Severus Piton & Alan Rickman Fan Forum

Leave a Scar, naaaaa è solo un miraggio *-*

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kikyo91
view post Posted on 15/3/2012, 21:45 by: kikyo91




Buonsalveee *-* yay sono riapparsa *_*/
anyway, ho ricominciato a scrivere u.u *fa la ola da sola* purtroppo è un altro capitolo piuttosto stopposo ._. riconosco che tutto ciò sta diventando pesante, sono in astinenza da diabetosi ç___ç però abbiate fede, la Mimi sta lavorando per voi *V*
Avvertenze: autocommiserazione, voglia di commettere un pottercidio (a voldemort piace questo elemento u.u) e chi più ne ha più ne metta u.u
Record del capitolo: c'è solo una canzone D: è Titanium (conver di Colin Mclough o qualcosa di simile, perchè ha un cognome impronunciabile ç_ç).
Spero che vi piaccia anche se è un cap ancora malinconico ._. prometto che l'umore generale migliorerà u.u ringrazio per il sostegno che mi date e per il bene che volete ai miei Tre Uragani <3
ovviamente il banco 3 è sempre aperto u.u (occhiali e pietre da lanciarmi nel caso il capitolo non fosse di vostro gradimento u.u grazie Ire <3 proteggimi xD)
Bando alle ciance e vi lascio all'aggiornamento <3
Buona lettura **

Ventitreesimo Capitolo
L’atterraggio fu improvviso. Anna cadde a faccia in giù sul fogliame. Giulia cercò di mantenersi in piedi ma scivolò. Battendo il sedere sul terreno. Le due si guardarono in giro. “Dove diamine siamo?” soffiò la prima. La seconda si alzò. E iniziò a scrutare i dintorni. Erano in mezzo ad una foresta. Gli alberi erano giovani e radi. “A casa Anna…la nuova casa…” ripose a ragazza. La castana storse il naso. Si tirò su e ripulì il vestito dalle foglie. Erano ancora con i travestimenti. Decisero subito di ritornare normali per poi perlustrare i dintorni. “Così è qui che Herm voleva farci arrivare…” sussurrò ancora Giulia. Anna si guardò ancora in giro. “Il campeggio è iniziato…” decretò schifata. Poco lontano si sentirono dei rumori. Le due tennero salde le bacchette e si avvicinarono. Quando videro una folta chioma castana abbandonarono la posizione di difesa. “Harry, Ron, Herm!” li chiamo la ragazza. Il Prescelto era a bocca aperta. Mentre il prefetto era china sul rosso. “Eccovi finalmente! Che spavento! Ma che è successo?” chiese a raffica Giulia. Harry indicò Ron. Stava sdraiato a terra. Ed aveva metà corpo coperto di sangue fresco. Anna sbarrò gli occhi. Hermione frugava fra le sue boccette disperata. Piangeva. “Si è spaccato…” spiegò fra i singhiozzi. Le mani le tremavano. Le amiche si avvicinarono. Giulia la aiutò a cercare il Dittamo. Mentre il prefetto strappò la camicia al rosso. Che perdeva pian piano colorito. “È svenuto…” annunciò poi la ragazza. Passando poi la boccetta ad Hermione. Questa versò tre gocce della pozione sulla ferita sanguinante. Si levò un fumo verdastro e quando fu dissolto il sangue si era fermato. La ferita sembrava già vecchia di qualche giorno. “Non credo di poter fare altro…ci sono degli incantesimi che lo ricostruirebbero completamente, ma non me la sento…potrei fare di peggio…” spiegò il prefetto. “Come ha fatto? Cioè, credevo che stessimo tornando a Grimmauld Place…” osservò Harry confuso. Hermione scosse la testa. “Non credo potremmo tornarci…ecco perché ho fatto portare via tutte le nostre cose a Giulia…” confessò. Il moro e Anna strabuzzarono gli occhi. “Perché?” boccheggiò la seconda. “Mentre ci smaterializzavamo, Yaxley mi ha afferrato e non sono riuscita a liberarmi, era troppo forte e quando siamo arrivati a Grimmauld Place mi teneva ancora…avevo già attraversato la protezione dell’Incanto Fidelius…lui pensava che ci fermassimo li ed ha allentato la presa…invece vi ho portati qui…” raccontò Hermione. Lo sguardo basso. “E Giulia come faceva a sapere dove andare?” commentò poi Harry. Le due si guardarono. “Era uno dei posti probabili come rifugio improvvisato…penso il più sicuro per ora…” concluse Giulia. Il moro si sentì mancare. Grimmauld Place era stato il loro appiglio. E ora che Kreacher era anche più cordiale gli sembrava addirittura una casa accogliente. Con una fitta di rimpianto Harry pensò all’elfo che in quel momento si stava impegnando per preparare un buon pranzo per loro. “Scusate…è colpa mia…” singhiozzò Hermione. Anna scosse la testa. “Si può sapere che è successo al Ministero? Abbiamo sentito solo un gran casino…” esordì poi. Il prefetto guardò Ron. “Ora è meglio montare la tenda e sistemarci…poi davanti ad un the caldo parleremo…” decise. Gli altri si trovarono d’accordo. Era passata una mattina eppure sembrava una giornata intera. Il rosso si svegliò poco dopo. Harry lo teneva per la spalla buona. “Come ti senti?” gli chiese. Ron gemette. “Da schifo…” gracchiò. “Un paio di giorni sotto pomata e vedrai che sarai come nuovo!” tentò di sdrammatizzare la castana. Il rosso la fulminò con lo sguardo. “Spiritosa…” soffiò acido. “Non cominciamo…dobbiamo decidere…rimaniamo qui?” li zittì Hermione. Tutti annuirono. Ron era troppo debole per sopportare un altro spostamento. Dovevano sistemarsi. Riprendersi. Bere qualcosa di caldo e ragionare a mente lucida. Così il prefetto alzò la bacchetta. Ed iniziò ad intonare incantesimi protettori. Sembrava una cantilena infinita. Nel mentre Giulia ed Anna montarono la tenda. Era quella che la famiglia Weasley aveva usato alla Coppa del Mondo di Quiddich. Guardando il groviglio di picchetti e fili le due optarono per facilitarsi la vita con la magia. Dopotutto non era il momento di tergiversare sui metodi. In poco tempo la tenda fu pronta ed abitabile. Giulia si unì ad Hermione per gli incantesimi di protezione. In modo che il loro accampamento improvvisato non fosse visibile a nessuno. Finalmente il gruppetto entrò e si sedette intorno al tavolo vicino al cucinino. Giulia mise l’acqua a bollire per il the. Per fortuna il prefetto si era preoccupato anche dei viveri per sopravvivere. Portandosi dietro tutto ciò che trovava e buttandolo in borsa. Nell’aria c’era un’atmosfera strana. Tutti si stavano abituando all’idea della nuova sistemazione. Anna si guardava intorno altamente schifata. Odiava il campeggio. Odiava vivere in quel modo. E nonostante si sentisse solo una bambina capricciosa iniziava a pensare che non fosse stata una buona idea buttarsi in quell’impresa suicida. Nella testa di Hermione si affollavano mille pensieri. Il senso di colpa l’attanagliava. Aveva rischiato di fare davvero male a Ron. Era colpa sua. Si indubbiamente colpa sua. Il rosso dal canto suo era troppo debole anche solo per pensare. Si era appoggiato allo schienale della sedia di peso. Sapeva che non avrebbe resistito in quella posizione a lungo. Giulia osservava l’acqua bollire nel pentolino. Cercando di dare un ordine agli ultimi fatti. La sveglia talmente normale a Grimmauld Place da sembrare un normale giorno scolastico. I loro travestimenti. La colazione. Le schede del censimento. Suo padre. E la fuga. Ancora. Aveva sperato di non dover più fuggire. Ma si era resa subito conto che in quel momento la sua vita era fatta solo dalla fuga. Fuga dal Ministero. Fuga dal matrimonio. Fuga dai suoi genitori e da chi le voleva bene. Harry teneva una mano in tasca. Aveva recuperato il medaglione e l’occhio di Moody. Però era rimasto colpito da ciò che aveva visto all’interno del Ministero. Il modo in cui la legge si fosse rivoltata contro di lui era orribile. Il rumore dell’acqua che ribolliva nel pentolino distrasse tutti dai loro pensieri. Giulia versò l’acqua in ogni tazza e ci mise una bustina. Poi si sedette. E sospirò. “Avanti…raccontateci cos’è successo esattamente…” si fece coraggio. Harry ed Hermione si guardarono. Il primo iniziò a raccontare la sua parte. Di come si era aggirato per il Ministero. Delle schede del censimento. Anna abbassò lo sguardo. Si sentiva un verme nei confronti della sua famiglia. Probabilmente Christian le stava dando della codarda irresponsabile. Poi fu la volta del prefetto. Non pretesero il resoconto anche da Ron. Era troppo provato. Giulia poi si fece avanti e raccontò della loro mattinata da sentinelle. Cercando i non soffermarsi più di tanto sull’incontro avuto con suo padre. Rimasero a parlare seduti attorno al tavolo per metà pomeriggio. La loro conversazione procedeva in modo così lento che sembrava fosse passato un giorno intero. Eppure quando Anna cacciò fuori la testa dalla tenda per qualche minuto il sole stava appena tramontando. Ancora una volta Giulia andò ai fornelli e preparò una minestra e qualcos’altro da mettere sotto i denti per cena. La castana non mangiò per nulla. Si limitò a rimanere appollaiata sulla sua sedia. Con la tazza di the perennemente riempita in mano. Hermione imboccò Ron. Cercando con tutto il cuore di non scoppiargli a piangere davanti. Si sentiva amareggiata. Triste. Erano appena le otto e mezza quando il tavolo venne sparecchiato. Gli unici che cercavano di sfogare la loro frustrazione nei semplici lavori casalinghi erano Harry e Giulia. Il prefetto aiutò Ron a distendersi su quello che sarebbe stato il suo letto. Era quello che nei tempi passati era stato occupato dai signori Weasley. Abbastanza spazioso da poter permettere al rosso di muoversi senza urtare qualcosa che peggiorasse il suo dolore. Anna e Giulia decisero di accaparrarsi il letto a castello dei gemelli. La seconda si sistemò su quello in basso che precedentemente era stato di Fred. Nonostante gli piacesse di più quello rialzato, il rosso le aveva detto che da quello di sotto poteva muoversi più liberamente e alzarsi quando voleva. Senza svegliare per forza George. Harry si buttò senza pensare sopra il letto di Percy. Era in una posizione più lontana rispetto a quelli del resto della progenie Weasley. Probabilmente l’ex prefetto l’aveva scelto proprio per quello. Infine Hermione decise di posizionarsi in quello di Ginny. Fino a che Ron non si fosse ristabilito, sarebbe tornata a dormire sola. L’unica cosa che la rincuorava era che fosse vicino al letto a castello delle amiche. Avrebbero dovuto decidere dei turni di sorveglianza notturna. Ma erano tutti talmente stremati da non riuscire nemmeno a parlare. Così si raggiunse il tacito accordo di farsi una buona dormita. Per poi svegliarsi presto l’indomani e decidere come comportarsi. Hermione rimase accanto a Ron tutta la sera. Gli cambiava un panno bagnato sulla fronte ogni volta che da freddo diventava tiepido. Il rosso non le rivolse nemmeno una parola. Lei però lo capiva. Era troppo provato dall’incidente e aveva bisogno di riposo. Per cui non voleva fare domande. Sperava solo che non fosse arrabbiato con lei. Tutto il gruppetto aveva evocato dei piccoli fuochi azzurrognoli che rimanevano accanto ad ognuno di loro. Era un trucco che avevano imparato al primo anno. Quando i Tre Uragani sgattaiolavano nel dormitorio dei maschi e rimanevano da Harry e Ron. Seduti sul letto del primo, a gambe incrociate, passavano la notte strafogandosi di dolci e ridacchiando. Con le tende del letto a baldacchino tirate. Quei letti che sembravano così imponenti ai loro occhi da undicenni. Il prefetto andò al suo letto solo quando fu sicura che il rosso si fosse addormentato. Poi si tolse la felpa. Voleva mettersene una più comoda per la notte. Non aveva la minima intenzione di infilarsi il pigiama. Voleva solo sprofondare sotto le coperte e risvegliarsi senza il nodo alla gola. Gettò la sua felpa sul letto e ne prese una blu scuro dalla mini borsetta ampliata. Stava per infilarsela quando si accorse di qualcosa. Oramai era abituata al tintinnio che le sue collane producevano cozzando una contro l’altra. Però in quel momento non sentì nulla. Nessun tintinnio. Portò una mano al collo e sentì il ciondolo a stella di Ron. Era gelido al tatto ma era talmente piccolo e leggero che non le sembrava nemmeno di averlo indosso. Era qualcos’altro che mancava. Spostò di poco la mano ma non trovò nulla. Hermione sentì un tuffo al cuore. Veloce abbassò lo sguardo. E rimase pietrificata nel non vedere più l’altra collana. Con l’altro ciondolo. “No! No! No! No!” squittì subito. Lo fece con tono così acuto da far girare le amiche. “Non è possibile…avanti Hermione calmati…deve essere qui…” iniziò a farfugliare confusa. Rivoltò la vecchia felpa da cima a fondo. Guardò per terra per vedere se fosse caduto. Controllò nella canotta che aveva tenuto sotto la felpa tutto il giorno. Si controllò perfino nei pantaloni. Dentro le tasche. Fra i capelli. Ma la collana di Mark non c’era. “Herm? Che succede?” le chiese preoccupata Giulia. Avvicinandosi. Il prefetto teneva gli occhi sbarrati. Si guardava intorno confusa. “Non è possibile…l’ho persa…” boccheggiò. Veloce si controllò il polso e vide che almeno il bracciale di sua madre era ancora al suo posto. Anna la osservò stupita. “Io…io sono una stupida…l’avevo detto di non portare oggetti preziosi…l’avevo detto…non avrei dovuto…dovevo tenerla al sicuro…” sussurrò ancora Hermione. Si passava convulsamente la mani sotto al ciondolo a forma di stella. Come cercando di scavare dentro la sua stessa pelle. Attratto dall’improvviso vociare Harry si voltò verso di loro. Non aveva mai visto il prefetto così sconvolto. Tutto d’un colpo poi. “L’avevo addosso! Stamattina prima della missione ce l’avevo! Non l’ho toccato una sola volta!” cercò ancora di dire quest’ultimo. Le amiche si guardarono. “Avanti Herm…magari l’hai perso qui in giro per la tenda…vuoi che vada a controllare fuori?” si offrì gentilmente Anna. Hermione scosse la testa. Si sedette di peso sul letto. La testa bassa. Le unghie che ancora grattavano convulsamente sulla pelle. “Ragazze…che…che è successo? Herm stai bene?” le chiese preoccupato il moro. Il prefetto tirò un sospiro che assomigliava di più ad un guaito. “Ho…ho perso la collana di Mark…non c’è più…c’erano…li c’erano le lacrime di sua madre…ora mi lui odierà…mi odierà anche lei…non doveva darla a me…io gliel’ho detto di riprenderla eppure lui non ha voluto…e io l’ho persa…una collana del Casato Wright…persa…” spiegò a fior di labbra. Harry spalancò gli occhi e si rabbuiò. “Tu…tu tenevi un oggetto del nemico con te? L’hai tenuto per tutto il tempo addosso?!” esclamò. Anna scosse la testa esasperata. Non ce la faceva a sopportare una scenata in pieno stile Potter. “Mel’aveva data come segno d’amicizia…la notte della Torre…prima di andare via…sua madre è mezza Veela…e le lacrime di Veela sono magiche…” raccontò abbattuta Hermione. Cantilenando le parole come fosse tornata bambina. Come quando un professore la interrogava e lei ripeteva ciò che aveva letto nei libri. “Un oggetto oscuro…è sempre stato con noi! Ma dove hai la testa Hermione? Credevo che tu fossi quella con più sale in zucca!” la rimproverò Harry. La castana lo guardò truce. “L’ho persa…non ci credo…deve essere qui…deve esserci!” lo ignorò il prefetto. Grattandosi con più foga poco sopra al petto. Dove il ciondolo si posava. Giulia si avvicinò preoccupata. Le fermò le mani e le tenne strette fra le sue. “Calmati Herm…calmati…vedrai che salterà fuori…non l’hai persa…e ne Mark, ne sua madre ti odieranno…” la consolò dolcemente. Il prefetto rimase con gli occhi fissi per terra. Harry scosse la testa esausto. “Apparteneva ad un Mangiamorte! E io che mi stupisco ancora di come abbiano sempre fatto a trovarci…” sbottò amaro. Hermione tremò di poco. Gli occhi le bruciavano. “‘Me la darai quando ci rivedremo…’ mi aveva detto Mark…eppure non l’ha voluta…voleva che mi proteggesse…e io non ne ho avuto cura…” sussurrò ancora. Giulia la prese per le spalle e la scosse di poco. Doveva evitare non solo che rivelasse dettagli sui loro incontri ma anche fare in modo che si riprendesse dallo shock. Avrebbe anche potuto rivangare il ricordo del bacio con Mark ad alta voce. E quello decisamente sarebbe stato un punto di non ritorno. “Herm stai tranquilla…non è successo nulla, non devi fasciarti la testa prima di essertela rotta…non è detto che si sia persa proprio durante la missione di oggi…” cercò di consolarla. Harry sbuffò. “Non è esattamente così Giulia…non è una cosa da poco…” rimbeccò. Ma Anna lo bloccò prima che potesse fare ulteriori danni. “Harry falla finita! Non vedi che Herm è sconvolta?! E comunque non solo lei aveva qualcosa di Mark…io ho ancora la collana di Draco e Giulia ha quella con Piton…non sono oggetti oscuri e trovo che questo non sia il momento migliore per discuterne…” lo zittì. Giulia scambiò con lei un’occhiata di gratitudine. Il moro strinse i pugni. Senza dire nulla tornò al suo letto. Vi si sdraiò dando la schiena alle tre. Giulia aveva bloccato le mani ad Hermione per evitare che si graffiasse di nuovo. La castana si sedette dall’altra parte. E la avvolse in un abbraccio. Ci vollero altri dieci minuti buoni per farla calmare. Le misero la felpa e la fecero sdraiare. Rimanendo accanto a lei finché i suoi occhi non si chiusero. Appesantiti dalla stanchezza. Una volta sicure che Hermione si fosse addormentata le due iniziarono a perlustrare la tenda. Giulia uscì e diede un’occhiata al terreno circostante. Rientrando senza risultati. Sarebbe stato più facile rintracciarla il giorno dopo. Sotto la luce del sole. Talmente nervose e prive di sonno però lei ed Anna non si sedettero nemmeno sui loro letti. Si sistemarono al tavolo della zona cucina. Mettendo a bollire altra acqua. You shout it loud, but I can’t hear a word you say, I’m talking loud not saying much. “Dovevo immaginare che questa giornata non si sarebbe potuta concludere bene…” sospirò stanca la castana. Seduta sulla sedia aveva tirato su le gambe. Rannicchiandosi contro lo schienale. Giulia verso l’acqua e le porse la bustina. “Vedere Herm così sconvolta mi ha lasciato alquanto perplessa…e dispiaciuta…” confessò. Anna annuì. “Non solo le si leggeva chiaramente in faccia che si sentiva in colpa per Ron…ora ci si è messa pure quella stramaledetta collana…” sbuffò. I’m criticized but all your bull is brick of shame, you shoot me down, but I get up. L’amica sospirò stufa. Iniziando a giocherellare con il cordino della bustina. Le foglie all’interno iniziarono a sprigionare il loro colore. Mentre l’aroma di the al limone la avvolgeva. “È strano però che sia sparita così d’improvviso…cosa credi che potrebbe succedere se al Ministero trovassero la collana di Mark?” chiese poi la castana. Giulia spalancò gli occhi. Si portò la tazza fumante accanto al viso. “I Wright hanno libero accesso al Ministero…se la trovasse sua madre sarebbe l’ideale perché lei conosce tutta la faccenda…se la trovasse il padre di Mark credo che Aurora non esiterebbe a inventare qualunque cosa pur di coprire il figlio…” ipotizzò. Cercando di tranquillizzarsi. Anna puntò le iridi sulla sua tazza. I’m bulletproof nothing to lose, fire away, fire away. “Una cosa è certa…Ron sarà felice che Herm non ce l’abbia più…” disse secca. L’amica scosse la testa . “Non negare Giulia…Ron è diventato ipersensibile ultimamente…quando poi ha messo la sua collana sopra quella di Mark al compleanno di Hermione…lui sa più di quanto noi non immaginiamo…” osservò franca Anna. Giulia alzò le spalle e sorseggiò il suo the. Brick of shame, take your rain, fire away, fire away. “Ammetto che forse sottovaluto un po’ Ron…sembra tonto ma secondo me ha un Gramo che gli ringhia in petto ogni volta che Herm nomina, pensa, fa qualcosa che gli ricordi Mark…ultimamente stringeva la collana così spesso che solo un beota non se ne sarebbe accorto…tipo Harry…” ghignò ancora la castana. La ragazza poggiò la tazza. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Così domani dovremmo affrontare un altro spiacevole discorso sui legami con Mark, Draco e Severus…non ne posso più di affrontare questo argomento…” sospirò esausta. Anna bevve qualche piccolo sorso di the. “Ce la siamo cercata tesoro…siamo in viaggio con l’Indesiderabile Numero Uno nonostante i nostri cuori siano legati a tre Mangiamorte…se la missione è già complicata di suo, noi abbiamo da pensare il doppio…” esordì amara. Giulia le avvicinò la zuccheriera. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Non c’è un misero posto per qualcosa di dolce e positivo in questa storia?” provò. La castana guardò schifata lo zucchero. Di solito ne metteva anche cinque cucchiai. Eppure quella sera le faceva venire il voltastomaco. “Mi dispiace Giulia…per quanto mi riguarda i miei pensieri sono tutto fuorché dolci e zuccherosi…” soffiò. I am titanium. L’amica non ritentò nemmeno. Si limitò a bere dalla sua tazza. Nella tenda regnava il silenzio. E loro parlavano a voce bassa. Non volevano rischiare di farsi sentire da Harry o peggio, svegliare Hermione o Ron. “Sai cos’è che veramente odio di tutta questa faccenda?” riprese d’improvviso Anna. La ragazza la guardò curiosa. “È che me la sono scelta io…si perché ora potrei essere in Transilvania con mia nonna…a sorseggiare vino con il Conte Dracula…al calduccio, in mezzo al lusso, o ancora meglio con Draco…se avessi potuto vi avrei legato, narcotizzato e trascinato nella zona protetta con me…perfino Piton…” spiegò la castana. Giulia si lasciò scappare un piccolo sorriso. All’immagine dell’amica che inseguiva il professore con corda e una bottiglia di cloroformio. Probabilmente quest’ultima pensò la stessa cosa, perché si rilassò un poco. Cut me down, but is you who had offered there to fall. “Non sono più sicura di voler andare avanti Giulia…è questa la verità…” sussurrò poi. Abbassando la testa. La ragazza inclinò la testa. “Nessuno ti costringe a stare qui Anna…lo sai…però sai anche che se uscirai da quella tenda non potrai di certo tornare a fare la solita vita…dovrai per forza scappare da tua nonna e non so nemmeno se potrà accettarti perché teoricamente siamo ricercate…” osservò realista. Anna sospirò. “Farò morire d’infarto mia nonna…anzi, anche mia madre…e pure mio padre…farò una strage di famiglia…e poi Voldie ballerà sulla loro tomba…” commentò. Giulia scosse la testa divertita. Si alzò e la raggiunse. Piazzandosi dietro lo schienale della sedia. Poi le circondò le spalle con le braccia. Ghost town, haunted love, raise your voice, sticks and stones may break my bones, I’m talking loud not saying much. “Smettila scema…se continui così farai morire d’infarto Harry per un eccesso di bile…” la prese in giro. La castana non poté trattenere un ghigno. Le due rimasero così per qualche minuto. “Dovrei essere sfinita, eppure non ho sonno…è normale?” chiese ancora Anna. Giulia si staccò e si stiracchiò. “Oramai mi sono abituata a non associare il concetto di normale con te Anna…quindi, secondo i tuoi canoni, presumo di si…” le rispose. Nemmeno lei sentiva tutta questa stanchezza. I’m bulletproof nothing to lose, fire away, fire away. “Prendo l’mp3 e mi piazzo fuori dalla tenda come sentinella…” si propose poi la castana. Alzandosi e dirigendosi verso il suo letto. L’amica la seguì. “Ti faccio compagnia se vuoi…” commentò. Ma Anna si stava già avviando verso l’entrata. La bacchetta infilata nella cintura borchiata della gonna. Le cuffie già inforcate. Brick of shame, take your rain, fire away, fire away. Giulia salì gli scalini del letto a castello e prese il chiodo dalla borsa dell’altra. Poi glielo lanciò. La castana fece una piroetta e lo prese al volo. “Non farò tanto casino quando rientro…domani però voglio dormire tutto il giorno!” esordì infine. Per poi sparire all’esterno. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. La ragazza scese piano gli scalini e si sedette sul suo letto. Tirò su le gambe ed appoggiò la schiena contro la testiera in ferro. Abbracciò le ginocchia e vi immerse il viso. Un fuocherello azzurro le orbitava ancora intorno. Così lei prese la bacchetta. You shoot me down but I won’t fall, I am titanium. “Accio mp3…” sussurrò. L’oggetto dal vetro formato di crepe le atterrò in testa. Oramai arresa Giulia guardò per poco il fuocherello. Gli puntò contro la bacchetta e questo si spense. Poi accese l’mp3 e si mise le cuffie. Tornando alla posizione di prima. La testa nascosta fra le ginocchia. Gli occhi chiusi. Con la musica che le rimbombava nelle orecchie. Nella speranza che spazzasse via i suoi pensieri. I am titanium.
Molto lontano da quella tenda inghiottita nel buio le luci erano ancora accese. In una vecchia casa sbilenca e indubbiamente sovrappopolata delle voci ancora tuonavano. Accompagnate da rumori di bicchieri oramai sempre ricolmi di caffè. “Avvistati al Ministero…Harry Potter e il resto dei ricercati assaltano il Ministero…più lo ripeto e più mi sembra assurdo…” sbottò Arthur. Abbandonandosi di peso sulla sedia più vicina. Molly scosse la testa. “Nemmeno una notizia…nulla da quanto Remus è stato a Grimmauld Place…e poi puff, compaiono così al Ministero…li abbiamo persi…” singhiozzò quasi. Teneva stretto fra le mani un fazzolettino già umido. La cascata di lacrime Weasley aveva iniziato a sgorgare quando era giunta la recentissima notizia dell’avvistamento di Harry e i suoi quella stessa giornata al Ministero della Magia. Mary sospirò. “Oh avanti Molly…non essere così tragica…vedrai che Harry, Hermione, Ron, Giulia ed Anna stanno bene…sanno come cavarsela…” cercò di rincuorarla. Ilary tentò di annuire. Era seduta qualche sedia più in la. E Andrew le teneva la mano. Sebastian invece teneva la testa fra le mani. Era stato davvero uno stupido. Quella ragazza. Quella Hayley. Quella che gli era andata addosso la mattina. Era Giulia. La sua Giulia. E lui sel’era lasciata scappare così. Lei aveva distolto lo sguardo apposta lo sapeva. Perché lui non poteva non riconoscere gli occhi della sua stessa moglie. “Se solo avessi aperto gli occhi…” sussurrò. Mary lo abbracciò da dietro lo schienale della sedia. “Almeno Anna non si è presentata al Ministero…al solo pensiero di tutti quei Mangiamorte…del censimento…oh Santo Cielo Andrew nostra figlia è ricercata!” esclamò ancora Ilary. Per poi scoppiare a piangere. Il marito la guardò stupito. Di solito sua moglie era una donna di contegno. Non si lasciava andare ad emozioni così forti. Eppure nonostante lei ed Anna litigassero ogni giorno. Nonostante Anna ne avesse combinate di tutti i colori in quegli anni. La sua mancanza si sentiva profondamente. Christian si avvicinò piano ai genitori. Era così confuso. Non credeva che la sorella potesse fare una sciocchezza del genere. Infondo la conosceva. Sapeva che non le importava proprio nulla della missione. Quella scapestrata voleva solo avere l’occasione di vedere Draco. Sul tavolo accanto al gruppo erano riapparse delle pergamene segnaletiche. In mezzo ad ognuna c’era la foto dei quattro ricercati. Harry, l’Indesiderabile Numero Uno. Un’immagine chiaramente modificata per farlo apparire più pericoloso. Sotto, la taglia che consisteva in molti galeoni. E la precisa richiesta di consegnarlo vivo. La sorte delle foto per Anna, Giulia ed Hermione era stata la stessa. Con la differenza che sotto la taglia non c’era nessuna specificazione. Era un chiaro segno del fatto che se avessero trovato una di loro probabilmente Harry non sarebbe stato molto lontano. Ron era l’unico salvo. Solo gli abitanti della Tana sapevano che fosse partito. Il resto della gente credeva che fosse quel mostro nella soffitta Weasley. “Sono così…arrabbiato…” esordì poi Sebastian. Era vero. Era infuriato. In primis con sua figlia. Anche se sapeva che non sarebbe potuta stare lontana dalle sue amiche c’era qualcos’altro che la spingeva in quella missione suicida. Lei era convinta di poter ottenere quel mondo idilliaco che aveva visto essere possibile nell’accogliente atmosfera di casa Wyspet. Eppure pensava che Giulia avesse anche un minimo di buonsenso. Da quanto ne sapeva i suoi rapporti con Harry non erano di così grande amicizia da decidere di unirsi a lui nella spedizione. Ma allora che cosa la guidava? Mary continuava ad abbraccialo. Quando la ragazza era sparita al matrimonio era toccato a lei comunicare tutto al marito. Non era stato un compito piacevole e non le aveva parlato per più di due giorni. Sapeva che per Sebastian Giulia era uno dei più grandi tesori al mondo. E l’idea che avesse preso una decisione del genere senza parlargliene lo feriva. Dopotutto si sarebbe sentita così anche lei. Eppure si era sempre tirata su di morale ripetendosi che infondo la figlia sapeva quel che faceva. In un momento particolarmente buio Mary aveva sperato ardentemente che Giulia si sarebbe rifugiata ad Hogwarts da Piton. Lui non le avrebbe mai negato nulla lo sapeva. Dalle scale qualcun altro assisteva alle conseguenze della notizia. Mary Kate era appoggiata con una spalla al muro. Era sola da settimane in quella casa oramai. Nessuno le prestava attenzione. Ginny era stata spedita ad Hogwarts. Sua sorella era scappata. E suo fratello sembrava a disagio in sua compagnia. “Un brutto affare…davvero brutto…” sospirò George. La baby Haliwell si voltò. Il gemello si era appena seduto accanto a lei. “Fred si è calmato?” gli chiese. Il rosso alzò le spalle. “Lo sai che ultimamente ogni volta che riceve notizie su Giulia è un po’ suscettibile…gli passerà…” rispose vago. Mary Kate sospirò. Avrebbe voluto alzarsi e andare da lui. Abbracciarlo. Consolarlo. Ma lei non aveva quel ruolo. E anche se stentava ad ammetterlo le mancava la sua vecchia vita scolastica. Solo per il piacere di alzarsi la mattina facendo a cuscinate con Ginny. Passare la colazione fra i suoi amici. E voltare la testa verso il tavolo Serpeverde per trovare i suoi occhi. Sorprendeva sempre Blaise a guardarla. Certe volte aveva pensato che fosse lui il più innamorato dei due. Ma negli ultimi tempi si stava ricredendo. “Ultimamente ci sono un po’ troppe persone suscettibili in questa casa…” esordì Christian. Aveva raggiunto i due e se ne stava in piedi. Appoggiato al muro. E con le mani in tasca. Mary Kate alzò lo sguardo bruscamente. “È palese…Mr Cuore di Ghiaccio…” soffiò acida. Il fratello spostò le iridi scure su di lei. La baby Haliwell se ne stava seduta sullo scalino con le gambe allungate su altri quattro davanti a lei. Le braccia incrociate al petto. Avvolta in una felpa dei Ramones troppo grande per lei. Pantaloncini corti di jeans e sotto vecchie Converse multicolor. Oramai le parti bianche si erano ingrigite e al posto del vuoto troneggiavano scritte in diverse calligrafie. La ragazza continuava a guardarlo seccata. La frangia di lato troppo cresciuta tenuta ferma con un fermaglio. I capelli leggermente mossi. Christian non disse nulla. Nonostante le sue sorelle fossero così diverse fra loro. Lo sguardo era lo stesso. D’improvviso Mary Kate tirò su le gambe e le incrociò. Rimanendo in bilico su un solo gradino. “Possibile che non ti manchi nemmeno un po’ Anna?” gli chiese. Dal nulla. Il fratello rimase immobile. “Ha sempre combinato un sacco di casini…ogni scusa era buona per litigare…e ora si è cacciata in questo suicidio…se dovesse succederle qualcosa mamma e papà non si riprenderanno più…” rispose. La ragazza rimase a bocca aperta. “È solo una bimba viziata…ha sempre fatto quello che voleva e mamma e papà non le hanno mai detto nulla…è una piccola irresponsabile che non sa quello che fa…” aggiunse poi Christian. Mary Kate si alzò di scatto. George scosse la testa. “Sei solo geloso! Schifosamente geloso perché sai che Bill tiene molto di più a lei che tu che sei nostro fratello!” sbottò la ragazza. “Il rapporto che Anna ha sempre avuto con Bill non sono affari miei…è qualcosa di morboso di cui non avrei mai voluto essere il soggetto sinceramente…è giusto che le cose stiano così…” la liquidò il castano. Mary Kate strinse i pugni. “Ah davvero? È normale che un fratello parli così della propria sorella minore? Non dovresti proteggerci, rassicurarci, starci vicino ora? Quando Anna è sparita non ti ha fatto ne caldo ne freddo…non ti è mai interessato sapere come stava, ti sei sempre schierato dalla parte sbagliata! Per te lei era solo una spina nel fianco e sei pure felice che non sia qui con noi! E forse la pensi così anche di me…” esclamò d’un fiato. Era furente. George si alzò e si avvicinò a lei in modo da essere preparato in caso avesse fatto gesti avventati. Dopo anni di convivenza aveva imparato che con le ragazze Haliwell bisognava sempre stare in guardia. Christian guardò la sorella. Aveva gli occhi lucidi. Lo aveva schiaffeggiato con parole molto pesanti. Eppure lui non voleva urlarle contro. Non voleva nemmeno fronteggiarsi con lei. “Parla! Di qualcosa per Merlino! Tira fuori le palle una volta tanto!” gli ringhiò contro la ragazza. George le poggiò una mano sulla spalla. Ma Mary Kate lo respinse. E vedendo che il fratello non reagiva minimamente se ne andò. Trascinando pesantemente i piedi sui gradini. Per poi chiudersi in camera sbattendo la porta. Il gemello scosse la testa. “Non dovresti trattarla così…” osservò. Sapeva che non doveva mettersi in mezzo a questioni di fratelli. Però gli dispiaceva. “Ha fatto tutto lei…si sarebbe meritata uno Schiantesimo come minimo ma sono un tipo pacifico…” rispose solo Christian alzando le spalle. George sbuffò. “Abbassa le ali caro mio…dovresti ragionare su ciò che ti ha detto Mary Kate…ora, con permesso ma ho ben due persone da consolare…” rimbeccò. per poi seguire l’esempio della baby Haliwell ed andare al piano di sopra. Il ragazzo sospirò. Non intendeva scervellarsi per colpa di uno sfogo della frustrata sorellina abbandonata da tutti. Non lui. Non era mai stato tipo da lasciarsi andare a simili monologhi mentali. Eppure Christian si sedette. Non aveva voglia di tornare in cucina. In mezzo ai piagnistei e alle parole di rabbia. D’improvviso tutte le parole di Mary Kate gli caddero in testa come una secchiata di acqua fredda. Quando erano più piccoli era lui a curarsi delle sue sorelline. Ora gli erano davvero così in differenti? Sapeva che la baby Haliwell era sul suo letto a maltrattare il cuscino e a piangere. Però Christian rimase seduto su quel gradino.

Edited by kikyo91 - 15/3/2012, 22:38
 
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