Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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ElyTheStrange
view post Posted on 14/5/2010, 21:15




Cioè... notare che sto capitolo l'ho letto appena hai postato, ossia ben 13 giorni fa... bella lì cervello!
Cooomunque, capitolo bellerrimo come sempre... sono tutti così :wub: :wub: :wub: vien voglia di diventar cannibali e mangiarseli tutti!!
Go, go, go ragassuola!
qui si attende!
 
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kikyo91
view post Posted on 22/5/2010, 17:57




buonsalvesera *w*
ebbene yesss dopo il ritorno della lovva Ely con Black Eyes posto pure io finalmente ù.ù è un capitolo corto *-* (per i miei standard ovvio xD).
Avvertenze: placidità, diabetanza, OCCtà, un capitolo semplice semplice *-* state tranquille, vi farò svenare ancora per questo ed il prossimo, poi i fatti inizieranno ad essere un pò più vivi *-*
Nell'aggiornamento troviamo Ave Maria Pagana (dal musical Notre Dame De Paris *_*) e Il Mio Inizio Sei Tu (del cartone Anastiasia *.*).
Spero che anche se è un pò semplice come capitolo vi piaccia *-* I lov you girlz <3 grazie per i commenti ç*ç
Ora vi lascio, buona letturaaa : *

Settimo Capitolo (o.o di già?! °-°")
L’ennesimo afoso giorno estivo stava volgendo al termine. Un pallido tramonto stava scacciando il sole. Mentre un venticello contornava il tutto. Lo stesso venticello che faceva muovere le tende di una locanda. La finestra era aperta. Le coperte del letto scombinate. E avvolto nel soffice lenzuolo Draco dormiva beatamente. Come Anna immaginava pochi minuti dopo l’ultima parola si erano abbandonati. Ma stavolta non era come la castana pensava. Non era il loro solito sesso fatto a mo di gioco. Niente punzecchiarsi a parole. I due si erano sorpresi a cercarsi veramente. Con gesti passionali e naturali. Così genuini. Finendo dopo tanto per fare l’amore vero. Anna era in piedi accanto alla finestra. Indosso solo le mutandine e la camicia del biondo. Guardava fuori e rifletteva. Si sentiva come catapultata in un altro mondo. Ma come tutti i mondi anche quello sarebbe svanito di li a poco. La castana si voltò di poco verso Draco. Sonnecchiava beatamente. Quasi come un bambino. D’istinto puntò gli occhi al cielo di fuori. Si stava oscurando. Ed in mezzo al buio c’era ancora lei. Quella che Anna cercava. Una piccola stella brillava già lontana. Da quando Giulia gliene aveva parlato non poteva più fare a meno di lanciare almeno un’occhiata a lei. Evangeline. La castana chiuse gli occhi. Prese un profondo respiro. “Ave Maria, perdonami…non so che ho fatto ma tu lo sai…” iniziò a cantare piano. Non ci stava credendo nemmeno lei. Stava. Pregando. Lei che non credeva a nulla se non a se stessa. “Ave Maria, questa terra è una terra straniera…Ave Maria, io sono sola…se sei madre e conosci il dolore, qui c'è la tua bambina…” continuò. Non voleva svegliare Draco. Però sentiva che quello che stava facendo era necessario. “Ave Maria, questo è un mondo di pazzi e non l'amo…” aggiunse subito. Anche se era stata rincuorata dell’aver rivisto il biondo, c’era ancora qualcosa che non andava. Anna continuava ad aver paura. Paura di non poter più stare con lui. Paura che sarebbe finito tutto. Paura per quei graffi sulla sua schiena che potevano diventare punizioni peggiori. “Ave Maria, io non ho pace…fammi dolce e più caro l'amaro…è questa la mia preghiera…” esordì. Forse pregare era l’unica cosa che le era rimasta. Avrebbe smosso mari e monti pur di sapere che lui fosse al sicuro. Non si fidava molto di Lucius. Bastava vedere quello che aveva fatto a Draco. Non gliel’aveva ancora perdonato. Buttarlo così fra le braccia di un male grande più di tutto il mondo. Era un gesto ignobile. Lei con i suoi figli non l’avrebbe mai fatto. In quel momento la castana se lo ripromise. Scorpius non avrebbe mai avuto quell’orrendo segno addosso. Elizabeth tantomeno. “Ave Maria, parlo a te come amica pagana…” la chiamò ancora. Avrebbe voluto proteggere il biondo lei stessa. L’avrebbe rapito pur di non farlo tornare da quella marmaglia di feccia. Ed ancora non capiva. Come potessero Lucius e Narcissa non fare nulla. Lei che amava Draco più di ogni altra cosa. Possibile che la fierezza purosangue arrivasse a tanto? “Ave Maria, io amo un uomo...tu proteggilo come io l'amo…” chiese Anna. Aveva congiunto le mani al petto. Sopra l’iniziale marchiata sotto la pelle. Avrebbe voluto che quel giorno e mezzo insieme non finisse mai. Sapeva che l’addio sarebbe stato devastante. Perché lei sembrava forte. Ma tutta la sua volontà veniva meno quando stava con Draco. “Ave Maria…” sussurrò infine. D’improvviso si sentì abbracciare da dietro. “Era da tanto che non ti sentivo cantare…” commentò il biondo. Anna arrossì. “Non ti devi preoccupare tesoro…non commetterò altre stupidaggini…non ti metterò in pericolo…” la rassicurò Draco. Ma la castana scosse la testa. Si sciolse dall’abbraccio e si voltò. “Stupido di uno Schiopodo! Lo vuoi capire che non mi importa nulla di me?! Io voglio che tu non sia in pericolo!” rimbeccò sicura. Il biondo rimase a bocca aperta. “Io so come difendermi! Se fanno male a me so come curarmi! Ma se ne fanno a te…non potrei mai sopportalo…” sussurrò. Per poi tornare a voltarsi verso la finestra. Dando la schiena al ragazzo. Per non farsi vedere. Gli occhi lucidi. Odiava farsi vedere così debole. Così persa. Draco si avvicinò piano. Le schioccò un dolce bacio sul collo. “Prometto che non farò più nulla di sconsiderato che possa mettermi in pericolo…così va meglio?” si corresse. Anna annuì. Il biondo le cinse i fianchi con le braccia. “Non avrei mai creduto di dirlo ma…mi manca la scuola…e mi manca Silente…” disse all’improvviso la castana. Draco si irrigidì. In verità pensava le stesse cose. “Chissà che ne sarà di Hogwarts…” sospirò ancora lei. Il biondo appoggiò la fronte sulla sua schiena. Si sentiva incredibilmente in colpa per tutto. Quello che stava per fare. Quello che aveva scatenato. “È tutta colpa mia…” esordì triste. Anna scosse la testa. “Sono io che ho fatto entrare i Mangiamorte…sono io che ho messo in pericolo la vita di tutti voi…non meriterei nemmeno di essere ancora vivo…Silente dovrebbe esserlo al posto mio…” commentò ancora Draco. La castana si staccò da lui e si girò. Per guardalo negli occhi. In quei glaciali occhi grigi. “Malfoy smettila di lagnarti…quello che è fatto è fatto e di certo non servirà a nulla piangerci su…cerca invece di fare del tuo meglio per non farti uccidere veramente…” sbottò secca. Il biondo incatenò il suo sguardo a quello di lei. Eccole. Le solite parole di conforto di Anna. Dure ma efficaci. Che riuscivano sempre a dargli quella scossa di razionalità che gli ci voleva. “…anche perché lo sai…se muori tu muoio anche io…” concluse tragica la castana. Draco scosse la testa. La prese per un braccio e la tirò a se. Per baciarla. Un brontolio ruppe il momento di patos. “Dovevo immaginarlo che il momento serio sarebbe durato poco…” commentò il biondo divertito. La castana gonfiò le guance imbarazzata. “Hai fare eh?” la prese ancora in giro lui. Anna lo spinse in la e incrociò le braccia al petto. “Si, e pretendo di avere una montagna di cibo…” sbottò. Draco scosse la testa. “Nessun problema signorina…possiamo farci portare la cena in camera…” esordì a mo di gentiluomo. Senza farselo ripetere la castana si buttò sul letto e allungò una mano per prendere il menù sul comodino. Si mise a pancia in giù. L’amante la raggiunse poco dopo. “Sono parecchie costose le cose qui eh…” osservò interessata. Scorrendo gli occhi sulle pagine. Il biondo alzò le spalle arreso. “Non preoccuparti…ordina pure tutto quello che vuoi…” precisò. Anna lo guardò quasi ovvia. “Certo, e chi si preoccupa! Non serve che me lo dici…tanto lo avrei fatto lo stesso…” rimbeccò spavalda. Draco scosse la testa. “A proposito…da quando sei diventato così ricco da poterti permettere una camera con servizio in un posto del genere?” chiese ancora la castana. Visibilmente interessata a un paio di pietanze. “Lo sono sempre stato…” rimbeccò il biondo. Anna lo guardò scettica. “Senza le risorse del papino intendevo…” precisò. Il ragazzo si alzò a sedere. “Con il compimento della maggiore età sono diventato legittimo proprietario della mia cassaforte alla Gringott cara…se ti dicessi quanti sono i risparmi che i miei ci hanno ficcato dentro in questi diciassette anni impallidiresti…” ghignò soddisfatto. La castana tornò con lo sguardo al menù. “Beato te…i miei per il compleanno non mi hanno nemmeno comprato una torta…” osservò acida. Draco rise. “Quindi sei consapevole di stare con uno degli uomini più ricchi del mondo magico?” gongolò. Anna sospirò esasperata. “Che bellezza…” rispose ironica. Il biondo si chinò verso di lei. “Immagino tu non abbia collegato il fatto che, in quanto tu sia la mia futura moglie, tutto quello che c’è nella cassa forte sarà anche tuo…” le sussurrò nell’orecchio. Anna spalancò gli occhi. L’idea non l’aveva nemmeno sfiorata. D’improvviso lasciò andare il menù e per poco gli saltò in braccio. “Quanto amo il mio futuro maritino!” cinguettò. Draco la guardò poco convinto. “Ruffiana…” soffiò. La castana ghignò. “Non dovrò mai più lavorare allora…” ragionò ancora lei. “Quando mai hai lavorato? E soprattutto, dove?!” esclamò stupito il biondo. Stavolta fu Anna a gongolare. “Ho fatto un servizio fotografico come modella per il catalogo di vestiti di Armony settimana scorsa…” spiegò. Sul viso di Draco si aprì un sorrisetto. “Sto con una modella…” disse soddisfatto. La castana scosse la testa. “Era solo un servizio per un catalogo…non sono una modella…” lo corresse. Il biondo sbuffò. “Vedrai che appena ti vedranno avrai un sacco di chiamate da altri fotografi…” commentò. Anna sorrise divertita. “Calmati Malfoy…sembri una teenager esagitata…” lo prese in giro. Draco le diede una spinta. “Però…eri vestita a sufficienza vero?” chiese ancora. Stavolta la castana rise. “Ma certo che ero vestita stupido!” rimbeccò. Il biondo la guardò scettico. “Sempre il solito geloso…” lo sbeffeggiò Anna. Dandogli un pizzicotto su un braccio. Draco alzò gli occhi al soffitto. “Lo sai che non sopporto che gli altri ti guardino…” sbottò convinto. La castana trattenne ancora una risata. Quando faceva così somigliava ad incredibilmente ad un bambino capriccioso. E stranamente la inteneriva. Piano si avvicinò e lo abbracciò. “Non farò altri servizi fotografici…a parte che non credo mi chiameranno…sono troppo bassa per diventare una modella…non sono perfetta come quelle stangone…” commentò. Quasi con una vena dispiaciuta nella voce. Draco scosse la testa. “Tu per me sei perfetta…” sussurrò. Anna si bloccò. Era arrossita. “Il…il tuo è un parere soggettivo! Non vale!” commentò a disagio. Il biondo sorrise. “Se ti chiamano però accetta…se ti diverti sarebbe uno spreco perdere certe occasioni…” le consigliò. La castana sospirò. “Non mi chiamerà nessuno…” ripetè. Draco si alzò di poco e le diede un bacio sulla fronte. “Mangiamo ora…ho una fame!” esclamò ancora Anna. Il biondo rise. Sul comodino stava posato un telefono. Prese la cornetta e schiacciò un tasto. La castana gli elencò l’ordinazione e lui la ripetè appena la linea fu presa alla reception. “Certo…lo champagne è perfetto…ok…per le otto e mezza…grazie mille…” concluse Draco. Anna battè le mani contenta. Poi però guardò l’orologio da parete sulla specchiera. “Ma ora sono le sette…io ho già fame…potevi dirgli un’ora più vicina…” si lamentò. Il biondo sorrise malizioso. “Fino alle otto e mezza abbiamo altro da fare mia cara…mi hai fatto spendere un capitale solo in cibo…” osservò. La castana scosse la testa. “Sei uno sporco approfittatore Malfoy…” sbuffò. Draco fece il finto innocente. Anna spazientita lo spinse sui cuscini. Ridendo. Non si sentiva così leggera da molti giorni. “Ti ricordo che mi devi un regalo di compleanno…” le ricordò ancora lui. “La tua sensibilità fa pena Malfoy…tel’hanno mai detto?” sbottò la castana. Draco la prese per i fianchi e la ribaltò. Cambiando la situazione. “E tu sei incredibilmente bella quanto ti arrabbi Haliwell…tel’hanno mai detto?” le fece il verso. Anna arrossì. E il biondo ghignò. “Solo io so come farti stare zitta…ammettilo…” commentò vittorioso. La castana si trattenne dal tirargli un calcio nello stomaco. “Ti odio…” soffiò. Draco si chinò su di lei. “Tanto lo so benissimo che non è vero…e comunque ho ragione io…dicendo che sei bella ho solo detto la verità…” precisò. Ancora una volta Anna rimase senza parole. Riusciva sempre a spiazzarla. Piano gli avvolse le braccia al collo. Congiungendovi dietro le mani. E lo tirò a se. Per poi baciarlo. Per quella giornata non le sarebbe costato nulla farsi prendere un po’ in giro. A lei bastava stare con lui. Doveva approfittare di ogni minimo momento. Perché poi non avrebbe più avuto il suo personale Edward Cullen.
In un’altra stanza la situazione era progredita decisamente meno. Giulia aveva preso a trotterellare curiosa per tutta la casa. Severus la guardava divertito. Pian piano aveva esplorato la cucina. Gironzolato per il salotto. E letto ogni titolo possibile della libreria. Perfino guardato da tutte le finestre. Quando arrivò alla porticina che conduceva di sopra si fermò. Come una bambina che rimane improvvisamente intimidita da un nuovo luogo. “Posso salire?” chiese insicura. Piton sorrise. “Se proprio devi…” acconsentì. Era davvero una delizia starla a guardare. La ragazza spinse la porta e salì i piccoli gradini di legno a due a due. Così per divertimento. Fino ad arrivare in cima. Dove appariva un corridoio. Giulia continuò a guardarsi in giro quasi meravigliata. Le sembrava di essere capitata in un altro mondo. Si sentiva molto Alice nel Paese delle Meraviglie. Ma li non c’era nessun Bianconiglio o Cappellaio Matto. Al massimo un Brucaliffo. La ragazza ridacchiò al pensiero del professore vestito da bruco blu con la pipa in mano. Quello che contava però era che li aveva tutto ciò di cui aveva bisogno. Era un mondo parallelo solo per loro. A qualche passo dietro di lei Piton la seguiva ancora. Giulia fece scorrere una mano sulla parete. Nella casetta era tutto scuro. Talmente scuro che quasi sembrava emanare calore. Niente a che vedere con le fredde pareti bianche di casa sua. La ragazza si fermò arrivata ad un quadro. Si scostò di poco per vederne il soggetto. Era il ritratto di una giovane donna. Doveva avere trent’anni circa. Lunghi capelli corvini. Due occhi neri che Giulia riconobbe subito. Allora rimase senza fiato. Severus rimase immobile accanto a lei. Nell’attesa che dicesse qualcosa. Perfino lui era sorpreso di se stesso. Non sapeva perché ma non era mai riuscito a disfarsi di quel quadro. Come al contrario aveva fatto con quello di suo padre. Che aveva bruciato appena sua madre era morta. “Sev…questa è…” boccheggiò ammirata la ragazza. Piano si chinò verso la scritta incisa sulla cornice. “Eileen Prince…” lesse. Il professore annuì con un movimento impercettibile della testa. “Era davvero una bella donna…” si lasciò sfuggire ancora Giulia. Piton si morse la lingua per non puntualizzare che infatti lui aveva preso tutto dal padre. La ragazza analizzò le altre pareti per vedere se ci fosse qualche altro ricordo. Però era tutto vuoto. Ne capiva perfettamente il motivo. Le uniche cose a cui teneva Severus del passato erano quell’unico quadro e la medaglietta che portava al collo. Aveva abbandonato perfino il suo libro di Pozioni, così curato e corretto. Con un sorriso dolce Giulia proseguì. Passando davanti al bagno. Su questo si soffermò poco. Notando che c’era una vasca come quella che stava nell’ufficio ad Hogwarts. A quel pensiero arrossì. Poi andò avanti. C’erano delle porte chiuse. Che lei non si azzardò a cercare di aprire. Raggiunse facilmente l’unica aperta. Era l’ultima infondo al corridoio. La ragazza si sporse dallo stipite della porta curiosa. Al centro della stanza stava un grande lettone matrimoniale. Severus incrociò le braccia al petto. Mentre vedeva gli occhi di lei luccicare. Giulia continuò a guardarsi in giro come se ogni cosa fosse nuova. Uno specchio era appeso alla parete alla destra del letto. Vicino a questo era posizionata una scrivania con una sedia. Di fronte al letto, appoggiato alla parete un miniarmadio. Non copriva nemmeno fino al soffitto. Poi alla sinistra stava una finestra. Le tende erano tirate. La ragazza la raggiunse e sbirciò fuori. La vista dava sulla ciminiera ed un parco si intravedeva in lontananza. “Non è il massimo lo so..” la precedette Piton. Giulia però scosse la testa. Senza perdere tempo si sedette sul letto con un balzo. “È morbidissimo!” esclamò contenta. Severus sospirò. Stentava a credere di essere di fronte alla sua futura moglie. E non direttamente a sua figlia. “Ora che l’hai constatato cosa pensi di fare?” commentò quasi esasperato. La ragazza gongolò. L’abbraccio fra loro era durato un sacco. Senza contare il discorso sulla cena, che non avevano nemmeno concluso. Alla fine si erano ridotti a baciarsi in cucina. Poi lei aveva iniziato a ispezionare quel suo nuovo mondo. Così erano arrivate le sei. Giulia increspò le labbra in una smorfia a mo di bocca di polipo. A pensarci non c’era nulla da fare. A parte una cosa. Però cercò di evitare di arrossire per mantenere un minimo di serietà. Dopotutto erano due maghi. Di sotto non c’era nulla da mangiare e anche se avesse voluto cucinare non ci sarebbe stata la materia prima. Il suo stomaco estraniò i suoi pensieri con un gorgoglio decisamente poco fine. Severus aprì la bocca per puntualizzare. Ma Giulia lo precedette. “Ma certo! Pronto Cibo!” esclamò all’improvviso. Il professore la guardò dubbioso. La ragazza sorrise. “Ho letto che c’è un servizio a domicilio di ristorazione per maghi! Come si fa nei ristoranti in America!” spiegò. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “E questa idea geniale dove l’avresti sentita?” commentò acido. Giulia alzò gli occhi al soffitto. “L’ho letto su Strega Oggi…” confessò. Quasi facendo finta di nulla. Piton trattenne una risata. “Vedo che le letture acculturate non mancano…” esordì ancora ironico. La ragazza tossicchiò. “Mia madre l’aveva lasciato in cucina e ho dato un’occhiata…non mi sembra male come soluzione, vero Sev? Basta che scriviamo l’ordine su in bigliettino e diciamo le parole magiche…” spiegò. Il professore si appoggiò allo stipite della porta. “…e poi apparirà Maga Magò per caso? O Mago Merlino? Anzi no, la Fata Turchina!” la prese in giro. Giulia sbuffò. “La Fata Turchina appare solo se ordini cibo turco…” rimbeccò. Severus rise. Il tono serio che usava era troppo anche per lui. La ragazza continuò a fare la finta imbronciata. “Se hai una proposta migliore io sono sempre qui eh…” sbottò. Piton scosse la testa e si avvicinò. “E sentiamo…quali sono le parole magiche? Supercalifragilistichespiralidoso?” la punzecchiò. Giulia incrociò le braccia al petto. “Spiritoso…tu e il dottor Cox andreste molto d’accordo…” rispose sempre più corrucciata. Severus evitò di chiedere chi fosse l’altra persona di paragone. Probabilmente era l’ennesimo personaggio di un telefilm babbano. “Se ne è così tanto sicura, mi meravigli signorina Wyspet…avanti…” la invitò sornione. Usando apposta il tono formale. La ragazza si alzò e prese la bacchetta dalla borsa che ancora non si era tolta. Fece apparire un foglietto ed una penna. “Che cosa vogliamo mangiare?” chiese dubbiosa. Piton fece finta di pensarci. “Io avrei voglia di cibo giapponese…o di patatine fritte e pollo…” ragionò ancora Giulia. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Se mi vuoi uccidere facendomi rivoltare lo stomaco stavolta penso che ci riuscirai…” soffiò. La ragazza scosse la testa divertita. Scrisse sul foglio la cosa più semplice che le passava per la testa. Un’ora. E l’indirizzo. Poi iniziò a picchiettare la bacchetta sulle lettere. “Non ti ricordi l’incantesimo di richiamo eh…” indovinò ancora Piton. Giulia sbuffò. “Certo che me lo ricordo!” rimbeccò disinvolta. Dopo aver pregato la sua memoria per qualche secondo sobbalzò. E sorrise. Il professore la osservava non molto convinto. “Oketi poketi abra cabra da!” cantilenò la ragazza. Tenendo la bacchetta sul foglio. Severus si coprì gli occhi con una mano. Al massimo dell’esasperazione. Il foglio però sparì in un attimo. Giulia sorrise soddisfatta di se stessa. “La cena dovrebbe arrivare fra mezzora…” spiegò. Piton guardò il punto dove era scomparso il foglio. “Questo vuol dire essere una casalinga al giorno d’oggi suppongo…” commentò acido. La ragazza trotterellò da lui. “Se tu avessi fatto la spesa avrei cucinato io mio caro…” lo punzecchiò. Incrociando le mani dietro la schiena a mo di bambina innocente. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. “Io non vado a fare la spesa…” soffiò. Giulia gli fece la linguaccia. In effetti non ce lo vedeva il professore al supermercato. Tutto concentrato in mezzo agli scaffali, per decidere quale marca di sugo fosse più conveniente. Magari anche con un cestino rosso appeso al braccio. Ad immaginarselo per poco scoppiò a ridere. Il professore, vedendo compromessa la sua credibilità, tossì. Per farla tornare al mondo reale. La ragazza fece finta di nulla. “Vorrà dire che andremo a fare la spesa assieme…” ipotizzò. Severus si scostò dallo stipite. “Ci sono molti modi in cui potrei dirti di no…potrei farti scegliere un numero da uno a venti, limitando le risposte ovviamente, e poi risponderti secondo il modo corrispondente…” propose. Giulia lo guardò dubbiosa. “Sedici…” esordì. Piton fece finta di pensare. “Dunque…sedici hai detto? Bene…no, assolutamente no, indubbiamente no, nemmeno se fosse la più alta autorità impostami ad ordinarlo lo farei…” recitò. La ragazza scosse la testa divertita. “Sei un vecchio gufo…” lo prese in giro. Severus la guardò scettico. “E tu una mocciosa insolente…abbi un po’ di rispetto…” sbottò. Lei non poté fare a meno che scoppiare a ridere. Era un concetto così strano di coppia il loro! Una via di mezzo fra formalità e acidità. Il continuo rimbeccarsi. Giulia amava tutta quell’ironia e sarcasmo. E forse anche se lui non lo era più, lo vedeva come un suo professore. Una certa autorità cel’aveva ancora e a lei piaceva punzecchiarlo. Senza dire nulla la ragazza tornò al letto e si guardò in giro. “Sev…non cel’hai proprio una tv? Anche piccola piccola…” chiese pensierosa. Severus scosse la testa. “A che dovrebbe servirmi? E poi fra poco mangiamo…” osservò. Giulia iniziò a rigirarsi la bacchetta fra le dita. Lei non era tipo da cene tradizionali. “Appunto..la tv sarebbe stata perfetta da mettere proprio qui…” rispose. Indicando lo spazio di fronte al letto. Piton la guardò poco convinto. “Io non mangerei mai davanti a quell’apparecchio…troppo chiasso…e poi ti ricordo che hanno inventato una cosa molto comoda per mangiare, chiamata tavolo…” le fece notare. La ragazza si dondolò sulle punte delle Converse. “Ma così è più divertente…” sorrise solo. Il professore sospirò rassegnato. Giulia però continuò ad analizzare il posto vuoto. Un’opzione le balenò in testa. Non si ricordava esattamente quanta potenza avesse l’incantesimo di appello. Però tanto valeva provare. “Accio televisione!” esclamò d’improvviso. Piton rimase fermo in attesa. La ragazza incrociò le dita speranzosa. Dopo qualche minuto un oggetto famigliare apparve nel punto prefissato. Giulia iniziò a saltare battendo le mani. “Dovevo immaginarmelo che ti saresti inventata qualcosa…” commentò secco Severus. Solo allora lei si fermò. “Ecco…io…volevo fare qualcosa di diverso…siccome…abbiamo l’occasione di starcene noi due soli ho pensato che sarebbe stato carino…in effetti non ti ho chiesto se eri d’accordo…scusa Sev…alla fine faccio sempre di testa mia…” si scusò. Il professore sorrise. Piano la raggiunse. “Sia chiaro, lo farò solo per questa volta…che io possa vestirmi di rosso e oro! Intesi?” si arrese. Giulia spalancò gli occhi e lo abbracciò d’improvviso. “Grazie mille Severus! Mi vizi sempre…” lo ringraziò. Piton appoggiò il mento sulla testa della ragazza. “Ne sono consapevole...però preparati perché smetterò presto…” la avvertì. Lei sorrise divertita. Dopo qualche minuto si staccarono. Allora Giulia iniziò a sistemare la tv. Prese la scrivania e la posizionò davanti al letto. In modo che il suo televisore fosse ad un’altezza buona. Poi controllò il lettore dvd. Veniva diretto da casa sua ma non si ricordava cosa stesse guardando. Lo usava poche volte, perché preferiva scendere in salotto con i suoi. Quando capitava che Hermione ed Anna rimanessero per la notte però lo tirava fuori. E scattavano le maratone di telefilm. Quante notti passate in compagnia della equipe di medici del Sacro Cuore, fra i film mentali di JD, le paranoie di Elliott e lo spietato dottor Cox. Quante notti chiudevano gli occhi mentre dottor House curava l’ennesima malattia, oppure Grace cercava di convincersi di non essere innamorata dell’amico Will. Quando lo sportelletto si aprì la ragazza ne rimase delusa. Non aveva lasciato nessun dvd come di solito usava fare. Così le toccò appellare anche qualcuno di questi. Severus la osservava. Lui non avrebbe saputo come muoversi fra tutti quei dischi e pulsanti. Doveva proprio ammetterlo. Erano di due generazioni molto diverse. D’improvviso si sentì un rumore provenire dal piano di sotto. Giulia controllò l’orologio da parete. Poggiò i dvd sulla scrivania e quasi corse giù. Stavano bussando alla porta. La aprì e si trovò davanti un fattorino in tenuta rossa. “Buonasera, Pronto Cibo a rapporto! Servizio di consegna a domicilio per maghi e streghe…” recitò. La ragazza sorrise soddisfatta. Il ragazzo le passò il bigliettino con il prezzo e lei frugò nella borsetta. Gli porse i soldi e lui le diede l’ordinazione. Poi la salutò con un inchino. Per sparire. Giulia trotterellò di sopra con la cena. Cercando di non cadere. Mentre lo stomaco protestava. Severus era rimasto sulla porta. Quando vide le due scatole quadrate capì subito. “Vedo che mi hai risparmiato cibo dal nome incomprensibile…” commentò. Giulia sorrise. Però c’era anche una terza scatola. Più piccola. Piton non chiese spiegazioni. La ragazza poggiò i cartoni di pizza sul comodino e l’altro contenitore. Poi analizzò la stanza. “Dunque…prendi dei tovaglioli, posate e dell’acqua…qui ci penso io…” elencò. Piton alzò le spalle e senza commentare si diresse in cucina. Giulia si tolse le Converse e corse in bagno a lavarsi le mani. Poi si mise a gambe incrociate sul letto alla destra. Il cartone appoggiato sulle ginocchia. Il profumo della pizza alle patatine fritte la stava uccidendo. Aveva fatto direttamente colazione quindi doveva recuperare il pranzo. Il professore arrivò poco dopo. “Vedo che ti sei già messa comoda…” osservò. La ragazza arrossì. Lui le passò il tovagliolo. Poi prese la sua cena e fece il giro del letto. Sedendosi sul bordo. Avvicinò il comodino del lato e vi poggiò tutto. “Ora non resta che decidere cosa guardare…” sorrise Giulia. Piton lanciò un’occhiata ai dvd. “Che cosa propone il programma stasera?” chiese. “Dunque…abbiamo le avventure di un ospedale dal personale variegato oppure la storia di un amore travagliato fra una giornalista di New York e un imprenditore…” spiegò la ragazza. Severus riconobbe solo il secondo. Tanto sapeva che alla fine sarebbero finiti col vedere entrambi. Così optò come prima visione quella meno indolore. “Vada per l’ospedale…” decise. “Scrubs! Ottimo!” esclamò Giulia. Con un colpo di bacchetta inserì il primo dvd. Piton la guardò male. “Sbaglio o sta diventando sempre più pigra signorina Wyspet?” la richiamò. La ragazza arrossì. Ma non rispose. Si limitò a prendere le posate e ad iniziare a tagliare la propria pizza. Una sigla famigliare iniziò ad invadere la stanza. I due iniziarono a mangiare come se fosse normale routine. Severus doveva ammettere che l’idea di Giulia non era stata così malaccio. Nell’ultimo mese aveva potuto cenare solo frettolosamente. L’unica cosa positiva era che non doveva per forza vedere le brutte facce dei suoi “colleghi” ogni sera. Lui non era un tipo da dieci portate in compagnia. Però quella della ragazza non gli dispiaceva. Dopotutto era sempre stato così. Odiava le cose dolci. Eppure si tranquillizzava ogni volta che si immergeva in quel profumo allo zucchero filato. Preferiva la solitudine. Eppure non riusciva a negare compagnia a quel faccino di bambina. Ora il professore aveva preso a guardare Giulia. Di sottecchi. Mentre continuava a trafficare con forchetta e coltello. Lei ci aveva rinunciato e si era limitata a tagliare la pizza in spicchi. Affamata ne prendeva uno e lo divorava. Cercando di non far scivolare via le patatine. Il ciuffo fra gli occhi ondeggiava in modo quasi buffo. Gli occhi nocciola puntati prima sulla tv e poi sul pasto. Le gambe incrociate. Tipico da parte sua. Senza curarsi un minimo dell’eleganza. Nonostante avesse la gonna. E fu allora che Piton ebbe un brivido alla schiena. Si accorse che erano fin troppo lontani per i suoi gusti. L’aveva pensata così tanto. Aveva ripercorso tutti i loro ricordi ogni sera. In quella sfarzosa camera piena di stanchezza e nervosismo. Che avere Giulia a pochi centimetri da lui era ancora troppo. Avrebbe voluto allungare una mano e portarla a se. “Sev! Hey Sev?” lo chiamò la ragazza d’improvviso. Il professore venne sbalzato fuori dai suoi pensieri. “Si?” rispose. Lei sorrise. “Fai aaaa!” gli disse. Iniziando ad avvicinare una patatina fritta. Piton la guardò scettico. Giulia si fermò. Il labbro inferiore tremulo. L’uomo sbuffò e si sporse. Prendendo la patatina fra le labbra. La ragazza senza aspettare fece lo stesso. Così si baciarono. Dopo aver diviso la patatina rimasero incollati. Non riuscivano a staccarsi. Non volevano. Severus si sentiva incredibilmente sciocco. Uno sciocco trentanovenne adolescente. Giulia teneva gli occhi chiusi. Le guance rosse dall’imbarazzo. Venivamo da esperienze sbagliate, ben lontani dal vedersi mai più, ma siamo qua fabbricanti di sogni, il mio inizio sei tu. Era felice. Nessuna paura. Nessun incubo. Era sempre stato così per lei. Severus era il suo angelo. Quando aveva bisogno di lui c’era sempre. L’aveva sempre salvata. Aiutata. Protetta. Consolata. Come quando l’aveva stratta fra le braccia. Nella notte dopo l’attacco al Ministero. Mentre era presa dalle fitte della Cruciatus. E lui aveva preso coraggio. Tranquillizzandola. Cantandole Not while I’m Around. Nonostante fosse stata una notte dura. Giulia non se la sarebbe mai scordata. Non per il dolore provato. Ma per quel gesto oramai così caro. Ed ogni volta che lui le mancava. Ogni volta che guardava la cicatrice sul braccio. O i graffi sulle mani. Sentiva la voce di Piton cantare. E tutto tornava sereno. Sconosciuti tu non eri nei piani, stiam vivendo nuove complicità, ma era un po' che il cuore voleva…funzionerà. Il professore si sentiva confortato. Quella situazione gli appariva così impossibile che finché non avesse toccato ancora con mano la ragazza non ci avrebbe creduto. Aveva paura che lei potesse svanire fra le sue braccia da un momento all’altro. L’ennesimo scherzo della sua mente stanca. Ed invece no. Giulia era veramente li con lui. Per un giorno e mezzo. Però era li. Doveva assaporare ogni minuto. Ogni minimo gesto. Perché in realtà non sapeva quando si sarebbero potuti rivedere. Era come quando i babbani si arruolavano nell’esercito. I padri si allontanavano dalle mogli per partire per il fronte. Se li ricordava in tutte le famose scene d’addio strappalacrime dei film in bianco e nero. Dove i bambini salutavano il papà. E la moglie gli dava un lungo ed estenuante bacio. Senza sapere se il marito sarebbe sopravvissuto o no. Un po’ era la stessa cosa. Al di la del contesto ovvio. Solo che Piton se lo ricordava. Lui aveva fatto una promessa l’anno prima a Giulia. Aveva promesso di non morire. Probabilmente se glielo avesse chiesto qualcun altro non ci avrebbe dato importanza. Anzi, qualche anno prima avrebbe tanto voluto il contrario. Però ora era diverso. Aveva un motivo per rispettare quella promessa. Con te che io voglio riempire i miei giorni, te che io voglio far veri i miei sogni, te. I due si staccarono di malavoglia. Entrambi arrossiti. Giulia non poté fare a meno che sorridere. “Mi sei mancato un sacco Severus…” esordì. Piton non disse nulla. Guardò quegli occhioni nocciola. La ragazza spostò i cartoni oramai vuoti di pizza. “Ora c’è il dessert…” precisò. Il professore si voltò di poco verso la terza scatola. Ancora poggiata sul comodino. Giulia lo guardò dubbiosa. Poi però d’improvviso gli si avvicinò. E gli avvolse le braccia al collo. “E questo cosa sarebbe?” chiese Severus divertito. La ragazza arrossì. “È la mossa del koala!” rispose. Questo viaggio ha porti sicuri, chiari contorni. L’uomo sorrise. “Hai intenzione di mangiarmi quindi?” disse ancora. Giulia scosse subito la testa. “Ma no! I koala necessitano di…di coccole!” spiegò. Piton sospirò. “Beata gioventù…” commentò. La ragazza rise. “Altrimenti puoi sempre diventare anche tu un koala…così poi ci possiamo koalizzare…” propose. Il professore alzò un sopracciglio. “Dopo questa battuta scordati il dessert…” sbottò. Giulia lo guardò delusa. “Lo sai che se mangi cose dolci a quest’ora poi avrai mal di pancia per tutta la notte…e io non rimarrò qui a tenerti la mano mentre agonizzi…” la prese ancora in giro l’uomo. Ci sarò per la fine del mondo, ci sarò per amarti di più, e così se chiami rispondo…il mio vero inizio sei tu. La ragazza gonfiò le guance offesa. “Non sono una bambina!” rimbeccò convinta. Severus la guardò scettico. “Dillo senza fare l’imitazione di un pesce palla e ti crederò…” precisò. Giulia incrociò le braccia al petto. Poi si guardò in giro. Allungò una mano e prese un cuscino li accanto. Per iniziare a darlo in testa al professore. “Questo si che è un comportamento maturo…” commentò sarcastico quest’ultimo. La nostra vita passata cercando felicità, con te un futuro ce l'ho, lo aspettavo da un po'…niente ora ci cambierà. La ragazza continuò con la sua piccola vendetta. Però dopo cinque minuti buoni di cuscinate Severus raggiunse il suo limite. Fermò d’improvviso il cuscino e lo lanciò in un angolo della stanza. Giulia si fece piccola piccola. Mentre il professore ghignò. “Nessuno ti ha mai insegnato di non provocare le persone più grandi di te?” osservò. Lei alzò gli occhi finta innocente. “Io? Io…io non ho fatto nulla…” negò spudoratamente. Iniziando poi a disegnare nell’aria dei cerchi con un dito. Piton si avvicinò piano. Di riflesso la ragazza si allontanò. Con te che io voglio riempire i miei giorni, te che io voglio far veri i miei sogni, te. Il professore sorrise compiaciuto. “Gufo…” tossicchiò Giulia. Severus sospirò esasperato. “Devo avvertirti che, in quanto soggetto provocato, non posso che replicare…perciò non risponderò di ciò che compirò nelle prossime ore fino a domani mattina…” esordì. La ragazza lo guardò dubbiosa. Piton si avvicinò ancora. Poi d’improvviso allungò una mano e le diede una pacca leggera sulla spalla. Giulia, colta alla sprovvista, non replicò e finì per perdere l’equilibrio. “La forza fisica non è valida Severus!” sbottò. L’uomo la guardò come se nulla fosse. “Io non ho fatto nulla…sei tu che hai un equilibrio talmente precario che basta un soffio di vento a buttarti giù…” si giustificò. Per tutta risposta la ragazza si alzò si poco e gli prese un braccio. Per trascinarlo giù con lei. “Non solo io sono precaria a quanto pare…” gongolò soddisfatta. Questo viaggio ha porti sicuri, chiari contorni. “Sbaglio o oggi sei più pestifera del solito Giulia?” osservò Piton riluttante. Giulia scosse la testa convinta. “È l’adrenalina!” obbiettò. Severus la guardò scettico. “In questi giorni ho accumulato un sacco di energie negative…vedendoti si sono convertite in positive e quindi in adrenalina!” spiegò divertita lei. “E questo dove l’hai letto? Ancora Strega Oggi?” commentò ironico il professore. La ragazza gli fece la linguaccia. “No! In verità…ecco…l’ho inventato ora! Però è vero…mi fai sempre un effetto benefico Sev…sei come gli incensi profumati da accendere nelle stanze!” si lasciò sfuggire. Piton alzò un sopracciglio. “Quanta licenza poetica signorina Wyspet! Sono onorato di essere paragonato ad un incenso! E sentiamo, che profumo sarei?” la punzecchiò. Giulia si alzò sui gomiti e si tese verso il di lui. Inspirando il suo profumo. “Intenso…ma non troppo…di quelli che…che dopo un po’ che si ha intorno fanno girare la testa…” rispose. Arrossendo. Severus sorrise divertito. “Questa mi è nuova…praticamente sarei una fragranza che favorisce il mal di testa…” concluse. La ragazza scosse la testa. “Non è quello che intendevo! E comunque…è vero che…a me fai girare la testa…sono assuefatta da te Sev…” lo corresse. Arrossendo fino all’inverosimile. Il professore la guardò. Gli mancavano quelle sue uscite. Così dolci da far venire il diabete. Così candide da sembrare idee di fata. Ci sarò per la fine del mondo, ci sarò per amarti di più. Piano si chinò verso di lei. E senza dire nulla la baciò. Giulia chiuse gli occhi. Ed ecco che l’effetto iniziava. Sembrava davvero fosse come una dipendenza. Il baciò iniziò a diventare sempre più passionale. Severus la strinse a se. Poco dopo si staccarono. “Ma ora…dovremmo mangiare il dessert…” osservò la ragazza. Il professore la guardò intenerito. “Per il dessert c’è tempo tutta la notte…” rispose solo. Giulia sorrise. Per poi tornare a buttarsi sulle labbra di lui. Attorniata da una beatitudine magica. Che credeva quasi di essersi scordata. Tutto grazie a lui. L’uomo che la viziava. Che la accontentava sempre. Che la faceva sentire bene. E che aveva finalmente ritrovato. Il suo adorato professore. E così se chiami rispondo, il mio vero inizio sei tu.

Edited by kikyo91 - 22/5/2010, 19:15
 
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chocola91
view post Posted on 22/5/2010, 20:19




bellissimo capitolo poi è incentrato quasi tutto su sev e giulia....ke belloooooooooooo!!! aggiorna presto kiss
 
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ElyTheStrange
view post Posted on 22/5/2010, 21:36




:wub: :wub: bellini loro!!!
Belliccimo chapter tessora! continua così!!!
:kissino:
Ely

PS: grazie della pubblicità occulta!! :P ;)
 
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Je Evans
view post Posted on 23/5/2010, 12:42




Bellissimo!!! Sono troppo teneri Sev e Giulia!! Fantastici!!
Sei bravissima aspetto l'aggiornamento impaziente!! Anche per sapere di Her e Mike xD

Bravissima!
 
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miss_preston
view post Posted on 26/5/2010, 11:43




oh ma che bello! era una vita che non venivo sul forum...ovviamente la prima cosa che ho fatto,è stata leggerti! Mi sono piaciuti tantissimo questi due capitoli.
Proprio belli e fatti bene,migliori sempre di più!
Sev & Giulia sono stati i miei preferiti ( ieri ho rivisto Lolita del '97 e devo dire che noto qualche similitudine in positivo...nel modo in cui Sev la accontenta sempre e la guarda...fortuna che Giulia non sia così str*** e che lo ami quanto lui ama lei)...anche se da solita perversa quale sono,mi mettevo nei panni di Giulia e mi sentivo impaziente x l'attesa sessuale. Io al suo posto avrei iniziato l'incontro in altro modo =) ahahah xò Sev & Giulia sn mitici anche x qst...xkè li rendi molto "puliti",quindi i loro momenti hot danno sempre un certo brivido.
Anna e Draco sono adorabili: una coppia perfetta e davvero ben assortita. Sembra che si incastrino cm i pezzi di un puzzle. Sono anime gemelle e tu sei stata bravissima a farli crescere come personaggi ( cm hai anche fatto crescere le altre coppie). Per un attimo ho creduto che Draco si travestisse da Marylin manson...comq è stato fortissimo quando Anna è stata presa per una prostituta dal tipo oppure immaginare Edward e Lady Gaga che vanno in un motel a ore...che coppia!

Mark mi piace proprio ( se bussasse un postino così alle undici,sarei sempre appostata a firmar raccomandate e ritirar posta)...inutile dire che lo preferirei a Ron !!! mai pensato di cambiare la storia =)????

e cn questo chiudo il mio lunghissimo commento... =) sxo che aggiorni presto anima mia,come spero di farlo anche io...in ogni caso la mia ff nn è sospesa x sempre,in estate ( dati gli esami) ,la riprenderò! 1bacio
 
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~ Disturbia
view post Posted on 27/5/2010, 13:39




*lancia maledizione senza perdono*
Ma tu avvertirmi che postavi no? E io che lo devo venire a sapere per sbaglio xD
Va beh dai,ti perdono unicamente perchè l'aggiornamento era super super dolce e ne avevo bisogno!
Grazie per la dose giornaliera di zuccheri^^
Un beso mi amor

Irene
 
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BeyJay
view post Posted on 27/5/2010, 19:40




Bene bene...

Tutto ebbe inizo quando un bel po' ti tempo fa, spulciando fra le varie fic, mi imbattei in "Boulevard of broken dreams" (attirata perlopiù dal titolo... adoro i green**).
Lessi il primo capitolo: non ci capii il nulla più assoluto xD
Perciò lasciai perdere ù__ù

Caso volle però che giusto domenica, nella nullafacenza più totale mi decisi a trovare il senso logico della sopracitata fic ù__ù

Ringrazio tutti gli dei possibili ed inimmaginabili di averlo fatto!! XDDD

Sono andata nella sezione "le scrittrici del Pitone" (complimenti all'ideatrice, molto utile ù__ù) e ho clikkato sul tuo nick. Ho iniziato ad aprire tremila pagine ahahah cercando la storia "iniziale".
Dopo molte peripezie ho scelto Everything >.<

Sublime-speciale-bellissima!

Mi ha cambiato! ...come sempre, quando leggo senza sosta un alunga fic!

Oddio mi piace da impazzire! mi ha convolto in maniera assurdaaaaaaa.
Ho passato tutti i minuti liberi incollata al pc a leggere in modo maniacale tutto everything!!!

Inutile dire quato adori i tre uragani!!

Anna è stupenda! Mi assomiglia per cert aspetti e con draco... waaaaaa sono perfetti!!! si incastrano in modo preciso!! XDD sono anime gemelle, fatti l uno per l'altra!!!
Li adoro come coppia!!

Poi c'è Herm.. è stata una sorpresa!! davvero!! è un' Herm davvero VERA ma strana al contempo stesso, come se nn l'avessi mai conosciuta. Mi sembra davvero l'Herm della row... però quella parte di Herm che nn ci ha mai mostrato. quela Herm che poteva diventare.

Giulia! La adoro troppo!!! Puccia Giù! è troppo dolceeeeeeeeee XDDD
E simpatica e quando si omporta da bambina è bellissimo ahah XD
Adoro il suo vedere il bene in tutti, la sua pazzia, il suo mancato equilibrio (e la capisco ù.ù), adoro tutto di lei!
Per non parlare dei suoi gusti uhuhuh.
Sono una coppia perfetta, lei e Sev.
Li adoro! (si lo so, sono ripetitica >.>)
Ho penato tantissimo! Non vedovo l'ora che si baciassero!! Sempre!!
Però questa attesa... quella timidezza, quella non-intimità.... li ha resi unici e bellissimi!
Sono troppo teneri!
Inoltre appena quando leggevo dei fugavi baci.... beh tutta quella attesa rendeva quei momenti un qualcosa di stupendo! Mi venivano i brividi! Mi si chiudeva lo stomaco!! ahaha XD
E proprio questa cosa mi ha fatto amare questa fic ancor di più!

Ovviamente dopo aver letto Everything mi sono catapultata su Boulevard XD
Ancora megliooooooooooo!
Non c'era mai un momento uguale! era un susseguirsi di vicende, di momenti in cui crescere!
Mi è piaciuto ancora di più di everythng!
Il ballo di Halloween! Natale, comply Sev** draco&anna, Mione con mark *______* , la festa di Giulia!!!! *___* :Q______ la sua prima volta con Sev!
Lì sono morta! Non ho mi sono mai emozionata tanto xD mai ho letto un episwodio del genere così....sublime** e dolce!! (è tornata in auge la mia parte romantica)

Beh.... bellissimo dall'inizio alla fine!!!
Ed ora eccomi qua, a leggere Leave a scar!
Gioisco ogni volta che psoti ahahah XD
mi hai resa dipendente!!! è una droga!!!

allora.... detto tutto ciò... complimentissimi!!!! sei in grado di stregare con già due righe, fai emozionare.
Sei molto brava a scrivere!!! Ti stimo!

In conclusione... spero che aggiornerai presto ù___ù
Adieù!
 
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kikyo91
view post Posted on 15/6/2010, 00:34




mabuonaseeeera :3 anzi, buonanotte ù.ù
da brava mancata vampira che si gode l'inizio delle vacanze estive, come potevo non aggiornare a certe ore? xD appena sfornato mie care <3
prima di proseguire volevo subito ringraziare (altrimenti so che mi dimentico perchè ho il cervello bruciato dai thè al limone T_T) beyjay per la forza di volontà e il mastodontico commento *_* per la medaglia al valore vai pure al banco 3 ù.ù *indica*, volevo anche ringraziare la ely che povera ho stressato perchè aggiornasse la sua ficcy xD e poi volevo scusarmi con la Ire e la Fla, mi dispiace di non avervi scritto ultimamente ç_ç spero che con l'arrivo delle vacanze ci sia un attimo di respiro .-. infine ringrazio tutte ad oltranza per i commenti <3 vi adoro u*u
maaa bando alle ciance *___*
avvertenze: lungaggine di capitoli, OCCtà, diabetanza (si raggiungono alti livelliii o_o)
in questo capitolo troviamo Haven't Met You Yet (di Michael Bublè ù.ù), Something (degli Escape the Fate *ç*) e Missing (dei Flyleaf *-*). e menomale che volevo mettere solo una canzone eh o.ò
detto questo vi lascio all'aggiornamento *w*
buona lettura <3 spero vi piaccia : *

Ottavo Capitolo
Il cielo estivo era oramai di un blu intenso. All’orizzonte una piccola striscia azzurra. Contrastata dall’alta luna splendente. Fra un milione di stelle. Mentre altri piccoli astri apparivano con il loro bagliore luminescente accanto alle sorelle, anche le luci delle case cominciavano ad accendersi. In una tranquilla via quella di un salotto illuminava una singolare scenetta. Due persone se ne stavano sul tavolo. Un piatto in grembo. Intenti a finire una cena cucinata poco prima. “E chi l’avrebbe mai detto? La Granger capace di cucinare!” esordì Mark. Finendo l’ultima forchettata di riso ai funghi. Hermione sbuffò. “Io so fare tutto, non dimenticarlo Wright!” gli ricordò. Il ragazzo poggiò il piatto sul tavolino. “Certo, come ho osato dubitare delle capacità di sua Maestà!” commentò sarcastico. Il prefetto ebbe la tentazione di lanciarci il coltello. Astenendosi dal precisare che il riso che avevano appena preparato veniva da una confezione già pronta. Le era bastato aggiungere acqua e sale ed ecco ottenuta una cena soddisfacente. “E comunque sappi caro che io cucino da quando ho nove anni!” sbottò ancora. Mark scosse la testa divertito. Era incredibile come quell’imbarazzo iniziale dovuto all’argomento bacio si fosse sciolto. Nel giro di un’ora erano tornati i soliti amici sconsiderati e affiatati di sempre. “Si si non serve che mi racconti la storia della tua vita Grifoncina mia…gradirei giusto sapere…non è che c’è anche un dolce?” la punzecchiò lui. Con un tono finto annoiato. Il prefetto spalancò la bocca indignato. Poi gli tirò un cuscino. I'm not surprised not everything lasts, I've broken my heart so many times I've stopped keepin' track. “Senti signorino, sappi che ci sono delle regole quando vai a casa d’altri…solo perché non ci sono i miei non è detto che tu debba ignorare le buone maniere!” lo rimproverò. Il Serpeverde la guardò scettico. Hermione si alzò e prese i piatti vuoti. “E comunque si, ci dovrebbe essere ancora del tiramisù avanzato dall’ultima visita della signora Hobbes…” aggiunse. Andando in cucina. Mark la seguì curioso. “Chi è la signora Hobbes?” chiese gongolante. Il prefetto ripose i piatti nella lavastoviglie e raggiunse il frigorifero. “È la nonna di un piccolo paziente dei miei genitori…per ringraziarli della pazienza che hanno sempre con il nipotino certe volte ci porta dei dolci…è venuta l’altro giorno quando io ero fuori…probabilmente ero da Giulia…” spiegò. Scrutando sui vari ripiani. Finalmente individuò un piatto incastrato dietro ad altre pietanze decisamente meno appetitose. Hermione allungò una mano e lo prese. Cen’era abbastanza per tutti e due. Talk myself in, I talk myself out, I get all worked up than I let myself down. “Certo che voi babbani avete un ordine tutto vostro nell’impilare le cose in questa scatola congelante eh…” commentò Mark. Il prefetto sorrise. Sapeva di quanto poco si intendesse l’amico di tutti gli elettrodomestici. Purtroppo si era fermato alle conoscenze basilari in Babbanologia. “Non lo fanno tutti i babbani…solo mia madre…perché sa che altrimenti la torta sparirebbe nel giro di un giorno…mio padre ha un debole per i dolci…” spiegò divertita. Il ragazzo annuì e fece finta di prendere appunti con una penna immaginaria sulla mano. I tried so very hard not to lose it, I came up with a million excuses, I thought I thought of every possibility. Hermione tagliò due fette e le dispose su due piattini. “Non è che il caro rampollo Wright gradirebbe del buon caffè? Penso lo abbiano raccolto giusto stamattina nelle piantagioni al di la del fiume…” disse. In tono da lavoratrice coloniale. Mark sospirò. “E come dire di no ad un gustoso caffè fatto dalle amorevoli manine della mia Herm?” rispose languido. Il prefetto arrossì. Poi però si sciolse in una risata. And I know someday that it'll all turn up, you'll make me work so we can work to work it out and I promise you kid that I'll give so much more than I get m-m. Il ragazzo si appoggiò allo stipite della porta. Il cuore gli tremò in petto vedendo quanto bella fosse la ragazza davanti a lui. Non sel’era mai dimenticato. Ogni suo gesto. Ogni sua azione automatica. La sua pignoleria. E la sua stupenda risata. Sembrava l’ossessione di una mente malata. Non certo il normale pensiero di un amico. Ma lui non poteva farci nulla. Era così sicuro di essere immerso in uno dei suoi dormiveglia. Non poteva credere di essere riuscito a sfuggire a quella orrenda routine. per essere catapultato nel meraviglioso mondo che sognava. Un mondo senza uomini incappucciati. Privi di fiducia e talvolta estremamente invidiosi. Corridoi bui. No. Ora c’era solo lei. La sua Hermione. Ovunque ci fosse lei sarebbe stata il paradiso. I just haven't met you yet. m m-m-m m-m-m m. Il rumore del caffè che ribolliva nella moka lo distolse dai suoi pensieri. Hermione spense veloce il fornello. Mise due cucchiai di zucchero in una tazzina e solo uno nell’altra. Mark sorrise. Oramai ognuno conosceva i gusti dell’altra. Avevano fatto colazione talmente tante volte assieme. “Ecco qua…e attento a non scottarti…” esordì il prefetto. Passandogli le tazzine. Mentre lei portava i due piattini. I due poggiarono tutto sul tavolo. Tornarono a sedersi sul divano. Ed attesero qualche minuto di silenzio. I might have to wait, I'll never give up, I guess it's half timing and the other half's luck. “Sai…è bello…tutto questo…” osservò poi Hermione. Il ragazzo la guardò dubbioso. “Ecco…sentire rumori in tutta la casa…echi nel corridoio…sentire la mia voce insieme ad un’altra…sono felice che tu sia venuto a trovarmi Mark…” lo ringraziò. Perché era quello che gli avrebbe veramente detto. Se fossero stati due normali amici. Se lui fosse stato solo a qualche casa di distanza. Se fosse normale trovarsi in salotto a bere caffè a chiacchierare. Il Serpeverde sorrise dolce. “Grazie a te Herm…mi hai fatto resuscitare solo con la tua risata…” ricambiò. Il prefetto arrossì. Adorava i modi di Mark. Così cavallereschi ed antichi. Così galanti. La facevano sentire importante. Wherever you are Whenever it's right You'll come out of nowhere and into my life. “Anche se non sembra è dura andare avanti così…mi manca la scuola…e non lo dico perché sono una secchiona…semplicemente…in camera con le ragazze non ero mai sola…a colazione non ero mai sola…per i corridoi, sulle scale, a lezione…ero sempre in gruppo…ora è ricominciato il tedio estivo…ogni pomeriggio me ne sto sul divano a guardare il nulla o a sprecare il tempo su quel diamine di computer…non posso stare sempre con Anna e Giulia, nessuna regola me lo impone più…però a me piacerebbe tornare a vivere tutti assieme…lo sai che a me il chiasso non piace…però…il vostro chiasso…lo preferisco mille volte a tutto il silenzio di questa stupida casa…” spiegò ancora Hermione. Il Serpeverde annuì. “Mi fa piacere sapere che sono così utile…è bello parlare con qualcuno di cui ci si può fidare e che non prova così tanta invidia da volerti cruciare appena gli rivolgi le spalle…” concordò. Poi i due si guardarono. E sorrisero. Rincuorati. And I know that we can be so amazing and baby your love is gonna change me and now I can see every possibility m-m. Passarono dei minuti senza altre parole. Fu il ragazzo a rompere il silenzio. “Allora Herm…spero tu abbia un letto grande e spazioso…non vorrei essere preso a calci come al solito…” esordì. Il prefetto rimase a bocca aperta. “Cosa ti fa pensare che dormirai nel mio letto? Guarda che ho anche una camera per gli ospiti io…oppure un divano molto confortevole…” rimbeccò. Mark la guardò deluso. “Non ci vediamo da un mese e già mi butti fuori dal tuo letto così?” esclamò. A mo di attore di telenovelas. Hermione sbuffò esasperata. “Non ci sei mai entrato nel mio letto ti ricordo…” sbuffò. Il ragazzo fece il solito sorriso sghembo. “Ti vorrei forse ricordare quella volta in cui abbiamo dormito nella tua stanza? Oppure tutte le volte che sei rimasta tu a dormire da me?” osservò. Il prefetto alzò gli occhi al soffitto imbarazzata. “Sei in debito di letto cara mia!” la riprese subito lui. Hermione lo guardò scettica. And somehow I know that it'll all turn up and you'll make me work so we can work to work it out and I promise you kid I'll give so much more than I get m-m. Mark si avvicinò. E con un balzò la bloccò al divano. “Se preferisci possiamo anche dormire qui…” ghignò. Il prefetto scosse la testa. “Il tuo fascino non ha effetto su di me Wright…arrenditi…” precisò. Il ragazzo avvicinò il viso al suo. Hermione arrossì subito. Mentre lui tossicchiò trionfante. “Sei subdolo!” lo rimproverò. Tirandogli un pugno ad una spalla. Mark fece finta di essere dolorante e cadde all’indietro. Il prefetto scosse la testa. Poi in colpa si chinò per vedere gli stati dell’amico. Quest’ultimo però ne approfittò e l’attaccò con il solletico. “Subdolo!!” ripetè ancora lei fra le risa. Il ragazzo non la risparmiò. Continuando la sua tortura. I just haven't met you yet. Alla fine Hermione riuscì ad ottenere una tregua. Così poterono continuare a bere i caffè a mangiare il tiramisù. Parlando. Di come stavano. Lei gli raccontò i giorni seguenti ad Hogwarts dopo la sua fuga. Lui le raccontò quello che poteva. Di come aveva tirato avanti in quel mese. Alla fine del resoconto i due si abbracciarono. Ed Hermione si crogiolò nel dolce profumo di Mark. Come in quelle sere sotto le lenzuola verdi argento che aveva sempre ripudiato. Poco dopo decisero di fare qualcosa di costruttivo. Il prefetto insegnò al ragazzo a giocare a Uno. Appena passata la mezzanotte i due optarono per terminare. Come deciso prima nella tregua Hermione condusse il Serpeverde in camera sua. Troppo stufi per cambiarsi i due si buttarono sul letto vestiti normalmente. La luce fu spenta in un baleno. Ed altrettanto velocemente Mark prese fra la sue braccia la ragazza. Come aveva sempre fatto. Come voleva fare da un mese. “Buona notte Herm…sogni d’oro…” le sussurrò. Dandole un bacio sulla fronte. Hermione gli si accoccolò vicino. Finalmente dimentica di tutti i problemi fattisi fino a quel momento. Senza pensare a Ron. “Buonanotte Mark…e…per favore…quando mi sveglio domani…sii ancora qui…promettimelo…” lo pregò. Il ragazzo sorrise comprensivo. “Certo che ci sarò…te lo prometto…” le rispose. E dopo quelle semplici parole. I due chiusero gli occhi. Confermando ancora una volta quel legame indissolubile che li univa. In un rapporto semplice ma forte che mai si sarebbe spezzato.
Come la notte era oramai inoltrata sopra il cielo delle case babbane, lo stesso valeva a Hogsmeade. Il vento si era placato e le finestre erano state socchiuse. Le tapparelle quasi del tutto serrate. Su tavolo in un angolo giaceva un vassoio con piatti oramai vuoti. Sul comodino una bottiglia di champagne mezza riempita. Anna osservava il liquido dondolare placido nel bicchiere fra le mani. “Certo che dell’Assenzio non sarebbe stato male…” puntualizzò. Draco finì il suo ultimo sorso e poggiò il bicchiere sul suo comodino. “Questo è un posto di lusso, non credo servano un potenziale veleno…” osservò divertito. La castana bevve piano la sua parte. Era sdraiata con le gambe allungate sotto il lenzuolo leggero. La schiena poggiata sul cuscino. Senza nemmeno che si accorgesse uno sbadiglio le uscì dalla bocca. Il biondo la guardò intenerito. Piano si avvicinò cingendole le spalle con un braccio. “Da quando bevi così piano dell’alcool?” commentò curioso. Anna poggiò il bicchiere riluttante. “Devo ancora riprendermi dall’ultima sbronza…mi sono ripromessa che non avrei esagerato…” rispose con fare superiore. Draco inclinò la testa e poggiò la guancia su quella della ragazza. “Ma che brava bambina…” la canzonò. La castana si allontanò e gli diede una leggera testata. Poi però tornò ad accoccolarsi a lui. “Sei stanca amore?” le chiese ancora il biondo. Anna tentò di rialzarsi. Il tempo che passavano assieme era troppo prezioso per essere sprecato per dormire. Però avevano veramente fatto tutto il possibile. Avevano parlato di tutto quello che era accaduto quel mese. Di quello che avevano fatto. Di loro. Avevano cenato. Avevano fatto e rifatto l’amore. Si erano punzecchiati a vicenda. Dormire sembrava essere rimasta l’ultima alternativa. E nonostante fossero giovani entrambi erano stanchi. Draco le fece una carezza sulla testa. “È arrivata l’ora di dormire…” decretò. Ma la castana era decisa. Si strinse a lui a mo di capriccio. “Non pretenderai di rimanere sveglia tutta la notte?” sbottò il biondo. Anna sbuffò arresa. Era troppo stanca anche solo per parlare. Draco le sistemò il lenzuolo in modo da coprirla bene. Poi la rinchiuse ancora fra le sue braccia. Gli sembrava così piccina. Uno scricciolo di creatura. “Tesoro…non sarai dimagrita ancora spero…” commentò d’improvviso. La castana alzò le spalle e si appoggiò al suo petto. Le palpebre già pesanti. “Sei tu che hai più muscoli si vede…” si giustificò. Per poi sbadigliare. Il biondo sorrise. Si chinò di poco e le diede un bacio. “Dormi pulce…e attenta, potrei schiacciarti nel sonno…” esordì ancora. Anna lo guardò scettica. “Se solo osi ti mordo…” ringhiò. Draco le scompigliò i capelli. Poi battè le mani per spegnere le luci rimaste soffuse. La stanza cadde nel buio. La castana si accoccolò fra le braccia del biondo. Inspirandone il profumo. “Sarai ancora qui quando mi sveglierò?” gli chiese piano. In un sussurro. Draco sorrise. “Certo piccola che ci sarò…” promise. “Se te ne vai prima che io apra gli occhi ti crucerò lo giuro su Manson…” lo minacciò. Il biondo scosse la testa. “Non lo farò…davvero…” la rassicurò. Anna sembrò tranquillizzarsi. “Buonanotte Anna…fai sogni d’oro…ti amo…” le augurò ancora Draco. La castana annuì. “Notte anche a te Draco…ti amo…e…grazie di essere tornato da me…” rispose. Con un filo di voce. Il biondo chiuse gli occhi. Felice di potersi addormentare ancora vicino a lei. Avvolto dal suo profumo alla gianduia.
Infine, anche per la terza coppia era giunta notte inoltrata. Giulia se ne stava belle che comoda fra le coperte. Fra le mani una coppa di gelato a cioccolato pralinato alle nocciole. La schiena poggiata contro la testiera del letto. Un braccio di Severus sulle spalle. Lui le stava vicino assaggiando qualche volta il dessert. Offerto sempre ed esclusivamente imboccato dalla ragazza. I due erano incollati al televisore da un’oretta buona. In quel momento nello schermo una donna correva a perdifiato fra le vie di New York verso un appartamento. Giulia fissava tutta presa la storia. Piton le guardava con poca convinzione. Sapeva che era uno dei suoi film preferiti. E che lei l’aveva visto almeno mille volte. Eppure nella scena del matrimonio andato a monte aveva pianto. Lo stava per fare anche ora. “Avanti Carrie!” la incitò la ragazza. Il professore scosse la testa divertito. La donna entrò nel palazzo. Prese l’ascensore. Arrivò all’appartamento. Lo attraversò a grandi passi. Anticipati dal ticchettio dei tacchi sul parquet. Poi eccola arrivare al suo obbiettivo. Carrie trovò le porte dell’enorme armadio spalancate. Piano entrò. Per trovarsi davanti un uomo. Giulia trattenne un sospiro agitato. Mr Big si voltò. Fra le mani le costose scarpe che avevano condotto li la donna. “Che casualità…” commentò sarcastico Severus. La ragazza gli diede un piccolo spintone. Mentre i due protagonisti si guardavano stupiti. “Non era logica…era amore…” esordì Carrie in sottofondo. Per poi precipitarsi fra le braccia dell’amato sigillando il tutto con un bacio. Piton tossicchiò sempre meno convinto. Giulia rimase con un cucchiaio stracolmo di gelato a mezz’aria fra le dita. Intanto gli altri due iniziarono a parlare. Commentando la loro sciocca idea di matrimonio che aveva scatenato tutte le disgrazie. “È il modo in cui abbiamo deciso di sposarci…era da affari…niente romanticismo!” iniziò a dire l’uomo. Carrie intanto si alzò. “Non è così che si fa una proposta di matrimonio…” continuò lui. Inginocchiandosi davanti a lei. Giulia si lasciò sfuggire un gridolino emozionato. Severus le rubò il cucchiaino spazientito. “…ma è così…” disse ancora Mr Big. Prendendo la mano alla donna. “Carrie Bradshaw, amore della mia vita, vuoi sposarmi?” chiese poi. La donna si illuminò in un sorriso. Ed annuì. “Vedi, per questo c’è un diamante…va fatto qualcosa per suggellare il patto…” precisò ancora l’uomo. Per voltarsi. E prendere una di quelle magnifiche scarpe. Giulia non si era nemmeno accorta che Piton aveva iniziato a servirsi da solo del gelato. Guardava incantata Mr Big infilare quel costoso tacco dodici al piedino minuto di lei. Nel giro di quindici minuti il film volse al termine. Appena arrivati i titoli di coda la ragazza si stiracchiò. “Incredibile che ti piaccia un film così scontato…” sbottò subito Severus. Giulia si alzò e poggiò la scodella sul comodino. Poi mise via il dvd. “Sex and the City è un classico! E Carrie e Mr Big sono così carini!” rimbeccò. Piton scosse la testa esasperato. “Devo forse considerare questo film come un messaggio subliminale?” commentò. La ragazza lo guardò dubbiosa. “Immagino che dovrò farti costruire un armadio grande almeno il doppio…” sospirò già arreso Piton. Giulia piroettò e battè le mani. “Potrebbe essere un’idea!” rise. Piton la guardò poco convinto. “Però scommetto che il film ti è piaciuto…anche se hai fatto commenti sarcastici per tutto il tempo…” lo punzecchiò la ragazza. Severus alzò un sopracciglio. “Oh certo Giulia, questo è un segno di gradimento!” ribatté ironico. Giulia gli fece la linguaccia. Poi andò alla finestra. Tirò piano le tende lanciando uno sguardo fuori. “Sei proprio sicuro di voler abbandonare questa casa Severus? Possiamo venire a vivere qui se vuoi…” esordì comprensiva. Piton scosse la testa. “Sinceramente non vedo l’ora di andarmene…non c’è spazio nemmeno per me, figurati per te e per Eveline…e poi non volevi abitare accanto a quelle altre due della combriccola?” rimbeccò. La ragazza sorrise di poco. Trotterellò al letto e si fiondò ad abbracciare il professore. “Sei davvero un angelo Sev…mi accontenti sempre…” osservò. Severus fece finta di nulla. Le guance gli si erano colorate. “Non ti ci abituare ragazzina…sono fin troppo buono…” obbiettò acido. Giulia ridacchiò. “Dici sempre così poi però continui a viziarmi…” lo punzecchiò. Piton ghignò. “Ah davvero? E se io ti dicessi di tornare filata a casa tua, immediatamente?” le ordinò. La ragazza rimase a bocca aperta. “Ma io scherzavo…” precisò dispiaciuta. Il professore si sciolse in un sorriso. Le scompigliò i capelli e la trascino sul letto vicino a lui. “Avanti, è ora di dormire…” decretò infine. Giulia lo guardò poco convinta. “Ah giusto…mi ero dimenticato del party a cui dovevamo partecipare…inizia fra poco no?” la prese ancora in giro Piton. La ragazza sbuffò. “Vuoi il tuo solito bicchiere di latte e biscotti o riuscirai a dormire anche senza?” continuò il professore. Giulia incrociò le braccia al petto. “Riesco a dormire anche senza…grazie mille…” rimbeccò ironica. Severus si alzò e ghignando se ne andò in bagno. La ragazza rimase sola nella stanza. Prima si stiracchiò. Poi le sfuggì uno sbadiglio. Era troppo stanca per non aver fatto nulla in tutto il giorno. Però andare a dormire significava dover risvegliarsi la mattina sapendo che avrebbe trascorso con Piton solo ancora poche ore. Il cuore le tremò al sol pensiero. Sarebbe andata avanti così per tutto il tempo di guerra? Vedersi a Spinner’s End e salutarsi ogni volta senza sapere quando si sarebbero rivisti? E soprattutto se si sarebbero rivisti? Giulia scosse la testa. Non doveva pensare troppo. Piuttosto doveva occuparsi del pigiama. Aveva avuto la brillante idea di dimenticarsi il cambio. Iniziò a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa di utile. Timidamente si alzò ed andò al miniarmadio. Aprì le ante curiosa. Ci trovò una serie di casacche. La ragazza sorrise divertita. Appena fra queste c’era anche una camicia nera. Non sembrava molto l’ideale per dormire in estate. Si era quasi arresa quando qualcosa attirò la sua attenzione. Era appallottolato in un angolo. Giulia allungò una mano e la prese. Era una normale t-shirt nera. La scrutò con attenzione. Quando la girò la vide. Una scritta in verde troneggiava. “Slytherins do it better…” lesse. Per poi scoppiare a ridere. Passarono cinque minuti buoni prima che potesse smettere. Non credeva che Severus tenesse certe maglie. Magari se la metteva a fare giardinaggio. La visione si Piton immerso fra bulbi e gladioli le scatenò una nuova ondata di risate. Alla fine decise di mettersi quella t-shirt. Richiuse la ante dell’armadio. Poi andò a poggiare il bracciale ed il fermaglio sul comodino. La ragazza si tolse il vestito e lo ripiegò infondo al letto. Per infilarsi la t-shirt. La misura era un po’ più grande di quella della sua maglia dei Green Day. Le arrivava a metà coscia. Si era appena sistemata i capelli quando Severus apparve sulla porta. Rimanendo basito. Giulia gli sorrise come se nulla fosse. “Ho trovato cosa mettermi a dormire…” disse solo. Gongolando. Piton scosse la testa incredulo. “Sev…da quando hai certe magliette?” chiese divertita lei. Il professore la fulminò con lo sguardo. “Credevo di averla bruciata…” sbottò acido. La ragazza scosse la testa. “Quindi non mi sta bene?” chiese un poco delusa. Facendo una piroetta. Severus sospirò. Evitò accuratamente di rispondere. Giulia si buttò con molta leggerezza sul letto. “È dell’addio al celibato di Lucius…tu non eri nemmeno nata…” spiegò il professore. Raggiungendola. La ragazza lo guardò curiosa. “Tu sei stato al suo addio al celibato?” esclamò stupita. Piton annuì esasperato. “Mi ci hanno trascinato a forza…” precisò. Giulia sorrise. Il professore in un night club. Questa le mancava. Intanto Severus si era sdraiato nel lato sinistro. La ragazza gli si accoccolò vicino. “Mi devi raccontare un po’ di cose Sev…” osservò. Piton la guardò dubbioso. “Io…io ti vedo ancora come un mio professore…vorrei sapere più cose…della…della tua vita privata…” rispose timida. Piton scosse la testa e le fece una carezza sulla testa. “Ce ne sarà di tempo per questo Giulia…ora però dobbiamo dormire…” commentò. Come stesse parlando ad una bambina impaziente. Giulia non rimbeccò. Infondo aveva ragione lui. così per una volta si limitò ad annuire. Poi si appoggiò al suo petto. Severus tirò su di poco il lenzuolo. E con un gesto di bacchetta spense la luce. “Prometto che non dormirò tutta la mattina…” esordì la ragazza. Piton la guardò scettico. “Non voglio…non voglio perdere il poco tempo che ho con te così Sev…” sussurrò ancora Giulia. Il professore si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Ci vedremo ancora Giulia…non preoccuparti…ora fai la brava bambina e dormi…” rispose. La ragazza sbuffò. Poi però si strinse ancora a lui. “Buonanotte Severus…a domani…” disse. “Buonanotte…” rimbeccò lui semplicemente. Passò qualche minuto. “Sev?” lo chiamò ancora Giulia. Il professore sospirò. “Si?” rispose. La ragazza alzò il viso. Gli occhi nocciola fissi su di lui. “Ti amo più di ogni altra cosa…non ce la farei a stare senza di te…” sussurrò. Rossa in viso. Severus sorrise. Era quella l’unica gioia della sua vita. Erano quelle parole. Dette da lei. Che lo facevano andare avanti in ogni caso. “Lo stesso vale per me Giulia…mi sei mancata in questo mese…e so che mi mancherai ancora…” rimbeccò. La ragazza si alzò e gli diede un bacio. Poi chiuse gli occhi. Mentre Piton la stringeva a se. Ringraziando per ogni attimo di quell’amore.
Il sole non tardò di molto ad arrivare. Portando con se la calura estiva e l’imminente ritorno alla realtà. I primi a svegliarsi furono in una casetta in una delle afose vie londinesi. Fu Hermione a sentire un raggio di sole fastidioso batterle sugli occhi. Appena si mosse anche Mark la seguì. I due fecero tranquillamente colazione. Per la prima volta il prefetto si cimentò nel preparare delle frittelle come quelle di sua madre. A metà operazione il cibo stava avendo la meglio. Così dovette intervenire il Serpeverde. Dimostrando l’ennesima qualità in cui eccelleva. Entrambi si gustarono il pasto lentamente. Hermione era terribilmente agitata. Sapeva che di li a poco Mark l’avrebbe lasciata sola. Ancora. Per poi rivedersi chissà quando. Chissà in che circostanze. A lei non andava di farlo tornare alla vita da sicario di Voldemort. Non era adatta per lui. Non lo voleva. Eppure non poteva fare nulla. Lei aveva il suo percorso da portare avanti. E anche Mark. L’unica differenza era che le due strade erano su versanti opposti. Quando i piatti furono riposti nel lavello Hermione capì che stava veramente succedendo. Doveva tornare alla sua realtà. Anche il Serpeverde era in ansia. Per la prima volta si sentiva agitato. Non sapeva come fare a salutare la sua Herm. Un fastidioso silenzio si creò. Fino a quando fu proprio il prefetto a interromperlo. “Devi…devi andare vero?” esordì. Con un sorriso ironico. Mark si avvicinò piano. Le posò una mano sulla testa e le fece una carezza. Ma la ragazza non si accontentò. E per la prima volta gli prese la mano e incrociò le loro dita. Per poi tirarlo a se ed abbracciarlo. “Mi raccomando, fai a brava da Ron…non voglio diventare zio…” la prese in giro il Serpeverde. Hermione sbuffò imbarazzata. “Promettimi che ti farai sentire…” rimbeccò sicura. Mark annuì. “E che non andrò a leggere sul giornale che ti hanno fatto del male…” aggiunse ancora il prefetto. Il ragazzo sorrise. “Non sono uno sprovveduto…li so gli incantesimi di difesa io…” precisò. Hermione lo guardò poco convinta. “Guarda signorino che anche io li so…” sbottò stizzita. Mark fece il suo solito sorriso sghembo. “Vuoi fare a gara di voti?” la richiamò subito. Il prefetto storse la bocca. “Mark…quando tutto sarà finito mi devi promettere che torneremo ad Hogwarts…e finiremo l’anno assieme…” gli chiese. Il Serpeverde la guardò pensieroso. “Quante richieste oggi Granger…” si lamentò. Hermione lo spintonò di poco. “Promettimelo!” ripetè. Mark sorrise intenerito. “Ma certo che si…sarà un onore gareggiare fino all’ultimo con la mia so-tutto-io preferita…” rispose. Il prefetto si morse il labbro inferiore. Le erano venuti gli occhi lucidi. “Prima che tu scoppi a piangere è meglio che vada…non riuscirei più a uscire se vedessi i tuoi lacrimoni…” disse il ragazzo. Però senza sciogliersi dall’abbraccio. Hermione tirò su con il naso. “Io…io non scoppierò a piangere!” rimbeccò. A mo di bambina. Mark scosse la testa divertito. Piano si chinò e le diede un bacio sulla fronte. Poi la strinse forte a se. Il prefetto non riuscì a dire nulla. Perché un minuto dopo il ragazzo si smaterializzò.
Allo stesso tempo in un luogo più magico un’altra coppia apriva gli occhi. Anna e Draco si erano svegliati prima dei loro standard. Prima di fare colazione si erano abbandonati ad un bagno rilassante. Poi si erano fatti portare il cibo a letto. La fame fu subito soddisfatta. Avvicinando il momento di separazione. “Draco…le tue cose le ho prese io…” disse all’improvviso la castana. Mentre si sistemava il trucco. Il biondo sorrise. “Ho notato…hai preso anche quello che non è mio…” osservò. Facendo un cenno verso la borsetta. In cui stava ancora il pacchetto di Marlboro. “La sarebbero andate sprecate…Blaise nemmeno si ricordava di avertele date…” si giustificò Anna. Draco la raggiunse allo specchio e la abbracciò da dietro. “Non fumare più…non ti fa bene…” la rimproverò. La castana fece una smorfia. “Tu non fare cretinate…e vedrai che io non fumerò…” rimbeccò dura. Il biondo scosse la testa divertito. Le diede un piccolo bacio sul collo. Poi l’aiutò ad allacciarsi il vestito. Fra poco avrebbero entrambi ripreso le false sembianze. Prima però ci voleva un saluto come si deve. Solo che nessuno dei due sapeva esattamente cosa dire. Cosa fare. Non era un bel momento. Can you help me out one last time? Anna si avvicinò. Quasi timida. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio. Occhi chiusi. Mani su quelle di lui. Un unico tenero bacio di saluto. Che per loro sembrò durare un secondo. “A quanto pare tra poco ti potrò vedere solo nei cartelloni pubblicitari…” sorrise ironico il biondo. La castana gli diede uno spintone. And now you wish that you meant something, and now you wish that you meant something to somebody else. “Quella sottospecie di palla pacchiana funzionerà a qualcosa no? Altrimenti potevi benissimo comprare un cellulare…” sbottò. Draco scosse la testa divertito. “Sempre qualcosa di cui lamentarti eh Haliwell? Accontentati una buona volta…” rimbeccò. Anna sbuffò. Lo guardò ancora. Senza dire nulla gli prese una mano e la posò sulla sua guancia. Chiuse gli occhi per qualche minuto. E sospirò. “Promettimi che non ti caccerai nei guai Anna…” le chiese il biondo. La castana alzò le spalle. “Dipende da cosa intendi per guai…” rispose. Accennando un piccolo sorriso. And now you wish met someone, and now you wish that you meant something to somebody else. Draco si avvicinò e l’abbracciò. La baciò ancora una volta. E a malincuore si staccò da lei. Avrebbe voluto ripetere la scena per almeno un milione di volte. “È ora di andare piccola…” decretò infine. Anna prese la bacchetta e se la picchiettò in testa. Pian piano tornò bionda. Si rimise i guanti e il capellino. Si allacciò i tacchi e sistemò le cose nella borsa. Anche il biondo tornò al suo travestimento. Ed in silenzio i due uscirono dalla stanza. Something to somebody else, something to somebody else. Il picchiettio dei tacchi risuonava sul parquet. Prima di scendere le scale la castana lo fermò e lo baciò. Non doveva nemmeno alzarsi in punta di piedi. Draco chiuse per un attimo gli occhi. “Lo sai che baciare Lady Gaga fa uno strano effetto?” commentò poi. Rompendo l’incanto del momento. Anna lo fulminò con lo sguardo. “Ti tirerei un calcio se non fossi in equilibrio precario…” soffiò. Poi iniziò a scendere le scale. Il biondo andò al bancone per pagare il conto. La castana fece finta di non sentire la cifra. se la sarebbe ricordata solo in presenza delle sue amiche. Non si sarebbe più potuta dare così alla pazza gioia per molto tempo. You know I would wait forever, yes I would wait (i would wait). La tentazione di frugare nella borsetta per prendere una sigaretta iniziò a farsi sentire. Se doveva essere Lady Gaga tanto valeva esserlo fino infondo. Alla fine ci rinunciò. Draco gliel’avrebbe spenta in fronte probabilmente. Subito il bell’Edward la raggiunse. Uscirono al sole come una perfetta coppia di sconosciuti. You know I would wait forever, yes I would wait. “Corri via, altrimenti inizierai a luccicare come una pailette…” lo prese in giro Anna. Il biondo ghignò. “Fra poco il caldo scioglierà e tue extencions cara…devi andare a congelarti nella tua bara frigorifera…” rimbeccò. La castana sbuffò indignata. “Guarda vampiro dei miei tacchi che questi sono tutti capelli veri…incompetente…” soffiò. Draco rise. Non resistette e la tirò a se. “Cercherò di scriverti…Gaga…” le promise. Ma la castana scosse la testa. “Anche se non dovrei dirtelo…probabilmente dalla fine del mese sarò dai Weasley…” confessò. Il biondo annuì. Le diede un piccolo bacio sulla fronte. Per poi allontanarsi. And now you wish that you meant something. Anna lo salutò con un ciao fatto dalla mano. Stretta nel guanto di pizzo. Draco le sorrise. Così la castana si voltò e iniziò la sua marcia fino alla fine della via. Il compare la seguì con lo sguardo. Anche se era una bionda dal tacco dodici quella che se ne stava andando. A lui il cuore si stringeva comunque. Perché i suoi occhi la vedevano come la solita ragazzina castana dai pesanti anfibi. And now you wish that you meant something to somebody else.
Come il tempo era passato per le due coppie, anche per la terza incombeva i momento finale. Giulia aveva mantenuto la sua promessa. Non si era svegliata tardi. Lei e Severus avevano fatto colazione con il rimanente gelato della sera prima. Il caldo entrava in abbondanza dalle finestre. Così anche loro si erano immersi in una vasca di schiuma. “Posso rubarti la maglietta come souvenir?” esordì la ragazza. Mentre giocherellava con una bolla multicolore. Piton scosse la testa esasperato. “Appena te ne andrai la brucerò…” soffiò. Giulia spalancò la bocca dispiaciuta. “Piuttosto la adotto io!” provò ancora. Il professore la guardò alzando un sopracciglio. “Cos’ha di tanto speciale quella maglia?” sbottò. La ragazza sorrise. Soffiando verso di lui un cumulo di schiuma. “È simpatica…” rispose solo. “È tristemente volgare…” la corresse l’uomo. “Però quello che dice è vero…” tossicchiò Giulia. Immergendosi poi fino al naso nell’acqua. Per mascherare il rossore sulle guance. Severus la guardò. Non riuscì a trattenere una risata. “E poi è tua…già questo la rende speciale…” aggiunse ancora la ragazza. Piton si voltò dall’altra parte. Dopo anni di frequentazione non aveva ancora imparato a non arrossire dopo queste diabetiche uscite di Giulia. Quest’ultima si avvicinò piano. Come fosse un animale marino. Intorno a lei la schiuma si muoveva placida. Appena arrivata da lui gli si buttò con le braccia al collo. “Allora posso prenderla? Per favore, per favore, per favore! Ti prego preghino!” cantilenò. Come una bambina capricciosa. Severus sospirò sfinito. “Fai come vuoi…prendila se proprio ti piace così tanto…” la assecondò. La ragazza battè le mani e lo abbracciò. Facendo fuoriuscire un po’ d’acqua dalla vasca. “Devo smetterla di dirti sempre di si…andrà a finire che perderò tutta la mia autorità…” si rimproverò poi l’uomo. Giulia gongolò. “Sev…quella l’hai persa quando Cesare ti ha spodestato dal trono di Roma…” esordì. Piton la fulminò con lo sguardo. Poi le mise una mano sulla testa e la trascinò sott’acqua. La ragazza si dibatté per qualche minuto. Alla fine Severus si arrese e la fece tornare su. “Ma io scherzavo Sev!” si giustificò subito. Il professore la guardò scettico. “Ragazzina impertinente…” soffiò. Giulia si avvicinò timida. Poi appoggiò la testa al suo petto. Il mento sopra le mani. “È inutile che ora tu faccia la carina…esigo rispetto!” esclamò convinto Piton. A mo di professore ferito nell’orgoglio. La ragazza sorrise. “Che permaloso che sei!” lo prese in giro. Severus la guardò scettico. “Così non sta guadagnando punti a suo favore signorina Wyspet…” precisò. Giulia sospirò. Probabilmente si sarebbe sentita chiamare signorina Wyspet tutte le volte in cui avrebbe fatto qualcosa che non andava. Era come quando la madre di Anna la chiamava con il nome completo. Da bravo sadico Piton invece si divertiva un mondo a vedere la ragazza corrucciata. A tentare di farsi perdonare. Ed ogni volta che la chiamava in modo formale si ricordava di tutte le sere passate nel suo ufficio. A correggere compiti. O di tutte le volte che negli ultimi due anni l’aveva sorpresa con gli occhi fissi su di lui. Giulia intanto si era spostata. Tanto da avvicinare il viso a quello dell’uomo. Piano poggiò le mani sulle sue spalle. Si chinò. E gli diede un bacio. Gli occhi chiusi. Le guance infiammate. Severus non poté resistere. La vena sadica fu oscurata dalla dolcezza di lei. Così ricambiò il bacio. Portando le mani alla sua bianca schiena. E stringendola a se. Quando si staccarono la ragazza lo guardò. Con gli occhioni nocciola in attesa. “Allora…perdonata?” sussurrò. Piton scosse la testa divertito. Poi allungò una mano. Giulia chiuse gli occhi per paura di tornare sott’acqua. Ma stavolta il professore le scompigliò i capelli bagnati. Un enorme sorriso si aprì sul viso di lei. I due rimasero immersi fino a che l’acqua non si raffreddò completamente. Poi si asciugarono ed andarono a rivestirti. Era mattina inoltrata oramai. Fuori placide nuvole coprivano il cielo. Il sole filtrava e scaldava anche troppo il terreno. La ragazza trotterellò giù dalle scale. Seguita dal professore. Aveva con se la borsa. La bacchetta. Era come se dovesse solo uscire per andare a comprare qualcosa al supermercato. Per poi tornare nel giro di qualche ora. Giulia si fermò sulla soglia. Non voleva essere lei ad aprire quella porta. Chissà se ci sarebbe più tornata a Spinner’s End. I saw the queen, swam out below her star on sea beneath. Fu Piton ad allungare una mano e poggiarla sulla maniglia. La ragazza si morse il labbro inferiore. Non voleva iniziare uno dei loro soliti addii strazianti. Quelli in cui lei piangeva e lui la consolava ripetendo sempre le stesse parole. Rinnovando le stesse promesse. Though I lifted up my hands to her, she never lifted me. Severus si fermò a guardarla. Il labbro stretto fra i denti. Gli occhi ingranditi dall’attesa. Si aspettava che diventassero lucidi in meno di un minuto. La conosceva oramai. Eppure sembrava che ci fosse qualcosa di diverso. All’ennesima occhiata dubbiosa Giulia scosse veloce la testa. “Io…io non piangerò…” sussurrò solo. Piton si avvicinò. Allontanandosi dalla porta. “Da quando hai deciso di fare la donna adulta?” rimbeccò. La ragazza abbassò lo sguardo. “Ogni…ogni volta che ci separiamo io piango…ed è così che tu mi ricordi…io questo non lo voglio…” spiegò. Tirando su con il naso. Severus la guardò intenerito. Piano la tirò a se. Facendole una carezza sulla testa. Oh something's missing in me, I felt it deep within me. “Non è affatto vero Giulia…io ho ricordi bellissimi di te…di quando venivi nel mio ufficio sorridente…di quando dormivi accanto a me fra le lenzuola…di quando mentre facciamo il bagno giochi con la schiuma…ho mille ricordi da ripercorrere…se senti che le lacrime stanno per uscire, non trattenerle…è naturale…” la consolò. Mentre le guance gli si colorarono. Non sapeva da dove prendesse tutta quella forza di rassicurazione. Non si era mai ritenuto bravo nei rapporti umani. As lovers left me to bleed alone, found something sweet. Giulia si lasciò cullare da quelle parole. Qualche lacrima tentò di scendere. Ma lei ancora lo impedì. “Mi mancherai davvero Severus…non riuscirò a sopportare nemmeno due settimane senza di te…” confessò. Piton la strinse. “Sai benissimo che vivrai benissimo senza di me…devi solo aspettare…questa è la chiave…aspettare…” la corresse. La ragazza sospirò affranta. “Nel frattempo promettimi che non farai una delle tue solite stupidaggini…sono troppo vecchio per venire a sapere che sei finita nel mezzo di una battaglia fra il bene e il male…” la pregò solo Piton. Giulia si lasciò sfuggire un sorriso. “Tu non sarai mai troppo vecchio Sev…” osservò. Il professore la guardò scettico. “Mi verrà un infarto se continuo così…” sbottò ancora. A mo di finto malato. Oh, something's missing in me, I felt it deep within me as lovers left me to bleed alone. La ragazza scosse la testa divertita. “Non sarai troppo vecchio nemmeno per essere il mio principe…” aggiunse. Severus abbandonò l’intenzione giocosa e tornò serio. Si chinò e le diede un bacio. “Niente promesse da mantenere stavolta?” le chiese poi. Giulia alzò le spalle. Con ancora le mani di lui poggiate sul suo viso. “Quelle che mi hai già fato bastano…le stai mantenendo tutte…” rispose timida. Piton annuì. Le spostò il ciuffo ribelle dagli occhi. “E sarà così che continuerò a fare…” precisò. Oh, something's missing in me, I felt it deep within me as lovers left me to bleed alone. Fu la ragazza Stavolta che lo abbracciò forte. “Severus non voglio andare via…” ripetè. Ma il professore scosse la testa. “Devi…” la contraddisse. Giulia annuì piano. Trattenendo ancora le lacrime si staccò da lui. Iniziando poi ad arretrare verso la porta. Per poco inciampò sui suoi stessi passi. “Allora…ciao Sev…spero di vederti presto e grazie…io ti…ti amo…” lo salutò. Piton fissò gli occhi scuri su di lei. Quasi a volerne imprimere l’immagine in modo indelebile nella sua mente. Something's missing in me. “Arrivederci Giulia…” rispose solo. La ragazza rimase in attesa. Non sentendo nulla aprì la porta. “Ah dimenticavo…ti amo…” aggiunse ancora il professore. Con un sorriso divertito sulle labbra. Come fosse davvero un semplice saluto. Giulia gli fece ciao ciao con la mano. Poi prese la bacchetta. E mentre una lacrima raggiungeva il solito dolce sorriso si smaterializzò. Lasciando solo della polvere turbinante sollevata da terra. Something’s missing in me.
 
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chocola91
view post Posted on 15/6/2010, 08:04




nooooooooooooooo...povera giulia.....miu miu non è giusto questa guerra deve finire adesso li voglio vedere sposati... :wub: :cry: :pitlove: aspetto un bellissimo aggiornamento come gli altri......baci
 
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Je Evans
view post Posted on 15/6/2010, 16:39




Bellissimooooooooooooooooooooooooooo!!!
Piangooo...=( Poveri che tristezza!!
Speriamo che si rivedano presto tutti e sei..
Complimenti, sei sempre magnifica!
 
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~ Disturbia
view post Posted on 16/6/2010, 14:50




Ma perchè mi devi far sempre piangere??
Anni e anni di esperienza per affinare la mia fama da "dura" e poi con questi capitoli mi fai affogare nelle lacrime.
ç_ç
Bellissimo e dolcissimo questo aggiornamento.Draco ed Anna continuano ad essere i miei preferiti...sono le mie anime affini...ma Giulia e Sev sono dempre dolcissimi!
Altro che diabete amora!
Per il prossimo aggiornamento mi prenoto per una puntura di insulina al banco 3 *.*

Per il resto don't worry...io bazzico nei pressi quando vuoi sai dove trovarmi.
Kisu
 
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miss_preston
view post Posted on 16/6/2010, 21:08




E che bell'aggiornamento!!!!!!!Tantissimo...mi sn piaciuti tanto Mark e Hermione,particolarmente. Continuo a "shipparli". Anna e Draco sono sempre i soliti fantastici,mi fanno impazzire. Sev e Giulia mi hanno fatta troppo ridere,sopratutto quando è uscita fuori la maglietta con la scritta e lei pensava ai bulbi e io mi immaginavo l'addio al celibato di quel mandrillone di Lucius: in grande stile! complimenti. Tristi al punto giusto gli addii e le considerazioni di sorta,ma ci stanno. In ultima analisi,ancora una volta uno stupendo capitolo. Alla prossima Cara.

ps. dimenticavo la citazione di Sex & the City e delle Marlboro: cn qll ti sei aggiudicata la lode!
 
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ElyTheStrange
view post Posted on 18/6/2010, 11:48




Anche se in ritardissimo eccomi a commentare!
Capitolone bello, bello, bello e molto dolce! Non vedo l'ora di leggere il seguito!!
 
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kikyo91
view post Posted on 20/6/2010, 22:42




seeeera *w* sisi lo so che ho postato nemmeno una settimana fa xD però siccome domani inizio i corsi di recupero non so quando potrò aggiornare ancora, anche se ho l'altro capitolo a bun punto *w*
cooomunque sapete che io se ho capitoli pronti non riesco a tenerli fermi per tanto xD quiiiiindi per occhiali e iniezioni di insulina rivolgersi al banco 3 *3*
Avvertenze: idea principale della Rolla ma ampliata da me *-* capitolo triste, famigliare ç_ç *diabeteee* ah e mentre scrivevo mi sono letteralmente dimenticata il nome del padre di Herm o.ò mi c'è voluta un'ora per ricordarmelo <.< sono da ricovero . - .
in questo aggiornamento troviamo Zombies Ate Her Brain (dei The Creepshow xDD) e ATWA (System of a Down *-* che poi se qualcuno sa dirmi che vuol dire ATWA me lo dica, che non l'ho ancora capito da venti anni che l'ascolto T_T).
Grazie per i commenti, vi adoro *O* e Ire, sappi che sei ancora addetta la banco 3 ù.ù
Spero che il nuovo capitolo vi piaccia u*u
buona letturaaa :3

Nono Capitolo (povero, è vecchio ç_ç xD)
Anna e Giulia rientrarono a casa per l’ora di pranzo. I genitori di Hermione arrivarono un’ora dopo la sparizione di Mark. Anche se non si erano messe d’accordo le tre sapevano benissimo che si sarebbero viste quella sera. Per raccontarsi tutto. Anche delle sorprese che avrebbero scoperto a metà pomeriggio. La prima novità arrivò a Giulia. Stava aspettando che il portatile si connettesse quando si accorse della mancanza del solito thè al limone sulla scrivania. Ne beveva a quantità industriali durante l’estate. Esclusivamente in bricchetto. Quelli della bottiglia avevano un sapore già diverso per lei. Così la ragazza si era alzata e si era diretta alla cucina. Sentiva il rumore inconfondibile del ventilatore arrivare da una stanza del corridoio. Seguito dal picchiettio di dita su una tastiera. Suo padre doveva essere ancora immerso nel lavoro. Trotterellando scese e entrò nella stanza. In salotto sua madre stava seduta al divano. Leggendo una delle sue riviste. Giulia aprì il frigorifero e prese uno dei molti bricchetti in bilico sul minuscolo scaffale alla sua destra. Subito iniziò a litigare con l’involucro della cannuccia. Alla fine lo aprì spezzandolo con i denti. Stando attenta che sua madre non la vedesse. La rimproverava sempre quando se ne usciva con quei modi poso femminili. Trionfante iniziò a bere il thè. Quando si voltò verso il lavello per buttare via la carta il suo sguardo venne attirato da qualcosa. Sul tavolo stava come al solito la posta del giorno. Non era sua abitudine curiosare fra la posta dei suoi. Se qualcosa era per lei sua madre glielo riferiva. Era anche vero però che quando lei era tornata Mary era nel giardino sul retro. Le aveva aperto Sebastian. Quindi curiosa si avvicinò alle buste. La ragazza iniziò a scorrere gli occhi. Le prime erano bollette. Fra le mani rimasero due buste singolari. Una era direttamente una pergamena. Doveva essere arrivata via gufo. Anche la seconda lo era. Giulia iniziò a sbirciare ad ogni angolo per trovare qualche riferimento su chi fosse il destinatario. Finalmente trovò una scritta. Calligrafia minuta. Quasi nervosa. C’era scritto il suo nome. Sempre più curiosa la ragazza aprì la pergamena. Nell’altra mano ancora il bricchetto di thè metà pieno. Non c’era scritto il mittente. A bassa voce iniziò a leggere. “Cara Giulia, come stai? È passato un mese da quando ci siamo visti l’ultima volta…da allora mi sono sempre ripromesso di scriverti principalmente per scusarmi…” esordì la diretta interessata. Fermandosi per inghiottire una buona dose di thè. “La nostra ultima conversazione non è stata piacevole, e come al solito è stata tutta colpa mia…mi dispiace di aver buttato via la seconda possibilità che avevo già faticato ad avere…sono stato brusco e poco sensibile, anche se confesso che ancora ora non riesco a credere a quello che involontariamente ho scoperto. Mi dispiace se questa lettera ti è sembrata troppo formale, ma ho paura che oramai le scuse, uscite dalle mie labbra, siano parole vuote per te…ci tengo ancora a te come amica, spero mi risponderai. Con affetto, Josh.” concluse d’un fiato Giulia. Leggendo l’ultimo nome il thè le andò di traverso e ne sputò gran parte sulla lettera. Iniziando a tossire. “Bevi piano quel thè tesoro, sarà gelato!” la rimproverò Mary dal salotto. La ragazza poggiò il bricchetto sul tavolo e si pulì la bocca con un tovagliolo. Riguardo alla lettera. La asciugò in malo modo e la piegò. “Hey piccola…non ti soffocare per favore…” la raggiunse sua madre. La figlia prese un profondo respiro. “Vedo che hai trovato la posta…” aggiunse ancora Mary. Giulia annuì spiegazzando ancora di più la pergamena. “Di chi era la lettera?” chiese curiosa la donna. Versandosi del succo fresco in un bicchiere. “Prima metti giù il succo…” le ordinò la ragazza. Per evitare di essere sommersa dall’albicocca. La madre la accontentò divertita. “Mel’ha scritta Josh…” rivelò Giulia. Mary strabuzzò gli occhi. “E tu hai pensato bene di inondarla di thè…che faccio, la devo buttare?” commentò. La ragazza scosse la testa. “La devi far analizzare alle altre due generalesse prima?” intuì la donna. Giulia annuì. Il ciuffo le ballò davanti agli occhi. “Che succede qui? Mica ti sarai presa la tosse bambina…” esordì Sebastian. Entrando in cucina e dando una pacca sulla schiena alla figlia. Questa piegò la lettera e la mise nel taschino degli shorts. “A proposito di posta…c’è arrivato l’invito dei Weasley per il trasferimento alla Tana…” cambiò argomento Mary. Giulia riprese il bricchetto di thè per poterlo finire in pace. “A quando sarà il lieto evento?” chiese Sebastian. La moglie gli diede una gomitata nel fianco. “Fra due settimane…Fleur e Bill dovrebbero sposarsi verso fine agosto…i preparativi dureranno circa un mese…” spiegò. La ragazza la guardò dubbiosa. “E come mai dobbiamo trasferirci così presto?” osservò ancora. Mary alzò le spalle. “Bisognerà prepararsi per l’arrivo di Harry suppongo…la barriera di protezione svanirà con il compimento dei suoi diciassette anni e servono le forze di tutto l’Ordine al completo per portarlo alla Tana senza difficoltà…” ipotizzò. Giulia iniziò a mordicchiare la cannuccia. La madre la guardò male. “Con tutto questo caos dobbiamo anche pensare ad una giornata per prendere le cose necessarie alla scuola…anche se siamo in guerra Hogwarts rimane…scommetto che la McGranitt sarà un preside molto esigente…forse dobbiamo comprare altre uniformi nuove…c’è così tanto da fare!” sospirò poi la donna. La ragazza strinse la cannuccia fra i denti. Avrebbe dovuto parlare con sua madre di quel piccolo particolare. Per lei non ci sarebbe stata una scuola per quell’anno. O almeno non da quel primo settembre. “Avanti Mary! Siamo ai primi di luglio! Non asfissiare Giulia con la scuola già da ora…” la difese Sebastian. La moglie annuì ragionevole. Poi osservò la figlia. E si bloccò. Giulia la guardò perplessa. L’uomo nel frattempo aveva rubato il bicchiere di succo di Mary. Ne aveva appena bevuto un sorso quando anche lui si voltò. Rimanendo immobile. Di rimando la figlia ricambiò l’occhiata ancora più dubbiosa. Solo allora si ricordò di essersi cambiata. Il vestito le dava noia. Così si era infilata il solito paio di shorts. E sopra la maglia rubata solo poche ore prima a Severus. La madre osservava la scena con una mano a coprirle la bocca. Per trattenere una risata. “Bimba…dove hai trovato quella maglietta?” boccheggiò allibito Sebastian. La ragazza si irrigidì ed arrossì. “Ecco…io…Mark…l’amico di Herm…ne ha regalate in grande quantità dopo la…dopo la finale di Quiddich!” inventò. Mary oramai era al limite. Aveva perfino le lacrime da quanto volesse ridere. “Io…prendo un thè…e torno su…si…probabilmente stasera vedo Anna ed Herm…quando è pronta la cena…chiamatemi…si…si…” balbettò ancora Giulia. Per poi prendere un altro thè dal frigo e filare nella sua camera. Appena arrivata in cima alle scale sentì la madre scoppiare in una sonora risata. Forse non era stata una buona idea mettersi quella maglia in una casa di convinti Grifondoro. Alla fine però rientrò in camera con un sorriso. La faccia di suo padre non se la sarebbe mai dimenticata.
Nello stesso momento, Hermione era immersa nei racconti sul convegno dei suoi. Moriva dalla voglia di raccontare a sua madre di Mark. Però suo padre continuava a ciarlare. L’avrebbe mandato via volentieri a calci. Dopo dieci minuti ininterrotti del resoconto dei nuovi elastici per apparecchi fissi qualcosa fermò la parlantina dell’uomo. Un gufo si era posato su davanzale della finestra della cucina. Anzi. Si era catapultato proprio sul vetro. Il prefetto poteva riconoscere quel barbagianni ovunque. Era Errol. Il vecchio gufo di casa Weasley. Jane corse a soccorrerlo. Oramai erano abituati alle sue apparizioni. “Tesoro prega Ron di comprarsi un computer o almeno di addestrare un altro gufo…i vicini penseranno che siamo dei collezionisti di carcasse di volatili…” commentò divertito il padre. Hermione arrossì. La madre fece rinvenire Errol con un piccolo spuntino. Poi gli prese la pergamena che era legata alla zampa. Senza dire nulla la srotolò e iniziò a leggerla. Il prefetto la guardò in attesa. Anche se sapeva che cosa c’era scritto. “A quando il trasferimento?” sospirò Granger senior. La figlia abbassò di poco lo sguardo dispiaciuta. Come era successo la scorsa estate si era dovuta trasferire alla Tana. E ciò rattristava i suoi genitori. Già non la vedevano per tutto l’anno scolastico. Che lei se ne dovesse andare via di casa prima era ancora peggio. “Fra due settimane Arthur ti verrà a prendere…il matrimonio di Bill e Fleur si terrà a fine agosto…” spiegò Jane. Hermione si morse l’interno della guancia. “Ad Hogwarts c’è un limite di peso per i pacchi che possono essere mandati agli studenti?” chiese ancora la donna. Il prefetto alzò le spalle. “Suppongo sia quanto un gufo riesce a trasportare…” rispose. La madre annuì. “Avrei tanto voluto prepararti una torta per il tuo compleanno tesoro…non importa…ti compreremo un regalo fantastico vedrai!” esclamò poi. Il padre sorrise. “Considerati fortunata Herm…hai evitato una mega dose di veleno formato dolce…” la punzecchiò. Jane gli tirò una gomitata. Hermione allungò una mano per prendere la pergamena. Poi veloce si defilò in camera sua. Promettendo che all’ora di cena avrebbe ascoltato la fine dei racconti sul convegno. In realtà a lei sarebbe piaciuta una torta da sua madre. Non cucinava quasi mai. Però quelle rare volte non erano così male i piatti. Il prefetto si buttò sul suo letto. L’invito fra le mani. C’erano tantissime cose a cui pensare. In primis a cambiare la memoria dei suoi genitori. Poi a farli arrivare in Australia sani e salvi. Nella casa che aveva già premeditatamente comprato. L’indomani stesso sarebbe andata dalla signoria Smith per chiederle il favore di tenere in buone condizioni la casa fino al loro ritorno. Avrebbe anche dovuto chiedere l’aiuto di Anna e Giulia. Fino al 19 settembre lei non avrebbe potuto fare magie. Quanto avrebbe voluto avere già diciassette anni. Le avrebbero fatto comodo. Una volta ultimati i preparativi fisici bisognava sistemare quelli emotivi. Prepararsi a rivedere Ron. Convivere sotto lo stesso tetto come due fidanzatini. No. Non era psicologicamente pronta. Per evitare di pensare a cosa l’aspettasse il prefetto si alzò e andò svelta al portatile. L’unica cosa positiva del trasferimento era che sarebbe stata lontana da quell’affare infernale. Si connesse al messenger. E come aveva previsto ci trovò sia Anna che Giulia. Aprì una conversazione multipla. “Stasera da me alle 21.00…” scrisse subito la seconda. La castana mise una faccina che dava l’ok. Hermione prese un profondo respiro. “Dobbiamo parlare di tante cose…” aggiunse. Azzardando una faccina sconsolata alla fine. “Cos’è quell’aria triste!! Il tuo Cullen ha fatto cilecca?” ironizzò Anna. Il prefetto tirò un urletto isterico. Giulia inserì una faccina che si sbellicava dalle risate. Andarono avanti a faccine per cinque minuti buoni. Poi si scrissero fino all’ora di cena. Appena i piatti di casa Granger e Haliwell furono vuoti le due volarono via come razzi alla volta di casa Wyspet. Giulia le aspettava comodamente seduta sul suo letto. Intorno a lei una miriade di bricchetti di thè vuoti. Hermione le fece la solita ramanzina. Rimanendo poi a boccheggiare davanti alla t-shirt. Anna esordì subito prenotandosi per averne una copia. Finiti i convenevoli i tre uragani iniziarono i racconti della loro fatidica giornata. Per poi passare alla lettera di Josh. Ed al trasferimento dai Weasley. A questo proposito il prefetto espose il piano che implicava i suoi genitori. Le amiche accettarono di dare una mano. Decisero quindi che lei sarebbe andata a parlare con la vicina di casa l’indomani pomeriggio. La partenza per la Tana era prevista per il 16. Primo pomeriggio. Quel giorno i coniugi Granger sarebbero rimasti a casa per salutare la loro bambina. I tre uragani si sarebbero riuniti qualche ora prima ed avrebbero svolto l’incantesimo. Per poi smaterializzarsi dai Weasley per conto loro. Riassunto così non sembrava fare nemmeno una piega. Dopo aver concordato i futuri progetti tornarono su argomenti meno seri. Hermione e Anna se ne andarono che era quasi mezzanotte. E per la prima volta Hermione non riuscì a dormire per il nervosismo. La mattina, mentre i suoi genitori erano in ambulatorio, lei andrò dalla signora Smith. Le spiegò del lavoro fittizio recitando come non credeva sapesse fare. Concluse dicendole che sarebbe passata a darle le chiavi il 16 di quel mese. Senza altre novità ne cambiamenti i giorni passarono veloci. Fino a che arrivò la sera della vigilia della partenza. Le tre si riunirono a casa di Anna. La stanza era inondata dalla musica. Trasmessa dalle casse del pc oramai sempre acceso. La proprietaria stava a testa in giù sul letto. In bocca un lecca lecca al sangue. Giulia sedeva a gambe incrociate sulla sedia girevole. Spulciando qualche volta la cartella di musica dell’amica. Hermione invece era distesa a pancia in giù. Su quella piccola porzione di letto che le era rimasta. “Hey Herm…tu porti il portatile dai Weasley?” esordì all’improvviso la castana. Le parole storpiate dal lecca lecca. Il prefetto la guardò allibita. “Certo che no Anna…siamo streghe! A cosa ci serve un computer?” sbottò quasi ovvia. Anna sbuffò. “Da quanto ne so non esistono incantesimi che mi permettano di connettermi al messenger senza pc…oppure di controllare i miei vari profili…” rimbeccò acida. Giulia ridacchiò. “Questa si che è una vera tragedia!” enfatizzò ironica Hermione. La castana rotolò di lato e per poco la fece cadere. L’amica le diede una cuscinata. “E come faccio a vedere gli episodi di Skins in streaming? I Weasley non hanno nemmeno una tv…e la mia scorta di manga non durerà in eterno…” si lagnò ancora Anna. Il prefetto sospirò esasperata. “Mi rifiuto di portare in un mondo magico un oggetto di così infimo livello…” commentò. La castana le tirò in testa una confezione di biscotti vuota. “Così sembri Piton…perfino lui si è arreso alla tecnologia!” notò. Giulia si guardò in giro innocente. “Se proprio ti serve porterò il mio…” la accontentò poi. Anna gongolò soddisfatta. Hermione sbuffò spazientita. “Questa è dipendenza pura…” esordì. La castana scosse la testa convinta. “Mica siamo tutte come te Herm! Noi non potremo passare tutti pomeriggi a piccioncinare con il nostro uomo…” osservò. Il prefetto arrossì. “Io…io non piccioncinerò tutti i pomeriggi con Ron!” squittì stridula. Giulia tossicchiò poco convinta. “Non ti crede nessuno Herm…” la punzecchiò Anna. Iniziando ad imitare i rumori di un bacio appassionato. Al limite dell’isteria Hermione prese il cuscino ed iniziò a tirarlo ripetutamente addosso all’amica. “Avanti Herm…non prendertela con lei…sai che Anna ha un piccolo problemino…” la difese Giulia. Il prefetto si voltò scettico. “I'd like to tell a little story about a girl from far away…you might feel bad, you might feel sorry about what happened, so they say…” iniziò a cantare lei. Saltando giù dalla sedia e raggiungendo le due. La castana la guardò dubbiosa. “Well once upon a time there was a sweetheart, a pretty girl with lips of red…” continuò. Indicando Anna. “Io qui avrei qualche dubbio…” rimbeccò Hermione. Giulia scosse la testa. “She took a walk down by the graveyard and out of nowhere something grabbed her head!” raccontò. Mettendo le mani sulla testa della castana. Il prefetto fece un salto. “I heard that zombies ate her brain, zombies ate her brain, zombies ate her brain! That's how she turned out this way!” spiegò semplice la ragazza. Stavolta Hermione trattenne una risata. Anna sbuffò. “Molto spiritosa…” sbottò. “Sometimes you'll see her walking downtown, not many notice the undead…can't ask the girl a simple question because she'll never ever understand!” proseguì Giulia. Facendo segno di no con la testa. Il prefetto scoppiò a ridere. La castana le fulminò con lo sguardo. “Because those zombies ate her brain, zombies ate her brain, zombies ate her brain! That's how she turned out…” ripetè la ragazza. Dando una leggera pacca in testa all’amica. Hermione ghignò. “That's how she turned out…that's how she turned out this way!” conclusero all’unisono le due. Anna tirò un cuscino ad entrambe. “…grazie mille per la canzoncina esplicativa…” esordì. Giulia sorrise. “Quindi Herm, sii buona con lei…non hanno ancora ritrovato il suo cervello…” ribadì. La castana si scrocchiò le mani. Si armò di cuscini ed iniziò a battagliare con le amiche. Che ben presto si dovettero arrendere ai colpi. La serata proseguì così. Fra punzecchiamenti e cuscini. Cercando di dimenticare l’importanza del giorno dopo.
La mattina Hermione si svegliò di buon’ora. Quando scese in cucina si trovò un piatto di fumanti cialde. Affogate nello sciroppo al cioccolato. La madre la salutò con un abbraccio. Facendo tremare il cuore del prefetto. “Partite questo pomeriggio vero?” chiese d’improvviso Jane. La figlia annuì. “Però vado con Anna e Giulia…prima vengono qui poi ci smaterializziamo assieme…” spiegò. La donna sorrise. “Scommetto che anche tu non vedi l’ora di poter fare tutte le magie che vuoi eh…” commentò. Hermione arrossì. “E quel ragazzo…il tuo Mark…ti ha più scritto da quando è stato qui?” le chiese ancora. La figlia scosse la testa. “E comunque non è il mio Mark…” la corresse. Jane ridacchiò divertita. Poi si fiondò ad abbracciare il prefetto. “Mi mancherai un sacco tesoro…e chi lo sopporta da sola per tuo padre fino a giugno?” sospirò. Hermione si sentì in pezzi. Come poteva dirle che forse sarebbe stato più di giugno? Come poteva confessarle che fra qualche ora loro non avrebbero nemmeno saputo di avere una figlia? Come poteva dirle che non ci sarebbe stata nessuna Hogwarts? Nessuna lettera. Nessun compleanno. Il prefetto bevve un lungo sorso di latte. Per cercare di far sciogliere il nodo che aveva in gola. Nonostante avesse detto più volte a se stessa di odiare i suoi genitori. Ogni volta in cui rimaneva a casa da sola. Ogni volta in cui cenava da sola. Ogni volta in cui si sentiva sola. Non voleva lascarli. E quella volta partire sarebbe stata davvero dura. “Prometti che mi scriverai…non come tuo solito però Herm…lo so che quando inizi a studiare ti dimentichi della tua vecchia mamma che aspetta risvolti sentimentali…però scrivimi comunque…” la pregò ancora Jane. Stavolta Hermione ricambiò l’abbraccio. “Tu non sei vecchia mamma…e poi lo sai che non potrò mai dimenticarmi di te…sei la mia mamma!” sbottò. La donna sorrise intenerita. Il prefetto chiuse gli occhi per evitare di iniziare a piangere. Avevano sprecato così tanto tempo. E chissà quando avrebbe potuto ancora stringere sua madre così. “C’è un momento d’affetto e io me lo perdo perché non mi avvertite? Molte grazie…” commentò finto offeso John. Entrando in cucina. Jane scosse la testa divertita. Gli fece segno di unirsi. L’uomo fece il sostenuto. Per poi cedere e abbracciare la figlia. “La mia piccola cresce sempre di più…sembri tutta tua madre…” sospirò. Scompigliando i capelli di Hermione. Quest’ultima soffiò un ciuffo finitole sugli occhi. Jane iniziò a punzecchiare il marito. Mentre il prefetto li guardava intenerita. Nonostante fossero stati due genitori severi. Nonostante non le avessero concesso molte cose nella sua infanzia. Le sarebbero mancati. Così, spinta dall’atmosfera che si era creata, si fece coraggio. “Mamma…papà…vi voglio bene…davvero…” esordì. I due si voltarono. “Anche noi te ne vogliamo Herm…siamo fieri di te…” rispose Jane. John annuì. “E a fine anno, quando ti diplomerai, noi verremo a sostenerti…” aggiunse. Hermione spalancò gli occhi. “Da…davvero?” esclamò. I due sorrisero. “Certo…sempre se ci vorrai ovvio…” asserì la madre. Il prefetto era rimasto a bocca aperta. “Promesso?” commentò ancora. John rise. “Certo tesoro…se vuoi facciamo anche il giuramento del mignolo…” propose. La figlia sorrise. Era da quando era piccola che non lo facevano. Era una specie di rito. La madre incrociò il suo mignolo con il suo. Suo padre fece lo stesso. “Noi, John e Jane Granger promettiamo che andremo ad assistere alla cerimonia di diploma della nostra Hermione…che ci possa andare in rovina l’ambulatorio!” decantò quest’ultimo. Hermione scosse la testa divertita. Poi si ricordò che quell’anno non si sarebbe celebrata nessuna cerimonia di diploma. O almeno non ci sarebbe stato il suo nome. Per interrompere il flusso di brutti pensieri si rituffò nelle cialde. Appena le finì tornò in camera. Doveva finire di preparare il baule. Fortunatamente aveva ampliato lo spazio di tutte le sue borse con l’aiuto di Giulia. Era davvero scomodo non poter ancora fare magie. Almeno il suo baule non straripava più. Ci aveva messo praticamente tutta la sua camera. Per l’ora di pranzo ebbe finito tutti i preparativi. Jane la convinse anche ad aiutarla a lavare i piatti. Nonostante avessero la lavastoviglie. Hermione era talmente in ansia che rischiò di farne cadere due. “Sei nervosa per la partenza tesoro? Non dovresti essere abituata oramai?” osservò divertita la madre. Il prefetto la guardò in colpa. “Infatti non sono nervosa per la partenza mamma…” si lasciò sfuggire. Hey you, see me, pictures crazy, all the world I've seen before me passing by. Jane la guardò dubbiosa. “Io…manca poco oramai e…devo essere sincera…almeno con te…” iniziò a dire la ragazza. L’altra annuì in segno di ascolto. “Non tornerò a scuola…almeno non quest’anno…io e le ragazze abbiamo deciso di aiutare Harry…anche se il nostro scopo principale non è esattamente così nobile…” spiegò Hermione. La donna asciugò una posata e si voltò a guardare la figlia. Teneva lo sguardo basso su un piatto che stava lavando da almeno cinque minuti. “Sinceramente non sono molto d’accordo con questa decisione Herm…però se è questo che vuoi…basta che ovunque ti trovi mi scriva per farmi sapere come stai…almeno se stai bene…” sospirò. Il prefetto strinse il piatto fra le mani. “Non ti scriverò mamma…non saprai nemmeno che esisto fra un’ora…” sussurrò. La voce tremula. I've got nothing, to gain, to lose all the world I've seen before me passing by. Jane abbandonò il panno sulla credenza. E si avvicinò. “Che intendi dire piccola?” chiese. Hermione lasciò andare il piatto nel lavello colmo d’acqua. “È troppo rischioso per voi stare qui…io…vi farò un incantesimo…con l’aiuto di Anna e Giulia…vi ho comprato una casa in Australia…vivrete li finché la guerra non sarà finita…” raccontò d’un fiato. La madre si appoggiò alla credenza con entrambe le mani. Era una cosa dura di assimilare. “Non dirlo a papà…ci rimarrebbe male lo so…spero che mi saprete perdonare poi…” singhiozzò il prefetto. Jane scosse la testa. Allungò una mano. You don't care about how I feel, I don't feel it any more. Hermione chiuse gli occhi per paura di qualche gesto affrettato. Ma la madre le fece solo una carezza sulla guancia. “Hermione Jane Granger, come posso solo pensare di serbare rancore nei tuoi confronti? Sei mia figlia Santo Cielo!” esclamò. La ragazza si morse il labbro. Poi si catapultò fra le braccia della donna. “Dovevo immaginarlo che stessi architettando qualcosa…e poi io l’ho sempre detto…sei troppo intelligente per non superare qualsiasi situazione…” la lodò. Hermione si lasciò cullare da quelle parole. Tratteneva le lacrime da quella mattina. You don't care about how I feel, I don't feel it any more. “Mamma…quando tornerò a scuola…la promessa del diploma varrà ancora?” chiese. Jane sorrise. “Ma certo tesoro…è fatta col giuramento del mignolo! Varrà per sempre…” rispose. Il prefetto prese un profondo respiro. In quel momento il campanello suonò. Era arrivata l’ora. You don't care about how I feel, I don't feel it any more. “John, vai ad aprire, sono Anna e Giulia!” lo chiamò la donna. Hermione cercò di ricomporsi. “Ricorda sempre Hermione…non sarai mai da sola…ci sono le tue amiche al tuo fianco…fa di loro la tua famiglia fino a quando non ci saremo noi…” le disse infine Jane. Chinandosi e dandole un bacio sulla fronte. Poi si tolse il bracciale d’oro. Quello che Hermione le aveva visto sempre tenere al polso destro. Quello con cui giocava quando era piccola e la teneva in braccio. You don't care about how I feel , I don't feel it any more. Senza dire nulla lo infilò al suo polso. Le piccole placche dorate tintinnarono al contatto fra l’una e l’altra. “È il primo regalo che mi fece tuo padre…” sorrise la donna. Il prefetto spalancò gli occhi. “Io…io non posso accettare mamma…è troppo prezioso per te…” rifiutò. Ma Jane scosse la testa. “Come hai detto tu, fra poco non mi saprò nemmeno di essere stata Jane Granger…quindi voglio che lo tenga tu…ed ogni volta che ti mancheremo, guardalo…noi saremo sempre li con te…” la rassicurò. “Grazie…” sussurrò a stento Hermione. “Non dimenticare Hermione…questa è la magia babbana…” aggiunse ancora la donna. Il prefetto non disse nulla. Se avesse aperto bocca sarebbe scoppiata a piangere. Si limitò ad abbracciare sua madre. Poi raggiunse le sue amiche. Hey you, are me, not so pretty, all the world I've seen before me passing by. Andarono in camera. Così Hermione poté spiegare per filo e per segno l’incantesimo a Giulia. Sarebbe poi toccato ad Anna smaterializzarsi direttamente nella casa nuova con i suoi genitori. Una volta pronte scesero. Chiamarono i due in salotto. E la castana gli lanciò un incantesimo di confusione. Il prefetto guardava la scena inerme. Non le sembrava giusto farlo fare alle sue amiche. Avrebbe tanto voluto trovare un’altra soluzione. Oppure compiere lei ciò che aveva pianificato. Ma non poteva. Rimase con le iridi puntate su sua madre in stato semi cosciente. Senza accorgersene portò una mano al bracciale e lo strinse. Mentre Giulia iniziava a recitare l’incantesimo. Silent my voice, I've got no choice, all the world I've seen before me passing by. Alla fine del procedimento i due rimasero in piedi senza dire nulla. Fino a che Anna non li avessi risvegliati sarebbero rimasti così. Ora erano convinti di essere i signori Wilkins. Australiani. Senza figli. Hermione li guardò ancora. Si sentiva vuota. Ipersensibile. Dopo pochi minuti diede l’assenso alla castana per portarli via. Mentre lei andava a dare la chiave alla signora Smith. Giulia si era concessa un bicchiere di succo. L’incantesimo era riuscito alla perfezione. Però le era costato tanta fatica. Non si era impegnata così tanto nemmeno ad un esame! You don't care about how I feel, I don't feel it any more. Nel giro di dieci minuti Anna tornò. Come anche Hermione. Ora che tutto era sistemato potevano partire. Le due richiamarono i bagagli e fecero levitare giù quello del prefetto. Che se ne stava a testa bassa. Voleva andarsene. Casa sua le stava più stretta che mai. Sentiva che stava per irrompere in un pianto disperato. You don't care about how I feel, I don't feel it any more. Anna e Giulia lo notarono. Si avvicinarono e l’abbracciarono. “Andiamo Herm…” decretò infine la prima. Hermione si aggrappò al suo braccio. E mentre sentiva tutto intorno a se svanire. Una lacrima le sfuggì. Pensando a quanto le sarebbero mancate tutte le piccole cose della sua famiglia. Perfino quelle che aveva odiato fino ad ora. You don't care about how I feel, I don't feel it any more.
La prima ad arrivare fu Giulia. Indubbiamente perché doveva trasportare solo se stessa e i bagagli. Dopo l’incantesimo non ce l’avrebbe fatta a portare anche qualcun’altro. Subito dopo apparvero anche Hermione ed Anna. Tutte e tre sulla soglia di casa. Potevano sentire gli urletti eccitati di Ginny e Mary Kate di nuovo ritrovate. Il trambusto dei vari animali nelle gabbiette. “Hey mamma! Qui abbiamo altri ospiti!” esclamò d’improvviso George. Sbucando dalla porta. Il prefetto si asciugò in fretta gli occhi. L’altro gemello lo raggiunse tutto gongolante. “Ma guardatele le tre signorinelle! Troppo adulte per arrivare con genitori?” le prese in giro. “Avevamo una cosa da sbrigare prima…” li liquidò Anna. Giulia corse fra la braccia di Fred. Che la sollevò da terra. “Eccolo qui il mio piccolo uragano! Sei cresciuta dall’ultima volta…” osservò. La ragazza scosse la testa. “Ci siamo visti un mese fa…e poi me lo dici sempre!” rimbeccò. Il rosso la poggiò a terra senza però lasciarla andare. “Perché cresci sempre di più! Io mi sono fermato a quando eri uno scricciolo di un metro e un tappo che mi faceva rubare i biscotti dallo scaffale più alto!” commentò con tono saggio. “Per la precisione è ancora alta un metro e un tappo…” tossicchiò Anna. L’amica stava per tirarle uno spintone quando una chioma bionda la investì. La castana non ebbe nemmeno il tempo di aprire la bocca che una voce cinguettante la chiamava a gran voce. “Ragosse! Siete arrivate finalmente! Oh Annà! Che piascere vedorti!! Stai un inconto!” pigolò Fleur. Stringendo forte Anna. Questa era rimasta a bocca aperta. “Ma…ma che fine ha fatto la vecchia Flebo? L’hanno rapita gli alieni?” sussurrò in direzione delle amiche. Hermione scosse la testa esasperata. “Stavamo già iniziando a preoccuparci…però pensavamo faceste un’entrata spettacolare!” esclamò Bill. Entrando subito dopo della futura moglie. A vederlo gli occhi della castana si illuminarono. La ferita infertagli un mese prima da Greyback era guarita. Però era rimasta la cicatrice. Nonostante ciò ad Anna sembrava bello come al solito. “Si..si Fleur…anche io sono felice di vederti…ora puoi staccarti?” rispose poco entusiasta. La Veela la lasciò libera tutta sorridente. Così la castana poté volare fra le braccia del suo rosso. “In verità io credevo aspettassi il tramonto per uscire dalla bara vampirella mia!” commentò. Prendendola in braccio. Anna arrossì. “Hey Bill! Hai fatto palestra oppure sei diventato più forte?” osservò affascinata. Bill ghignò fiero. “No piccola…sei tu che sei più leggera del solito…” le rispose. Poi tornò a metterla con i piedi per terra. Pian piano entrò tutto il parentado. Prima ancora che Hermione potesse salutare tutti qualcuno le si scagliò addosso come aveva fatto poco prima Fleur con Anna. Solo che era una stretta più forte. Ed un profumo decisamente più duro. “Mione! Finalmente sei arrivata!” esordì Ron. Il prefetto era arrossito a dismisura. Ma non era finita. Non le lasciò nemmeno il tempo di aprir bocca che si chinò e le diede un bacio. Si sentirono i fischi di incitazione dei gemelli e di Mary Kate vibrare nell’aria. Quando si staccarono Hermione pregò perché una voragine si aprisse sotto ai suoi piedi e la trascinasse nei meandri della terra. “Ma…ma…Ron…che…” boccheggiò. Il rosso le aveva preso la mano. Non faceva nulla per nascondere la sua felicità. Molly sorrise intenerita. “Non ti preoccupare Hermione…Ron ci ha raccontato tutto…non essere così imbarazzata…” le confessò. Ciò però peggiorò solo le cose. Dal trauma dei suoi genitori all’irruenza di Ron. Di bene in meglio. Anna iniziò ad imitare il tubare dei piccioni. Giulia scosse la testa divertita. E fu in quel momento. Che i tre uragani pensarono la stessa cosa. Quella alla Tana sarebbe stata una lunga convivenza. Molto lunga.
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4787 views
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