Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 7/12/2012, 14:54 by: kikyo91




Bimbe mieeee *-* nono non vi sto prendendo in giro u.u volevo farvi un regalino di Natale moooooolto anticipato ** non è detto che non ce ne saranno altri però u_u anyway in questo cap c'è un pò di tutto, anche scenari al di la dell'accampamento...anche perchè diciamocelo, il blocco da scrittura mi è venuto sopratutto perchè quei capitoli passati a campeggiare per il mondo nel libro mi han fatto venire il latte alle ginocchia xD ah, cosa non meno importante, questo capitolo è dedicato alla caVa Ire, che pochi giorni fa ha compiuto gli anni *^* il rinfresco vi attende al banco 3 <3
Avvertenze: OCCtudine espansa a macchia d'olio, persone moleste e riflessioni varie u_u
In questo capitolo troviamo Give Me Novacaine (dei cari Grenn Day **), Sadness and Sorrow (coverata da Etherealwinds u.u).
Detto ciò spero che vi piaccia *^* ora vi lascio al capitolo
Buon week end bimbe <3


Ventiseiesimo Capitolo
La distanza fra lei e Piton si allargò sempre di più. Ed intanto l’accampamento si avvicinava. Dopo pochi minuti riusciva già ad intravedere la tenda nel bosco. Una figura stava seduta all’entrata. Stretta nel giubbotto di pelle e gambe incrociate. Giulia si avvicinò piano oltrepassando la barriera. Anna teneva gli occhi chiusi. Piano l’amica si chinò verso di lei e le mise una mano sulla spalla. La castana sobbalzò e d’istinto puntò la bacchetta. Peccato che fosse dalla parte opposta di dove stesse la nuova arrivata. “Non sapevo di avere il dono dell’ubiquità…” la prese in giro la ragazza. Anna stropicciò gli occhi. Poi si stiracchiò. “Dannazione…mi sono addormentata di nuovo…” imprecò. Giulia scosse la testa divertita. “Sbaglio o doveva esserci Harry a fare il turno ora?” le chiese. La castana alzò le spalle. “Un’altra ora a sentire Ron lagnarsi e l’avrei cruciato…quindi mi son proposta di rimanere qui fuori…e poi volevo aspettarti alzata per sapere com’era andata…anche se dal tuo sorriso devo dedurre che c’era davvero Piton all’appuntamento…” ghignò. La ragazza arrossì. Poi si sedette vicino a lei. “Scommetto che siete andati a mangiare in un bel posticino…” commentò ancora Anna. Con tono da cane bastonato. Giulia trattenne una risata. “Credevi che non avrei pensato a te e ad Herm?” chiese. La castana la guardò dubbiosa. L’amica tirò fuori dalla tasca un pacchettino bianco. “Avanti, ingrandiscilo…” la invitò. Con un colpo di bacchetta Anna lo fece tornare alla dimensione normale. Il sacchetto e l’incarto avevano mantenuto caldo il contenuto. L’odore poi era inconfondibile. “Sono…sono… costolette di carne?” esclamò stupita. Giulia annuì soddisfatta. La castana la guardò con aria adorante. “Sto per commuovermi…” la avvertì. La ragazza le scompigliò i capelli. “Anna, non avrai mica arrostito uno scoiattolo spero!” esordì Hermione. Uscendo allarmata dalla tenda. Poi vide le due ed il sacchetto ancora caldo. Giulia la salutò con un cenno della mano. “Vi ho portato un regalino…” sorrise. Il prefetto per poco incespicò nei suoi stessi passi. Veloce si andò a sedere vicino alle due. “Come sta la vittima sacrificale?” soffiò Anna. Hermione alzò le spalle. “Lui e Harry si sono finalmente addormentati…avrei preferito fare la guardia invece che stare la dentro…” sbuffò. Poi guardò le amiche. “Non dovremmo…dividerle anche con gli altri?” sussurrò quasi. La castana la fulminò con lo sguardo. “Nemmeno per sogno! Giulia le ha portate per me!” si lagnò subito. Abbracciando quasi il sacchetto. “Metti che ne lasciassimo qualcuna per loro…come le giustifichiamo?” osservò Giulia. Il prefetto cercò di concentrarsi. Fece un profondo respiro. Che però servì soltanto a farle arrivare il profumo della carne in gola. “Oh, Harry, Ron…eccovi qui! Siccome ho fatto una passeggiata romantica con Severus Piton, il nostro acerrimo nemico, ho pensato di portarvi un regalino…” imitò Anna. L’amica le diede un piccolo spintone. Hermione deglutì a fatica. Sapeva quando Ron volesse un pasto decente. “Magari solo una a Ron…” pigolò. Giulia scosse la testa divertita. “Non si fanno favoritismi Granger!” rimbeccò teatrale la castana. Il prefetto sospirò sconsolato. Ed iniziò a massaggiarsi le tempie con le dita. “‘Magari se gli riempio la bocca di cibo finirà di lamentarsi ed avrò un secondo per pensare un piano decente per svignarcela da qui’ ecco cosa stai pensando…” disse ancora Anna. Puntando verso di lei il dito indice. Hermione la guardò truce. “Non ti permettere di fare il dito dell’inquisizione a me sai!” sbottò offesa. Giulia sbuffò spazientita. Rubò il sacchetto alla castana. Quest’ultima spalancò gli occhi ed iniziò a far tremare il labbro inferiore. “Ridammele! Ti prego, ti pago! Ti porterò la testa di Voldie su un piatto d’argento ma ti supplico, carne!” iniziò a sbraitare poi. Il prefetto le si avventò addosso mettendole una mano sulla bocca. “Anna smettila di fare tutto questo casino! Farai svegliare tutti!” la rimproverò. Anna si oppose ancora per qualche secondo. Poi le tre rimasero in silenzio per confermare di essere le uniche ancora in piedi. Non si sentì nemmeno lo scricchiolare di un ramo. Così Hermione tirò un sospiro di sollievo. “Io le ho portare e io me ne prendo la responsabilità…quindi ora fate le brave e nutritevi…” decretò infine Giulia. Porse il sacchetto alla castana che lo guardava oramai con occhi languidi. Il prefetto le diede un pugno sulla spalla. Anna aprì l’incarto e divise le costolette in pezzi uguali. E cercando di far meno rumore possibile le due iniziarono a mangiare. “Santo Manson quanto mi era mancato il cibo solido!” esclamò la castana. A bocca piena. Hermione la rimproverò con lo sguardo. Era troppo occupata ad assaporare la prima cena decente da giorni per dire anche solo una parola. “Non si parla a bocca piena Anna!” tradusse Giulia. Dopo un quarto d’ora le due avevano già finito. Il prefetto appallottolò l’incarto, in modo da farlo sparire più tardi. Anna allungò le gambe sul terreno soddisfatta. Alzò gli occhi al cielo e sospirò. Massaggiandosi la pancia. “Insomma era davvero…Preston all’appuntamento?” sussurrò d’improvviso Hermione. Le amiche si voltarono curiose. “Preston?” ripetè Giulia divertita. Il prefetto alzò le spalle. “Nel caso qualcuno stesse origliando…non si sa mai…” spiegò subito. La ragazza sorrise. “Ma non vedi che ha un sorrisone che nemmeno alle prime Converse si era mai visto? Ovvio che era lui!” rimbeccò Anna. Hermione sbuffò. “E che cosa voleva? Non dirmi che ti ha fatta sgattaiolare via solo per una serata romantica…” commentò. “A me non schiferebbe poi così tanto Herm…” precisò la castana. Giulia alzò le spalle. “Mi ha chiesto a che punto siamo con le ricerche…anche se penso che non mi abbia detto tutto…come io non ho detto tutto a lui…credo che Silente abbia lasciato più indizi a lui e che in qualche modo ci spii…” raccontò onesta. Il prefetto iniziò a guardarsi in giro con circospezione. Mentre Anna ghignò. “Hey prof! Se è in ascolto, grazie della cena! Già che c’è, può mandarmi Draco una di queste sere?” sbraitò. Hermione trasalì e con uno scatto le mise di nuovo una mano sulla bocca. “Ma io mi chiedo, quando distribuivano i cervelli tu eri in fila per i lecca lecca al sangue eh?” sibilò. La castana mugugnò qualcosa. “Di certo si è persa anche la fila per l’altezza…” tossicchiò Giulia. Il prefetto si lasciò sfuggire un sorriso. Anna si liberò dalla sua presa e sbuffò. “Comunque se il vecchio gufo ci spia e ci deve aiutare non lo sta facendo molto bene…” commentò poi acida. Hermione si passò una mano sulla fronte esasperata. “Siamo noi che dobbiamo trovare gli Horcrux e distruggerli, lui secondo me deve solo vegliare su di noi…” ipotizzò. Giulia annuì d’accordo. “Si ma che schifo…la fa facile il pipistrellone! Non riusciamo nemmeno a sbarazzarci di un medaglione…” sbottò sarcastica la castana. L’amica le diede una leggera spinta. “Vedrai che ce la faremo…per ora dobbiamo solo sopportarne la presenza…” cercò di consolarla il prefetto. Giulia si voltò verso di lei. Poi tirò le ginocchia al petto e le abbracciò. “Io però quando ho fra le mani quel coso non sento nulla…a me non fa nessun effetto…” confessò. Hermione strabuzzò gli occhi. Lei solo ad averlo vicino si sentiva stanca. Spossata come se avesse spostato una montagna. Senza contare la sensazione del cuore che pulsa nelle sue orecchie. Anna sorrise ironica. “Non sai quanto ti invidio…io meno l’ho nei dintorni e meglio sto…mi fa uno strano effetto quel medaglione…” esordì. Le tre rimasero qualche minuto in silenzio. Poi un fruscio le fece sobbalzare. “Ragazze… siete qui…” biascicò Harry. Si stava stropicciando gli occhi ed aveva l’aria di un bambino ancora assonnato. “E questo orso di pezza sarebbe il nostro Prescelto…” sussurrò poco convinta la castana. Giulia trattenne una risata. Il moro le guardò male. “Mi sono svegliato e voi non c’eravate… mi sono preoccupato…” si giustificò. Hermione prese in velocità la carta appallottolata della cena e la nascose in tasca. “Stavamo facendo compagnia ad Anna…” aggiunse poi. Harry si stiracchiò. “Tornare pure dentro…rimango io qui fuori…fatevi almeno qualche ora di sonno…” propose. La castana si alzò senza fare complimenti. Le amiche la seguirono subito. Appena arrivate ai letti Anna si tolse la giacca di pelle e la buttò sulla scaletta a pioli. Giulia scosse la testa divertita. Diede una rapida occhiata alla sagoma del ragazzo seduto di fuori. Senza dire nulla si avvicinò al letto del moro e prese una coperta. Poi lo raggiunse. “Harry…ho pensato che avresti avuto freddo…” disse, apparendo dall’entrata. Il moro le sorrise. L’accettò e vi si avvolse. “Grazie…tu come stai piuttosto?” le chiese. All’inizio la ragazza lo guardò dubbiosa, poi si ricordò della scusa che aveva usato per allontanarsi. “Ecco, ora bene…stare chiusa tutto il tempo nella tenta inizia a darmi claustrofobia mi sa…” si inventò. Il Prescelto annuì comprensivo. “Se ti va puoi farmi compagnia…c’è ancora posto sotto la coperta…” propose. Allargando un braccio verso di lei. Giulia arrossì e scosse la testa. “Magari un’altra sera Harry…fra qualche ora vengo a darti il cambio, promesso…” rifiutò. Poi tornò dentro. Hermione si era già messa a pancia in su sul suo letto. Era passato a lei il turno di tenere il medaglione. Se lo stava rigirando fra le mani dubbiosa. Anche Anna era già messa comoda. Stava con un braccio a ciondoloni dal letto di sopra. “Sensi di colpa…” canticchiò all’arrivo di Giulia. Quest’ultima le diede un pizzicotto alla mano. Poi si buttò sul suo materasso. “Se vuoi c’è ancora posto sotto la coperta…” sussurrò ancora la castana. Imitando un tono suadente maschile. L’amica le diede un calcio. Che le fece traballare il materasso. Ecco un altro privilegio del dormire nella parte di sotto di un letto a castello. “Smettetela bambine…la mamma sta cercando di capire come demolire questa cosa…” soffiò il prefetto. Anna sbuffò. “Andiamo a dormire Herm…io ho sonno…” si lagnò. Giulia si spostò sul fianco per vedere meglio l’amica. Aveva la tipica espressione concentrata Granger. L’aveva vista così tante volte durante le loro infinite ore di studio. Gli occhi ridotti a fessure. Le mani che setacciavano ogni minimo centimetro del medaglione. Il cervello che analizzava tutto e memorizzava qualsiasi cosa che potesse essere utile. La ragazza aveva invidiato tante volte la meticolosità nello studio di Hermione. Lei, se trovava qualcosa che non le piaceva e non riusciva a farsela entrare in testa, l’imparava a memoria. E poi finiva per scordarsela dopo un mese. Storia della Magia ne era un esempio. Non si ricordava quasi nulla delle lezioni degli anni precedenti. Se invece chiedeva a prefetto la quarta riga della nona pagina del secondo volume, riusciva a dirgliela senza fatica. Dal letto di sopra si sentì un ronzio. La mano a penzoloni di Anna indicava che si era addormentata. Giulia sbadigliò e chiuse gli occhi qualche minuto. Cercò di riaprirli però la sua forza di volontà cedette. Ritrovandosi a dormicchiare anche lei beatamente. Si svegliò di scatto più tardi. Non sapeva che ora fosse. Non si ricordava nemmeno di ever ceduto al sonno. Aprì piano gli occhi e vide Hermione sollevarsi a fatica dal letto. Da vicino a loro si sentivano i lamenti di Ron. Il prefetto si stropicciò gli occhi. Aveva il medaglione al collo. Dopo minuti però non si era ancora alzata. E il rosso iniziava ad alzare la voce. Hermione sbuffò stanca. Per evitare che svegliasse tutti doveva assolutamente andare da lui subito. Iniziò a dondolarsi da seduta per prendere lo slancio. E finalmente si alzò in piedi. Trascinandosi poi dal rosso. Giulia era rimasta immobile. Stupita. Il prefetto non era mai stato tipo da faticare così tanto nei movimenti. La mattina era sempre la prima a scattare in piedi senza un minimo cenno di affaticamento. Anche quando faceva le nottate fuori negli ultimi tempi. Si sentirono dei sussurri. “Va tutto bene Ron, sono qui…stai tranquillo” diceva. Quasi come fosse una ninna nanna. Poco dopo Hermione tornò nel suo letto. Ci si buttò su a faccia in giù. Ricominciando a ronfare subito. Giulia tirò un sospiro di sollievo. Richiuse gli occhi ma qualcosa la distrasse ancora. “Mione…” si sentì pigolare. Stavolta la ragazza non rimase ferma. Prima che l’amica lo sentisse, si alzò e piano lo raggiunse. Il rosso stava sdraiato in mezzo al lettone. Il braccio cautamente fasciato. “Mione…” sussurrò ancora. Giulia scosse la testa e si chinò. “No Ron…sono Giulia…” gli rispose. Ron storse il naso. “Dov’è Mione?” chiese. Come un bambino. La ragazza lo guardò intenerita. Nonostante sapesse che stava facendo saltare i nervi a tutto il gruppo. “Si è riaddormentata…dimmi pure cosa ti serve, te lo porto io…” si offrì gentile. Il rosso lasciò andare di peso la testa sul cuscino. “Ron senti…lo so che è dura e mi spiace che tu sia in questo stato…però ora stai meglio e devi ricominciare a cavartela da solo…” cercò di spiegare Giulia. “La fai facile tu…non ti sei spezzata…” sbuffò. La ragazza si sedette accanto a lui. “Hai ragione…io sono ancora intera per ora…però domani ci sposteremo…Ron, non possiamo rimanere nello stesso posto per tanto tempo…” provò ancora. Ron evitò il suo sguardo. “Piazzeremo la tenda in un altro luogo e li avverrà la stessa cosa…siamo in cinque, ognuno deve avere le sue responsabilità…” continuò a dire Giulia. Il rosso gonfiò le guance. “Finché non mi rimetterò in sesto sarà Mione a curarmi…” rimbeccò. La ragazza sospirò esasperata. Le sembrava di avere a che fare con un bambino capriccioso. “Herm è la più intelligente del gruppo, lo sai…però tu la stai pressando troppo…la chiami a ogni ora del giorno e della notte, incurante di cosa può volere lei…non è nemmeno riuscita a formulare un’ipotesi credibile sul medaglione e questo perché tutto il suo tempo lo assorbisci tu…” raccontò amaramente. Ron si schiacciò contro il materasso. “Ti ama e noi ti vogliamo bene e sappiamo che sei ferito…però ti prego Ron, aiutaci, vienici incontro…non possiamo stare con le mani in mano nemmeno un secondo…tu non vuoi che tutto torni come prima?” gli chiese Giulia. Il rosso alzò gli occhi al soffitto. Parve assopito nei propri pensieri. Poco dopo qualcosa gli attraversò le iridi. E si voltò dall’altra parte. “Giulia…non ti mancano mai i tempi in cui eravamo bambini?” esordì d’improvviso. La ragazza lo guardò curiosa. “A volte…poi però penso a ciò che c’è stato dopo e non mi pento di essere cresciuta…” rispose. Ron la guardò ancora. Aveva i suoi occhi nocciola puntati addosso. Eppure non riusciva a sostenere quello sguardo. Perché sapeva che le parole dell’amica erano la verità. Aveva ragione. Però non c’era solo questo. “Chissà come stanno mamma, papà…Ginny e i gemelli…e Bill…ho pensato perfino a Percy delle volte…” confessò. Giulia sospirò. Appoggiò un gomito sul ginocchio e il mento sulla mano. “Eggià…Fred…sarà infuriato con me…per non parlare di papà…avrà capito che quella ragazza con cui si era scontrato fuori dal Ministero ero io…” commentò. Il rosso annuì. “Certe volte la voglia di tornare a casa è talmente grande…poi chiamo Mione e tutto passa, perché lei si precipita da me…” confessò ancora. La ragazza si voltò. “Herm non è tua madre Ron…so che i genitori ci sembrano dei supereroi, e anche Herm a volte lo sembra…però è un essere umano…dalle tregua, ti prego…” gli disse. Ron rimase in silenzio. “Giulia…hai mai pensato di voler cambiare qualcosa di ciò che hai deciso?” esordì poco dopo. Giulia alzò le spalle. “Tutto e niente…” rispose vaga. Aveva capito cosa tormentava l’amico. “Se avessi potuto…non avresti preferito scappare con Piton? Infondo ora saresti ad Hogwarts con lui, al sicuro…avresti un tetto sopra la testa, pasti caldi e tutto sarebbe esattamente come prima…” ipotizzò lui. La ragazza scosse la testa. “E stare senza le mie amiche? Senza Herm e Anna? Ron la Hogwarts che noi conosciamo non c’è più…ed è per questo che noi ci siamo cacciati in questo gran casino…per farla tornare la casa di sempre…” osservò. Il rosso chiuse gli occhi. “Ron…io so che cosa stai pensando…stai pensando a perché diamine ti sei buttato in questa avventura suicida…lontano dai tuoi genitori, dai pasti caldi di tua madre…perfino dai battibecchi con tua sorella…ce lo siamo chiesto tutti il perché…” iniziò a dire Giulia. Ron si voltò di poco. “Harry era l’unico praticamente costretto…” sussurrò. La ragazza annuì. “Io me lo sono chiesta un milione di volte…anche Anna ed Herm…e ancora adesso preferirei essere da tutt’altra parte che qui…però è giunto il nostro turno di agire, metterci in gioco…è questo che Silente voleva da noi…” spiegò. Il rosso sospirò. “Non sono mai stato bravo nei giochi di strategia…” precisò. Giulia sorrise. “Sfortunato nel gioco, fortunato in amore…così si dice no?” commentò. Ron si lasciò scappare una smorfia che sembrava un sorriso. “L’ho sempre detto che Mione dovrebbe essere eletta a Santa…ha una pazienza incredibile…” osservò amaro. La ragazza trattenne una risata. “Sopporta tutti noi…mi sa che hai proprio ragione…” concordò. Il rosso si voltò ancora. Ora capiva come la sua amica avesse potuto conquistare quel gufo di Piton. Chi avrebbe resistito a così tanta dolcezza e comprensione? La voce di Giulia era gentile. Era rilassante. “Take away the sensation inside, bitter sweet migraine in my head…” iniziò a cantare sottovoce la ragazza. Ron chiuse gli occhi. “Its like a throbbing tooth ache of the mind, I can't take this feeling anymore…” ripetè Giulia. Il rosso sospirò. Si sentiva meno teso. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” continuò lei. Ron si sistemò meglio sul materasso. L’amica si alzò piano. “Give me a long kiss goodnight and everything will be alright…” aggiunse. Il rosso si sentiva leggero. Era come essere tornato piccolo. Quando faceva indigestione di biscotti o faceva gli incubi perché Fred e George gli avevano raccontato storie paurose prima di dormire. E sua madre veniva in camera e lo cullava fra le braccia. “Tell me that I won't feel a thing, so give me Novacaine…” sorrise Giulia. Mentre copriva Ron con il lenzuolo. Il respiro era regolare. Gli occhi chiusi. Si era riaddormentato. Piano la ragazza si allontanò cercando di non far rumore. Passò vicino al letto di Hermione. Che però si agitava nel sonno. Continuava a passarsi le mani sul collo. Al petto. Probabilmente cercava la collana di Mark. Però l’unica cosa che poteva trovare era il medaglione. Giulia scosse la testa. Il prefetto non avrebbe mai dormito bene avendo quel coso al collo. Tantomeno stringendolo facendo finta che fosse un ricordo prezioso. “Drain the pressure from the swelling, the sensations overwhelming…” continuò a cantare. Mentre sollevava piano le spalle dell’amica. Le tolse il medaglione e la riappoggiò al cuscino. Fra le sue mani quello era solo un pezzo di paccottiglia. Non capiva perché Anna lo guardasse con così tanta paura. Forse l’Horcrux agiva diversamente in base alle persone che lo portavano. Di lasciarlo accanto ad Hermione non se ne parlava. Così ci rinunciò e lo portò con lei nel letto. Sopra di lei la mano della castana tremò. La ragazza salì di qualche gradino sulla scaletta. Scivolando quasi per colpa del giubbotto di pelle dell’altra lasciato a penzoloni. Anna si era addormentata con gli occhiali inforcati. Giulia glieli tolse e li appoggiò li vicino. “Give me a long kiss goodnight and everything will be al right…” concluse. Poi scese dalla scaletta e andò al suo letto. Si rimise di lato. Stavolta girata verso la parete della tenda. Il medaglione stava a pochi centimetri da lei. La ragazza vi poggiò una mano sopra. Non successe nulla. Sentiva solo quel bum ritmato tipico di un cuore. “Perfetto…ora sono pure a letto con Tu-Sai-Chi…” osservò rabbrividendo. Però non poteva lasciarlo a nessuna delle sue amiche. Anna sembrava starci più lontano possibile. Come se si trattasse di qualcosa pronto ad azzannarle la gola. Hermione compieva tutto con estrema fatica. Come se portasse un macigno al collo. Ron era meglio che rimuginasse e sonnecchiasse fino a farsi tornare la ragione. Ed Harry. Chissà a cosa stava pensando da solo la fuori. Se già loro quattro che non erano i diretti interessati si rodevano dall’interno, cosa stava provando il Prescelto? Giulia si addormentò così. Ancora intenta a fare congetture. Con una mano su quel cuore pulsante che le sembrava così etereo.
La mattina fu svelta ad arrivare. La prima saltare giù dal letto fu Hermione. Si stiracchiò e si stropicciò gli occhi. Stranamente non si era mai sentita così in forze. Si alzò subito dal letto e per poco ebbe un infarto. Al collo non sentiva più il peso del medaglione! Svelta controllò nel lenzuolo, sotto al letto, sotto al cuscino. Nulla. Poi si voltò verso il letto a castello. Si avvicinò e tirò un sospiro di sollievo. Giulia stava dormendo beatamente. Accanto a lei, sepolto sotto una sua mano, stava quel maledetto affare. Il prefetto la guardò curiosa. Come faceva a starsene tanto tranquilla avendo un oggetto del genere accanto? Archiviò le domande per quando si sarebbe svegliata. Così andò diretta in cucina e fece un po’ di caffè. La radiosveglia sgangherata segnava le sei di mattina. Si versò una prima tazza e lo sorseggiò quasi con gusto. Poi facendo piano raggiunse il letto di Ron. Quella notte l’aveva svegliata solo una volta. Aveva imprecato mentalmente per minuti prima di alzarsi. Non sapeva cosa la trattenesse, eppure non riusciva a fare altro che compiere i movimenti al rallentatore. Il rosso dormiva ancora. Aveva i capelli scompigliati e un’espressione dolce in viso. se quella notte l’aveva maledetto ora aveva la terribile tentazione di accucciarsi vicino a lui. Infondo al prefetto mancava dormire assieme. Decise che sarebbe stato masochistico svegliarlo, così lo lasciò li tranquillo. Tornò invece in cucina a prendere la tazza ed uscì. Il cielo era ancora nuvoloso. Harry stava seduto davanti all’entrata. Gambe incrociate, bacchetta pronta allo scatto. “Buongiorno Harry…” gli sorrise cordiale. Il ragazzo alzò la testa. “Buongiorno Herm…avevo sentito un profumino di caffè…” sorrise. Il prefetto si avvicinò e si sedette accanto a lui. “Per te niente caffè caro mio, ora te ne vai a letto! Faccio io la guardia, tanto fra due orette dobbiamo svegliare l’allegra combriccola…” si propose. Il moro aprì il braccio con la coperta nella sua direzione. Così Hermione ne approfittò e si spostò al calduccio. L’amico le coprì le spalle. “Sei tornata pimpante Herm…” osservò. Lei sorrise. Sorseggiando il caffè. “Credo che quando torneremo a casa non berrò più una tazza di caffè in vita mia…” scherzò. Harry annuì concorde. “Sei riuscita a dormire un po’ stanotte?” le chiese. Hermione annuì soddisfatta. “Ron mi ha chiamata solo una volta! E Giulia mi ha sfilato il medaglione mentre dormivo…penso sia stato merito suo se ho dormito finalmente in modo decente…” spiegò. Il moro sorrise. “L’ho sentita cantare stanotte…era una ninna nanna…” le raccontò. Il prefetto sollevò le gambe al petto. “Il canto di Giulia è un toccasana quando si è nervosi…ti scioglie meglio di un massaggio shiatsu…” commentò. Harry si stiracchiò. Poi lasciò la coperta alla sua amica e si alzò. “Grazie del cambio Herm…a fra qualche ora…” la salutò. Hermione lo salutò con un gesto della mano. Il Prescelto le scompigliò i capelli e rientrò nella tenda. Lasciandola così tutta sola. Era da tanto che non aveva un momento di calma piatta. Tears fall, but hope stays, pick yourself up so we can find home some day. Il prefetto strinse la tazza di caffè fra le mani. Osservò il liquido scuro che ondeggiava ad ogni minimo movimento. Anche se si serviva con abbondanti dosi di caffeina ogni mattina non era una bevanda che la entusiasmava. E di solito non cadeva nelle banalità come “il caffè tiene svegli”. Sulle sue amiche faceva l’effetto opposto. Però le dava sempre la carica. Al terzo anno, quando era talmente piena di lezioni da dover usare il Giratempo, si portava sempre in borsa dei cioccolatini con dentro il caffè. Era arrivata a mangiarne anche cinque di fila le sere in cui doveva finire temi molto lunghi. Si ricordava quando, attirata dalla luce dentro al baldacchino chiuso, Giulia aveva aperto le tende. Lei se ne stava attorniata da cartine di cioccolatini vuote, libri e con un mollettone blu a tirarle su i capelli in assetto da studio. L’amica l’aveva pregata di andare a dormire e al suo rifiuto si era accoccolata vicino a lei per tenerle compagnia. Alla fine si era comunque addormentata dopo una mezzoretta. Mentre lei continuava a scrivere e scrivere. Era sempre stato così per Hermione. Wishing, when this ends, we can live in peace and happiness, again. Lo studio prima di tutto. Ne aveva parlato anche con Mark qualche mese prima. In una delle loro serate. All’inizio studiava per conoscenza personale. Era di indole curiosa, così più sapeva più il suo animo era felice. Poi si era resa conto di voler eccellere in tutto anche per brillare agli occhi dei suoi genitori. Il prefetto sospirò. Chissà cosa stavano facendo in quel momento. Probabilmente dormivano ancora nel loro letto, nella casa in Australia. Poi mamma si sarebbe svegliata ed avrebbe preparato la sua colazione speciale. Nonostante si fosse lamentata più volte di quando i suoi genitori non stessero mai in casa con lei il tempo che desiderava, erano dei bravi genitori. Già il fatto che l’avessero mandata ad Hogwarts senza particolari proteste faceva di loro degli adulti dalla mentalità aperta. Sapere che la propria figlia è una maga non è cosa da tutti i giorni. Eppure loro avevano accolto il suo futuro e l’avevano aiutata ed incoraggiata. Oramai avevano un buon rapporto con le famiglie delle sue migliori amiche. Nell’estate fra il primo e il secondo anno lei e sua madre erano andate a trovare sia gli Haliwell che i Wyspet, portandogli anche una torta. Scoprire che le sue amiche abitavano così vicino a lei era davvero stata una salvezza. Le sarebbe piaciuto presentare ai suoi anche Mark. Sicuramente sarebbe andato a genio ai Granger. Sua madre l’avrebbe presa in giro come al solito. Lo sguardo di Hermione si fermò sul bracciale al polso destro. Era rincuorata di non aver perso anche quello. Già il peso della collana di Mark era stato un grave colpo. Non poteva permettersi di prendere anche quel gioiello. Sua madre gliel’aveva affidato e lei era intenzionata a ridarglielo al più presto. Il prefetto mandò giù una grossa dose di caffè. Death might surround us, but we can't lose hope, in everything we've fought for. Fuori dalla barriera della tenda anche il bosco si stava svegliando. Vedeva gli animali muoversi sugli alberi. Dalle fronde gli alberi si intravedeva il cielo. Era coperto da nuvoloni grigi. Tuttavia non sembravano tramare pioggia. Hermione sospirò. Voleva tornare a casa. Ad Hogwarts. Tornare alle giornate di studio e alle avventure con le amiche. Alle serate di ronda con Ron. Il suo Ron, quello che non la faceva dannare giorno dopo giorno come un bambino viziato. E oltre a questo le sembrava strano. Era come se le nascondesse qualcosa. Il prefetto scosse la testa. Non doveva ricadere in questi pensieri. In quell’atmosfera tesa era fin troppo facile perdervisi. Era da tanto che non si svegliava così attiva e riposata. Appena finito la guardia si sarebbe ributtata nell’analisi del medaglione. Era impossibile che nulla potesse distruggerlo. E lei era intenzionata a trovare quel qualcosa. When we finally find peace we can go home, and throw away this sadness and sorrow. Un rumore improvviso la distrasse dai suoi pensieri. D’istinto Hermione puntò la bacchetta. Si alzò di scatto ed iniziò a guardarsi in giro. Ma non c’era nulla a parte lei. Il prefetto scosse la testa. Doveva essere stato solo un animale. Si chinò per tirare su la tazza, che aveva fatto cadere rovesciando il caffè rimasto. Il rumore però si fece risentire. Hermione si irrigidì. Sembrava un battito d’ali. Ma non sapeva di che volatile potesse trattarsi. Era come se invece delle piume fossero fatte di carta. Un lampo attraversò gli occhi del prefetto. Subito si affretto ad ispezionare il terreno. Dopo qualche minuti notò qualcosa fra le foglie secche. Si muoveva a malapena. Hermione raccolse il pezzo di pergamena a forma di uccellino. Era la tipica forma dei bigliettini che gli studenti si mandavano a lezione. La aprì piano. Mentre il cuore le batteva a mille. “Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende, prese costui de la bella persona che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende…” lesse sottovoce. Il prefetto rimase immobile. “Paolo e Francesca, Quinto Canto, Inferno della Divina Commedia…Dante Alighieri…” riconobbe subito. Aveva riconosciuto immediatamente la calligrafia. Si ricordava a cosa conduceva quel particolare verso. Era quello che lei aveva citato in biblioteca mesi fa. E che lui aveva concluso quando si erano conosciuti. Hermione alzò gli occhi e si guardò in giro. “Mark?” lo chiamò in un sussurro. Ma nessuno le rispose. Tornò a rileggere il verso. Non capiva. Poi notò un piccolo post scriptum infondo al biglietto. “Per non dimenticarti di me Herm…io ti sono sempre vicino. Sii forte piccola secchiona. Con affetto, il tuo Mark.” lesse ancora. Il prefetto sentì il cuore tremare. Gli occhi le diventarono lucidi. Non sapeva come aveva fatto ad arrivare a lei quel biglietto. Forse Piton centrava qualcosa. O forse il suo amico era a pochi passi ma non poteva uscire allo scoperto. Hermione scosse la testa divertita. Solo Mark poteva uscirsene con cose così teatrali. Veloce ripiegò il biglietto e lo nascose nella tasca dei jeans. Poi tornò a sedersi al suo posto. Le gambe piegate contro il petto. Abbracciate mentre la bacchetta stava a penzoloni fra due dita di una mano. “Sarai fieri di me Mark…vedrai…” sussurrò convinta. Anche se non era più a scuola doveva farsi valere. Hermione Granger non si sarebbe mai data per vinta. Hermione Granger non avrebbe mai rinunciato alla sua libertà.
La mattina aveva oramai preso posto della notte. Anche se le nuvole offuscavano il cielo. Anche in un luogo lontano dall’accampamento dei cinque, quella che era stata la loro casa per sei anni, iniziava una nuova giornata. La sveglia iniziò a trillare all’impazzata. Il suo suono fastidioso si propagò subito in tutta la camera. “Per Merlino Draco, spegni quella cosa!” gracchiò infastidito Blaise. Coprendosi la testa con le coperte. Il compare era già sommerso dalle lenzuola. “È sul tuo comodino testa di Troll!” lo insultò quest’ultimo. Il primo sbuffò ed allungò una mano. Con un colpo secco bloccò la sveglia. E tutto tornò a tacere. Entrambi però erano oramai svegli. “Draco?” lo chiamò Blaise. Il piumone tirato su fino al naso. L’amico gli ripose grugnendo. Ancora silenzio. “Bhe, che c’è?” ringhiò quasi il biondo. Zabini si girò su un fianco. L’altro era ancora completamente coperto. “Questa routine scolastica fa schifo...” osservò. Draco sbuffò. “Sai che novità…è la stessa da sette anni…” rimbeccò acido. Ma Blaise scosse la testa. Ripiegò il lenzuolo e si sdraiò a schiena in giù. Gli occhi scuri rivolti al soffitto. “Però era più sopportabile perché c’erano loro…” commentò ancora. Il biondo si irrigidì. “Non dirlo…” lo pregò. Ma Zabini sorrise malinconico. “Quando rimanevo a dormire da Mary Kate non mi sembrava una cosa così eccezionale…cioè lei lo era…però sembrava una routine accettabile…” iniziò a dire. Draco trattenne il respiro. “Fai il sentimentale ora Zabini? Mi vuoi torturare con i piagnistei già a quest’ora?” lo interruppe secco. Blaise scosse la testa divertito. “È inutile che cerchi di fare il duro con me Draco…lo sai…” lo prese in giro. Il biondo sbuffò. “Sei tu che ti sei rammollito Blaise…” rispose. Zabini si voltò di poco. “Non sono io quello che se ne sta accucciato come un moccioso sotto alle coperte Malfoy…” ghignò. Draco si mosse leggermente. “Fa freddo…” si giustificò. Blaise scoppiò a ridere. “Siamo ad inizio autunno!” esclamò. Il biondo imprecò e si scoprì. Aveva i capelli arruffati e le lenzuola scombinate. “Contento ora?” soffiò. Zabini annuì compiaciuto. “In ogni caso non serve che evidenzi per la millesima volta quanto ti manchi la tua Mary Kate…” sbottò infastidito Draco. Blaise lo guardò scettico. “A te Anna non manca?” gli chiese. Il biondo si immobilizzò. Colpito ed affondato. “Certo che mi manca…ma non mi pare produttivo rimanere qui a lamentarmi…” rispose. Zabini sospirò. “Ognuno reagisce in modo diverso…forse si, mi sono rammollito…” ammise. Draco rotolò a pancia in giù. Il viso immerso nel cuscino. Da quanto era che non riusciva a dormire bello comodo nel suo letto? Anna di solito gli si rannicchiava vicino. Ma quando aveva il sonno agitato scalciava e si prendeva più di metà dello spazio. “Non ti fa rabbia Blaise?” esordì. L’amico lo guardò dubbioso. “Noi siamo qui…nei nostri letti al caldo e tranquilli…mentre fuori si sta scatenando la guerra e delle persone a cui vogliamo bene non sono al sicuro qui con noi…” osservò. Blaise alzò le spalle. “Ecco, è l’unica cosa per cui ti permetto di lamentarti…Mary Kate è coi i suoi genitori e quindi da quel punto di vista sono abbastanza sicuro…” commentò. Draco sospirò. “Giusto…l’unico che ha una fidanzata sconsiderata sono io…” gli diede ragione. “Non sai proprio dove si siano andate a cacciare ora?” gli chiese Zabini. Il biondo scosse la testa. “Piton lo sa…ma non vuole dirmelo perché teme che faccia la stessa cosa dell’ultima volta…non credo si fidi più di me…” confessò. Blaise sorrise. “E Mark? Ha provato a persuaderlo?” propose. Draco si girò su un fianco e poi si mise a sedere. “Lo sai com’è fatto…è sempre così tranquillo e pacato…vorrei avere anche io così tanto contegno…” rispose. Zabini si stiracchiò. “Sai Draco…all’inizio non credevo che la storia fra me e Mary Kate sarebbe durata così tanto…” cambiò argomento. Il biondo ghignò. “Avevi molta fiducia sulla fama della tua donna vedo…” lo punzecchiò. “Taci tu…comunque io pensavo che le piacesse ancora Fred Weasley…che ne sapevo…poi c’è scappato il bacio ed era pure brava…” raccontò ancora Blaise. Draco scosse la testa divertito. In effetti aveva visto da un giorno all’altro questi due avvicinarsi. Non si poteva dire che fossero una brutta coppia. Anzi, a lui faceva piacere che avesse trovato qualcuna con cui stava bene. “Non mi interessa sapere questi particolari sulla baby Haliwell, grazie…” lo bloccò. Zabini si alzò a sedere. “Quando tutto sarà finito le proporrò di sposarmi…all’inizio pensavo fosse un gesto avventato e non nelle sue corde, però mi sono deciso…” aggiunse. Il biondo sospirò. “Ah l’amore…quanto rincoglionisce un uomo!” cantilenò. Poi finalmente si decise e si avviò al bagno. L’amico lo guardò truce. “Ti ricordo che tu hai proposto il matrimonio alla tua bella dieci mesi fa…” gli urlò per farsi sentire. Draco si bloccò davanti allo specchio. Era passato così tanto tempo da allora? Infondo era la Vigilia di Natale. Fra due mesi sarebbero stati tre anni. E non avrebbero potuto festeggiare insieme. Il biondo si buttò l’acqua gelida in faccia. Non poteva iniziare la giornata con pensieri così pessimi. “L’unica cosa positiva di tutto questo casino è che noi Serpeverde possiamo anche evitare di studiare perché abbiamo la sufficienza in automatico…a parte con la McGranitt…” ricominciò a dire Blaise dall’altra stanza. Si sentiva il rumore di fogli. “Ecco, a proposito…abbiamo le prime due ore con lei e Grifondoro oggi…” aggiunse. Draco imprecò. Le ore con Grifondoro erano diventare veramente insopportabili. C’erano quei tre banchi vuoi ogni volta che avevano lezioni in comunque. La visione di quel vuoto lo tormentava. I due Serpeverde finirono di prepararsi alla svelta. Con le tracolle piene di libri sotto braccio uscirono in Sala Comune. Solo una delle poltrone era occupata. La bassa cresta bronzea che faceva capolino dallo schienale. “Hey Mark! Già attivo eh?” lo chiamò Draco. L’amico si voltò. “E voi siete in ritardo…vi stavo aspettando per la colazione…” li rimproverò. Il biondo scosse la testa divertito. Sul tavolino accanto a Mark c’era un foglio di pergamena. La fine era stata strappata. Lo raccolse e analizzò le prove di scrittura di cui era pieno. “Ti eserciti anche con la poesia ora Wright?” esclamò. Il ragazzo ghignò. “Non era per me…” gongolò quasi. Draco capì e guardò l’amico. “Hai convinto Piton a mandare un messaggio ad Hermione?” boccheggiò. Mark si posò un dito sulle labbra. “Zitto Draco…non qui…a Trasfigurazione ti spiego…” propose. Il biondo annuì ed insieme a lui e Blaise si diressero a colazione. L’argomento di quella mattina erano le successive ore di lezione e i vari compiti. Al tavolo Grifondoro sembrava esserci scompiglio. “Quella Brown…se non la smette di fare la cretina è la volta buona che la Weasley se la pappa col cappuccino…” ghignò Millicent all’improvviso. Pansy alzò lo sguardo dal suo succo. “Non ha qualche ragazzo da tormentare oggi?” sbuffò. Sam rabbrividì vicino a lei. “Preferirei mangiarmi un tacchino vivo che mettermi con la Brown…” soffiò. “Non capisco cosa pensasse Ronald Weasley l’anno scorso…un solo giorno con quella piovra e l’avrei cruciata!” commentò ancora la Bullstrode. Pansy annuì d’accordo. Come un flash si ricordò tutte le peripezie che avevano dovuto superare lei e gli altri due uragani per far riavvicinare il bradipo lentigginoso ed Hermione. Chissà poi come stava quella. Non si avevano notizie del gruppetto di Potter e per di più quello era un argomento abbastanza taboo. “Io non capisco nemmeno come mai la Granger si è messa poi con Weasley…” precisò Jamie. La Parkinson gli diede uno spintone. “Tranquilla Pansy…l’argomento non mi tocca…” commentò superiore Mark. Tirando un calcio da sotto il tavolo all’amico. “C’è da dire che senza gli Uragani non sembra nemmeno più Hogwarts…” aggiunse quasi malinconica Millicent. Pansy ghignò. “Abbiamo una sentimentale qui…” la prese in giro. L’amica la fulminò con lo sguardo. Se solo anche i compari Grifondoro avessero potuto sentire questi discorsi. Si sarebbero accorti che infondo non erano poi così diversi. Poco dopo le pietanze sparirono. Era arrivata l’ora di andare in classe. Oramai per andare a lezione i Serpeverde si muovevano in gruppetto. Mark, Jamie e Sam in testa e i veri del settimo anno dietro. Appena arrivati sulla porta sentirono già odore di guai. “Lavanda, alza subito quel culone che ti ritrovi da li!” si senti urlare. Il gruppetto entrò curioso. Ginny se ne stava in piedi vicino a Lavanda. Era seduta in uno dei banchi della prima fila. “Sbaglio o la Brown stava sempre negli ultimi banchi a parlottare con le altre oche?” osservò Millicent. Pansy fissò lo sguardo sul nuovo posto occupato. Alla sua destra cen’era un altro libero. E dietro di loro ancora uno. Di solito Draco si sedeva in quello proprio dietro a Lavanda. Così capì. “Come osi! Tu, piccola pulce lentigginosa che non sei altro! Chi ti credi di essere per dirmi dove posso sedermi?” soffiò acida Lavanda. Ginny strinse i pugni. “Questo banco è occupato cretina!” le rispose subito. L’altra fece una smorfia. “Ah si? Da chi sentiamo?” ghignò. anche se sapeva bene la risposta. Senza dire nulla Pansy si avvicinò alla rossa Weasley. Era più alta di lei e più massiccia. “Hermione Granger e non mi pare che tu sia lei…” commentò secca. Ginny si voltò stupita. Lavanda rimase a bocca aperta. In effetti Pansy si sentiva un po’ in imbarazzo. Aveva gli occhi di tutti i Grifondoro puntati su di lei. “Che…che diamine vuoi tu?!” osò rimbeccare la Brown. La rossa era piuttosto sorpresa. “Sei talmente viscida che non meriteresti nemmeno di essere una Serpeverde…fila via da qui e torna starnazzare con le tue amiche…” la minacciò ancora Pansy. Lavanda storse il naso. “A…altrimenti che mi fai?” sussurrò. Aveva già perso l’aria spavalda. La Parkinson scosse la testa esasperata. Poi si scrocchiò le dita delle mani. La Brown trasalì e lasciò subito il banco vuoto. Per tornare a sedersi al suo solito posto. “Direi che così va meglio…” decretò Pansy soddisfatta. Ginny la guardava dubbiosa. “Parkinson tu…” boccheggiò. L’altra alzò le spalle. “Non…non mi serviva il tuo aiuto!” si lasciò sfuggire la rossa. Pansy la guardò scettica. “Lo so benissimo Weasley…è solo che non mi andava che quell’oca violasse il patto sui Tre Uragani…” spiegò sincera. Ginny alzò un sopracciglio. “Tu…voi…sapete del patto?” esclamò. La Parkinson sospirò. “Ti facevo più intelligente Weasley…certo che lo sappiamo…siamo Serpeverde, mica cretini…e poi si vede, avete deciso di non occupare i posti di Anna, Giulia ed Hermione…lo fate anche in Sala Grande…” raccontò ovvia. La rossa la guardava ancora come se fosse un alieno. “Smettila di fare quella faccia…io…Hermione è…è mia amica e…che cavolo! Non ti devo nessuna spiegazione!” commentò infine Pansy. Irritata da quelle occhiate. Non era un mostro di gentilezza, però almeno questo per Hermione lo voleva fare. Stava anche cercando di andare d’accordo con la piattola Weasley! Ginny aprì la bocca per ribattere, però un tossicchiare le bloccò. “Signorina Weasley, signorina Parkinson vi pregherei di smetterla di discutere…e lei signorina Weasley non dovrebbe nemmeno essere qui…” le richiamò la McGranitt. La piccola Weasley arrossì. “Mi scusi…ecco…io corro subito in classe…” disse. “Sarà meglio…e per correre intende camminare giusto?” la corresse ancora la professoressa. Ginny annuì. “Lei signorina Parkinson si sieda, avanti…per oggi non toglierò nessun punto alla sua casata…ma che non si ripeta più…” disse ancora la McGranitt. Mentre la rossa usciva dall’aula la Serpeverde ubbidiva. La professoressa raggiunse la cattedra. “In quanto a lei signorina Brown…gradirei che rispettasse le decisioni prese dalle sue compagne…sono il docente responsabile Grifondoro ed è mio dovere fare rispettare simili patti presi in unanimità…” decretò infine. Lavanda si fece piccola piccola nel suo banco. “E ora, possiamo iniziare la lezione…aprite il libro a pagina sessanta…” aggiunse la McGranitt. Pansy passò la lezione a seguire senza voltarsi in giro. Era sicura che quel suo gesto avesse attirato anche troppa attenzione. Però se la barriera dei pregiudizi doveva essere buttata giù, stava anche nelle altre case avere un po’ di fiducia in loro Serpeverde. E lei non si doveva vergognare di nulla. Millicent le fece anche segno di vittoria con la mano. Mentre Mark raccontava a Draco di come aveva convinto Piton a recapitare un bigliettino ad Hermione. Così le ore di Trasfigurazione passarono, come anche la restante giornata. E l’episodio di Pansy Parkinson che difendeva i posti dei Tre Uragani si espanse a macchia d’olio prima di cena.
 
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124 replies since 15/12/2009, 19:27   4788 views
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