Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 21/11/2012, 13:43 by: kikyo91




Sono vivaaaa *-* e tremendamente in ritardo perchè devo uscire xD coooomunque, non potevo non aggiornare é_è era da aprile che non scrivevo così tanto in una sola notte e oggi riesco ad aggiornare ** al banco 3 c'è il rinfresco di halleluja u_u penso che da ora in poi la sera tornerà ad essere la mia fonte d'ispirazione ** ringrazio tutte le bimbe che hanno aspettato pazientemente <3
Avvertenze: sto cercando di rendere la narrazione di questi capitoli più veloce possibile per non tediare voi come hanno tediato me nel libro >< spero di fare del mio meglio ç_ç ah dose di insulina sempre al banco 3.
In questo capitolo troviamo Summertime Sadness di Lana del Rey *^*
Ora vi lascio all'aggiornamento **
Buona lettura bimbe <3


Venticinquesimo Capitolo
Quando Giulia alzò gli occhi si accorse di non essere più sotto lo stesso cielo di poco prima. Anzi, il cielo era lo stesso ma la visuale era cambiata. Le stelle non erano più così luminose. Erano offuscate dalle luci elettriche dei lampioni ai lati della strada. Stupita la ragazza si guardò intorno. Non riconosceva le case, i negozi e ciò che li circondava. Riconosceva solo il mare che si stagliava nel buio. Riflettendo la luna. Si erano smaterializzati in una stradina secondaria. Pochi passi e si sarebbero trovati nella principale. Che dava direttamente su una spiaggia. Solo una ringhiera e qualche scalino a separarli. Piton gongolò quasi vedendo la sua espressione. Non se l’aspettava. “Noi ci…ci siamo smaterializzati…” boccheggiò ovvia Giulia. Il professore alzò un sopracciglio. “Perspicace signorina Wyspet, complimenti…” la canzonò. La ragazza scosse la testa. Non ci credeva. “Perché mi ha portato qui?” chiese. Severus si lasciò andare ad un sospirò. “Volevo rimanere solo con lei lontano da luoghi e persone scomodi…” spiegò solo. Giulia arrossì. Sotto la luce artificiale dei lampioni poteva vedere pienamente il viso del professore. Aveva sempre gli stessi occhi duri, scrutatori, senza fine. Però si vedeva che era stanco. Frustrato forse. La ragazza si fece coraggio e gli porse una mano. Piton la guardò dubbioso. “Non si dimentichi professore che deve…tenermi la mano…così non verrò portata via dalla folla…” gli ricordò timida Giulia. Severus sorrise e la prese per mano. “Se dovesse perdersi me ne accorgerò subito signorina Wyspet…non sentirei più la sua continua parlantina…” ghignò poi. La ragazza sbuffò. La situazione le sembrava così strana. Era come essere tornati indietro nel tempo. Quando uscivano insieme il sabato sera. E ciò la faceva sentire enormemente in colpa verso i suoi compagni. Che se ne stavano in mezzo al bosco. I due uscirono sulla strada principale. Non era un viale affollato. C’era solo quale malinconico anziano che guardava il mare. O qualche coppietta che si scambiava smancerie con la scusa dell’atmosfera romantica. I due camminarono per qualche minuto. Senza dirsi una sola parola. Poi di tacito accordo entrarono in una piccola tavola calda. Giulia sorrise ripensando al Jackson Hole e alla cameriera Mandy. Si sedettero ad un tavolo in un angolo. Lontano dagli sguardi indiscreti della marmaglia serale. La ragazza si sentiva come una bambina sperduta. Non capiva cosa ci facessero li. E soprattutto non capiva perché Severus se ne stesse così tranquillo senza dire nulla. Davvero non c’erano cose importanti di cui parlare? Non era abituata a questo genere di cose. Piton non era tipo da smaterializzarsi da lei solo perché voleva vederla. Giulia prese un menu e vi nascose dietro il viso. Facendo finta di leggere. Intanto guardava il professore di sottecchi. Anche lui aveva fra le mani il menu e faceva scorrere velocemente gli occhi da una pietanza all’altra. I capelli leggermente più lunghi gli andavano a finire sempre sul viso. Aveva anche delle rughette d’espressione ai lati degli occhi. Eppure a lei risultava sempre bello. “Ha intenzione di continuare a guardarmi in modo maniacale o si decide a scegliere cosa ordinare?” esordì d’improvviso quest’ultimo. La ragazza sobbalzò ed arrossì smisuratamente. “Io…non ho soldi con me…non prenderò nulla…” bisbigliò. Piton scosse la testa divertito. “Nessun problema signorina Wyspet…le offrirò qualunque cosa voglia…” rispose subito. Giulia divampò. In realtà l’unica cosa che avrebbe voluto era proprio lui. Non si erano ancora dati nemmeno un bacio! “Io…sono apposto così…” rifiutò. Purtroppo pochi secondi dopo lo stomaco della ragazza brontolò sonoramente. Severus ghignò. Giulia immerse ancora di più il viso dietro al menu. “Devo dedurre che le cose non vanno esattamente bene nella spedizione di Potter…” disse poi il professore. La ragazza si drizzò a sedere. “Abbiamo avuto momenti migliori…” sussurrò imbarazzata. Non sapeva fino a che punto sarebbe arrivata quella conversazione. Non voleva screditare Harry. E non voleva fare la spia. Piton sospirò arreso e lasciò il menu. Poi appoggiò i gomiti al tavolo e incrociò le mani. Iniziando a scrutare Giulia. Percependo ogni suo pensiero. “Crede davvero che le abbia scritto solo per comunicarle qualcosa di spiacevole?” le chiese. La ragazza scosse la testa. “Poco credibile signorina Wyspet…comunque qualcosa di cui discutere c’è…” iniziò a dire Piton. Giulia lo guardò dubbiosa. “So che sarà molto combattuta nel darmi una risposta, però se glielo chiedo non è per curiosità…cercherò di essere più schietto possibile…a che punto siete arrivati con la ricerca?” continuò il professore. La ragazza sgranò gli occhi. Poi si ricompose. Era quasi ovvio che lui sapesse in che cosa consisteva la missione. Silente aveva stabilito tutto. Forse li aveva fatti avvicinare anche per questo. Giulia tentennò per qualche minuto. Non voleva tradire la fiducia dei suoi amici. Eppure sapeva che Severus aveva in mente qualcosa. Silente ce l’aveva. Ed era anche suo il compito di aiutare il più possibile. “Siamo un passo lontani dal baratro ma ancora abbastanza vicini per poter cadere al minimo movimento…è…difficile…però ce la faremo in qualche modo…” rispose. Alzando lo sguardo e puntando le iridi nocciola su quelle di Piton. Quest’ultimo annuì quasi impercettibilmente. “Capisco signorina Wyspet…” aggiunse solo. La ragazza però non si arrese. “Severus…mi hai chiesto di vederci solo per questo?” esordì. Il professore mantenne le iridi su quei grandi occhioni nocciola. E non poté trattenere un sorriso. “La solita Giulia…arrivi sempre alle conclusioni sbagliate…” rispose. Giulia arrossì e si sporse timidamente verso di lui. Per schioccargli un piccolo bacio sulla guancia. Piton tentò di nascondere il rossore sulle guancie guardando altrove. La ragazza sorrise. “Mi sei mancato…tanto…” gli disse. Severus sospirò. Quanto aveva aspettato di sentirsi dire quelle parole. Da quando l’aveva vista aspettarlo nel bosco. Cantando. Si era sentito subito più leggero. Era dura oramai mantenere l’aria formale da professore parlando con lei. Perché oramai Giulia Wyspet gli mancava davvero. Non solo come la studentessa sbadata in cerca di affetto. Ma come compagna. “Immagino sia dura a scuola…” aggiunse poi la ragazza. Allungando una mano verso la sua. Piton la lasciò fare. Così le loro dita si incrociarono. “Nulla di così insopportabile…sempre la solita routine…” rispose lui stanco. Giulia annuì. “Senza nessuno che le piomba in ufficio…chissà che noia…” sorrise poi. Severus ghignò. “E chi le dice che nessuno viene a trovarmi?” si lasciò sfuggire. La ragazza lo guardò delusa. Il professore scosse la testa e allungò la mano libera. Per farle una carezza sulla testa. “Devo ammettere che Paciok finisce sempre da me…lui e Draco fanno a gara a chi mi fa impazzire prima suppongo…” raccontò. Giulia lo guardò stupita. “E poi? Che altro succede ancora?” gli chiese curiosa. Piton sospirò. “Anche la signorina Weasley devo dire che quest’anno mi da filo da torcere…tutta la vostra vecchia combriccola di Grifondoro mi farà venire un infarto…” sbottò acido. La ragazza sorrise divertita. “Inoltre i vostri posti…quelli dei Tre Uragani, sono sempre vuoti a tavola…decisione comune di casata presumo…” concluse il professore. Il sorriso di Giulia si spense. I loro posti. La loro Sala Grande. Le loro camere, con le iniziali incise sul battiscopa. La loro Hogwarts. “Mi manca la mia casa…” sussurrò d’istinto. Severus inclinò leggermente la testa. “Hogwarts era la mia casa…e Anna e Giulia le mie sorelle…e gli altri Grifondoro i miei fratelli…quando al primo anno Silente ha detto di stare bene attenti alla nostra Casa di appartenenza, perché sarebbe diventata la nostra famiglia…non l’avevo preso molto sul serio…eppure ora mi sembra di essere scappata di casa…” spiegò ancora Giulia. “Il che tecnicamente è vero…” si lasciò sfuggire Piton. La ragazza alzò le spalle. “Ci sono un milione di cose di cui preoccuparmi, eppure quando me ne sto sdraiata sul letto della tenda Weasley, chiudo gli occhi e spero che quando li riaprirò sarò nella mia vecchia stanza…con Anna ed Herm che fanno casino…” sospirò triste. Il professore la guardò. La sua Giulia. Con gli occhi bassi pieni di malinconia. Avrebbe voluto che tutto finisse solo per riaverla accanto ogni giorno. In effetti gli mancava quella piccola peste che piombava da lui ogni sera. Nonostante le punizioni, gli avvertimenti, le restrizioni lei era sempre riuscita ad arrivare nel suo ufficio. Non si era mai arresa. “Mi sembra ancora tutto così strano…non parlo con i miei genitori, noi non ci vediamo più e non sono più a scuola…essere catapultati in questo mondo fa male…” sussurrò ancora la ragazza. Piton sentì la mano intrecciata alla sua tremare. Così di risposta strinse la presa. “Signorina Wyspet…” la chiamò. Giulia alzò la testa. Quando la chiamava per cognome non si prospettava niente di buono. “Perché anni fa, all’epoca del regime drastico della Umbridge, si precipitava lo stesso nel mio ufficio ogni sera?” le chiese lui. La ragazza lo guardò stupito. “Perché io…ecco…io volevo vederti…” rispose timida. Severus annuì. “Non mi sembra che la situazione sia cambiata di molto…” osservò. Giulia lo scrutò dubbiosa. Poi iniziò a riflettere. Il contesto non era lo stesso, c’era qualcosa in più in palio. Ed era ricercata. Eppure per tutto il quinto anno aveva lottato contro il regime Umbridge per vedere il suo professore. E c’era riuscita, aveva vinto lei. Aveva subito ferite alle mani, violenza psicologica. Ma ne era uscita a testa alta. Perché lei era una Wyspet. E una Wyspet sa che non si deve mai mollare. Mai perdere le speranze. Era quello che le aveva insegnato sua padre. Piton assimilò i suoi pensieri senza dire nulla. Era divertente come Giulia si perdesse in un bicchier d’acqua, ma altrettanto strabiliante come ritrovasse la forza grazie alle parole delle persone che amava. La ragazza sospirò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma ancora una volta il suo stomaco la precedette con un sonoro gorgoglio. Che la fece arrossire a dismisura. A Severus scappò un sorriso. Si voltò e fece cenno alla cameriera più vicina. “Siete pronti per ordinare?” disse subito quest’ultima con tono cortese. Il professore osservò ancora per poco il menù. “Inizi tu dolcezza?” esclamò la cameriera, voltandosi verso Giulia. “Ecco…io…un hamburger con bacon grigliato, senza salse grazie…e delle costolette in un piatto a parte…” elencò. La donna segnò sul block notes e si voltò verso l’uomo. “La stessa cosa, senza le costolette…” rispose Piton. La ragazza lo guardò stupito. “Da bere?” chiese infine la cameriera. “Due coche grandi!” esordì subito Giulia. La donna sorrise intenerita e portò via i menù. Il professore guardò la sua compagna alzando un sopracciglio. “Coca cola?” sillabò poco convinto. La ragazza arrossì. “Con l’hamburger la coca cola è d’obbligo! Piuttosto…tu…che mangi un panino?” commentò divertita. Piton si voltò dall’altra parte cercando di far finta di niente. “Avrei preferito una sana bistecca e dell’insalata, ma in questo posto non c’è nulla di tutto ciò che mi aggrada…” sbottò acido. Giulia sorrise. In un impeto di coraggio si alzò dal suo posto e si chinò. Per scoccargli un dolce bacio a fior di labbra. Severus arrossì. Ok, forse qualcosa che gli piaceva in quel posto c’era. La ragazza tornò a sedersi imbarazzata. Ma divertita. Infondo al suo cuore si sentiva in colpa per quello che stavano patento i suoi amici. Anna fuori a fare la guardia al posto suo. Hermione ad accudire Ron. Ed Harry e scervellarsi su come aprire quel maledetto medaglione. Lei invece scherzava col suo professore come fosse una normale uscita del sabato sera. Sapeva che non era giusto e che lei non era nessuno per poter fare uno strappo alla regola. Se Harry avesse saputo dove si trovava in quel momento, l’avrebbe considerata una traditrice? Giulia non ebbe nemmeno il tempo di snocciolare una sola domanda a Piton che i piatti furono serviti. “Ecco qua…buon appetito…” annunciò la cameriera. Lasciandoli subito soli. Severus osservò divertito i piatti. “Quanto appetito signorina Wyspet…” la punzecchiò. La ragazza era caduta preda delle sue papille gustative già al sentire l’odore di quei cibi prelibati. Però doveva trattenersi, solo l’hamburger era per lei. “A dir la verità…sto morendo di fame…” confessò timida. Piton scosse la testa. “Di certo non potrete nutrirvi per sempre di bacche, teina e altre diavolerie racimolate qua e la…mi meraviglio che la signorina Granger non si sia già ingegnata per delle soluzioni più comode…” osservò. Giulia alzò le spalle. “Herm è troppo presa dai piagnistei di Ron per concentrarsi su qualsiasi cosa…e se lui non la smette andrà a finire che Anna lo accopperà al più presto…” raccontò esasperata. Severus annuì. “Senza contare Anna…si rifiuta di mangiare quello che c’è rimasto o riusciamo a trovare…lo sa com’è lei…va avanti a the da non so quanti giorni e non capisco come faccia…un po’ la invidio, io sono talmente affamata che mangerei perfino la tenda…” confessò ancora la ragazza. Arrossendo di vergogna. “Non sarà necessario signorina Wyspet…avanti, si serva pure…” la invitò il professore. Spingendo verso di lei un piatto. Giulia sorrise. Senza volerlo erano tornati a chiamarsi in modo formale. Ma ciò non le dispiaceva. Anzi, la faceva sentire al sicuro. Protetta come quando era fra le mura scolastiche. Senza farselo ripetere prese il panino con le mani e gli diede un grande morso. E nonostante fosse solo un banale hamburger di una tavola calda, il suo sapore le sembrava pari a quello di cucina di alta qualità. Piton scrutava il proprio piatto con circospezione. In effetti le posate non erano state portate. Però non voleva di certo avventarsi sul panino come fosse un avvoltoio. Non era nemmeno il caso che si alzasse ed andasse a chiedere le posate al banco. Avrebbe attirato troppa attenzione. Ed in generale loro due assieme ne attiravano fin troppa. La ragazza era già al secondo morso quando se ne accorse. “Qualcosa non va?” gli chiese. Il professore si voltò dall’altra parte. Giulia sorrise e si fermò. “Ebbene? Non stava morendo di fame? Allora continui a mangiare…” rimbeccò acido Severus. Ma la ragazza quasi gongolava. “Eh no…voglio godermi il momento in cui guarderò il professore, anzi Preside Severus Piton tuffarsi su un panino a mani nude…” esclamò. Piton la fulminò con lo sguardo. “E la smetta con quello sguardo compiaciuto…è davvero insolente signorina Wyspet…” la richiamò. Giulia abbassò lo sguardo. Il sorriso divertito però non le scomparve dal volto. Nonostante il professore fosse alquanto irritato, perché sapeva che stavolta l’avrebbe spuntata lei, era contento di rivedere quell’espressione. Quella della ragazza giocosa che aveva trascorso con lui quegli ultimi anni ad Hogwarts. Aveva paura di ritrovarla come a Grimmauld Place. Consumata dalla sua stessa decisione, ferma in un punto di non ritorno che stava divorando la sua innocenza. “Avanti professore…si fredda la cena…” gli ricordò Giulia. Con tono da madre amorevole. Piton sbuffò e con riluttanza prese il panino fra le mani. Poi gli diede un bel morso. Doveva ammettere che il sapore non era così malefico come se lo aspettava. “Buono vero?” gongolò la ragazza. Rincominciando ad azzannare la sua cena. Severus alzò le spalle. “Non male…pensavo peggio…” rispose secco. Subito dopo aver ingoiato il boccone. Giulia lo guardò e sorrise. “Si è sporcato il labbro inferire…” gli fece notare. Il professore cercò di mantenere più contegno possibile. Allungò una mano per prendere il tovagliolo ma lei fu più svelta. Si chinò e lo pulì. Per poi dargli ancora un bacio. Tornando a sedersi più rossa di un pomodoro. Non sapeva dove stava prendendo tutto quello slancio. Forse era la consapevolezza che una volta finita la serata lui sarebbe tornato ad Hogwarts. E non si sarebbero più potuti vedere per chissà quanto. Piton sospirò arreso. I due continuarono a mangiare. Punzecchiandosi. Qualche volta a Giulia scappava qualche confessione, di particolari su Grimmauld Place o del campeggio degli ultimi tempi. Nulla di concreto, solo piccoli fatti che l’avevano colpita. Finito il suo piatto, rimanevano le costolette. Però la ragazza non ne toccò nemmeno una. “Come sempre lei sopravvaluta il suo stomaco…” osservò Severus. Giulia scosse la testa. “Queste non sono per me! Le voglio portare via e dare ad Anna di nascosto stanotte…non voglio che si ammali perché non mangia…” spiegò. Con il solito tono innocente. Piton sorrise. Chiese alla cameriera di impacchettare il cibo rimanente da portare via e poi pagò. “Giuro che le restituirò tutto!” esclamò subito la ragazza. Appena usciti dal locale un venticello gelido li colpì. Giulia si strinse nella solita felpa viola. “Si è fatto tardi oramai…” notò Piton. Era semplicemente il segno che la serata stava volgendo al termine. Ma come la ragazza non accettava mai questo segno nemmeno quando uscivano assieme mesi e mesi prima, anche in quel momento fece lo stesso. Infatti prese una mano del professore e lo trascinò quasi vicino alla ringhiera. Da li si vedeva il mare. Avrebbe tanto voluto correre giù dai gradini, togliersi le Converse e passeggiare sulla sabbia fresca. “Non è la stagione adatta per immergere i piedi nell’acqua signorina Wyspet…rammenta?” le disse Severus. Giulia sobbalzò. Erano passati diversi giorni da compleanno di Hermione. Come altrettanti dal colpo al Ministero. “Professore… siamo in ottobre oramai? Sta arrivando l’autunno…” sussurrò. Piton sospirò arreso. “Molto perspicace signorina Wyspet…” commentò. La ragazza si fermò ad osservare la distesa d’acqua di fronte a lei. Era calma e scura. Le stelle erano offuscate dai bagliori elettrici della città. Ma la luna. Quella splendeva ancora in cielo. E si rifletteva solitaria nella notte sulla superficie del mare. Kiss me hard before you go, summertime sadness. “Come faceva a sapere che riusciamo a trovare solo bacche?” chiese d’improvviso. Severus la guardò. Si era accorto di aver fatto questo piccolo errore prima. Era quasi stupito che lei non gliel’avesse fatto notare. I just wanted you to know, that baby you're the best. Giulia era ancora rivolta verso la luna. Aspettava una risposta. “Io so più cose di quante lei immagina signorina Wyspet…purtroppo però non posso fare nulla direttamente…se potessi dirle come risolvere tutto ora, lo farei…” disse schietto Piton. La ragazza annuì. Salì il primo piolo della ringhiera. Ed abbassò lo sguardo sulla distesa scura quasi sotto di lei. I got my red dress on tonight, dancing in the dark in the pale moonlight. “Io sapevo che tu eri con me Severus…lo sentivo…ma avevo bisogno di una conferma…lo sai quante volte ho pregato perchè mi arrivasse quel segno che mi avevi promesso a Grimmauld Place?” sussurrò piano lei. Il professore rimase immobile vicino a lei. “Il segno c’è stato mi pare…anche più di quanto avessi programmato direi…” commentò acido. Più verso se stesso che verso Giulia. Quest’ultima si voltò. Ancora in bilico sulla ringhiera. Gli occhi nocciola fissi nelle tenebre della pece. “E io ne sono immensamente felice…solo che ora…io…non vorrei lasciarti più andare…” confessò quasi in un singhiozzo. Got my hair up real big beauty queen style, high heels off, I'm feeling alive. Severus scosse la testa. Lo sapeva che sarebbe finite così. Da quando tutto era iniziato più stavano vicino più entrambi soffrivano. E più andava avanti quella situazione più lui avrebbe rischiato di pronunciare quelle parole di troppo. Non avrebbe mai potuto portare con se Giulia ad Hogwarts. Non avrebbe dovuto. Eppure la sua presenza gli mancava. Per la prima volta ringraziò che la sua compagna non fosse una Legilimens. Lui sapeva mascherare bene ciò che voleva. Era l’unico pregio del doppiogiochista. Oh, my God, I feel it in the air, telephone wires above all sizzling like your stare. “Non puoi venire con me Giulia…” le ricordò. Anche questo era più un’auto convincimento forzato che la verità. La ragazza annuì consapevole. Si ricordava perfettamente le parole che aveva pronunciato Anna abbracciandola. “Qualunque cosa lui ti dica…Giulia…tornerai vero?”. Finché le sue amiche non fossero state al sicuro non le avrebbe lasciate. “Lo so…” sospirò arresa. Honey I'm on fire I feel it everywhere, nothing scares me anymore. Piano Giulia appoggiò un piede sulla strada. Avrebbe dovuto fare lo stesso con l’altro ma scivolò. E prontamente Piton la sorresse. “Cerca di stare più attenta…devo riportarti viva dai tuoi amici…” la rimproverò secco. Ma lei sorrideva. “Questa scena si ripete sempre con me…cado e tu sei li pronto a prendermi prima del danno…” osservò. Il professore distolse lo sguardo imbarazzato. “Si cade comunque nella vita, l’importante è sempre…” cominciò a dire. “…rialzarsi a testa alta” concluse per lui Giulia. Kiss me hard before you go, summertime sadness. Severus la guardò. Quella piccolo peste che faceva scoppiare i calderoni al primo anno. Che picchiava tutti come un maschiaccio al secondo. Che trotterellava nelle nuove Converse al terzo. Che l’aveva pregato di volerle bene al quarto. Che l’aveva stregato al quinto. Ed era diventata una dipendenza al sesto. Quella a cui era riuscito ad aprire il cuore. E che si era giurato di proteggere fin che morte non li separasse. I just wanted you to know, that baby you're the best. Senza dire nulla Piton la tirò a se e l’avvolse in un abbraccio. Il mantello ondeggiò e la coprì quasi del tutto. Giulia arrossì subito. Per poi appoggiarsi al suo petto. Inspirandone il profumo e assaporando uno di quei piccoli momenti che le mancavano così tanto. Stare fra le sue braccia. Convincersi che nulla al mondo potrebbe farle male. “Sev…” lo chiamò. Il professore si chinò verso di lei e appoggiò la fronte contro la sua. La ragazza alzò la testa. E fu così che le loro labbra si incontrarono. I've got that summertime, summertime sadness, s-s-summertime, summertime sadness, got that summertime, summertime sadness. Non un bacio veloce e sbarazzino. Un lungo bacio. In cui anche il battito dei cuori si sovrappone. Dopo qualche minuto i due si staccarono. Giulia si sentiva intontita. Le sembrava tutto così irreale. Talmente bello che potesse svegliarsi da un momento all’altro. Per scoprire che non è nulla se non un sogno giocatole dalla fantasia. “Sev…sei davvero qui…” sussurrò piano. Piton annuì. La teneva ancora stretta sotto al suo mantello. “Vorrei rimanere così per sempre…” confessò timida la ragazza. Il professore le diede un bacio sulla fronte. I think I'll miss you forever, like the stars miss the sun in the morning skies. “Mi impegnerò perchè tutto torni a girare per il verso giusto…lo prometto…” esordì ancora Giulia. Piton sorrise. Adorava quell’indole talmente forte da credere di poter cambiare il mondo. “Una volta tanto una promessa che non devo mantenere io…” la punzecchiò poi. La ragazza si alzò in punta di piedi e gli diede un colpetto con la guancia ad una spalla. “Tu ne ha già troppe da mantenere…mi sono resa conto che è ora che anche io faccia la mia parte…” rispose. Severus annuì orgoglioso. Era proprio cresciuta la sua Giulia. Late is better than never, even if you're gone I'm gonna drive, drive. “Mi raccomando però, prudenza prima di tutto…” precisò Piton. La ragazza sorrise. “Prudenza è il mio secondo nome!” esclamò. Il professore la guardò scettico. “Pensavo che fosse sconsiderata…” rimbeccò di rimando. Giulia gli fece la linguaccia. “Quella è Anna…” sorrise. Severus scosse la testa divertito. I've got that summertime, summertime sadness, s-s-summertime, summertime sadness, got that summertime, summertime sadness. “Andiamo piccola peste…devo riportarti all’accampamento…” annunciò infine lui. La ragazza storse il naso. E si nascose ancora di più sotto al mantello. “Incominciamo con i capricci?” la richiamò Piton. Giulia alzò lo sguardo. Le iridi nocciola già lucide. “Non possiamo rimanere qui tutta la notte…” rimbeccò il professore. La ragazza annuì. “Io ci avrei sperato…” sussurrò triste. Severus sospirò esasperato e la strinse ancora a se. Kiss me hard before you go, summer time sadness. Giulia si crogiolò in quell’abbraccio. Perchè sapeva che sarebbe stato l’ultimo per quella sera. Aveva notato che nella strada non c’era nessuno. Ed infatti Piton ne approfittò. Smaterializzandosi senza dire nulla. La ragazza chiuse e riaprì gli occhi in un secondo. Oramai erano ai confini del bosco. I just wanted you to know, that baby you're the best. Sentiva un nodo in gola e le lacrime pronte a salire. Eppure si trattenne. Quello era un arrivederci, non un addio. E anche se fra loro ce n’erano stati tanti di arrivederci nulla era mai cambiato. “Grazie di tutto Severus…” disse piano Giulia. Piton le fece una carezza sulla testa. “Ci terremo in contatto ancora…non commettere altre imprudenze però…” le raccomandò. La ragazza annuì. I've got that summertime, summertime sadness. Il professore la liberò dall’abbraccio. Senza la protezione del mantello Giulia si sentì d’improvviso strana, quasi sperduta. Poi i loro sguardi si incrociarono. La ragazza si avvicinò e si alzò in punta di piedi. Come aveva fatto ogni notte al saluto nell’ufficio in quegli anni. Con la differenza che ora stava dando un piccolo dolce bacio sulle labbra del suo professore. S-s-summertime, summertime sadness. Quando si staccò le sembrò che quel gesto fosse durato un secondo. Piton la guardò un’ultima volta. Giulia iniziò ad arretrare verso la foresta. Fino a che fu costretta a voltarsi. Si era allontanata di sua spontanea volontà. Anche se il suo cuore pregava già di tornare indietro e non staccarsi più da lui. Però era arrivato il momento di far vedere a Severus quanto valeva. Era per questo che non aveva fatto la solita scenata lagnosa. Non aveva versato neanche una lacrima. Ma non si fidava della sua forza di volontà. Quindi non le rimase altro da fare che correre. Immergersi nel buio. Andando dalla parte opposta a quella del suo Principe Mezzosangue. Got that summertime, summertime sadness.

Edited by kikyo91 - 21/11/2012, 13:59
 
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