Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 12/3/2010, 21:59




buonsalve ragazze ^_^ colgo l'appello di Chocolat per scusarmi con tutte, ma è da un mese che ho avuto il pc in riparazione ç_ç ora mi impegnerò affinchè il prossimo capitolo sia postato in breve tempo, giuro su Manson ù.ù
 
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kikyo91
view post Posted on 23/3/2010, 22:11




ma buonasssssera bimbe mie <3 *-*
ebbe yes, la Mimi is back again ù.ù fra pc con scheda madre bruciata, windows malato e gite scolastiche sono riuscita a finire il capitolo *-* un regalo per voi piccole mie, uniche ragioni di scrittura ù.ù 11 pagine di word come piacciono a voi : * (o almeno spero che vi piacciano xD).
Avvertenze: inquietudini, OCCtudine e finale alquanto poeticamente diabetico *-*" i sacchetti per il vomito saranno forniti al banco 3 insieme agli occhiali in omaggio ù.ù
In questo capitolo troviamo La Mia Evangeline *-* (eccola --> www.youtube.com/watch?v=JuDtv7sckkY dalla Principessa e il Ranocchio ** la Disney mi chiederà il copyright xD), Lost in You (dei Three Days Grace <3) e Bella (dalla Notre Dame De Paris OST ** www.youtube.com/watch?v=AzvvjahSnGg).
Spero che il capitolo vi piaccia ^__^ prometto che mi metterò subito a sfornare il quint_o ù.ù lov u all girls *.* <3
Buona lettura ^__^

Quarto Capitolo
Il sole stava oramai tramontando. Le famiglie erano quasi tutte riunite intorno al tavolo. Davanti ad una deliziosa cenetta. Eppure qualcuno correva ancora per strada. Anna non si era fermata nemmeno un minuto. Era così ansiosa di raccontare quello che era successo all’amica. Senza esitazione bussò a casa Wyspet. Fu Mary ad aprirle. “Oh Anna ciao…tutto bene?” le chiese. Vedendola mezza accasciata sullo stipite della porta. La castana annuì. “C’è Giulia? Stavate cenando?” rispose affannata. La donna si voltò verso le scale. “Si sta facendo una doccia…ma forse si sta già cambiando…prova a vedere in camera sua…” precisò. Anna annuì ed entrò. “Vuoi rimanere a cena? Abbiamo pollo con ripieno di funghi…” propose gentilmente Mary. La ragazza abbassò di poco lo sguardo. “Devo solo parlare un attimo con Giulia…non rimango…non voglio disturbare…” disse solo. Per poi salire le scale. La donna annuì intenerita. Senza troppi complimenti Anna entrò subito nella stanza dell’amica. Era vuota. Doveva essere ancora in bagno. Piano la castana si sedette sul letto. Billy Joe dormicchiava come al solito in un angolino. Era tutto così tranquillo in quella camera. Anche se non era proprio in ordine. I vestiti buttati alla rinfusa sul pavimento. L’mp3 con la cuffie aggrovigliate sul comodino. Il computer spento sulla scrivania. Con il monitor pieno di post it. Anna sospirò. La frenesia che aveva avuto fino a poco prima si era attenuata. D’improvviso la porta della stanza si aprì. Rivelando la proprietaria. Ancora avvolta nell’accappatoio lilla. Dapprima non si accorse dell’amica. Appena la vide sobbalzò. “Scusa…non volevo spaventarti…” si scusò la castana. Giulia sorrise rincuorata. Si richiuse la porta alle spalle e si chinò per prendere la camicia da notte. Piegata sopra il cuscino. Sopra di questa aveva già preparato la biancheria pulita. Anna alzò lo sguardo al soffitto per permettere alla ragazza di vestirsi. Quest’ultima prima si incespicò sulle ciabatte di spugna. Stufa le lanciò lontano e si infilò la biancheria. Lasciando l’accappatoio giacere a terra. “Come mai sei tornata? Hai lasciato qualcosa nella mia borsa?” le chiese divertita. La castana abbassò lo sguardo verso di lei. Notò subito la grossa cicatrice sul braccio dell’amica. Quella che risaliva a un anno prima. Giulia si infilò la vaporosa camicia da notte viola. Tirando fuori i capelli. Per lasciarli ricadere liberi sulla schiena. Anna sospirò. “Ho visto Draco…” rispose. L’altra si bloccò all’improvviso. “Hai…hai visto Draco?” boccheggiò. Poi si sedette vicino a lei. La castana congiunse le mani in grembo. “Sono tornata a casa…sono andata in camera mia per cambiarmi prima di scendere a cena…ho iniziato a sentire dei rumori…la portafinestra si è aperta…credevo fosse il vento…sono uscita per chiuderla…però ho trovato lui…” raccontò. Con tono atono. Giulia la guardò stupita. “Ma…come…come ha fatto? È scappato?” chiese. Anna si portò una mano alla fronte. Poi si tolse gli occhiali e posò due dita in cima al setto nasale. “Si…quello sconsiderato si è smaterializzato da me…e ora non so come sta…se Voldemort l’ha beccato…se sta bene…stupido...imbecille…” soffiò. La ragazza scosse la testa divertita. Allungò una mano e le fece una carezza sulla testa. “Credevo di essere tornata normale Giulia…credevo di poter superare questa cosa…credevo di poter evitare di pensare a lui per almeno un giorno…poi tutto mi si è sbriciolato davanti…ed ora che l’ho rivisto mi manca più di prima…” singhiozzò la castana. L’amica sorrise comprensiva. Senza pensarci nemmeno la avvolse in un abbraccio e la tirò a se. Anna tremò di poco. Immergendo il viso in quel gesto d’affetto. “Sei ancora scossa…è normale che tu reagisca così…è successo pochi minuti fa…ma perché è andato via così presto?” le chiese. La castana si liberò e si rimise gli occhiali. “Il Marchio gli bruciava…ha dovuto…prima di smaterializzarsi però mi ha lasciato una cosa…” spiegò. Tirando fuori la palla dalla tasca della gonna. La fece rotolare piano nelle mani di Giulia. Che la guardò dubbiosa. “Dice che con questa potremmo rimanere in contatto…ma come? È una semplice palla natalizia! E pure pacchiana…” ragionò Anna. La ragazza la osservò attentamente. “Potrebbe essere una Passaporta…oppure…potrebbe aver fatto come facevano le nostre mamme con le carte…una sorta di cellulare con ologramma improvvisato…” ipotizzò. La castana sospirò. Poteva essere. Anche se Draco non era mai stato portato molto per Incantesimi. Dopotutto c’era Mark con lui. L’amica le porse l’oggetto. Lei lo appoggiò sul comodino. Stavolta toccò a Giulia fermarsi a riflettere. “Sai...io non sarei così pessimista Anna…” osservò. “Quando mai tu sei pessimista Giulia…” rimbeccò pronta la castana. L’altra sorrise. “A parte questo…pensa che hai visto Draco…hai un ragazzo che rischia la vita pur di poterti vedere…” precisò. Anna appoggiò i gomiti sulle ginocchia. Poi il mento sulle mani. “E tu ne hai uno che è così prudente da trovare qualche altro modo per soddisfare la sua bramosia di vederti…” la corresse. Giulia la guardò dubbiosa. “Fino a prova contraria Severus non si è ancora fatto sentire…” ammise riluttante. La castana ghignò. “Giulia Wyspet, sbaglio o avverto dell’acido nella tua voce?” gongolò. La ragazza arrossì e distolse lo sguardo. “Non dire cretinerie Anna…non è acido…è solo…tu sei fortunata…certo non vorrei che Sev facesse una cosa così pericolosa…però vorrei tanto vederlo…parlargli…sapere come sta…” spiegò. Anna sorrise sorniona. Poi drizzò la schiena e allungò una mano. Fu la sua volta di farle una carezza sulla testa. “Non sei un angelo Giulia…puoi anche provare dei sentimenti di odio qualche volta…ti prometto che se mai sentirò ancora Draco lo obbligherò a fare un discorsetto a Piton…anche se mi sa che dopo oggi il nostro gufaccio lo vorrà uccidere il mio Schiopodo…” disse. Giulia sorrise timida. Un rumore interruppe la conversazione. Stavano bussando alla porta. “Avanti…” esordì la ragazza. Come previsto apparve Mary. “Ragazze è pronto…ho apparecchiato anche per te tesoro…” annunciò. Anna scosse la testa divertita. Succedeva sempre così. La madre di Giulia la viziava sempre. Le due si alzarono. La ragazza prese per mano la castana e scesero. Il racconto della giornata fu l’argomento principale della cena. Mary volle sapere ogni minimo dettaglio. Sebastian non proferì parola. Anche perché nemmeno la figlia sembrava tendente a fare pace. Appena la tavola venne sparecchiata le ragazze tornarono in camera. “Giulia…posso venire a vivere con te?” chiese tranquilla Anna. Sedendosi sulla sedia della scrivania. L’amica scosse la testa divertita. “Hai una bella famiglia…mi piace…tua madre è affettuosa e poi si sta bene figli unici…” osservò. Giulia si stiracchiò. “Però se venissi a vivere qui non saresti figlia unica…e non lo sarei più nemmeno io…” puntualizzò. “Saremmo sorelle…il che è ancora meglio…” commentò pronta la castana. Giocando con la leva di abbassamento della sedia. “In quel caso non ci vorremmo più bene come ora…e io non voglio…preferisco che tu sia la mia migliore amica che mia sorella…” ragionò la ragazza. Anna la guardò. In effetti lei non si risparmiava ad insulti contro Mary Kate. Non avrebbe mai voluto fare lo stesso con Giulia. “E comunque a casa mia non è tutto rose e fiori…ci sono anche i cactus…” precisò ancora quest’ultima. La castana scosse la testa. “Una litigata con tuo padre non è una tragedia…io litigo quasi sempre con mia madre…e con mio padre non è che abbia tutto questo gran dialogo…tu sei fortunata…hai tua madre che ti spalleggia sempre…essendo poi io la sorella di mezzo non ho giustificazioni…” spiegò. La ragazza sorrise. “Devo dedurre quindi che rimarrai a dormire qui stasera?” propose. Le due si guardarono. E bastò questo. “Ti va di andare in giardino sul dondolo? Prendo il resto delle torta al limone e la finiamo assieme…” esordì ancora Giulia. La castana si alzò di scatto dalla sedia. “Fai conto che io sia già in giardino…” ghignò. L’amica rise. Le due si trasferirono sul dondolo in giardino. Pian piano il cielo divenne scuro. E le stelle fecero la loro comparsa. Insieme ad una splendida luna. Erano solo le undici quando entrambe iniziarono a sbadigliare senza sosta. Era stata una giornata movimentata. Così optarono per tornare in camera. Giulia prestò la sua maglietta nuova dei Green Day ad Anna come camicia da notte. Mentre lei si mise quella vecchia. Poco dopo le due si infilarono nel lettone a due piazze della prima. Con il lenzuolo tirato sopra la testa. “Hey Anna…ti ricordi di quando Harry ha beccato te e Draco nel dormitorio?” esordì Giulia. La castana la fulminò con lo sguardo. L’amica ridacchiò. “Pensa se fosse successo a te e a Piton…non credo che rideresti…” la rimproverò Anna. La ragazza si irrigidì al sol pensiero. “Probabilmente Harry avrebbe avuto la crescita bloccata fino alla fine dell’anno…” ipotizzò. Stavolta fu la castana a ridere. “Nemmeno a me farebbe piacere sorprendere un professore a fare certe cose…è come se scoprissi mio fratello! No grazie…l’ottica sessuale la voglio riservare solo a Draco…ah e a Manson ovvio…” sentenziò. Giulia annuì. “E io solo a Sev…e a Billy Joe…” concordò. Poi si guardarono. E risero ancora. “Sai Anna…sembriamo le sorelle Bennett…Elizabeth e Jane…quando nel film stanno sotto le coperte e la seconda confida che le piace Bingley…” osservò dopo la ragazza. Anna sorrise intenerita. “Però abbiamo deciso di non essere sorelle…” precisò. Giulia sorrise a sua volta. Poi fece sprofondare la testa nel cuscino. La stanchezza stava prendendo il sopravvento. La castana fece lo stesso. Pian piano i loro occhi si chiusero. Senza nemmeno dargli il tempo di darsi la buonanotte. Però la serata non era finita. dopo innumerevoli tentativi di prendere sonno Anna si era arresa. Nonostante la compagnia di Giulia l’avesse calmata un po’ era tornata ad agitarsi. Non sapeva per cosa. Preoccupazione per cosa fosse successo a Draco. Dispiacere che se ne fosse andato così presto. Irritazione per il modo in cui stavano andando le cose. All’ennesimo rigiramento sotto al lenzuolo la castana sbuffò. Lentamente si alzò. In silenzio. Per evitare di svegliare l’amica. Poi si andò a sedere sul davanzale della finestra. E fissò le iridi scure fuori. Anche i lampioni della strada si erano spenti. Doveva essere quasi l’una. Anna sospirò. Faceva così anche ad Hogwarts. Quando non riusciva a dormire. Era per questo che le piaceva avere la camera nella Torre. Nel dormitorio di Serpeverde non c’erano finestre. Solo un sacco di umidità che minacciava i suoi capelli lisci. La castana tirò le gambe al petto. La testa appoggiata al freddo muro. Lo sguardo rivolto in su. Nel letto invece anche Giulia si rigirava. Piano aprì gli occhi. All’inizio non capì. Poi vide il posto vuoto accanto a se si guardò in giro dubbiosa. Appena vide Anna si immobilizzò. Sembrava davvero un fantasma. Sotto la fioca luce della luna. Senza farsi sentire la ragazza si alzò. L’amica era talmente concentrata che non se ne accorse. “Qualcosa non va?” sussurrò Giulia. La castana sobbalzò. “Santo Manson! Mi hai fatto venire un colpo! Non volevo svegliarti…” esclamò. La ragazza sorrise. Si sedette infondo al davanzale. “Sei ancora in ansia per Draco?” le chiese. Anna alzò le spalle. “Quello sempre oramai…” sorrise ironica. Giulia abbassò lo sguardo. Le dispiaceva che lei stesse così male. Forse era un bene che Severus non si fosse fatto vivo nemmeno per un fugace momento. Le sarebbe mancato il doppio. E poi era una vera piagnona quando si trattava di addii. “Hai visto quante stelle ci sono stasera Anna?” esordì. La castana alzò lo sguardo al cielo. “Le solite…” rispose piatta. Giulia scosse la testa. “Però non sono tutte uguali…cen’è una…la più speciale…quella che brilla più di tutte…è la stella dei desideri…” spiegò. Anna la guardò dubbiosa. L’amica le indicò un punto in alto. In effetti qualcosa c’era. Una stella che si faceva notare di più delle altre. Sembrava davvero splendere di più. “Se hai un desiderio che vuoi realizzare ad ogni costo e lo esprimi a quella stella lei lo esaudirà…però devi darle una mano…io ho già espresso il mio così tante volte che Evangeline sarà stufa di ascoltarmi…” continuò Giulia. “Evangeline?” ripetè la castana. “È il suo nome…quella stella si chiama Evangeline…ascolta i desideri di tutti…e cerca di realizzarli…è davvero molto impegnata…però vedi come brilla? E poi c’è anche una storia su di lei…una storia d’amore…la vuoi sentire?” rispose la ragazza. Anna scosse la testa divertita. “Mi hai già farcito di melassa con tutto quello che mi hai detto fino ad ora…tanto vale continuare...” acconsentì. Giulia si alzò. “Devi sapere che c’è qualcuno innamorato di Evangeline…è una lucciola…Ray la lucciola…quando ha visto per la prima volta Evangeline non ha potuto fare a meno di innamorarsi di lei…perché ha visto subito che è una stella speciale…” iniziò a raccontare. La castana guardò per un secondo l’astro nel cielo. “Ma Ray è una lucciola…come possono lui ed Evangeline essere innamorati? È impossibile…non si contreranno mai!” osservò realista. La ragazza scosse la testa. “Ray le dedica ogni sera una canzone…una dolce dedica d’amore…ed Evangeline la ascolta…e guarda il suo Ray cantare per lei…” aggiunse. Anna la guardò. Inclinando di poco la testa. “Guarda che luce che ha la mia Evangeline…” iniziò a cantare sottovoce Giulia. L’amica rivolse il suo sguardo alla stella. “Brilla lontana ma sa che il suo Ray l'aspetta sempre qui…” continuò la ragazza. L’altra sospirò. Giulia si sporse verso il davanzale. “Je t'adore, Je t'ame, Evangeline…so che splendi per me, io vivo per te…” proseguì. Anna sorrise di poco. Chiuse gli occhi. Poteva vedere la stella brillare. Sentire il suo calore. “Ti amo ogni giorno un po' di più, la mia metà sei tu! Il cuore palpita perché, io ti adoro Evangeline…” cantilenò ancora la ragazza. Per poi avvicinarsi. E aprire la finestra. La castana sentì la brezza serale accarezzarle il viso. “Siamo anime che si cercano…è fantastico, non è così? Mais uoi!!” esclamò Giulia. Anna aprì gli occhi e alzò lo sguardo. Piano portò le mani al petto. “Guarda che luce che hai! Ti amo Evangeline!” concluse la ragazza. La castana muoveva piano le labbra. Talmente sottovoce che nemmeno l’amica vicina poteva sentirla. Ci fu qualche minuto di silenzio. Poi le due si guardarono. “Ora è meglio tornare a dormire…” propose Anna. Giulia annuì. Così tornarono sotto le coperte. “Anna…sai…è da tanto che non dormo con qualcuno…” esordì la seconda. La castana si avvicinò. “È una brutta sensazione svegliarsi in mezzo alla notte e non trovare nessuno vicino…vero?” concordò. La ragazza annuì. “Non sarò al pari di Piton…però sono qui…ci sarò per sempre…” precisò Anna. Giulia sorrise. Senza dire nulla l’abbracciò. “Hey…che ne dici se stasera usciamo?” propose ancora la castana. L’amica la guardò dubbiosa. “Chiamiamo Herm ed andiamo in qualche locale a Londra…tanto possiamo smaterializzarci…” spiegò. Giulia scosse la testa divertita. “E sentiamo, come mai proprio tu, che odi la musica tutta tunz tunz, vuoi intrufolarti in un locale pieno di tamarri con gli ormoni in defibrillio?” le chiese. Anna fece una smorfia di disgusto. “Mica ci vado per i tamarri…andiamo solo a ballare…tanto siamo occupate tutte e tre no? E poi mi manca tanto il mio amico alcol…” sospirò finta drammatica. La ragazza si passò una mano sugli occhi. “Anna Alvis Haliwell…stai conducendo sulla cattiva strada sia me che Herm, lo sai vero?” la accusò finta severa. “Ma guarda, non men’ero proprio accorta…signora Piton…sei uguale a lui!” la prese in giro la castana. Giulia le fece la linguaccia. “Però si può fare…” sentenziò infine. Anna ghignò vittoriosa. “Ora è meglio andare a dormire…” osservò la ragazza. L’amica annuì. Aggiungendo un finto sbadiglio. “Dici che Hermione si arrabbierà quando saprà che sono venuta qui senza dirle nulla?” chiese ancora quest’ultima. Giulia scosse di poco la testa. “Domani le racconteremo tutto con calma…sai che assorbe l’agitazione come una spugna...” commentò. La castana sistemò la testa nel cuscino. “Anche tu comunque, vedi di stare tranquilla…non credo che Draco vorrebbe che ti facessi venire una crisi respiratoria così dal nulla…” aggiunse ancora l’altra. Quasi a mo di rimprovero. “E tu stai attenta a non farti barricare in casa da tuo padre…metti che Piton ti viene a trovare e trova lui invece che te…” le fece il verso Anna. L’amica rabbrividì. “Oppure metti che tu e Piton vi state baciando e lui entra nella stanza…mica gli puoi dire che ti stava dando ripetizioni di Pozioni…” optò ancora la castana. Giulia sospirò affranta. “Non farmici pensare…e comunque, al massimo, Severus potrebbe darmi ripetizioni di Difesa Contro le Arti Oscure…” la corresse. Anna le fece la linguaccia. “Si certo Giulia…difesa…difesa contro i tentacoli di polpo…” ghignò. L’amica la spintonò di poco. Poi si guardarono. Per scoppiare in dei risolini contenuti. “Buonanotte Anna…” decretò infine Giulia. La castana sorrise. Stavolta rimasero così. Abbracciate. Per cercare entrambe di nascondere quel vuoto che si trovavano accanto ogni sera. Per aiutarsi a vicenda. Come due vere amiche. Quasi sorelle.
La mattina fu impiegata per la maggior parte a dormire. Mary lasciò sonnecchiare le ragazze fino all’ora di pranzo. Appena richiamate le due si erano vestite ed erano scese a mangiare. Finita anche l’ultima briciola di torta nel piatto Anna aveva preso le sue cose e sen’era tornata a casa. Non aveva nemmeno avvertito sua madre che rimaneva fuori a dormire. Giulia invece mise mano alla cornetta del telefono e avvertì Hermione per l’uscita della sera. Non le disse nulla di quanto era accaduto la sera prima all’amica. Voleva che fosse la castana stessa a spiegare. Anche lei però non era a conoscenza di qualcosa. Quando era squillato il telefono, il prefetto era in camera sua. Seduta sul letto. Fra le mani una lettera dalla grafia alquanto famigliare. Le si era stretto il cuore solo a leggere l’intestazione. La conversazione fra Giulia ed Hermione non durò molto. Giusto la precisazione di alcuni dettagli. E un immancabile consulto sull’abbigliamento. Poi le due si erano salutate. Ed ognuna era tornata ai propri affari. Giulia era tornata trotterellando in camera sua. Quel giorno era allegra più del solito. Non solo perché aveva avuto la compagnia di Anna la sera prima. E nemmeno perché la sera sarebbero uscite come ai vecchi tempi. Solo. Non poteva negare che fosse nato qualcosa in lei. Una certa speranza. I always knew that you'd come back to get me and you always knew that it wouldn't be easy. La ragazza si richiuse la porta alle spalle e tornò alla finestra. Era aperta. Come oramai era di consuetudine. La proprietaria si avvicinò piano. Un venticello leggero faceva muovere le tendine. Quanto avrebbe dato per vedere apparire da quella finestra Severus. Anche sotto forma di gufo. L’avrebbe riconosciuto in ogni sua forma. A Giulia scappò una risata. L’immagine di Piton gufo era abbastanza buffa. Magari con i soliti capelli lunghi ai lati della testa. To go back to the start, to see where it all began or end up at the bottom, to watch how it all ends. Alla fin fine non c’era molto da fare. Solo sperare. E in quanto a speranze lei era la specialista di turno. Magari era già passato a trovarla durante la notte. Mentre dormiva. Lo conosceva troppo bene il suo arcigno professore. Aveva capito che se i loro sguardi si fossero incontrati non si sarebbero staccati più. You tried to lie and say I was everything. La ragazza si sporse verso il giardino. Gli occhi rivolti al cielo. Era un pensiero al contempo triste. immaginare che Severus fosse venuto a trovarla senza nemmeno aver detto una parola. Senza averle rivolto una carezza. Eppure da quando non poteva più fare a meno di simili gesti? Da quando riservava tanta importanza a certe cose? Forse si era talmente abituata all’idea che non avrebbe mai avuto nemmeno uno sguardo da Piton che una volta assaggiato uno sprazzo di relazione era stato come entrare in una dipendenza. Ed ora quella dipendenza la stava spingendo sull’orlo dell’isteria interiore. I remember when I said I'm nothing without you. Il viso di Giulia venne colpito dalla brezza pomeridiana. Che le fece ondeggiare i lunghi capelli. E ripercorrere altre idee. Possibile che si fosse inacidita solo per aver saputo che Draco era venuto a trovare Anna? Eppure era contenta per l’amica. Solo. Anche lei voleva vedere Severus. Non pretendeva che rimanesse con lei per un pomeriggio intero. Bastava un’ora. Mezzora. Dieci minuti. Anche solo una visuale fugace di quelle iridi nere. Quanto avrebbe dato per lasciare quella guerra imminente e scappare via. Somehow I found a way to get lost in you. Per la prima volta lei. Giulia Wyspet. La prima a voler sempre combattere. Voleva mollare tutto e nascondersi in un posto sicuro. Era già stufa di continue pressioni dall’esterno. Di vedere la gente stressata. In lacrime. Ma il peggio sarebbe dovuto ancora arrivare. E se fosse successo qualcosa? Non era un gioco. Qualcuno avrebbe potuto morire. Al sol pensiero il cuore le tremò nel petto. La ragazza scosse veloce la testa. Non doveva buttarsi giù così. Non era da lei fare certe supposizioni. Let me inside, let me get close to you. Eppure si sentiva così bambina. Così fragile. Non voleva perdere nessuno a lei caro. Non voleva dover combattere contro quelli che una volta erano stati i suoi amici. Voleva smettere di pensare solo a disgrazie. Voleva tornare ad immaginarsi il futuro che tanto aveva progettato. Solo lei, Severus, Eveline e le sue amiche. In un mondo di pace e tranquillità. Change your mind I'll get lost if you want me to. Era da quando era piccolo che se lo chiedeva. Come mai gli uomini fossero così deboli di fronte al potere. A lei non sembrava un gran che comandare gli altri. Farsi rispettare con la paura. Secondo Giulia il rispetto si poteva ottenere solo con fiducia e rispetto. Non sguainando fruste e Maledizioni. Somehow I found a way to get lost in you. Piano la ragazza si allontanò dalla finestra. Per raggiungere placida l’armadio. Lo aprì senza troppo entusiasmo. Diede una veloce occhiata ai suoi vestiti. Seppure fosse dovuta ripartire di li a un mese per la Tana, la madre aveva insistito per appendere e piegare tutto il suo vestiario. Così uno di quei pomeriggi lei si era trovata ad arrampicarsi su una sedia per poter sistemare sugli appendini maggior parte della sua vita. Ogni vestito le ricordava qualcosa. You always thought that I left myself open but you didn't know I was already broken. Giulia allungò una mano ed iniziò ad accarezzare i vari capi. I vestiti da sera erano stati messi in sacchetti di plastica per non farli rovinare. Senza accorgersene uno di questi attirò la sua attenzione. Facendo fermare la mano a mezz’aria. Veloce si alzò in punta di piedi e lo prese. Togliendolo poi dall’involucro. Che finì mollemente sul pavimento. I told myself that It wouldn't be so bad pulling away you took everything that I had. Con delicatezza la ragazza sovrappose il vestito alla sua figura. Poi si voltò verso l’anta dell’armadio. Che aveva su di se uno specchio lungo. Per potersi vedere interamente. Fece una piccola piroetta. La gonna leggera le ricadde sulle gambe. Le spalline fini ondeggiarono. Ed uno strano calore le si infiltrò nel cuore. You tried to lie and say I was everything. Era praticamente nuovo quel vestito. L’aveva messo solo una volta. Quella volta. In cui sen’era disfatta lasciandolo cadere sul pavimento. Sul pavimento di quella camera. Che ora stava vuota e solitaria ad Hogwarts. Giulia chiuse gli occhi e lo strinse a se. Ricordi. Ed ancora ricordi. Ogni singolo attimo come un film perennemente in proiezione. Quanto avrebbe dato per poter premere il pulsante di stop. O anche solo quello di pausa. Aveva bisogno di respirare e lasciarsi scivolare addosso tutti quei ricordi che stavano venendo inghiottiti da odiosa malinconia. I remember when I said I'm nothing without you. D’improvviso bussarono alla porta. La ragazza sobbalzò presa di sorpresa. Senza aspettare una risposta la porta si aprì. “Giulia…” la chiamò Sebastian. Lei rimase con quell’espressione fra il sognante e lo stupito. “Esci anche oggi?” le chiese. Era la prima volta che le parlava dopo il litigio. Giulia annuì piano. “Stasera…vado a Londra con le ragazze…” rispose. Dimenticandosi completamente di non volergli parlare. L’uomo la osservò. Quello che vide gli fece sussultare il cuore. Somehow I found a way to get lost in you. Davanti a lui non c’era più quella bambina che aveva sempre creduto di vedere. C’era una giovane donna. Perfino qualcosa nei suoi occhi era cambiato. Anche se i suoi atteggiamenti erano rimasti quelli della solita Giulia. Ora assomigliava incredibilmente a sua madre. A quei tempi in cui avevano iniziato ad uscire insieme. Era per questo che aveva chiesto a Mary di vedersi. I suoi occhi così puri l’avevo guidato lontano da Lily. Rapendogli il cuore nel giro di poco tempo. E lo stesso era successo a qualche altro ragazzo nei confronti di sua figlia. Questo pensiero lo innervosiva però. Let me inside, let me get close to you. Pensare che qualche maschio da due soldi pensasse le stesse cose che lui stesso aveva pensato nei confronti di Mary. Pensare a vedere la sua piccola fra le braccia di un bellimbusto dalle parole facili. Sopratutto pensare a Giulia andarsene per vivere altrove. Anche se era abituato a non averla in casa non poteva sopportare che lei lo abbandonasse per un altro uomo. Lui era stato quello che l’aveva cresciuta. Quello che le faceva mangiare dolci anche la sera tardi. Che le preparava la bull dell’acqua calda perché le era venuto mal di stomaco. Quello che la abbracciava per farle passare gli incubi. Nonostante avesse la prova concreta davanti a lui che Giulia non fosse più una bambina. Sebastian rinnegava l’idea. Alzando le sue difese di papà geloso. Change your mind I'll get lost if you want me to. “Non ti sembra di uscire troppo?” si lasciò sfuggire. La ragazza lo guardò sbigottita. “Ieri sera sono rimasta a casa…” puntualizzò. Sebastian sbuffò. Internamente si stava prendendo a schiaffi. Non riusciva a impedire al suo cervello di trovare ogni motivo buono per riprendere la figlia. Stupida possessività paterna. “Non avrai intenzione di uscire così spero…” commentò ancora. Giulia rimase un attimo stranita. “Papà…non ti sei mai lamentato di cosa mi mettevo…” osservò preoccupata. Somehow I found a way to get lost in you. “Non ho mai visto quel vestito…quindi non mi sono mai lamentato…” sbottò quasi ovvio l’uomo. La ragazza strabuzzò gli occhi. “Non sarà che mi stai raccontando una bugia?” esclamò di punto in bianco Sebastian. Giulia alzò un sopracciglio. Nemmeno apposta. Un riflesso oramai acquisito. “E che bugia ti starei raccontando papà?” rispose. Sebastian indugiò con lo sguardo sulla camera. Si sentiva incredibilmente stupido. “Magari stasera invece di uscire con le tue amiche devi uscire con quel ragazzino di cui parli sempre con tua madre…sai che non ti darei il permesso, quindi inventi scuse…” spiegò quasi convinto. La ragazza arrossì. “Io…io non parlo sempre con la mamma di nessuno!” rimbeccò imbarazzata. Il padre la guardò scettico. “E comunque esco veramente con Anna ed Herm…non capisco perché ultimamente tu ti stia facendo così tante paranoie papà…mi hai cresciuto tu, sai perfettamente che non direi mai una bugia a te e alla mamma…è come se non mi conoscessi più…” lo richiamò Giulia. Un tono dispiaciuto nella voce. Sebastian tossì di poco. Ecco. Ora si sentiva incredibilmente in colpa. Aveva ragione lei. The pain of it all, the rise and the fall I see it all in you. “Devi ammettere che sei strano papà…lo so che sei sotto pressione con il lavoro, però ciò non ti autorizza a sfogarti su di me…” aggiunse ancora la ragazza. Era così strano dover fare certi discorsi. Non aveva mai avuto litigi grossi con i suoi genitori. Però tutte quelle storie che suo padre si inventava per riprenderla le stavano iniziando a dare fastidio. “Bada a ciò che dici signorina…ancora una parola e stasera non uscirai, intesi?” sbottò Sebastian. Giulia lo guardò perplessa. Aveva perso il filo logico della conversazione. “Ora metti apposto la camera e poi stasera scendi a cena...non voglio discutere ancora…” concluse l’uomo. La ragazza scosse la testa. “Anche se ti costa ammetterlo papà, ricorda che sono cresciuta…non puoi costringermi a rimanere bambina per sempre…” esclamò. Sebastian la guardò ancora. Poi si richiuse la porta alle spalle senza rispondere. Now everyday I find myself sayin' I want to get lost in you. Giulia sospirò stufa e si buttò sul letto. Il vestito ancora fra le braccia. Certe volte suo padre le dava proprio ai nervi. Eppure non capiva cosa non andasse. È vero avevano litigato. Però lei aveva ceduto e gli aveva parlato. In un primo momento credeva che fosse venuto per far pace. Invece questo suo continuo accanimento la sfiniva. I'm nothing without you. La ragazza chiuse gli occhi. Suo padre le ricordava Severus qualche volta. Quando cercava di ostentare il suo cipiglio severo. Però alla fin fine si scioglieva di fronte ai suoi occhi nocciola. Suo padre lo stesso. Come quando era bambina e le veniva voglia di dolci alla sera tardi. Sua madre non voleva che li mangiasse perché sapeva che sarebbe stata male. Eppure Sebastian le passava sempre di nascosto qualche sacchetto di biscotti o caramelle. E quando immancabilmente il mal di pancia si faceva sentire le stava accanto anche tutta la notte. Finché non le passava. Somehow I found a way to get lost in you. Lei non voleva essere dura con suo padre. Però doveva rendersi conto che non era più una bambina. In quanto suo genitore lei avrebbe sempre avuto bisogno di lui al suo fianco. Ma doveva anche ricordarsi che doveva lasciarla crescere. Tenerla sotto in una campana di vetro non sarebbe servito a nulla. Giulia nascose il viso fra la stoffa del vestito. Chissà che caos sarebbe venuto fuori quando lei avrebbe presentato Piton come “promesso sposo” ai suoi. Vedeva già suo padre cercare oggetti contundenti nelle vicinanze per sopprimere Severus. Perché ovviamente avrebbe dato a lui la colpa di tutto. Senza minimamente pensare che la sua bambina potesse innamorarsi di un uomo. Let me inside, let me get close to you. In certi momenti si che avrebbe voluto scappare via dalla finestra come faceva Anna. E correre fino ad arrivare alla casa del suo amato. Ma doveva solo rimanere immobile. Nella sua stanza. Ad aspettare qualcosa che forse non sarebbe mai arrivato. Giulia si diede una manata in testa. Tutti i discorsi senza senso di suo padre la stavano facendo impazzire. Change your mind I'll get lost if you want me to but. In verità tutto la stave facendo impazzire. Il pensiero di Severus che non la veniva nemmeno a trovare. Il pensiero della guerra oramai iniziata. I soffocamenti di suo padre. Aveva proprio bisogno di uscire e non pensare a nulla. Tutto ciò che le veniva in mente le faceva male. E lei era stufa di star male. Di piangere. Somehow I found (somehow I found). Doveva solo distrarsi. E quella sera ci sarebbe riuscita. Scacciando subito l’idea che magari Piton sarebbe potuto venire mentre lei non c’era. “Giulia smettila che diamine! Stai diventando ossessiva!” si rimproverò. Tirando una testata al cuscino. Poi sbuffò. E si lasciò andare sulla coperta. Sprofondata nel materasso. Continuando così, nel giro di un mese, l’avrebbero dovuta ricoverare in manicomio. Se lo sentiva. A way to get lost in you (a way to get lost in you).
Giulia rimase in camera sua fino all’ora di cena. Quando scese mangiò senza dire una parola e poi tornò di sopra a prepararsi. “La vuoi smettere di litigarci di continuo Sebastian?!” sbuffò sfinita Mary. Tirando una gomitata al marito. Che la guardò dubbioso. “Ti sembra che ci abbia litigato ancora? Non mi ha nemmeno rivolto una parola…” commentò irritato. Giocherellando con una patata al forno. La donna scosse la testa stufa. “Ti ho sentito prima sai? Da quando sei così paranoico eh?” lo rimproverò. L’uomo guardò altrove imbarazzato. “Smettila di trovare tutte le scuse del mondo per rimproverarla e facci pace…non ci vuole molto, sai benissimo che Giulia ti vuole bene e soffre per questa situazione…” aggiunse ancora Mary. Sebastian indirizzò gli occhi sul piatto davanti a se. “Si vede come soffre…esce con le sue amiche…” mugolò. La donna si lasciò sfuggire una risatina. “Ma ti senti Sebastian? Sembri un ragazzino geloso della ragazza che gli piace!” lo prese in giro. Il marito lasciò andare la forchetta sul tavolo ed incrociò le braccia al petto imbronciato. “Ascoltami…fai pace con lei...Giulia è in un momento triste della sua vita e noi dovremmo starle vicino…non pressarla in continuazione…tu sei il suo papà, invece di farle stupidi discorsetti sulle api e i fiori, vedi di darle un abbraccio e dirle solo “tesoro io sono qui”…non penso ci voglia una laurea in babbanologia no?” consigliò Mary. L’uomo la guardò sbigottito. Cercando qualche parola per replicare. Ma non ne trovò. Perché sua moglie aveva perfettamente ragione. Intanto di sopra la protagonista del discorso si era immersa nell’armadio. Aveva rimesso apposto il vestito e ne stava cercando uno meno elegante. Oramai conosceva il genere di posti in cui le portava Anna di solito. Hermione si rifiutava di entrare nei locali per alternativi. Così finivano immancabilmente in qualche posto pieno di palestrati e donnine facili. Ma a loro bastava ballare e divertirsi. E per quella sera magari anche lei si sarebbe concessa un bicchiere di alcool in più. Alla fine la ragazza optò per una gonna corta a balze viola. Ed un top a corpetto dalla fantasia scozzese nera e viola. Senza spalline. Forse era un po’ eccessivo ma non aveva trovato di meglio nel suo armadio. Veloce si pettinò e si truccò. Poi aprì il cassetto inferiore dell’armadio. Quello delle scarpe. Le sue Converse stavano come al solito ai piedi del letto. Tanto valeva metterle a posto se le usava praticamente sempre. Una delle prime paia erano le ballerine. Ma per quella sera Giulia aveva deciso di lasciarle li. Per passare a qualcosa di più. Con un gesto sicuro prese un paio di scarpe col tacco che le aveva regalato sua madre. Erano nere e lucide. Dalla punta. Non erano molto alte, abbastanza da farle rimpiangere le Converse. Le aveva messe un paio di sere ad uscire. Ricordandole tutti i pomeriggi in cui ci girava per casa nella speranza di abituarsi ai tacchi. Finalmente c’era riuscita. Sua madre si scioglieva sempre quando le vedeva mettere quelle scarpe. A lei facevano un effetto strano. Non si sentiva molto se stessa. Però un po’ di cambiamento qualche volta ci voleva. Così se le sistemò ai piedi. Prese la pochette viola e le allungò il cordino per metterla a tracolla. Poi prese anche il copri spalle. Anche se fossero tornate tardi si sarebbero smaterializzate. Avrebbe preferito fare la strada a piedi che immergersi in quel freddo. Infine prese le chiavi di casa ed uscì dalla stanza. Il picchiettio dei tacchi sul parquet la rallegrava. Le piaceva quel tic tac. Piano scese le scale. Sentiva la tv accesa in salotto. “Io vado…” annunciò. I suoi si voltarono e come previsto Mary si illuminò nel vedere le scarpe. “Non tornate tanto tardi mi raccomando…” sorrise. La ragazza annuì divertita. Fece per voltarsi ma la madre la fermò. “Bhe, cos’è, non mi dai nemmeno più il bacio sulla guancia?” si lagnò. Giulia la guardò truce. “Sai che con questi trampoli rischierei la vita a venire fino a li…” precisò. Mary rise e le fece segno di andare. La ragazza le fece la linguaccia ed uscì. Dopo qualche minuto una figura la raggiunse. Era fasciata in un vestito azzurro dalle spalline fini. Ai piedi delle scarpe-sandali con tacco maggiore di quello di Giulia blu. Portate con molta più disinvoltura. “Che schianto Herm!” fischiò la ragazza. Il prefetto arrossì smisuratamente. Per strada già due macchine le avevano suonato il clacson come apprezzamento. “È opera di mia madre…mi ha comprato questo vestito e ha insistito perché lo mettessi…” biascicò. La ragazza sorrise. “Tua madre ha buon gusto…ti sta benissimo…” commentò. Hermione non ebbe il tempo di negare che davanti a loro apparve la terza. “Anna! Quante volte ti ho detto che non devi smaterializzarti in mezzo alla strada!” la rimproverò subito il prefetto. La castana si stiracchiò finta innocente. Indossava un vestito con il busto lucido e la gonna in tulle corta. Ai piedi le classiche Mary Jane da Gothic Lolita. Che la alzavano di molti centimetri. “Vedo che vi siete messe bene in tiro ragazze mie…” si complimentò. Giulia ed il prefetto arrossirono. “Andiamo?” cercò di cambiare argomento la seconda. Anna annuì. Senza dire nulla levò la bacchetta e sparì. Hermione sbuffò esasperata poi si attaccò al braccio della ragazza. In un secondo anche loro sparirono. Per riapparire qualche minuto dopo in un vicolo. “Dove andiamo ora?” esclamò esagitata Anna. Giulia si sporse verso la strada. “Possiamo andare al solito locale che dite?” propose. Il prefetto storse il naso. “Se proprio dobbiamo…” commentò. La castana gongolò. “Non potremmo andare in quel bar che vi ho fatto vedere l’ultima volta?” provò. Hermione scosse la testa subito. Anna sbuffò stizzita. “Allora Blue Bar?” ripeté la terza. Le amiche alzarono le spalle arrese. Così uscirono dal vicolo e si misero in marcia. Il Blue Bar era un locale che avevano scoperto alla ultima uscita in giro per Londra. Era un posto abbastanza frequentato. C’era gente di tutte le età e la musica variava. Vecchi successi anni sessanta, hardcore, commerciale perfettamente ballabile. Anna c’era abituata oramai a non sentire nemmeno una nota del suo rock. Ma d’altronde se voleva ballare non aveva molta scelta. Qualche minuto dopo arrivarono finalmente a destinazione. Le tre si misero in fila ed iniziarono a frugare nelle rispettive borse per prendere i soldi per l’entrata. “Sbaglio o c’è sempre più gente ogni volta che veniamo?” sbottò infastidita Hermione. “Non hai tutti i torti Herm…speriamo che liberino la pista…” le diede ragione Giulia. Anna stava per replicare. Però si bloccò. Poi con uno scatto si nascose dietro al prefetto. “La tua imitazione di James Bond non è divertente Anna…” rimbeccò ironica quest’ultima. La castana la zittì. “Non dire il mio nome ad alta voce!” sussurrò. Giulia scosse la testa divertita. Alzò lo sguardo per vedere chi potesse essere il diretto interessato che l’amica stava evitando. “Ma si può sapere chi c’è?!” sbottò irritato il prefetto. Stavolta Anna uscì dal suo nascondiglio. Sempre guardandosi in giro con circospezione. “Ma è possibile che con tutte le sere in cui può uscire quell’idiota esce stasera?!” ringhiò spazientita. Hermione cercò di seguire i suoi occhi per vedere il soggetto dell’odio. Ma non vide nessuno di particolare. “Giulia tu hai capito?” chiese. La castana però la anticipò. “Greg è qui…l’ho visto entrare con dei suoi amici tamarri…” spiegò. Il prefetto sospirò sollevata. “E io che pensavo che avessi visto chissà cosa…” commentò. “Certo Herm…fra i suoi amici c’era anche Voldemort in borghese…” aggiunse stizzita Anna. Hermione rabbrividì. Giulia trattenne una risata. Qualcuno le picchiettò sulla spalla. “Avete intenzione di entrare o trasferirvi qui davanti?” tuonò un omone alto e dalle spalle larghe. In un secondo le tre gli porsero i soldi ed entrarono. Si diressero subito infondo al locale. Nell’angolo in cui c’erano dei tavoli accerchiati da divanetti di pelle. “Sicuramente quell’allampanato starà nel privè…” soffiò con odio la castana. Sedendosi e accavallando le gambe. Le amiche si sedettero subito dopo. “Io non capisco poverello…che ti ha fatto di male per meritare tutto questo odio?” rimbeccò il prefetto. Anna la fulminò con lo sguardo. “Esiste…basta questo…” rispose pacata. Giulia rise. “Se si avvicina gli lanci una lozione abbronzante…vedrai come corre a riprenderla…così te ne liberi…” propose. La castana sbuffò e prese subito il menù sul tavolo. “Ho bisogno di alcool…” esalò già sfinita. Hermione scosse la testa esasperata. “Iniziamo con un buon Martini?” sorrise la ragazza. Anna la guardò scettica. “Tesoro a me serve di più che un Martini…Assenzio a manetta…” la corresse. Il prefetto guardò entrambe allibita. “Siamo arrivate da nemmeno dieci minuti e già volete bere?” squittì. Giulia e la castana si scambiarono uno sguardo innocente. “Calmati suor Geralda, ho solo bisogno di un integratore per il mio umore…” commentò la seconda. “Herm prendi qualcosa anche tu…la prima consumazione è anche gratis…” fece pubblicità la prima. Hermione sospirò e si arrese. Stava martoriando il suo povero cervello da tutto il giorno. Un po’ di alcool non le avrebbe fatto male infondo. “Ah dimenticavo, ho delle novità!” esordì ancora Anna. La ragazza rimase a giocherellare col menù. Mentre il prefetto si voltò. “Draco è venuto da me ieri…” iniziò a dire. “Co…cosa?!” boccheggiò Hermione. “Appena sono tornata a casa l’ho trovato in camera mia…mi ha lasciato un oggetto che credo userà come telefono…come facevano le nostre madri per contattarci quando eravamo a scuola…” continuò ancora la castana. L’interlocutrice si voltò verso Giulia. “Tu lo sapevi?” chiese. Quest’ultima alzò le spalle. “È scappata da me appena lui sen’è andato…” spiegò. Hermione le guardò incredula. “E…e lui ti ha più detto nulla? Cioè…ti ha contattato?” chiese. Anna scosse la testa. “Non so se è stato beccato…non so se sta bene…non so se ritornerà…” disse loro. Il prefetto abbassò lo sguardo. Ci fu qualche minuto di silenzio fra le tre. Che fu rotto da quest’ultima. “Anche io vi devo dire una cosa…” sospirò. Le amiche la osservarono curiose. In quel mentre arrivò la cameriera a prendere gli ordini. Appena questa se ne andò il prefetto riprese. “Oggi mi è arrivata una lettera…di Ron…” disse. Giulia la guardò dubbiosa. “Che c’è che non va Herm?” le chiese. Hermione portò una mano al ciondolo colpevole. Non aveva voluto toglierselo nemmeno per uscire. “Non gli risposto…mi ha scritto che non vede l’ora che io mi trasferisca la per il matrimonio di Bill e Fleur…dice che gli manco…io…io però non avevo mai nemmeno pensato a scrivergli…ho solo Mark in testa e non è normale…” spiegò. Si sentiva estremamente in colpa. “Ma Herm è normale che non pensi a lui…sai che Ron è al sicuro a casa sua, mentre Mark è da qualche parte in mezzo ai Mangiamorte…” la giustificò Giulia. Il prefetto scosse la testa. “Sono un essere orribile…ho voluto questo per anni e ora che dovrei essere finalmente felice mi sto rovinando tutto…” singhiozzò quasi. Anna si sporse verso di lei e le prese la testa fra le mani. “Hermione Granger ascoltami: tu non stai rovinando un bel niente! Ron sa perfettamente che è un periodo difficile per te…vedrai che quando staremo alla Tana ti starà vicino e tu starai bene in sua compagnia…è normale che provi preoccupazione per Mark…l’ultimo anno siete stati praticamente sempre insieme…” le disse con decisione. Hermione la guardò negli occhi. Ed annuì. Così l’amica la lasciò andare. “Ci stiamo complessando più di quanto non serva che diamine…” commentò poi quest’ultima. L’imprecazione fu interrotta dall’arrivo dei drink. Hermione e Giulia alzarono i loro bicchieri di Martini con oliva compresa, mentre Anna levò il suo vede acceso. Si guardarono negli occhi e fecero cin cin. Per poi bere. La castana bevve quasi tutto d’un fiato. “Sono stufa di pensare, pensare e pensare…” sbottò. Le amiche annuirono d’accordo. “Che dite se balliamo?” propose il prefetto. Anna sorrise e bevve anche l’ultimo sorso. Seguita da Hermione e la ragazza. Poi i tre uragani si spostarono sulla pista. C’era un sacco di gente. Anche se la maggior parte stava nel piano di sopra. L’ennesima canzone tonante riempì l’aria. “Manson mi esorcizzerebbe se mi vedesse ballare questo schifo…” sbuffò la castana. Nemmeno finita la frase che un uomo si avvicinò ed iniziò a ballare attaccato al prefetto. Che non poté fare altro che arrossire. Subito Giulia la corse a salvare. “Hey tu, mica ci starai provando con la mia ragazza spero…” commentò, con tono da finta spavalda. L’uomo rimase un po’ perplesso. La ragazza prese Hermione per un braccio e la tirò vicino a se. Il diretto interessato si allontanò senza molti complimenti. “Credevo di essere io la tua ragazza!” sbottò Anna divertita. Giulia tirò a se anche lei. “Ma lo siete tutte e due!” esclamò. Hermione scosse la testa. Ridendo. L’amica la fece piroettare. La castana ballava tranquillamente quando sentì qualcuno poggiare una mano sulla sua spalla. Era già pronta a rifiutare un altro essere inutile quando, appena visto chi fosse, si bloccò. “Anna! Non pensavo frequentassi questi posti…che casualità!” esclamò Greg. Anna si irrigidì. “Mi ci hanno trascinato le mie amiche…volevano ballare…” si giustificò. Il ragazzo si voltò e salutò le altre due. Che guardavano la scena curiose. “Noi stiamo andando nel privè…vi va di venire con noi?” propose il ragazzo. Dietro di lui c’erano altri tre tipi. Che sembravano fremere dalla voglia di stare in compagnia del trio. La castana scosse subito la testa. “No grazie…non siamo tipe da privè…” rifiutò. Hermione alzò le testa e diede una rapida occhiata di sopra. Doveva trattarsi di una specie di caos infernale. Greg alzò le spalle. “Peccato…allora ci si vede in giro…magari dopo si balla un po’…” provò. Anna però non demordeva. Lo guardò in modo abbastanza scettico. I tre amici si avviarono. Il ragazzo si sporse verso la castana. “Mi piacerebbe stare un po’ con te stasera…non abbiamo mai avuto occasione di parlare io e te…sarebbe bello…” le sussurrò. Anna era stata colpita in pieno dal forte profumo di lui. L’aveva quasi stordita. Al vedere che lei non rispondeva Greg salutò Giulia ed Hermione. Poi seguì i suoi amici. La seconda si avvicinò all’amica. “Tutto ok Anna?” le chiese. La castana fece una smorfia di disgusto. “Io odio i tamarri…” soffiò. Per poi guadare il bancone. “E va bene…secondo giro!” annunciò Giulia. Così le ragazze si spostarono per aiutare l’amica ad affondare le sue isterie in un altro bicchiere di Assenzio. Sperando che, almeno per quella serata, le sorprese fossero finite.
Nel mentre, in due posti differenti, i tre protagonisti delle preoccupazioni del trio si crogiolavano nei loro pensieri. Ognuno nella propria stanza faceva il resoconto del proprio stato. Piton era arrivato sull’orlo della sopportazione. Voleva vedere la sua Giulia. Perfino il fatto che Draco avesse potuto vedere Anna lo irritava. Lui che era molto più capace avrebbe potuto farlo in modo migliore e senza conseguenze. Il biondo invece si malediceva. Avendo visto la sua amata continuava a sentire il bisogno di averla ancora accanto a lui. Ed infine il terzo. Quello più lontano dei tre. Girava irrequieto. Ron voleva che Hermione gli rispondesse. Non l’aveva sentita da quando si erano separati alla stazione. Voleva sapere come stava. Anche se sapeva che stava pensando a tutt’altro che a lui. Severus si stanziò per la millesima volta davanti alla grande portafinestra della sua presunta stanza. Fuori il buio si stava appesantendo. Nemmeno le stelle avevano il coraggio di uscire. Bella, la parola bella è nata insieme a lei. L’uomo tirò le tende. Era stanco. Stanco della vita che era costretto a condurre. Stanco del fardello che Silente gli aveva posto sulle spalle. Stanco di dover sempre evitare di pensare a lei. Anche un minimo sgarro l’avrebbe pagato caro. E lui non se lo poteva permettere. Col suo corpo e con i piedi nudi, lei è un volo che afferrerei e stringerei, ma sale su l'inferno a stringere me. Il professore si sedette sul letto. La testa fra le mani. Non poteva credere di essere alla stregua di Draco. Sentiva che fra poco si sarebbe abbandonato agli impulsi. Che avrebbe preso la bacchetta. Sarebbe andato in qualche passaggio buio. E si sarebbe smaterializzato da Giulia. Eppure non era passato nemmeno un mese! Come poteva essere così debole? Ho visto sotto la sua gonna da gitana, con quale cuore prego ancora Notre Dame. Non era mai successo che abbandonasse la ragione in quel modo. Che razza di potere aveva quella ragazza su di lui? La sua mente non era mai stata così leggibile come ora. E Severus sapeva che era pericoloso. Eppure. Non riusciva a non vedere dovunque quei due occhioni nocciola. Non riusciva a non sperare di poter tornare presto da lei. Non riusciva a smettere di sentire il suo canto nella testa. Non ci credeva nemmeno. Lui. Severus Piton. Acido. Insensibile. Bastardo professore. Messo in ginocchio dall’amore. Quando mai! C'è qualcuno che le scaglierà la prima pietra? Sia cancellato dalla faccia della terra! L’uomo si passò una mano sugli occhi. Le giornate sarebbero diventate sempre più dure. Aveva un arduo compito da portare a termine. Ed in questo Giulia non doveva fare a sua comparsa. Però gli mancava. Ogni singolo gesto. Ogni singolo movimento. Stava impazzendo. Se fosse andato avanti così per ancora solo un’ora sarebbe andato da lei. Ne era sicuro. Volesse il diavolo, la vita passerei con le mie dita tra i capelli di Esmeralda. Sembrava che quelle ragazze fossero veramente fonte di una sorta di incantesimo d’amore. Draco stava iniziando a crederci veramente. Era passata quasi un’ora oramai. Stava seduto sul freddo pavimento. Rigirandosi una palla di vetro fra le mani. La neve che vi si agitava dentro era l’equivalente della sua mente. Troppi pensieri. Troppe idee. Troppe paure. Bella, è il demonio che si è incarnato in lei. Voleva tornare da Anna. Avido com’era quel fugace incontro della sera prima non era bastato. Quel lungo bacio che si erano dati l’aveva fatto peggiorare ancora. Perché lui era così. Un bambino viziato che voleva sempre di più. Per strapparmi gli occhi via da Dio, lei che ha messo la passione e il desiderio in me, la carne sa che paradiso è lei. Subito l’entusiasmo del biondo si spense. Stavolta sel’era cavato con qualche graffio. Però Piton aveva ragione. Se Voldemort si fosse accorto che lui sgattaiolava via per andare sempre nel solito posto. L’avrebbe ritracciato. Avrebbe preso Anna. Magari ucciso qualche suo famigliare. Era meglio evitare la tragedia. Oppure c’era un altro metodo. C'è in me il dolore di un amore che fa male e non m'importa se divento un criminale. Chiedere a Piton o a Mark un modo per non farsi scoprire. Questa volta aveva fatto tutto di sua iniziativa. Ma di certo loro sapevano come fare. Draco era già stupito del fatto che nessuno dei due fosse andato a trovare ne Giulia ne Hermione. Eppure erano capaci. Erano furbi. Molto più di lui era sicuro. Possibile che il loro autocontrollo fosse così grande? Lei, che passa come la bellezza più profana, lei porta il peso di un'atroce croce umana. Il biondo scosse la testa. Il suo non lo era. Solo a vederla la sera prima avrebbe voluto tenerla fra le braccia per tutta la sera. Tutta la notte. Tutto il giorno. Sempre. Tornare alla vecchia vita scolastica. Quando le giornate passavano spensierate fra le lezioni. E la peggiore delle ipotesi era il prendere un’insufficienza. Per poi aspettare con impazienza la sera. Trascorsa fra le lenzuola del dormitorio. Solo loro due. Così vicini da sincronizzare i loro respiri. E a questi ricordi Draco si maledì. Si maledì per aver rovinato tutto. Per essere stato così cocciuto da non aver preso posizione contro suo padre. Per essere costretto ad una vita che non avrebbe mai voluto. Lontano da Anna. O Notre Dame, per una volta io vorrei per la sua porta come in chiesa entrare in lei. E lo stesso pensiero fisso attorniava un altro cervello. Sempre fisso su di lei. Come una dolce litania che Ron non avrebbe mai voluto smettere di ascoltare. Hermione. Gli sembrava così incredibile di poter stare finalmente con lei. Lui era uno di vecchia maniera. Un romantico. Un passionale. Ed ora che aveva finalmente esternato i suoi sentimenti era ancora più difficile starle lontano. Però lo sapeva. Per lei non era così. Bella, lei mi porta via con gli occhi e la magia. Per quanto lo amasse. Per quanto il loro legame si fosse unito. Cen’era un altro che ora per Hermione contava di più. Ron lo sentiva. Non gli aveva mai scritto da quando si erano salutati. Perché lei era preoccupata. Scossa. Pensava solo a Mark. Per quanto gli costasse ammetterlo era geloso. E non so se sia vergine o non lo sia, c'è sotto Venere e la gonna sua lo sa, mi fa scoprire il monte e non l'al di là. Non sapeva cosa fosse successo fra quei due. Anche se si fidava di Hermione. E pure di Mark. C’era qualcosa di strano. Potevano essere due migliori amici così uniti? Forse dipendeva dal fatto che lui non aveva mai avuto una vera amica femmina. C’era sempre stato solo Harry. Da quando la sua Mione aveva trovato Anna e Giulia. Certe volte era stato geloso perfino della loro amicizia. Così complici. Sempre assieme. Complementari. Come l’incastro perfetto fra i pezzi di un puzzle. Mentre lui. Lui era solo una riserva. Un pezzo fra quelli d’avanzo che non si usano fino a che qualche altro pezzo di perde. Amore, adesso non vietarmi di tradire, di fare il passo a pochi passi dall'altare. Ron sapeva di aver fatto molti errori con Hermione. Già al quarto anno era stato così stupido da non invitarla al ballo. Poi l’anno dopo ancora non capiva. Non riusciva a comprendere quanto fosse importante per lui. Quanto lei cercasse di attirare la sua attenzione. Quanto lei fosse realmente bella. Ed ecco che era finito per fare la più grande cavolata. Si era messo con Lavanda. Aveva fatto soffrire la sua Mione come solo un deficiente avrebbe potuto fare. Ora si era sistemato tutto. Erano riusciti a ricucire un rapporto dolce e spontaneo. Fino a quando l’ennesima piaga si era abbattuta su di loro. Chi è l'uomo vivo che potrebbe rinunciare, sotto il castigo, poi, di tramutarsi in sale? Ron ebbe la tentazione di tirare una testa al muro. Sperava che la risposta di Hermione arrivasse presto. Anche se aveva spedito la lettera solo il giorno prima. Quanto avrebbe voluto avere un computer. Sapeva che lei ne aveva uno. E che così poteva rimanere sempre in contatto in tempo reale con le amiche. Che alla fin fine abitavano solo a pochi metri da lei. Lui invece si sentiva come se abitasse dall’altra parte del mondo. Non avendo nemmeno passato l’esame di smaterializzazione non poteva nemmeno andarla a trovare. E ciò lo faceva innervosire ancora di più. In attesa di un gufo che tardava ad arrivare. O Fiordaliso, vedi, non c'è fede in me, vedrò sul corpo di Esmeralda se ce n'è. Tre anime in trambusto. Logica che fermava il cuore. Sentimenti che ostacolano la ragione. Regole da dover rispettare. E da voler trasgredire. La mancanza come strumento di tortura. Intrisa da nostalgia dei tempi passati. In cui bastava un ufficio. Un dormitorio. Solo uno sguardo in più a cena. Un fugace saluto detto per automatismo. Ho visto sotto la sua gonna da gitana, con quale cuore prego ancora Notre Dame. Il dolce richiamo dello zucchero filato. Di un candido sorriso completato dagli occhi nocciola. Da una voce melodiosa. Da un semplice gesto d’affetto. Un abbraccio. Per poi bramare un bacio. Viola malinconia. Sempre nella testa di quel severo professore. C'è qualcuno che le scaglierà la prima pietra? Sia cancellato dalla faccia della terra! L’imperterrito richiamo della gianduia. Semplicemente passione condita da lussuria. Da puro sentimento. Da tutto ciò che labbra scure come il cioccolato fuso richiamano. Nella mente contorta di quel biondo malizioso. Incarcerato nella gabbia d’amore. Volesse il diavolo, la vita passerei, con le mie dita tra i capelli d'Esmeralda. Rapito dalla freschezza della menta. Dalla gioia di una parola in più. Dalle mani che si sfiorano. Ed intrecciano le loro dita. L’unica soddisfazione di sentire la sua voce. Che risuona nelle orecchie stanche del rosso. Impaziente. Intimorito. Nel poter perdere la sua saccente Musa. Di Esmeralda.

Edited by kikyo91 - 23/3/2010, 22:32
 
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ElyTheStrange
view post Posted on 24/3/2010, 00:30




Finalmente l'aggiornamento!!!
Che dire? bello bello bello!!!
Molto dolce, ma non da diabete!!! Non vedo l'ora di leggere un incontro tra Sev e Giulia!!!
 
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~ Disturbia
view post Posted on 27/3/2010, 22:01




Mi amor...*.*
Hai citato Ray...la mia lucciolina preferita!!Ma che carino che è quel pezzo del cartone!!
Aggiornasmento molto diabetico ma ogni tanto ci vuole un pò di zucchero per addolcire questa vita amara...*come sono poetica*
Quindi brava...voglio leggere al più presto un aggiornamento Giulia-severesco XDD
Kisu
 
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miss_preston
view post Posted on 1/4/2010, 10:09




Veramente carino questo capitolo!Ultimamente scrivi sempre meglio,;capitoli sempre lunghi ma molto scorrevoli! Hai descritto parecchie situazioni ma comunque mantenendo sempre un bel ritmo incalzante che non annoia mai. A me piacciono i capitolo introspettivi!Mi sn piaciute sopratt le scene in cui abbiamo Anna da Giulia (forse l'idea che lei scappi x una lite dai genitori e si nasconda dall'amica,fa molto ragazza ribelle),poi la serata x londra (xò mi hai ricordato il mio amore per il martini),i pensieri degli uomini. Sopratt quando Draco paragona la propra impulsività al controllo di Piton e Mark. Sono tutti e tre molto sexy. Solo che Draco ha quel fascino un pò da ragazzino testa calda e vagamente pasticcione,mentre Mark e ancora più Piton,sono quelli che danno sicurezza e idea di esperienza e astuzia. C'è l'imbarazzo della scelta insomma...!! *** aggiorna presto Anima Mia (ps. scusa se in qst commento le concordanze e la consecutio temporum sn andate a farsi benedire)
 
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Je Evans
view post Posted on 1/4/2010, 15:37




Sei bravissima! è una delle migliori ff. che abbia mai letto! **
Complimenti, spero che posterai presto il seguito! :D
 
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kikyo91
view post Posted on 2/4/2010, 13:33




massaaalve *O* ecco qua un piccolo regalo di Pasqua <3 spero lo gradirete bimbe *w*
Avvertenze: OCCtà, presenza di esseri inquietanti, sottolineatura di quanto il cervello di me stessa me medesima possa essere psicopatico *-*
In questo capitolo troviamo Bello e Impossibile (di Gianna Nannini ù.ù) *-* *pensava di aver messo altre canzoni*
Come vedete dagli 11 fogli di word le vacanze sono produttive xD questo chapter lo dedico alla mia Anima miss Preston, perchè i suoi ultimi due capitoli erano spettacolari *-* e ovviamente lo dedico anche a voi lettrici, che mi sostenete sempre u*u spero che questa sorpresina pasquale vi soddisfi *w* (l'uovo di cioccolata si distribuisce al banco 3 ù.ù *ferma la Ire prima che se lo mangi tutto* xD).
Vi lascio all'aggiornamento,
buona letturaaa \*w*/

Quinto Capitolo
Il buio dominava l’orizzonte. Le stelle stavano oramai alte nel cielo da ore. Per le strade la folla si era sfoltita. Ora solo qualche coppietta passeggiava alla luce della luna. La musica dei locali come sottofondo. Il volume sparato a mille. La strada era illuminata da un’iridescenza blu. Ancora gente in fila per entrare. Ancora troppo sobri. Bramanti di vita notturna. Dentro l’atmosfera era ben più calda. La musica martellante colpiva i timpani. Quasi tutti ballavano. Qualcuno stava fermo vicino al bar in attesa di trovare la preda giusta per rendere migliore la serata. Altri cercavano di fronteggiare nuovi imprevisti. “Oh yea! E poi io non sono la regina delle bevute!” esclamò fiera Anna. Sbattendo il proprio bicchiere sul bancone. Hermione scosse la testa esasperata. Aveva perso il conto di quanti l’amica se ne era scolati. E anche di quello che aveva ingerito. Giulia vicino a loro sorseggiava calma la sua Vodka alla pesca. Era oramai passata l’ora del suo calmo Martini. “Signor barista, un altro!” esordì ancora la castana. Sventolando una banconota in una mano. Il prefetto la ricacciò giù a forza. “Anna smettila di bere! Sei già ubriaca!” la rimproverò. La diretta interessata si rizzò nei suoi tacchi. “Ti pare che una ubriaca sappia camminare così bene?!” sbottò convinta. Hermione alzò gli occhi al cielo. “Per Merlino Anna, sei ferma!” precisò. Anna si guardò le gambe e sobbalzò. Poi scoppiò a ridere. “Brava Herm! Mi hai ricordato che devo muoverle le gambe…” commentò. In un modo così serio da far paura. Giulia scosse la testa e finì ciò che era rimasto nel suo bicchiere. “Per misericordia, dimmi che almeno tu sei sobria…” la pregò il prefetto. La ragazza sorrise. “Ho bevuto una decina di bicchieri meno di lei Herm…se non fossi sobria dovrei vergognarmi di me stessa…” rispose divertita. Hermione sbuffò e diede una veloce occhiata all’orologio. Erano quasi le due. “Che ne dici se andiamo? Le scarpe mi stanno uccidendo…” propose. Giulia si staccò dal bancone ed annuì. Nemmeno il tempo di richiamare la castana che sentirono una voce famigliare. “Hey ragazze…eccovi qua! Pensavo foste già andate via!” esclamò Greg. Subito Anna lo guardò. Niente espressione schifata. Piano si avvicinò. “In effetti stavamo andando via…abbiamo qualche problema tecnico…” cercò di liquidarlo subito Giulia. Facendo cenno verso la castana. “Anna ci ha dato giù pesante eh..” intuì il ragazzo divertito. Lei fece una faccia innocente. “Io non sono ubriaca!” ribadì. Poi si appese al collo del palestrato. Hermione si batté una mano in fronte. Greg rimase stupito. Subito però un sorriso sornione si aprì sul suo viso. “Concordo con Anna…” le diede ragione. Giulia scosse la testa e prese l’amica per la borsa. Staccandola dal bell’imbusto. Il ragazzo sospirò arreso. “Capisco, capisco…vi serve un passaggio?” chiese poi pentito. “No grazie…ecco…noi…” cercò di dire Hermione. “…le porto a casa io…ho la patente…” mentì spudoratamente Giulia. Greg la osservò. “Però anche tu hai bevuto…se dovessero fermarti sarebbe un problema…io non ho bevuto e comunque devo tornare dalle parti di Anna…sono il suo vicino…” provò a convincerla. Il prefetto lo guardò scettica. “Col cavolo che vi lascio da soli in macchina…” sibilò sottovoce. L’amica trattenne una risata. “Grazie davvero, ma penso che tu e i tuoi amici vorrete stare ancora qualche ora qui…noi andiamo…” concluse poi. Il ragazzo alzò le spalle. Anna lo guardò curiosa. “Andiamo tanica di alcool vivente…” la prese per un braccio Hermione. La castana si lasciò trascinare. “Ciao, ciao carino…chiamami!” ammiccò. Includendo il gesto con la mano a mo di cornetta di telefono. Le amiche si allontanarono per poi doversi fermare all’entrata. “Per uscire dobbiamo avere gli exit…ce li avete?” ricordò Giulia. Il prefetto estrasse un bigliettino dalla borsetta. La ragazza fece lo stesso. La castana invece si guardò intorno persa. “Eccola la l’exit!” esclamò. Indicando la porta. Hermione si tappò le orecchie. “Non farmela ascoltare Giulia...non farmela ascoltare o giuro che la spingo fuori a calci, dall’exit!” squittì irritata. Giulia rise. Poi iniziò a frugare nella borsa di Anna. Appena trovato il suo bigliettino le tre si diressero finalmente all’uscita. Passarono gli exit ai bodyguard. Ed arrivarono all’aria aperta. “Finalmente!” esclamò trionfante il prefetto. La castana si guardò ancora in giro. Si staccò dalla presa delle amiche. Ed iniziò a correre in tondo in mezzo alla strada. “Se vomita a causa della forza centrifuga ricordati che io la testa non gliela tengo…” rifiutò subito Hermione. Giulia la guardò alzando un sopracciglio. “Grandioso…” commentò finta entusiasta. D’improvviso la castana si fermò. “Ho scoperto una cosa…” iniziò a dire. “Che sei completamente scema?” provò ad indovinare il prefetto. Anna scosse la testa. “Ho scoperto…che…Greg è davvero carino! Ma davvero!” concluse. Lasciando esterrefatte le ragazze. “Ok…è arrivato il momento di andare a casa…” decretò il prefetto sbigottito. Giulia andò a prendere la castana e la fece appoggiare alla sua spalla. Così fece anche l’altra. Dovevano arrivare al vicolo più vicino per smaterializzarsi. “Non so voi ragazze…ma io mi sono stufata! Davvero…che gusto c’è ad avere un uomo fisso…se poi invece che avere un cavo USB ha una connessione wireless?” ricominciò a biascicare Anna. Le due si guardarono perplesse. “Secondo te…il cavo USB…è riferito a…” iniziò a parafrasare Giulia. Hermione fermò l’affermazione sul nascere. “Zitta…zitta per l’amor del cielo tu e i tuoi doppi sensi…” sbuffò. L’amica ridacchiò. “Comunque non intendevo quello…Miss Maliziosa Granger…” la riprese. Il prefetto fece finta di nulla. “Sai una cosa Herm?” disse ancora l’altra. Questa la guardò stufa. “Si dice che le uniche persone che dicano la verità siano i bambini e gli ubriachi…” sentenziò Giulia. Hermione scosse la testa divertita. “E ti pareva che dovevi metterci la tua frase da saggio dell’Himalaya…” commentò. Nel mentre Anna aveva iniziato a canticchiare. “Menomale che siamo quasi arrivate…” sospirò stanca il prefetto. Giulia sorrise. “Mi sembra di essere finita in una puntata di Skins…” osservò. L’amica la guardò male. “Da quando vedi quella serie squallida?” rimbeccò. La ragazza fece finta di nulla. “Da quando hanno messo le repliche dopo Scrubs…” rispose tranquilla. Hermione sbuffò. “Quanto mancano i cari vecchi telefilm come Sex and the City ed Ugly Betty…” puntualizzò a mo di vecchia donna di mondo. “Senza dimenticare Will e Grace…” aggiunse Giulia. “Oh si…Will l’ho visto ieri…” intervenne Anna. “Brava tesoro…si…va a giocare nei tombini aperti…” la liquidò il prefetto. La terza rise. Finalmente arrivarono nel primo vicolo. La ragazza prese la bacchetta. “Sicura che riesci a portarci tutte e due? Puoi sempre portare Anna e poi torni a prendere me…” propose Hermione. Giulia scosse la testa. “Non se ne parla Herm…non ti lascio qui da sola…e ora appiccicatevi…” ordinò. Anna si attaccò ad un braccio dell’amica. Il prefetto fece lo stesso nell’altro. La ragazza contò fino a tre. Pregando di non lasciare qualche arto in giro. Arrivate al numero finale le tre scomparvero in un secondo. Rimaterializzandosi in camera della castana. Che barcollò in modo poco promettente. “Prima fermata per Anna Alvis Haliwell…ripeto, prima fermata per la signorina Haliwell!” annunciò sottovoce Giulia. A mo di conducente. “Però io non ho il biglietto…” osservò la castana. Hermione sospirò esasperata. Senza troppi complimenti la staccò dal braccio dell’amica e la spinse sul letto. Con un colpo di bacchetta l’altra le trasfigurò i vestiti nel pigiama. “Ma…cos’è stato? Pensavo di essere salita sulla giostra dei cavalli…” commentò ancora Anna. Giulia trattenne una risata. “Certo Anna, bravissima! Ecco qua, questo è il tuo unicorno Johnny, lui ti accompagnerà nel tuo viaggio…” sentenziò il prefetto. Cacciandole fra le braccia un cuscino. La castana non fece obbiezioni. “Notte…ti chiamiamo domani…e saluta Mr Doposbornia mi raccomando…” la salutò Giulia. Anna sbadigliò e chiuse gli occhi. “Ciao, ciao Mr Doposbornia…” sussurrò. Hermione sorrise. “È quasi carina…sembra pure innocente…” osservò. L’amica scosse la testa e le prese la mano. Poi si smaterializzarono ancora. La successiva fermata fu la camera del prefetto. Dopo averla salutata finalmente la ragazza arrivò a casa. Stanca dei mille viaggi decise di limitarsi a materializzarsi nell’entrata. Le stava venendo la nausea a forza di fare di qua e di la. E poi era la prima volta che portava tre persone. Giulia stava per togliersi le scarpe. Quando noto qualcosa. Una luce arrivava fino al corridoio. Veniva dal salotto. Piano si avvicinò. Eppure non c’era il suono della tv. Senza far rumore si affacciò dallo stipite. Sul divano c’era una figura abbastanza curiosa. La ragazza entrò nella stanza. La panoramica di suo padre non poté che farla sorridere. Era ben che disteso fra i cuscini. Un braccio penzolante verso il pavimento. Accanto al quale stava un giornalino di cruciverba. Giulia rimase a guardarlo per qualche minuto. La inteneriva. Lo conosceva oramai. Avrebbe scommesso tutta la sua paghetta. Sebastian voleva aspettarla sveglio. Nel caso avesse voluto rimproverarla ancora si ritenne fortunata che si fosse addormentato prima. Però era indecisa. Non avrebbe fatto bene alla sua schiena dormire sul divano per tutta la notte. Mentre pensava alle possibili soluzioni l’uomo si mosse. Piano aprì gli occhi. Guardandosi in giro spaesato. La ragazza sobbalzò. “Ma…ma che ore sono?” chiese lui. Lei sorrise. “Le due papà…” rispose. Sebastian si mise a sedere. Poi si stiracchiò. “Sei appena tornata?” chiese di rimando. Giulia annuì timida. Temendo un’altra ramanzina. Il padre la osservò. Poi tirò su da terra il giornalino e lo poggiò sul tavolino li accanto. “Divertita bambina?” esordì ancora. La ragazza sorrise. “Abbastanza…anche se oramai sono sempre le solite cose…” riassunse. L’uomo annuì. “Anche tua madre lo diceva sempre quando la portavo a ballare…quando uscivamo di straforo la sera dai dormitori…” iniziò a raccontare. Giulia lo guardò curiosa. Senza dire nulla si sedette sul bracciolo del divano. Accanto a dove era seduto Sebastian. “Questi tacchi mi stanno uccidendo…” commentò poi. Lui rise. “Sai bimba…ti preferivo di più con le Converse…” iniziò a dire. La ragazza inclinò la testa a mo di rimprovero. “…però devo ammettere che non stai male nemmeno così…le cose cambiano dopotutto…almeno tu ti limiti a dei trampoli da circo…tua madre metteva vere e propri tacchi a strapiombo…” ammise il padre. Giulia scosse la testa divertita. “Penso che tornerò volentieri alle mie Converse…quelle non mancheranno mai ai miei piedi…” lo rassicurò. “Così si parla! Brava la mia bolla di sapone…” la lodò Sebastian. La ragazza arrossì. “Pa..papà…non mi chiami così da quando ero piccola…” osservò imbarazzata. Lui sorrise divertito. “Eggià…da quando ti facevo il bagnetto e tu ti facevi scoppiare le bolle di sapone sul naso…” aggiunse. Giulia diventò ancora più rossa in viso. “Se è per questo non lo faccio più…” sbottò. Il padre la guardò scettico. Poi la ragazza gli sorrise. “Pace fatta?” propose. Sebastian annuì sollevato. “Pace fatta…bolla…” la prese ancora in giro. Giulia gli diede un pugno sul braccio. E lui fece finta di essere stato colpito così forte da fargli perdere l’equilibrio e cadere lungo e disteso sul divano. La ragazza rise. Allungò una mano e lo tirò su per un braccio. Facendolo tornare nella sua posizione di pochi minuti prima. “Giusto ora che siamo in confidenza…posso sapere a che livello di crescita sei arrivata? Sai, mi sono perso alcuni passaggi mentre pensavo ancora che zampettassi per i corridoi a rincorrere api…” esordì Sebastian. Giulia rabbrividì al nominare dell’insetto bicolore. Poi ritornò del colorito variabile fra peperone e pomodoro. Non era facile parlare di certe cose con suo padre. Certo gli voleva bene. Però non c’era tutta quell’intesa che aveva con sua madre. Non poteva dirgli fino a che punto fosse arrivata la sua relazione. “Papà…ti prego di non nominare le api e i fiori…” lo pregò. L’uomo la guardò dubbioso. “Un discorso sul sesso alle due di mattina non lo posso sopportare…” completò la ragazza. Sebastian scosse la testa. Poi le scompigliò i capelli. “Se vuoi ti parlo della cicogna…o del cavolo…” propose. Giulia soffiò su un ciuffo che le era finito sul naso. Facendolo ondeggiare in aria. “È ora di andare a dormire…decisamente…” decretò. Alzandosi. Il padre la prese per mano. “Ancora due minuti! Fra poco iniziano i cartoni!” la implorò l’uomo. Con tono da bambino. La ragazza rise. “No…ora a letto papà, senza storie! Al massimo ti concedo latte e biscotti…ma poi diritto a nanna…” patteggiò. Sebastian si tirò su di peso. “Te lo devo proprio dire…non sei affatto divertente…” rimbeccò quasi offeso. Giulia si chinò e gli diede un bacio sulla guancia. “Buonanotte papà…a domani…vado a bruciare queste scarpe…” lo salutò. L’uomo sorrise e le fece una carezza sulla testa. “Io credo che mi berrò veramente del latte con i biscotti…” confessò. La ragazza lo guardò intenerita. Poi si allontanò piano verso le scale. Il picchiettio dei tacchi riecheggiava sul pavimento. Giulia iniziò a salire le scale. Sbadigliando. Sentiva gli occhi pesanti. Forse era l’alcool che si faceva spazio nel suo sangue. Almeno aveva fatto pace con suo padre. Ed aveva evitato un discorso molto imbarazzante. Quasi in punta di piedi la ragazza arrivò alla camera. Aprì la porta sbadigliando per l’ennesima volta. Quando però entrò rimase ad occhi sbarrati. Come un fulmine qualcosa saettò fuori dalla finestra. Un mantello nero a seguirla. “Severus!” lo chiamò Giulia. Seguendo veloce la scia. Quando si affacciò però trovò solo il buio della notte che aveva appena lasciato. La strada sotto casa deserta. I lampioni con la luce traballante. Forse stava diventando pazza. Eppure non era stata un’allucinazione. Lei non aveva lasciato la finestra aperta. La ragazza rimase con gli occhi fissi sulla strada per qualche minuto. Delusa. Aveva davvero sperato che fosse stato lui. Che fosse venuto a trovarla. A parlarle. A darle anche solo un bacio fugace. Un abbraccio. Voleva immergersi nel suo profumo. Affranta Giulia andò a chiudere la porta. Accese la piccola lampada sulla scrivania. E fu allora che la vide. Qualcosa stava placida li accanto. La ragazza la prese delicatamente. Era una rosa. Morbida. Dai petali profumati. Ma non rosa o rossa. Viola. Sul viso di Giulia si aprì un sorriso. Tornò alla finestra. Gli occhi rivolti al cielo. Se solo fosse arrivata qualche minuto prima l’avrebbe trovato. L’avrebbe visto. Ma perché non si era fermato? Che fosse un messaggio? O un semplice segno che stava bene. Era molto vaga come cosa. Però solo al pensare che Severus potesse essere stato li fino a qualche minuto prima le si era scaldato il cuore. La ragazza prese un respiro. La finestra ancora aperta. “Bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale…bello, bello invincibile con gli occhi neri e la tua bocca da baciare…” iniziò a cantare. Infondo il suo animo sognatore sperava. Sperava che d’improvviso Piton sarebbe riapparso al suo davanzale. E l’avrebbe baciata. La notte complice di uno dei suoi crudeli scherzi. Invece la sua parte realistica sapeva che nessuno sarebbe riapparso davanti a lei. “Girano le stelle nella notte ed io ti penso forte, forte, forte ti vorrei…” continuò Giulia. L’idea di fare la parte di una moderna Giulietta sul balcone non le dispiaceva. Specie se la parte del Romeo, un po’ burbero e più grande, era data a Severus. Però non ce lo vedeva ad arrampicarsi su alberi o su edere per darle un bacio. Per poi magari tornare giù e rifare la scalata da capo perché dimenticato di dirle solo la buonanotte. Proprio no. Non Severus Piton. “Bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale…bello e irraggiungibile con gli occhi neri e il tuo gioco micidiale…” sorrise la ragazza. Chissà quando l’avrebbe rivisto. Forse era un segno che infondo non era così in pericolo. E nemmeno così tanto vincolato a dove si trovava Voldemort. Dopotutto se Draco l’aveva fatta franca utilizzando mezzi non proprio professionali Piton poteva venire da lei quando voleva. Il gesto di quella sera significava questo. Oppure ancora che potevano vedersi. Magari in segreto. “Non conosco la ragione che mi spiegherà perché non voglio più salvarmi dalla libertà…è una forza che mi chiama sotto la città e se il cuore batte forte non si fermerà…e all'alba è amore nasce col sol così e all'alba il sole finirà che così…” sospirò Giulia. Avrebbero potuto incontrarsi a Spinner’s End. Lei era maggiorenne e poteva smaterializzarsi ovunque. Avrebbero potuto stare tranquilli. Passare qualche ora assieme. Finché il dovere non lo avrebbe richiamato. La ragazza scosse la testa. Potere. Volere. Dovere. Suonava talmente possibile che non poteva essere realizzabile. Sembrava contorto come ragionamento. Però lei sapeva che Piton l’aveva escluso a priori. “Tra le tue mani scoppia il fuoco che mi brucerà ed io non voglio più salvarmi da questa verità…c’è una luce che m'invade, non posso più dormire…con le tue pagine nascoste lo vorrei gridare…” proseguì. Oramai arresa ad una possibile apparizione del bel professore Giulia si appoggiò con i gomiti sul davanzale. Una mano a sostenere il mento appoggiato nel palmo. L’altra mano a penzoloni verso il giardino. La rosa fra le dita. Lei aveva ancora tutte quelle ipotesi così infantili. Se fosse stato per lei sarebbe stato tutto più facile. Era come cercare di risolvere uno dei quei labirinti che proponevano nei giornali di enigmistica. E lei in quei giochini non era mai stata brava. In genere prendeva apparentemente la strada giusta. Ma poi andava a finire in un vicolo cieco. Non vedeva tutte le insidie nascoste. Così stava facendo con questa situazione. "Bello, bello impossibile con gli occhi neri e la tua forma d'orientale…bello, bello incredibile con gli occhi neri e la tua bocca da baciare…” disse ancora. Verso il vento. Verso la notte che oramai le era famigliare. Se non avesse avuto i tacchi sarebbe saltata sul davanzale e si sarebbe seduta. Come faceva in Guferia. Però in quel momento non si fidava dei suoi piedi dolenti. La stanchezza le pesava ancora sulle spalle. Ma le palpebre erano vigili e sveglie. Era rimasta un po’ delusa da quella fugace apparizione. Certe volte invidiava l’autocontrollo di Severus. Altre però avrebbe voluto che lui cedesse ai suoi istinti. O almeno la parte di Giulia bambina capricciosa lo voleva. Riluttante si voltò verso il suo letto. Non c’era nemmeno Billy Joe che ci ronfava sopra. Era sola. Ancora una notte tutta sola in quel letto così grande. “Girano le stelle nella notte e io ti penso forte, forte, forte ti vorrei…si…” sospirò. Allontanandosi dalla finestra. Poggiò la rosa sulla scrivania. E la richiuse. Poi con un colpo di bacchetta fece apparire un vaso con dell’acqua. Per immergerci il fiore. Lo posizionò sul comodino. Con un gesto veloce si sfilò le scarpe e le buttò in un angolo. Senza troppi complimenti aprì l’anta dell’armadio con lo specchio. Illuminata dalla luce flebile della lampadina sulla scrivania la pelle di Giulia sembrava ancora più bianca. “Mi sconvolge l'emozione e non so perché, oltre il bacio della folla vedo solo te, mentre corro nel tuo sguardo sotto la città e non voglio più mi arrendo, chi mi salverà…e all'alba è amore nasce col sol così e all'alba il sole ti dirà che è così…” aggiunse. Sapeva di essere pigra. Però in quel momento superò il proprio limite. Con un colpo di bacchetta fece sparire il trucco dal suo viso e fece apparire la crema idratante fra le proprie mani. Ne passò un velo veloce e la lasciò sul comodino. Poi si sfilò anche il vestito. Per indossare finalmente la camicia da notte viola. La prima che aveva trovato. Morbida. Leggera. “Bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale…bello, bello e invincibile con gli occhi neri e quel tuo gioco micidiale…” disse ancora la ragazza. Sedendosi di peso sul letto. Era veramente una crudeltà lasciarla da sola in mezzo a quelle lenzuola. Appena Severus si fosse degnato di farsi vedere gliene avrebbe dette quattro. Giulia rise. Sapeva benissimo che non l’avrebbe mai fatto. Sarebbe stata troppo felice di averlo li con lei. In un momento di ottimismo si voltò ancora alla finestra. Niente sassolini lanciati contro al vetro per attirare la sua attenzione. Nessun mantello svolazzante nel buio. Niente iridi color pece ad attenderla nella notte. Forse era il caso che si appellasse ancora ad Evangeline. Ma a cosa sarebbe servito? La ragazza si lasciò andare contro il materasso. “Scoppia nella notte il sentimento, ti sento, forte, forte, forte ti vorrei…” sussurrò. Tirò su le gambe. E in modo poco fine si mise dritta. Con la testa sul cuscino. Rivolta verso la rosa. Era bellissima. Indubbiamente un meraviglioso pegno d’amore. Certo una lettere sarebbe stata più gradita. Però anche l’immagine di Piton che se ne scappa dalla finestra non era male come scena. Giulia sorrise. “Bello, bello impossibile con gli occhi neri e il tuo sapor mediorientale…bello, bello invincibile con gli occhi neri e la tua bocca da baciare…” concluse arresa. Poi si tirò su e si appoggiò ad un gomito. Chinandosi verso il fiore. Per annusarne il buon profumo. Occhi chiusi. “Una rosa…solo un nome…ma cos’è un nome? Una rosa se chiamata con un altro nome perderebbe forse il suo profumo?” esordì Giulia. Mentre il piacevole incanto le scendeva fino al cuore. L’essenza così vellutata. L’aveva circondata subito. Piano si lasciò scivolare con la testa sul cuscino. Uno sbadiglio. La ragazza prese un lembo del lenzuolo e si coprì fino ai fianchi. Allungò una mano verso la bacchetta sul comodino. E spense la lampadina sulla scrivania. “Buonanotte Severus…ti amo…” sussurrò. Portando le mani al ciondolo. Tornando nello stesso dormiveglia. In cui si era lasciata andare l’estate prima. Colmo di speranze. Illuminato dalla poca luce che il piccolo gesto del professore aveva portato.
Da qualche altra parte una luce faticava a spegnersi. L’unica fortuna era che, essendo in un maniero così grande, la luminescenza di una singola stanza veniva risucchiata dal buio. Draco sbuffò. Rigirandosi per l’ennesima volta la palla di vetro fra le mani. La neve continuava a vorticare. Mark non era ancora tornato e la stanza risuonava incredibilmente vuota. Di solito quando gli succedeva di essere così nervoso si metteva a parlare col suo compare. Ma lui non c’era. E il biondo da solo non poteva fare nulla. Il piccolo stereo babbano in comune con Blaise era rimasto a quest’ultimo. Come tutti i suoi cd. Le sue cose. Avrebbe tanto voluto un po’ di musica. Nelle belle giornate, quando raramente riusciva a convincere Anna ad uscire di pomeriggio fra una lezione e l’altra, si sdraiavano sul prato. E dividevano le cuffie della castana. Una a testa. Ovviamente le canzoni le decideva lei. Però avendo gusti più o meno affini non c’era sacrificio da parte di Draco. Anzi. Tanto alla fine lei si addormentava accucciata accanto a lui. Così poteva tranquillamente destreggiarsi nelle svariate playlist. Il biondo sospirò. Doveva ammettere di essere infinitamente masochista. Oramai i ricordi con Anna erano onnipresenti. Però anche quelli collegati ai suoi amici gli facevano male. Perché infondo la scuola gli mancava. Anche se non credeva sarebbe mai arrivato ad ammetterlo. Quello che Silente aveva creato era un ambiente perfetto. Gli studenti potevano fuggire dalla vita movimentata delle proprie case. Dai problemi famigliari. Perfino i fratelli litigavano di meno. Era un ambiente protetto. Certo c’era lo studio ed i professori irritanti da seguire. Però le ore passate in biblioteca non erano così pesanti. “Non ti accorgi di quello che hai finché non lo perdi…” sospirò affranto Draco. Stufo si alzò. Poggiò l’oggetto sul comodino e si avviò verso la porta. Avrebbe fatto un giro per il maniero. Prendere un po’ d’aria gli avrebbe fatto bene. Appena si richiuse la porta alla spalle però sentì qualcosa. Dei passi. Svelto si appiattì contro il muro. Nel buio. Tirò un sospiro di sollievo riconoscendo subito il lungo mantello svolazzante. Piton aveva una camminava rapida. Probabilmente stava tornando da qualche missione. E puntava diritto verso la sua camera. Una delle ultime del corridoio. Arrivato davanti al biondo il professore si fermò. “Non è opportuno che tu giri indisturbato per i corridoi a quest’ora di notte...” lo richiamò. Il diretto interessato si mise le mani in tasca. “Mi disse la stessa cosa circa due anni fa nei corridoi della scuola sa?” osservò. Severus lo fulminò con lo sguardo. “Devo quindi dedurre che non hai imparato la lezione Draco…” lo rimproverò. Draco sorrise sornione. “Mi stavo annoiando…Mark non è ancora tornato…” si giustificò. Piton riprese a camminare senza dire nulla. Stavolta però il biondo iniziò a seguirlo. Arrivato alla camera il professore confermò le intenzioni del giovane. “Se vuoi che ti faccia da balia fino a che torna il tuo amichetto scordatelo Draco…” cercò di scoraggiarlo. Ma il biondo scosse la testa. Si appoggiò gongolante allo stipite. “Le ricordo che questa è casa mia fino a prova contraria…” sottolineò. Severus alzò un sopracciglio. L’unico vantaggio di essere un professore era quello di poter rimbeccare a mocciosi insolenti come Malfoy di abbassare la ali. Sotto la minaccia di un’ammonizione. Ora però non si poteva più giocare quella carta. Quindi decise di puntare sulla cara vecchia onestà. “Senti Draco…sono stanco, è tardi e gradirei essere lasciato solo…” gli chiese. Draco lo guardò spiazzato. Pensava avrebbe risposto con una frecciatina delle sue. “Le prometto che non disturberò…voglio solo un po’ di compagnia…” cercò di convincerlo. Ma Piton era irremovibile. “Hai scelto l’ultima persona in questo posto che potrebbe farti compagnia…e poi ti ricordo che sono quasi le tre del mattino…non sai che se non dormi abbastanza ti si rovinerà quel faccino che tanto adori?” rimbeccò pronto. Draco ghignò. “Allora mia zia non dorme da secoli…” soffiò. Severus trattenne un ghigno soddisfatto. “Potrei andare a giocare in giardino con Nagini…” osservò ancora il ragazzo. “Per quanto mi riguarda puoi anche farti mangiare da Nagini…basta che non fai caos e mi lasci in pace…” commentò l’uomo esausto. Poi aprì la porta ed entrò nella camera. Come un serpente il biondo sgusciò all’interno. “Dove l’ha mandata stavolta il Signore Oscuro?” chiese curioso Draco sedendosi senza aspettare sul letto. Piton lo guardò esasperato. Così optò per una politica dell’indifferenza. “Se ha intenzione di ignorarmi finché non me ne vado è tempo sprecato prof…Anna lo faceva sempre eppure non ho mai ceduto…” gongolò ancora il biondo. Severus si slacciò il mantello e guardò il giovane. “Credevo che Anna avesse una personalità tendente all’esasperazione altrui, però sto iniziando a pensare che tu la superi di gran lunga Draco…sto addirittura iniziando a considerare di attribuirle un premio per la pazienza…” esordì. Il biondo si stiracchiò quasi orgoglioso. “Anna sapeva come farmi stare zitto…” si lasciò sfuggire. Piton lo guardò alzando un sopracciglio. “Certi particolari tienili per te e le tue fantasie adolescenziali…” sbottò. “Ma non ho ancora detto nulla io!” esclamò finto innocente Draco. Severus alzò gli occhi al cielo. Si stava iniziando a pentire della scelta che aveva fatto. “Allora…che cos’ha fatto stasera?” ripeté curioso il biondo. L’uomo sbuffò. “Non sono affari che ti riguardano…” rispose secco. Draco lo guardò attentamente. C’era qualcosa che non quadrava. Di solito se Mark era fuori Piton rimaneva al maniero. Voldemort non si fidava a fare uscire tutti e due contemporaneamente. Erano i suoi adepti più capaci. E il Serpeverde era fuori da tutto il giorno. Mentre il professore era uscito solo da qualche ora. “Che c’è ancora?” sbottò Severus infastidito. “Nulla...nulla…pensavo…” biascicò il biondo. L’uomo lo guardò con finto stupore. “Questo è davvero un raro evento Draco…dovresti farlo più spesso…” lo canzonò. Draco lo fulminò con gli occhi. “Sa…mi chiedevo come mai oggi sia lei che Mark foste in missione…di solito Voldemort fa uscire solo uno dei due…” iniziò a dire. Severus non rispose. Si limitò a piegare il proprio mantello e a metterlo sulla sedia accanto al letto. “Inoltre Mark è uscito di mattina presto…lei è stato via solo poche ore…ora il dubbio mi viene spontaneo non crede?” proseguì Draco. “Dovresti evitare ai tuoi neuroni di impicciarsi nei fatti altrui…” sibilò ancora Piton. Il biondo sorrise trionfante. “Non ci credo! Allora ho ragione! Lei non è andato in missione! Lei è andato…” cercò di concludere. L’uomo si trattenne dall’impulso di tirargli il primo oggetto che gli capitasse per le mani. “…lei è andato da Giulia!” esclamò infine Draco. Il professore non rispose. Colpito ed affondato. “Allora, come sta? Le ha detto qualcosa di Anna?” disse d’un fiato il ragazzo. Stavolta Severus si passò una mano sulla fronte. “Quello che faccio fuori di qui sono cose private che non sono tenuto a riferirti…” precisò. Il biondo sbuffò. “Però era contenta di rivederla vero? Non è stato un bel momento riabbracciarla? Anche se con Anna è stato un po’ diverso per me è stato come tornare a respirare…” commentò. Ancora Piton non rispose. Era decisamente stato un idiota. Il ragazzo lo guardò dubbioso. “Qualcosa non va prof?” gli chiese. Severus si sedette sul letto. Stanco. “Lei non c’era…sono solo passato nella sua camera ma lei è tornata e me ne sono andato…non le ho parlato…” riassunse. Non sapeva perché glielo stava raccontando. Forse doveva rendersi conto della cavolata che aveva fatto. Draco rimase a bocca aperta. “Mi permette di darle un mio sincero parere?” esordì. Piton lo guardò scettico. “…lei è veramente un pirla professore…” sentenziò il biondo. L’uomo inarcò un sopracciglio. “Se non fossi fisicamente sull’orlo di uno svenimento potrei farti seriamente del male Draco…” lo minacciò. Il biondo alzò le mani a mo di innocente. “Io le avevo detto che era solo un mio sincero parere…” ribadì. “Tralasciando il linguaggio colorito, quello era un insulto…se vuoi posso farti una frase in cui appare un cosiddetto insulto, così magari capirai meglio…” rispose subito Severus. Draco scosse la testa. “No grazie prof…ho capito il concetto…” rifiutò. “Sicuro? Perché ho davvero un sacco di epiteti che potrebbero farti apprendere meglio l’idea…” ripeté Piton. Il biondo si allontanò da lui. “Non se la prenda con me…cioè…avanti, lei è uno che ci sa fare con sotterfugi e cose del genere! Avrebbe potuto stare con Giulia tutta la notte senza averne conseguenze! E invece cosa fa? Se la da a gambe levate senza nemmeno averla salutata? Non pensa a quanto possa esserci rimasta male lei? Perché sicuramente l’avrà vista andare via…” commentò petulante. Severus non ci poteva credere. Un suo studente gli stava facendo la paternale! “È arrivato il momento di andare a dormire Draco…buonanotte…” concluse. Ma stavolta era il biondo che non voleva sentire ragioni. “Qui ci vuole una manovra di riparo…è da tutto il giorno che ci penso e credo potrebbe essere una buona idea…” iniziò a dire. Piton scosse subito la testa. “Ascolti prima di rifiutare! Se io le spiego questa idea…e ne parliamo anche con Mark…con le vostre capacità possiamo riuscire a fare un buon piano!” propose. Severus era talmente stanco che la parlantina sicura del ragazzo gli stava dando il colpo di grazia. Così pensò che prima la finiva prima se ne sarebbe andato. Ed ecco che lo lasciò continuare. “Voldemort non è fisso qui tutti i giorni giusto? Oggi ho sentito mia zia che parlava con Alecto di un viaggio che deve fare…probabilmente dovrà andare a convincere qualche altra creatura tipo vampiri, licantropi o che ne so…e se ne starà via per almeno due giorni!” continuò ad esporre. Il professore era diventato improvvisamente interessato. Forse si poteva ricavare qualcosa di buono stavolta. “Se lui non c’è e noi tre spariamo, nessuno avrà da ridire nulla! Penserà che siamo in missione o altre cose…quindi noi potremmo stare indisturbati con Anna, Giulia ed Hermione…felici e contenti…” concluse soddisfatto Draco. “Buona esposizione, peccato un particolare: siamo ricercati…credi che ci lascerebbero passeggiare spensieratamente fra le strade di Diagon Alley?” obbiettò Piton. Il biondo sorrise pronto. “Certo, se vedessero noi verremmo arrestati o chissà cosa…ma se non fossimo noi? Siamo maghi che diamine! E io sono diventato anche maggiorenne…possiamo dare appuntamento alle ragazze specificando che saremmo travestiti…poi rintanarci da qualche parte sotto falso nome così da non destare sospetti…” rispose. Severus rimase qualche minuto in attesa. Doveva ammettere che il piano del ragazzo non era così malaccio. Rischioso si. Imprudente si. Ma incredibilmente realizzabile. In più avrebbero avuto dalla loro la sapiente parlantina di Mark. E il ruolo che lui stesso investiva nella fiducia di Voldemort in caso di mal riuscita del piano. “Questa volta devo proprio dartela vinta Draco…queste tue idee non sono poi così surreali…” gli diede ragione. Il biondo si illuminò fiero. “Non sono le mie idee, sono le capacità sue e di Mark che fanno il piano…” precisò. Piton scosse la testa. “Per una volta che ti do il merito di qualcosa Draco, non rovinare tutto con la falsa modestia…ora tornatene in camera e dormici su…appena Mark tornerà ne parleremo con lui…” aggiunse. Draco saltò giù dal letto tutto soddisfatto. “Perfetto allora! Che figata sembra di essere in un telefilm di spionaggio!” commentò esagitato. Severus sospirò esasperato. “Ecco che l’intelligenza è già calata di livello…” esordì. Il biondo sorrise e andò veloce alla porta. “Un ultima cosa professore…” disse. Piton si voltò disinteressato. “Che c’è?” sbuffò. “Ecco…grazie per avermi ascoltato…in genere non lo fa mai nessuno…a parte Anna…” lo ringraziò Draco. Severus scosse la testa. “Vattene prima che te la faccia pagare per l’insulto…” lo avvertì. Il biondo annuì e sfrecciò fuori dalla camera. Mentre sul viso del professore si aprì un piccolo sorriso. Qualche volta gli sembrava davvero di avere un fratellino petulante da dover accontentare e a cui badare sempre. Però infondo non era così male. Se Lucius non faceva la parte del padre non era colpa di nessuno. Magari con un po’ d’appoggio Draco avrebbe smesso di fare sciocchezze impulsive ed avrebbe ragionato di più sulle cose. O almeno questa era la sua speranza. Ora l’unica cosa che Piton voleva era andarsene a letto. Dicendosi in effetti che quello che gli aveva detto il ragazzo non era del tutto sbagliato. Così mentre spegneva la luce ci ripensò. Dandosi veramente del pirla per essersi lasciato scappare l’opportunità di quella sera.
La mattina arrivò più lenta e placida del solito. Il calore estivo si insinuò in ogni finestra. Fra le tapparelle quasi serrate. Il sole era alto nel cielo. Eppure qualcuno ancora dormiva. O almeno tentava. Anna si rigirò nel letto per la ventesima volta. Si sentiva come se qualcuno le stesse picchiettando insistentemente un martello in testa. E nel mentre qualcun altro stesse suonando dei piatti nella scatola cranica. “Che palle smettetela!” ringhiò stufa. Coprendosi la testa con il cuscino. Anche i ricordi della sera prima erano offuscati. Ricordava solo un unicorno di nome Johnny. Il che non le sembrava molto credibile come memoria. Aveva bevuto troppo. Quello se lo ricordava. Sembrava che il caos nella sua testa si fosse calmato. Quando la porta della camera sia aprì d’improvviso. “Anna sveglia! È ora di pranzo oramai, alza quel sedere dal letto!” la chiamò sua madre. La castana tirò un urlo esasperato. “Buongiorno anche a te tesoro…avanti vieni a fare colazione…tuo padre ha comprato il tiramisù…” la invitò ancora. Poi tornò al piano di sotto. Anna mugugnò disperata. Solo a sentir nominare del cibo le veniva la nausea. “Un tiramisùicidio…ecco che cosa faccio ora…” biascicò. D’improvviso sentì qualcosa atterrarle sulla schiena. Seguito da un miagolio. “Santo Manson James! Non saltarmi sulla schiena ti prego!” li implorò. Il gatto cambiò strategia e iniziò a rotolare con tutto il suo dolce peso. Per ripicca Anna si voltò di scatto. Facendo rotolare il micio sulle lenzuola. Che si rialzò subito e tornò dalla padrona. Iniziando a strusciarsi. “Vi siete messi d’accordo per farmi innervosire già di prima mattina eh?” sbottò lei. James la guardò. Ed un sorriso sornione apparve sul suo nero. La castana lo osservò dubbiosa. Poi però vide il cuscino. Era pieno di segni neri. Subito si portò una mano agli occhi e alle guance. La sera prima quelle intelligentone delle sue amiche si erano dimenticate di struccarla. Veloce Anna prese la bacchetta dal comodino. E prima che sua madre potesse vedere quel disastro pulì tutto. Il suo viso compreso. Appena la ragazza si convinse di stare meglio un improvviso mal di testa la accolse. La castana si tenne la testa fra le mani. Maledicendo tutti i litri di Assenzio che stavano ribollendo nel suo corpo. “Allora tesoro, ti sbrighi? Guarda che Mary Kate si sta appropriando di tutto il dolce…” la chiamò ancora Ilary. Anna non si mosse. La madre si avvicinò. “Tutto bene Anna?” le chiese. La castana scosse la testa. “A che ora siete tornate ieri sera?” disse la donna. La figlia alzò le spalle. L’altra la osservò. Poi si sedette accanto a lei. Le tolse le mani dalla testa. E posizionò le sue dita sulle tempie. Iniziando a fare movimenti circolari. “Va un po’ meglio piccola?” le chiese dopo qualche minuto. Anna annuì rilassata. “Tel’ho detto mille volte di non riempirti di alcool Anna…hai già una costituzione così fragile…” la riproverò. La castana non disse nulla. Per una volta non aveva voglia di ribattere. In effetti era stata anche fortunata. Non aveva nemmeno vomitato. O almeno che lei si ricordasse. Le sue sbornie non erano mai così disastrose. Sua nonna le aveva confessato che anche nei suoi tempi d’oro aveva avuto parecchie sbronze. Ma il dopo non era mai stato così tragico. Tutto merito dei geni Haliwell. “C’è anche del caffè giù…ti farebbe bene mangiare qualcosa…” disse infine Ilary. Anna sorrise. “Vado in bagno ed arrivo…” rispose. La donna le sorrise comprensiva ed uscì. Infondo sua madre non era sempre un generale russo. Nonostante litigassero spesso in certe occasioni era una mamma ottima. Non era la prima volta che la vedeva in quegli stati. E sapeva che le sfuriate erano l’ultima cosa da fare. Se ne sarebbe sorbita una durante la sera magari. La castana si alzò. Fece qualche carezza a James. Giusto per farlo contento. Poi si trascinò in bagno. Si lavò il viso. Fece qualche risciacquo con del colluttorio. E finalmente si presentò a tavola. Mary Kate era già passata alla postazione tv. Suo padre doveva già essere tornato al lavoro. Anna si sedette al solito posto. Davanti a lei c’era già una tazza ricolma di caffè. Ed una fetta di tiramisù. “Ah tesoro dimenticavo…è arrivato qualcosa per te…” aggiunse ancora Ilary. La castana sgranò gli occhi. In cuor suo sperava fosse una lettera. Una lettere di qualcuno in particolare. Ma la madre si limitò a passarle un pezzo di carta. Era una cartolina. Nell’immagine era ritratto un paesaggio piuttosto triste. Un castello immerso nel verde con delle torri che spuntavano qua e la. Anna inghiottì un pezzetto di dolce. Mentre l’altra mano teneva la cartolina. Curiosa la voltò. Rimanendo stupita nel leggere la provenienza del mittente. “Valacchia, Transilvania…” lesse. Ilary sbirciò da dietro le spalle della figlia. Le scappò un sorriso ad immaginarsi chi potesse essere. La castana continuò a leggere le righe di informazioni sul mittente e ricevente. Appena vide il nome riconobbe subito la grafia elegante e delicata di sua nonna. A confermarlo, due righe più sotto al suo nome, c’era scritto proprio Artemisia Anko Wytter. Anna voltò la cartolina per poter leggere il testo. “Cara Alvis, hai visto che bel posticino? Sono in vacanza dal caro Vlad fino alla fine dell’estate e devo dire che mi sta trattando come una regina! Ovviamente anche tu sarai la benvenuta quando vorrai…oramai sei una signorinella e puoi andare dove vuoi! Scrivimi presto mi raccomando! Baci dalla tua cara Artemisia. P.s. quel timidone del Conte non ha voluto firmare la cartolina, però ti manda tanti saluti.” lesse. Le sfuggì una risata leggendo il post scriptum. La donna scosse la testa divertita. “Ti immagini che figata sarebbe se la nonna si sposasse con Dracula?” esordì entusiasta la castana. Ilary trattenne una risata. “Non penso che tuo padre la penserebbe allo stesso modo…” commentò. Anna mangiò ancora un po’ di tiramisù. Per poi mandarlo giù con un abbondante sorso di caffè. “Però è strano…” iniziò a ragionare. La madre la guardò dubbiosa. “Se Voldemort sta radunando come suoi seguaci le più importanti creature che esistano…perché la nonna è da Dracula?” spiegò. Anche se la frase in se poteva risultare insensata ad orecchio esterno. Ilary sorrise e si versò del succo in un bicchiere. “Semplicemente perché la Valacchia è un territorio neutro per i maghi…come la Svizzera per le guerre fra babbani…” rispose spiccia. La castana inghiottì l’ultimo pezzo di tiramisù. L’espressione dubbiosa era ancora presente però. “Inizio a comprendere il perché del tuo voto basso in Storia della Magia…” la canzonò la madre. Anna sbuffò. “Diciamo pure i possedimenti di Dracula non si limitano al suo castello…più o meno metà territorio è sotto il suo controllo…i babbani non hanno conoscenza che lui sia ancora vivo, per quanto quell’essere possa essere considerato vivo ovvio…comunque, l’unica entità che sa dell’esistenza della magia nei dintorni è lui…” iniziò a spiegare la donna. La castana annuì rapita dalla curiosità. “Già quando era scoppiata la prima guerra contro Voldemort il conte Dracula si era estraniato…indi per cui i suoi territori sono neutri e il conte ha espressamente vietato che si turbi la pace dei suoi spazi…” continuò Ilary. Anna la guardò affascinata. “Però è strano che non si sia fatto sedurre dalle promesse di Voldie…” osservò. La donna le prese il piatto oramai vuoto e lo mise nel lavandino. “Voldemort promette potere…ma Dracula non ne ha bisogno…lui vuole semplicemente condurre quello che gli rimane della sua esistenza nel suo castello…con l’allegra compagnia dei suoi più vecchi amici, come tua nonna…e lei la pensa esattamente come lui sotto questo punto di vista…nonostante sia una donna di origini Purosangue e Serpeverde, ha più a cuore la sorte della sua famiglia che quella del mondo…sarebbe pronta a lottare contro Voldemort in persona se succedesse qualcosa ad uno di noi…” concluse. La castana era rimasta a bocca aperta. Sapeva già che sua nonna fosse una gran donna. Ma questa faceva alzare ancora di più la sua stima verso di lei. “Quindi si può dire che siamo tutti protetti…” dedusse la ragazza. Ilary sorrise amara. “Non possiamo affidarci agli artigli del Conte…io e tuo padre facciamo parte dell’Ordine e pertanto siamo schierati da una parte…” spiegò ancora. Anna sospirò. E si alzò. “Insomma siamo incastrati eh? Me ne vado a cambiarmi…” esordì. Poi prese la cartolina e tornò in camera. Avrebbe subito risposto a sua nonna. E comunque, l’idea di trasferirsi in Transilvania per qualche tempo non le sarebbe dispiaciuta. Nel mentre qualcun altro era già sveglio da un paio d’ore. Per Hermione non era stato un gran peso aprire gli occhi alle dieci e mezza. Non sentiva la necessità di dormire tutta la mattina. Anzi. Le sembrava uno spreco di tempo. E a quando pare anche il suo orologio biologico la pensava così. Il prefetto cambiò posizione. Si mise a gambe incrociate. Era in salotto sul divano. Sul tavolino davanti a lei stava il portatile. Alla destra una tazza ricolma di succo all’albicocca. E tanto per cambiare era sola. I suoi erano andati a trovare amici di famiglia. Così lei ne aveva approfittato e ora si destreggiava con google maps. Alla ricerca di un buon posto dove spedirli. Gli avrebbe resettato la memoria prima di trasferirsi dai Weasley. Con l’aiuto di Giulia e di Anna. Lei fino a settembre non poteva fare magie. E le sembrava un tempo dannatamente interminabile. L’unico punto traballante era il luogo dove mandarli. Era tendente all’Australia. Li avrebbe comprato una bella casa con i soldi che aveva sul suo conto in banca. Tanto a lei i soldi babbani non sarebbero serviti. La loro casa invece l’avrebbe data in affidamento alla vecchina li accanto. La signora Smith. Era una cara donnina. Le avrebbe raccontato che il padre aveva avuto un’offerta di lavoro e si sarebbero dovuti trasferire a tempo indeterminato, ma che comunque sua madre era affezionata a quella casa ed avevano deciso di tenerla. Hermione prese il bicchiere e ne bevve un sorso. Decisamente si. Era un piano perfetto. Si congratulò con se stessa. Avrebbe fatto carriera nel mondo del lavoro al Ministero. Ne era sicura. Subito riappoggiò il bicchiere. Gli occhi le si fermarono sul piccolo quadratino in basso a destra. Era quasi l’una. I suoi erano rimasti a pranzo fuori. Lei però non aveva fame. Non aveva nemmeno voglia di farsi un panino. Quindi optò per mandare al suo stomaco solo un’abbondante dose di succo. Un bip attirò ancora la sua attenzione. Qualcuno aveva appena effettuato l’accesso nella chat. Era Anna. Hermione era perennemente sullo stato “occupato”. La castana però le aveva appena aperto una finestra di conversazione. Lo faceva sempre. Non era importante che lei fosse impegnata. Decise di non risponderle subito. Poi però Anna iniziò a mandarle suoni uno dietro l’altro. Così il prefetto si arrese. “Smettila di rintronarmi di suoni Bella Ubriaca per Strada…” le scrisse. L’altra smise. “Zitta. Mi sono appena ripresa. Piuttosto, ti sei svegliata all’alba anche stamattina?” rispose. Hermione scosse la testa esasperata. “No cara mia…e comunque ho di meglio da fare che starmene a dormire fino a tardo pomeriggio…” rimbeccò. Con una tale forza che rischiò di far saltare molte lettere della tastiera. Anna le mise una faccina che le faceva uno sguardo scettico. “Come rispondere a Ron per esempio?” aggiunse poi. Il prefetto trasalì. Si era ripromessa davvero di rispondere al rosso. Però le era passato di mente! Come un gesto automatico aprì un nuovo foglio di posta elettronica. Per poi richiuderlo subito dopo. Ron non aveva le e-mail. Hermione si voltò verso le scale. Aveva lasciato la lettera di sopra. Come anche la carta e la penna. Era diventata così pigra che non aveva nemmeno voglia di scrivere. Alla fine però si arrese. Si alzò ed andò a prendere tutto il necessario. Si sdraiò a pancia in giù sul divano. Il pc sul tavolino con il bicchiere. Il prefetto rimase qualche minuto davanti al foglio bianco. Iniziò a giocare con la penna. La picchiettò sul naso. Poi la fece stare in bilico fra questo e il labbro superiore. Quando le cadde sbuffò. Via il dente via il dolore. Così la impugnò in maniera umana ed iniziò scrivendo la data. L’intestazione. Un “come stai” che ci stava sempre bene. E poi si lasciò trasportare dalla vena poetica. Gli scrisse che le giornate passavano lente e piene di noia. Che alla fine si ritrovava sempre a casa o di Anna o di Giulia. Gli raccontò qualche aneddoto della sera prima. Come le cavolate sparate dalla castana ubriaca. Andando avanti così occupò una facciata. Hermione la rilesse. Era una lettera abbastanza neutra per essere indirizzata al suo innamorato. Alla fine si decise ed optò per aggiungere qualche frase smielata. “…non vedo l’ora di trasferirmi alla Tana per il matrimonio…così ci potremmo vedere ogni giorno. Mi manchi, la tua Mione.” lesse ad opera completata. Il tono non era molto convinto. E le parole erano scritte un po’ a caso. Magari le sentiva veramente. Però in quel momento erano una pura formalità. Il prefetto sperava vivamente che una volta trasferiti alla Tana il suo umore sarebbe migliorato. Anche se si sarebbe sentita abbastanza a disagio amoreggiare con Ron mentre le sue amiche stavano male. L’unica cosa che non doveva fare era tirare fuori il ciondolo. E soprattutto non far notare che la foto accanto a quella delle sue amiche, nel portafoto regalatole da Giulia, c’era anche quella di Mark. Hermione sospirò. Mai una volta che le scelte della sua vita fossero facili. Uno squillo la riportò alla realtà. Il pc stava quasi impazzendo di suoni. La ragazza allungò una mano. Non aveva calcolato Anna per dieci minuti buoni e già le stava intasando il messenger. “Piantala psicopatica…ci sono…” esordì. “Pensavo ti fossi affogata nel thè…” rispose la castana. “In verità sto bevendo un succo…e comunque stavo scrivendo la lettera…” la corresse. Ci fu qualche secondo di pace. “…ora mi sono resa conto che dovrò vederti cinguettare con Ron tutto il giorno…” osservò Anna. Alla fine della frase una faccina in procinto di vomitare. “Senza dimenticare che Harry sarà con Ginny…Bill e Fleur…” elencò maligna Hermione. La castana mise una sfilza di faccine come quella prima. Il prefetto scosse la testa divertita. “Parliamo di cose serie. Che si fa oggi?” esordì ancora Anna. Hermione bevve un sorso del suo succo. “Non è che è obbligatorio vederci ogni santo pomeriggio…” osservò. “…anche se è un santo pomeriggio io non mi faccio problemi…” rimbeccò la castana. Il prefetto sospirò esasperata. “Più ti sento parlare e più mi rendo conto di non trovare differenze fra quando sei sobria e quando sei ubriaca Anna…” rispose. “E io più ti sento parlare e più mi rendo conto che non sei spiritosa Herm…” le fece il verso Anna. Ad Hermione scappò un piccolo sorriso. La divertiva punzecchiarsi così con l’amica. “Io ho casa libera fino a stasera…venite a vedere un film?” propose. La castana mise una faccina ammiccante. “Sicura che non stavi aspettando qualcuno?” insinuò. “Certo, sono sicura che al postino farà piacere fare una cosa a quattro…” si lasciò sfuggire Hermione. Anna mise una faccina scandalizzata. “Granger queste tue uscite turbano il mio stato fisico…” la prese in giro. “Smettila di dire cavolate e avverti Giulia…” la richiamò il prefetto. “Agli ordini signorina Rottenmeier!” rispose all’appello la castana. Hermione sorrise e tornò a sintonizzarsi sulle sue mappe del mondo. Nel mentre Anna chiamò Giulia. Era sveglia da nemmeno mezzora. Alla fine si accordarono per vedersi dopo le tre a casa del prefetto. La castana portava i film. La ragazza possibilmente i neuroni. Alle tre passate il campanello suonò a casa Granger. La padrona le fece accomodare in salotto. Anna fu incaricata di mostrare i film. Giulia di sistemare i vari pacchetti con biscotti e patatine. Mentre Hermione versava la Coca Cola. “Allora, come va fra te e il caro Greg?” esordì quest’ultima. La castana la guardò dubbiosa. “Ieri sera sembravate molto affiatati…” partecipò la seconda. Anna trasalì. Lei non si ricordava nulla. “C…cioè?!” esclamò. Le amiche ridacchiarono. “Gli hai anche detto di chiamarti…” ghignò il prefetto. Per poco la castana collassò. Giulia le passò un biscotto per riprendersi. “Voi sapevate che Dracula è neutro?” esclamò poi Anna. “Bel tentativo per cambiare argomento cara…comunque si…” rispose subito Hermione. L’altra le guardò un attimo dubbiosa. “Come mai tiri fuori Dracula?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Mia nonna mi ha mandato una cartolina dalla Transilvania…Vlad la ospita fino a fine estate…ho solo pensato che se dovesse succedere qualcosa, una volta che saremo partite per la nostra fantastica missione, potremmo andare la…infondo noi non facciamo parte di nessuna delle due fazioni contendenti…” spiegò. Il prefetto la guardò sbalordita. “Non sapevo che l’alcool risvegliasse i neuroni…” osservò. Anna le tirò un cuscino. “Già che siamo in tema…che dite se vediamo Dracula, quello di Bram Stoker?” propose. Hermione rabbrividì. “Preferirei qualcosa di meno terrorizzante…tipo Romeo e Giulietta, quello con Leonardo di Caprio…” sospirò. Giulia le guardò poco entusiasta. “Un bel film documentario? Volevo vedere quello sul bassista dei Sex Pistols…Sid e Nancy…” aggiunse. Le tre si scambiarono un’occhiata non molto convinta. “Quanto tempo abbiamo Herm?” chiese Anna. Il prefetto aprì la bocca per rispondere. Però il telefono la interruppe. Partì la segreteria. Erano i suoi genitori. Avvertivano che sarebbero rimasti a cena fuori e che sarebbero tornati tardi. “Perfetto, allora facciamo mega maratona di film…” concluse Giulia. La castana annuì. Impilando uno sull’altro Dracula, Romeo e Giulietta e Sid e Nancy. Assicurandosi così almeno sei ore di compagnia fra begli attori. E l’esuberanza dei Tre Uragani riuniti.
 
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chocola91
view post Posted on 2/4/2010, 14:09




bello...però confesso che pensavo che stavolta sev e giulia si incontravano....però anche cosi è stato romantico spero che aggiornersi prestissimo...fan numero 1 iaco
 
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~ Disturbia
view post Posted on 2/4/2010, 14:42




Premetto che essendo buona ho lasciato un pezzettino di uovo a tutte...xD
Tornando alla FF...mi è piaciuto molto questo capitolo.E' bello vedere i tre uragani in giro,spensierate.
Speravo che Seve e Giulia si incontrassero,ma confido nel prossimo capitolo.Per il resto tutto bello <3

Irene
 
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Je Evans
view post Posted on 2/4/2010, 14:52




troppo bella questa fiction! **
 
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chocola91
view post Posted on 26/4/2010, 22:10




dai sev spero che giulia la rivedrai presto....aggiorna presto
 
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kikyo91
view post Posted on 1/5/2010, 19:24




buonaseeera ** finalmente, dopo varie peripezie son riuscita a finire il capitoloo ** che bello TwT *è contenta*
cooomunque, spero di accontentarvi tutte con queto aggiornamento ù.ù
Avvertenze: un che di gaga-obsessed *-* spero non odiate la lady bionda perchè altrimenti questo capitolo vi si rovinerà ç_ç
in questo cap troviamo Paparazzi (ecco che si inizia xD della Lady Gaga), Bad Romance (sempre della Gaga ù.ù), All Around Me (dei Flyleaf **) e Halo (di Beyoncè ù.ù).
I hope that you'll like it **
vi adoro <3 grazie mille dei commenti ç*ç
buona lettura *.*

Sesto Capitolo
Il tramonto si estendeva oramai all’orizzonte. Facendo diventare quasi pittoresco un tipico paesaggio londinese. Un maniero rendeva la scena ancora più incantata. Ma la sostanza era tutto l’opposto dell’apparenza. Dentro quel castello si annidava il peggiore dei mali. Nulla a che vedere con l’aspetto da favola. Nei corridoi figure incappucciate erano in fermento. Era come essere in un formichiere sempre controllato. C’era voluto tutto il giorno per cercare un luogo tranquillo. Nascosto da occhi indiscreti. Per tre uomini altrettanto in tumulto. “Ricapitolando, questa settimana Voldemort si assenterà…e noi ne approfitteremo per travestirci e dare un appuntamento alle ragazze…” riassunse Mark. Era già la decima volta che lo ripeteva. Eppure gli sembrava così incredibile. Avrebbe potuto rivedere Hermione di li a giorni. Dopo settimane di continui viaggi e ore passate a trattare con le creature peggiori del mondo. Finalmente avrebbe rivisto la sua fata. “Esatto…semplice, lineare e conciso…” concordò Severus. Lui e Draco non avevano perso tempo. Avevano preso da parte il compare e avevano discusso del piano. Si sentiva così strano a mettersi in combutta con due suoi studenti. Però lo scopo era lecito. Anche se era un’impresa piuttosto rischiosa. “Bellatrix sarà con Voldemort…quindi non dovremmo preoccuparci di lei…ma non dobbiamo farne parola con nessuno...” aggiunse il biondo. Era fermamente deciso a far funzionare il piano stavolta. Aveva già agito imprudentemente ed aveva rischiato di mettere in mezzo persone che non se lo meritavano. Era stato un’incosciente ma sen’era reso conto. Ed ora voleva fare qualcosa, non solo per lui, ma anche per quelli che erano i suoi compagni di sventura. “Ci smaterializzeremo ognuno cinque secondi dopo l’altro…il primo sarai tu Severus…” iniziò a ripetere Mark. Il professore annuì d’accordo. Capiva perfettamente perché Voldemort si tenesse buono il giovane Wright. La sua mente sopraffina era un elemento prezioso. “Il secondo sarai tu Draco…e per ultimo andrò io…” concluse il ragazzo. Draco sorrise compiaciuto. “La cosa importante però è scegliere con cura i luoghi e i metodi di travestimento…” sottolineerò ancora Piton. “Io pensavo di affittare una camera in una locanda a Hogsmeade…quel posto è frequentato praticamente solo da studenti e in questi giorni non c’è nessuno…” esordì il biondo. Inoltre avrebbe potuto togliersi il travestimento una volta rimasto solo con Anna. Non gli andava di stare con lei sotto false sembianze. Mark annuì. “Trova un nome convincente però…” gli ricordò. Draco ghignò. “Già fatto…” rispose sicuro. Gli altri due si guardarono scettici. Poi ripresero. “Io tornerò a Spinner’s End…in ogni caso non sarà sospetto che io torni a casa mia…Giulia sa già dove si trova…” spiegò anche Severus. Draco scambiò uno sguardo allusivo con l’altro. “Io pensavo di andare da Hermione…i suoi genitori sono spesso fuori casa e nessuno mi conosce né nel suo quartiere né in quella città…anche perché l’unico posto in cui sarei sicuro è il mondo babbano…” finì quest’ultimo. Il professore rimase sovrappensiero. “E se quel giorno i genitori della Granger fossero in casa?” ipotizzò. Mark ghignò. “Non ci saranno…fidati di me…” rimbeccò sicuro. Il biondo sospirò sollevato. “Riguardo al travestimento io ne farò a meno…dopotutto sarò a casa mia…” precisò Piton. Il giovane Wight annuì. “Vedrò quale figura babbana potrà essermi più utile…” rispose solo. Draco si guardò di sfuggita il polso. “Userò un personaggio che Anna saprà sicuramente riconoscere…i maghi non conoscono certe figure…” spiegò. Gli altri due compari lo guardarono ancora scettici. “Lo so che in genere faccio scelte sconsiderate, ma stavolta fidatevi! Non combinerò casini…” promise il biondo. Severus sbuffò. “Così sarà dunque…manderemo un messaggio alle tre con data, ora, luogo e aggiungendo eventuali precisazioni…” decretò. Mark e Draco annuirono. Poi fecero segno di silenzio. Uno alla volta uscirono dalla stanza senza dare nell’occhio. Diretti già a compilare il loro personale invito.
Nel mentre, in un posto molto più modernizzato, i Tre Uragani si godevano la fine del secondo film. Hermione sgranocchiava delle patatine con fare incantato. Giulia stringeva il cuscino fra le braccia. Ed Anna sbuffava spazientita. Sfogandosi sui biscotti al cioccolato. “Finalmente questo strazio è finito…” esclamò quest’ultima. Appena apparvero i titoli di coda. “Sei romantica come un vecchio con la colite…” la insultò il prefetto. Giulia rise. Nel ripensare al film però sobbalzò. Aveva dimenticato di dire alle amiche una cosa molto importante. “Severus mi ha portato una rosa viola…” esordì. Innocente. Dal nulla. Le altre due per poco caddero dal divano. “Co…come?!” boccheggiò Hermione. La ragazza prese tranquilla un biscotto. “Sono tornata a casa…sono andata in camera mia e ho visto qualcosa che usciva dalla finestra…seguita da un mantello nero…poi sulla scrivania ho trovato una rosa viola…” raccontò spiccia. “Bhe magari poteva essere Batman che aveva sbagliato finestra…” ironizzò la castana. Giulia le fece la linguaccia. “Ma…ma come..così…senza nemmeno salutarti?” chiese il prefetto delusa. La ragazza alzò le spalle. “E quando aspettavi per dircelo?” commentò ancora Anna. L’amica sorrise imbarazzata. “Me ne sono dimenticata…” si scusò. Le due si guardarono esasperate. “Però in effetti è stato un gesto abbastanza irrilevante…” osservò poi la castana. Giulia non poté darle torto. Certo era stato romantico. Ma nulla degno di nota. Hermione stava per difendere i soliti valori dell’amor cortese quando un rumore la distrasse. Veniva dal piano di sopra. All’inizio sperò si trattasse di una fugace apparizione di Mark. Infondo le sue amiche avevano già avuto notizie dai loro amanti. Incerta il prefetto si alzò. Le altre due la seguirono per sicurezza. Il rumore veniva proprio da camera sua. Hermione aprì piano la porta. Subito vide Grattastinchi saltare come un pazzo. Nel disperato tentativo di prendere un inerme piccione. Che si era posato sul davanzale della finestra. “Che paura, un piccione!” esclamò sarcastica Anna. Giulia si avvicinò al volatile. “Hey piccolo…ti sei perso?” lo chiamò. “Ecco che arriva Biancaneve…” commentò ancora la castana. Il prefetto le fece segno di stare zitta. La ragazza mandò via il gatto. E si chinò verso il piccione. Aveva un’aria buffa. Però faticava a muovere una zampa. “Che cosa c’è? Ti da fastidio qualcosa?” disse gentile Giulia. Il volatile mosse piano le ali. Poi le porse una zampa. Le amiche si sporsero curiose. “Ha qualcosa legato alla zampa…” esclamò la ragazza. Erano tre piccole pergamene. Le slegò veloce. Ognuna aveva un loro nome scritto sopra. Ognuna con una diversa calligrafia. Giulia fece una carezza sulla testa al piccione. Che volò via. Poi distribuì i messaggi alle altre due. “Un piccione viaggiatore?” commentò stupita Hermione. I tre uragani si guardarono. Un po’ ansiose. Agitate. Per poi avventarsi sulla propria pergamena. Le tre lessero contemporaneamente. Giulia rimase a bocca aperta. Il prefetto senza fiato. Anna tremò. “Ra…ragazze…cosa c’è scritto nei vostri?” chiese la seconda. La prima deglutì e trasse un profondo respiro. “Cara Giulia, ti aspetto a Spinner’s End il 30 giugno alle 15.00 in punto…cordiali saluti, Severus Piton.” lesse. La castana ed Hermione si guardarono sconcertate. “Cara Anna, vediamoci alla Locanda del Salice, ad Hogsmeade, il 30 giugno alle 15.00 in punto…ti aspetterò all’entrata, richiesto un travestimento almeno credibile…tuo Draco Malfoy.” lesse la prima. Le amiche rimasero senza parole. Al prefetto tremò la mano che reggeva l’invito. “Cara Hermione, assicurati di essere a casa il 30 giugno alle 15.00 precise…i tuoi genitori non ci devono essere…poi ti spiegherò di persona…tuo Mark Wright.” lesse anche lei. I tre uragani si guardarono ancora. Erano confuse. Era tutto così strano. “Ok…calma…non facciamoci prendere dal panico…” esordì subito Hermione. “Che panico e panico, sono degli inviti, non annunci di condanna a morte!” rimbeccò Anna. Nel tono della voce però si vedeva che non ne era molto sicura. Giulia scosse la testa. “Forse hanno trovato il modo di aggirare Voldemort…” sorrise ottimista. Il prefetto la guardò scettica. “Magari è una trappola…” la liquidò semplicemente. La castana analizzò il suo biglietto. “Questa è la scrittura di Draco, senza dubbio…” decretò. “Stiamo parlando di Voldemort…occultare una calligrafia è un gioco da ragazzi per lui…” rimbeccò sicura Hermione. “Però anche il messaggio di Severus è molto convincente…se l’avesse scritto qualcun altro mi avrebbe dato altri dati su Spinner’s End, mentre lui sa che ci sono già stata e quindi la riconosco…” ipotizzò Giulia. “E poi chi se non Piton scriverebbe “cordiali saluti” alla sua ragazza?” le diede ragione Anna. Il prefetto si guardò in giro. Era emozionata. Però aveva un sacco di paura. Perché Mark aveva scelto proprio casa sua? Il suo sguardo si bloccò sul calendario. E se ne ricordò. In generale una volta al mese i suoi genitori prendevano parte ad un convegno dentistico. Che li lasciava fuori casa per due giorni di fila. Quel mese non vi avevano ancora partecipato. Sul calendario il 30 e l’1 erano segnati in rosso. Ma allora. “Come ha fatto a sapere che…” boccheggiò stupita. Giulia la guardò dubbiosa. “Mark sa che cosa fai…probabilmente si è materializzato qui mentre tu non c’eri…” spiegò spiccia Anna. “E tu come lo sai?” rimbeccò allibita Hermione. La castana ghignò. “Edward rimaneva nella camera di Bella ogni sera…e lei nemmeno se ne accorgeva…poteva girare tranquillamente in casa Swan ogni notte…a Edward piaceva osservare Bella mentre dormiva…” raccontò. Il prefetto arrossì. “A…andiamo Anna…non…non starai insinuando che…” balbettò. Anna gongolò soddisfatta. “Il caro Mark Cullen ha colpito ancora…” soffiò trionfante. Hermione scosse veloce la testa. Se davvero era così. Se davvero Mark era sempre stato con lei in quel modo. Gliene avrebbe dette quattro. E non solo. Anche di più. Come si permetteva di violare così la sua privacy? Ma soprattutto, come si permetteva di andare da lei senza dirglielo? Senza farle sapere nulla di lui? “Al diavolo Mark Cullen…” sbuffò. Giulia alzò gli occhi al cielo. “Quindi che si fa? Ci andiamo?” chiese ingenua. La castana la guardò ovvia. “Io non ci voglio rimanere sola in casa…e se mi entra Voldemort invece che Mark?” squittì il prefetto. Anna scosse la testa divertita. “Gli offri un caffè e gli dici che i tuoi torneranno il giorno dopo…e che comunque senza appuntamento non accettano pazienti in ambulatorio…” recitò. Giulia trattenne una risata. Hermione si morse il labbro inferiore. “Almeno Draco ha avuto la buona decenza di non andare alla Testa di Porco…” aggiunse poi la castana riluttante. “Però l’idea del piccione deve essere stata sua…” tossicchiò Giulia. Anna la spinse. “So già come travestirmi…” ghignò poi. Il prefetto la guardò scettica. “Come, sentiamo…” sbuffò. La castana prese la bacchetta dalla tasca della gonna. Se la picchiettò piano in testa. Come fosse acqua una tinta bionda iniziò a scendere sui suoi capelli. Facendoli diventare chiarissimi in pochi secondi. Poi spostò la bacchetta sulla maglia e la gonna. E li trasfigurò in un body di latex nero. Con degli inserti d’oro rassomiglianti a punte di cristalli. Ai piedi un tacco dodici. “I want your love and all your lovers' revenge…you and me could write a bad romance!” canticchiò. Giulia batté le mani. “Ecco a voi…Lady Anna!” la presentò. Hermione si passò una mano sugli occhi. “E chi saresti?” chiese. Anna la guardò delusa. “Ma Lady Gaga ovvio! I maghi non credo la conoscano…quindi se mi aggiro così nessuno mi riconoscerà…” spiegò soddisfatta. Il prefetto tossicchiò. “Certo, e passerai molto inosservata…” commentò sarcastica. La castana le fece la linguaccia. “Draco ne era ossessionato…la passione per la Gaga aveva superato anche quella per Dita Von Teese…” raccontò. “Non credevo ascoltassi certa musica…” la riprese Hermione. Anna alzò le spalle. “Lady Gaga non fa musica alternativa, però la stimo un sacco! Ha uno stile tutto suo…e poi è brava anche a cantare…è una grande!” spiegò. Giulia scosse la testa divertita. “Draco si travestirà da Manson suppongo…” commentò. “Siamo messi davvero bene…” sospirò affranto il prefetto. La castana ghignò. “Eh, Eh there’s nothing else I can say…” canticchiò ancora. Hermione ebbe la tentazione di buttarla giù dai suoi tacchi a trampolo. “Ragazze ma ci pensate? Fra tre giorni rivedremo Draco, Sev e Mark…” sorrise timida Giulia. Sul viso delle altre due si aprì un accenno di felicità. Nonostante ci fossero ancora incertezze e paure. Qualcosa di bello stava finalmente per accadere. Qualcosa che nessuna delle tre aveva sperato accadesse. Così le tre rimasero ad esultare. Anna tornò normale. Seriamente intenzionata a presentarsi così quel mercoledì. Giulia aveva realizzato che il gesto della sera prima era solo un preambolo all’appuntamento. Ed Hermione rimuginava preoccupata. Era felice certo. Però non aveva mai pensato ad affrontare l’argomento del bacio con Mark. Lei aveva ricambiato. Magari si era illuso che loro potessero stare insieme. Infondo poteva essere un gesto d’affetto fra amici. “Parlerai con Mark del bacio?” esordì all’improvviso la castana. Il prefetto sobbalzò. Il legame che univa lei e le sue amiche era talmente forte che con uno sguardo era come se si leggessero nel pensiero. “Non lo so…ho paura che lui abbia frainteso…io…io ho ricambiato solo perché eravamo in un momento tragico…e non volevo che se ne andasse…però io credo di amare Ron…” boccheggiò imbarazzata. Giulia la guardò. L’ultimo biscotto sopravvissuto in bilico fra le labbra. “Da quanto è diventato un “credo”?” osservò. Storpiando le parole. Hermione abbassò lo sguardo. Non sapeva nemmeno lei perché aveva aggiunto quella parolina con la c alla frase. “Forse da quando ha finalmente capito che Mark può darle qualcosa che Ron non ha…e non fate doppi sensi, sono serissima…” rimbeccò subito Anna. Le amiche rimasero in silenzio. “Ron è dolce, premuroso, gentile…mi ama…abbiamo aspettato tanto per questo…perché ora sto cercando di sabotare tutto?” sospirò poi affranto il prefetto. Giulia scosse la testa. “Gli ultimi giorni ad Hogwarts sono stati frenetici e angosciosi…avevamo tutte qualcosa di cui preoccuparci e anche i saluti sono stati frettolosi…vedrai che quando rivedrai Ron tutto passerà…” spiegò. La castana sbuffò. “Andiamo…Mark le è stato sempre vicino, l’ha sempre aiutata e sostenuta…non ha mai avuto il bisogno di mentirgli ed è stato un perfetto gentiluomo mandandola fra le braccia di un altro seppur la amasse…non basta questo?” lo difese. “Perché è questo che fa un migliore amico Anna…Mark ha quella parte nella vita di Herm…” rispose convinta la ragazza. Hermione le guardò. Non ci poteva credere. Le amiche stavano discutendo per la sua vita. “Mark è quello giusto per lei…come Draco è giusto per me e Piton lo è per te…e forse è arrivata l’ora che Herm si faccia un esame di coscienza e decida una volta per tutte cosa vuole fare…perché se continua in questo modo finirà solo per far stare male Mark e innervosire Ron…” aggiunse ancora Anna. Giulia non disse nulla. Non poteva negare che preferisse il Serpeverde. Come compagno di Hermione era stato molto più premuroso. Aveva un gran cervello. Capiva quando fare determinate mosse con la loro amica. Di Ron non si poteva certo dire lo stesso. Però dopotutto non era colpa sua se era un po’ tardo. “Mi fate davvero sentire meglio così…” sussurrò in colpa il prefetto. La castana le tirò un cuscino. “Tu che cosa vorresti che succedesse mercoledì con Mark?” le chiese schietta Giulia. Hermione alzò gli occhi al cielo. “Vorrei solo vederlo entrare da quella porta…abbracciarlo…sapere che sta bene…parlare come facevamo in quelle sere infinite nei sotterranei…” rispose sincera. Le amiche si guardarono. “E per Ron provi lo stesso?” chiese ancora la ragazza. Il prefetto alzò le spalle. “Voglio vederlo certo…mi manca…vorrei stare con lui però…so che non riuscirei a fare la finta felice…” rispose. “Dunque la risposta c’è già…vedi come ti senti dopo aver rivisto Mark mercoledì e confronta con quello che proverai appena ci trasferiremo alla Tana…” sentenziò Anna. “Così capirai cosa provi e la smetterai di farti del male…” concluse Giulia. Hermione le guardò scettica. Aprì la bocca per rispondere però un gorgoglio la distrasse. “Anna sei un pozzo senza fondo!” rimbeccò. La castana fece finta di nulla. “Che dite se ci facciamo le patatine fritte?” propose Giulia. Il prefetto sbuffò. “Mi state facendo ingrassare con tutti questi dolci e cibi megaunti…” si lagnò. Anna gongolava già. Quindi Giulia si alzò e andò ad improvvisarsi cuoca in cucina. Hermione la andò ad aiutare, mentre la castana se ne stava a grattarsi la pancia sul divano. Le tre rimasero guardare film fino a tardi. Quando i Granger rientrarono Anna e Giulia tornarono a casa. La prima era abbastanza impaziente di rivedere il biondo. La seconda era fremente. Ne avrebbe dovuto parlare a sua madre? Arrivate a casa andarono subito a dormire. Così nemmeno il tempo di realizzare degli inviti che era già il giorno prima. Tutti e tre gli Uragani avevano un mucchio di pensieri. Intanto c’era l’auto convincimento che non fosse una trappola. Anna maledì il pessimismo di Hermione più volte quel giorno. La sera le ragazze si ritrovarono in chat per discutere degli ultimi dettagli. Rimanendo sveglie fino a tardi a confrontarsi pareri e paure. Decisamente quello era un metodo migliore dei gufi. La mattina dopo sembrò un giorno come un altro. Hermione venne svegliata dai suoi genitori. La loro partenza era programmata per la mattina presto. La madre la salutò, raccomandandole come al solito di “fare la brava”. Il prefetto non poté fare a meno che mordersi il labbro inferiore. Estremamente in colpa. Anna si svegliò verso l’ora di pranzo. Continuava a rimuginare su che scusa inventare per poter sparire per tutto il pomeriggio. Se non anche la sera. Perché così sperava. Che Draco avesse prenotato la camera della locanda per tutto il giorno compreso l’indomani. Non le interessava che cosa avessero fatto. L’importante era stare con lui. Così mentre mangiava le solite frittelle con sciroppo al cioccolato pregò solo che il biondo avesse avuto la decenza di non pensare subito al sesso come suo solito. Infine Giulia si alzò a metà mattina. Aveva dormito si. Ma agitata. Non vedeva l’ora di rivedere Severus. E l’andare a Spinner’s End la rassicurava di molto. Sarebbero stati vicini per un intero pomeriggio. Aveva così tante cose da chiedergli. Da raccontargli. Non fece altro che pensarci per tutta la colazione. Come anche gli altri due uragani. Le lancette dell’orologio andavano estremamente lente. Arrivate finalmente le 14.00 le tre si prepararono. Anna era sgattaiolata in camera sua. Alla fine aveva optato per un vestito più sobrio. L’idea di base però rimaneva. Aveva passato l’intera sera prima, mentre chattava con le amiche, a spulciare i video della sua musa ispiratrice. Quindi se Draco voleva un travestimento serio, quello avrebbe avuto. La castana premette play con un clic del mouse. E dal pc si diffuse una melodia. We are the crowd, we're c-coming out. Poi prese la bacchetta e la picchiettò in testa. La scia bionda le illuminò i capelli. Facendola diventare di un biondo platino. Unito al solito trucco si faceva quasi paura. Got my flash on it's true, with that picture of you it's so magical, we'd be so fantastic, oh. Prese un semplice vestito nero e lo indossò. Con un altro colpo di bacchetta lo trasfigurò. Facendolo diventare un vestito a tubino nero lungo fino alla coscia. Sopra le spalle scoperte. La D sul seno coperta di poco dalla scollatura. Leather and Jeans, garage glamorous, now show what it means but this photo of us. Anna trasfigurò i suoi occhiali con un paio neri da sole. Dalla montatura fine con le lenti a cerchio. Poi si spostò a lato dell’armadio. Accanto ai soliti anfibi erano posizionate un paio di scarpe col tacco. Abbastanza alte. Chiuse sul davanti grazie ad una serie di fascette. La castana abbandonò gli infradito da casa e le indossò. Ghignando nel vedersi alzata di molti centimetri. It don't have a price, ready for those flashing lights cause you know that baby I. Infine prese la borsetta sistemata sul letto. Era una piccola pochette. Per portarsi via giusto le cose essenziali. Bacchetta. Specchietto. Soldi. Anche una pozione anticoncezionale. Conosceva bene Draco purtroppo. E poi un rossetto nero. Anna lo tirò fuori e lo aprì. Ne mise un po’ sulle labbra. Ma non su tutta la superficie. Solo al centro. Formando un piccolo cuore nero. I’m your biggest fan, I'll follow you until you love me, papa-paparazzi. Lo poggiò sulla scrivania e sorrise. Indossando anche un paio di guanti di pelle neri a mezzo dito. “Ops…I just kill my boyfriend…” disse. Portandosi una mano alla bocca con fare innocente. Imitando alla perfezione la cantante nel video della canzone in esecuzione. Baby there's no other superstar that know that I'll be papa-paparazzi. La castana si guardò ancora una volta allo specchio. Faceva fatica lei stessa a riconoscersi. Per quello aveva lasciato scoperti i tatuaggi. Almeno Draco avrebbe avuto scelta facile. Lei si sentiva molto in un traffico di spionaggio. Quell’aria di proibito la intrigava. Promise I'll be kind, but I won't stop until that boy is mine. Anna ghignò nell’immaginarsi Hermione. Che al suo contrario magari vagava in preda ad una crisi isterica per casa. Dopo qualche minuto tirò un sospiro. Chiuse gli occhi e andò a spegnere il computer. Baby you'll be famous chase you down until you love me papa-paparazzi. Per completare il look indossò un cappellino a fermaglio che le copriva la frangia e leggermente gli occhi con un velo di pizzo nero. Poi borsa sottobraccio uscì dalla camera. Il rumore dei tacchi riecheggiava per il corridoio. Al polso aveva l’orologio che Lucius le aveva regalato per il compleanno. Sembrava quasi una riccona di Diagon Alley. Piano la castana iniziò a scendere le scale. La prima a voltarsi fu Mary Kate. Per poco sputò il succo che stava bevendo. “Mamma…non per sconvolgerti…ma abbiamo Lady Gaga a casa!” squittì. Anna scosse la testa esasperata. Sua madre era intenta a leggere uno dei suoi giornali di gossip in cucina. Non si sprecò nemmeno ad alzare la testa. “Non ti far venire un colpo mamma, sono io…” la avvertì subito la figlia. In modo che l’altra non si girasse. “E perché saresti vestita da Lady Gaga?” bofonchiò Ilary. Anna gongolò. “Sto andando ad una festa per alternativi giù a Londra…è in maschera e io ovviamente ho scelto la Gaga…” spiegò convincente. La donna annuì distratta. “Torni per cena?” le chiese. La castana per poco si mise a saltare di gioia. Aveva giusto trovato il momento in cui sua madre non le prestava attenzione. “Non credo…e comunque ci saranno anche cose da mangiare, quindi se torno magari mi bevo un po’ di caffèlatte stasera…” rispose da brava figlia. Ilary annuì. “Bene tesoro…divertiti e non bere…” le raccomandò. Anna ghignò. “Certo mamma…” rispose ancora. Poi salutò con la mano la sorella ed uscì di casa. Si intrufolò subito fra i cespugli del giardino. Con un colpo di bacchetta si smaterializzò. Il freddo l’avvolse. Si era abituata a quella sensazione. Non le risultava nemmeno più di tanto sgradevole. Quando riaprì gli occhi la castana si ritrovò nei dintorni della stazione di Hogsmeade. Con assoluta nonchalance si intrufolò fra la folla. Non c’era molta gente per le strade. Dopotutto era una cittadina basata sulle gite studentesche. E il giorno dopo sarebbe stato il primo di luglio. Doveva ammettere che Draco aveva scelto bene. Con scioltezza Anna proseguì. Era in anticipo di cinque minuti. Calcolati giusti, dato che non aveva molta certezza di dove fosse la locanda. Cercando di essere più credibile possibile su quei tacchi a strapiombo, la castana seguì la via. Un’insegna piena di foglie leggere si vedeva infondo. Dei piccoli petali cadevano placidi sulla strada. “Locanda del Salice…” lesse Anna. Sospirò rincuorata. Si posizionò vicino all’entrata. Ebbe la forte tentazione di frugare nella borsa per cercare un piccolo pacchetto bianco e rosso. Che era sicura di aver nascosto molto bene. Dopo pochi secondi si decise. La noia stava prendendo il sopravvento. La castana tirò fuori una Marlboro e la tenne ferma fra le labbra. Lasciandole segni neri di rossetto. Subito dopo si maledì accortasi dell’assenza di un accendino. “Serve da accendere?” chiese qualcuno repentinamente. La castana alzò lo sguardo sperando di riconoscere nell’interlocutore Draco. Ma rimase delusa vedendo la faccia rugosa di un ultraquarantenne. Gli riservò solo un cenno di assenso. L’uomo le accese la sigaretta con un rapido gesto. Fra le mani teneva un costoso accendino d’argento. Anna diede la prima boccata. Incrociando le braccia al petto e tenendo la sigaretta fra le dita. In effetti si stava divertendo a far finta di non essere se stessa. L’uomo la guardò ancora. Poi si avvicinò timido. “Sta aspettando qualcuno?” le chiese. Lei sorrise sorniona. “Il mio ragazzo in verità…” rispose. L’altro rimase visibilmente deluso. “Oh…ecco…mi scusi…io pensavo che…” biascicò. Anna ghignò divertita. Mancava solo che le chiedesse quanto prendeva all’ora. “Non si preoccupi…per salvarsi la faccia è ancora in tempo ad andarsene…” lo invitò schietta. L’uomo annuì imbarazzato. E si allontanò. La castana guardò l’orologio. Erano le 15.00 precise. Diede ancora una boccata. La gente che passava le lanciava sguardi curiosi. Se fosse stata nel mondo babbano avrebbe avuto già una folla di ragazzine urlanti intorno a se. “Maledizione a lui…poteva semplicemente darmi il nome della prenotazione così lo aspettavo in camera…questo sole mi sta urtando…” si lamentò. Era in piena battuta dei raggi. “Qualcosa non va signorina?” chiese d’improvviso qualcuno. Anna si voltò seccata. Quando però vide chi le stava davanti per poco la sigaretta le cadde di mano. Alto. Capelli bronzei e occhi d’oro liquido. Carnagione bianchissima. Sorriso sghembo. “Non ti fa bene fumare…” osservò ancora l’altro. Prendendole la Marlboro e gettandola a terra. Spegnendola sotto la suola di un mocassino. La castana deglutì a fatica. Lo squadrò. “Possiamo andare dunque…” propose il ragazzo. Anna annuì ed entrò per prima nella locanda. L’accompagnatore andò alla reception. “Desidera?” chiese il direttore da dietro il bancone. Tranquillo l’altro sorrise. “Avevo una prenotazione per due…camera matrimoniale per oggi e domani…” iniziò a descrivere. L’uomo iniziò a scorrere il registro. “Nome?” chiese ancora. “Cullen…” rispose semplicemente il ragazzo. Completando con un sorriso sghembo. Anna lo squadrò ancora. A quanto pare anche Draco aveva fatto le cose per bene. “Cullen eh? Dunque…vediamo…ah si Cullen! Ecco qui…stanza 216…” esclamò il receptionist. Passando una pesante chiave al diretto interessato. Questo ringraziò e fece un cenno alla castana. Lei salutò l’uomo e lo seguì. I due non si proferirono parola nemmeno per i due piani di ascensore. Anna camminava per prima. Picchiettando lo sguardo sui vari numeri sulle stanze. Era tutto così strano. Finalmente vide il numero cercato. Draco fece scattare la serratura. E la richiuse poco dopo. La castana analizzò la camera. Era di media grandezza. C’era un enorme letto matrimoniale al centro. Lenzuola blu scuro. Comodini con lampade dai disegni intricati. Una specchiera sulla parete opposta. C’era anche un frigobar. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance, oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. “Fa molto prostituta d’altra classe non credi?” esordì Anna. Draco scosse la testa divertito. Solo lei poteva rompere il ghiaccio in quel modo. Veloce si avvicinò a lei e l’abbraccio da dietro. La loro immagine riflessa nella specchiera. “Se ti vedo un’altra volta fumare di vampirizzo…” la minacciò.. La castana ghignò divertita. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. “Edward eh? Draco Malfoy le tue scelte mi sorprendono sempre di più…” osservò. Il biondo si chinò e le spostò i biondi capelli. Scoprendole il collo. Per darle un piccolo bacio. “Che cosa dovrei dire io…Lady Gaga?” la punzecchiò. Anna si scostò. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. “Mi devi spiegare un po’ di cosette caro mio…” rimbeccò. Draco sorrise. “C’è tutto il tempo del mondo per spiegare…” la liquidò. Prendendole una mano e baciandogliela delicatamente. La castana si tradì arrossendo. Certe attenzioni non le aveva mai avute da lui. Poi però scosse la testa. Non doveva farsi abbindolare. I want your ugly, I want your disease, I want your everything as long as it’s free, I want your love (Love-love-love I want your love). “Vacci piano Cullen dei miei stivali…prima le spiegazioni, poi i giochi che la tua mente perversa ha elaborato…” lo ricattò. Il biondo la tirò a se. “Da quando sei così ostile?” chiese deluso. Anna sorrise ironica. “Da quando sei venuto in camera mia e te ne sei sparito, per poi tornare a farti vivo con un biglietto?” rispose irritata. Sciogliendosi dalla sua presa e dirigendosi verso il comodino. Draco la guardò. Era così strana tutta quella situazione. Non poteva nemmeno negare che anche sotto altre spoglie la sua Anna era più bella che mai. I want your drama, the touch of your hand, I want your leather-studded kiss in the sand, I want your love (love-love-love), I want your love (Love-love-love I want your love). “Pensavo che ci dovessimo vedere per spiegare…e non per soddisfare le tue voglie…” soffiò ancora la castana. Togliendosi il fermaglio ed i guanti. E buttandoli sul comodino. Non sapeva perché stava reagendo così. Fino ad un’ora prima era stata felice di rivederlo. Ora una rabbia le era montata in petto. Nonostante non vedesse l’ora di passare tutto il giorno con il suo amato. “Infatti uno degli obbiettivi è che io ti spieghi come stanno le cose…non credevo cel’avessi così tanto con me Anna…” confessò Draco ingenuo. La castana si sedette sul letto. “Nemmeno io lo credevo…” sussurrò. Il biondo la raggiunse. You know that I want you and you know that I need you, I want it bad, your bad romance. “Perché sei qui?” gli chiese. “Voldemort è andato via dal maniero per sbrigare dei suoi affari…così io, Piton e Mark ne abbiamo approfittato…” raccontò spiccio. Anna lo guardò. “L’idea è ovviamente tua devo supporre…” indovinò. Draco fece finta di nulla. La castana lo osservò ancora. Non disse nulla. Solo gli si lanciò fra le braccia. D’improvviso. “Mi manchi ogni giorno di più…” sussurrò. Il biondo sospirò rincuorato. Aveva temuto che lei fosse veramente in collera. I want your love and I want your revenge, you and me could write a bad romance (Oh-oh-oh--oh-oh!). “Che ne dici di toglierci i travestimenti? Mi fa strano vederti bionda…” propose Draco. Anna storse il naso. “A me piace vederti in versione Edward…meglio dell’originale…” si lasciò sfuggire. Il biondo la guardò storto. “Meglio del Cullen originale o meglio del Malfoy originale?” sbottò. La castana sorrise sorniona. “Del Cullen ovviamente…tesoro mio…” rispose. Il tono non molto convincente. I want your love and all your lovers' revenge, you and me could write a bad romance. Draco sorrise divertito. “Davvero poca gratitudine…decisamente…” rimbeccò a mo di uomo vissuto. Poi prese la bacchetta dalla tasca dei pantaloni e si trasfigurò in se stesso. Anna lo guardò delusa. Così anche lei si arrese e tornò la solita castana. Solo nelle vesti di Lady Gaga. “Bene…e ora che facciamo?” chiese con falsa innocenza la castana. Il biondo le lanciò un’occhiata di rimprovero. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. “Da quanto ho capito parliamo…no perché in caso contrario ti meriteresti di non potermi nemmeno baciare…mi hai trattato malissimo…” si lagnò. Anna ghignò divertita. “Che permaloso che sei…e comunque a me va benissimo parlare…” rimbeccò saccente. Draco scosse la testa. “Vorrei far notare che tu non meriteresti di baciarmi…però come posso punire me stesso? Io me lo merito!” si corresse in tono teatrale. La castana lo guardò scettica. “Sempre il solito borioso eh Malfoy?” osservò. Il biondo si sporse verso di lei e le prese il mento in una mano. “Sempre la solita lingua lunga eh Haliwell?” le fece il verso. Anna tentò di divincolarsi. Ma l’altro la avvicinò a se. “Non fare la solita spavalda…tanto lo so che muori dalla voglia di baciarmi…” commentò ancora pieno di se. “Mi stavi più simpatico in versione Edward sai caro?” rimbeccò la castana quasi offesa. Poi gli diede un pizzicotto sulla mano. Draco rise. “A quanto pare nemmeno i tuoi ti hanno saputo domare in questo mese…” notò. “Nessuno mi può domare…” precisò stizzita Anna. Il biondo scosse la testa. Gli erano mancati i loro giochetti di complicità. Oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! Caught in a bad romance. Non replicò. Però in meno di un minuto prese la castana per i polsi e la ribaltò. Facendola finire a schiena sdraiata sotto di lui. “Dovevo immaginarlo…” sospirò esasperata Anna. Draco ghignò. “Mi conosci oramai…sai quanto certe cose siano importanti per un maschio…” ribadì. La castana scosse la testa. “Certe volte penso che la tua dipendenza dal sesso sia più grande della dipendenza da me…” confessò infastidita. Il biondo la guardò quasi indignato. “Non dire sciocchezze Anna…tu sei la mia prima dipendenza…la mia unica dipendenza…è come se fossi il mio tipo di droga preferita…” rispose. Anna sbuffò. “Ci credo…tutto pur di farti smettere di storpiare così le battute del mio Cullen…” si arrese. Draco fece segno di vittoria. Poi si chinò e finalmente la baciò. Rah-rah-ah-ah-ah-ah! Roma-roma-mamaa! Ga-ga-ooh-la-la! Want your bad romance. La castana si liberò dalla sua presa e gli allacciò le mani al collo. Per passare a delineare il contorno della schiena. Fasciata da una camicia rosso scuro. Piano le mani passarono davanti. Iniziando a slacciare i bottoni. La pelle chiara di Draco faceva contrasto col colore scuro della camicia. Senza troppi complimenti Anna gliela tolse lasciandolo a torso nudo. Non si scompose alla vista del Marchio Nero. Il cuore fece un sussulto nel vedere la A sul polso. Aveva paura che se la fosse dovuta nascondere. La castana tornò a passare le dita sulla schiena del ragazzo. Stavolta però trovò una brutta sorpresa. Anna si alzò di scatto e lo fece voltare. C’erano dei graffi. Alcuni quasi rimarginati. Altri ancora rossi. Si vedeva che c’era stato l’intervento di una delle pomate di Piton. I want your love and I want your revenge, I want your love I don’t wanna be friends. Prima che potesse dire qualcosa Draco la precedette. “Sembrano chissà cosa, ma non fanno male…” disse. “E questo dovrebbe confortarmi?” sbottò subito la castana. Il biondo sorrise imbarazzato. “Draco non tornare la…ti prego…” si lasciò sfuggire Anna. Draco scosse la testa. “Non posso passare all’Ordine…Voldemort mi ucciderebbe…” rispose quasi ovvio. La castana gli prese una mano e se la posò su una guancia. Era fredda. “Io non intendevo questo…vieni via con me…possiamo…possiamo andarcene in Transilvania da mia nonna…è in territorio neutro…avremmo assoluta protezione…” propose. Non sapeva nemmeno lei che cosa stesse dicendo. Di certo non avrebbe abbandonato le sue amiche in guerra.Je veux ton amour et je veux ta revanche, J'veux ton amour I don’t wanna be friends, oh-oh-oh-oh-oooh! I don’t wanna be friends (Caught in a bad romance). Il biondo la guardò intenerito. “È un pensiero carino Anna…ma non posso…lo sai anche tu…” sospirò. Anna annuì arresa. Tanto valeva inseguire false speranze. Un futuro ci sarebbe stato. Prima però dovevano guadagnarselo. “Hai ragione…scusa Draco…io la faccio sempre così semplice…” confessò. Draco rimase a bocca aperta. Non aveva mai sentito Anna scusarsi in quel modo. Ancora stupito la prese fra le braccia. I don’t wanna be friends, oh-oh-oh-oh-oooh! Want your bad romance (Caught in a bad romance). “Anna Alvis Haliwell, non osare più usare quel tono con me intesi? Anche se sei una futura Malfoy ricorda che una Haliwell non si scusa mai…e io voglio ritrovare esattamente quella Anna che ho lasciato un mese fa…testarda, gelosa, capricciosa, orgogliosa, che non piange mai…ed è quella che ho scelto per la vita…” esordì. La castana sorrise. Si crogiolò qualche minuto in quell’abbraccio. Per poi alzare il viso e baciarlo. Primo di un’infinità di gesti d’amore. Che avrebbero contornato il seguente pomeriggio e sera. Di due cuori finalmente congiunti. Want your bad romance!
Nel mentre un orologio sembrava essere in combutta con l’agitazione. Giulia percorreva a grandi passi tutta la sua stanza. Ci aveva messo venti minuti per decidere cosa indossare. Anche se sapeva che a Severus non sarebbe importato. Lui andava oltre al suo aspetto. Era sempre stato così. Però lei doveva distrarsi in qualche modo. La ragazza si controllò ancora allo specchio nervosa. Aveva indossato un semplice vestito di tessuto leggero. Gonna corta sopra il ginocchio. Sopra scollatura a v con maniche corte. In vita la solita cintura borchiata. Ai piedi Converse. Bacchetta fra le mani. All’ennesima lotta con il ciuffo ribelle si decise. Era meglio andare che rimanere li a farsi venire ancora più ansia. Così si decise. Uscì dalla stanza e scese le scale. Suo padre stava nello studio dall’altra parte del corridoio. Poteva sentirlo sbuffare sui documenti. Sua madre se ne stava comoda sul divano. “Mamma io vado…credo di rimanere fuori anche per cena e la notte…” spiegò. Mary si voltò un poco stupita. “Esci con le ragazze?” le chiese. Giulia deglutì. Non le aveva detto nulla. E ciò le dispiaceva non poco. La donna la guardò ancora e sorrise. “Vai tranquilla bimba…hai la bacchetta con te vero?” disse poi. La ragazza annuì timida. “Perfetto…divertiti, a domani!” la congedò. La figlia sorrise ed uscì di casa. Per poi sgattaiolare dietro ai cespugli alti. Si sentiva come un ladro alle prime armi. Con un gesto di bacchetta si smaterializzò. Sperando vivamente di non sbagliare destinazione. Quando riaprì gli occhi si ritrovò accanto da un palo. Un vecchio e logoro cartello di legno indicava la strada che le si parava davanti. Era grigia e deserta. Contornata da bidoni della spazzatura. Infondo poteva vedere una grossa ciminiera che emanava un denso fumo nero. Oscurava perfino il sole. Giulia rabbrividì. Prese un profondo respiro ed iniziò ad avanzare. Si era trovata nella stessa situazione. Un’assolata giornata di luglio di un anno prima. Solo che trotterellava. Ed era impaziente di raggiungere la casetta infondo alla via. Ora cos’era che la faceva andare così lenta? Forse paura. Ma di cosa? A pochi passi da lei stava Piton. Il suo arcigno professore. Quello i cui occhi le apparivano in sogno ogni notte. Quello che le aveva lasciato una rosa sulla scrivania pochi giorni prima. Quello che le mancava più di ogni altra cosa. My hands are searching for you, my arms are outstretched towards you. Senza accorgersene la ragazza accelerò il passo. Fino a che si ritrovò a correre. Eppure la via sembrava non finire mai. Inciampò anche un paio di volte. Rimanendo sempre in piedi. Appena riuscì a vedere la porta di ingresso scattò come non aveva mai fatto. Nel giro di pochi passi fu davanti alla meta. Senza nemmeno riprendere fiato Giulia spalancò la porta. I feel you on my fingertips. Era tutto come se lo ricordava. Il salottino con la libreria alta e larga quanto il muro. Una porta semi invisibile. E c’era anche un’altra porticina, probabilmente la cucina, che l’anno prima non aveva notato. La ragazza si guardò intorno agitata. Il suo profumo. L’aria ne era intrisa. All’improvviso sentì la porta sbattere. Lei si voltò di colpo. My tongue dances behind my lips for you. “Signorina Wyspet, nessuno le ha mai detto che prima di entrare in casa d’altri si usa chiedere “permesso”?” esordì Piton. Il cuore di Giulia ebbe un sussulto. Mille emozioni e possibili reazioni la investirono. Correre fra le sue braccia. Scoppiare a piangere di felicità. Perfino darsi un pizzicotto per vedere se non fosse un dolce sogno. Di certo non doveva rimanere li imbambolata. This fire rising through my being burning, I'm not used to seeing you. “Devo dedurre che dopo infinite mie preghiere ha perso l’uso della parola signorina Wyspet?” domandò ancora Severus. Nella sua solita veste di uomo contenuto. In realtà tratteneva a stento un sorriso. Lei era veramente li. Non era rinchiusa in un pezzo di carta nel suo portafoglio. Giulia era in carne ed ossa davanti a lui e lo guardava. Gli occhi nocciola spalancati. La bocca dischiusa dalla sorpresa. Bellissima. Senza rispondere la ragazza scosse la testa per riprendersi. Poi si morse il labbro. I'm alive, I'm alive. “S…Sev!” esclamò. Correndogli incontro e gettandosi fra le sue braccia. L’uomo la accolse subito. Stringendola forte a se. Rimasero così per qualche minuto. In silenzio. Ognuno perso nel profumo dell’altro. “Mi…mi sembra ancora così…così…impossibile…” sussurrò Giulia. Nascondendo il viso nel petto del professore. Quest’ultimo sorrise e scosse la testa. “Eppure non lo è…sarà reale fino a domani…” precisò. La ragazza trattenne qualche lacrima di felicità. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. “Ma…ma come hai fatto ad andare via da la? E Voldemort?” gli chiese ancora. Severus sospirò divertito. “Devo ammettere che stavolta il merito è tutto di Draco…è lui che ha scoperto che Voldemort se ne andava dal quartier generale per qualche giorno…ed è ancora lui che ha ideato il piano per vedervi…” confessò. Giulia strabuzzò gli occhi. “…ed è anche lui che ha avuto l’idea dei piccioni vero?” aggiunse poi. Piton annuì sconsolato. “Quella è l’unica pecca del piano diciamo…l’eleganza non è stata esattamente curata…” spiegò. La ragazza rise. My hands float up above me and you whisper you love me and I begin to fade into our secret place. “E che facciamo fino a domani? Rimaniamo qui?” disse d’un fiato. Severus la guardò alzando un sopracciglio. “Ti ricordo che sono ricercato…ti ho invitata in questo…posto…perché è il più sicuro che ci fosse…” osservò. Giulia si guardò in giro. “Forse è il caso di staccarci…” propose ancora il professore. Lei lo guardò delusa. “Io potrei stare così anche fino a domani!” cinguettò allegra. Stavolta Piton non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire una risata. Quella ragazza era così candida. Così spontanea. Quelle sue uscite erano assurde. The music makes me sway, the angels singing say we are alone with you. Nel mentre Giulia aveva ricominciato a guardarsi in giro di sottecchi. Il primo pensiero che le venne in mente fu di mettersi un grembiule e giocare alla casalinga felice. Dopotutto sarebbero stati loro due soli fino al giorno dopo. Qualcuno avrebbe dovuto preparare la cena. E pulire. E. Forse non era normale avere simili pensieri. La ragazza ridacchiò della scenetta appena immaginata. Piton la guardò alquanto curioso. Poi finalmente lei rinsavì. Si alzò in punta di piedi e gli diede un bacio sulla guancia. I am alone and they are too with you. “Questo è per la rosa dell’altra sera…” lo ringraziò. Severus scosse la testa. “Non c’è nulla di cui ringraziarmi…in verità è stato inutile…non sapevo nemmeno cosa ci fossi venuto a fare a casa tua…non dovrei abbandonarmi a simili sciocchezze…” rimbeccò acido. Giulia lo guardò delusa. “Ma a me piacciono simili sciocchezze…” sbottò. Piton sorrise di poco. Poi le fece una carezza sulla testa. “Puoi sempre spacciarti per il giardiniere…” propose ancora la ragazza. Severus la fulminò con lo sguardo. I'm alive, I'm alive. “Quindi…ora…che si fa?” chiese divertita Giulia. L’uomo si guardò intorno. In verità non c’era nulla da fare in casa sua. Non aveva nemmeno tutti quegli apparecchi babbani per l’intrattenimento. Dopo qualche minuto di silenzio si era creato un certo imbarazzo. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. “Professore…se lei deve correggere i compiti io posso starmene tranquilla di sopra a fare un sonnellino…oppure posso aiutarla…” si propose la ragazza. Per rivangare i vecchi tempi. Il professore la guardò scettico. “Pensi prima a finire i suoi compiti signorina Wyspet…le ricordo che l’ultima interrogazione non è stata per nulla soddisfacente…” ghignò. Giulia sbuffò. “Non è affatto vero! Ho preso E!” protestò. Piton scosse la testa. And so I cry, the light is white and I see you. Non capiva come potesse essere così strana una situazione che doveva apparire quasi normale. Dopotutto il loro rapporto era sempre stato segreto. Però avevano passeggiato per le strade di Londra. Osservato il mare dalla spiaggia. Ballato in locali. Cose che lui non si sarebbe mai sognato di fare. Avevano anche fatto il bagno assieme più di una volta. Erano rimasti fra le lenzuola a scherzare e fare l’amore per ore. Che cos’era che li bloccava ora? I'm alive, I'm alive, I'm alive. “Sembra tutto così incredibile che ci sentiamo perfino a disagio…” esordì Giulia. Severus annuì. Le guance colorate di rosso dopo gli ultimi pensieri. “Eppure dovremmo avere un sacco di cose da raccontarci…” osservò ancora la ragazza. Piton appoggiò il mento sulla testa di lei. “Non ci vediamo da un mese…non è poi così tanto…e non credo che vorresti sentire che cos’ho fatto io nel frattempo…” confessò. Giulia sorrise. “A me sembra più di un mese…e comunque lo sai Severus…a me interessa tutto quello che fai…” obbiettò. Il professore scosse la testa. “Stavolta sono io che non voglio che tu sappia…non voglio coinvolgerti troppo in certe faccende…” rifiutò subito. La ragazza sospirò arresa. Sapeva che discutere con lui su questo fronte era impossibile. Però non è che lei avesse delle così eclatanti novità da raccontare. “Io sono praticamente a casa tutto il giorno..l’altra sera sono uscita con le ragazze e sono andata in un locale a Londra…Anna si è sbronzata…e…niente di che…” disse spiccia. Quasi annoiata. “La nullafacenza regna sovrana insomma…potresti anche leggere qualcosa invece di stare tutto il giorno attaccata a quell’apparecchio infernale…” la rimproverò l’uomo. Giulia lo guardò finta innocente. In effetti la conosceva bene. I can feel you all around me, thickening the air I'm breathing, holding on to what I'm feeling, savoring this heart that's healing. Piano si staccò dal professore ed inizio a girare per il piccolo salotto. Fino ad andare a sbirciare nella cucina. Severus la seguiva alquanto nervoso. Odiava esibire casa sua. Anche perché non cera obbiettivamente nulla da esibire! La ragazza si diresse al frigorifero. Era ricoperto da un elegante pannello di legno. In mezzo alla stanza invece stava un tavolo rotondo e delle sedie semplici. Dei fornelli elementari senza particolari modernità. Giulia aprì il frigo. “Hey Sev…qui è vuoto peggio del supermercato dopo la ressa natalizia! È passata per caso la Umbridge a cena?” osservò divertita. Piton scosse la testa divertito. “Non ci vengo quasi mai qui…dovrei sprecarmi a fare la spesa per poi lasciare andar tutto a male?” rimbeccò. La ragazza arricciò le labbra. “E menomale che sono io la pigra dei due eh…” obbiettò. Il professore la guardò scettico. “Praticità, non pigrizia mia cara…” la corresse. Giulia si voltò e alzò un sopracciglio. Nella sua perfetta imitazione. L’uomo si avvicinò ed ispezionò l’effettivo contenuto del frigorifero. I suoi viveri ammontavano ad una bottiglia d’acqua. In effetti il contenuto era direttamente proporzionale ai capelli sulla testa di Voldemort. La ragazza sospirò e si mise le mani sui fianchi. “Ora si che dovrò ingegnarmi per cucinare una cena decente…” ragionò. Piton la guardava curioso. Sembrava il tipico ritratto della mogliettina affranta. “Quindi dovremo giocare alla famigliola fino a domani?” osservò. Giulia tossicchiò. “Ecco…cioè…magari…ai novelli sposini…” propose arrossendo. Severus sorrise. Se quando si era smaterializzato si sentiva stanco ora era più in forze che dopo un sonno di giorni. Quella ragazza emanava tenerezza e allegria a distanza di metri. Lui però aveva sempre avuto l’esclusiva. “Però per giocare veramente ai novelli sposini…dovrei conoscere un minimo la casa…” osservò ancora lei. Piton la guardò poco convinto. “Ogni scusa è buona per curiosare fra le mie cose eh Giulia?” commentò. Lei richiuse il frigo cercando di sembrare credibile. Poi però si voltò e gli fece la linguaccia. “Sai benissimo che a me piace casa tua Severus…” ribadì. “Se vuoi te la vendo…” disse acido il professore. Giulia gli diede un leggero pugno sul braccio. “Dunque…di la c’è il salotto…qui la cucina…quindi devo dedurre che di sopra c’è al camera giusto?” ipotizzò. Piton incrociò le braccia al petto. Ed annuì. D’improvviso la ragazza sobbalzò. Nonostante avesse avvertito la madre che rimaneva fuori a dormire. Lei si era completamente dimenticata di portarsi dietro qualsivoglia cambio per la notte. Severus la guardò dubbioso. “Ecco…Sev…io…ho dimenticato il cambio per stanotte a casa…cioè…non ci ho nemmeno pensato…” biascicò imbarazzata Giulia. Il professore ghignò quasi compiaciuto. “Vorrà dire che la tua permanenza durerà solo fino al tramonto…” decretò. La ragazza spalancò gli occhi. “N…no! Io…io posso benissimo dormire vestita!” esclamò convinta. Severus scoppiò a ridere. “Inutile dire che stavo scherzando sciocca…come sospettavo mi prendi ancora troppo sul serio…” la prese in giro. Giulia sbuffò spazientita. “Sei tu che ti prendi sempre gioco di me…cattivo!” rimbeccò offesa. Il professore non resistette e la prese delicatamente per un braccio. Per spingerla fra le sue braccia. Nonostante la ragazza tenesse il viso corrucciato si lasciò abbracciare. “Per punizione, ti requisisco una camicia e dormo con quella ecco…” decretò ancora lei. Piton annuì. “Perfetto…sopratutto considerando che siamo in estate e io non ho un condizionatore d’aria, la tua idea mi sembra proprio azzeccata…” commentò ironico. “Ma se mi demolisci ogni idea non è più valido Severus!” si lamentò Giulia abbattuta. “Se trovassi delle idee coerenti non potrei demolirtele Giulia…” le fece il verso il professore. Con tono saccente. La ragazza gli fece la linguaccia. Poi cercò di dargli una spinta alla spalla. Alzandosi in punta di piedi. Piton fece lo stesso così da essere ancora più alto. Giulia gonfiò le guance a palloncino per protesta. Si guardò in giro. Poi si staccò e trotterellò al tavolo. Con un salto si sedette sul bordo. “Ecco, ora sono alta quanto te!” esclamò fiera. Facendo dondolare le gambe verso il pavimento. Severus la guardò inarcando un sopracciglio. E la raggiunse. Erano alti uguali. I loro visi proprio di fronte. L’uomo appoggiò le mani al tavolo. Sporgendosi verso di lei. “Troveremo qualcosa con cui farti dormire…” la rassicurò. Anche se aveva la netta sensazione che il lenzuolo sarebbe bastato. Giulia arrossì. “S…si…però…però lo sai…a me basta dormire con te Severus…non mi importa il come…” aggiunse. Piton scosse la testa divertito. Le guance colorate di rosso. Quella fata gli era proprio mancata. Lei che riusciva a farlo arrossire con qualche semplice parola. “Abbiamo tutto il tempo per dormire…” sussurrò ancora l’uomo. Giulia sorrise. Ancora con le guance in fiamme chiuse gli occhi e si sporse di più. Finendo per congiungere finalmente le sue labbra con quelle di Severus. Che ricambiò volentieri. Pensando che infondo, per la prima volta, la sua vecchia casa non gli sarebbe poi tanto dispiaciuta.
In un ambiente ancora troppo tranquillo, il terzo componente del trio vagava per casa. Era la sesta volta che Hermione saliva le scale. Come minimo. Aveva perfino spolverato ogni centimetro di casa. Aveva indossato una maglia a scollo a V gialla e un paio di leggins quasi laminati che le fasciavano le gambe. Ultimamente le era presa quella mania. Nonostante non considerasse il suo un bel fisico le amiche l’avevano quasi costretta a prendere quel paio di leggins. Il suo peso era in proporzione all’altezza. E lei aveva le gambe fini senza cosce sproporzionate. Il condizionatore d’aria sparava freddo dall’ora di pranzo. Il prefetto non sopportava il caldo. Sentiva i capelli arricciarsi ancora di più. Si sentiva giò strana di suo. Mancavano dieci minuti alle 15.00 che Hermione bevve l’ennesimo bicchiere di succo all’albicocca. Fresco di frigo. Se avesse continuato così di li a poco sarebbe dovuta scappare in bagno. Il prefetto lanciò uno sguardo all’orologio. Passandosi piano una mano sul collo. Fino a trovare la catenina. E tirare il ciondolo. Secondo la promessa l’avrebbe dovuto restituire a Mark al primo loro incontro. Hermione lo strinse saldo in una mano. Era fresco. Le lacrime di Veela ancora intatte dietro al vetro. Aveva paura. Aveva paura di bloccarsi. Di fare sciocchezze. Perché sapeva che appena avrebbe rivisto il ragazzo si sarebbe lasciata trasportare dalla gioia. Mark le mancava così tanto. Tutte le loro chiacchiere. I loro giochi. Perfino il dormire assieme. Il prefetto arrossì. Ci aveva pensato più di una volta a come sarebbe stato. Se davvero quell’amicizia a cui tanto teneva si fosse trasformata in qualcosa di più. Avrebbero mantenuto la loro complicità. E lei si sarebbe svegliata sospirando fra le sue braccia. Per poco Hermione fece cadere il bicchiere. Non doveva perdersi in simili fantasie! Non era giusto nei confronti di Mark. Senza contare quelli di Ron. Un rumore la distrasse dai suoi insulti mentali. Il campanello aveva iniziato a suonare. Il prefetto controllò l’ora. Era arrivato il momento. Prese un profondo respiro e si diresse alla porta. Quando però vide dallo spioncino che altri non era che il postino ne rimase enormemente delusa. Doveva essere arrivato un pacco per i suoi. Hermione aprì sconsolata. “Salve…casa Granger?” chiese cortese il ragazzo. Lei lo guardò bene. Doveva avere vent’anni circa. Ma era la prima volta che lo vedeva. “S…si…se cerchi i miei non sono in casa, comunque se c’è qualcosa da firmare posso farlo io…” disse spiccia. Il postino sorrise. Ed alla ragazza venne la pelle d’oca. “Non è che avresti una penna? La mia l’ho persa mi sa…” chiese ancora lui. Il prefetto sbuffò e si spostò in cucina. “Lascia pure il pacco in entrata…sto aspettando visite, per cui facciamo presto…” rimbeccò spazientita. “Stai forse aspettando il tuo ragazzo?” si azzardò l’altro. Prima che Hermione si potesse voltare indignata sentì la porta sbattere. “Ma che…” iniziò a dire. Perplessa. Quando si girò però quello che trovo davanti a se le fece tremare il cuore. Mark se ne stava bello tranquillo appoggiato allo stipite della porta. Il prefetto si stropicciò gli occhi incredula. “Sono un postino convincente eh?” ghignò. La ragazza rimase imbambolata. Non era ancora pronta psicologicamente! “Non ci vediamo da un mese e imiti un pesce perplesso? Herm mi stupisci così…” la rimproverò. Hermione prese un respiro. “Odio te e le tue entrate a sorpresa, stupido Wright pieno di se che non sei altro!” rimbeccò. Il Serpeverde la guardò divertito. Era la reazione che si aspettava. Con passo cadenzato iniziò ad avvicinarsi. “Mi serviva un travestimento credibile…ci eri cascata in pieno eh?” la prese in giro. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. Fino a che lui le arrivò di fronte. “Mark…” lo chiamò ancora lei. Il ragazzo sorrise. “Si Herm?” rispose. Hermione lo guardò negli occhi. Quei bellissimi occhi grigi che avevano vegliato su di lei fino ad un mese prima. “Mi sei mancato…” concluse. Abbracciandolo forte. Mark ricambiò. Valeva lo stesso per lui. Non aveva messo un attimo di pensare alla sua Herm. Per quanto avesse dovuto faticare. Per quante creature orrende avesse visto. Ogni sera al ritorno in camera ogni cosa spariva. Se paragonata al pensiero di quella dolce figura. Remember those walls I built, well baby they're tumbling down and they didn't even put up a fight, they didn't even make a sound. “Sono felice di vedere che non mi odi…” confessò poi il ragazzo. Hermione scosse la testa. Gli occhi chiusi per evitare di piangere. “Non potrei mai farlo…qualunque cosa tu faccia sarai sempre il mio secchione Wright…” spiegò. Mark si chinò di poco e le diede un bacio sulla fronte. “Sai Herm…è così strano tutto questo…non pensavo che sarebbe stata una batosta così grande rivederti…” disse ancora. Il prefetto alzò lo sguardo dubbiosa. I found a way to let you in but I never really had a doubt, standing in the light of your halo, I've got my angel now. “L’affetto che provo per te è così grande che ho paura che torni ad essere da un momento all’altro amore…è troppo grande la tentazione di confondere i miei sentimenti solo per poterti avere tutta per me…” sussurrò Mark. Quasi in colpa. Hermione arrossì. Esattamente quello che temeva. “Mark…ecco…dobbiamo…dobbiamo parlare…” lo avvertì. A malincuore si sciolse dall’abbraccio. E lo prese per mano. Conducendolo al divano. It's like I've been awakened Every rule I had you breakin', it's the risk that I'm takin', I ain't never gonna shut you out. Il ragazzo si sedette. Il prefetto accanto a lui. Prese un altro respiro e chiuse gli occhi. “Vedi…io…temevo che…ecco…come posso spiegartelo…quello che è successo quando ci siamo salutati…” cercò di dire quest’ultima. Però non era facile come pensava. Per nulla. Si stava facendo pienamente prendere dalle emozioni. “Intendi il bacio?” indovinò Mark. Hermione arrossì ancora di più ed annuì. Il ragazzo si lasciò scappare una risata. Lei lo guardò stupita. “Era un semplice bacio a stampo fra amici Herm…sei la mia migliore amica e mi è sembrato un gesto normale…non sapevo quando ci saremmo rivisti…spero che tu non ci abbia rimuginato troppo su…non sono ancora innamorato di te…spero…” spiegò. Il prefetto per poco cadde dal divano. Everywhere I'm looking now. I'm surrounded by your embrace, baby I can see you halo. Solo un bacio fra amici? Da quando baciare gli amici era diventato normale? Lei non dava quel significato ad un bacio! Hermione si diede mentalmente della stupida. Perché ci aveva tessuto così tante ragnatele? Perché continuava a farsene un problema? Avrebbe dovuto capirlo. Mark non era stupido. Oppure era lei che voleva aggrapparsi ad ogni minimo segno di cedimento emotivo per potersi buttare fra le braccia del Serpeverde? “I…io...sono…sono mortificata davvero…non pensavo di certo che…” cercò di scusarsi. Mark sorrise divertito. Allungò piano una mano e le fece una carezza sulla testa. “Stai calma Herm…non andare in confusione già da ora…altrimenti questa giornata e mezza non sarà servita a nulla…” osservò saggio. Il prefetto annuì. Per poi bloccarsi ancora. “G…giornata e mezza?” ripetè. Il ragazzo fece il solito sorriso sghembo. You know you're my saving grace, you're everything I need and more, it's written all over you face, baby I can feel your halo, pray it won't hide away. “Non crederai che io sia venuto fin qui solo per qualche ora…” rimbeccò quasi ovvio. Hermione lo guardò con rimprovero. “E se ci fossero stati i miei?” sbottò. Mark si sporse verso di lei. “Mi sarei presentato e avrei fatto un’impressione impeccabile…come del resto succede sempre Granger cara…” spiegò. Il prefetto alzò gli occhi al soffitto. In effetti era difficile classificare Mark come un ragazzo poco affidabile. Lo si vedeva già a pelle che era più maturo di molti altri della sua età. “E comunque non ci vedo nulla di male Herm…mica dobbiamo fare cose illegali…” precisò ancora lui. Hermione scosse la testa esasperata. “Già il fatto che tu sia qui è illegale ti ricordo…” rispose pronta. Il Serpeverde alzò le mani in segno di resa. “Ok, per stavolta hai vinto tu Granger!” ammise. Il prefetto sorrise divertita. (I can feel your halo... halo...) halo, (I can see your) halo... (halo...) halo-o. “A meno che tu non voglia fare qualcosa di ancora peggiore…” la tentò Mark. Avvicinandosi. Hermione unì due dita a mo di croce. “Va de retro diavolo tentatore! Non ci sono delitti peggiori che potresti farmi commettere!” esclamò teatrale. Il Serpeverde la guardò scettico. “Potrei elencartene alcuni comodamente fattibili mia cara…” la corresse. Lei lo guardò curiosa. “Dunque…tradimento fisico, uso improprio della magia in quanto minorenne e sicuramente già il fatto che tu abbia portato un ragazzo a casa tua quando sei da sola, mentre ai tuoi avevi promesso di startene buona sono degli aggravanti notevoli…” elencò Mark. Hermione spalancò la bocca allibita. (I can feel your) halo... (halo...) halo-o-o, (I can see your) halo... (halo...) halo... uhoo. “Ma la vuoi piantare di spiarmi?!” sbottò esasperata. Tirandogli un cuscino. Il Serpeverde ghignò. “È divertente guardarti nel mondo babbano Herm…” commentò. Il prefetto lo fulminò con lo sguardo. “Certo, è divertentissimo guardarmi passare da sola quasi ogni pomeriggio…cenare da sola, pranzare da sola e come unica compagnia uno stupido pc…” si lasciò sfuggire. Braccia incrociate al petto. Mark si bloccò. Piano si avvicinò. Per poi farle una carezza sulla testa. “È per questo che sono qui piccola…per non farti stare più sola…” sussurrò. Hermione tenne lo sguardo basso. Hit me like a ray of sun Burning through my darkest nights, you're the only one that I want Think I'm addicted to your light. “G…grazie Mark…” rispose. Senza rendersene conto le sue mani iniziarono a stringere il ciondolo. Così se ne ricordò. “Ecco…io…io devo ridarti questo…” esordì. Togliendosi la collana. Il Serpeverde a guardò divertito. “Non lo voglio…tienilo tu Herm…” rispose solo. Il prefetto lo guardò dubbioso. “Ma…dovevo ridartelo quando ci saremmo rivisti…” ricordò. Il Serpeverde alzò le spalle. “Me lo ridarai quando sarà tutto finito…se lo tieni con te sarà come se ci fossi io stesso…” spiegò. Hermione scosse la testa. “Io preferisco il Mark in carne ed ossa…” confessò. Il ragazzo sorrise. Piano le prese una mano e la tirò a se. “Sei una cosa impossibile Herm…” la prese in giro. I swore I'd never fall again But this don't even feel like fallin', gravity can't forget to pull me back to the ground again. Nel mentre il prefetto chiuse gli occhi. Perdendosi ancora una volta in quel profumo. Forte. Ma anche dolce. Si sentiva protetta con lui. E per questo si sentiva estremamente in colpa. Ora che Mark era li con lei. Non avrebbe più voluto lasciarlo andare. Non voleva farlo tornare in mezzo a quello schifo. Non voleva doverlo salutare ancora. Senza una garanzia che si sarebbero rivisti. Voleva rimanere così per tutto il giorno. Per tutta la settimana. Il mese. Non sapeva se fosse semplice affetto. Una sorta di amore fraterno. Oppure amore nel vero senso della parola. Dopotutto il detto diceva “ti accorgerai dell’importanza di una persona solo dopo averla persa”. It's like I've been awakened, every rule I had you breakin', it's the risk that I'm takin', I ain't never gonna shut you out. “Devi aggiornarmi sui fatti…dobbiamo recuperare un mese di chiacchiere ti ricordo…” esordì ancora Mark. Il prefetto sospirò. “Non c’è nulla da raccontare…solita noia…esco con le ragazze o sto a casa…” raccontò spiccia. “Divertente…” osservò ironico il ragazzo. Hermione gli diede un pugno sul braccio. “E tu che fai?” chiese a sua volta. Mark alzò gli occhi al cielo. “Ti dico solo che non sto mai fermo…viaggio, viaggio e non ne posso più…l’unica cosa positiva è che divido la stanza con Draco…quindi ho buona compagnia…” rispose. Il prefetto annuì. Everywhere I'm looking now, I'm surrounded by your embrace, baby I can see you halo. “Voldemort fa tanto affidamento su di te?” gli chiese ancora. Mark alzò le spalle. “A quanto pare si…” disse. Hermione lo guardò. “Vedessi mio padre Herm…è così fiero che il suo unico figlio sia stato scelto dall’Oscuro per dei compiti di elevata importanza…io invece vorrei solo chiudermi in camera e non uscirne mai più…” confessò il Serpeverde. Il prefetto annuì. Doveva essere orribile stare fra quelle mura. Piano allungò una mano e gli fece una carezza sulla guancia. “Non sai quanto darei per evitare di farti tornare la Mark…” sospirò. Mark sorrise. “Sei gentile Herm…mi sei mancata davvero…” disse. Hermione arrossì. You know you're my saving grace, you're everything I need and more it's written all over you face. “Mark…perché ogni volta che sono con te le mie paure svaniscono come non ci fossero mai state?” chiese poi innocentemente. Il Serpeverde la guardò. Era la prima volta che qualcuno glielo diceva. Pochi mesi prima avrebbe fatto follie per sentire quelle parole dal prefetto. “Perché sai che ho promesso di proteggerti fino a che tutto sarà finito…e sai che di me ti puoi fidare…” rispose semplicemente. Hermione annuì. Mentre un piccolo sorriso si apriva sul suo volto. Aveva deciso. Per quel giorno e mezzo si sarebbe dimenticata di tutte le paranoie. E anche se era abbastanza egoistico. Anche di tutto il senso di colpa che provava verso Ron. Infondo l’avrebbe rivisto fra poco. Invece Mark sarebbe andato via presto. Troppo presto. Così tanto che ogni minimo secondo insieme sarebbe stato pari ad un tesoro inestimabile per lei. Baby I can feel your halo, pray it won't hide away.

Edited by kikyo91 - 1/5/2010, 20:53
 
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chocola91
view post Posted on 1/5/2010, 20:58




che bello finalmente hai aggiornato...weeeeeeeeeee sev e giulia si sono incontratiiiiiiiiiiiiiiii.....aggiorna super prestissimooooooooooooo...non farmi aspettare troppo...^^
 
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Je Evans
view post Posted on 2/5/2010, 01:19




Letto ora il capitolo, è stupendo! Questa fic mi prende ogni postata sempre di più... scrivi divinamente.. Complimentoni!!
Sono impaziente del prossimo aggiornamento!!
Belli i tre incontri, sono molto profondi, ognuno in modo differente.
Fantastico!!
*______________*

Complimenti anche per la scelta delle canzoni, molto azzeccate!
E Lady Gaga *.* Fantastica!

 
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~ Disturbia
view post Posted on 2/5/2010, 10:37




Mimi is back again!! Ed era l'ora aggiungerei!
Questo capitolo è molto carino,soprattutto il punto di vista delle tre ragazze...così differente da quello delle altre!Gli incontri sono stati tutti perfetti anche se Giulia e Sev sono stati i più carini di tutti!
Lei è proprio una bambolina!!
Le canzoni perfette poi Lady Gaga è *.* !
Adesso non farmi aspetare troppo,please!!

Irene
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4787 views
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