preziosi…l’avevo detto…non avrei dovuto…dovevo tenerla al sicuro…” sussurrò ancora Hermione. Si passava convulsamente la mani sotto al ciondolo a forma di stella. Come cercando di scavare dentro la sua stessa pelle. Attratto dall’improvviso vociare Harry si voltò verso di loro. Non aveva mai visto il prefetto così sconvolto. Tutto d’un colpo poi. “L’avevo addosso! Stamattina prima della missione ce l’avevo! Non l’ho toccato una sola volta!” cercò ancora di dire quest’ultimo. Le amiche si guardarono. “Avanti Herm…magari l’hai perso qui in giro per la tenda…vuoi che vada a controllare fuori?” si offrì gentilmente Anna. Hermione scosse la testa. Si sedette di peso sul letto. La testa bassa. Le unghie che ancora grattavano convulsamente sulla pelle. “Ragazze…che…che è successo? Herm stai bene?” le chiese preoccupato il moro. Il prefetto tirò un sospiro che assomigliava di più ad un guaito. “Ho…ho perso la collana di Mark…non c’è più…c’erano…li c’erano le lacrime di sua madre…ora mi lui odierà…mi odierà anche lei…non doveva darla a me…io gliel’ho detto di riprenderla eppure lui non ha voluto…e io l’ho persa…una collana del Casato Wright…persa…” spiegò a fior di labbra. Harry spalancò gli occhi e si rabbuiò. “Tu…tu tenevi un oggetto del nemico con te? L’hai tenuto per tutto il tempo addosso?!” esclamò. Anna scosse la testa esasperata. Non ce la faceva a sopportare una scenata in pieno stile Potter. “Mel’aveva data come segno d’amicizia…la notte della Torre…prima di andare via…sua madre è mezza Veela…e le lacrime di Veela sono magiche…” raccontò abbattuta Hermione. Cantilenando le parole come fosse tornata bambina. Come quando un professore la interrogava e lei ripeteva ciò che aveva letto nei libri. “Un oggetto oscuro…è sempre stato con noi! Ma dove hai la testa Hermione? Credevo che tu fossi quella con più sale in zucca!” la rimproverò Harry. La castana lo guardò truce. “L’ho persa…non ci credo…deve essere qui…deve esserci!” lo ignorò il prefetto. Grattandosi con più foga poco sopra al petto. Dove il ciondolo si posava. Giulia si avvicinò preoccupata. Le fermò le mani e le tenne strette fra le sue. “Calmati Herm…calmati…vedrai che salterà fuori…non l’hai persa…e ne Mark, ne sua madre ti odieranno…” la consolò dolcemente. Il prefetto rimase con gli occhi fissi per terra. Harry scosse la testa esausto. “Apparteneva ad un Mangiamorte! E io che mi stupisco ancora di come abbiano sempre fatto a trovarci…” sbottò amaro. Hermione tremò di poco. Gli occhi le bruciavano. “‘Me la darai quando ci rivedremo…’ mi aveva detto Mark…eppure non l’ha voluta…voleva che mi proteggesse…e io non ne ho avuto cura…” sussurrò ancora. Giulia la prese per le spalle e la scosse di poco. Doveva evitare non solo che rivelasse dettagli sui loro incontri ma anche fare in modo che si riprendesse dallo shock. Avrebbe anche potuto rivangare il ricordo del bacio con Mark ad alta voce. E quello decisamente sarebbe stato un punto di non ritorno. “Herm stai tranquilla…non è successo nulla, non devi fasciarti la testa prima di essertela rotta…non è detto che si sia persa proprio durante la missione di oggi…” cercò di consolarla. Harry sbuffò. “Non è esattamente così Giulia…non è una cosa da poco…” rimbeccò. Ma Anna lo bloccò prima che potesse fare ulteriori danni. “Harry falla finita! Non vedi che Herm è sconvolta?! E comunque non solo lei aveva qualcosa di Mark…io ho ancora la collana di Draco e Giulia ha quella con Piton…non sono oggetti oscuri e trovo che questo non sia il momento migliore per discuterne…” lo zittì. Giulia scambiò con lei un’occhiata di gratitudine. Il moro strinse i pugni. Senza dire nulla tornò al suo letto. Vi si sdraiò dando la schiena alle tre. Giulia aveva bloccato le mani ad Hermione per evitare che si graffiasse di nuovo. La castana si sedette dall’altra parte. E la avvolse in un abbraccio. Ci vollero altri dieci minuti buoni per farla calmare. Le misero la felpa e la fecero sdraiare. Rimanendo accanto a lei finché i suoi occhi non si chiusero. Appesantiti dalla stanchezza. Una volta sicure che Hermione si fosse addormentata le due iniziarono a perlustrare la tenda. Giulia uscì e diede un’occhiata al terreno circostante. Rientrando senza risultati. Sarebbe stato più facile rintracciarla il giorno dopo. Sotto la luce del sole. Talmente nervose e prive di sonno però lei ed Anna non si sedettero nemmeno sui loro letti. Si sistemarono al tavolo della zona cucina. Mettendo a bollire altra acqua. You shout it loud, but I can’t hear a word you say, I’m talking loud not saying much. “Dovevo immaginare che questa giornata non si sarebbe potuta concludere bene…” sospirò stanca la castana. Seduta sulla sedia aveva tirato su le gambe. Rannicchiandosi contro lo schienale. Giulia verso l’acqua e le porse la bustina. “Vedere Herm così sconvolta mi ha lasciato alquanto perplessa…e dispiaciuta…” confessò. Anna annuì. “Non solo le si leggeva chiaramente in faccia che si sentiva in colpa per Ron…ora ci si è messa pure quella stramaledetta collana…” sbuffò. I’m criticized but all your bull is brick of shame, you shoot me down, but I get up. L’amica sospirò stufa. Iniziando a giocherellare con il cordino della bustina. Le foglie all’interno iniziarono a sprigionare il loro colore. Mentre l’aroma di the al limone la avvolgeva. “È strano però che sia sparita così d’improvviso…cosa credi che potrebbe succedere se al Ministero trovassero la collana di Mark?” chiese poi la castana. Giulia spalancò gli occhi. Si portò la tazza fumante accanto al viso. “I Wright hanno libero accesso al Ministero…se la trovasse sua madre sarebbe l’ideale perché lei conosce tutta la faccenda…se la trovasse il padre di Mark credo che Aurora non esiterebbe a inventare qualunque cosa pur di coprire il figlio…” ipotizzò. Cercando di tranquillizzarsi. Anna puntò le iridi sulla sua tazza. I’m bulletproof nothing to lose, fire away, fire away. “Una cosa è certa…Ron sarà felice che Herm non ce l’abbia più…” disse secca. L’amica scosse la testa . “Non negare Giulia…Ron è diventato ipersensibile ultimamente…quando poi ha messo la sua collana sopra quella di Mark al compleanno di Hermione…lui sa più di quanto noi non immaginiamo…” osservò franca Anna. Giulia alzò le spalle e sorseggiò il suo the. Brick of shame, take your rain, fire away, fire away. “Ammetto che forse sottovaluto un po’ Ron…sembra tonto ma secondo me ha un Gramo che gli ringhia in petto ogni volta che Herm nomina, pensa, fa qualcosa che gli ricordi Mark…ultimamente stringeva la collana così spesso che solo un beota non se ne sarebbe accorto…tipo Harry…” ghignò ancora la castana. La ragazza poggiò la tazza. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Così domani dovremmo affrontare un altro spiacevole discorso sui legami con Mark, Draco e Severus…non ne posso più di affrontare questo argomento…” sospirò esausta. Anna bevve qualche piccolo sorso di the. “Ce la siamo cercata tesoro…siamo in viaggio con l’Indesiderabile Numero Uno nonostante i nostri cuori siano legati a tre Mangiamorte…se la missione è già complicata di suo, noi abbiamo da pensare il doppio…” esordì amara. Giulia le avvicinò la zuccheriera. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Non c’è un misero posto per qualcosa di dolce e positivo in questa storia?” provò. La castana guardò schifata lo zucchero. Di solito ne metteva anche cinque cucchiai. Eppure quella sera le faceva venire il voltastomaco. “Mi dispiace Giulia…per quanto mi riguarda i miei pensieri sono tutto fuorché dolci e zuccherosi…” soffiò. I am titanium. L’amica non ritentò nemmeno. Si limitò a bere dalla sua tazza. Nella tenda regnava il silenzio. E loro parlavano a voce bassa. Non volevano rischiare di farsi sentire da Harry o peggio, svegliare Hermione o Ron. “Sai cos’è che veramente odio di tutta questa faccenda?” riprese d’improvviso Anna. La ragazza la guardò curiosa. “È che me la sono scelta io…si perché ora potrei essere in Transilvania con mia nonna…a sorseggiare vino con il Conte Dracula…al calduccio, in mezzo al lusso, o ancora meglio con Draco…se avessi potuto vi avrei legato, narcotizzato e trascinato nella zona protetta con me…perfino Piton…” spiegò la castana. Giulia si lasciò scappare un piccolo sorriso. All’immagine dell’amica che inseguiva il professore con corda e una bottiglia di cloroformio. Probabilmente quest’ultima pensò la stessa cosa, perché si rilassò un poco. Cut me down, but is you who had offered there to fall. “Non sono più sicura di voler andare avanti Giulia…è questa la verità…” sussurrò poi. Abbassando la testa. La ragazza inclinò la testa. “Nessuno ti costringe a stare qui Anna…lo sai…però sai anche che se uscirai da quella tenda non potrai di certo tornare a fare la solita vita…dovrai per forza scappare da tua nonna e non so nemmeno se potrà accettarti perché teoricamente siamo ricercate…” osservò realista. Anna sospirò. “Farò morire d’infarto mia nonna…anzi, anche mia madre…e pure mio padre…farò una strage di famiglia…e poi Voldie ballerà sulla loro tomba…” commentò. Giulia scosse la testa divertita. Si alzò e la raggiunse. Piazzandosi dietro lo schienale della sedia. Poi le circondò le spalle con le braccia. Ghost town, haunted love, raise your voice, sticks and stones may break my bones, I’m talking loud not saying much. “Smettila scema…se continui così farai morire d’infarto Harry per un eccesso di bile…” la prese in giro. La castana non poté trattenere un ghigno. Le due rimasero così per qualche minuto. “Dovrei essere sfinita, eppure non ho sonno…è normale?” chiese ancora Anna. Giulia si staccò e si stiracchiò. “Oramai mi sono abituata a non associare il concetto di normale con te Anna…quindi, secondo i tuoi canoni, presumo di si…” le rispose. Nemmeno lei sentiva tutta questa stanchezza. I’m bulletproof nothing to lose, fire away, fire away. “Prendo l’mp3 e mi piazzo fuori dalla tenda come sentinella…” si propose poi la castana. Alzandosi e dirigendosi verso il suo letto. L’amica la seguì. “Ti faccio compagnia se vuoi…” commentò. Ma Anna si stava già avviando verso l’entrata. La bacchetta infilata nella cintura borchiata della gonna. Le cuffie già inforcate. Brick of shame, take your rain, fire away, fire away. Giulia salì gli scalini del letto a castello e prese il chiodo dalla borsa dell’altra. Poi glielo lanciò. La castana fece una piroetta e lo prese al volo. “Non farò tanto casino quando rientro…domani però voglio dormire tutto il giorno!” esordì infine. Per poi sparire all’esterno. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. La ragazza scese piano gli scalini e si sedette sul suo letto. Tirò su le gambe ed appoggiò la schiena contro la testiera in ferro. Abbracciò le ginocchia e vi immerse il viso. Un fuocherello azzurro le orbitava ancora intorno. Così lei prese la bacchetta. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Accio mp3…” sussurrò. L’oggetto dal vetro formato di crepe le atterrò in testa. Oramai arresa Giulia guardò per poco il fuocherello. Gli puntò contro la bacchetta e questo si spense. Poi accese l’mp3 e si mise le cuffie. Tornando alla posizione di prima. La testa nascosta fra le ginocchia. Gli occhi chiusi. Con la musica che le rimbombava nelle orecchie. Nella speranza che spazzasse via i suoi pensieri. I am titanium.
Molto lontano da quella tenda inghiottita nel buio le luci erano ancora accese. In una vecchia casa sbilenca e indubbiamente sovrappopolata delle voci ancora tuonavano. Accompagnate da rumori di bicchieri oramai sempre ricolmi di caffè. “Avvistati al Ministero…Harry Potter e il resto dei ricercati assaltano il Ministero…più lo ripeto e più mi sembra assurdo…” sbottò Arthur. Abbandonandosi di peso sulla sedia più vicina. Molly scosse la testa. “Nemmeno una notizia…nulla da quanto Remus è stato a Grimmauld Place…e poi puff, compaiono così al Ministero…li abbiamo persi…” singhiozzò quasi. Teneva stretto fra le mani un fazzolettino già umido. La cascata di lacrime Weasley aveva iniziato a sgorgare quando era giunta la recentissima notizia dell’avvistamento di Harry e i suoi quella stessa giornata al Ministero della Magia. Mary sospirò. “Oh avanti Molly…non essere così tragica…vedrai che Harry, Hermione, Ron, Giulia ed Anna stanno bene…sanno come cavarsela…” cercò di rincuorarla. Ilary tentò di annuire. Era seduta qualche sedia più in la. E Andrew le teneva la mano. Sebastian invece teneva la testa fra le mani. Era stato davvero uno stupido. Quella ragazza. Quella Hayley. Quella che gli era andata addosso la mattina. Era Giulia. La sua Giulia. E lui sel’era lasciata scappare così. Lei aveva distolto lo sguardo apposta lo sapeva. Perché lui non poteva non riconoscere gli occhi della sua stessa moglie. “Se solo avessi aperto gli occhi…” sussurrò. Mary lo abbracciò da dietro lo schienale della sedia. “Almeno Anna non si è presentata al Ministero…al solo pensiero di tutti quei Mangiamorte…del censimento…oh Santo Cielo Andrew nostra figlia è ricercata!” esclamò ancora Ilary. Per poi scoppiare a piangere. Il marito la guardò stupito. Di solito sua moglie era una donna di contegno. Non si lasciava andare ad emozioni così forti. Eppure nonostante lei ed Anna litigassero ogni giorno. Nonostante Anna ne avesse combinate di tutti i colori in quegli anni. La sua mancanza si sentiva profondamente. Christian si avvicinò piano ai genitori. Era così confuso. Non credeva che la sorella potesse fare una sciocchezza del genere. Infondo la conosceva. Sapeva che non le importava proprio nulla della missione. Quella scapestrata voleva solo avere l’occasione di vedere Draco. Sul tavolo accanto al gruppo erano riapparse delle pergamene segnaletiche. In mezzo ad ognuna c’era la foto dei quattro ricercati. Harry, l’Indesiderabile Numero Uno. Un’immagine chiaramente modificata per farlo apparire più pericoloso. Sotto, la taglia che consisteva in molti galeoni. E la precisa richiesta di consegnarlo vivo. La sorte delle foto per Anna, Giulia ed Hermione era stata la stessa. Con la differenza che sotto la taglia non c’era nessuna specificazione. Era un chiaro segno del fatto che se avessero trovato una di loro probabilmente Harry non sarebbe stato molto lontano. Ron era l’unico salvo. Solo gli abitanti della Tana sapevano che fosse partito. Il resto della gente credeva che fosse quel mostro nella soffitta Weasley. “Sono così…arrabbiato…” esordì poi Sebastian. Era vero. Era infuriato. In primis con sua figlia. Anche se sapeva che non sarebbe potuta stare lontana dalle sue amiche c’era qualcos’altro che la spingeva in quella missione suicida. Lei era convinta di poter ottenere quel mondo idilliaco che aveva visto essere possibile nell’accogliente atmosfera di casa Wyspet. Eppure pensava che Giulia avesse anche un minimo di buonsenso. Da quanto ne sapeva i suoi rapporti con Harry non erano di così grande amicizia da decidere di unirsi a lui nella spedizione. Ma allora che cosa la guidava? Mary continuava ad abbraccialo. Quando la ragazza era sparita al matrimonio era toccato a lei comunicare tutto al marito. Non era stato un compito piacevole e non le aveva parlato per più di due giorni. Sapeva che per Sebastian Giulia era uno dei più grandi tesori al mondo. E l’idea che avesse preso una decisione del genere senza parlargliene lo feriva. Dopotutto si sarebbe sentita così anche lei. Eppure si era sempre tirata su di morale ripetendosi che infondo la figlia sapeva quel che faceva. In un momento particolarmente buio Mary aveva sperato ardentemente che Giulia si sarebbe rifugiata ad Hogwarts da Piton. Lui non le avrebbe mai negato nulla lo sapeva. Dalle scale qualcun altro assisteva alle conseguenze della notizia. Mary Kate era appoggiata con una spalla al muro. Era sola da settimane in quella casa oramai. Nessuno le prestava attenzione. Ginny era stata spedita ad Hogwarts. Sua sorella era scappata. E suo fratello sembrava a disagio in sua compagnia. “Un brutto affare…davvero brutto…” sospirò George. La baby Haliwell si voltò. Il gemello si era appena seduto accanto a lei. “Fred si è calmato?” gli chiese. Il rosso alzò le spalle. “Lo sai che ultimamente ogni volta che riceve notizie su Giulia è un po’ suscettibile…gli passerà…” rispose vago. Mary Kate sospirò. Avrebbe voluto alzarsi e andare da lui. Abbracciarlo. Consolarlo. Ma lei non aveva quel ruolo. E anche se stentava ad ammetterlo le mancava la sua vecchia vita scolastica. Solo per il piacere di alzarsi la mattina facendo a cuscinate con Ginny. Passare la colazione fra i suoi amici. E voltare la testa verso il tavolo Serpeverde per trovare i suoi occhi. Sorprendeva sempre Blaise a guardarla. Certe volte aveva pensato che fosse lui il più innamorato dei due. Ma negli ultimi tempi si stava ricredendo. “Ultimamente ci sono un po’ troppe persone suscettibili in questa casa…” esordì Christian. Aveva raggiunto i due e se ne stava in piedi. Appoggiato al muro. E con le mani in tasca. Mary Kate alzò lo sguardo bruscamente. “È palese…Mr Cuore di Ghiaccio…” soffiò acida. Il fratello spostò le iridi scure su di lei. La baby Haliwell se ne stava seduta sullo scalino con le gambe allungate su altri quattro davanti a lei. Le braccia incrociate al petto. Avvolta in una felpa dei Ramones troppo grande per lei. Pantaloncini corti di jeans e sotto vecchie Converse multicolor. Oramai le parti bianche si erano ingrigite e al posto del vuoto troneggiavano scritte in diverse calligrafie. La ragazza continuava a guardarlo seccata. La frangia di lato troppo cresciuta tenuta ferma con un fermaglio. I capelli leggermente mossi. Christian non disse nulla. Nonostante le sue sorelle fossero così diverse fra loro. Lo sguardo era lo stesso. D’improvviso Mary Kate tirò su le gambe e le incrociò. Rimanendo in bilico su un solo gradino. “Possibile che non ti manchi nemmeno un po’ Anna?” gli chiese. Dal nulla. Il fratello rimase immobile. “Ha sempre combinato un sacco di casini…ogni scusa era buona per litigare…e ora si è cacciata in questo suicidio…se dovesse succederle qualcosa mamma e papà non si riprenderanno più…” rispose. La ragazza rimase a bocca aperta. “È solo una bimba viziata…ha sempre fatto quello che voleva e mamma e papà non le hanno mai detto nulla…è una piccola irresponsabile che non sa quello che fa…” aggiunse poi Christian. Mary Kate si alzò di scatto. George scosse la testa. “Sei solo geloso! Schifosamente geloso perché sai che Bill tiene molto di più a lei che tu che sei nostro fratello!” sbottò la ragazza. “Il rapporto che Anna ha sempre avuto con Bill non sono affari miei…è qualcosa di morboso di cui non avrei mai voluto essere il soggetto sinceramente…è giusto che le cose stiano così…” la liquidò il castano. Mary Kate strinse i pugni. “Ah davvero? È normale che un fratello parli così della propria sorella minore? Non dovresti proteggerci, rassicurarci, starci vicino ora? Quando Anna è sparita non ti ha fatto ne caldo ne freddo…non ti è mai interessato sapere come stava, ti sei sempre schierato dalla parte sbagliata! Per te lei era solo una spina nel fianco e sei pure felice che non sia qui con noi! E forse la pensi così anche di me…” esclamò d’un fiato. Era furente. George si alzò e si avvicinò a lei in modo da essere preparato in caso avesse fatto gesti avventati. Dopo anni di convivenza aveva imparato che con le ragazze Haliwell bisognava sempre stare in guardia. Christian guardò la sorella. Aveva gli occhi lucidi. Lo aveva schiaffeggiato con parole molto pesanti. Eppure lui non voleva urlarle contro. Non voleva nemmeno fronteggiarsi con lei. “Parla! Di qualcosa per Merlino! Tira fuori le palle una volta tanto!” gli ringhiò contro la ragazza. George le poggiò una mano sulla spalla. Ma Mary Kate lo respinse. E vedendo che il fratello non reagiva minimamente se ne andò. Trascinando pesantemente i piedi sui gradini. Per poi chiudersi in camera sbattendo la porta. Il gemello scosse la testa. “Non dovresti trattarla così…” osservò. Sapeva che non doveva mettersi in mezzo a questioni di fratelli. Però gli dispiaceva. “Ha fatto tutto lei…si sarebbe meritata uno Schiantesimo come minimo ma sono un tipo pacifico…” rispose solo Christian alzando le spalle. George sbuffò. “Abbassa le ali caro mio…dovresti ragionare su ciò che ti ha detto Mary Kate…ora, con permesso ma ho ben due persone da consolare…” rimbeccò. per poi seguire l’esempio della baby Haliwell ed andare al piano di sopra. Il ragazzo sospirò. Non intendeva scervellarsi per colpa di uno sfogo della frustrata sorellina abbandonata da tutti. Non lui. Non era mai stato tipo da lasciarsi andare a simili monologhi mentali. Eppure Christian si sedette. Non aveva voglia di tornare in cucina. In mezzo ai piagnistei e alle parole di rabbia. D’improvviso tutte le parole di Mary Kate gli caddero in testa come una secchiata di acqua fredda. Quando erano più piccoli era lui a curarsi delle sue sorelline. Ora gli erano davvero così in differenti? Sapeva che la baby Haliwell era sul suo letto a maltrattare il cuscino e a piangere. Però Christian rimase seduto su quel gradino.

Edited by kikyo91 - 15/3/2012, 22:38
 
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EliTheStr@nge
view post Posted on 23/3/2012, 18:17




Ma questo me l'ero perso? bah, mi sto rincoglionendo sempre di ppiù!!! Coomunque, bel capitolone, sul serio... ma ora voglio giuoia e ssssssssessssssoooooo!!!!!!!XD
Bello bello, ora si attendono aggiornamenti!!!
A presto!!
 
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kikyo91
view post Posted on 23/3/2012, 18:36




xDDD fantastica ely <3 ci saranno presto, I promise u.u
 
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kikyo91
view post Posted on 20/4/2012, 19:30




Buonsalve bimbe *-* sono cattiva perchè il capitolo l'ho pronto da due giorni e aggiorno solo oggi ._. le fruste al banco tre u.u (ire aiutamiii D:)
Anyway, ecco un capitolo da 10 pagine di word *w* stile vecchi tempi u.u
Avvertenze: sto cercando di rendere più leggero il campeggio perchè anche nel libro quando l'ho letto mi ha annoiato da morire ._. *è talmente esagitata che straparla*
In questo capitolo troviamo Remember When (di Avril Lavigne **) e A Thousend Years (di Christina Perri u.u)
Detto ciò vi lascio all'aggiornamento *w*
Buona lettura <3

Ventiquattresimo Capitolo
Anna era decisa a trascorrere tutta la notte fuori dalla tenda. Le gambe incrociate e l’mp3 fra le mani. Gli unici esseri viventi che vedeva passare erano dei pipistrelli. Si lanciavano da un albero all’altro. Probabilmente a caccia di cibo. Oppure erano esagitati dalla presenza della barriera. Questa li fissava divertita. Non le facevano paura per nulla. Ricordava che oltre all’averle proibito di parlare con i serpenti da piccola, i suoi le avevano vietato espressamente di addomesticare i pipistrelli che vedeva passare davanti alla sua finestra. Sua madre era una donna molto impressionabile. La castana pensava che avesse addirittura una fobia per tutti gli animali portatori di pregiudizi oscuri. L’unica cosa che condividevano loro due era l’orrore per i ragni. Nonostante Anna amasse gironzolare per i sotterranei, dal primo anno appena vedeva otto zampe sgambettare nella sua stessa direzione cambiava immediatamente senso di marcia. Era più forte di lei. Non sapeva perché però si ricordava che era una fobia che aveva da molto piccola. Forse legata a qualche scherzo che le aveva fatto Christian. Sua madre invece nutriva tutte quelle paure verso gli animali probabilmente perché tramandate dalla tradizione di famiglia. Ilary era stata cresciuta come fiera Grifondoro. Diffidente verso la casata opposta alle sue convinzioni. E quando aveva portato a casa Andrew come innamorato non era stato tanto il fatto che fosse Mezzosangue a fare scalpore, quanto che avesse come madre una ex Serpeverde. Era brutto come le persone venissero giudicate in base alla Casata di appartenenza. Lei l’aveva capito sulla sua pelle. Quante domande si era fatta prima di mettere piede per la prima volta al Malfoy Manor. Si ricordava ancora della paura di vedere i volti di Lucius e Narcissa contratti nel disgusto una volta che si fosse presentata. La castana sobbalzò. Mentre il vento le frustava il viso. Così si strinse nel suo chiodo. Senza saperlo era stata lei stessa fautrice di pregiudizi infondo. Pensava che i Malfoy fossero una coppia di snob spocchiosi che per nessun motivo al mondo avrebbero concesso al loro unico rampollo di stare con una Mezzosangue. Invece si era dovuta ricredere. Oramai scherzava con Narcissa come fosse sua parente. E con Lucius riusciva a intrattenere conversazioni che potevano durare per ore. Libri, cultura generale. Quell’uomo aveva un’intelligenza sopraffina. Peccato che l’avesse ignorata buttando in pasto il suo unico figlio a Voldemort. Anna scosse la testa per far cadere le cuffie. Spense l’mp3 e continuò a guardarsi in giro. Intorno a lei vedeva solo buio. E i rumori che facevano i pipistrelli. Chiaramente intenti nel procacciarsi la cena. D’improvviso sentì qualcosa di diverso dal solito stridio a bassissime frequenze. La castana sobbalzò e prese la bacchetta. Poi si alzò e si avvicinò al luogo dove aveva sentito il rumore. Era a filo della barriera. Allungò la mano con la bacchetta puntandola verso il punto. Strizzò gli occhi per vedere meglio. E quando si abituò finalmente all’oscurità si diede della stupida. Abbassò la bacchetta e la inforcò nella cintura. Fra le foglie c’era una piccola pallina nerastra. La si distingueva dal terreno soltanto perché si muoveva. Anna si chinò curiosa e la prese fra le mani. Piano si ritrovò puntati addosso gli occhietti di un pipistrellino. E sembravano alquanto spaventati. Probabilmente aveva visto la castana apparire dal nulla. “Hei piccoletto! E tu che ci fai qui?” gli chiese. Si sentiva un po’ scema. Era Giulia quella che faceva le scenette da cartone animato, cinguettando con ogni essere vivente incontrasse. Il pipistrello tentò di tirarsi su. Era grande quando metà dei palmi congiunti della castana. Quest’ultima lo tenne in una mano e con l’altra prese la bacchetta per fare un po’ di luce. L’animaletto aveva un’ala inclinata in una strana angolazione. “Stavi volando e hai sbattuto da qualche parte? Ma tu non dovresti vedere al buio?” ghignò Anna. Il pipistrello smise di muoversi e ricadde inerme nelle sue mani. La castana scosse la testa esasperata. “Il trucco dell’animale morto con me non funziona sai? Non sono un alligatore…sono un essere umano! E se non collabori io non posso capire come curarti…” gli disse. Il pipistrello sembrò capire perché si rimise nella posizione di prima. Senza fare complimenti Anna tornò a sedersi al suo posto. Conficcò la bacchetta nel terreno in modo da illuminare la sua postazione. Provò a tastare l’ala con una mano. Non era abituata a salvare creaturine ferite in realtà. Quindi non sapeva bene come fare. Una volta aveva tentato di farsi amico un pipistrello. Andava sempre a cacciare le mosche davanti alla finestra della sua camera nelle tardi notti estive. La castana si svegliava apposta per sorprenderlo. E lui sembrava capire che volesse diventare suo amico. Poi come succedeva sempre Ilary lo scoprì. In realtà fu Christian a fare la spia. Per pararsi il sedere del fatto che rimanesse a leggere fino a tarda ora. E che puntualmente i suoi lo scoprissero. Stranamente nella vita della famiglia Haliwell quelle scene accadevano fin troppo spesso. Anna trovava qualcosa di divertente e il fratello glielo levava dalle mani facendo rapporto ai genitori. La castana sospirò. Non era il momento per tornare ai dolci ricordi famigliari. Doveva risolvere il problema del pipistrellino. Poteva provare a fare una magia. Dopotutto frequentare Cura delle Creature Magiche doveva esserle servito a qualcosa. Poi osservò l’animaletto che ancora arrancava fra le sue mani. Peccato che fosse un comunissimo animale babbano. Indecisa sul da farsi Anna sbuffò. Poco dopo finalmente prese la bacchetta e cercò di farsi venire in mente qualche incantesimo utile. Provò a tornare alle memorie delle lezioni di Incantesimi sulla cura e l’aiuto. Ci mise dieci minuti per scucire dal suo cervellino bacato cinque incantesimi. Erano una buona media. “Spero di non farti male bestiolina…” si scusò subito la castana. Poi puntò la bacchetta sull’ala e pregò che il primo incantesimo andasse a segno. Era specifico per gli animali con le ali. Passarono dei secondi e non successe nulla. Il pipistrello sembrava che la guardasse come per chiederle cosa diamine stesse facendo. Nello stesso modo Anna provò anche gli altri quattro. Solo con l’ultimo si videro dei leggeri miglioramenti. Il pipistrello riuscì a muovere l’ala senza fare strani stridii. “Sono un genio! Hai visto Ville?” esclamò soddisfatta la castana. L’animaletto inclinò di poco la testa nel sentire il suo nuovo nome. “Hei Anna che fai? Stai parlando con la tua coscienza?” commentò d’improvviso Giulia. Apparendo da dentro la tenda. Anna sobbalzò e per poco fece rotolare giù il pipistrello. “Scusate! Non volevo spaventarvi!” esclamò l’amica divertita. La castana si ricompose. E scosse la testa esasperata. Il pipistrello, vedendo la nuova arrivata, aveva tentato il trucco del morto. Giulia lo guardò dubbiosa. “Ville piantala! Lei è una mia amica…Giulia, ti presento Ville…sembra scemo ma secondo me è ancora rintronato dalla caduta…” li presentò Anna. Avvicinando le mani alla ragazza. Quest’ultima gli fece ciao ciao con una mano. Il pipistrello la guardò curioso. Poi tornò placidamente a fare il morto. Giulia rise. “Ho pensato che siccome fra un’oretta uscirà l’alba magari volevi dormire un po’…” spiegò poi. La castana alzò gli occhi al cielo. In effetti non era più buio come l’ultima volta che aveva scrutato intorno a se. Anche l’animaletto doveva essersene accorto perché aveva iniziato ad agitarsi. “Hai ragione…devi tornare a dormire…ma ce la fai a volare?” gli chiese scettica. Giulia sorrise. Era la prima volta dalla loro fuga che vedeva l’amica con così tanto entusiasmo per qualcosa. Il pipistrello intanto provò a sbattere le ali. Anna annuì anche se ancora un po’ incerta. Si avvicinò al punto dove lo aveva trovato ed alzò le mani al cielo. Così il pipistrello si librò in volo. Andava un po’ a zig zag ma nulla di tremendamente pericoloso. La castana sorrise. “Mi raccomando, attento agli alberi Ville! Buonanotte!” lo salutò. Giulia gli fece un cenno con la testa. Poi Anna si stiracchiò. “Hai dormito un po’?” le chiese. L’amica alzò le spalle. Era solo grazie alla musica se aveva dimenticato momentaneamente i problemi e aveva iniziato a sonnecchiare. Però era rimasta raggomitolata contro la testiera del letto. Quindi la schiena scricchiolava più del solito. “Il giusto…ora torna dentro infermiera dei pipistrelli…” rispose. La castana ghignò e si tolse il chiodo. Poi glielo porse. Ma Giulia rifiutò. Ed indicò la sua felpa viola della Converse. Anna capì e le diede la buonanotte. Per poi trascinarsi fino al suo letto. Sali le scale di malavoglia e si buttò sul suo letto a pancia in giù. Senza togliersi gli anfibi. La bacchetta poggiata accanto. Affondò la faccia nel cuscino e pochi minuti dopo già ronfava. Con un braccio a penzoloni. Focalizzando l’ultimo pensiero su quel pipistrello. Che sperava avesse evitato eventuali alberi e fosse arrivato alla sua tana sano a salvo.
Fuori Giulia si stava accomodando al posto dell’amica. Il cielo stava iniziando a schiarirsi e il venticello gelido di fine settembre si stava calmando. Nonostante ciò la ragazza si strinse nella felpa viola. Mettendo le mani nelle tasche davanti. Era strano essere tornata in quella foresta. La Coppa del Mondo se la ricordava bene. Tutto il quarto anno se lo ricordava bene. Nitido come marchiato fuoco nella sua mente. E nel suo cuore. Piano Giulia tirò la catenina d’argento. E si rigirò il ciondolo a G fra le mani. Era stato un regalo dei suoi genitori. Insieme alla felpa che indossava in quello stesso momento. Quando Mary l’aveva salutata per la prima volta. Per lasciarla andare sull’Espresso per Hogwarts. Aveva pianto. L’aveva abbracciata forte. Suo padre la guardava fiero. Le dava i soliti consigli di sopravvivenza. “Vedrai che ti divertirai piccola…” le aveva assicurato. E anche se era spaventata dal rimanere sola lei gli credeva. Perché infondo era il suo papà e i papà avevano sempre ragione. La ragazza sentì gli occhi bruciare. Quando aveva smesso di credere che suo padre avesse sempre ragione? Quando aveva iniziato a litigarci, a essere su un piano diverso? Voleva un bene infinito ai suoi genitori. A ricordarsi le discussioni avute qualche mese prima Giulia si vergognava quasi. Non aveva pensato che il tempo con loro fosse prezioso. Infondo c’erano sempre stati per lei. Da piccola, se aveva un incubo la notte ed andava nella loro camera, l’accoglievano nel loro lettone senza dire nulla. E se la sorprendevano in piena notte a rubare biscotti e a bere the caldo non la rimproveravano. Si univano a lei. Quante notti di confidenze aveva scambiato con sua madre. In cucina. Sedute vicine. Quante volte aveva spazzolato i suoi capelli per 100 volte. Giulia sospirò. Suo padre non era stupido. La voce che il gruppetto dell’Indesiderabile si era introdotto nel Ministero si era già sparsa. Ci poteva scommettere le sue Converse. Sebastian avrebbe capito che quella ragazza con cui si era scontrato quella stessa mattina era lei. Sua figlia, che come una codarda era scappata senza confessargli della sua folle missione. E che come una codarda aveva distolto lo sguardo per non far riconoscere i suoi occhi nocciola. La ragazza lascò andare il ciondolo. Che ricadde più pesante di quanto se lo ricordasse. Avrebbe voluto inviare il suo Patronus anche ai suoi genitori. Chissà se erano tornati a casa. Oppure erano ancora dai Weasley. Giulia sbuffò. Doveva smettere di pensare. Trovare qualcosa di futile che la distraesse. Ed intorno a lei non accadeva proprio nulla. Iniziò a rigirarsi la bacchetta fra le mani. In effetti doveva ancora dare un nome al suo Patronus. Anna l’aveva dato al suo. Forse anche Severus l’aveva dato alla sua cerva. Come un flash il nome Lily le attraversò la mente. La ragazza scosse veloce la testa. “Giulia, questo non è un buon modo di distrarsi…” si rimproverò. Così iniziò a canticchiare. A bassa voce. Per non disturbare gli altri. E non farsi sentire nel caso ci fosse qualcuno nei dintorni. Anche se le uniche forme di vita erano loro cinque. All’interno della tenda Ron, Anna e Harry dormivano ancora. Hermione invece guardava in su. Con gli occhi gonfi e l’aria di chi invece di dormire era stata inseguita da un Ungaro Spinato tutta la notte. Aveva avuto attimi di sonno profondo intervallati da momenti di lucidità. Che erano nettamente più lunghi e superiori ai primi. Il prefetto lo sapeva. Non riusciva mai a dormire se aveva qualcosa in sospeso. Gli ingranaggi del suo cervellino si muovevano troppo rumorosamente per farla dormire. E così lei aveva pensato. Aveva rievocato tutta la giornata appena trascorsa. Da quando aveva bevuto la Polisucco che l’aveva trasformata in Mafalda. A quando in preda al panico aveva portato lei, Ron ed Harry in mezzo alla foresta. Da quando si erano riuniti al tavolo per parlare della giornata a quando aveva deciso di andare a dormire. E non aveva trovato più la collana di Mark. Da quel momento si ricordava pezzetti sparsi. Lei che blaterava in modo sconnesso. Le amiche preoccupate. Harry che inveiva. Loro che lo zittivano. Mentre lei se ne stava immobile a frignare. Hermione si rigirò finendo a pancia in giù. Il viso immerso nel cuscino troppo morbido. “Ho perso la collana di Mark…” sussurrò. Per poi iniziare a ripeterlo. La voce soffocata dal cuscino. E più cercava di farselo entrare in testa più le parole mutavano. “Ho preso Mark…” ne uscì alla fine. Appena lo disse il prefetto poté sentire il cuore più pesante di quando non lo fosse già. Voleva alzarsi e prepararsi per andare a lezione. Voleva mettere in riga Anna e Giulia in modo che la smettessero di fare chiasso e si cambiassero. Voleva uscire con loro dalla Torre e andare in Sala Comune. Per sedersi al tavolo Grifondoro. Scambiare quattro chiacchiere con gli altri. E sentirsi scompigliare i capelli. Per poi voltarsi e trovare Mark a farle il suo solito sorriso sghembo. La verità era che le mancava il suo migliore amico. Le mancavano le sue vecchie abitudini. Le mancava essere una normale studentessa. Le mancavano perfino gli urli concitati del fan club dei Tre Uragani. Ma quello che le mancava di più era la certezza di riuscire a cavarsela in ogni modo. Studiando infondo poteva superare ogni difficoltà. Non c’era mai stata prova fra le interrogazioni ed i compiti che non avesse superato brillantemente. Nonostante fosse una Mezzosangue. Nonostante fosse la semplice figlia di due dentisti. Ora invece stava apatica sul letto. Il viso premuto sul cuscino. Il prefetto trattenne il respiro. “Per quanto vuoi continuare così eh? Avanti, muovi quel culone che ti ritrovi e fai qualcosa!” esplose poi. Mettendosi a sedere. Scosse veloce la testa e si guardò intorno. Harry dormiva. Era ancora voltato di schiena. Anna aveva le stringe degli anfibi e un braccio che ciondolavano giù dal letto a castello. Hermione si alzò e si passò una mano sugli occhi. Nonostante non ne andasse pazza ci voleva una bella tazza di caffè. Ancora una goccia di the e avrebbe dato di matto. Piano si avvicinò al letto di Ron. Quest’ultimo riposava con il braccio malandato fermo accanto al corpo. Il petto andava ritmicamente su e giù. Il prefetto sorrise. Sembrava un bambino. Infondo era contenta che almeno lui fosse riuscito a dormire. Gli posò una mano sulla fronte per controllare che non avesse la febbre. Era tutto apposto. Così decise di dirigersi nell’angolo cucina per preparare la colazione. Appena si voltò però si sentì tirare un braccio. “Mione…” la chiamò Ron. Hermione si girò e si lasciò guidare dalla mano di lui. Che la fece sedere li accanto. “Come stai Ron?” gli chiese dolce. Il rosso storse il naso. “Meglio di ieri di sicuro…” rispose. “Hai dormito?” gli chiese ancora il prefetto. Ron annuì ed incrociò le sue dita con quelle di lei. “Che cos’era quel casino ieri sera? Cos’è successo?” chiese poi. Hermione sobbalzò di poco. Cercò di non mutare espressione. Però il rosso si accorse delle sue occhiaie e degli occhi gonfi. “Nulla Ron…sai come sono Anna e Giulia…” lo liquidò. Lo sguardo però era ancora triste. Il prefetto era pessimo a confermare le bugie se colta in fallo. “Non hai dormito?” le chiese ancora Ron. Hermione alzò le spalle. “Succede…ora faccio il caffè e passa tutto…” rispose solo. Il rosso la guardò dispiaciuto. Infondo sapeva che si incolpava del fatto che lui fosse ridotto così. Invece lui non era arrabbiato. Anzi. Era lui che si sentiva in colpa. Hermione si alzò d’improvviso. Ma Ron si rifiutò di lasciarle la mano. “Mione…” la chiamò. Il prefetto lo guardò dubbioso. Il rosso esitò. “Non andare via Mione…resta con me…” la pregò poi. Hermione lo guardò intenerita. “Vado a fare colazione e torno Ron…promesso…” sorrise. Per poi chinarsi e dargli un bacio sulla fronte. Ron le lasciò la mano. E la seguì con lo sguardo mentre se ne andava nell’angolo cucina. Il prefetto iniziò ad armeggiare con moka e caffè. Avrebbero dovuto discutere anche di come razionare il cibo. Non ne avevano portato abbastanza. Però era sicura che di the e caffè non ne avrebbero avuto mai abbastanza. Appena fu pronto Hermione lo versò in due tazze. Nella sua mise tre cucchiai di zucchero. Mentre nell’altra quattro abbondanti. Prese le due tazze e uscì dalla tenda. Remember when I cried to you a thousand times, I told you everything, you know my feelings. Appoggiata a qualche centimetro dall’entrata stava Giulia. Le dava la schiena. Stava gambe incrociate e si dondolava. “When I was just a little girl I asked my mother what will I be…” canticchiava. Il prefetto sorrise. Perché trovare la sua amica a cantare Doris Day non la sorprendeva più di tanto? “Will I be pretty? Will I be rich? Here's what she said to me…” continuò la ragazza. Hermione si avvicinò senza far rumore. Quando le mancava sentirla cantare. “Que sera, sera! Whatever will be, will be…the future's not ours to see…” aggiunse ancora Giulia. La bacchetta nascosta nelle tasche davanti della felpa. “Que sera, sera! What will be, will be…” concluse per lei il prefetto. La ragazza sobbalzò e si voltò. It never crossed my mind, that there would be a time for us to say goodbye, what a big surprise. Subito Hermione le passò la tazza di caffè e si sedette vicino a lei. “Ho pensato che magari fossi stanca di stare qui fuori a vigilare…” esordì. Giulia si avvicinò la tazza alla bocca e soffiò. “In realtà io sono qui da un’ora…Anna è rimasta tutta la notte…ha anche fatto amicizia con un pipistrello…” raccontò. Il prefetto rabbrividì. Le due iniziarono a sorseggiare il caffè. Ci fu qualche minuto di silenzio. But I’m not lost, I’m not gone, I haven’t forgot. “Giulia…mi…mi dispiace per ieri sera…non volevo farvi preoccupare…” esordì Hermione d’improvviso. Giulia sorrise. “Figurati Herm…piuttosto come stai?” le chiese. Il prefetto alzò le spalle. “Normale…non ci posso fare più nulla dopotutto no? Mi dispiace solo di avervi messe nei guai…Harry ha sentito tutto immagino…” rispose. L’amica dondolò verso di lei e le diede una leggera spinta. Hermione tenne stretta fra le mani la tazzina per non rischiare di farla cadere. These feelings I can’t shake no more, these feelings are running out the door. “Grazie per essere state con me…” aggiunse. Giulia bevve un altro sorso di caffè. “È scritto nel contratto d’amicizia dei Tre Uragani no? Non lasciare che una si scuoi con le sue stesse mani…” recitò quasi seria. Il prefetto arrossì. E si passò una mano sul petto. I can feel it falling down and I’m not coming back around. “Non è stato un bello spettacolo…me ne vergogno davvero…” sussurrò. La ragazza scosse la testa. “Sembravi posseduta dalla Sindrome di Hinamizawa…” commentò. Giusto per far cadere l’imbarazzo dell’amica. Hermione si lasciò scappare un sorriso. Due estati fa si era lasciata convincere a guardare un anime a casa di Anna. Era composto da due serie ed i protagonisti abitavano in questo villaggio, Hinamizawa. La prima serie si divideva in più parti in cui ogni tre episodi la storia ricominciava da capo. Ogni volta finiva con la morte di tutti per mano di un personaggio di loro. Era fondamentalmente un anime splatter che il prefetto avrebbe fatto volentieri a meno di vedere. E in effetti si ricordava di quella ragazza che, una volta trasferitasi dal villaggio, aveva dato di matto nella nuova scuola continuando a grattarsi a sangue il collo. These feelings I can’t take no more, this emptiness in the bottom drawer. “Ero in stati così raccapriccianti?” chiese Hermione. Giulia sorrise. Aveva il labbro inferiore sporco di caffè. “Naaa…Rena-chan ti supera alla grande! Non si è vista nemmeno una goccia di sangue…” la rassicurò. Il prefetto non poté far altro che ricambiare il sorriso. “Giulia…ti sei sporcata il labbro…” le fece notare. La ragazza arrossì. E si pulì poco finemente con una mano. Hermione scosse la testa arresa. It’s getting harder to pretend and I’m not coming back around again, remember when. “Che cosa racconterai ad Harry della collana?” le chiese poi l’amica. Il prefetto alzò le spalle. “Non più di quanto gli ho detto ieri sera immagino…spero abbia la buona idea di parlarne quando Ron dorme…” rispose. Giulia annuì. Le due finirono di bere il caffè. Così si decretò la fine della veglia notturna per la prima notte di campeggio forzato. Rientrarono e disposero sulla tavola tazze e cereali. Il latte non era previsto. Hermione riempì la tazza più grande e prese anche del caffè. Poi portò tutto a Ron. E lo imboccò come una perfetta infermiera. “Sono tornati i piccioncini eh?” biascicò Anna. Trascinandosi verso il tavolo. Giulia sorrise. “Eddai…sono carini!” li difese. “Non se una si è appena svegliata…” soffiò la castana. Poi si sedette e si buttò sui cereali. Harry le raggiunse poco dopo. Quando tutti ebbero finito di mangiare e le stoviglie furono pulite il gruppo si riunì al tavolo. Era giunto il momento di parlare di cose serie. Il Prescelto mise in centro al tavolo il medaglione. Quell’oggetto per cui avevano fatto tanta fatica. Era grosso come un uovo di gallina. Un’elaborata S intarsiata con molte pietruzze verdi scintillava cupamente dalla luce che ormai filtrava dalle tenda. Il primo che prese coraggio e se lo rigirò fra le mani fu Ron. “Non è che qualcuno l’ha distrutto nel frattempo eh? Voglio dire…siamo sicuri che sia ancora un Horcrux?” provò a dire. Hermione scosse la testa. “Ho paura di si…se fosse stato neutralizzato con la magia ne sarebbe rimasta qualche traccia…” osservò saggia. Per poi farselo passare dal rosso. Mentre lo teneva fra le mani sentì una spiacevole sensazione dentro di se. Era all’altezza del cuore. I leggeri graffi che si era fatta la sera prima sembravano bruciare. “Credo che Kreacher abbia ragione…dobbiamo capire come fare ad aprirlo prima di poterlo eliminare…” esordì Harry. Era arrivato il suo turno. Tentò di aprirlo con qualche incantesimo ma non ci fu verso. E più lo teneva vicino a se più voleva sbarazzarsene. Così lo passò ad Anna. Appena lo ebbe fra le mani sentì una scossa a livello del cuore. Con una mano lo strinse forte. Così tanto da farsi venire le nocche bianche. Sentì una sensazione alquanto sgradevole. Salire dalla mano. Arrivare al gomito. E prima che arrivasse al cuore lo lanciò direttamente a Giulia. Che lo riprese al volo. Appena lo toccò ebbe la sensazione di avere qualcosa di vivo e pulsante fra le mani. Che in effetti era vero data la presenza di un pezzo dell’anima di Voldemort. Eppure nei visi dei suoi amici leggeva inquietudine. In quello di Anna addirittura paura. Però lei non sentiva nulla. Solo un piccolo cuore che pulsava. Chiuso in quell’involucro di metallo. “Ora che ne facciamo?” chiese Ron. Harry alzò le spalle. “Lo teniamo con noi il più possibile…dobbiamo fare dei turni per portarlo…” propose. La castana sentì un brivido alla schiena. “E se lo nascondessimo invece?” provò. Ma il moro scosse la testa. “È troppo pericoloso…e se ce lo rubassero? Abbiamo fatto così tanta fatica per ottenerlo…” rispose. Anna non obbiettò. Si limitò a tirare su le gambe sulla sedia e appiattirsi sullo schienale. Affrontato l’argomento scottante le decisioni di gruppo si spostarono sul come muoversi. Letteralmente. Decisero che tempo due giorni in cui Ron si sarebbe ristabilizzato un po’ si sarebbero accampati da un’altra parte. La giornata passò esaminando ancora il medaglione e stabilendo i turni per la notte. Siccome Giulia ed Anna avevano già fatto il loro turno sarebbe toccato prima ad Hermione poi ad Harry. Quest’ultimo non accennò alla faccenda delle collane fino a dopo cena. Quando oramai Ron ronfava nel lettone. Hermione gli aveva dato il bacio della buonanotte nemmeno dieci minuti prima. Gli altri tre erano seduti al tavolo. Come previsto la castana sorseggiava altro the. “Bhe quando il cibo finirà possiamo sempre nutrirci di the…Anna, quanto si può sopravvivere alimentati solo da teina?” le chiese divertito Harry. Anna gli fece la linguaccia. Giulia scosse la testa arresa. Il prefetto tornò da loro e si stiracchiò. “È giunta l’ora di iniziare il turno…” annunciò. Il moro però le fece cenno di sedersi. Hermione ubbidì dubbiosa. “Ho aspettato apposta che qualcuno dormisse…sbaglio o abbiamo un argomento di cui discutere?” osservò il Prescelto. “Non ti sfugge niente eh Potter?” sbottò acida la castana. Giulia sospirò. E il prefetto lanciò uno sguardo a Ron. Dormiva già profondamente. Non c’era proprio via di scampo. “Non c’è nulla da discutere Harry…prima avevo quella collana…ora non ce l’ho più…” spiegò spiccia. Il moro la guardò quasi offeso. “Fin li c’ero arrivato Hermione…il punto è…perché ce l’avevi?” chiese subito. Hermione cercò di stare calma. Dopotutto non aveva nulla da nascondere. A parte un bacio. A parte che aveva visto Mark in clandestinità. A parte che aveva con se anche il libro di poesie che le aveva dato. Cavolo, da quanto aveva così tante cose da coprire?! Infondo non si era mai trovata in certe situazioni! “Ce l’avevo dalla sera della Torre di Astronomia…Mark me l’ha data come pegno d’amicizia…era la collana della Casata Wright, dentro al ciondolo c’erano lacrime della madre di Mark…è una mezza Veela e sperava potesse proteggermi…anche se in realtà erano destinate al figlio…” raccontò effettivamente sincera. Harry fu preso quasi alla sprovvista. Pensava di sentire una storia intricata come quella che di solito gli rifilavano le altre due amiche. Però infondo doveva immaginarlo. Il prefetto non sapeva dire le bugie. “Sai…suo padre è un pallone gonfiato…è stato lui a buttare Mark fra le braccia di Tu-Sai-Chi esattamente come Lucius ha fatto con Draco…la sua intelligenza è stata sfruttata nel modo sbagliato…” aggiunse poi quest’ultima. Il moro rimase zitto. Non si era mai veramente premurato di comprendere il perché l’amica più intelligente e saggia che avesse fosse diventata anche la migliore amica di un Serpeverde. “Tutto qui…lui mi ha aiutato molto quando Ron…ecco quando Ron stava con Lavanda…Mark si è dichiarato nelle vacanze di Natale perché gli piacevo…eppure io l’ho rifiutato ma ha voluto lo stesso essere mio amico…ora abbiamo qualcosa che pensavo di non poter mai provare nei confronti di un ragazzo, senza offesa…è come Fred per Giulia e Bill per Anna…” concluse Hermione. Harry annuì. Giulia e Anna si guardarono soddisfatte. L’allieva superava le maestre. “Mark non lo sa che fuggivi con noi?” le chiese poi il moro. Il prefetto iniziò a giocherellare con il bracciale di sua madre. E scosse la testa. In realtà stava ancora ragionando sulle parole dette. E dopo averle pronunciate si era convinta più che mai che doveva darsi una mossa. Voleva che finisse tutto in modo da tornare alla vita normale. Quella in cui il suo migliore amico non era dalla parte sbagliata della situazione. “Perfetto…in quanto a voi due…” ricominciò Harry. Voltandosi verso le altre due. Anna alzò la collana con la croce. “Alt! Questa l’hai già vista e hai già tentato di prendertela…se vuoi posso pure togliermela e fartela analizzare se prometti che poi non la lancerai in mezzo agli alberi…” esordì. Stavolta il moro rimase a bocca aperta. Conoscendo l’amica pensava gli sarebbe saltato alla giugulare per sbranarlo. La castana ghignò. “Ah dimenticavo…c’è anche questo…anello di fidanzamento con pietra nera…ma questo non lo posso togliere…sarà la mia futura fede di nozze…” gongolò ancora. Sventolando la mano sinistra con l’anulare occupato. Harry scosse la testa divertito. Non capiva il perché di quell’eccesso di sincerità nei suoi confronti. Però non era male risolvere i conflitti così velocemente. Anche Giulia sorrise e fece vedere la collana con il ciondolo a cerchio. In cui si distingueva solo un piccolo serpente che si teneva per la coda. “È un regalo che mi sono scambiata con Sev ancora al quinto anno…è stata questa che mi ha protetta da Josh…Piton ne ha una uguale…e…e quando si pronuncia il nome della persona che si ama mentre si è vicini i serpenti delle due collane si uniscono e formano un solo ciondolo a cuore…” spiegò arrossendo. Il moro sospirò. Tipico di lei. Si meravigliava perfino che Piton avesse accettato di indossare una cosa dal significato così mieloso. “Bhe ragazze…mi avete stupito…per la prima volta abbiamo risolto qualcosa senza drammi inutili…” ammise. Hermione annuì fiera e si alzò. “Semplicemente perché non c’era niente da risolvere…” precisò Anna. “E soprattutto ci hai ascoltate…” aggiunse fiera Giulia. Harry si sentì sollevato. “Facciamo così…il primo turno lo faccio io…tu stai ancora un po’ qui Hermione…magari voi tre insieme riuscite a scoprire qualcosa…” propose. Il prefetto non ebbe nemmeno il tempo di ribattere che il moro era già diretto all’entrata. I Tre Uragani rimasero così al tavolo da soli. “Incredibile…un discorso sensato…senza accuse e battibecchi inutili…il mondo sta per finire davvero…” sussurrò la castana. Giulia le diede uno spintone. “Diciamo pure che non abbiamo detto tutta la verità…” fece notare amara Hermione. Anna ghignò. “Voi non l’avete detta…io si!” la corresse. Le amiche si guardarono. Stavolta aveva ragione lei! “Anna Alvis Haliwell che non dice le bugie…bene, questo si che è un segno d’apocalisse!” esordì il prefetto. Giulia rise. Mentre la castana la guardò truce. Le tre rimasero a conversare fino a che Hermione non trovò opportuno andare a dare il cambio ad Harry. Lo trovò accasciato a terra. Chiaramente in preda a uno dei suoi collegamenti tramite cicatrice. Lo rimproverò e lo spedì a dormire. Così il prefetto trascorse la notte con la bacchetta fra le mani. Stretta nella felpa e a gambe incrociate. A sorvegliare la tenda. Cercando di non rimuginare più del dovuto.
La mattina la prima a svegliarsi fu Giulia. Si stiracchiò e si trascinò verso il cucinino. Con un insieme di gesti automatici iniziò a preparare un’abbondante dose di caffè. Nel mentre accese la radiolina a basso volume. Giusto per avere un risveglio migliore per tutti. Appena pronto versò il caffè nella tazza più grande ed uscì. Hermione aveva il viso affondato nella felpa fino al naso. Gli occhi stanchi fissi davanti a se. L’amica annunciò il cambio di guardia e il prefetto si trascinò dentro. Fino al suo letto. Accompagnata dal sussurro della radio. Giulia alzò gli occhi al cielo e prese un profondo respiro. L’aria era limpida. E l’umidità notturna aveva lasciato spazio al tempore dei primi raggi di sole. Non era un brutto spettacolo dopotutto. Era fermamente convinta che ci fossero solo loro nelle vicinanze. A parte i pipistrelli amici di Anna. Così iniziò a camminare davanti all’entrata della tenda. Sorseggiando il caffè ancora caldo. Nel mentre qualcun’altra si rigirava nel letto a castello. Anna si stropicciò gli occhi e si ritrovò pericolosamente vicina al bordo. Con un sonoro sbadiglio si alzò a sedere. Decidendo di alzarsi. Come and take a walk on the wild side, let me kiss you hard in the pouring rain. La castana scese dal letto e si stiracchiò. Vide il letto sotto al suo vuoto e capì che Giulia aveva sostituito da poco Hermione. Si poteva sentire ancora il profumo di caffè sprigionarsi dal cucinino. You like your girls insane, choose your last words. Anna si infilò i pesanti anfibi e senza nemmeno allacciarli si diresse al tavolo. Guardando storto la radio. Non era di certo una canzone che invogliava a svegliarsi! Avrebbe preferito una delle care e vecchie canzoni del suo Manson. In effetti non lo ascoltava da un po’. Così decise che quella sera, durante il suo turno, avrebbe usato l’mp3 a tutto volume. Come quando correva in Guferia e si sedeva sul bordo del cornicione ad osservare il giardino. This is the last time, cause you and I, we were born to die. La castana si voltò schifata. “Ma anche no! Puoi andare a quel paese?! Santo Manson che pesantezza d’animo già di mattina presto!” soffiò. Vicino a lei si sentì una risata soffocata. “Canzoni allegre già di prima mattina?” osservò Harry. La castana cambiò stazione radio e si diresse al caffè. Indicò una tazza ed il moro annuì. Si era appena seduta quando un’altra voce si aggiunse. “Mione! Mione!” iniziò a chiamare Ron. I due al tavolo si guardarono poco convinti. Anna si alzò di malavoglia e si diresse dal’amico. “Ssst! Smettila di fare casino Ron! Herm sta dormendo…” lo zittì acida. Il rosso la guardò dubbioso. “Ha fatto anche il turno di Harry stanotte…ed è stremata…quindi lasciala dormire in pace…” sbottò ancora la castana. Ma Ron scosse la testa. “Non è venuta nemmeno a darmi il bacio del buongiorno…” commentò offeso. Anna lo guardò allibita. “Senti bradipo ingrato che non sei altro…Herm si prende cura di tutti noi ed è quella che si da sempre da fare il doppio, si merita un po’ di riposo…” lo ammonì. Il rosso la guardò con occhi da cucciolo bastonato. La castana però non si faceva di certo intenerire per così poco. “Allora, che vuoi?” sbuffò. Lo stomaco di Ron brontolò. “Se ti aspetti che io ti porti la colazione e ti imbocchi te lo scordi…aspetta che Herm si alzi oppure tenti di alzare quel sederone e mangi da solo…” lo rimproverò subito Anna. Harry, che si gustava la scena da lontano, cercò di non ridere. In effetti passare dalle cure amorevoli di Hermione alle sfuriate della castana non sarebbe piaciuto nemmeno a lui. Il rosso non rispose ma si limitò a stare immobile. Il viso in una smorfia di disappunto. Anna scosse la testa esasperata e tornò al tavolo. Buttandosi sul caffè. “Mi sembra di essere all’asilo…” soffiò. Il moro sorrise. “Non possiamo usare Ron per tenere l’Horcrux? Così almeno sta fermo e si rende anche utile…” propose ancora la castana. Harry alzò le spalle. “Meglio di no…è già abbastanza nervoso…” osservò. Anna si scolò un’altra buona dose di caffè. “E vedrai quando sarà finito il cibo…” ghignò. L’amico si limitò a sospirare. Dopo un’oretta Giulia tornò dentro. E anche Hermione si svegliò. Una volta che fu stabilito che Ron potesse muoversi decisero che il giorno dopo si sarebbero spostati. Non era prudente rimanere nello stesso posto per molto tempo. Per pranzo finirono l’ultima bustina di minestrone già preparato. “Dobbiamo andare a raccogliere qualche legno e magari frutti o bacche qua intorno…” osservò il prefetto. Anna cacciò fuori la lingua. Aveva assaggiato solo due cucchiai di minestrone e le erano bastati. “Inutile che fai quella faccia Anna, dobbiamo mangiare ciò che troviamo…” la ammonì subito Hermione. La castana alzò le spalle. “Posso fare arrosto qualche scoiattolo…” ghignò. Il prefetto la guardò indignata. Mentre Giulia le dava una piccola spinta. “Che dici di renderti utile ed andare a prendere le bacche? Nei dintorni è pieno…” commentò poi Hermione. Anna la guardò dubbiosa. “Perché non ci vai tu?” rispose solo. Il prefetto richiamò tutto il suo autocontrollo per non tirarle una forchettata in fronte. Poi aprì la bocca per replicare ma venne stroncata sul nascere. “Mione! Mione!” chiamò sofferente Ron. Hermione sospirò. “Arrivo Ron! Ora capisci perché?” rispose solo. Con tono più esasperato che acido. Anna guardò truce il rosso. “Ma io non mi intendo di queste cose…ero una mezza sega ad Erbologia!” ricordò poi. Giulia scosse la testa divertita. “Ci vado io Herm…tranquilla…” si propose. Il prefetto la guardò piena di gratitudine. Poi si alzò ed andò dal suo innamorato. La castana storse il naso. “Non possiamo ficcargli un calzino in bocca? Non lo sopporto più…” sbottò. Giulia allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. Poi prese una borsa e si stiracchiò. “Vado a procacciare cibo…voi non vi scannate a vicenda, mi raccomando…” la salutò. Poi uscì. Ritrovandosi investita dai raggi solari. Le chiome degli alberi non erano così fitte da impedirne l’entrata. La ragazza iniziò a camminare guardandosi in giro. In effetti le bacche non attraevano molto nemmeno lei. In questo lei ed Anna si assomigliavano molto. Non mangiavano ne frutta ne verdura. Però la castana rifiutava tutto a priori. Giulia si adattava. O almeno cercava di prendere le cose che le sembravano più buone. Pian piano si addentrò fra gli alberi. L’mp3 scalpitava nella tasca della felpa. Non vedeva l’ora di mettersi le cuffie e approfittare per fare anche una bella passeggiata. Odiava stare tanto al chiuso in uno spazio così ristretto. In più sembrava che quel medaglione avesse portato frustrazione non solo a chi lo indossava, ma anche appesantito l’atmosfera in generale. Sperava davvero che gli altri quattro non si scannassero in sua assenza. La ragazza si fermò e prese qualche bacca di un rosso brillante fra i cespugli. Cercava di ricordarsi almeno le nozioni base di Erbologia. Anche se la professoressa Sprite non aveva mai insegnato come sopravvivere in un bosco. Giulia buttò una manciata di bacche nella borsa a tracolla. Cen’erano perfino di azzurre. Ma non erano molto invitanti. Così la ragazza passò alle successive. Era abbastanza lontana dalla tenda quando vide qualcosa muoversi fra i cespugli. D’istinto avvicinò una mano alla bacchetta e la puntò dove le fogli si erano mosse. Poi iniziò ad avvicinarsi piano. Vide uno strano colore argenteo. E si tuffò fra i cespugli. Giulia poté giusto vedere qualche secondo la cerva. Che poi si dissolse. Aveva aspettato troppo. La ragazza si guardò in giro veloce. Lei non aveva evocato il suo Patronus. Quindi quella doveva essere senza dubbio quella di Piton. Eppure li con lei non c’era nessuno. Giulia si avvicinò. Dopo qualche passò affondò il piede in qualcosa che fece rumore. Solo allora abbassò lo sguardo. Sotto la sua Converse destra spuntava un foglio di carta. La ragazza si chinò e lo prese fra le mani. Cercando poi di pulirlo. Era scritto solo da un lato. Solo poche semplici parole. “Stasera, sul limitare del bosco alle 21.00” lesse d’un fiato. Nessuna firma. Però la calligrafia era inequivocabile. Il cuore di Giulia vacillò. Era quello il segno che Severus voleva che aspettasse? Così improvviso. Inaspettato. Talmente tanto che la ragazza rimase addirittura in dubbio sulla provenienza del messaggio. Ripiegò il foglio e se lo mise in tasca. Per poi correre alla volta della tenda. Appena entrata Hermione la guardò stranita. “Che c’è? Che è successo?” chiese in panico. Giulia riprese fiato e si sedette. Poggiando sul tavolo la borsa con le bacche. “Nulla Herm…io…io volevo solo fare jogging…” disse solo. Sperava che l’amica capisse che c’era qualcosa ma che non poteva dirgliela fintanto che anche Harry e Ron erano fra i piedi. Il prefetto la guardò ancora dubbiosa. Poi tornò da Ron. Anna sbirciò il contenuto della borsa. “Spero che qualcuna di queste bacche sia al gusto di carne…perché altrimenti io passo…” soffiò. Alzandosi ed uscendo. Giulia captò il suo sguardo. Così ne approfittò e la seguì. “Quanto vorrei una sigaretta in questo momento…” sospirò la castana. Alzando gli occhi al cielo. L’amica scosse la testa divertita. “Dunque? Cos’hai visto di così sconvolgente da farti correre fino a qui?” le chiese poi Anna. Giulia rimase con la schiena rivolta verso l’entrata della tenda. E veloce le porse il foglietto. “E quello cos’è?” si introdusse subito Hermione. La castana le fece segno di abbassare la voce. “L’ha portato un Patronus…era una cerva…” disse solo la ragazza. Le amiche si guardarono. “Tu credi veramente che sia Piton?” sussurrò il prefetto. Giulia si morse il labbro inferiore. “Se andiamo ad esclusione penso proprio di si…” rispose per lei Anna. Hermione scosse subito la testa. “Non avrai intenzione di andarci Giulia!” esclamò. La ragazza si fece piccola piccola. “Al limitare della foresta…quindi sarai lontana da qui…sola…ti sembra davvero un’idea da Piton?” chiese la castana. Giulia si passò una mano sugli occhi. “Non lo so ragazze…davvero non l’ho avuto nemmeno mezzora fa…sono confusa…” commentò. Il prefetto esaminò il foglio incriminato. “E comunque tu ed Anna siete di turno stasera…se tu non ci sei Harry se ne accorgerà…” osservò ancora. La ragazza iniziò a tormentare l’orlo della felpa con le dita. “In realtà tu sai già cosa fare…ci andrai, lo sai da quando hai visto la calligrafia di Piton…” la liquidò la castana. Giulia alzò le spalle. “Se non vado non posso sapere che cosa succede…magari vuole solo vedermi…o parlarmi di qualcosa…non lo so…” rispose. Hermione la guardò preoccupata. “Seriamente Giulia…è da incoscienti andarci da sola…” commentò ancora. La ragazza sorrise. “Herm…io sono incosciente…” precisò. Anna ghignò. “Lo siamo tutte e tre…” aggiunse. Il prefetto abbassò lo sguardo. Non la convincevano proprio quelle poche parole. “Avanti Herm, se succede qualcosa avrò la bacchetta…” tentò di tranquillizzarla Giulia. Hermione incrociò le braccia al petto. “Certo, se si presenta Tu-Sai-Chi all’incontro…” sbuffò. La castana ridacchiò. “Non lo sai Herm? Per avere un appuntamento con lui bisogna prenotare mesi e mesi! Harry è il primo in lista d’attesa, noi dobbiamo aspettare ancora un po’…” esordì. Il prefetto trasalì. E la spintonò. “Non sono divertenti queste due battute macabre Anna!” la rimproverò. Anna le fece la linguaccia. Giulia sorrise. “Avanti, fidati di me Herm…starò attenta…” cercò di convincerla. Ma Hermione non era pienamente convinta. La castana le batté una mano sulla spalla. “Tranquilla mamma Herm, la copro io!” si offrì. Il prefetto si limitò a guardarle nervosa. Subito ripassò il foglio all’amica. Dall’interno della tenta di sentì chiamare. “Mione! Mione!!! Mionee!” ripetè Ron. Anna si mise le mani sulle orecchie. Hermione alzò gli occhi al cielo esasperata. “Altro che mamma Herm…badante Herm…” commentò acida. Rientrando di malavoglia. Le due rimase si guardarono. Poi la seguirono nella tenda. Il pomeriggio finì in un baleno. Per cena mangiarono delle bacche. Mentre Anna si tuffò nel the. Hermione non evitò i rimproveri. Harry passò in consegna l’Horcrux a quest’ultima. Alle 20.30 erano ancora tutti intorno al tavolo. Ron si era messo a letto ed il prefetto lo coccolava. Come fosse un bambino malato. “Qui qualcuno fa il viziato…” soffiò Anna. Guardando truce il rosso. Harry scosse la testa. “Sai com’è Molly…ha sempre coccolato i figli e fra la guarigione e il cambiamento di ambiente Ron è un po’ provato…” lo giustificò. La castana sbuffò. “Anche i miei nervi lo sono…e presto lo saranno anche quelli di Herm…” commentò. Giulia guardò nervosamente l’ora. “Direi di iniziare il turno…meglio che io prenda aria, non sto molto bene…” mentì spudoratamente. Anna la guardò di sottecchi. A sentirla Hermione drizzò la schiena, ma non disse nulla. “Tutto ok Giulia? Se vuoi ti sostituisco io…” si propose il moro. La ragazza scosse la testa. “Avrai mangiato troppe bacche…sembravate tutti così entusiasti di mangiarle…magari erano velenose…” osservò divertita la castana. Giulia sorrise ed alzò le spalle. “In caso fra una mezzora vieni a farmi compagnia Anna…e se proprio non mi sento meglio andrò a fare una passeggiata…” rispose solo. Anna ghignò. “Fai un fischio e accorriamo…intanto qui continuiamo a fissare il medaglione cercando di capire come funziona…” esordì Harry. Il prefetto sospirò e si voltò di poco verso l’amica. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente che era preoccupata. Giulia le sorrise. Per cercare di rincuorarla almeno un poco. Poi uscì. Dapprima si sedette al solito posto. Poco dopo la raggiunse Anna. “Le chiacchiere di Harry mi hanno già stufato…e quel coso non si apre con nulla…e tu devi andare all’appuntamento, quindi fila…” esordì. Pronunciando l’ultima frase sottovoce. La ragazza annuì. Si allontanò di qualche passo. Poi tornò indietro veloce. Incespicando e traballando. Per abbracciare la castana. Quest’ultima rimase stupita. “Qualunque cosa lui ti dica…Giulia…tornerai vero?” chiese d’improvviso. Dopo qualche minuto nell’abbraccio. Giulia le sorrise ed annuì. Per poi staccarsi e correre verso la meta. Lasciando Anna con gli occhi fissi nella sua direzione. Anche dopo che l’amica fu inghiottita dal buio.
Giulia correva a perdifiato. La bacchetta infilata nella cintura della gonna. Scivolò un paio di volte. Ma non cadde mai. Il cuore le batteva forte. Giunta finalmente al limitare della foresta prese un profondo respiro. La luna emanava una luce fioca fin troppo spettrale. Nebbia e qualche ululato sarebbero stato il colpo finale per finire in un perfetto scenario da film horror. La ragazza cercò di non pensarci e continuò a guardarsi in giro. Sperava che qualcuno la raggiungesse presto. Il realtà sperava che lui la raggiungesse presto, di certo vedere qualcun altro al suo posto non avrebbe dato nulla di buono. Giulia alzò gli occhi al cielo. Vicino alla luna c’era una miriade di stelle. Si vedevano benissimo. Subito lei cercò Evangeline. Ma cen’erano talmente tante che la prediletta si nascondeva benissimo. Poco dopo la ragazza chiuse gli occhi. Incrociò le mani dietro la schiena e iniziò a dondolare sulle punte delle Converse. Prendendo profondi respiri. L’aria era così buona. Non era mai stata così tanto a contatto con la natura da quando era piccola. Quando suo padre la portava sulla riva di qualche fiume per accendere i fuochi d’artificio. Con le lucciole che giravano curiose intorno a loro. doveva ammettere che come scenario non le dispiaceva così tanto. Se solo non fosse stata in fuga. Magari un campeggio fra amiche. Con Anna che scappava dalle zanzare ed Hermione che esaminava le piante trovate. “Heart beats fast…colors and promises…” iniziò a cantare. Piano. Per non disturbare gli abitanti della foresta. Oramai in procinto di andare a dormire. Una leggera brezza iniziò a soffiare. Facendo dondolare il ciuffo ribelle. “How to be brave, how can I love when I’m afraid…to fall…” continuò placida Giulia. Era curiosa. Agitata. Sentiva il cuore battere a mille. Non vedeva l’ora di rivedere il suo principe. Era felice che l’avesse contattata. Anche se la paura di brutte notizie rimaneva sempre. “But watching you stand alone, all of my doubt suddenly goes away somehow…one step closer…” proseguì. Sperava che una volta aperti gli occhi lui sarebbe stato li con lei. Sperava di rivederlo con un sorriso sulle labbra. Si sentiva enormemente in colpa per aver lasciato Severus al suo destino. Non era facile per lui continuare a fare la parte del cattivo, dell’assassino. E lei lo aveva lasciato solo ad affrontare tutto ciò. La ragazza strinse la stretta delle sue mani. “I have died everyday waiting for you…darling don’t be afraid I have loved you for a thousand years…” sussurrò ancora. Se ripensava a tutto ciò che era successo negli ultimi anni stentava a crederci. Pensava davvero che il rapporto con Piton avrebbe avuto diversi sviluppi. O almeno più lenti di certo. Eppure era immensamente felice ogni volta che trascorrevano il sabato sera insieme. Dimentichi di qualsiasi questione scolastica. “I’ll love you for a thousand more…” sospirò Giulia. Avrebbe tanto voluto potersi ricavare uno spazio così. Un momento in cui stare sola con Severus. Senza guerre, rivalità, rancori dal mondo esterno. Capiva che fosse egoistico nei confronti delle sue amiche e di ciò che stava succedendo. Però era ciò che realmente voleva. Nonostante ciò insisteva nell’idea di inseguire la pista degli Horcrux con Harry. Non poteva abbandonare le sue amiche. Avevano bisogno di lei. Anche se in primis era lei stessa ad aver bisogno di loro. “Time stands still beauty in all…she is…” cantilenò. Forse le serviva solo tempo per stare da sola. Avrebbe fatto bene a tutti un po’ di tempo per se stessi. Però non c’erano minuti da perdere. Nella situazione in cui erano lei si sentiva perfino in colpa per essere li. Sola nel buio. Ad attendere una delle persone a cui non avrebbe dovuto nemmeno pensare. In cuor suo sperava che anche Draco e Mark contattassero le sue amiche. Perché stavano davvero impazzendo. O forse solo per dividere quel segreto che la appesantiva appena Harry le rivolgeva un sorriso speranzoso. “I will be brave, I will not let anything take away…what’s standing in front of me…” si fece coraggio. Si sentiva una nullità in confronto a ciò che doveva sopportare Severus. Se ne rendeva conto. Ed in cambio lei non aveva nessun progresso da poter raccontare. La verità era che rantolavano nel buio. Stavano semplicemente fuggendo. Ma cosa sarebbe successo una volta commesso un passo falso? Si sarebbero rialzati, indubbiamente. Però non bastava la volontà per portare a termine la missione. Ci volevano fatti concreti. E Giulia sperava che Severus le avesse chiesto di parlare anche per questo. Anche se non era leale farsi aiutare dal nemico. Era come quando lei ed Anna giocavano ai videogiochi. Entrambe si spazientivano e cercavano le soluzioni su internet. “Every breath, every hour has come to this…one step closer…” sospirò. Il vento spirò ancora. Non portando solo uno spostamento lieve di foglie. Si sentì un rumore. E Giulia sobbalzò. Aprì gli occhi e si guardò intorno. La scena però era la stessa di qualche minuto prima. Continuò a scrutare riducendo gli occhi a fessure. Vide un movimento fra la boscaglia. Così iniziò ad avvicinarsi piano. “I have died everyday waiting for you…darling don’t be afraid I have loved you for a thousand years…” continuò a cantare. Dopotutto se fosse stato un nemico l’avrebbe già schiantata. Man mano che si avvicinava al buio sentiva il cuore accelerare. Chiuse gli occhi per qualche secondo. Ed inspirò. C’era un profumo famigliare. Fu questo che la convinse ad avvicinarsi ancora. Sempre più sicura. Nonostante non vedesse quasi nulla. “I’ll love you for a thousand more…” sorrise. Ritrovandosi davanti una figura alta. Dal mantello svolazzante per colpa del vento. E con gli occhi pece che la scrutavano severamente. “Davvero una difesa pessima signorina Wyspet…se fossi stato qualcun altro non sarebbe sopravvissuta…” la rimproverò. Ma Giulia continuava a sorridere. “Però è lei professore…e io lo sapevo…” gongolò quasi. Piton scosse la testa esasperato. “Quante volte le ho ripetuto che la bacchetta non è un accessorio di moda ma una possibile arma?” commentò. La ragazza si guardò la cintura. Poi alzò le spalle. I due rimasero qualche minuto in silenzio. “Io…io ero certa che fosse lei…” sussurrò poi Giulia. Severus sospirò arreso. “Anche io ero certo che fosse arrivata…il suo canto si sentiva da molto lontano…deve stare più attenta a ciò che fa…” sbottò ancora acido. La ragazza abbassò lo sguardo. “All along I believed I will find you…time has brought your heart to me, I have loved you for a thousand years…” aggiunse timida. Piton scosse la testa divertito. Nonostante fosse stata imprudente. Nonostante avesse avuto le difese praticamente raso terra. Non riusciva ad arrabbiarsi con lei. Non in quel momento almeno. Così piano si avvicinò. “One step closer…” sussurrò ancora Giulia. Seguendo il consiglio il professore arrivò davanti a lei. E senza nemmeno aspettare che finisse la canzone la portò a se. Nascondendola quasi con il mantello. La ragazza ricambiò subito l’abbraccio. Inspirando quel profumo che l’aveva rincuorata poco prima. “I’ll love you for a thousand more…” concluse. Con le guance rosse ed un enorme sorriso sul suo viso. Mentre entrambi venivano rapiti da un sensazione di freddo.

Edited by kikyo91 - 20/4/2012, 21:00
 
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kikyo91
view post Posted on 21/11/2012, 13:43




Sono vivaaaa *-* e tremendamente in ritardo perchè devo uscire xD coooomunque, non potevo non aggiornare é_è era da aprile che non scrivevo così tanto in una sola notte e oggi riesco ad aggiornare ** al banco 3 c'è il rinfresco di halleluja u_u penso che da ora in poi la sera tornerà ad essere la mia fonte d'ispirazione ** ringrazio tutte le bimbe che hanno aspettato pazientemente <3
Avvertenze: sto cercando di rendere la narrazione di questi capitoli più veloce possibile per non tediare voi come hanno tediato me nel libro >< spero di fare del mio meglio ç_ç ah dose di insulina sempre al banco 3.
In questo capitolo troviamo Summertime Sadness di Lana del Rey *^*
Ora vi lascio all'aggiornamento **
Buona lettura bimbe <3


Venticinquesimo Capitolo
Quando Giulia alzò gli occhi si accorse di non essere più sotto lo stesso cielo di poco prima. Anzi, il cielo era lo stesso ma la visuale era cambiata. Le stelle non erano più così luminose. Erano offuscate dalle luci elettriche dei lampioni ai lati della strada. Stupita la ragazza si guardò intorno. Non riconosceva le case, i negozi e ciò che li circondava. Riconosceva solo il mare che si stagliava nel buio. Riflettendo la luna. Si erano smaterializzati in una stradina secondaria. Pochi passi e si sarebbero trovati nella principale. Che dava direttamente su una spiaggia. Solo una ringhiera e qualche scalino a separarli. Piton gongolò quasi vedendo la sua espressione. Non se l’aspettava. “Noi ci…ci siamo smaterializzati…” boccheggiò ovvia Giulia. Il professore alzò un sopracciglio. “Perspicace signorina Wyspet, complimenti…” la canzonò. La ragazza scosse la testa. Non ci credeva. “Perché mi ha portato qui?” chiese. Severus si lasciò andare ad un sospirò. “Volevo rimanere solo con lei lontano da luoghi e persone scomodi…” spiegò solo. Giulia arrossì. Sotto la luce artificiale dei lampioni poteva vedere pienamente il viso del professore. Aveva sempre gli stessi occhi duri, scrutatori, senza fine. Però si vedeva che era stanco. Frustrato forse. La ragazza si fece coraggio e gli porse una mano. Piton la guardò dubbioso. “Non si dimentichi professore che deve…tenermi la mano…così non verrò portata via dalla folla…” gli ricordò timida Giulia. Severus sorrise e la prese per mano. “Se dovesse perdersi me ne accorgerò subito signorina Wyspet…non sentirei più la sua continua parlantina…” ghignò poi. La ragazza sbuffò. La situazione le sembrava così strana. Era come essere tornati indietro nel tempo. Quando uscivano insieme il sabato sera. E ciò la faceva sentire enormemente in colpa verso i suoi compagni. Che se ne stavano in mezzo al bosco. I due uscirono sulla strada principale. Non era un viale affollato. C’era solo quale malinconico anziano che guardava il mare. O qualche coppietta che si scambiava smancerie con la scusa dell’atmosfera romantica. I due camminarono per qualche minuto. Senza dirsi una sola parola. Poi di tacito accordo entrarono in una piccola tavola calda. Giulia sorrise ripensando al Jackson Hole e alla cameriera Mandy. Si sedettero ad un tavolo in un angolo. Lontano dagli sguardi indiscreti della marmaglia serale. La ragazza si sentiva come una bambina sperduta. Non capiva cosa ci facessero li. E soprattutto non capiva perché Severus se ne stesse così tranquillo senza dire nulla. Davvero non c’erano cose importanti di cui parlare? Non era abituata a questo genere di cose. Piton non era tipo da smaterializzarsi da lei solo perché voleva vederla. Giulia prese un menu e vi nascose dietro il viso. Facendo finta di leggere. Intanto guardava il professore di sottecchi. Anche lui aveva fra le mani il menu e faceva scorrere velocemente gli occhi da una pietanza all’altra. I capelli leggermente più lunghi gli andavano a finire sempre sul viso. Aveva anche delle rughette d’espressione ai lati degli occhi. Eppure a lei risultava sempre bello. “Ha intenzione di continuare a guardarmi in modo maniacale o si decide a scegliere cosa ordinare?” esordì d’improvviso quest’ultimo. La ragazza sobbalzò ed arrossì smisuratamente. “Io…non ho soldi con me…non prenderò nulla…” bisbigliò. Piton scosse la testa divertito. “Nessun problema signorina Wyspet…le offrirò qualunque cosa voglia…” rispose subito. Giulia divampò. In realtà l’unica cosa che avrebbe voluto era proprio lui. Non si erano ancora dati nemmeno un bacio! “Io…sono apposto così…” rifiutò. Purtroppo pochi secondi dopo lo stomaco della ragazza brontolò sonoramente. Severus ghignò. Giulia immerse ancora di più il viso dietro al menu. “Devo dedurre che le cose non vanno esattamente bene nella spedizione di Potter…” disse poi il professore. La ragazza si drizzò a sedere. “Abbiamo avuto momenti migliori…” sussurrò imbarazzata. Non sapeva fino a che punto sarebbe arrivata quella conversazione. Non voleva screditare Harry. E non voleva fare la spia. Piton sospirò arreso e lasciò il menu. Poi appoggiò i gomiti al tavolo e incrociò le mani. Iniziando a scrutare Giulia. Percependo ogni suo pensiero. “Crede davvero che le abbia scritto solo per comunicarle qualcosa di spiacevole?” le chiese. La ragazza scosse la testa. “Poco credibile signorina Wyspet…comunque qualcosa di cui discutere c’è…” iniziò a dire Piton. Giulia lo guardò dubbiosa. “So che sarà molto combattuta nel darmi una risposta, però se glielo chiedo non è per curiosità…cercherò di essere più schietto possibile…a che punto siete arrivati con la ricerca?” continuò il professore. La ragazza sgranò gli occhi. Poi si ricompose. Era quasi ovvio che lui sapesse in che cosa consisteva la missione. Silente aveva stabilito tutto. Forse li aveva fatti avvicinare anche per questo. Giulia tentennò per qualche minuto. Non voleva tradire la fiducia dei suoi amici. Eppure sapeva che Severus aveva in mente qualcosa. Silente ce l’aveva. Ed era anche suo il compito di aiutare il più possibile. “Siamo un passo lontani dal baratro ma ancora abbastanza vicini per poter cadere al minimo movimento…è…difficile…però ce la faremo in qualche modo…” rispose. Alzando lo sguardo e puntando le iridi nocciola su quelle di Piton. Quest’ultimo annuì quasi impercettibilmente. “Capisco signorina Wyspet…” aggiunse solo. La ragazza però non si arrese. “Severus…mi hai chiesto di vederci solo per questo?” esordì. Il professore mantenne le iridi su quei grandi occhioni nocciola. E non poté trattenere un sorriso. “La solita Giulia…arrivi sempre alle conclusioni sbagliate…” rispose. Giulia arrossì e si sporse timidamente verso di lui. Per schioccargli un piccolo bacio sulla guancia. Piton tentò di nascondere il rossore sulle guancie guardando altrove. La ragazza sorrise. “Mi sei mancato…tanto…” gli disse. Severus sospirò. Quanto aveva aspettato di sentirsi dire quelle parole. Da quando l’aveva vista aspettarlo nel bosco. Cantando. Si era sentito subito più leggero. Era dura oramai mantenere l’aria formale da professore parlando con lei. Perché oramai Giulia Wyspet gli mancava davvero. Non solo come la studentessa sbadata in cerca di affetto. Ma come compagna. “Immagino sia dura a scuola…” aggiunse poi la ragazza. Allungando una mano verso la sua. Piton la lasciò fare. Così le loro dita si incrociarono. “Nulla di così insopportabile…sempre la solita routine…” rispose lui stanco. Giulia annuì. “Senza nessuno che le piomba in ufficio…chissà che noia…” sorrise poi. Severus ghignò. “E chi le dice che nessuno viene a trovarmi?” si lasciò sfuggire. La ragazza lo guardò delusa. Il professore scosse la testa e allungò la mano libera. Per farle una carezza sulla testa. “Devo ammettere che Paciok finisce sempre da me…lui e Draco fanno a gara a chi mi fa impazzire prima suppongo…” raccontò. Giulia lo guardò stupita. “E poi? Che altro succede ancora?” gli chiese curiosa. Piton sospirò. “Anche la signorina Weasley devo dire che quest’anno mi da filo da torcere…tutta la vostra vecchia combriccola di Grifondoro mi farà venire un infarto…” sbottò acido. La ragazza sorrise divertita. “Inoltre i vostri posti…quelli dei Tre Uragani, sono sempre vuoti a tavola…decisione comune di casata presumo…” concluse il professore. Il sorriso di Giulia si spense. I loro posti. La loro Sala Grande. Le loro camere, con le iniziali incise sul battiscopa. La loro Hogwarts. “Mi manca la mia casa…” sussurrò d’istinto. Severus inclinò leggermente la testa. “Hogwarts era la mia casa…e Anna e Giulia le mie sorelle…e gli altri Grifondoro i miei fratelli…quando al primo anno Silente ha detto di stare bene attenti alla nostra Casa di appartenenza, perché sarebbe diventata la nostra famiglia…non l’avevo preso molto sul serio…eppure ora mi sembra di essere scappata di casa…” spiegò ancora Giulia. “Il che tecnicamente è vero…” si lasciò sfuggire Piton. La ragazza alzò le spalle. “Ci sono un milione di cose di cui preoccuparmi, eppure quando me ne sto sdraiata sul letto della tenda Weasley, chiudo gli occhi e spero che quando li riaprirò sarò nella mia vecchia stanza…con Anna ed Herm che fanno casino…” sospirò triste. Il professore la guardò. La sua Giulia. Con gli occhi bassi pieni di malinconia. Avrebbe voluto che tutto finisse solo per riaverla accanto ogni giorno. In effetti gli mancava quella piccola peste che piombava da lui ogni sera. Nonostante le punizioni, gli avvertimenti, le restrizioni lei era sempre riuscita ad arrivare nel suo ufficio. Non si era mai arresa. “Mi sembra ancora tutto così strano…non parlo con i miei genitori, noi non ci vediamo più e non sono più a scuola…essere catapultati in questo mondo fa male…” sussurrò ancora la ragazza. Piton sentì la mano intrecciata alla sua tremare. Così di risposta strinse la presa. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Giulia alzò la testa. Quando la chiamava per cognome non si prospettava niente di buono. “Perché anni fa, all’epoca del regime drastico della Umbridge, si precipitava lo stesso nel mio ufficio ogni sera?” le chiese lui. La ragazza lo guardò stupito. “Perché io…ecco…io volevo vederti…” rispose timida. Severus annuì. “Non mi sembra che la situazione sia cambiata di molto…” osservò. Giulia lo scrutò dubbiosa. Poi iniziò a riflettere. Il contesto non era lo stesso, c’era qualcosa in più in palio. Ed era ricercata. Eppure per tutto il quinto anno aveva lottato contro il regime Umbridge per vedere il suo professore. E c’era riuscita, aveva vinto lei. Aveva subito ferite alle mani, violenza psicologica. Ma ne era uscita a testa alta. Perché lei era una Wyspet. E una Wyspet sa che non si deve mai mollare. Mai perdere le speranze. Era quello che le aveva insegnato sua padre. Piton assimilò i suoi pensieri senza dire nulla. Era divertente come Giulia si perdesse in un bicchier d’acqua, ma altrettanto strabiliante come ritrovasse la forza grazie alle parole delle persone che amava. La ragazza sospirò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma ancora una volta il suo stomaco la precedette con un sonoro gorgoglio. Che la fece arrossire a dismisura. A Severus scappò un sorriso. Si voltò e fece cenno alla cameriera più vicina. “Siete pronti per ordinare?” disse subito quest’ultima con tono cortese. Il professore osservò ancora per poco il menù. “Inizi tu dolcezza?” esclamò la cameriera, voltandosi verso Giulia. “Ecco…io…un hamburger con bacon grigliato, senza salse grazie…e delle costolette in un piatto a parte…” elencò. La donna segnò sul block notes e si voltò verso l’uomo. “La stessa cosa, senza le costolette…” rispose Piton. La ragazza lo guardò stupito. “Da bere?” chiese infine la cameriera. “Due coche grandi!” esordì subito Giulia. La donna sorrise intenerita e portò via i menù. Il professore guardò la sua compagna alzando un sopracciglio. “Coca cola?” sillabò poco convinto. La ragazza arrossì. “Con l’hamburger la coca cola è d’obbligo! Piuttosto…tu…che mangi un panino?” commentò divertita. Piton si voltò dall’altra parte cercando di far finta di niente. “Avrei preferito una sana bistecca e dell’insalata, ma in questo posto non c’è nulla di tutto ciò che mi aggrada…” sbottò acido. Giulia sorrise. In un impeto di coraggio si alzò dal suo posto e si chinò. Per scoccargli un dolce bacio a fior di labbra. Severus arrossì. Ok, forse qualcosa che gli piaceva in quel posto c’era. La ragazza tornò a sedersi imbarazzata. Ma divertita. Infondo al suo cuore si sentiva in colpa per quello che stavano patento i suoi amici. Anna fuori a fare la guardia al posto suo. Hermione ad accudire Ron. Ed Harry e scervellarsi su come aprire quel maledetto medaglione. Lei invece scherzava col suo professore come fosse una normale uscita del sabato sera. Sapeva che non era giusto e che lei non era nessuno per poter fare uno strappo alla regola. Se Harry avesse saputo dove si trovava in quel momento, l’avrebbe considerata una traditrice? Giulia non ebbe nemmeno il tempo di snocciolare una sola domanda a Piton che i piatti furono serviti. “Ecco qua…buon appetito…” annunciò la cameriera. Lasciandoli subito soli. Severus osservò divertito i piatti. “Quanto appetito signorina Wyspet…” la punzecchiò. La ragazza era caduta preda delle sue papille gustative già al sentire l’odore di quei cibi prelibati. Però doveva trattenersi, solo l’hamburger era per lei. “A dir la verità…sto morendo di fame…” confessò timida. Piton scosse la testa. “Di certo non potrete nutrirvi per sempre di bacche, teina e altre diavolerie racimolate qua e la…mi meraviglio che la signorina Granger non si sia già ingegnata per delle soluzioni più comode…” osservò. Giulia alzò le spalle. “Herm è troppo presa dai piagnistei di Ron per concentrarsi su qualsiasi cosa…e se lui non la smette andrà a finire che Anna lo accopperà al più presto…” raccontò esasperata. Severus annuì. “Senza contare Anna…si rifiuta di mangiare quello che c’è rimasto o riusciamo a trovare…lo sa com’è lei…va avanti a the da non so quanti giorni e non capisco come faccia…un po’ la invidio, io sono talmente affamata che mangerei perfino la tenda…” confessò ancora la ragazza. Arrossendo di vergogna. “Non sarà necessario signorina Wyspet…avanti, si serva pure…” la invitò il professore. Spingendo verso di lei un piatto. Giulia sorrise. Senza volerlo erano tornati a chiamarsi in modo formale. Ma ciò non le dispiaceva. Anzi, la faceva sentire al sicuro. Protetta come quando era fra le mura scolastiche. Senza farselo ripetere prese il panino con le mani e gli diede un grande morso. E nonostante fosse solo un banale hamburger di una tavola calda, il suo sapore le sembrava pari a quello di cucina di alta qualità. Piton scrutava il proprio piatto con circospezione. In effetti le posate non erano state portate. Però non voleva di certo avventarsi sul panino come fosse un avvoltoio. Non era nemmeno il caso che si alzasse ed andasse a chiedere le posate al banco. Avrebbe attirato troppa attenzione. Ed in generale loro due assieme ne attiravano fin troppa. La ragazza era già al secondo morso quando se ne accorse. “Qualcosa non va?” gli chiese. Il professore si voltò dall’altra parte. Giulia sorrise e si fermò. “Ebbene? Non stava morendo di fame? Allora continui a mangiare…” rimbeccò acido Severus. Ma la ragazza quasi gongolava. “Eh no…voglio godermi il momento in cui guarderò il professore, anzi Preside Severus Piton tuffarsi su un panino a mani nude…” esclamò. Piton la fulminò con lo sguardo. “E la smetta con quello sguardo compiaciuto…è davvero insolente signorina Wyspet…” la richiamò. Giulia abbassò lo sguardo. Il sorriso divertito però non le scomparve dal volto. Nonostante il professore fosse alquanto irritato, perché sapeva che stavolta l’avrebbe spuntata lei, era contento di rivedere quell’espressione. Quella della ragazza giocosa che aveva trascorso con lui quegli ultimi anni ad Hogwarts. Aveva paura di ritrovarla come a Grimmauld Place. Consumata dalla sua stessa decisione, ferma in un punto di non ritorno che stava divorando la sua innocenza. “Avanti professore…si fredda la cena…” gli ricordò Giulia. Con tono da madre amorevole. Piton sbuffò e con riluttanza prese il panino fra le mani. Poi gli diede un bel morso. Doveva ammettere che il sapore non era così malefico come se lo aspettava. “Buono vero?” gongolò la ragazza. Rincominciando ad azzannare la sua cena. Severus alzò le spalle. “Non male…pensavo peggio…” rispose secco. Subito dopo aver ingoiato il boccone. Giulia lo guardò e sorrise. “Si è sporcato il labbro inferire…” gli fece notare. Il professore cercò di mantenere più contegno possibile. Allungò una mano per prendere il tovagliolo ma lei fu più svelta. Si chinò e lo pulì. Per poi dargli ancora un bacio. Tornando a sedersi più rossa di un pomodoro. Non sapeva dove stava prendendo tutto quello slancio. Forse era la consapevolezza che una volta finita la serata lui sarebbe tornato ad Hogwarts. E non si sarebbero più potuti vedere per chissà quanto. Piton sospirò arreso. I due continuarono a mangiare. Punzecchiandosi. Qualche volta a Giulia scappava qualche confessione, di particolari su Grimmauld Place o del campeggio degli ultimi tempi. Nulla di concreto, solo piccoli fatti che l’avevano colpita. Finito il suo piatto, rimanevano le costolette. Però la ragazza non ne toccò nemmeno una. “Come sempre lei sopravvaluta il suo stomaco…” osservò Severus. Giulia scosse la testa. “Queste non sono per me! Le voglio portare via e dare ad Anna di nascosto stanotte…non voglio che si ammali perché non mangia…” spiegò. Con il solito tono innocente. Piton sorrise. Chiese alla cameriera di impacchettare il cibo rimanente da portare via e poi pagò. “Giuro che le restituirò tutto!” esclamò subito la ragazza. Appena usciti dal locale un venticello gelido li colpì. Giulia si strinse nella solita felpa viola. “Si è fatto tardi oramai…” notò Piton. Era semplicemente il segno che la serata stava volgendo al termine. Ma come la ragazza non accettava mai questo segno nemmeno quando uscivano assieme mesi e mesi prima, anche in quel momento fece lo stesso. Infatti prese una mano del professore e lo trascinò quasi vicino alla ringhiera. Da li si vedeva il mare. Avrebbe tanto voluto correre giù dai gradini, togliersi le Converse e passeggiare sulla sabbia fresca. “Non è la stagione adatta per immergere i piedi nell’acqua signorina Wyspet…rammenta?” le disse Severus. Giulia sobbalzò. Erano passati diversi giorni da compleanno di Hermione. Come altrettanti dal colpo al Ministero. “Professore… siamo in ottobre oramai? Sta arrivando l’autunno…” sussurrò. Piton sospirò arreso. “Molto perspicace signorina Wyspet…” commentò. La ragazza si fermò ad osservare la distesa d’acqua di fronte a lei. Era calma e scura. Le stelle erano offuscate dai bagliori elettrici della città. Ma la luna. Quella splendeva ancora in cielo. E si rifletteva solitaria nella notte sulla superficie del mare. Kiss me hard before you go, summertime sadness. “Come faceva a sapere che riusciamo a trovare solo bacche?” chiese d’improvviso. Severus la guardò. Si era accorto di aver fatto questo piccolo errore prima. Era quasi stupito che lei non gliel’avesse fatto notare. I just wanted you to know, that baby you're the best. Giulia era ancora rivolta verso la luna. Aspettava una risposta. “Io so più cose di quante lei immagina signorina Wyspet…purtroppo però non posso fare nulla direttamente…se potessi dirle come risolvere tutto ora, lo farei…” disse schietto Piton. La ragazza annuì. Salì il primo piolo della ringhiera. Ed abbassò lo sguardo sulla distesa scura quasi sotto di lei. I got my red dress on tonight, dancing in the dark in the pale moonlight. “Io sapevo che tu eri con me Severus…lo sentivo…ma avevo bisogno di una conferma…lo sai quante volte ho pregato perchè mi arrivasse quel segno che mi avevi promesso a Grimmauld Place?” sussurrò piano lei. Il professore rimase immobile vicino a lei. “Il segno c’è stato mi pare…anche più di quanto avessi programmato direi…” commentò acido. Più verso se stesso che verso Giulia. Quest’ultima si voltò. Ancora in bilico sulla ringhiera. Gli occhi nocciola fissi nelle tenebre della pece. “E io ne sono immensamente felice…solo che ora…io…non vorrei lasciarti più andare…” confessò quasi in un singhiozzo. Got my hair up real big beauty queen style, high heels off, I'm feeling alive. Severus scosse la testa. Lo sapeva che sarebbe finite così. Da quando tutto era iniziato più stavano vicino più entrambi soffrivano. E più andava avanti quella situazione più lui avrebbe rischiato di pronunciare quelle parole di troppo. Non avrebbe mai potuto portare con se Giulia ad Hogwarts. Non avrebbe dovuto. Eppure la sua presenza gli mancava. Per la prima volta ringraziò che la sua compagna non fosse una Legilimens. Lui sapeva mascherare bene ciò che voleva. Era l’unico pregio del doppiogiochista. Oh, my God, I feel it in the air, telephone wires above all sizzling like your stare. “Non puoi venire con me Giulia…” le ricordò. Anche questo era più un’auto convincimento forzato che la verità. La ragazza annuì consapevole. Si ricordava perfettamente le parole che aveva pronunciato Anna abbracciandola. “Qualunque cosa lui ti dica…Giulia…tornerai vero?”. Finché le sue amiche non fossero state al sicuro non le avrebbe lasciate. “Lo so…” sospirò arresa. Honey I'm on fire I feel it everywhere, nothing scares me anymore. Piano Giulia appoggiò un piede sulla strada. Avrebbe dovuto fare lo stesso con l’altro ma scivolò. E prontamente Piton la sorresse. “Cerca di stare più attenta…devo riportarti viva dai tuoi amici…” la rimproverò secco. Ma lei sorrideva. “Questa scena si ripete sempre con me…cado e tu sei li pronto a prendermi prima del danno…” osservò. Il professore distolse lo sguardo imbarazzato. “Si cade comunque nella vita, l’importante è sempre…” cominciò a dire. “…rialzarsi a testa alta” concluse per lui Giulia. Kiss me hard before you go, summertime sadness. Severus la guardò. Quella piccolo peste che faceva scoppiare i calderoni al primo anno. Che picchiava tutti come un maschiaccio al secondo. Che trotterellava nelle nuove Converse al terzo. Che l’aveva pregato di volerle bene al quarto. Che l’aveva stregato al quinto. Ed era diventata una dipendenza al sesto. Quella a cui era riuscito ad aprire il cuore. E che si era giurato di proteggere fin che morte non li separasse. I just wanted you to know, that baby you're the best. Senza dire nulla Piton la tirò a se e l’avvolse in un abbraccio. Il mantello ondeggiò e la coprì quasi del tutto. Giulia arrossì subito. Per poi appoggiarsi al suo petto. Inspirandone il profumo e assaporando uno di quei piccoli momenti che le mancavano così tanto. Stare fra le sue braccia. Convincersi che nulla al mondo potrebbe farle male. “Sev…” lo chiamò. Il professore si chinò verso di lei e appoggiò la fronte contro la sua. La ragazza alzò la testa. E fu così che le loro labbra si incontrarono. I've got that summertime, summertime sadness, s-s-summertime, summertime sadness, got that summertime, summertime sadness. Non un bacio veloce e sbarazzino. Un lungo bacio. In cui anche il battito dei cuori si sovrappone. Dopo qualche minuto i due si staccarono. Giulia si sentiva intontita. Le sembrava tutto così irreale. Talmente bello che potesse svegliarsi da un momento all’altro. Per scoprire che non è nulla se non un sogno giocatole dalla fantasia. “Sev…sei davvero qui…” sussurrò piano. Piton annuì. La teneva ancora stretta sotto al suo mantello. “Vorrei rimanere così per sempre…” confessò timida la ragazza. Il professore le diede un bacio sulla fronte. I think I'll miss you forever, like the stars miss the sun in the morning skies. “Mi impegnerò perchè tutto torni a girare per il verso giusto…lo prometto…” esordì ancora Giulia. Piton sorrise. Adorava quell’indole talmente forte da credere di poter cambiare il mondo. “Una volta tanto una promessa che non devo mantenere io…” la punzecchiò poi. La ragazza si alzò in punta di piedi e gli diede un colpetto con la guancia ad una spalla. “Tu ne ha già troppe da mantenere…mi sono resa conto che è ora che anche io faccia la mia parte…” rispose. Severus annuì orgoglioso. Era proprio cresciuta la sua Giulia. Late is better than never, even if you're gone I'm gonna drive, drive. “Mi raccomando però, prudenza prima di tutto…” precisò Piton. La ragazza sorrise. “Prudenza è il mio secondo nome!” esclamò. Il professore la guardò scettico. “Pensavo che fosse sconsiderata…” rimbeccò di rimando. Giulia gli fece la linguaccia. “Quella è Anna…” sorrise. Severus scosse la testa divertito. I've got that summertime, summertime sadness, s-s-summertime, summertime sadness, got that summertime, summertime sadness. “Andiamo piccola peste…devo riportarti all’accampamento…” annunciò infine lui. La ragazza storse il naso. E si nascose ancora di più sotto al mantello. “Incominciamo con i capricci?” la richiamò Piton. Giulia alzò lo sguardo. Le iridi nocciola già lucide. “Non possiamo rimanere qui tutta la notte…” rimbeccò il professore. La ragazza annuì. “Io ci avrei sperato…” sussurrò triste. Severus sospirò esasperato e la strinse ancora a se. Kiss me hard before you go, summer time sadness. Giulia si crogiolò in quell’abbraccio. Perchè sapeva che sarebbe stato l’ultimo per quella sera. Aveva notato che nella strada non c’era nessuno. Ed infatti Piton ne approfittò. Smaterializzandosi senza dire nulla. La ragazza chiuse e riaprì gli occhi in un secondo. Oramai erano ai confini del bosco. I just wanted you to know, that baby you're the best. Sentiva un nodo in gola e le lacrime pronte a salire. Eppure si trattenne. Quello era un arrivederci, non un addio. E anche se fra loro ce n’erano stati tanti di arrivederci nulla era mai cambiato. “Grazie di tutto Severus…” disse piano Giulia. Piton le fece una carezza sulla testa. “Ci terremo in contatto ancora…non commettere altre imprudenze però…” le raccomandò. La ragazza annuì. I've got that summertime, summertime sadness. Il professore la liberò dall’abbraccio. Senza la protezione del mantello Giulia si sentì d’improvviso strana, quasi sperduta. Poi i loro sguardi si incrociarono. La ragazza si avvicinò e si alzò in punta di piedi. Come aveva fatto ogni notte al saluto nell’ufficio in quegli anni. Con la differenza che ora stava dando un piccolo dolce bacio sulle labbra del suo professore. S-s-summertime, summertime sadness. Quando si staccò le sembrò che quel gesto fosse durato un secondo. Piton la guardò un’ultima volta. Giulia iniziò ad arretrare verso la foresta. Fino a che fu costretta a voltarsi. Si era allontanata di sua spontanea volontà. Anche se il suo cuore pregava già di tornare indietro e non staccarsi più da lui. Però era arrivato il momento di far vedere a Severus quanto valeva. Era per questo che non aveva fatto la solita scenata lagnosa. Non aveva versato neanche una lacrima. Ma non si fidava della sua forza di volontà. Quindi non le rimase altro da fare che correre. Immergersi nel buio. Andando dalla parte opposta a quella del suo Principe Mezzosangue. Got that summertime, summertime sadness.

Edited by kikyo91 - 21/11/2012, 13:59
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 21/11/2012, 17:34




Finalmente sei tornata ad aggiornare blea!!!!che bello erano parecchi mesi!ma nel frattempo mi sono rifatta con le vecchie storie su efp! ;)
Dopo tanto tempo sono riusciti a vedersi i due piccioncini...che carini!!!! :wub: Severus che mangia il panino..bisogna dirlo è proprio amore! :P quanto vorrei vederlo sai che scenetta divertente! :lol: brava mi piace questa Giulia più slanciata e intraprendente nelle esternazioni soprattutto con i baci :P
Alla fine che tristezza non è giusto uffi! :cry: :cry: fai tornare al più presto la pace blea :cry: rivoglio i tre uragani ad Hogwarts con i propri fidanzati :cry: o meglio ancora con le loro figliolette!!!
Mi raccomando aggiorna al più presto!*-* è sempre un piacere leggerti!!!! :luv2: :luv: *la squizza con taaaanto amore*
 
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kikyo91
view post Posted on 7/12/2012, 14:54




Bimbe mieeee *-* nono non vi sto prendendo in giro u.u volevo farvi un regalino di Natale moooooolto anticipato ** non è detto che non ce ne saranno altri però u_u anyway in questo cap c'è un pò di tutto, anche scenari al di la dell'accampamento...anche perchè diciamocelo, il blocco da scrittura mi è venuto sopratutto perchè quei capitoli passati a campeggiare per il mondo nel libro mi han fatto venire il latte alle ginocchia xD ah, cosa non meno importante, questo capitolo è dedicato alla caVa Ire, che pochi giorni fa ha compiuto gli anni *^* il rinfresco vi attende al banco 3 <3
Avvertenze: OCCtudine espansa a macchia d'olio, persone moleste e riflessioni varie u_u
In questo capitolo troviamo Give Me Novacaine (dei cari Grenn Day **), Sadness and Sorrow (coverata da Etherealwinds u.u).
Detto ciò spero che vi piaccia *^* ora vi lascio al capitolo
Buon week end bimbe <3


Ventiseiesimo Capitolo
La distanza fra lei e Piton si allargò sempre di più. Ed intanto l’accampamento si avvicinava. Dopo pochi minuti riusciva già ad intravedere la tenda nel bosco. Una figura stava seduta all’entrata. Stretta nel giubbotto di pelle e gambe incrociate. Giulia si avvicinò piano oltrepassando la barriera. Anna teneva gli occhi chiusi. Piano l’amica si chinò verso di lei e le mise una mano sulla spalla. La castana sobbalzò e d’istinto puntò la bacchetta. Peccato che fosse dalla parte opposta di dove stesse la nuova arrivata. “Non sapevo di avere il dono dell’ubiquità…” la prese in giro la ragazza. Anna stropicciò gli occhi. Poi si stiracchiò. “Dannazione…mi sono addormentata di nuovo…” imprecò. Giulia scosse la testa divertita. “Sbaglio o doveva esserci Harry a fare il turno ora?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Un’altra ora a sentire Ron lagnarsi e l’avrei cruciato…quindi mi son proposta di rimanere qui fuori…e poi volevo aspettarti alzata per sapere com’era andata…anche se dal tuo sorriso devo dedurre che c’era davvero Piton all’appuntamento…” ghignò. La ragazza arrossì. Poi si sedette vicino a lei. “Scommetto che siete andati a mangiare in un bel posticino…” commentò ancora Anna. Con tono da cane bastonato. Giulia trattenne una risata. “Credevi che non avrei pensato a te e ad Herm?” chiese. La castana la guardò dubbiosa. L’amica tirò fuori dalla tasca un pacchettino bianco. “Avanti, ingrandiscilo…” la invitò. Con un colpo di bacchetta Anna lo fece tornare alla dimensione normale. Il sacchetto e l’incarto avevano mantenuto caldo il contenuto. L’odore poi era inconfondibile. “Sono…sono… costolette di carne?” esclamò stupita. Giulia annuì soddisfatta. La castana la guardò con aria adorante. “Sto per commuovermi…” la avvertì. La ragazza le scompigliò i capelli. “Anna, non avrai mica arrostito uno scoiattolo spero!” esordì Hermione. Uscendo allarmata dalla tenda. Poi vide le due ed il sacchetto ancora caldo. Giulia la salutò con un cenno della mano. “Vi ho portato un regalino…” sorrise. Il prefetto per poco incespicò nei suoi stessi passi. Veloce si andò a sedere vicino alle due. “Come sta la vittima sacrificale?” soffiò Anna. Hermione alzò le spalle. “Lui e Harry si sono finalmente addormentati…avrei preferito fare la guardia invece che stare la dentro…” sbuffò. Poi guardò le amiche. “Non dovremmo…dividerle anche con gli altri?” sussurrò quasi. La castana la fulminò con lo sguardo. “Nemmeno per sogno! Giulia le ha portate per me!” si lagnò subito. Abbracciando quasi il sacchetto. “Metti che ne lasciassimo qualcuna per loro…come le giustifichiamo?” osservò Giulia. Il prefetto cercò di concentrarsi. Fece un profondo respiro. Che però servì soltanto a farle arrivare il profumo della carne in gola. “Oh, Harry, Ron…eccovi qui! Siccome ho fatto una passeggiata romantica con Severus Piton, il nostro acerrimo nemico, ho pensato di portarvi un regalino…” imitò Anna. L’amica le diede un piccolo spintone. Hermione deglutì a fatica. Sapeva quando Ron volesse un pasto decente. “Magari solo una a Ron…” pigolò. Giulia scosse la testa divertita. “Non si fanno favoritismi Granger!” rimbeccò teatrale la castana. Il prefetto sospirò sconsolato. Ed iniziò a massaggiarsi le tempie con le dita. “‘Magari se gli riempio la bocca di cibo finirà di lamentarsi ed avrò un secondo per pensare un piano decente per svignarcela da qui’ ecco cosa stai pensando…” disse ancora Anna. Puntando verso di lei il dito indice. Hermione la guardò truce. “Non ti permettere di fare il dito dell’inquisizione a me sai!” sbottò offesa. Giulia sbuffò spazientita. Rubò il sacchetto alla castana. Quest’ultima spalancò gli occhi ed iniziò a far tremare il labbro inferiore. “Ridammele! Ti prego, ti pago! Ti porterò la testa di Voldie su un piatto d’argento ma ti supplico, carne!” iniziò a sbraitare poi. Il prefetto le si avventò addosso mettendole una mano sulla bocca. “Anna smettila di fare tutto questo casino! Farai svegliare tutti!” la rimproverò. Anna si oppose ancora per qualche secondo. Poi le tre rimasero in silenzio per confermare di essere le uniche ancora in piedi. Non si sentì nemmeno lo scricchiolare di un ramo. Così Hermione tirò un sospiro di sollievo. “Io le ho portare e io me ne prendo la responsabilità…quindi ora fate le brave e nutritevi…” decretò infine Giulia. Porse il sacchetto alla castana che lo guardava oramai con occhi languidi. Il prefetto le diede un pugno sulla spalla. Anna aprì l’incarto e divise le costolette in pezzi uguali. E cercando di far meno rumore possibile le due iniziarono a mangiare. “Santo Manson quanto mi era mancato il cibo solido!” esclamò la castana. A bocca piena. Hermione la rimproverò con lo sguardo. Era troppo occupata ad assaporare la prima cena decente da giorni per dire anche solo una parola. “Non si parla a bocca piena Anna!” tradusse Giulia. Dopo un quarto d’ora le due avevano già finito. Il prefetto appallottolò l’incarto, in modo da farlo sparire più tardi. Anna allungò le gambe sul terreno soddisfatta. Alzò gli occhi al cielo e sospirò. Massaggiandosi la pancia. “Insomma era davvero…Preston all’appuntamento?” sussurrò d’improvviso Hermione. Le amiche si voltarono curiose. “Preston?” ripetè Giulia divertita. Il prefetto alzò le spalle. “Nel caso qualcuno stesse origliando…non si sa mai…” spiegò subito. La ragazza sorrise. “Ma non vedi che ha un sorrisone che nemmeno alle prime Converse si era mai visto? Ovvio che era lui!” rimbeccò Anna. Hermione sbuffò. “E che cosa voleva? Non dirmi che ti ha fatta sgattaiolare via solo per una serata romantica…” commentò. “A me non schiferebbe poi così tanto Herm…” precisò la castana. Giulia alzò le spalle. “Mi ha chiesto a che punto siamo con le ricerche…anche se penso che non mi abbia detto tutto…come io non ho detto tutto a lui…credo che Silente abbia lasciato più indizi a lui e che in qualche modo ci spii…” raccontò onesta. Il prefetto iniziò a guardarsi in giro con circospezione. Mentre Anna ghignò. “Hey prof! Se è in ascolto, grazie della cena! Già che c’è, può mandarmi Draco una di queste sere?” sbraitò. Hermione trasalì e con uno scatto le mise di nuovo una mano sulla bocca. “Ma io mi chiedo, quando distribuivano i cervelli tu eri in fila per i lecca lecca al sangue eh?” sibilò. La castana mugugnò qualcosa. “Di certo si è persa anche la fila per l’altezza…” tossicchiò Giulia. Il prefetto si lasciò sfuggire un sorriso. Anna si liberò dalla sua presa e sbuffò. “Comunque se il vecchio gufo ci spia e ci deve aiutare non lo sta facendo molto bene…” commentò poi acida. Hermione si passò una mano sulla fronte esasperata. “Siamo noi che dobbiamo trovare gli Horcrux e distruggerli, lui secondo me deve solo vegliare su di noi…” ipotizzò. Giulia annuì d’accordo. “Si ma che schifo…la fa facile il pipistrellone! Non riusciamo nemmeno a sbarazzarci di un medaglione…” sbottò sarcastica la castana. L’amica le diede una leggera spinta. “Vedrai che ce la faremo…per ora dobbiamo solo sopportarne la presenza…” cercò di consolarla il prefetto. Giulia si voltò verso di lei. Poi tirò le ginocchia al petto e le abbracciò. “Io però quando ho fra le mani quel coso non sento nulla…a me non fa nessun effetto…” confessò. Hermione strabuzzò gli occhi. Lei solo ad averlo vicino si sentiva stanca. Spossata come se avesse spostato una montagna. Senza contare la sensazione del cuore che pulsa nelle sue orecchie. Anna sorrise ironica. “Non sai quanto ti invidio…io meno l’ho nei dintorni e meglio sto…mi fa uno strano effetto quel medaglione…” esordì. Le tre rimasero qualche minuto in silenzio. Poi un fruscio le fece sobbalzare. “Ragazze… siete qui…” biascicò Harry. Si stava stropicciando gli occhi ed aveva l’aria di un bambino ancora assonnato. “E questo orso di pezza sarebbe il nostro Prescelto…” sussurrò poco convinta la castana. Giulia trattenne una risata. Il moro le guardò male. “Mi sono svegliato e voi non c’eravate… mi sono preoccupato…” si giustificò. Hermione prese in velocità la carta appallottolata della cena e la nascose in tasca. “Stavamo facendo compagnia ad Anna…” aggiunse poi. Harry si stiracchiò. “Tornare pure dentro…rimango io qui fuori…fatevi almeno qualche ora di sonno…” propose. La castana si alzò senza fare complimenti. Le amiche la seguirono subito. Appena arrivate ai letti Anna si tolse la giacca di pelle e la buttò sulla scaletta a pioli. Giulia scosse la testa divertita. Diede una rapida occhiata alla sagoma del ragazzo seduto di fuori. Senza dire nulla si avvicinò al letto del moro e prese una coperta. Poi lo raggiunse. “Harry…ho pensato che avresti avuto freddo…” disse, apparendo dall’entrata. Il moro le sorrise. L’accettò e vi si avvolse. “Grazie…tu come stai piuttosto?” le chiese. All’inizio la ragazza lo guardò dubbiosa, poi si ricordò della scusa che aveva usato per allontanarsi. “Ecco, ora bene…stare chiusa tutto il tempo nella tenta inizia a darmi claustrofobia mi sa…” si inventò. Il Prescelto annuì comprensivo. “Se ti va puoi farmi compagnia…c’è ancora posto sotto la coperta…” propose. Allargando un braccio verso di lei. Giulia arrossì e scosse la testa. “Magari un’altra sera Harry…fra qualche ora vengo a darti il cambio, promesso…” rifiutò. Poi tornò dentro. Hermione si era già messa a pancia in su sul suo letto. Era passato a lei il turno di tenere il medaglione. Se lo stava rigirando fra le mani dubbiosa. Anche Anna era già messa comoda. Stava con un braccio a ciondoloni dal letto di sopra. “Sensi di colpa…” canticchiò all’arrivo di Giulia. Quest’ultima le diede un pizzicotto alla mano. Poi si buttò sul suo materasso. “Se vuoi c’è ancora posto sotto la coperta…” sussurrò ancora la castana. Imitando un tono suadente maschile. L’amica le diede un calcio. Che le fece traballare il materasso. Ecco un altro privilegio del dormire nella parte di sotto di un letto a castello. “Smettetela bambine…la mamma sta cercando di capire come demolire questa cosa…” soffiò il prefetto. Anna sbuffò. “Andiamo a dormire Herm…io ho sonno…” si lagnò. Giulia si spostò sul fianco per vedere meglio l’amica. Aveva la tipica espressione concentrata Granger. L’aveva vista così tante volte durante le loro infinite ore di studio. Gli occhi ridotti a fessure. Le mani che setacciavano ogni minimo centimetro del medaglione. Il cervello che analizzava tutto e memorizzava qualsiasi cosa che potesse essere utile. La ragazza aveva invidiato tante volte la meticolosità nello studio di Hermione. Lei, se trovava qualcosa che non le piaceva e non riusciva a farsela entrare in testa, l’imparava a memoria. E poi finiva per scordarsela dopo un mese. Storia della Magia ne era un esempio. Non si ricordava quasi nulla delle lezioni degli anni precedenti. Se invece chiedeva a prefetto la quarta riga della nona pagina del secondo volume, riusciva a dirgliela senza fatica. Dal letto di sopra si sentì un ronzio. La mano a penzoloni di Anna indicava che si era addormentata. Giulia sbadigliò e chiuse gli occhi qualche minuto. Cercò di riaprirli però la sua forza di volontà cedette. Ritrovandosi a dormicchiare anche lei beatamente. Si svegliò di scatto più tardi. Non sapeva che ora fosse. Non si ricordava nemmeno di ever ceduto al sonno. Aprì piano gli occhi e vide Hermione sollevarsi a fatica dal letto. Da vicino a loro si sentivano i lamenti di Ron. Il prefetto si stropicciò gli occhi. Aveva il medaglione al collo. Dopo minuti però non si era ancora alzata. E il rosso iniziava ad alzare la voce. Hermione sbuffò stanca. Per evitare che svegliasse tutti doveva assolutamente andare da lui subito. Iniziò a dondolarsi da seduta per prendere lo slancio. E finalmente si alzò in piedi. Trascinandosi poi dal rosso. Giulia era rimasta immobile. Stupita. Il prefetto non era mai stato tipo da faticare così tanto nei movimenti. La mattina era sempre la prima a scattare in piedi senza un minimo cenno di affaticamento. Anche quando faceva le nottate fuori negli ultimi tempi. Si sentirono dei sussurri. “Va tutto bene Ron, sono qui…stai tranquillo” diceva. Quasi come fosse una ninna nanna. Poco dopo Hermione tornò nel suo letto. Ci si buttò su a faccia in giù. Ricominciando a ronfare subito. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Richiuse gli occhi ma qualcosa la distrasse ancora. “Mione…” si sentì pigolare. Stavolta la ragazza non rimase ferma. Prima che l’amica lo sentisse, si alzò e piano lo raggiunse. Il rosso stava sdraiato in mezzo al lettone. Il braccio cautamente fasciato. “Mione…” sussurrò ancora. Giulia scosse la testa e si chinò. “No Ron…sono Giulia…” gli rispose. Ron storse il naso. “Dov’è Mione?” chiese. Come un bambino. La ragazza lo guardò intenerita. Nonostante sapesse che stava facendo saltare i nervi a tutto il gruppo. “Si è riaddormentata…dimmi pure cosa ti serve, te lo porto io…” si offrì gentile. Il rosso lasciò andare di peso la testa sul cuscino. “Ron senti…lo so che è dura e mi spiace che tu sia in questo stato…però ora stai meglio e devi ricominciare a cavartela da solo…” cercò di spiegare Giulia. “La fai facile tu…non ti sei spezzata…” sbuffò. La ragazza si sedette accanto a lui. “Hai ragione…io sono ancora intera per ora…però domani ci sposteremo…Ron, non possiamo rimanere nello stesso posto per tanto tempo…” provò ancora. Ron evitò il suo sguardo. “Piazzeremo la tenda in un altro luogo e li avverrà la stessa cosa…siamo in cinque, ognuno deve avere le sue responsabilità…” continuò a dire Giulia. Il rosso gonfiò le guance. “Finché non mi rimetterò in sesto sarà Mione a curarmi…” rimbeccò. La ragazza sospirò esasperata. Le sembrava di avere a che fare con un bambino capriccioso. “Herm è la più intelligente del gruppo, lo sai…però tu la stai pressando troppo…la chiami a ogni ora del giorno e della notte, incurante di cosa può volere lei…non è nemmeno riuscita a formulare un’ipotesi credibile sul medaglione e questo perché tutto il suo tempo lo assorbisci tu…” raccontò amaramente. Ron si schiacciò contro il materasso. “Ti ama e noi ti vogliamo bene e sappiamo che sei ferito…però ti prego Ron, aiutaci, vienici incontro…non possiamo stare con le mani in mano nemmeno un secondo…tu non vuoi che tutto torni come prima?” gli chiese Giulia. Il rosso alzò gli occhi al soffitto. Parve assopito nei propri pensieri. Poco dopo qualcosa gli attraversò le iridi. E si voltò dall’altra parte. “Giulia…non ti mancano mai i tempi in cui eravamo bambini?” esordì d’improvviso. La ragazza lo guardò curiosa. “A volte…poi però penso a ciò che c’è stato dopo e non mi pento di essere cresciuta…” rispose. Ron la guardò ancora. Aveva i suoi occhi nocciola puntati addosso. Eppure non riusciva a sostenere quello sguardo. Perché sapeva che le parole dell’amica erano la verità. Aveva ragione. Però non c’era solo questo. “Chissà come stanno mamma, papà…Ginny e i gemelli…e Bill…ho pensato perfino a Percy delle volte…” confessò. Giulia sospirò. Appoggiò un gomito sul ginocchio e il mento sulla mano. “Eggià…Fred…sarà infuriato con me…per non parlare di papà…avrà capito che quella ragazza con cui si era scontrato fuori dal Ministero ero io…” commentò. Il rosso annuì. “Certe volte la voglia di tornare a casa è talmente grande…poi chiamo Mione e tutto passa, perché lei si precipita da me…” confessò ancora. La ragazza si voltò. “Herm non è tua madre Ron…so che i genitori ci sembrano dei supereroi, e anche Herm a volte lo sembra…però è un essere umano…dalle tregua, ti prego…” gli disse. Ron rimase in silenzio. “Giulia…hai mai pensato di voler cambiare qualcosa di ciò che hai deciso?” esordì poco dopo. Giulia alzò le spalle. “Tutto e niente…” rispose vaga. Aveva capito cosa tormentava l’amico. “Se avessi potuto…non avresti preferito scappare con Piton? Infondo ora saresti ad Hogwarts con lui, al sicuro…avresti un tetto sopra la testa, pasti caldi e tutto sarebbe esattamente come prima…” ipotizzò lui. La ragazza scosse la testa. “E stare senza le mie amiche? Senza Herm e Anna? Ron la Hogwarts che noi conosciamo non c’è più…ed è per questo che noi ci siamo cacciati in questo gran casino…per farla tornare la casa di sempre…” osservò. Il rosso chiuse gli occhi. “Ron…io so che cosa stai pensando…stai pensando a perché diamine ti sei buttato in questa avventura suicida…lontano dai tuoi genitori, dai pasti caldi di tua madre…perfino dai battibecchi con tua sorella…ce lo siamo chiesto tutti il perché…” iniziò a dire Giulia. Ron si voltò di poco. “Harry era l’unico praticamente costretto…” sussurrò. La ragazza annuì. “Io me lo sono chiesta un milione di volte…anche Anna ed Herm…e ancora adesso preferirei essere da tutt’altra parte che qui…però è giunto il nostro turno di agire, metterci in gioco…è questo che Silente voleva da noi…” spiegò. Il rosso sospirò. “Non sono mai stato bravo nei giochi di strategia…” precisò. Giulia sorrise. “Sfortunato nel gioco, fortunato in amore…così si dice no?” commentò. Ron si lasciò scappare una smorfia che sembrava un sorriso. “L’ho sempre detto che Mione dovrebbe essere eletta a Santa…ha una pazienza incredibile…” osservò amaro. La ragazza trattenne una risata. “Sopporta tutti noi…mi sa che hai proprio ragione…” concordò. Il rosso si voltò ancora. Ora capiva come la sua amica avesse potuto conquistare quel gufo di Piton. Chi avrebbe resistito a così tanta dolcezza e comprensione? La voce di Giulia era gentile. Era rilassante. “Take away the sensation inside, bitter sweet migraine in my head…” iniziò a cantare sottovoce la ragazza. Ron chiuse gli occhi. “Its like a throbbing tooth ache of the mind, I can't take this feeling anymore…” ripetè Giulia. Il rosso sospirò. Si sentiva meno teso. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” continuò lei. Ron si sistemò meglio sul materasso. L’amica si alzò piano. “Give me a long kiss goodnight and everything will be alright…” aggiunse. Il rosso si sentiva leggero. Era come essere tornato piccolo. Quando faceva indigestione di biscotti o faceva gli incubi perché Fred e George gli avevano raccontato storie paurose prima di dormire. E sua madre veniva in camera e lo cullava fra le braccia. “Tell me that I won't feel a thing, so give me Novacaine…” sorrise Giulia. Mentre copriva Ron con il lenzuolo. Il respiro era regolare. Gli occhi chiusi. Si era riaddormentato. Piano la ragazza si allontanò cercando di non far rumore. Passò vicino al letto di Hermione. Che però si agitava nel sonno. Continuava a passarsi le mani sul collo. Al petto. Probabilmente cercava la collana di Mark. Però l’unica cosa che poteva trovare era il medaglione. Giulia scosse la testa. Il prefetto non avrebbe mai dormito bene avendo quel coso al collo. Tantomeno stringendolo facendo finta che fosse un ricordo prezioso. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” continuò a cantare. Mentre sollevava piano le spalle dell’amica. Le tolse il medaglione e la riappoggiò al cuscino. Fra le sue mani quello era solo un pezzo di paccottiglia. Non capiva perché Anna lo guardasse con così tanta paura. Forse l’Horcrux agiva diversamente in base alle persone che lo portavano. Di lasciarlo accanto ad Hermione non se ne parlava. Così ci rinunciò e lo portò con lei nel letto. Sopra di lei la mano della castana tremò. La ragazza salì di qualche gradino sulla scaletta. Scivolando quasi per colpa del giubbotto di pelle dell’altra lasciato a penzoloni. Anna si era addormentata con gli occhiali inforcati. Giulia glieli tolse e li appoggiò li vicino. “Give me a long kiss goodnight and everything will be al right…” concluse. Poi scese dalla scaletta e andò al suo letto. Si rimise di lato. Stavolta girata verso la parete della tenda. Il medaglione stava a pochi centimetri da lei. La ragazza vi poggiò una mano sopra. Non successe nulla. Sentiva solo quel bum ritmato tipico di un cuore. “Perfetto…ora sono pure a letto con Tu-Sai-Chi…” osservò rabbrividendo. Però non poteva lasciarlo a nessuna delle sue amiche. Anna sembrava starci più lontano possibile. Come se si trattasse di qualcosa pronto ad azzannarle la gola. Hermione compieva tutto con estrema fatica. Come se portasse un macigno al collo. Ron era meglio che rimuginasse e sonnecchiasse fino a farsi tornare la ragione. Ed Harry. Chissà a cosa stava pensando da solo la fuori. Se già loro quattro che non erano i diretti interessati si rodevano dall’interno, cosa stava provando il Prescelto? Giulia si addormentò così. Ancora intenta a fare congetture. Con una mano su quel cuore pulsante che le sembrava così etereo.
La mattina fu svelta ad arrivare. La prima saltare giù dal letto fu Hermione. Si stiracchiò e si stropicciò gli occhi. Stranamente non si era mai sentita così in forze. Si alzò subito dal letto e per poco ebbe un infarto. Al collo non sentiva più il peso del medaglione! Svelta controllò nel lenzuolo, sotto al letto, sotto al cuscino. Nulla. Poi si voltò verso il letto a castello. Si avvicinò e tirò un sospiro di sollievo. Giulia stava dormendo beatamente. Accanto a lei, sepolto sotto una sua mano, stava quel maledetto affare. Il prefetto la guardò curiosa. Come faceva a starsene tanto tranquilla avendo un oggetto del genere accanto? Archiviò le domande per quando si sarebbe svegliata. Così andò diretta in cucina e fece un po’ di caffè. La radiosveglia sgangherata segnava le sei di mattina. Si versò una prima tazza e lo sorseggiò quasi con gusto. Poi facendo piano raggiunse il letto di Ron. Quella notte l’aveva svegliata solo una volta. Aveva imprecato mentalmente per minuti prima di alzarsi. Non sapeva cosa la trattenesse, eppure non riusciva a fare altro che compiere i movimenti al rallentatore. Il rosso dormiva ancora. Aveva i capelli scompigliati e un’espressione dolce in viso. se quella notte l’aveva maledetto ora aveva la terribile tentazione di accucciarsi vicino a lui. Infondo al prefetto mancava dormire assieme. Decise che sarebbe stato masochistico svegliarlo, così lo lasciò li tranquillo. Tornò invece in cucina a prendere la tazza ed uscì. Il cielo era ancora nuvoloso. Harry stava seduto davanti all’entrata. Gambe incrociate, bacchetta pronta allo scatto. “Buongiorno Harry…” gli sorrise cordiale. Il ragazzo alzò la testa. “Buongiorno Herm…avevo sentito un profumino di caffè…” sorrise. Il prefetto si avvicinò e si sedette accanto a lui. “Per te niente caffè caro mio, ora te ne vai a letto! Faccio io la guardia, tanto fra due orette dobbiamo svegliare l’allegra combriccola…” si propose. Il moro aprì il braccio con la coperta nella sua direzione. Così Hermione ne approfittò e si spostò al calduccio. L’amico le coprì le spalle. “Sei tornata pimpante Herm…” osservò. Lei sorrise. Sorseggiando il caffè. “Credo che quando torneremo a casa non berrò più una tazza di caffè in vita mia…” scherzò. Harry annuì concorde. “Sei riuscita a dormire un po’ stanotte?” le chiese. Hermione annuì soddisfatta. “Ron mi ha chiamata solo una volta! E Giulia mi ha sfilato il medaglione mentre dormivo…penso sia stato merito suo se ho dormito finalmente in modo decente…” spiegò. Il moro sorrise. “L’ho sentita cantare stanotte…era una ninna nanna…” le raccontò. Il prefetto sollevò le gambe al petto. “Il canto di Giulia è un toccasana quando si è nervosi…ti scioglie meglio di un massaggio shiatsu…” commentò. Harry si stiracchiò. Poi lasciò la coperta alla sua amica e si alzò. “Grazie del cambio Herm…a fra qualche ora…” la salutò. Hermione lo salutò con un gesto della mano. Il Prescelto le scompigliò i capelli e rientrò nella tenda. Lasciandola così tutta sola. Era da tanto che non aveva un momento di calma piatta. Tears fall, but hope stays, pick yourself up so we can find home some day. Il prefetto strinse la tazza di caffè fra le mani. Osservò il liquido scuro che ondeggiava ad ogni minimo movimento. Anche se si serviva con abbondanti dosi di caffeina ogni mattina non era una bevanda che la entusiasmava. E di solito non cadeva nelle banalità come “il caffè tiene svegli”. Sulle sue amiche faceva l’effetto opposto. Però le dava sempre la carica. Al terzo anno, quando era talmente piena di lezioni da dover usare il Giratempo, si portava sempre in borsa dei cioccolatini con dentro il caffè. Era arrivata a mangiarne anche cinque di fila le sere in cui doveva finire temi molto lunghi. Si ricordava quando, attirata dalla luce dentro al baldacchino chiuso, Giulia aveva aperto le tende. Lei se ne stava attorniata da cartine di cioccolatini vuote, libri e con un mollettone blu a tirarle su i capelli in assetto da studio. L’amica l’aveva pregata di andare a dormire e al suo rifiuto si era accoccolata vicino a lei per tenerle compagnia. Alla fine si era comunque addormentata dopo una mezzoretta. Mentre lei continuava a scrivere e scrivere. Era sempre stato così per Hermione. Wishing, when this ends, we can live in peace and happiness, again. Lo studio prima di tutto. Ne aveva parlato anche con Mark qualche mese prima. In una delle loro serate. All’inizio studiava per conoscenza personale. Era di indole curiosa, così più sapeva più il suo animo era felice. Poi si era resa conto di voler eccellere in tutto anche per brillare agli occhi dei suoi genitori. Il prefetto sospirò. Chissà cosa stavano facendo in quel momento. Probabilmente dormivano ancora nel loro letto, nella casa in Australia. Poi mamma si sarebbe svegliata ed avrebbe preparato la sua colazione speciale. Nonostante si fosse lamentata più volte di quando i suoi genitori non stessero mai in casa con lei il tempo che desiderava, erano dei bravi genitori. Già il fatto che l’avessero mandata ad Hogwarts senza particolari proteste faceva di loro degli adulti dalla mentalità aperta. Sapere che la propria figlia è una maga non è cosa da tutti i giorni. Eppure loro avevano accolto il suo futuro e l’avevano aiutata ed incoraggiata. Oramai avevano un buon rapporto con le famiglie delle sue migliori amiche. Nell’estate fra il primo e il secondo anno lei e sua madre erano andate a trovare sia gli Haliwell che i Wyspet, portandogli anche una torta. Scoprire che le sue amiche abitavano così vicino a lei era davvero stata una salvezza. Le sarebbe piaciuto presentare ai suoi anche Mark. Sicuramente sarebbe andato a genio ai Granger. Sua madre l’avrebbe presa in giro come al solito. Lo sguardo di Hermione si fermò sul bracciale al polso destro. Era rincuorata di non aver perso anche quello. Già il peso della collana di Mark era stato un grave colpo. Non poteva permettersi di prendere anche quel gioiello. Sua madre gliel’aveva affidato e lei era intenzionata a ridarglielo al più presto. Il prefetto mandò giù una grossa dose di caffè. Death might surround us, but we can't lose hope, in everything we've fought for. Fuori dalla barriera della tenda anche il bosco si stava svegliando. Vedeva gli animali muoversi sugli alberi. Dalle fronde gli alberi si intravedeva il cielo. Era coperto da nuvoloni grigi. Tuttavia non sembravano tramare pioggia. Hermione sospirò. Voleva tornare a casa. Ad Hogwarts. Tornare alle giornate di studio e alle avventure con le amiche. Alle serate di ronda con Ron. Il suo Ron, quello che non la faceva dannare giorno dopo giorno come un bambino viziato. E oltre a questo le sembrava strano. Era come se le nascondesse qualcosa. Il prefetto scosse la testa. Non doveva ricadere in questi pensieri. In quell’atmosfera tesa era fin troppo facile perdervisi. Era da tanto che non si svegliava così attiva e riposata. Appena finito la guardia si sarebbe ributtata nell’analisi del medaglione. Era impossibile che nulla potesse distruggerlo. E lei era intenzionata a trovare quel qualcosa. When we finally find peace we can go home, and throw away this sadness and sorrow. Un rumore improvviso la distrasse dai suoi pensieri. D’istinto Hermione puntò la bacchetta. Si alzò di scatto ed iniziò a guardarsi in giro. Ma non c’era nulla a parte lei. Il prefetto scosse la testa. Doveva essere stato solo un animale. Si chinò per tirare su la tazza, che aveva fatto cadere rovesciando il caffè rimasto. Il rumore però si fece risentire. Hermione si irrigidì. Sembrava un battito d’ali. Ma non sapeva di che volatile potesse trattarsi. Era come se invece delle piume fossero fatte di carta. Un lampo attraversò gli occhi del prefetto. Subito si affretto ad ispezionare il terreno. Dopo qualche minuti notò qualcosa fra le foglie secche. Si muoveva a malapena. Hermione raccolse il pezzo di pergamena a forma di uccellino. Era la tipica forma dei bigliettini che gli studenti si mandavano a lezione. La aprì piano. Mentre il cuore le batteva a mille. “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende…” lesse sottovoce. Il prefetto rimase immobile. “Paolo e Francesca, Quinto Canto, Inferno della Divina Commedia…Dante Alighieri…” riconobbe subito. Aveva riconosciuto immediatamente la calligrafia. Si ricordava a cosa conduceva quel particolare verso. Era quello che lei aveva citato in biblioteca mesi fa. E che lui aveva concluso quando si erano conosciuti. Hermione alzò gli occhi e si guardò in giro. “Mark?” lo chiamò in un sussurro. Ma nessuno le rispose. Tornò a rileggere il verso. Non capiva. Poi notò un piccolo post scriptum infondo al biglietto. “Per non dimenticarti di me Herm…io ti sono sempre vicino. Sii forte piccola secchiona. Con affetto, il tuo Mark.” lesse ancora. Il prefetto sentì il cuore tremare. Gli occhi le diventarono lucidi. Non sapeva come aveva fatto ad arrivare a lei quel biglietto. Forse Piton centrava qualcosa. O forse il suo amico era a pochi passi ma non poteva uscire allo scoperto. Hermione scosse la testa divertita. Solo Mark poteva uscirsene con cose così teatrali. Veloce ripiegò il biglietto e lo nascose nella tasca dei jeans. Poi tornò a sedersi al suo posto. Le gambe piegate contro il petto. Abbracciate mentre la bacchetta stava a penzoloni fra due dita di una mano. “Sarai fieri di me Mark…vedrai…” sussurrò convinta. Anche se non era più a scuola doveva farsi valere. Hermione Granger non si sarebbe mai data per vinta. Hermione Granger non avrebbe mai rinunciato alla sua libertà.
La mattina aveva oramai preso posto della notte. Anche se le nuvole offuscavano il cielo. Anche in un luogo lontano dall’accampamento dei cinque, quella che era stata la loro casa per sei anni, iniziava una nuova giornata. La sveglia iniziò a trillare all’impazzata. Il suo suono fastidioso si propagò subito in tutta la camera. “Per Merlino Draco, spegni quella cosa!” gracchiò infastidito Blaise. Coprendosi la testa con le coperte. Il compare era già sommerso dalle lenzuola. “È sul tuo comodino testa di Troll!” lo insultò quest’ultimo. Il primo sbuffò ed allungò una mano. Con un colpo secco bloccò la sveglia. E tutto tornò a tacere. Entrambi però erano oramai svegli. “Draco?” lo chiamò Blaise. Il piumone tirato su fino al naso. L’amico gli ripose grugnendo. Ancora silenzio. “Bhe, che c’è?” ringhiò quasi il biondo. Zabini si girò su un fianco. L’altro era ancora completamente coperto. “Questa routine scolastica fa schifo...” osservò. Draco sbuffò. “Sai che novità…è la stessa da sette anni…” rimbeccò acido. Ma Blaise scosse la testa. Ripiegò il lenzuolo e si sdraiò a schiena in giù. Gli occhi scuri rivolti al soffitto. “Però era più sopportabile perché c’erano loro…” commentò ancora. Il biondo si irrigidì. “Non dirlo…” lo pregò. Ma Zabini sorrise malinconico. “Quando rimanevo a dormire da Mary Kate non mi sembrava una cosa così eccezionale…cioè lei lo era…però sembrava una routine accettabile…” iniziò a dire. Draco trattenne il respiro. “Fai il sentimentale ora Zabini? Mi vuoi torturare con i piagnistei già a quest’ora?” lo interruppe secco. Blaise scosse la testa divertito. “È inutile che cerchi di fare il duro con me Draco…lo sai…” lo prese in giro. Il biondo sbuffò. “Sei tu che ti sei rammollito Blaise…” rispose. Zabini si voltò di poco. “Non sono io quello che se ne sta accucciato come un moccioso sotto alle coperte Malfoy…” ghignò. Draco si mosse leggermente. “Fa freddo…” si giustificò. Blaise scoppiò a ridere. “Siamo ad inizio autunno!” esclamò. Il biondo imprecò e si scoprì. Aveva i capelli arruffati e le lenzuola scombinate. “Contento ora?” soffiò. Zabini annuì compiaciuto. “In ogni caso non serve che evidenzi per la millesima volta quanto ti manchi la tua Mary Kate…” sbottò infastidito Draco. Blaise lo guardò scettico. “A te Anna non manca?” gli chiese. Il biondo si immobilizzò. Colpito ed affondato. “Certo che mi manca…ma non mi pare produttivo rimanere qui a lamentarmi…” rispose. Zabini sospirò. “Ognuno reagisce in modo diverso…forse si, mi sono rammollito…” ammise. Draco rotolò a pancia in giù. Il viso immerso nel cuscino. Da quanto era che non riusciva a dormire bello comodo nel suo letto? Anna di solito gli si rannicchiava vicino. Ma quando aveva il sonno agitato scalciava e si prendeva più di metà dello spazio. “Non ti fa rabbia Blaise?” esordì. L’amico lo guardò dubbioso. “Noi siamo qui…nei nostri letti al caldo e tranquilli…mentre fuori si sta scatenando la guerra e delle persone a cui vogliamo bene non sono al sicuro qui con noi…” osservò. Blaise alzò le spalle. “Ecco, è l’unica cosa per cui ti permetto di lamentarti…Mary Kate è coi i suoi genitori e quindi da quel punto di vista sono abbastanza sicuro…” commentò. Draco sospirò. “Giusto…l’unico che ha una fidanzata sconsiderata sono io…” gli diede ragione. “Non sai proprio dove si siano andate a cacciare ora?” gli chiese Zabini. Il biondo scosse la testa. “Piton lo sa…ma non vuole dirmelo perché teme che faccia la stessa cosa dell’ultima volta…non credo si fidi più di me…” confessò. Blaise sorrise. “E Mark? Ha provato a persuaderlo?” propose. Draco si girò su un fianco e poi si mise a sedere. “Lo sai com’è fatto…è sempre così tranquillo e pacato…vorrei avere anche io così tanto contegno…” rispose. Zabini si stiracchiò. “Sai Draco…all’inizio non credevo che la storia fra me e Mary Kate sarebbe durata così tanto…” cambiò argomento. Il biondo ghignò. “Avevi molta fiducia sulla fama della tua donna vedo…” lo punzecchiò. “Taci tu…comunque io pensavo che le piacesse ancora Fred Weasley…che ne sapevo…poi c’è scappato il bacio ed era pure brava…” raccontò ancora Blaise. Draco scosse la testa divertito. In effetti aveva visto da un giorno all’altro questi due avvicinarsi. Non si poteva dire che fossero una brutta coppia. Anzi, a lui faceva piacere che avesse trovato qualcuna con cui stava bene. “Non mi interessa sapere questi particolari sulla baby Haliwell, grazie…” lo bloccò. Zabini si alzò a sedere. “Quando tutto sarà finito le proporrò di sposarmi…all’inizio pensavo fosse un gesto avventato e non nelle sue corde, però mi sono deciso…” aggiunse. Il biondo sospirò. “Ah l’amore…quanto rincoglionisce un uomo!” cantilenò. Poi finalmente si decise e si avviò al bagno. L’amico lo guardò truce. “Ti ricordo che tu hai proposto il matrimonio alla tua bella dieci mesi fa…” gli urlò per farsi sentire. Draco si bloccò davanti allo specchio. Era passato così tanto tempo da allora? Infondo era la Vigilia di Natale. Fra due mesi sarebbero stati tre anni. E non avrebbero potuto festeggiare insieme. Il biondo si buttò l’acqua gelida in faccia. Non poteva iniziare la giornata con pensieri così pessimi. “L’unica cosa positiva di tutto questo casino è che noi Serpeverde possiamo anche evitare di studiare perché abbiamo la sufficienza in automatico…a parte con la McGranitt…” ricominciò a dire Blaise dall’altra stanza. Si sentiva il rumore di fogli. “Ecco, a proposito…abbiamo le prime due ore con lei e Grifondoro oggi…” aggiunse. Draco imprecò. Le ore con Grifondoro erano diventare veramente insopportabili. C’erano quei tre banchi vuoi ogni volta che avevano lezioni in comunque. La visione di quel vuoto lo tormentava. I due Serpeverde finirono di prepararsi alla svelta. Con le tracolle piene di libri sotto braccio uscirono in Sala Comune. Solo una delle poltrone era occupata. La bassa cresta bronzea che faceva capolino dallo schienale. “Hey Mark! Già attivo eh?” lo chiamò Draco. L’amico si voltò. “E voi siete in ritardo…vi stavo aspettando per la colazione…” li rimproverò. Il biondo scosse la testa divertito. Sul tavolino accanto a Mark c’era un foglio di pergamena. La fine era stata strappata. Lo raccolse e analizzò le prove di scrittura di cui era pieno. “Ti eserciti anche con la poesia ora Wright?” esclamò. Il ragazzo ghignò. “Non era per me…” gongolò quasi. Draco capì e guardò l’amico. “Hai convinto Piton a mandare un messaggio ad Hermione?” boccheggiò. Mark si posò un dito sulle labbra. “Zitto Draco…non qui…a Trasfigurazione ti spiego…” propose. Il biondo annuì ed insieme a lui e Blaise si diressero a colazione. L’argomento di quella mattina erano le successive ore di lezione e i vari compiti. Al tavolo Grifondoro sembrava esserci scompiglio. “Quella Brown…se non la smette di fare la cretina è la volta buona che la Weasley se la pappa col cappuccino…” ghignò Millicent all’improvviso. Pansy alzò lo sguardo dal suo succo. “Non ha qualche ragazzo da tormentare oggi?” sbuffò. Sam rabbrividì vicino a lei. “Preferirei mangiarmi un tacchino vivo che mettermi con la Brown…” soffiò. “Non capisco cosa pensasse Ronald Weasley l’anno scorso…un solo giorno con quella piovra e l’avrei cruciata!” commentò ancora la Bullstrode. Pansy annuì d’accordo. Come un flash si ricordò tutte le peripezie che avevano dovuto superare lei e gli altri due uragani per far riavvicinare il bradipo lentigginoso ed Hermione. Chissà poi come stava quella. Non si avevano notizie del gruppetto di Potter e per di più quello era un argomento abbastanza taboo. “Io non capisco nemmeno come mai la Granger si è messa poi con Weasley…” precisò Jamie. La Parkinson gli diede uno spintone. “Tranquilla Pansy…l’argomento non mi tocca…” commentò superiore Mark. Tirando un calcio da sotto il tavolo all’amico. “C’è da dire che senza gli Uragani non sembra nemmeno più Hogwarts…” aggiunse quasi malinconica Millicent. Pansy ghignò. “Abbiamo una sentimentale qui…” la prese in giro. L’amica la fulminò con lo sguardo. Se solo anche i compari Grifondoro avessero potuto sentire questi discorsi. Si sarebbero accorti che infondo non erano poi così diversi. Poco dopo le pietanze sparirono. Era arrivata l’ora di andare in classe. Oramai per andare a lezione i Serpeverde si muovevano in gruppetto. Mark, Jamie e Sam in testa e i veri del settimo anno dietro. Appena arrivati sulla porta sentirono già odore di guai. “Lavanda, alza subito quel culone che ti ritrovi da li!” si senti urlare. Il gruppetto entrò curioso. Ginny se ne stava in piedi vicino a Lavanda. Era seduta in uno dei banchi della prima fila. “Sbaglio o la Brown stava sempre negli ultimi banchi a parlottare con le altre oche?” osservò Millicent. Pansy fissò lo sguardo sul nuovo posto occupato. Alla sua destra cen’era un altro libero. E dietro di loro ancora uno. Di solito Draco si sedeva in quello proprio dietro a Lavanda. Così capì. “Come osi! Tu, piccola pulce lentigginosa che non sei altro! Chi ti credi di essere per dirmi dove posso sedermi?” soffiò acida Lavanda. Ginny strinse i pugni. “Questo banco è occupato cretina!” le rispose subito. L’altra fece una smorfia. “Ah si? Da chi sentiamo?” ghignò. anche se sapeva bene la risposta. Senza dire nulla Pansy si avvicinò alla rossa Weasley. Era più alta di lei e più massiccia. “Hermione Granger e non mi pare che tu sia lei…” commentò secca. Ginny si voltò stupita. Lavanda rimase a bocca aperta. In effetti Pansy si sentiva un po’ in imbarazzo. Aveva gli occhi di tutti i Grifondoro puntati su di lei. “Che…che diamine vuoi tu?!” osò rimbeccare la Brown. La rossa era piuttosto sorpresa. “Sei talmente viscida che non meriteresti nemmeno di essere una Serpeverde…fila via da qui e torna starnazzare con le tue amiche…” la minacciò ancora Pansy. Lavanda storse il naso. “A…altrimenti che mi fai?” sussurrò. Aveva già perso l’aria spavalda. La Parkinson scosse la testa esasperata. Poi si scrocchiò le dita delle mani. La Brown trasalì e lasciò subito il banco vuoto. Per tornare a sedersi al suo solito posto. “Direi che così va meglio…” decretò Pansy soddisfatta. Ginny la guardava dubbiosa. “Parkinson tu…” boccheggiò. L’altra alzò le spalle. “Non…non mi serviva il tuo aiuto!” si lasciò sfuggire la rossa. Pansy la guardò scettica. “Lo so benissimo Weasley…è solo che non mi andava che quell’oca violasse il patto sui Tre Uragani…” spiegò sincera. Ginny alzò un sopracciglio. “Tu…voi…sapete del patto?” esclamò. La Parkinson sospirò. “Ti facevo più intelligente Weasley…certo che lo sappiamo…siamo Serpeverde, mica cretini…e poi si vede, avete deciso di non occupare i posti di Anna, Giulia ed Hermione…lo fate anche in Sala Grande…” raccontò ovvia. La rossa la guardava ancora come se fosse un alieno. “Smettila di fare quella faccia…io…Hermione è…è mia amica e…che cavolo! Non ti devo nessuna spiegazione!” commentò infine Pansy. Irritata da quelle occhiate. Non era un mostro di gentilezza, però almeno questo per Hermione lo voleva fare. Stava anche cercando di andare d’accordo con la piattola Weasley! Ginny aprì la bocca per ribattere, però un tossicchiare le bloccò. “Signorina Weasley, signorina Parkinson vi pregherei di smetterla di discutere…e lei signorina Weasley non dovrebbe nemmeno essere qui…” le richiamò la McGranitt. La piccola Weasley arrossì. “Mi scusi…ecco…io corro subito in classe…” disse. “Sarà meglio…e per correre intende camminare giusto?” la corresse ancora la professoressa. Ginny annuì. “Lei signorina Parkinson si sieda, avanti…per oggi non toglierò nessun punto alla sua casata…ma che non si ripeta più…” disse ancora la McGranitt. Mentre la rossa usciva dall’aula la Serpeverde ubbidiva. La professoressa raggiunse la cattedra. “In quanto a lei signorina Brown…gradirei che rispettasse le decisioni prese dalle sue compagne…sono il docente responsabile Grifondoro ed è mio dovere fare rispettare simili patti presi in unanimità…” decretò infine. Lavanda si fece piccola piccola nel suo banco. “E ora, possiamo iniziare la lezione…aprite il libro a pagina sessanta…” aggiunse la McGranitt. Pansy passò la lezione a seguire senza voltarsi in giro. Era sicura che quel suo gesto avesse attirato anche troppa attenzione. Però se la barriera dei pregiudizi doveva essere buttata giù, stava anche nelle altre case avere un po’ di fiducia in loro Serpeverde. E lei non si doveva vergognare di nulla. Millicent le fece anche segno di vittoria con la mano. Mentre Mark raccontava a Draco di come aveva convinto Piton a recapitare un bigliettino ad Hermione. Così le ore di Trasfigurazione passarono, come anche la restante giornata. E l’episodio di Pansy Parkinson che difendeva i posti dei Tre Uragani si espanse a macchia d’olio prima di cena.
 
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*Giorgy Snape*
view post Posted on 7/12/2012, 19:22




Woah!*-* che bel regalino natalizio blea grazie mille <3 oggi ci voleva il tuo aggiornamento dolcioso con questo brutto tempo piovoso! <_< Giulia è la solita *-* amorosa porta da mangiare alle sue amichette!bellina lei *-* Ron mi ha fatto tenerezza in questo capitolo <3 Non vedo l'ora che passi il periodo della ricerca degli horcrux! -.-" è insopportabile!!!!! e Sev? :P che fa da piccione viaggiatore a Mark/Herm ??? :lol: e anche Pansy....mi ha sorpreso o.o'
Complimenti blea *_* ai prossimi capitoli!!! <3 <3
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4787 views
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